“Music for love, Love for music” è questa
l’etichetta che gli organizzatori hanno pensato
per questa sera, un evento a scopo benefico per
raccogliere fondi a favore dell’Associazioni
Enrico Cucchi. L’ospite speciale della serata è
il comico imitatore Claudio Lauretta, capace con
le sue gag di entrare subito in sintonia con il
pubblico, massacrando personaggi politici,
celebrità dello spettacolo e cantanti (nessuna
imitazione per Ruggeri!).
Finita
l’esibizione comica, arriva la band di Ruggeri
che, quest’anno, è particolarmente rock e vede
Giovanni Gimpel e Sergio Aschieris (chitarre),
Phil Mer (batteria), Paola Zadra (basso) e
Francesco Luppi (tastiere), con il prezioso
contributo di Claudio Orsini ai fiati. Tra le
prime canzoni della serata, “Gli occhi del
musicista” inizia a far breccia, chiedendo la
partecipazione del pubblico: “Vedi che gente
allegra … che tiene il tempo con le mani, che
tiene il
mondo
tra le mani”, mentre le persone iniziano
timidamente a guadagnare la transenna. E qui,
però, arriva il monito della sucurity: “potete
stare davanti ma non toccare la transenna”. Questa
imposizione non passa inosservata dal palco, e
Ruggeri, refrattario all’accettare regole senza
senso, si mette dalla parte del pubblico: “Un po’
come quando si andava sulle Dolomiti e ti
imponevano di indossare la mascherina” (rimarcando
il distacco verso le regole covid, praticamente
l’unico dei grandi artisti che ebbe il coraggio di
manifestare un dissenso). Classiconi si
alternano con una minima pausa tra un brano e
l’altro, in cui Enrico Ruggeri anticipa il brano
spiegandone la genesi. È il caso, per esempio, di
“Primavera a Sarajevo”, ricordando il triste
conflitto e il contributo personale dato per la
ricostruzione della città. “Portiere di notte”,
“Ti avrò”, “Poco più di niente”, e “Polvere” sono
tra i brani meglio accolti. Per quanto riguarda la
resa musicale, possiamo dire che il sax di Orsini
riesce a dare un valore aggiunto alle musiche di
Ruggeri, integrandosi alla perfezione, senza per
questo sovrastare gli altri strumenti, mentre la
muscolosa batteria di Mer ha il compito di rendere
ancora più robusto il sound. C’è spazio per
l’amore e i sentimenti; con “Nuovo swing” si canta
del vero amore e in “Quello che le donne non
dicono” si lascia molto spazio al coro del
pubblico. Qui, Ruggeri con sagacia e ironia fa
passare il messaggio circa un eccessivo uso del
politically correct (a proposito non è stucchevole
la versione della Mannoia quando ne modifica il
finale?). Dopo una pausa in cui Ruggeri viene
premiato, la band torna per proporre le ultime
canzoni della serata. “Peter Pan” e “Mistero” sono
imprescindibili e hanno il compito di anticipare
l’unica possibile conclusione del concerto. È,
ovviamente, “Contessa” che chiude tra volti felici
e mani alzate in cielo.
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