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RUNES ORDER
21 Febbraio 2004, ON GAIA c/o DOCKS DORA - TORINO

Mai la furia degli elementi ci fu più amica...
Dovevamo partire alle 6.30 del mattino con il socio Scream per la fiera del disco di Genova, ma la copiosa nevicata che travolge Torino ci costringe a tornare mesti sotto le coperte. Non tutti i mali, però, vengono per nuocere: lo stop imprevisto ci permette infatti di assistere allo show, in programma la sera nella nostra città, dei Runes Order di Claudio Dondo.
Per l'occasione il nostro è accompagnato da Trevor, già noto con il suo progetto Northgate nonché come componente della mitica Camerata Mediolanense , e suo collaboratore nel recentissimo lavoro "The Hopeless Days".
Purtroppo la tempesta tiene anche lontano parte del potenziale pubblico, e così, poco dopo lo scoccare della mezzanotte, siamo solo una cinquantina di fronte al piccolo palco dell'On Gaia, dove alle spalle di Claudio e Trevor campeggia minaccioso lo stendardo nero con il magnifico logo runico del gruppo.
L'intro strumentale (come del resto sarà tutto lo show, ad eccezione della voce di Trevor usata talvolta a mo' di effetto o recitazione) è lunga e coinvolgente, e sfocia violentemente in SOLITUDE, pezzo del 1998 tratto da "Waiting Forever". Il suono è potente e ipnotico come non mai, e l'effetto sul pubblico una vera bordata "horror industriale"!
Subito a seguire eccoci due splendidi assaggi dal recente lavoro, ovvero YOU CLIP MY WINGS, che sarebbe la colonna sonora perfetta per un delitto, e la titletrack THE HOPELESS DAYS, che rende pieno merito al titolo che porta...
La musica dei RO ci trasmette vivide immagini di un mondo senza speranza, di un'esistenza dolorosa e di lugubri e grigi paesaggi dove il tempo si è fermato.
Giusto risalto anche per alcuni brani del precedente concept album "The art of scare and sorrow", incentrato sul cult - horror "La Casa dalle finestre che ridono", con TWISTED e NIGHT HUNTER. Del vecchio repertorio ci gustiamo invece HATE, da "Odisseum" dell'ormai lontano 1996.
L'amalgama fra atmosfere dark ambient, noise, sperimentazioni elettroniche in stile kraut rock e arie gobliniane tipicamente seventies è fenomenale, così come vincente risulta la scelta di proporre live tutti i brani senza soluzione di continuità, in un'unica lunghissima suite: quando i due, in silenzio com'erano arrivati, abbandonano il palco al termine della storica SUSPIRIA, il pubblico fino a quell'attimo rimasto come ipnotizzato esplode in un fragoroso e lungo applauso.
Grazie neve sabauda, abbiamo di che esserti grati.
(
testo e foto by Oflorenz)

 

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