RITA TEKEYAN
Intervista
e foto by Nikita
Rita Tekeyan è una cantante dall'immensa bravura che grazie alla
sua voce toccante e intensa riesce a far provare grandi emozioni
all'ascoltatore. La sua anima così sensibile si coglie tra le parole
dei suoi testi che raccontano la sua infanzia vissuta in Libano
durante la guerra. Parole che testimoniano la guerra e ne denuciano
la violenza. Ci troviamo di fronte ad un'artista vera con un futuro
molto promettente. Noi di Rosa Selvaggia siamo stati rapiti dalla
sua bravura e la sua anima ci ha toccato il cuore tant'è che abbiamo
deciso di accoglierla con grande onore nella nostra famiglia. Se
volete provare forti emozioni e assistere ad un concerto che lascerà
il segno vi invitiamo il 31 gennaio al TNT a Milano ad assistere
alla performance di Rita Tekeyan.
Ciao
Rita benvenuta su RS. Inizio l'intervista chiedendoti di raccontarci
come hai iniziato a suonare e quali esperienze musicali hai alle
spalle.
Ciao, innanzitutto vi ringrazio per questa intervista.
Come ho iniziato a suonare... una domanda non così facile, Diciamo
che provengo da una famiglia che apprezza la musica e l'arte; uno
zio batterista che ha vissuto per 10 anni in Norvegia dove era leader
di una band che portava in giro a suonare dal vivo in diversi locali
e alberghi. Lui è stato una figura importante perché ci ha indirizzato
nel mondo della musica.
Mio padre, amante di pittura, teatro e sceneggiatura, cantava nel
coro armeno canti liturgici e, da quando avevo 3 anni, mi ricordo
che quella musica faceva parte di me.
Sono cresciuta con un mix di musiche quella armena tradizionale,
la musica araba e mediorientale, la musica francese e ovviamente
la musica americana / inglese internazionale. Ho iniziato a prendere
lezioni di tastiera e poi lezioni di pianoforte e dopo mi sono iscritta
al conservatorio nazionale libanese dove ho studiato pianoforte
e canto lirico. Ho cantato anch'io, per qualche anno, nel coro armeno
con voce soprano. Da adolescente mi sono avvicinata alle opere di
Baudelaire che, all'epoca, non pensavo che sarebbe diventato un
amore che mi avrebbe accompagnato per tanti anni. In Università
(ho frequentato l'Università Americana di Beirut dove ho studiato
Architettura) ho fatto parte del music club e durante diverse occasioni
e festival ho cantato insieme alla band del music club.
L'Architettura mi ha insegnato il pensiero concettuale e astratto
e la poetica degli spazi facendo maturare in me una grande passione
quella di ammirare e osservare la natura identificandola in un mondo
di sogni e bellezza infinita.
Quando mi sono trasferita in Italia ho iniziato a cantare in una
band i classici del Rock. Dopo di che ho deciso di formare una mia
band e così ho cercato dei musicisti. Ho cambiato diverse formazioni
con le quali ho suonato dal vivo.
Tra le ultime formazioni ci sono stati i PHA - Post Hypnotic Amnesia
con i quali ho suonato Nu metal, industrial, rock e ho arrangiato
i primi pezzi inediti. Dopo PHA ho iniziato a sperimentare con la
mia musica, a registrare a casa diverse tracce di voce e suoni di
piano, ed è proprio durante questo periodo che la mia musica ha
iniziato ad avere un suo percorso.
La
tua musica è molto ricercata, soprattutto per i tuoi testi contro
la guerra. Vuoi raccontarci da quali esperienze nascono i tuoi testi?
Non è stata programmata, io non avrei mai pensato di scrivere canzoni.
Nel 2005, quando a Beirut ci sono stati numerosi attentati e bombardamenti
e hanno ucciso tante persone innocenti, per la prima volta, vivendo
la guerra civile da lontano, ho provato tanta rabbia nei confronti
di una guerra maledetta che nessuno vuole. Vedere i luoghi della
mia infanzia ancora una volta ridotti in cenere mi ha riempito il
cuore di dolore immenso e ho scritto un testo disperato che descriveva
la mia rabbia, mi sentivo incapace di cambiare i fatti e l'unica
cosa che potevo fare era assistere da distanza. Al testo ho dato
musica, e cosi è nata Manifesto Anti-war (devo dire che la versione
che si trova online è molto diversa rispetto alla versione del 2005,
il pezzo ha subito un evoluzione e mi piace di più cosi).
Hai vissuto 20 anni di guerra in Libano.
Quali erano i tuoi sentimenti durante quei momenti drammatici?
Sono nata nella guerra, e ho vissuto tutta la mia vita in Libano
nella guerra, con ovviamente momenti di pace, per me la guerra era
la normalità, non capivo il perché ma era cosi. I ricordi della
mia infanzia mi riportano negli scantinati dove ci nascondevamo
durante i bombardamenti e dove aspettavamo la parola magica in radio
'il cessate fuoco' , per ritornare alla nostra vita di tutti i giorni.
"Nora's tree" racconta tutto questo. Questo brano descrive molto
bene come l'uomo si adatta a tutto e come la guerra ha cambiato
i libanesi e come la vita è cambiata negli anni '80 e negli anni
'90. Quando ti trovi coinvolti in quella situazione drammatica non
ci pensi vuoi solo sopravvivere. Ma noi eravamo bambini, non avevamo
nemmeno quell'istinto, per noi gli scantinati erano anche luoghi
di gioco, gioco di carte e altri mille giochi che ci inventavamo
per far passare il tempo. Le viuzze di Beirut erano strette, i marciapiedi
e le vetrine dei negozi venivano protetti da sacchi di sabbia e
da blocchi di cemento in modo da proteggerli dalle schegge delle
bombe, quei sacchi di sabbia per noi bambini erano montagne su cui
arrampicarsi. Ho iniziato a pensare alla guerra solo da quando vivo
in Italia, e mi stupisco ancora come tutte le persone che vivono
nelle guerre, specialmente genitori che hanno figli, con che forza
vanno avanti, combattono ogni giorno, con la speranza che 'domani
la guerra finirà'. Tante delle mie canzoni raccontano dei dettagli
di guerra. Raccontano la guerra vissuta dalla gente comune, quella
che la radio e la tv non conosce. Parlo di storie che non fanno
notizie ma che raccontano tanto di una vita diversa.
La guerra non è solo case distrutte, sangue e morti, c'è tanta vita
che si nasconde in mezzo, un tessuto sociale che cerca di emergere
e di rinascere. L'elettricità, l'acqua, il pane, le infrastrutture,
tutti temi che insegnano molto e che spesso si danno per scontati,
ma nella guerra si impara a vivere ecosostenibili e ad accontentarsi
di quello che c'è, anche se ripeto, i libanesi sono riusciti ad
avere tutti i comfort negli anni '90 nonostante la guerra. Si impara
adattarsi e a trovare soluzioni, si sopravvive. Il mio ricordo della
guerra è quello di una bambina. Io racconto la guerra tramite gli
occhi di una bambina, tutto è amplificato e nello stesso tempo,
ha un sapore di un sogno effimero, pezzi di memoria ricostruiti
nella mia mente, un po' come la reminiscenza di Marcel Proust, alcuni
odori, sapori mi riportano in un'altra dimensione spazio temporale,
cerco di ricreare nella musica, nella dimensione delle parole e
suoni, un passato lontano, un ricordo che a volte trova un blocco
un'amnesia, perché le voglio dimenticare ma altre volte affiorano
e mi tormentano ancora.
È impossibile dare un ordine logico agli eventi, tutto è ricostruito
in un nuovo ordine, e il linguaggio a volte rimane primitivo e istintivo
, esattamente come sarebbe lo spirito di una bambina, semplice e
immediato. Anche l'uso del piano minimal, ossessivo e ripetitivo
l'ho scelto per lasciare l'essenziale della musica, e il messaggio
può essere più immediato.
Hai
origini armene, ti senti più libanese o armena?
È una domanda molto difficile, ho il sangue armeno e il sangue è
sangue. Discendo da famiglie armene: mio padre Tekeyan e mia madre
Sinanian. Purtroppo non posso ricostruire il mio albero genealogico
anche se è una cosa che mi interessa ricercare. Sono molto attaccata
alle mie radici e molto orgogliosa della mia provenienza ma per
ora non sono mai stata in Armenia e vorrei andarci appena possibile.
Sono nata in Libano, la terra dove sono cresciuta e che tengo nel
mio cuore. È difficile dire… Io sono la figlia del mondo. Adesso
mi trovo in Italia, sono 10 anni che vivo qui e un po' mi sento
anche Italiana, ma non so domani dove sarò. Ho un mix di culture
dentro di me che mi crea anche tanta confusione e mi rende difficile
collocarmi in questo mondo.
I tuoi testi raccontano anche del
genocidio armeno avvenuto circa un secolo fa per mano dei turchi.
Un avvenimento purtroppo poco conosciuto ma alquanto feroce (circa
1.500.000 uccise).Tuo
nonno ha scritto un libro a riguardo. Vuoi parlarcene?
Sì, mio nonno era un adolescente in quel periodo, e quando il genocidio
armeno è iniziato ha dovuto lasciare la sua famiglia e scappare
verso la Siria, come dice 'yes kou aperet' la poesia in armeno di
mio nonno alla quale ho dato musica e voce. Mio nonno è scappato
a piedi nudi, sua madre e il fratellino, insieme a una zia, sono
stati deportati con delle carovane verso il deserto, mentre suo
padre per non farsi catturare e ammazzare dai turchi ha bevuto un
veleno e si è tolto la vita. La madre e il fratellino di mio nonno,
insieme ad altri armeni nelle carovane, sono sopravvissuti e hanno
raccontato la loro storia. Mio nonno ha raccolto tanti racconti
e testimonianze delle persone sopravvissute e ha pubblicato il suo
libro "La Tragedia degli armeni di Behesni 1914-1918". Il suo libro
è stato pubblicato nel 1956 a Beirut in poche copie e io ho in progetto
di tradurlo in inglese e magari anche in italiano in modo da poterlo
condividere con il mondo in quanto gioiello prezioso e raro in via
di estinzione. Il libro si conclude con le bellissime poesie scritte
da mio nonno paterno Avedis Tekeyan ( è stato uno scrittore e un
fotografo) con tanta amarezza nel suo cuore. Per noi tutti armeni
è molto triste e doloroso sapere che il Genocidio Armeno nonostante
un milione e mezzo di vittime non sia ancora riconosciuto, dopo
quasi 100 anni.Nel 2015 saranno 100 anni.
Il 31 gennaio, parteciperai al nostro
evento al TNT club, vuoi dirci cosa ci proporrai durante il concerto
e quali sono le tue aspettative?
Proporrò una performance che vedrà me alla voce e piano e un ospite
molto speciale al basso, Fabio Degiorgi bassista della grande band
Vidi Aquam. Insieme suoneremo alcuni dei miei pezzi, tra i quali
Green Line, uno dei pezzi chiave del mio progetto. Per "Green Line"
si intendeva la zona verde che divideva Beirut nella parte Est ed
Ovest, e il pezzo racconta la storia di una donna, una madre molto
coraggiosa. Poi faremo "Weight of Pain, Deep Dark Well, Yes kou
aperet", questultima cantata in armeno. "Manifesto Anti-war" che
è la mia prima canzone, "Devil's Ob" e suoneremo anche la mia versione
di "Paint it black", che è appena uscita in Italia nel doppio album
Stoned Town, prodotto da Martiné Records e dedicato ai 50 anni dei
Rolling Stones. Proporrò una performance dove il piano è decisamente
minimal, dove il silenzio e i sussurri sono importanti quanto le
urla, le grida e la disperazione. Le mie aspettative sono raggiungere
il cuore delle persone, far arrivar loro il mio messaggio, la mia
rabbia contro la guerra, raccontargli la mia storia e trasmettergli
tutta la mia passione per la musica, per l'arte, per la bellezza,
sperando di donare inspirazione e magia.
Una curiosità
futile, in Libano ci sono band o artisti che si possono definire
alternativi?
Certamente, ci sono tanti band metal, rock, underground, specialmente
la generazione del dopo guerra la mia generazione, e anche adesso,
sono molto internazionali in questo senso.
Quali sono i tuoi ascolti e le tue letture?
I miei ascolti variano, un melting pot di diverse culture dalla
musica rock, metal, Nu metal, dark, experimental, industrial, musica
tradizionale armena, musica mediorientale, sono stata influenzata
dalla musica degli anni '70 e loro spirito molto ribelle, anche
influenzata da tanti artisti che mi hanno dato molto: Janis Joplin,
Pink Floyd, The Doors, Led Zeppelin, Black Sabbath, Rolling Stones,
David Bowie, Einsturzende Neubauten, Bauhaus, The Cure, Joy Division,
Siouxsie, Demetrio Stratos, Diamanda Galàs, senza dimenticare i
System of Down e Serj Tankian, armeni anche loro, Marilyn Manson,
Rammstein, Metallica, Guns n roses, Muse… Musica classica, la musica
di Stravinsky, Sayat Nova, Oum Kalthoum …
Le mie letture, amo i libri sui misteri, sui luoghi antichi, amo
leggere molto anche poesie francesi, amo Baudelaire (Les Fleurs
du Mal - Le Spleen de Paris), Verlaine (La bonne chanson Jadis et
naguère Parallèlement - Sagesse Amour Bonheur - Fetes galante Romances
sans paroles), mi piace anche Jean Jacques Rousseaux e tutto quello
che insegna riguardo l'uomo, la società e la natura, la filosofia
di Michel Foucault, la psicanalisi di Sigmund Freud, l'anti psichiatrismo
di Rudolph Laing, Sylvia Plath. Leggo anche sul Surrealismo, il
movimento del Bauhaus, Decostruttivismo, alla fine leggo tutto ciò
che mi ispira. Anche le biografie mi interessano molto infatti ultimamente
sto leggendo un libro sulla vita del grande Filippo Tommaso Marinetti
e la sua rivoluzione futuristica …
Cosa
hai in progetto per il futuro?
Tanti progetti per il futuro. Sto lavorando sui miei pezzi e spero
di pubblicare presto il mio disco ufficiale. Per questo lavoro sono
molto felice e onorata di essere stata accolta nella famiglia Rosa
Selvaggia. Voglio far conoscere la mia musica al mondo e portare
la mia performance live, in diversi festival e locali.
Ti
ringraziamo per l'intervista, ci vediamo al TNT!
Grazie a voi per avermi ascoltata. A prestissimo. Rita
Sito
web: http://www.rosaselvaggia.com/ritatekeyan.htm
RITA
TEKEYAN
ENGLISH
VERSION
Interview
and photos by Nikita
Rita Tekeyan is a very talented vocalist/songwriter,
with her touching and intense voice she moves the
listener with great emotions. Her very sensible soul
is captured through her lyrics which narrate her childhood
lived in Lebanon during the war. Words which witness
the war and condemn its violence. We are in front of
a real artist with a very promising future. We, from
Rosa Selvaggia have been totally captivated by her
talent and her soul has touched our heart, to the
point that we have decided to welcome her with great
honor in our family. If you want to feel strong emotions
and attend a live show which will leave a sign, we
invite you the 31st of January at TNT Milan to watch
the performance of Rita Tekeyan.
Hello Rita, welcome on RS. I start
the interview asking you to tell us how did you start
to play music and what are your musical experiences?
Hello, first of all, I would like to thank you for this
interview.
How did I start to play music … this is not an easy
question. Let’s say that I come from a family which
appreciates music and art; an uncle drummer who lived
for 10 years in Norway where he was the leader of
a band, touring and playing live shows in pubs and
hotels. He has been an important figure for us, because
he guided us in the world of music.
My father, a passionate of painting, theater and scenario,
he used to sing in the Armenian choir, liturgical
songs, since I was 3 years, I remember that music
was part of me.
I am grown up with a mix of music, Armenian traditional
music, Arabic and middle eastern music, French music,
and obviously American/English international music.
I have started taking keyboard lessons and then I
moved to piano, after that I went to the Lebanese
national conservatory where I have studied piano and
singing. I also sang for some years in the Armenian
choir with soprano voice. As a teenager, I have been
fascinated by the works of Baudelaire, at that time,
I didn’t know that it was about a passion which would
have accompanied me for long years. At University
(I have studied Architecture at the American University
of Beirut) I was part of the music club band and during
different occasions and festivals, I have performed
live together with the band.
Architecture taught me the conceptual and abstract
thinking, the poetics of space, maturing in me, my
great passion, that of observing and admiring nature,
identifying it with a world of dreams and infinite
beauty.
When I moved to Italy, I started singing in a band,
classic rock covers. Later on, I have decided to form
my own band and I have started searching for musicians.
I have played live with different line ups.
Among the latest line ups, there were the PHA – Post
Hypnotic Amnesia with whom I have played Nu metal,
industrial, rock and we have worked on my first original
songs. After PHA, I have started experimenting my
music, recording at home, multi tracks of voice and
piano, and it was exactly during this period that
my music has finally found its own path.
Your music is very sophisticated,
especially for your lyrics against war. Can you tell
us, of which experiences your lyrics are born?
This was not planned, I have never thought to write songs.
In 2005, when in Beirut, there were several bomb attacks
and explosions, and lot of innocent people were killed,
for the first time, living the civil war at a distance,
I have felt a huge rage and anger against a damned
war that no one wants. Watching my childhood places,
another time reduced to ashes, filled my heart with
immense pain, and I wrote a desperate text which described
my anger, I have felt unable to change the facts and
the only thing that I could do was to watch at a distance.
To the text I gave music, and this is how Manifesto
Anti-war was born (The version online is very different
from the one I composed in 2005, the song had an evolution
and I prefer it this way).
You have lived 20 years of war
in Lebanon. What were your feelings during those dramatic
moments?
I am born in the war, and I have lived whole my life
in Lebanon in the war, obviously with some moment
of peace, for me the war was normality, I couldn’t
understand why, but that was it. My childhood memories
take me back to the underground hideaways where we
used to hide during the bombs and where we used to
wait the magic words ‘cease fire’ to go back to our
daily life. My song “Nora’s tree” narrates all this.
This song describes very well how Man gets used to
everything and how the war has changed the Lebanese
and how life has changed in the ‘80s and in the ‘90s.
When you find yourself in such a dramatic situation,
you don’t think about it, you only want to survive.
But we were children, we didn’t even have that instinct,
for us, the underground hideaways were places to play,
playing cards and other one thousand games we used
to invent to pass the time.
The streets in Beirut were narrow, sidewalks and shop
windows were covered by sand bags and concrete blocks
in order to protect them from bombs, those sand bags,
for us children, were mountains to climb on. I have
started thinking about war, only after moving to Italy,
and I am still surprised of how all the people who
live in wars, especially parents who have children,
with which force they go forward, they struggle every
day, with the hope that ‘tomorrow the war will be
over’. Lot of my songs narrate details of war.
Tell the story of war, the war lived by common people,
the story that no radio or TV know. I talk about stories
which do not make news but which tell much about a
different life.
The war is not only destroyed houses, blood and dead,
there is a lot of life which is hidden in between,
a social texture which tries to emerge and to be born
again. Electricity, water, bread, infrastructure are
all themes which teach a lot and most of the times
are taken for granted, but in the war, you get used
to live sustainable and content yourself with the
few you have, even though I repeat myself, Lebanese
were able to have all the comforts in the ‘90’s despite
the war. You get used to adapt yourself and to find
solutions, to survive. My memory of the war is the
one of a child. I tell the story of the war through
the eyes of a child, everything is amplified, has
the taste of an ephemeral dream, pieces of memories
reconstructed in my mind, it is a bit like the reminiscence
of Marcel Proust, some smells, tastes take me back
to another spatial and temporal dimension, I try to
recreate in my music, in the dimension of words and
sounds, a distant past, a memory which at times finds
a block, an Amnesia, because I would like to forget
but other times reemerge and still torment me.
It is impossible to give a logical order to the events,
everything is reconstructed in a new order, and sometimes
the language remains primitive and instinctive, exactly
like it could be the spirit of a child, simple and
immediate.
Also the use of minimal piano, obsessive and repetitive,
I have chosen to keep the essence of music and the
message can be more immediate.
You have armenian origins, do you
feel to be more lebanese or armenian?
This is a very difficult question, I have pure Armenian
blood and the blood is blood. I descend from Armenian
families; my father Tekeyan and my mother Sinanian.
Unfortunately I can’t reconstruct my genealogical
tree, even though this is something which interests
me to research. I am very much attached to my roots
and I am very proud of my origins, though I have still
never been in Armenia and I would love to go as soon
as possible. I am born in Lebanon, the land where
I have grown up and which I keep in my heart. It is
difficult to say …
I am the daughter of the World. Now I am in Italy, it
has been 10 years that I live here and I feel a bit
to be Italian as well, but I don’t know tomorrow where
I will be. I have a mix of culture inside of me which
creates in me lot confusion and makes it difficult
to place me in this world.
Your lyrics tell as well about
the Armenian genocide which took place almost a century
ago by the hands of turcs. A happening unfortunately
little known but fierce (1.500.000 dead). Your grandfather
wrote a book about it. Do you want to talk to us about
that?
Yes, my grandfather was a teenager at that time, and
when the Armenian genocide started, he had to leave
his family and escape towards Syria, as “Yes kou aperet”
tells, my grandfather’s poem to which I gave music
and voice. My grandfather escaped bare foot, his mother
and little brother, together with an aunt, have been
transported with caravans towards the desert, while
his father, in order to not get captured and killed
by the turks, drank a poison and killed himself. My
grandfather’s mother and brother, together with the
other Armenians in the caravan, who have been survived,
told their story. My grandfather collected lot of
these stories and witnesses of the survived people
and has published his book “The tragedy of Armenians
of Behesni 1914-1918”. His book has been published
in 1956 in Beirut in few copies, and I have in mind
the project to translate it to English and maybe also
to Italian, in order to share with the world such
a precious and rare stone. The book is concluded with
very beautiful poems written by my grandfather Avedis
Tekeyan (he has been a writer and photographer) with
lot of bitterness in his heart. For us all Armenians,
it is very sad and painful to know that the Armenian
Genocide, despite one million and a half of victims
is still not recognized, after almost 100 years. In
2015 will be 100 years.
The 31st of January,
you will participate to our event at the TNT club
in Milan, do you want to tell us what will you propose
during the concert and what are your expectations?
I will propose a performance which will see me on voice
and piano and a very special guest at the bass, Fabio
Degiorgi, the bassist of the great Italian band Vidi
Aquam. Together we will play some of my songs, among
which “Green Line”, one of the key songs of my project. Green Line was the green area which divided
Beirut during the war in East and West Beirut, the
song tells the story of a woman, a very courageous
mother. Then we will play “Weight of Pain”, “Deep
Dark Well”, and “Yes kou Aperet” which is in Armenian. We will perform as well “Manifesto Anti-war”
which is my first song, “Devil’s OB” and my version
of “Paint it Black” , which has been released in Italy
in the double album “Stoned Town”, produced by Martiné
Records and dedicated to the 50 years of Rolling Stones.
I will propose a performance where the piano is definitely
minimal, where silence and whispers are as important
as screams, shouts and desperation. My expectations
are to reach the heart of the people, submit them
my message, my rage against the war, tell them my
story and transmit them all my passion for music,
art and beauty, wishing to offer inspiration and magic.
A futile curiosity, in Lebanon
are there any bands or artists which can be defined
alternative?
Definitely, there are lot of bands metal, rock, underground,
especially the post war generation, my generation,
and even now, in this sense they are very international.
What are your listenings and readings?
I listen to various music, a melting pot of different
cultures from rock music, metal, Nu metal, dark, experimental,
industrial, traditional Armenian music, middle eastern
music, I have been influenced by the music of the
‘70’s and by their very rebellious spirit, I have
been as well influenced by lot of artists which gave
me a lot: Janis Joplin, Pink Floyd, The Doors, Led
Zeppelin, Black Sabbath, Rolling Stones, David Bowie,
Einsturzende Neubauten, Bauhaus, The Cure, Joy Division,
Siouxsie, Demetrio Stratos, Diamanda Galàs, without
forgetting System of Down and Serj Tankian, Armenians
as well, Marilyn Manson, Rammstein, Metallica, Guns
n roses, Muse… Classical music, the music of Igor
Stravinsky, Sayat Nova, Oum Kalthoum …
My readings, I love to read books on mysteries, on ancient
places, I love to read a lot as well French poems,
I love Baudelaire (Les Fleurs du Mal - Le Spleen de
Paris), Verlaine (La bonne chanson Jadis et naguère
Parallèlement - Sagesse Amour Bonheur - Fetes galantes
Romances sans paroles), I like as well Jean Jacques
Rousseaux and everything he teaches about Man, Society
and Nature, I love Michel Foucault’s philosophy, the
psychoanalysis of Sigmund Freud, the anti-psychiatry
of Rudolph Laing, Sylvia Plath. I read as well about
Surrealism, the Bauhaus movement, Deconstructivism,
at the end I read everything which inspires me. I
am interested as well in biographies, lately I am
reading a book about the life of the great Filippo
Tommaso Marinetti and his futuristic revolution …
What projects do you have for the
future?
Lot of projects for the future. I am working on my
songs and I wish to publish soon my official album.
I am very happy and honored for having been welcomed
in the family of Rosa Selvaggia. I want to make the
world know about my music and bring my live performances
in various festivals and venues.
We thank you for the interview, see you at TNT!!
Thank you for listening to me. See you soon. Rita
Website: http://www.rosaselvaggia.com/ritatekeyan.htm
|
|
intervista
pubblicata il 14 Gennaio 2014
|