WIRE
Nocturnal Koreans
Mini CD / LP (Pink Flag)
Classificato
dalla stessa band come mini-album, nonostante contenga 8 brani,
“Nocturnal Koreans” ci fra ritrovare gli storici membri Newman,
Lewis e Gotobed affiancati ancora da Matthew Simms alla seconda
chitarra, al posto del definitivamente perduto B. C. Gilbert.
Ancora piuttosto prolifici considerando gli ormai 40 anni
di carriera, i nostri ci offrono un dischetto pregevolissimo
e dal loro inconfondibile stile, ormai stabilizzato da un
po’ di anni a questa parte.
Niente furori punk-noise in stile “Send” qui, neanche un accenno
di elettronica come fecero a fine ‘80/inizi ’90 (perdendo
allora il batterista Gotobed) e nemmeno altre novità particolari,
piuttosto parecchi rimandi ai capolavori di fine anni ’70
(Chairs Missing e 154), oltre che una continuità totale con
le produzioni più recenti. A volte intimisti e rilassati,
come in “Internal Exile” e “Pilgrim Trade”, altre più scattanti
e gioiosamente ‘pop’, come in “Still” e nella title-track,
ma sempre molto Wire, sebbene la mancanza di Gilbert e della
sua vena sperimentale continui a sentirsi un po’. Non servono
quindi altre parole, “Nocturnal Koreans” si ascolta davvero
molto volentieri, ma conoscendo i Wire, sono sicuro che è
solo l’antipasto di un album vero e proprio di imminente uscita.
Sito web: http://www.pinkflag.com/
(Fabio Degiorgi)
|
ATARAXIA
Ena
CD (Infinite Fog Production)
"ENA
(uno = unità in Greco) per superare le dualità, i conflitti
... Quello che seminiamo nella vita, nella terra, raccogliamo.
Siamo Uno e siamo tutti connessi, la separazione causa distruzione.
La vibrazione
è il primo atto di creazione. La musica è un canale diretto
per esprimere l'armonia. Tutti i campi dove la spiritualità
è espressa diventano illuminazione. Qui c'è la nostra anima
nuda nel suo viaggio. La musica diffonde una conoscenza spirituale
connessa all'armonia delle forze cosmiche. Raggiungere la
tranquillità e la luce interiore essendo parte dell'insieme.
Una chiamata spirituale che viene dalla profondità. La memoria
e il canto sono connessi. La saggezza antica era basata sul
lasciar andare dimenticando noi stessi, il nostro ego e le
nostre maschere pervivere il "momento"." (Ataraxia)
Il nuovo album degli Ataraxia "ENA" esce nel 2015 per "Infinite
Fog" productions, Russia. L'edizione limitata include un DVD
di 2 ore che contiene video esclusive dall'inizio fino al
2014. La copertina del cd è di Nicolas Ramain un quadro nella
natura che ritrae delle ballerine che danzano mano nella mano,
vestite di bianco come nelle divinità antiche, in eleganza
suprema, in mezzo alla natura. Mentre il retro del cd ritrae
un albero maestoso, forse l'Albero della Vita, questi immagini
sembrano sfocati come in un sogno infinito.
Il booklet interno racchiude invece i testi e le parole degli
Ataraxia scritti da loro o ai quali si ispirano, parole che
dimostrano il loro lavoro di ricerca, filosofia e ci preparano
alla musica che ascolteremo, ci sono inoltre dei ritratti
che ci ricordano le divinità antiche, dipinti da Alessandra
Nicoli, dei ritratti che sono nello stesso tempo cupi e malinconici
con lo sfondo scuro ma che emanano la luce e la bellezza di
un volto senza tempo, eterno.
Dopo "Spasms" che era uscito anche per "Infinite Fog" ed era
caratterizzato dal dualismo, del contrasto del Bene e del
Male, della Vita e della Morte, dove le canzoni erano ambientate
in una Parigi del '900, dove città e natura si alternavano
in scenari che scorrevano velocemente come in un film, come
un ricordo nella mente, "ENA" sembra più un naturale proseguimento
di "Wind at Mount Elo", dove il tema è la natura, e i suoi
elementi, l'Acqua, la Terra, il Vento e il Fuoco, la musica
creata dal suono e dal vento, "ENA" continua questa ricerca
del sé tramite la musica. Il primo brano, è quello che da
il titolo all'album; "ENA" ed è il Kyrie Eleison dall'antica
liturgia cristiana, in Greco, che vuol dire 'Signore pietà'
un brano che ci ricorda i canti antichi, gregoriani, romani,
bizantini e gotici. La voce bassa grave di Francesca Nicoli,
accompagnata dai cori, dalle percussioni di Riccardo Spaggiari,
è una processione, l'ingresso verso il mondo sacro e mistico,
dove siamo trasportati dal suono, prosegue con la voce lirica
e dolce accompagnata da strumenti altrettanto dolci, la voce
divina si ispira alla natura. Poi parte la chitarra di Vittorio
Vandelli, le percussioni proseguono in un ambiente di canto
sempre dolce e folk, molto spirituale e cupo, un cammino nella
natura, in unione con la natura, la messa sacra e il rito
inizia … Il secondo brano è "Roy Richart", continua la processione
con questo canto tradizionale epico medievale fiabesco e marziale
dedicato al King Richard the Lionhearted, nel 12esimo secolo.
Un Re guerriero e poeta, il canto è in lingua francese antica
che ci trasporta inevitabilmente in quelle atmosfere. È un
Prigioniero con il cuore di leone, un eroe, un guerriero che
soffre. Il brano conclude con una ballata medievale tradizionale
e folk.
Con "Agnus Dei" continua il tributo alle divinità sacre, la
processione, un duetto di Francesca Nicoli e Vittorio Vandelli,
'Agnello di Dio' in latino, questa è una litania, una canzone
sacra e spirituale, una messa, un rito, il sacrificio di Cristo
simbolizzato dall'agnello, alla ricerca di una divinità che
ci collega con la natura, la Terra. Un canto introspettivo,
con la musica divina che l'accompagna, voce bassi grave e
momenti di voce lirica acuta, accompagnate dalle chitarre,
le percussioni rituali, le tastiere di Giovanni Pagliari e
i cori. Il brano è una composizione di musica medievale con
simmetria testuale e con atmosfere spirituali, cupe, mistiche
e neoclassiche con momenti di Luce. Ripetizione e rituale,
il sacrificio quotidiano con riferimenti biblici dall'antico
testamento. "La Awiyah" in origine è un testo scritto da William
Buttler Yeats, poeta drammaturgo, scrittore mistico irlandese
del fine '800 che si ispirava ai miti irlandesi, qui troviamo
la versione italiana degli Ataraxia: "Ricorda la saggezza
degli antichi giorni Essi conoscono cose immortali E nulla
turba i sacri giardini Dove ogni frutto è pietra preziosa
E ogni mela è di sole e luna Essi conoscono cose immortali
Per questo ho navigato" Una bellissima canzone sublime e dolce,
fiabesca, una ballata, una poesia, un altro tributo alla natura,
la nostalgia della saggezza dell'antichità che alla fine riserva
una parte strumentale, folk celtico con chitarre, percussioni,
canti, voci liriche, cori, con cambi di tempo. La fine di
questo brano ricorda molto lo stile inconfondibile degli Ataraxia
con una bellissima chitarra melodica virtuosa di Vandelli.
"Magnificat" ispirato ancora alla tradizione della liturgia
Cristiana, qui abbiamo il cantico di Maria in lingua latina,
che ringrazia Dio, un canto di gioia, di gloria e speranza.
Questo è un Canto sempre nella processione verso la luce,
stile epico, dove i suoni antichi nel vento, le percussioni,
i tamburi, gli archi, le tastiere, glorificano la natura.
Una canzone in un altro duetto, con la voce di Vittorio Vandelli
che accompagna la voce divina di Nicoli, insieme alle tastiere
di Pagliari, i suoni e gli spiriti antichi vengono evocati,
voci gravi e liriche, divine ed eteree, con parti ripetitive,
litanie, ritmi tribali e rituali pagani sono enfatizzati dalle
percussioni di Spaggiari.
Ci troviamo nel cuore profondo e oscuro della processione.
"Where the Sea Turns Into Gold" ha un testo scritto da Elamiyah,
qui la chitarra acustica diventa protagonista in un dolcissimo
ballad in stile rinascimentale. "Noi sotto le nuvole, le nuvole
sotto il cielo, il cielo sotto le stelle, le stelle sotto
l'oscurità , noi sopra l'oscurità …" La processione continua
verso la luce, con un messaggio ben chiaro e con la ripetizione
di queste parole in maniera quasi ossessiva, come in un mantra.
Il brano che segue è "The Bleeding Trunk" con un testo ancora
di William Buttler Yeats. Inizia con una chitarra dolce e
acustica. "Guarda nel tuo proprio cuore, l'albero sacro cresce
li, dalla gioia partono i rami, fiori che tremano, il colore
cambiante delle sue frutta , la certezza delle sue radici
nascoste … La canzone di uno stregone per gli innamorati ,
non guardare più nel bicchiere amaro, guarda nel tuo cuore,
per combattere i demoni …" Questo è il canto dell'Amore, un
tributo e un invito all'Amore, per diventare Liberi. Il tronco
sanguinante dell'albero Sacro della vita che vuole sconfiggere
il Male. Un arpeggio di chitarra in totale armonia con la
voce, un canto romantico con cori a voci maschili, ci ricorda
i canti antichi, tradizionali, vestiti dalla magia dei suoni
di tastiere, percussioni, batteria, chitarra, tutto in un
unione perfetto della musica, dell'armonia, del suono. Gli
artigiani maestri del suono con una maestranza sublime portano
avanti questa processione, verso un punto di arrivo. L'ottavo
e ultimo brano dell'album "Le Nozze di Yis", Yis è la città
mitologica conosciuta anche come la città del peccato, l'atto
dell'unione: qui le chitarre accompagnano una voce effettata,
stile Darkwave e industriale, suoni che si ripetono in uno
scenario futuristico diverso rispetto ai canti con timbro
antico, medievale e celtico dei brani precedenti, c'è un cambiamento
voluto. La voce mantiene la continuità nel modo di cantare,
i suoni si ripetono, il rituale va avanti, le nozze come momento
di gioia, di unione, dove si consuma il calice dell'Amore.
Un sogno, uno smarrimento nel giardino della Psiche e del
Desiderio.
Siamo UNO, siamo connessi, si chiude il cerchio che si collega
con l'inizio, il Ciclo della Vita, l'Armonia della Musica,
del Suono, che trae ispirazione alla Natura, alla Vita stessa,
all'Albero, alle Radici. La Musica nasce dal Silenzio e termina
con il Silenzio. Quanto si può imparare dai canti antichi,
dalla Filosofia Greca e Latina, dalle Poesie? Questo è misticismo
e lode alla natura. Finisce con la voce che chiama la natura,
si unisce con il Vento, l'Acqua, la Roccia, il Sole, la Luna,
le Stelle e la Terra … Un album molto profondo, che racchiude
Musica, Poesia e Arte, dove suoni nuovi si mischiano con l'antico,
insieme all'uso delle lingue antiche e contemporanee, dei
rituali spirituali, religiosi, cristiani e pagani alla ricerca
di un tesoro lontano. Come dicono gli Ataraxia stessi, loro
sono gli artigiani del suono sperimentale ed etereo, della
musica contemporanea e antica e noi confermiamo che riescono
con maestosità il loro mestiere al quale hanno dedicato la
loro vita con devozione. "ENA" l'unità è la connessione
delle persone alla musica tramite gli Ataraxia, con atmosfere
evocative ed eteree, un viaggio alla ricerca di una pace interiore,
verso uno stato di purezza primordiale. "Gli spiriti antichi
stanno ancora parlando, un percorso che connette l'antico
al presente e si proietta in un futuro eterno." (Ataraxia).
Sito web: http://infinitefog.ru/
(Rita Tekeyan)
|
MERZBOW
Life Performance
CD (Cold Spring)
La
Cold Spring si fregia della ristampa di questo ormai introvabile
lavoro di Merzbow, uscito su cassetta nell'85 per la ZSF Produkt,
ossia l'etichetta di Akita stesso, col titolo di "Nil Vagina
Mail-Action", e per Le Syndicat col titolo di "Live Performance
Feb. 85", e rimasterizzato per l'occasione. Contrariamente
a quanto si possa evincere dal titolo, questo album non è
una registrazione dal vivo, ma bensì una performance registrata
presso il Merz-Bau Studio, a base di rumori improvvisati e
tutto sommato meno radicale del Merzbow moderno, anche se
di difficilissimo ascolto per via dei suoni davvero primitivi:
d'altronde questo genere, nell'accezione corrente del termine,
muoveva i suoi primi passi proprio allora. E così l'ascolto
doloroso si protrae per oltre un'ora, senza cali di tensione
e di abrasività: all'epoca della sua uscita dovette risultare
come un'ascia in faccia anche per gli ascoltatori più resistenti
e forse l'imperturbabile Masami avrà riflettuto su questo,
in fase di rimasterizzazione, ridendoci sopra.
Sito web: http://www.merzbow.net
(M/B'06)
|
LES
JUMEAUX DISCORDANTS
Chimères
CD (Athanor)
Arriva al terzo capitolo in quasi dieci anni la discografia
del progetto di Roberto Del Vecchio e Aimaproject, nuovamente
sotto Athanor, etichetta molto selettiva specializzata nel genere
rituale/neoclassico, che annovera tra le sue uscite lavori di
gruppi seminali come Zero Kama, Les Joyaux De La Princesse ed
Ain Soph. Il duo italiano cavalca in parte questo filone, proponendo
un album basato sull'omonima raccolta di sonetti di Gérard De
Nerval, scrittore e poeta francese, ma anche su opere di Baudelaire
ed Angelo Tonelli, che si colloca nella darkwave neoclassica
e richiama fortemente i The Moon Lay Hidden Beneath A Cloud,
ovvero il primo progetto di Albin Julius, mescolandoli con le
influenze derivanti dai primi Camerata Mediolanense ed Ataraxia.
Il disco, uscito in digipak limitato a 300 copie, è ispirato
ed ambizioso, fatto di spoken poetry, lirismi e fredde atmosfere,
ottimamente curato nella veste grafica da Aimaproject col contributo
degli schizzi di Diego Cinquegrana, e vede tra gli altri, il
contributo di Evor Ameise, attualmente in forze agli NG. Sito
web: http://www.lesjumeauxdiscordants.it
(M/B'06) |
MARLAT
Sine Die
CD (Sfem/Toten Schwan Records)
Dopo
il buon esordio col mini CD “Ruvida cenere” di qualche anno
fa, gli emiliani Marlat presentano ora il loro primo album
a lunga durata, dove spiccano chitarre più graffianti e le
grandi voci di Francesca e Filippo, sia alternate sia in duetto,
il tutto sorretto dalla ritmica potente e precisa di Luigi
e Alberto. Già dall’iniziale “Dora Markus” si rimane colpiti
per la bravura e la compattezza del quartetto, nonché per
l’ottima produzione del lavoro. L’accattivante “Distante”
(non a caso scelta per un videoclip), “La terza taglia il
filo”, “Saffo” e la conclusiva ed evocativa “Malinconica”
rappresentano a mio avviso i picchi di “Sine Die” sul piano
compositivo, ma tutti gli otto brani mostrano la maturità
e il livello di una band che può tranquillamente uscire dal
ghetto della scena ‘dark’ o ‘wave’ italiana e puntare davvero
in alto. La fusione fra le chitarre aggressive, l’utilizzo
dei sintetizzatori in sottofondo – si sentano ad esempio i
suoni sinfonici di “Distante” – e la voce melodiosa e cristallina
di Francesca può rimandare spesso al gothic rock o al gothic
metal di maggior classe, ma i Marlat non sono facilmente catalogabili
fra i mille sottogeneri della scena oscura e possiedono una
propria personalità, rivolgendosi nello stesso tempo ad pubblico
piuttosto eterogeneo.
Sito web: https://www.facebook.com/marlatband/?fref=ts
(Fabio Degiorgi)
|
COMMON
EIDER, KING EIDER
Extinction
CD (Cold Spring)
Nuova uscita per il collettivo californiano basato in San Francisco
attivo da circa dieci anni e composto per l'occasione da Rob
Fisk (aka King Eider), Blaine Tod (Ecstatic Music Band), Andrew
Weathers, Andee Connors (aQuarius) e Vicky Fong (Lake Of Blood).
L'album si muove a cavallo tra doom metal, drone ed ambient
sulla scia dei precursori Sunn O))) ed ancor prima degli Earth.
A differenza di questi però, al di là della comune corposa estensione
dei brani sonori, le quattro tracce massive per oltre quaranta
minuti di musica si snodano su terreni ancestrali, fatti di
echi arcani e percussioni rituali, a celebrare culti oramai
dimenticati, in cui i riverberi acquistano un ruolo non predominante,
ma di supporto a catalizzare le partiture atmosferiche particolarmente
riuscite, che ricordano gruppi come Maeror Tri o Herbst9, ma
senza esserne la copia: lavoro quindi organico, originale e
dotato di notevole personalità, cosa particolarmente difficile
quando non si è di fronte ad una band, ma appunto ad un collettivo
segno anche dell'ottima gestione di Rob Fisk dietro le quinte.
Sito web: https://www.facebook.com/CommonEiderKingEiderCaribouPeople
(M/B'06) |
NEW
ZERO GOD
Short tales & tall shadows
CD (Autoproduzione)
I greci New Zero God una delle più talentuose e promettenti
realtà a livello europeo, sono un gruppo fondato nel 2006
dalle ceneri di The Flowers of Romance e Nexus, che coniuga
in un amalgama molto personale post punk, goth e dark wave.
Il loro terzo full length in uscita è una raccolta di storie
oscure e teatrali. L'opener "King pest the first" introduce
l'approccio tipicamente post punk dei brani dell'album, con
la calda voce di Mike Pougounas che ricorda lo stile dei cantanti
rock/metal degli anni ottanta. Dopo la sognante "Deadly dollhouse",
arriva "Garden of Mazes", uno dei brani migliori del disco
sia per l'interpretazione di Pougounas, che per la struttura
musicale, fatta di crescendo e improvvisi break e delle chitarre
di Akis Nikolaidis, dal suono compatto e tagliente. Pougounas
è un interprete dalla grande adattabilità, capace di toni
lugubri come in "Cloud of dreams", ma anche più spiccatamente
punk rock come nella successiva "Shut up".
Il post punk à la Bauhaus delle chitarre dai suoni liquidi
e freddi riemerge ancora in "Bastards" e "She's electrified",
quest'ultima caratterizzata da un drumming secco ed esenziale.
Chiude "Ouroboros" breve pezzo sperimentale fatto di riverberi,
campane e clangori metallici a chiudere questo ottimo lavoro.
Sito web: http://www.newzerogod.com
(M/B'06)
|
ANDREW
CHALK, RALF WEHOWSKY & ERIC LANZILLOTTA
Yang-Tul
CD (Cold Spring)
Come fatto per "Life performance" di Merzbow, la Cold Spring
riporta in vita dopo diciott'anni un'altra storica uscita rimasterizzata
su cd, che vede la collaborazione di Andrew Chalk, Ralf Wehowsky
ed Eric Lanzillotta. Il primo, attivo negli anni '80 con il
moniker "Ferial Confine" è noto per le sue numerose collaborazioni
con artisti quali Vortex Campaign, The New Blockaders, Giancarlo
Toniutti e Christoph Heemann, mentre Eric Lanzillotta, fondatore
delle etichette Anomalous Records e Ri Be Xibalba, ha all'attivo
sotto il suo nome solo questa uscita pur avendo suonato con
nomi quali Bernhard Günter, Aube e Withdrawal Method. Ma il
nome di spicco tra questi artisti è sicuramente quello di Ralf
Wehowsky, noto per le sue ardite sperimentazioni sotto il nome
di Permutative Distortion (nome evoluto in P.D. ed in seguito
P16.D4) e per aver fondato il collettivo Selektion che incentrava
il suo lavoro sulla ricerca in campo ottico ed acustico: la
sua musica, recepita la lezione del rock anni '70, del prog
rock e del free jazz, ha poi assorbito la modernità di Stockhausen
e Pierre Henry, è evoluta in loop astratti, incentrati sull'evoluzione
delle forme d'onda in maniera auto-generativa a partire da uno
spettro di partenza. La sua influenza in questa collaborazione
di due lunghe suite da circa venti minuti l'una è quindi sicuramente
fondamentale, ma non invasiva, amalgamandosi in maniera ottimale
con le esperienze degli altri due attori in un viaggio sperimentale
ed all'epoca avanguardistico, a base di drone.
Sito web: http://coldspring.co.uk/discography/csr220cd
(M/B'06) |
EMPTY
CHALICE
This way is called black
CDr (Cvlminis)
Autoprodotto
inizialmente per scopi promozionali su supporto DVD, il lavoro
d’esordio del progetto trentino Empty Chalice trova ora la
sua ufficialità nel CDr licenziato dalla underground label
russa Cvlminis, in tiratura limitatissima a sole venti copie
delle quali le prime tre numerate a mano. Animato dalla regia
oscura di Antonio Airoldi, EC possiede in realtà un background
di lunga data, iniziato nei
primi ’90 sotto la determinante influenza di sonorità black-industrial
(si pensi ad Aborym), ed evolutosi successivamente verso territori
scevri delle iniziali tracce “metalliche” e tipicamente death-industrial,
quelli tracciati dai grandi maestri della scuola svedese guidata
da Henrik Nordvargr Björkk con i suoi innumerevoli progetti.
Le sette tracce di questo mini (poco meno di 30 minuti di
durata), registrate nella seconda metà del 2015, fanno tesoro
di tutto ciò, sottoponendo l’ascoltatore ad un vero e proprio
assalto di drones neri come la pece che rasentano, nei picchi
più violenti, una vera e propria dimensione di marca harsh-noise.
Si parlava di scuola scandinava: forse il nume tutelare di
EC é sopra tutti Folkstorm, espressione tra le più radicali
del Signor Nordvargr che trova tra i miasmi power-electronics
di questo disco un discepolo più che degno. I sette “Opus”
di “This way is called black” vi concederanno pochi momenti
di respiro (le basse frequenze di “Nebel XI II MMXV” e la
sezione centrale più ragionata di “Blue Instill”), esplodendo
senza soluzione di continuità in clangori industriali che
fanno del l’elemento noise oltranzista il linguaggio espressivo
assolutamente predominante. Ricordiamo che Antonio è operativo
anche sotto lo pseudonimo di Gopota, autore (sempre per una
label russa, la Torga-Amun) di un violentissimo full-lenght
in collaborazione con EVP, dalle coordinate del tutto in linea
con il sentiero già tracciato da “This way is called black”.
Empty Chalice e Gopota: veicoli di assalto senza compromessi
alla società moderna, declinati attraverso il mezzo che più
ci è congeniale, il verbo sonico della industrial (non)music.
Info: https://www.facebook.com/empty.chalice/?fref=ts
(Oflorenz)
|
MATHEW
ROTH
Written & Unsent
Download (Fluttery Records)
Ritorna
il compositore newyorkese Mathew Roth, pianista e compositore,
nonché ex batterista metal di lungo corso.
Questa particolare mescolanza di influenze, unita alla grande
sensibilità di questo artista ha dato vita ad un approccio
musicale molto particolare, forse unico.
Le sonorità che pervadono l'album, sono delicate ed estremamente
intense, e rispecchiano, a detta dello stesso Mathew, immagini
di momenti passati congelate e rielaborate in forma musicale.
E così per una mezz'ora scarsa di musica, una grande malinconia,
ma anche una forte sensazione di pace interiore, danzano insieme
sui tasti del pianoforte in perfetta armonia con il silenzio
imperfetto di una radura isolata o di un lago alpino.
Roth ritrova se stesso in questo lavoro che attinge a piene
mani dalla sua vita e ce lo ripropone alla grande.
Sito web: http://www.mathewroth.com
(M/B'06)
|
MAKA
ISNA
Reflections of darkness
CD (Autoprodotto)
Dopo
due anni arriva al quarto capitolo il progetto di Alessandro
Bucci, ex vocalist e co-fondatore dell'ormai inattiva avant-garde
black metal band, Hell Baron's Wrath; nato nel 2005, Makla
Isna si situava come molti progetti nati dalla mente di black
metallers, nel genere ambient sulla scia delle colonne sonore
dei film horror.
"Reflections of darkness", risultato della collaborazione
di Bucci con ben sette altri artisti, ha origine e finalità
diverse, imprimendo una sensibile sterzata rispetto a quanto
proposto in passato.
Pur mantenendo aspetti orchestrali tipici dei lavori precedenti
che emergono qua e là, uniti a momenti che ricordano la colonna
sonora di "Suspiria", entrambi attribuibili alle radici black
metal di Alessandro, c'è spazio questa volta per inserti di
musica contemporanea, breakcore, jazz e classica. Ogni traccia
inoltre, a sottolineare la specificità di ognuna di esse,
è associata ad un lavoro grafico di Chiara Sardelli.
Sito web: http://makaisna.wordpress.com
(M/B'06)
|
WE
DESERVE THIS
Fusion
CD (Fluttery Recors)
"We Deserve This", progetto solista del polistrumentista Jan-Dirk
Platek, che solitamente propone una mescolanza di post/sludge/stoner
rock, questa volta cambia scenario, mettendo a tacere le chitarre
e cavalcando l'onda della nuova ondata della musica neo-classica
che sposa l'elettronica contemporanea, in un connubio fondato
su aperture ariose ed eteree.
Musica sinfonica basata sul pianoforte ed ispirata da artisti
come Ludovico Einaudi, triste e malinconica sulla scia di precursori
come Nature and Organisation, ma contaminata da soffici beat
elettronici che conferiscono un incedere pacato ai singoli brani.
Sito web: https://www.facebook.com/wedeservethisband
(M/B'06) |
ODRZ
ODRZ52
Tape (Luce Sia)
Dopo
una nutrita serie di uscite in gran parte sotto forma di CD
e CDr (ma anche 7” in vinile e supporti USB)
prodotti in larga parte dalla norvegese TIBProd. ed inaugurata
nel 2003 con “ODRZ05”, la coppia di sperimentatori bergamaschi
approda alla sua prima cassetta grazie alla collaborazione
con la label elvetica specializzata Luce Sia, giunta alla
sua tredicesima uscita dopo un’ interessantissima sequenza
di proposte nell’ambito della “grey-area” italiana di vecchia
e novella scuola. C30 limitata a soli sessanta esemplari,
“ODRZ52” (che prosegue la tradizione del gruppo di numerare
progressivamente i suoi “dispacci” sonori) ci offre un valido
spaccato del visionario tratto noise-avanguardistico della
coppia orobica, da sempre attiva nella ricerca di ardite sonorizzazioni
di spazi ed oggetti non convenzionali. La frequenza maligna
su rumore bianco di “ODRZ52.A”, squassata da voci rabbiose
filtrate all’inverosimile, da il benvenuto nell’universo ODRZ,
evolvendosi, rinnovandosi ed avvitandosi continuamente a partire
dal minuto 3:46 in un vero e proprio “maelstrom” di devastanti
proporzioni nel quale perdersi irrimediabilmente fino al termine
dei suoi quindici minuti. Giusto il tempo di premere “Play”
sul lato B per sorprenderci dell’inizio quasi soffuso di “ODRZ52.B”,
galleggiante su di un substrato di natura ambientale “sporcato”
da cosmici, seppur ruvidi, feedbacks che solo nei minuti finali
tendono ad alzare il livello delle ostilità sovrapponendosi
a frequenze via via più moleste. ODRZ riescono nella non semplice
impresa di inserire una serie di spunti affatto scontati all’interno
del loro complesso mosaico rumoristico, fattore che sa fare
una certa differenza in un ambito altrimenti troppo facilmente
ripetitivo e spesso adagiato su pochi, prevedibili cliché.
Una nota speciale – infine – sulla originalissima confezione
del nastro, che vi constringerà con una certa dose di crudeltà
a spaccare la lucente catenella metallica raccolta intorno
alle bobine della cassetta. Se non è feticcio industriale
questo…!
Info: www.odrz.org
(Oflorenz)
|
ROBERTO
DRAGO
Treni lirici
Cassetta (Luce Sia)
Finalmente
Roberto Drago ridà alle stampe su cassetta limitata a sessanta
copie, una parte dei suoi lavori autoprodotti su cassetta
ed introvabili. Alfieri di questo ritorno in vita sono i ragazzi
di "Luce Sia", neonata tape label svizzera che si sta distinguendo,
oltre che per la grande cura di grafica e confezione, anche
e soprattutto per l'accurata selezione dei gruppi, per la
quasi totalità nomi storici del panorama italiano anni '80-'90.
E Roberto Drago non fa eccezione: oltre infatti alla cospicua
discografia sotto il moniker "The tapes" in lega col fratello
Giancarlo da inizio anni ottanta fino ai novanta, Roberto
ha inciso quattro cassette nel lasso di tempo che va dal 1987
al 1989.
Treni Lirici è una compilation che raccoglie due tracce estratte
da "Everglade", sei da "The last wave" e altre quattro che
non appartengono ai lavori precedenti, probabilmente inedite.
Un'atmosfera minimale sovrasta tutto l'album dall'inizio alla
fine, con momenti forse fin troppo astratti, ma che danno
un piglio semplice e vivacemente sperimentale allo stesso
tempo, una sorta di black album di Boyd Rice in versione wave/industrial.
Da segnalare "Nocturnal immersion" con la sua impronta oscura
ed ovattata, "Tunnel effect" col suo incedere alienato ed
apocalittico, la nostalgia liturgica della title track e la
follia metallica ed incombente di "Shower of blows".
Sito web: https://it-it.facebook.com/LUCE-SIA-168848936784613/
(M/B'06)
|
IVÁN
MUELA
Unsound
CD (Fluttery Records)
Nuova uscita per i polistrumentista Iván Muela sotto Fluttery
Records che regala alle cronache un'interessante uscita in cui
la musica neo-classica, la musique concrète ed il glitch si
fondono perfettamente in un lavoro chill out/downtempo molto
particolare, nuovo importante episodio che fa capo al nascente
movimento musicale che mira alla fusione della musica classica
con le moderne tecnologie. Utilizzando infatti strumenti come
pianoforte, sintetizzatori modulari, chitarre, basso ed un ensemble
di archi di nove elementi, il classicismo e la modernità trovano
accordo e corrispondenza in un perfetto amalgama che varia notevolmente
nell'arco dei 44 minuti, ma che ha come comun denominatore la
delicatezza e la raffinatezza, spesso pervaso ma non dominato
da variazioni di pianoforte, strumento studiato da Iván fin
dall'età di sei anni, che conferiscono malinconia e movimento
al tutto. E' difficile confinare questo album in qualcosa di
già sentito, ma si può azzardare dicendo che gli episodi più
delicati di Michael Cashmore si fondono con l'elettronica degli
Ulver di "Teachings in silence" e le ambientazioni più classicheggianti
di The North Sea.
Sito web: http://www.flutteryrecords.com
(M/B'06) |
THE
TAPES
Glasaugen
Cassetta (Luce Sia)
Come per i lavori di Roberto Drago, uno dei due fondatori di
questo gruppo insieme al fratello Giancarlo, Luce Sia si prende
in carico l'onere, ma soprattutto l'onore, di recuperare e ristampare
album oramai introvabili.
E' il caso di Glasaugen: uscito nel 1988 come cassetta autoprodotta
di difficilissima reperibilità, è finalmente disponibile in
un'edizione limitata a 60 copie (30 su cassetta nera, 30 su
bianca), che ci restituisce un capolavoro di assoluta avanguardia,
a dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno, della fertilità
e della prolificità dell'underground nostrano in ambito industrial/minimal.
Incedere lento ed ipnotico, manipolazione dei suoni e voci distorte
sono il marchio di fabbrica di questo album in cui si alternano
intermezzi semplici e diretti, ma allo stesso tempo molto intensi,
a pezzi più profondi ed elaborati, ma spesso e volentieri originati
da brevi loop, in cui si alternano atmosfere oscure ed idilliache.
Pezzo di storia da non perdere.
Sito web: https://it-it.facebook.com/LUCE-SIA-168848936784613/
(M/B'06) |
|