FAITH
AND THE MUSE
Where the Land Meets the Sea
2 CD (Dance Macabre)
Sperando in una reunion della stupenda band americana, esce
questa doppia compilation che percorre i 20 anni e più di carriera
del progetto di William Faith e Monica Richards.
Il doppio album è diviso in due parti: "The Sea" e "The Land".
"The Sea" comprende i 15 brani più ethereal e d'"atmosfera"
del progetto americano. Si parte con la meravigliosa "Elyria",
un inno ancestrale ma anche preludio di della scelta dei seguenti
brani di questo doppio CD. Infatti oltre alla bellissima "Cantus"
troviamo anche "Shattered In Aspect", "Arianrhod", "Patiente
Worth", "She waits by the well" che ben sottolineano il lato
sognante dei Faith and The Muse.
"The Land" invece si occupa del lato gothic rock e dark wave
dei Faith and the Muse. Anche questo CD contiene 15 tracce tra
le quali "Annwyn, Beneath The Waves", "Battle Hymn" e la mia
preferita "The Silver Circle" che con "Scars Flown Proud" spesso
metto nei miei djset.
Degne di nota anche "The hand of man", "Sredni Vashtar", "Rattle
Hymn". Il booklet contiene ben 16 pagine.
Consiglio vivamente questa compilation perché ben riassume il
meglio della band americana. Assolutamente imperdibile per gli
amanti della dark wave e dei Fatith and the Muse!
Siti web:
http://www.mercyground.com/
http://dansemacabre.de/
(Nikita) |
DER
BLUTHARSCH AND THE INFINITE CHURCH OF THE LEADING HAND
Joyride
CD (WKN)
La
cover di ‘Joyride’ pare quasi auto-ironizzare sul percorso
artistico della poliedrica banda del buon Albin Julius, con
il gruppo ritratto nelle tradizionali divise militari ma sotto
forma di lisergico
e coloratissimo fumetto dalla desertica ambientazione in stile
molto ‘stoner’. Ebbene sí, dopo aver rilanciato in pompa magna
il neo folk più marziale e guerresco con una serie di uscite
(molte delle quali divenute veri classici del genere) concentrate
nei tre lustri compresi tra il 1995 ed il 2010, Der Blutharsch
ha vissuto una progressiva quanto rapida evoluzione estetico-musicale
che l’ha condotto verso magmatici territori di hard-psichedelia
fortemente influenzati dal krautrock dei seventies, il tutto
condito con una spolverata di più moderno stoner-rock piuttosto
guitar-oriented. Il fu Der Blutharsch, ora lungocrinito ed
in fantasmagoriche camicie ‘beatnik’, si è calato egregiamente
nel ruolo di nuovo folletto psichedelico, tant’è che la nutrita
serie di episodi inaugurati con ‘The Story About The Digging
Of The Hole And The Hearing Of The Sounds From Hell’ nel 2011
non ha affatto deluso i fans dell’ultima ora, lasciando talvolta
sconcertati coloro che l’avevano invece seguito sin dai primi
passi dell’esordio omonimo e di ‘Der Sieg Des Lichtes Ist
Des Lebens Heil!’. Ma facciamocene una ragione, oggi il trio
viennese ha appeso per sempre le croci di ferro al chiodo,
diventando ‘Der Blutharsch and the Infinite Church of The
Leading Hand’, e ‘Joyride’ è la sua nona fatica (undicesima
nel momento in cui scriviamo) tra album di studio e live.
Per chi si sente in grado di superare il legittimo spiazzamento
del grande cambiamento, le ben venti tracce del disco si riveleranno
un monolitico trip tra dune polverose e sciamaniche visioni,
manna psichica per chi nel proprio scaffale custodisce alla
B qualche titolo di Blue Cheer, e magari alla H un ciuffo
di vinili degli Hawkwind. Il disco esce come da tradizione
per la label proprietaria di Albin WKN, e propone tre differenti
versioni: CD, vinile nero e vinile blu. Enjoy the ride!
Info: Info: http://derblutharsch.bandcamp.com
(Oflorenz)
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SIMON
BALESTRAZZI
Ghost Systems
CD (Azoth)
Instancabile
guerrigliero sonico, il nostro Simon Balestrazzi prosegue
la personale ricerca sotto l’egida della label proprietaria
Azoth, che aveva esordito nel 2015 con il valido concept ‘Asymmetric
Warfare’, da noi trattato sulla pagine di RS. Il secondo capitolo
della Azoth si manifesta ancora una volta sotto forma di concept,
questa volta un vero e proprio tributo all’opera
‘Four Systems’ del compositore americano Earle Brown, classe
1926 e non più tra noi dal 2002. Compositore sperimentale
entrato molto presto nella cerchia della ‘crème’ dell’avanguardia
mondiale (John Cage e Pierre Boulez tra i suoi più stretti
collaboratori), fautore di un approccio alla scrittura musicale
di natura ‘aleatoria’ (la cosiddetta ‘indeterminacy’), si
distinse per una nutrita serie di opere sin dal 1962, anno
dell’esordio insieme a Morton Feldman. Della discografia di
Brown, proprio ‘Four Systems’ fu l’opera che ebbe una forte
influenza su un giovane Balestrazzi, che a distanza di anni
esaudisce il sogno di omaggiare in maniera assolutamente personale
questo lavoro ambizioso rivedendone il titolo in ‘Ghost Systems’.
Simon divide il suo lavoro in sette distinti capitoli (dei
quali un paio superano i dieci minuti di durata ed uno addirittura
la ventina) che all’ascolto paiono legati da un continuum
di taglio decisamente minimalista, disegnando un lungo movimento
sonoro che finisce per avvolgere l’ascoltatore in una ‘tela
atmosferica’ sospesa e dal forte pathos ambientale. Si accennava
alla ‘indeterminacy’ di Brown: fondamentale a tal proposito
proprio il ‘metodo’ utilizzato da Balestrazzi nella composizione
dell’opera, che peraltro ha giustificato ben un anno per completare
il lavoro. La selezione di alcuni frammenti dell’originale
‘Four Systems’ (tra l’altro tratti da differenti versioni)
ed il loro utilizzo in un complesso processing tramite campionatori,
equalizzatori e delay con il successivo montaggio assieme
a field-recordings prelevati dal proprio archivio personale,
ha consentito a Balestrazzi di mettere in campo quel modus
operandi di natura propriamente empirica che fa di ‘Ghost
Systems’ il tributo per eccellenza alla mente ed all’inventività
di Brown. Con ‘Ghost Systems’, Il fondatore di T.A.C. ci evidenzia
ancora una volta quell’invisibile filo che lega avanguardia
e minimalismo del secolo scorso all’odierna miglior scuola
‘industriale’ dei giorni nostri; in tutto ciò, l’Italia ha
sempre giocato un ruolo di prim’ordine, per questo motivo
l’attività di label quali la Azoth di Balestrazzi va diffusa
e supportata incondizionatamente.
Info: https://soundcloud.com/simon-balestrazzi
(Oflorenz)
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TEMPLEZONE
Neosphera
CD (Finalmuzik)
Giorgio
Ricci, mastermind di Templezone, non è certo nuovo alla scena
elettronica/industriale italiana. Membro
tra il 1990 ed il ’96 della formazione dei Templebeat (che
incluse anche il Pankow Paolo Favati), attivo nel trio RAN
ed in coppia con Corrado Altieri in Monosonik, Ricci sta operando
a partire dal 2014 sotto lo pseudonimo di Templezone, e dopo
un paio di uscite in forma liquida per le independent-labels
Laverna e Xonar esordisce ora su supporto fisico per la premiata
Finalmuzik di Gianfranco Santoro. Da sempre vicino ad un approccio
di eleborazione del verbo elettronico nelle sue diverse sfaccettature,
e spesso in simbiosi con visual-art e contenuti multimediali,
Giorgio conferma nelle sette tracce di ‘Neosphera’ la sua
attitudine poliedirica ed affatto scontata alla materia; l’attacco
di ‘Eismeer’, con gli iniziali ‘micro-suoni’ che si perdono
in un allungo ambientale profondo e dilatato, la sequenziale
‘On’, dai beats sincopati riverberanti rumore bianco, ed il
crescendo freddo e ‘notturno’ di ‘Ashram’ sono già piena conferma
di quanto si diceva, esplorando in una manciata di minuti
affascinanti territori sintetici in continua, inarrestabile
evoluzione. La terminale ‘Plastic Love’ viene riproposta anche
in versione remixata, impreziosita da un cantato effettato
che ne amplifica la fredda ed estraniante dimensione. Templezone
si muove con destrezza nell’area della migliore IDM, quella
– per intenderci – del grande progetto Acces to Arasaka di
Rob Lioy. Mi vengono in mente pochi dischi capaci di trasmettere
sensazioni di profonda ‘cosmicità’ andando oltre l’usuale
materia di taglio prettamente ambientale ma utilizzando (anche)
efficacemente l’elemento ritmico: ‘Neosphera’ è uno di questi.
Info: giorgioricci.noise@gmail.com
(Oflorenz)
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DATE
AT MIDNIGHT
Songs To Fall And Forget
CD (Manic Depression Records)
Già
conosciuti dal pubblico italiano ed internazionale, il quartetto
darkwave romano dei Date At Midnight torna nel maggio di quest'anno
con il suo secondo lavoro sulla lunga distanza, fulgido esempio
di una maturità artistica ed espressiva raggiunta in questi
otto anni di attività in studio e live in tutta Europa.
Reduci da due lavori in studio consistenti in un omonimo demo
d'esordio, composto da una serie di pezzi dalle crude sonorità
post punk, darkwave e gothic rock, e da un primo full-length
datato 2011, dove si aggiungevano tasselli emozionali fatti
di momenti darkwave di matrice italica (viene utilizzata anche
la lingua italiana per la prima volta) assieme alla solita
carica classica post punk e gothic rock. A cinque anni di
distanza da quest'ultimo lavoro, i Date At Midnight tornano
in studio, nuovamente sotto l'ala protettrice della francese
Manic Depression, con quello che sicuramente è il loro miglior
prodotto, un concept incentrato su atmosfere melanconiche
ed oscure, dove ad imperare sono le ritmiche incalzanti e
le avvolgenti chitarre che tessono trame cristalline e coinvolgenti.
Un'emozionalità oscura e pulsante dilaga tra ogni nota della
proposta del quartetto, partendo dalle chitarre allungate
ed il basso ritmato della intro "Cold Modern World", insinuandosi
nell'incalzare post punk di "Beautiful Lie (Let It Die)",
tra chitarre taglienti e vocalismi mesmerici, tra le macabre
melodie chitarristiche gothic rock di "Black Ashes" o nella
sorprendente ballata folk "Running Round", danza acustica
imbastita su chitarre luminescenti ed avvolgenti cucite ad
arte su percussioni sostenute e profonde vocals davvero efficaci
e che vede la collaborazione di Simone Salvatori degli Spiritual
Front. Un inno alla forza espressiva della musica oscura,
che si dipana strenuamente tra intense e lunghe suite darkwave
tenute assieme da una selva di trame chitarristiche e ritmiche
chiaroscurali e sentite ("To Fall And Forget"), corrosive
esplosioni di riff e voce scaturite da inquiete pennellate
di plettro e graffi di basso ("The Virgin Light") o echi ed
incalzanti vortici acuti elevati ad ulteriore elemento di
fascinazione per più dure proposte post punk ("Last Call").
Un lavoro forte e sentito, che parte da basi classiche per
imbastire atmosfere più mesmeriche ed avvolgenti, capaci di
coinvolgere ed emozionare chiunque ne entri a contatto. Canzoni
per cadere in un vortice melanconico e senza via di scampo,
per dimenticare ogni dolore terreno con la forza dell'emozionalità.
Sito Web: Sito Ufficiale: http://www.dateatmidnight.com/
Manic Depression Records: http://www.manicdepressionrecords.com/
(Lorenzo Nobili)
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HENRIK
NORDVARGR BJÖRKK / MARGAUX RENAUDIN
Anima Nostra
CD (Cold Spring)
Nuovo interessante capitolo dell'estesa discografia del poliedrico
Henrik Nordvargr Björkk, noto per il suo seminale gruppo MZ.412,
nonché Toroidh, Pouppée Fabrik e Hydra Head 9, solo per citare
i principali. Questa volta l'album vede la collaborazione di
Margaux Renaudin sia per la parte grafica che in alcuni interventi
vocali in alternativa al newyorkese, ma egiziano di origine,
Nader Sadek, famoso per le sue creazioni che hanno infestato
le scenografie di Mayhem e Sunn O))). Con questa uscita Nordvargr
vuole portare la sua musica su un nuovo livello, in cui convergono
i contributi grafici di Margaux come guida all'ascolto e le
ambientazioni occulte e rituali, amplificate a dismisura dalle
registrazioni nella piramide di Sneferu a Il Cairo che probabilmente
sono state possibili grazie all'aiuto di Nader. Le sonorità
ricordano da vicino gli Mz.412 di Domine Rex Inferum, in cui
la parte più atmosferica e sulfurea del progetto svedese viene
fuori assumendo però una connotazione meno maligna e più esoterica,
sulla scia dei lavori degli Herbst9, in cui emergono qua e là
percussioni e ritmiche tribali. L'aria che si respira è davvero
particolare, le straordinarie capacità di Björkk si mettono
a disposizione di culti ancestrali e gli schemi alchemici tracciati
da Margaux sembrano far riemergere arcane forze dalle profondità
della terra.
Sito web: http://www.nordvargr.com
(M/B'06) |
ANDREA
RICCI
Mainarde
Tape (Dromoscope Ed.)
Terzo capitolo della ‘Antidigital Series’ curata dalla berlinese
Dromoscope e dedicata ai quattro archetipi
Terra, Acqua, Aria e Fuoco, il nastro di Andrea Ricci va ad
esplorare l’elemento Aria, traendo forte ispirazione dai magnifici
luoghi natii dell’autore. Le Mainarde sono infatti le catene
montuose situate tra Lazio, Abruzzo e Molise, e non vi è dubbio
che gli scenari di selvaggia natura incontaminata di questi
luoghi abbiano influenzato non poco Andrea nella stesura delle
cinque tracce della tape. ‘Landscapes’ che divengono ‘Soundcsapes’,
potremmo sintetizzare: gli spazi aperti e solitari ove la natura
regna ancora sovrana si trasformano in figure sonore di taglio
prettamente ambientale, figlie di processi analogici ma anche
rielaborazione digitale di multiple fonti sonore e field-recordings.
L’impressione finale dopo l’ascolto dell’intera ‘Side A’ (il
contenuto si riascolta identico sulla B) é quella di un’opera
decisamente e volutamente improntata al minimalismo ed alla
ciclicità, forse in sintonia con lo stesso ripetersi degli elementi
naturali - come l’Aria – cui l’intero progetto della ‘Antidigital
Series’ è dedicato. Analogamente alle altre uscite della serie,
‘Mainarde’ esce in edizione numerata in cento copie, e cesella
un nuovo tassello in questo interessante percorso di ricerca
curato per Dromoscope da Daniele De Santis (in arte Grun, autore
della cassetta ‘Supervegetale’ dedicata all’elemento Terra),
un progetto mirante a ritrovare ed analizzare l’essenza più
pura del suono ed i suoi stretti legami con la natura, rimettendo
al centro dell’attenzione il formato analogico per eccellenza.
Info: https://dromoscope.bandcamp.com/album/mainarde
(Oflorenz) |
VITREA
Debris
EP Download (Autoproduzione)
Torna
finalmente a farsi sentire, dopo due anni dall'uscita del
primo ottimo full-length "Songs Of Glass", il progetto udinese
dei Vitrea, precedentemente un trio ridotto adesso ad un duo
composto da Livio Caenazzo e Mattia Romano. Il ritorno in
studio vede l'uscita di questo EP nel
maggio di quest'anno, che funziona come un omaggio dell'underground
elettronico italiano alla formazione friulana, componendosi
infatti di quattro remix dei pezzi contenuti nel precedente
"Songs Of Glass" da parte di altrettante realtà della scena
assieme a due inediti a nome Vitrea. Il lavoro non mette solo
così in luce una scena elettronica brulicante e vitale nel
sottosuolo musicale italico, ma anche un affetto reciproco
nei confronti di una formazione davvero valida della nostra
Penisola. I lavori inediti dei Vitrea rispondono al nome di
"Debris", title track che introduce il lavoro tra incedere
trip-hop ed esplosioni synthetiche assieme alla splendida
voce di Silvia di Natale (Cameramia), e "Fireflies", dalle
sonorità electro-industrial su profondi abissi pulsanti ed
attente melodie di synth. Ulteriore contributo del duo udinese
è la cover del grande classico dei Tears For Fears "Shout",
qui riproposta in un cupo ed opprimente incedere colloidale.
A remixare invece pezzi dell'album precedente sono realtà
quali Moreno Padoan (Artcore Machine; Otur Boyd), alle prese
con una rielaborazione di "SPM" che vede la scorrevolezza
delle lyrics ostacolata da spruzzi elettronici e costruzioni
noise taglienti ed effimere, mantenendo anche un'energia electro
oscura e sostenuta; Linguaggio Macchina, che ripropone un
pezzo come "Antiheroes" in una nuova veste IDM cervellotica
e dilatata, quasi un riempitivo vista la breve durata; hi.mo,
che ritorna su architetture IDM impiantate su bagliori elettronici
incalzanti e spasmodici sperimentalismi di sottofondo tra
voci eteree e ridondanti nel suo remix di "Venere" ed infine
Candida Kandiskij e la sua reinterpretazione di "Walls Of
Glass", lunga traccia fatta di aneliti elettronici ben presto
sormontati da stridii chitarristici catalizzati infine su
possenti pulsazioni e vertigini trance, lasciando anche parlare
per qualche istante il piano che era protagonista della traccia
originale. Un tributo di qualità dalle sfaccettature variegate
per salutare una tra le più interessanti realtà electro-industrial
su suolo italico degli ultimi anni, tra un piccolo assaggio
del loro oramai collaudato potenziale in attesa di altri lavori
futuri, nonché uno sguardo obbligatorio all'abilità e versatilità
degli altri progetti partecipanti. Sito Web:
Sito Ufficiale: http://www.vitrea.org/
Facebook: www.facebook.com/vitreaband
(Lorenzo Nobili)
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WORDS
AND ACTIONS
All the toy all the pain
CD
(Detriti Records)
Secondo CD, limitato a 100 copie, per il progetto alessandrino,
ora stanziatosi a Berlino. Il progetto, nato come duo, ora
ha vita solo grazie a Davide Lace. "All the toy all the pain"
contiene nove tracce che si ispirano molto al sound dei primi
DAF.
L'album è intriso di atmosfere tipiche della Berlino dei primi
anni '80 .
Il basso elettronico ipnotico e la voce monocorde sono i protagonisti
principali che fanno da collante all'intero album.
Tra i brani che mi colpiscono di più c'è "I'm a listener"
che si allontana dalle sonorità tipiche dei DAF e si rivolge
ad atmosfere più minimal wave oriented. Interessanti anche
"W in the War" dalla classica atmosfera alla DAF e il brano
che dá il titolo all'album, "All the toy all the pain" dove
si nota un buon mix tra sound elettronico anni '80 e quello
più attuale.
Questo album é perfetto sia per gli amanti della minimal wave
che per i fans dei DAF.
Sito web: http://www.words-and-actions.com/
(Nikita)
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THE
RITA/SUCTION MELENA
Roman Facesitting
Tape (Lake Shark Harsh Noise/Custom Body Records)
Cosa può nascere quando due pesi massimi della power-electronics
italiana e dell’harsh noise canadese (e mondiale) uniscono le
forze?! Qualcosa di radicalmente estremo, proprio come questa
C40 a tiratura limitata avvolta in calza di nylon nero, sulla
cui cover una suora occhieggia ammiccante, apparentemente in
procinto di prodigarsi nella feticistica pratica suggerita dal
titolo. Due le tracce, il lato A appannaggio di Sam McKinley
con i venti minuti di ‘Facesitting’, il B tutto per Suction
Melena (per chi non lo sapesse, pseudonimo di Giovanni Mori,
Le Cose Bianche) con ‘Facesitting II’. La ricetta musicale?
Estrema anch’essa, non avevamo dubbi. Ma non alla maniera di
LCB, nessun assalto power-elettronics insomma, piuttosto due
tracce ‘speculari’ e di simile durata di puro harsh-noise alla
maniera di The Rita, per l’occasione registrato quasi ‘in punta
di piedi’, su bassi volumi e frequenze pseudo-ambient. Che il
recording sia legato a doppio filo con il titolo del nastro…?
Lasciatevi guidare dall’immaginazione, l’unica certezza é che
se siete amanti dello stile di label quali ad esempio la nostra
Signora Ward, abbiamo per le mani una nuova uscita da veri fetish-collectors
ed appassionati di quello che ormai si è guadagnato l’appellativo
di Nylon-Harshnoise!
Info: https://soundcloud.com/le-cose-bianche
https://bakurita.blogspot.com
(Oflorenz) |
URNA
Dead Deer Dream
Tape (III Arms)
Il
partenopeo Gianluca Martucci è sinonimo, sin dalla fine degli
anni ‘90, di inventiva e qualità in ambito di musica (dark)ambient
ed ambient/rituale in Italia, con una serie di produzioni
su supporto analogico come digitale sempre di ottimo livello.
La ‘III Arms’ ci propone questa sua ultima fatica su nastro,
il cui titolo nonché il testo presente all’interno della cover
racchiudono l’essenza vera dell’intero lavoro. Mi è capitato
in passato di trovarmi immerso nella natura selvaggia delle
nostre montagne, sulla riva di un lago alpino o di uno stagno
immerso nei boschi. Gettando una pietra a pelo d’acqua, si
formano curve increspature che paiono infinite, e non di rado
mi son perso ad osservarle liberando la mente da ogni pensiero.
I trenta minuti di ‘Dead deer dream’ (‘Il sogno del cervo
defunto’) sembrano trasporre in musica quelle ipnotiche onde
sull’acqua, catturando la mente in un magnifico labirinto
da cui non si vorrebbe più uscire. “The deer sleeps and dreams,
he is as good as dead, set on a low tree, yet his blood flows…he
is one, he is everything, the deer sleeps and dreams”. L’immagine
dell’animale che compie l’inevitabile viaggio di ritorno verso
la Madre Terra non é macabro scenario di morte, bensì metafora
dell’eterna ciclicità della natura, con i dilatati soundscapes
dell’unica traccia di trenta minuti che ne divengono ideale
colonna sonora. Citando le stesse parole dell’autore, ‘Dead
deer dream’ é una “riflessione sull’eternità, e sul misticismo
della natura”. Il tutto, mi sentirei di aggiungere, declinato
sotto forma di suoni ed immagini (quelle che la parabola del
cervo ci suggeriscono) di rara bellezza. Insieme al compianto
Oöphoi, per il sottoscritto tra i migliori progetti del genere
da sempre, in Italia e non solo.
Info: http://urna1998.blogspot.it
(Oflorenz)
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MY
MANNEQUIN
As daylight deceives
CD (autoprodotto)
Esordisce questa band goth rock triestina con un ep di cinque
brani per circa venti minuti di musica, completamente autoprodotto,
dalla musica alla produzione alla pregevole veste grafica curata
dalla tastierista Eleonora Biondi. Fondati nel 2012 dal bassista
Michele Gorini e dal chitarrista Lorenzo Saija, i My Mannequin
si sono poi completati con l'inserimento di Eleonora e del cantante
Gjorgji Bufli (ex Der Himmel über Berlin). Le poche tracce danno
un'idea chiara della direzione intrapresa dal gruppo, sulla
scia di gruppi come 69 Eye, ma anche Paradise Lost e gli stessi
Der Himmel über Berlin, senza voler andare troppo lontano, sia
pur con toni meno tetri. Nonostante sia un esordio e per giunta
autoprodotto, è un lavoro eccellente e professionale dal punto
di vista della realizzazione e della registrazione, dal sapore
fresco e talvolta ingenuo, ma che porta con sé le precedenti
esperienze dei singoli elementi. La chitarra a guidare le cavalcate
rock, quasi metal dei brani, e ad intrecciarsi con tastiere
gelide ed ariose: c'è molto di già sentito, anche se mescolato
in maniera inusuale, traendo spunti da generi diversi. Non si
può definire un album innovativo, tuttavia è sicuramente un
ottimo prodotto che una band con questo potenziale potrà senz'altro
sviluppare.
Sito web: https://www.facebook.com/mymannequinband
(M/B'06) |
LAXATIVE
SOULS / EVITAXAL
Riven nights
Tape (Luce Sia)
Nel suo percorso di recupero e se vogliamo di sacrosanto mecenatismo
nei confronti principalmente degli act e delle uscite italiane
storiche o più promettenti, Luce Sia prosegue il suo già glorioso
percorso passando per uno dei progetti più importanti della
scena italiana associato al nome di Maurizio Bianchi in quanto
pioniere insieme a lui della scena industrial/noise
italiana e mondiale, ossia Laxative Souls. A voler esser precisi
l'uscita in questione vede in realtà la coesistenza con l'altro
progetto di Roberto Marinelli, Evitaxal, orientato su lidi
più minimal/drone sulla scia di La Monte Young. Due cassette
quindi, la prima ad appannaggio di Laxative Souls contiene
sul lato A tracce del periodo 1980-84, in parte inedite, in
parte remixate, tra cui la storica "Niccolai (con angoscia
addizionale)", ossia la registrazione della telefonata che
le Brigate Rosse fecero a Tritto, assistente di Aldo Moro,
indicando l'ubicazione del cadavere, contaminata da raggelanti
frequenze. Il lato B è invece costituito da materiale registrato
tra il 2012 ed il 2016, ma contiene anche incisioni degli
anni '80, nel caso del quarto pezzo "Greatest tips". Evitaxal
di fatto non ha mai visto uscite ufficiali se non in tempi
recentissimi, la prima volta con Giovanni Mori (Le Cose Bianche)
nel 2013, tuttavia materiale coevo agli esordi di Laxative
Souls esiste e viene qui proposto con la traccia "In the midst"
del 1984/5, mentre il resto è materiale appartenente al lasso
di tempo 2014-16. Il rumorismo di "Souls in purgatory" apre
le danze per i Laxative, portando l'ascoltare in un passato
alienato fatto di officine e macchinari, che viene sublimato
nel successivo splendido pezzo death industrial "Passion,
pulsion, boredom"; seguono brani atmosferici e meditativi,
più spostati sul versante noise che ricordano i primi e più
radicali Nurse With Wound, interrotti da "Greetings to your
tweeters", in cui un incipit di pianoforte viene stroncato
da un feroce assalto sonoro, per poi proseguire nelle tracce
conclusive. La cassetta di Evitaxal ha invece un tono decisamente
più arioso, variegato ed atmosferico, talvolta marziale, senza
mai lesinare un tocco marcato di ironia, come in "Chant d'amour
des deux Shoggoths", trovando talvolta punti d'incontro con
la proposta musicale dei Laxative. Questa doppia uscita non
fa altro che ricordare a tutti ancora una volta quanto la
scena industrial italiana sia stata e sia ancora grande, sfornando
talenti e avanguardie eccellenti che ritrovan o uditorio e
visibilità grazie al fondamentale lavoro di Luce Sia.
Sito web: https://it.wikipedia.org/wiki/Laxative_Souls
(M/B'06)
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BOSQUES
DE MI MENTE
… De los valles y las montañas
Download (Fluttery Records)
Arriva all'ottavo episodio il progetto nato nel 2007 dello spagnolo
Ignacio Nieto Carvajal che, armato di laptop e pianoforte, celebra
con le sue note il periodo più felice della sua vita ossia quello
dell'infanzia.
La caratteristica delle sue composizioni e della sua discografia
in generale è la forte improvvisazione legata l'ispirazione
del momento compositivo che rende i suoi lavori prodotti non
così elaborati, ma molto intensi dal punto di vista emotivo,
come i precedenti "Inocencia" e "Nueve Días De Invierno". Il
genere trattato si muove a cavallo di modern classical ed ambient,
con l'elettronica sfruttata esclusivamente a supporto del pianoforte
ad ottenere pezzi di musica da camera con alcuni inserimenti
di campionamenti di voci e discorsi.
L'album fluisce come un pezzo unico dove di fatto non ci sono
silenzi di separazione dei singoli brani, e porta l'ascoltatore
in un'isola di pace e meditazione per ritrovare sé stesso ed
i suoi sogni.
Sito web: http://bosquesdemimente.es
(M/B'06) |
THIS
GREY HATES THE SUN
This Grey Hates The Sun
CD (Finalmuzik)
“This Grey Hates the Sun” é il progetto personale del meneghino
Giordano Rivolta, esordiente proprio per Finalmuzik nel 2014
grazie ad un un EP in condivisione con gli alessandrini Corpoparassita,
uscito nell’ambito della serie dei ‘CD Singles Club’ curata
dalla label friulana. Custodito in un digipak dall’ iconografia
minimale ma di grande impatto ad opera di Deison, che rimanda
tanto ai corrieri cosmici anni ’70 (‘Zeit’ dei tangerine Dream!)
quanto alle produzioni di marca Loki, questo primo full-lenght
di TGHTS ci immerge sin dai primi minuti della lunghissima
‘In’ in un vero e proprio ‘black hole’ di immani proporzioni,
senza peraltro limitarsi a mettere in campo i soli elementi
che stanno alla base del verbo dark-ambient, ma alzando il
livello delle ostilità (‘Broken’) con ruvidi drones di marca
industriale ed incursioni rumoriste (‘From’) che trasmettono
un forte senso di estraniazione. Le oniriche fluttuazioni
dei tredici minuti di ‘Moments & Directions’ sembrano farci
intravedere un po’ di luce in fondo al tunnel, quasi ad immaginare
una flebile speranza di successo nella lotta del sole contro
minacciose, oscure galassie. Undici in totale i capitoli di
questa nerissima saga cosmica, tra i quali la bonus ‘With
Other Eyes’ che va a riproporre il brano già incluso nello
split con Corpoparassita di cui si accennava. Soundscapes
per una (speranza di) vita su di un nuovo pianeta ancora da
colonizzare.
Info: http://thisgreyhatesthesun.altervista.org
(Oflorenz)
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MADEMOISELLE
BISTOURI
Cannula
CD (Fat Noise Records)
Il progetto di Claudio Frassine ritorna con una nuova uscita
su cdr, la terza quest'anno, che uscirà per la canadese Fat
Noise Records. Come nella migliore tradizione power electronics,
genere in cui l'Italia ha ritrovato il fulgore che fu proprio
dell'epoca di Vivaldi, Donizetti, Rossini e Verdi, in cui erano
gli artisti della nostra terra a dettare i canoni musicali a
prua dell'avanguardia, Claudio isola un pezzo della sua vita,
rielabora i suoi lutti ed i suoi malesseri e li trasforma in
forme d'onda e frequenze altrettanto dolorose. E così le cannule
e gli aghi, immancabili surrogati dell'estrema unzione nello
spazio visivo di molte persone nei loro ultimi istanti di vita,
assurgono al ruolo di protagonisti assoluti, suffragati da quattro
spietate tracce, denominate con le prime lettere dell'alfabeto.
Rasoiate che portano in seno reminiscenze dei Genocide Organ
di Klaus Barbie accolgono l'ascoltatore nella prima traccia,
il brano "B" eleva veri e propri muri sonori man mano che si
prosegue nell'ascolto introducendo la lunghissima "C", che sublima
la totale alienazione pagando pegno al noise giapponese di matrice
"merzbowiana", per chiudere se possibile con ancor maggiore
violenza nella conclusiva "D". Non è chi muore che soffre, ma
chi resta, e del suo dolore si occuperà l'infermiera Mademoiselle
Bistouri.
Sito web: https://www.facebook.com/profile.php?id=100011506266041
(M/B'06) |
LE
COSE BIANCHE
L’Ultimo Canto della Pornografia
LP + Tape (Old Europa Café)
Probabilmente uno dei lavori maggiormente autobiografici di
Giovanni Mori, “L’Ultimo Canto” chiude idealmente
la trilogia di LCB sulla pornografia, con un ‘package’ a tiratura
limitatissima (solo cinquanta copie) curato da Old Europa Café
con gusto decisamente retrò, come già per il precedente grandioso
progetto ‘Cronaca Nera’. Vinile dalla cover assolutamente feticista,
cassetta avvolta in una garza, set per sutura ago curvo e filo,
inserti in bianco e nero dal sapore ‘do it yourself’: é quanto
avrete se diverrete tra i cinquanta fortunati possessori di
questo epitaffio scritto e cantato con disperazione e rabbia
da Giovanni Mori, sostenuto efficacemente ai noise-drones da
Paolo ‘SRS’ Bandera. Diversamente dalla passata produzione di
LCB di marca ‘power-electronics’, qui ad assumere un ruolo di
primo piano sono i testi, accompagnati ma mai sopraffatti dal
tappeto rumoristico accennato da Bandera; testi che narrano
storie di vita vissuta, a volte crude, tra sesso e solitudine,
spesso ambientate all’interno di scenari urbani di desolato
abbandono. Questo disco avrà un significato speciale per chi
abbia assistito al Congresso Industriale bolognese del 31 ottobre
2015, nel quale LCB eseguì dal vivo una vasta parte del materiale,
a partire dalla traccia terminale del vinile ‘Come se la Pornografia
non fosse mai esistita’ tratta proprio dal live bolognese, in
compagnia di Bandera e Andrea Chiaravalli (Iugula-Thor). ‘L’ultimo
canto della Pornografia’ riecheggia tra le mura desolate dell’estrema
periferia romana, e non credo di esser l’unico a sperare – in
fondo – che non sia davvero l’ultimo. Perché se così fosse,
ci sentiremmo tutti un po’ più soli.
Info: https://soundcloud.com/le-cose-bianche
(Oflorenz) |
DEISON
/ CANDOR CHASMA
Antimatter circles
CD (Show Me Your Wounds)
Cristiano Deison, Simone Balestrazzi e Corrado Altieri si riuniscono
in occasione di questa collaborazione all'insegna dell'industrial/drone.
Tutti e tre sono personaggi storici della scena industriale
italiana, il primo appunto col suo progetto omonimo che ha visto
la luce oltre vent'anni fa, Balestrazzi noto come co-fondatore
di numerosi gruppi come TAC, Kino Glaz, Deep Engine e Dream
Weapon Ritual e membro di act importanti come i Kirlian Camera
negli anni '90 e dei recenti New Processean Order, Altieri con
i suoi Uncodified. Uscito in confezione cartonata limitata a
299 copie, questo lavoro si snoda su cinque tracce, quattro
delle quali sono lunghe suite superiori ai 12 minuti con quella
centrale che funge sostanzialmente da spartiacque delle due
parti del disco: incentrato su temi legati alle frange più estreme
della scienza e della fisica, l'album richiama i primi seminali
lavori di Massimo Magrini coi suoi Bad Sector, con però una
connotazione più legata alle stratificazioni ed ai loop sonori
conditi con bordate di frequenze killer che danno sensazioni
contrastanti di pace e dolore allo stesso tempo. Un viaggio
ai confini dell'universo conosciuto a base di glitch/drone.
Sito web: http://www.deison.net;
http://www.neurohabitat.it/NeuroHabitat/Simon_Balestrazzi_homepage.html;
https://www.facebook.com/corrado.altieri;
(M/B'06) |
DEATH
OF A DRYAD
Blight
CD Ep (Dark Faery Records)
Duo francese di matrice neo-folk medioevale dal background fortemente
radicato nel death metal, il giovane progetto di Nogh e Carol
esordisce nel 2014 con l’omonimo disco licenziato – come ‘Blight’
– dalla Dark Faery in collaborazione con la label di settore
parigina Seventh Crow. Abili nel fondere strumenti antichi come
salterio ed hurdy gurdy con moderne tessiture di matrice metal,
DD pennellano sinfonie apocalittiche ispirandosi inevitabilmente
a maestri del genere come Ordo Rosario Equilibrio (sul versante
folk) piuttosto che Theatre of Tragedy o Summoning (per la parte
di derivazione metal). Arduo formulare un giudizio esaustivo
basandosi su di un EP che propone ben due cover su un totale
di tre brani, certamente rimarchiamo il coraggio della coppia
transalpina nel riproporre in maniera assolutamente originale
brani storici così lontani tra loro come ‘Dead Souls’ dei Joy
Division ed il traditional ‘Scarborough Fair’ portato alla ribalta
dal famoso duo Simon & Garfunkel. Superato lo stupore di ascoltare
questi intramontabili in chiave ‘doom-symphonic’, non ci resta
che farci catturare dai nove minuti di ‘Melancholy were the
sounds on a winter night’, che dopo un atmosferico avvio tra
pianoforte, recitazione e sottile rumorismo elettronico, si
dilata in quelle ampie volute chitarristiche che sono marchio
di fabbrica del duo transalpino. Sinfonie arcane del XXI secolo.
(Oflorenz) |
SUTCLIFFE
JÜGEND -
Offal
CD (Cold Spring)
Nuovo
lavoro per uno dei gruppi storici e fondamentali della scuola
industrial/power electronics inglese.
Per i pochi che ancora non li conoscessero e per i neofiti,
i Sutcliffe Jügend sono nati negli anni 80 come il progetto
parallelo di Kevin Tomkins e di Paul Taylor, il primo già
attivo coi Whitehouse, band precorritrice della frangia più
estrema del genere. Questa uscita è contemporanea ad altre
due in questo inizio d'anno, "Masks" e "The muse", tutte e
tre declinate su lidi più sperimentali ed atmosferici rispetto
agli esordi, in varie gradazioni di cui sicuramente "Offal"
costituisce la più indigesta ed abrasiva. Quello che distingue
il duo britannico rispetto alla maggioranza dei progetti in
questo ambito, è la loro spinta evolutiva verso nuovi suoni
ed approcci senza però mai snaturare il loro stile senza compromessi
unito ad una forza dirompente trasmessa dalle folli performance
vocali di Tomkins. E così, pur rimanendo ancorati a questi
schemi, le quattro tracce di Offal rappresentano una significativa
evoluzione rispetto ai precedenti lavori: infatti l'eccellente
produzione sonora, apparentemente antitetica all'intento brutale
della power electronics tradizionale, esalta invece la forza
delle incursioni sonore di Taylor fortemente basate sulle
chitarre e sull'immancabile sintetizzatore. Dalla opener fatta
di chitarre distorte che si intrecciano con suoni di organo,
si passa all'incedere più smaccatamente death industrial di
"Howl", dove i SJ danno il meglio di loro. "Slice" ha un ritmo
più spedito, fatto di suoni distorti ed alienanti, esaltati
dalla voce di Tomkins ; da qui riparte "Crawl", che però sorprende
con una break di gelido dark ambient nei minuti finali.
Sito web: http://unlabel.net/betweensilences.htm
(M/B'06)
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HgM
/ ECOUTE LA MERDE
Split
Tape (Underground Pollution Records)
Autore in questi ultimi due anni di una serie di uscite a proprio
nome o in collaborazione con progetti anche internazionali di
area noise e power-electronics (Thysanura, L_Arsenne), HgM propone
questo nuovo split in condivisione con Ecoute la Merde in edizione
su nastro limitata a sole trenta copie, sotto l’egida della
independent label francese di settore ‘Underground Pollution’.
Dietro Ecoute la Merde si cela proprio il boss della label transalpina,
Vivian Grezzini,
attivissimo da almeno una decade sotto vari pseudonimi fondamentalmente
nell’ambito harsh-noise ed affini. Due le tracce, con il primo
lato appannaggio del sabaudo HgM (il moniker sta per (H)organismo
Gravemente Malato) che dedica la sua ‘Direct Current Plasma’
alle sette vittime del tragico incendio svilupppatosi proprio
qui a Torino nella notte del 5 dicembre 2007 presso una linea
dello stabilimento ThyssenKrupp. ‘Direct Current Plasma’ dimostra
quanto la materia elettronica nella sua veste più oltranzista
si realizzi appieno qualora legata ad un concept specifico;
in questo caso si tratta di una tragica vicenda di cronaca,
dove sette ragazzi furono investiti da un’ondata di fuoco mentre
facevano, come ogni notte, il loro dovere. Lo sciabordio delle
fiamme, le vampate di calore letale rivivono sotto forma di
suono nei quaranta minuti del brano targato HgM, aprendo l’immaginazione
di chi ascolta a bagliori industriali di altiforni che diventano
strumento di morte e veicolo di immenso dolore. Una lunga ed
unica traccia di canonico harsh-noise occupa il lato B con la
devastante ‘???E????’, ove Grezzini é apparentemente ispirato
dalla misconosciuta cittadina russa di Kotelnich. Fedele al
marchio di fabbrica di Ecoute la Merde, ‘???E????’ incorpora
con perizia i classici stilemi del vocabolario ‘noise’ per eccellenza
(in questo caso definito dallo stesso Vivian ‘Anti-psychiatric
harshnoise’!), in cui peraltro il progetto transalpino e la
sua label ‘Underground Pollution’ eccellono da almeno due lustri.
HgM ed Ecoute la Merde: ‘Amitiée Italo-Française’ all’insegna
dell’oltranzismo sonoro!
Info: http://undergroundpollution.e-monsite.com/
(Oflorenz) |
HTTP404
Be Serial
CDr Ep (Autoprod.)
Quartetto
meneghino che muove i primi passi nell’estate del 2000 fondamentalmente
sotto forma di cover-band, http 404 col tempo ha modellato
una sua personale ‘fisionomia’, componendo musica propria
spesso connotata ed impreziosita dai testi della singer Monica,
ispirati occasionalmente alla letteratura del passato.
Il mini cdr promozionale che abbiamo tra le mani propone quattro
brani del loro repertorio, con il cantato che spazia tra ben
tre lingue (francese, inglese ed italiano) ed un imprinting
di natura dark-wave che si rende particolarmente caratteristico
ed apprezzabile nella criptica ‘Dietro le quinte’, unico brano
cantato in italiano.
Trascinante quanto basta anche ‘Crazy horse’, dal basso pulsante
tipicamente post-punk e brano che più di ogni altro – con
i suoi echi alla Sisters of Mercy - tradisce l’amore del gruppo
per il migliore dark sound d’antan. Non ci resta che attendere
http 404 alla prova del full-lenght, ma ‘Be Serial’ già anticipa
alcuni buoni spunti, condensati in particolar modo nell’episodio
in madrelingua ove la personalità della band emerge con maggior
forza e determinazione.
Seguiteli su: https://www.reverbnation.com/http404
(Oflorenz)
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OP3
Hope
Download (Fluttery Records)
Debuttano
i greci Omega Project 3 con la loro mescolanza di musique
concrète ed elettronica di ampio respiro, fatta di atmosfere
idilliache e velatamente malinconiche, ma anche inquietanti.
Basato su una storia scritta da Dimitris Mitropapas, "Hope"
parla del risveglio di una ragazza, Melanie, in un ipotetico
mondo futurista da cui cercherà di fuggire, ma in cui proverà
anche a trovare le ragioni ed il modo in cui vi è giunta.
Il tocco delicato del pianoforte fa da base trainante su cui
poggiano violino e violoncello, completati da elementi sonori
atipici e rarefatti contributi vocali che conferiscono tonalità
davvero uniche a questo lavoro.
Sito web: https://www.facebook.com/Op3thiangr
(M/B'06)
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