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ROCKETS
@ CIivico 25, Caselette  (TO), 3 novembre 2023

Testo e foto di Gianmario Mattacheo

Tra le svariate motivazioni che ci portano a un concerto c’è anche il non trascurabile aspetto del divertimento. Penso che chiunque abbia acquistato il biglietto per i Rockets sia partito dal medesimo assunto; l’obbligo è svagarsi e, se possibile, con il carico più grande di sorrisi.
Con un ritardo di circa mezz’ora (mannaggia!) la storica band di space rock saluta a suon di musica il pubblico. I nuovi Rockets sono lo storico Fabrice Quagliotti (tastiere, voce e vocoder), Rosaire Riccobono (basso), Gian Luca Martino (chitarra), Eugenio Mori (batteria) e il nuovo arrivato Fabri Kiarelli (voce). E non potevano che essere le tastiere di Quagliotti a inaugurare la serata con il sempre suggestivo “Anastasis”, traccia musicale dell’album “Plasteroid”.
Una nota doverosa per l’outfit: si presentano con tutine nere borchiate e stivaloni, mentre le epidermidi si presentano argentate, necessario tributo per dare continuità con la storia.
Da subito siamo colpiti favorevolmente dal nuovo frontman, calato perfettamente nella parte di portavoce di questi alieni sonori. Quando parte “One more mission” è lui a confessare al microfono: “Questa mi piace un sacco”, dando il via a uno dei brani più noti di “Galaxy” (e invitiamo a ripescare la copertina dell’LP, una vera opera d’arte).
Osservando i cinque sul palco abbiamo il piacere di constatare quanto stiano suonando insieme, padroni e virtuosi dei rispettivi strumenti, interagendo spesso e coinvolgendosi a vicenda. Il ruolo di capitano dell’astronave spetta, ovviamente, a Quagliotti, ma è Kiarelli che dal palco funge da collante con gli altri musicisti. Anche nelle (numerose) parti strumentali la nuova voce dei Rockets continua il suo recitato, non lasciando il palco, ma continuando a partecipare con una robotica immobile presenza.
Tra un brano e l’altro Fabrice Quagliotti parla al pubblico in francese, salvo prendersi una pausa, scherzandoci su: “grazie per aver applaudito … anche se non avete capito un cazzo!”.
Si attinge un po’ da tutti gli album, ma non mancano anche un paio di estratti dal recentissimo lavoro di cover “Time machine”, Così, quando inizia “Jammin”, Kiarelli dice “Questa l’ho scritta io” e noi possiamo ascoltare un insolito reggae spaziale, allo stesso modo di una “Riders on the storm” in cui i Doors vengo teletrasportati sulla plancia dell’Enterprise.
Ma il grande botto i Rockets lo raggiungono con due pezzi anticipati dalla robotica voce di Quagliotti; prima “Electric delight” e, sul finale del set, parte “On the road again” e giù tutti, tra il pubblico, a ciondolare i testoni.
Ci sono gli immancabili bis, in cui una brillante “Venus rapsody” lascia il posto alla festa generale di “Galactica”. Ed è festa, visto che dalla chitarra di Martino partono pure i fuochi d’artificio. Una band vera (ancora viva) e … sì, ci siamo divertiti.