SERGIO
GILLES LACAVALLA
SERGIO
GILLES LACAVALLA è
l''autore dell'interessante libro "Rockriminal: Murder Ballads.
Storie di rock balordo e maledetto"
Intervista by Nikita
Come
è nata l'idea di scrivere "ROCKRIMINAL"?
Quanto
tempo ci hai messo per completare il libro? e quali sono state
le tue fonti?..
Da
sempre ho interesse per il male, il crimine, il delitto, la
violenza, le colpe, la distruzione e la decadenza dell'essere
umano e del mondo che lo circonda - e spesso questo mondo
era quello del rock. Ho sempre scritto di crimine, in un modo
o nell'altro, in giro per giornali e nei miei drammi teatrali;
e l'ho sempre fatto con uno sfondo di musica rock: il paesaggio
dove gran parte delle cose che vivevo e raccontavo si svolgevano.
Poi, un giorno, un editore, che aveva letto tante mie cose,
mi ha chiesto di scrivere un libro su tutto ciò. "Sei
quello che ne sa più di tutti di queste storie", mi
ha detto. "Scrivine un libro per me". Con lui poi il progetto
non è andato in porto: l'idea però ormai era
partita, e io mi sono imbarcato, come Querelle, su una nave
verso l'attracco del crimine e del peccato ultimi. Là
ho continuato a raccontare: andando questa volta ancora più
a fondo, sempre più a fondo, investigando e sentendo
spesso in me tutte quelle pene. Cinque anni effettivi di lavoro,
in cui ogni cosa poteva servire per completare le mie indagini:
biografie, articoli di giornali, atti processuali, referti
del coroner, verbali della polizia, racconti o sguardi e qualche
parola con alcuni dei protagonisti (ovviamente i più
recenti) narrati. Tutte queste fonti mi sono servite per sapere,
capire e farmi la mia idea dei fatti; per poi ricostruire
secondo la mia visione della letteratura. Quello che mi interessava,
era di creare il romanzo (reale, assolutamente reale, tutto
vero) del rock secondo le sue disgraziate storie: una personale
"mostra delle atrocità" del rock; il noir del rock,
la sua tragedia quasi in termini shakespeariani o secondo
la tragedia greca; la raccolta dei delitti e i castighi del
rock'n'roll.
Qual'e'
la storia che sul tuo libro è la più emblematica?
Ce
ne sono molte e per vari motivi. La più emblematica
però penso sia quella riguardante la strage del 10050
di Cielo Drive ad opera della Family di Charles Manson: particolarmente
significativa - oltre che per la sua estrema violenza - perché
ha segnato la fine di un'epoca, quella del flower power, del
peace & love, affogata in un immenso bagno di sangue che
ha mostrato quanto di terribile potesse esserci nell'utopia
hippie, o meglio, nella sua allucinata deriva. Cielo Drive
fu il luogo dove venne messa in scena la parte peggiore di
un momento alla decadenza e dello shov biz tutto. Dove le
farneticazioni di un uomo, Charles Manson, potevano creare
discepoli pronti a uccidere, guidati da assurdi proclami supportati
dall'interpretazione deviata e distorta di canzoni rock. Cielo
Drive metteva in luce - una fosca luce del cielo oscuro della
California dello sbando giovanile e del jet set - quanto le
ambizioni frustrate di un'aspirante rockstar, Charles Manson,
appunto, potessero portare al più cieco crimine. E
come anche il successo di una reale stella della musica, Dennis
Wilson dei Beach Boys, conducesse alla fine nient'altro che
alla rovina - affogando in un altro oceano d'orrore.
Come
è stato accolto il tuo libro dalla critica e dal pubblico?
Bene, benissimo! Sta vendendo molto - tante librerie lo avevano
esaurito e lo hanno riordinato alcune volte e i lettori che
incontro ai miei reading mi dicono tante cose belle. Si sentono
colpiti dentro dalle mie storie; le sentono nei pensieri e
nel corpo, nelle emozioni e nelle riflessioni. La critica
ha scritto cose bellissime: tante recensioni e tutte piene
di cose belle e di analisi profonde e pertinenti. L'entrata
dentro le pagine che ho scritto, fino in fondo, dei critici,
mi ha fatto molto piacere. Hanno fatto accostamenti con James
Graham Ballard, James Ellroy, Jean Genet, riguardo la mia
scrittura, hanno parlato di Inferno, di noir e di diario di
guerra riguardo le storie; romanzi condensati secondo Ballard
- come ha scritto una giornalista, Ina -, e tante altre cose
positive: ciò per me è stato fonte di grande
soddisfazione
Sei
anche drammaturgo, regista e videoartista. Puoi parlarci di
queste altre tue attività artistiche?
La scrittura per me è sempre rappresentazione: sia
che questa messinscena si svolga nella pagina di un libro
che sul palco di un teatro. Non c'è differenza: scrivo
per mettere in scena delle storie; per raccontare. Il teatro,
dove agisco come drammaturgo, regista e interprete, è
il luogo in cui le parole prendono corpo fisico, fatto di
carne e movimenti. Come quando ho scritto un testo per la
danzatrice Silvia Ceccangeli e il suo spettacolo "Sunday Morning":
le mie parole erano nel suo bellissimo corpo, nei suoi respiri.
In teatro uso molto il linguaggio del corpo, del teatro fisico
e della danza. La mia ultima espressione di teatro fisico
l'ho chiamata apocalyptic murder dance perché rappresento
un mondo alla resa dei conti dominato dalla morte e dall'omicidio
- che poi non è altro che la rappresenzione più
realistica della realtà. Siamo tutti assassini e vittime.
In tal senso il mio ultimo lavoro, "+De Par Le Roi du Ciel+",
penso sia particolarmente rappresentativo. In questa storia
di violenza, vendetta, guerra perenne, colpe e morte, che
ho scritto e diretto, sono in scena con alcune danzatrici
guidate dalla ballerina e coreografa Mia Molinari, una specie
di Jeanne d'Arc santa martire della vendetta postmoderna in
un mondo in difacimento. E qui il corpo traduce il testo;
capace anche di tornare parola in un monologo. Come il testo
prenderà un altro corpo e sarà soprattutto parole
nella versione reading e spoken word con l'attrice Elisabetta
Fadini. Dietro, in ogni messinscena, i video da me realizzati
(con la fotografia di Davide Manca e il montaggio di Marco
Carreri - indispensabili). Il video è un mezzo che
mi piace molto perché il cinema è alla base
della mia letteratura - senza aver visto i film di Zulawski,
Fassbinder, Bergman, Lynch, Garrel, Beinex, Wenders, penso
non avrei mai realizzato video e videoarte. Il video attualmente,
grazie a un regista geniale come Carlo Roberti di SoloBuio,
è un mezzo particolarmente interessante - vorrei essere
bravo, in ciò, come lui; che guardo con grande attenzione
e ammirazione. Il linguaggio filmico è importante allo
stesso modo della musica: fondamentale nei miei lavori. Sempre.
La musica degli Spiritual Front, ad esempio, è la colonna
sonora portante di "+De Par Le Roi Du Ciel+". La musica ideale
per questo dramma. Ascoltando le splendide composizioni di
Simone Salvatori ho avuto ben chiara la strada e il clima
che doveva avere la mia rappresentazione teatrale. Apocalyptic
anche perché mi riferisco molto a quella musica chiamata
apocalyptic folk. La riflessione sulla violenza - dunque sulla
morte - è il centro del mio teatro. Sia quando ho scritto
della morte atroce di Pier Paolo Pasolini, sia ora con i miei
Jeanne e Gilles che nei drammi butoh a cui sto lavorando,
sulle morti di Fassbinder, Mishima, Jarman, Camus, Genet e
Schiele - che completano il ciclo iniziato con Pasolini. Anche
quando faccio i reading di "Rockriminal" metto in atto una
messinscena teatrale, con i musicisti che mi accompagnano
di volta in volta facendo da colonna sonora alle mie storie
di rock balorde e maledette. Fino ad ora ho avuto con me in
scena Simona Ferrucci delle Winter Severity Index, Arpad Vincenti,
i fratelli Sten e Ian Puri di Ivashkevich, Alessandro Marinelli
de Il Muro Del Canto, Giorgio Maria Condemi degli Spiritual
Front (che tempo fa mi hanno ospitato prima di un loro concerto
quando ancora il libro non era uscito) - e altri se ne aggiungeranno.
I reading di "Rockriminal" devono moltissimo a loro: le mie
parole diventano la loro musica.
Il
rock può essere solo maledetto o esiste un'altro tipo
di rock che non ha effetto negativo? Se si quali gruppi danno
un messaggio positivo del rock?
Il
rock per definizione dovrebbe essere ribellione. E la massima
ribellione è la distruzione: distruggere se stessi
e il mondo in cui si vive, sempre sbagliato e ingiusto, privo
di significato, di ogni senso. Inaccettabile. La maledizione
fa parte dell'essere artisti, quindi anche di fare rock, perché
è una maledizione accorgersi di cosa realmente è
la vita - un orrore di violenza e assurdità che ci
conduce, prima o poi, all'orrore ultimo della morte. E' terribile
rendersi conto di ciò e, quindi, molte volte, farsi
martire della triste e insensata realtà diventa, consapevolmente
o non, necessario. Martire nel significato originale della
parola, dal greco, testimone. Farsi testimone della durezza
della vita e del suo orrore. Il martire soffre e muore prematuramente
di morte violenta. Viene ucciso. E' sempre vittima di un assassinio.
A volte uccide: per poi espiare nel sacrificio della condanna
alla pena capitale. Dunque il rocker martire, proprio in quanto
testimone, non può che raccontare il male dell'esistenza.
Non può che cantare una vita criminale. Questo però
non vuol dire dare un messaggio negativo, anzi: far rendere
conto, attraverso le proprie canzoni come mediante le proprie
azioni, di quanto sia assurda la realtà, è un
fatto positivo. Non è la giustifiicazione di un delitto,
di un omicidio, un suicidio o un'overdose. Vuol dire che spesso,
proprio sentire su di sé la maledizione della vita,
ti porta a scrivere cose che di questa dannazione si fanno
cronaca e testimonianza. Svegliare le coscienze: "Ehi, guarda
che lì fuori le cose non vanno mica tanto bene". La
dichiarazione di "No Future" dei Sex Pistols non è
forse una precisa fotografia della realtà? Comunque,
molte volte, proprio da questo rock maledetto sono usciti
messaggi positivi, nel senso di propositivi, di proporre una
vita migliore, allo stesso modo di chi non si è addossato
la dannazione esistenziale su di sé (almeno apparentemente).
Ricordo tutto quel rock che nel passato fu contro la "sporca
guerra", la guerra del Vietnam, come quello contro la fame
nel mondo: "maledetti" e "benedetti" insieme contro le ingiustizie.
Il gruppo per eccellenza in ciò oggi potrebbe essere
quello degli U2, di certo non "maledetti". Come messaggi positivi
sono venuti in passato dai Jefferson Airplane o dai Clash
e altri che eppure una certa maledizione l'hanno vissuta.
Anche se credo che il messaggio più positivo rimanga
quello di mettere in evidenza il negativo, il male.
Se
avresti dovuto allegare una compilation a "ROCKRIMINAL"
quali brani avresti scelto?
Ci sarebbe voluto un cofanetto; comunque mi limito a una compilation
doppia:
"Symphaty
For The Devil" - Rolling Stones
"Folsom
Prison Blues" - Johnny Cash
"Visions
Of Johanna" - Bob Dylan
"Hotel
California" - Eagles
"Hellbound
On My Trail" - Robert Johnson
"The
Mercy Seat" - Nick Cave And The Bad Seeds
"Rock'n'
Roll Suicide" - David Bowie
"Crack
City" - Tin Machine
"Sister
Ray" - Velvet Underground
"Caroline
Says II" - Lou Reed
"Search
And Destroy" - Iggy And The Stooges
"Candidate"
- Joy Division
"Hurt"
- Nine Inch Nails
"Born
To Lose", Johnny Thunders & The Heartbreakers
"53rd
& 3rd" - Ramones
"Anarchy
In The U.K." - Sex Pistols
"The
End" - Doors
"Surfin'
Dead" - Cramps
"Moolight
Motel" - Gun Club
"The
Needle And The Damage Done" - Neil Young
"Highway
To Hell" - AC/DC
"Down
In A Hole" - Alice In Chains
"Ostia
(The Death Of Pasolini)" - Coil
"Tale
Of Two Cities" - Lords Of The New Church
"Cavity"
- Christian Death
"Cease
To Exit" - Charles Manson
"Hit
‘em Up" - Tupac
"I’ll
Never Get Out Of This World Alive" - Hank Williams
"Pure
Fucking Armageddon" - Mayhem
"My
Way" - Frank Sinatra
Hai
in progetto altri libri?
Sì:
vorrei far uscire il romanzo di "De Par Le Roi Du Ciel", tratto
dal mio dramma teatrale (o è il mio dramma che è
tratto da questo romanzo? Le cose si sono sempre confuse).
Libro, comunque, ormai finito. Intanto sto prendendo appunti
per un'altra storia... e un'altra...