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FAITH AND THE MUSE
Where the Land Meets the Sea
2 CD (Dance Macabre)

Sperando in una reunion della stupenda band americana, esce questa doppia compilation che percorre i 20 anni e più di carriera del progetto di William Faith e Monica Richards.
Il doppio album è diviso in due parti: "The Sea" e "The Land".
"The Sea" comprende i 15 brani più ethereal e d'"atmosfera" del progetto americano. Si parte con la meravigliosa "Elyria", un inno ancestrale ma anche preludio di della scelta dei seguenti brani di questo doppio CD. Infatti oltre alla bellissima "Cantus" troviamo anche "Shattered In Aspect", "Arianrhod", "Patiente Worth", "She waits by the well" che ben sottolineano il lato sognante dei Faith and The Muse.
"The Land" invece si occupa del lato gothic rock e dark wave dei Faith and the Muse. Anche questo CD contiene 15 tracce tra le quali "Annwyn, Beneath The Waves", "Battle Hymn" e la mia preferita "The Silver Circle" che con "Scars Flown Proud" spesso metto nei miei djset.
Degne di nota anche "The hand of man", "Sredni Vashtar", "Rattle Hymn". Il booklet contiene ben 16 pagine.
Consiglio vivamente questa compilation perché ben riassume il meglio della band americana. Assolutamente imperdibile per gli amanti della dark wave e dei Fatith and the Muse!
Siti web:
http://www.mercyground.com/

http://dansemacabre.de/
(Nikita)

DER BLUTHARSCH AND THE INFINITE CHURCH OF THE LEADING HAND
Joyride
CD (WKN)

La cover di ‘Joyride’ pare quasi auto-ironizzare sul percorso artistico della poliedrica banda del buon Albin Julius, con il gruppo ritratto nelle tradizionali divise militari ma sotto forma di lisergico e coloratissimo fumetto dalla desertica ambientazione in stile molto ‘stoner’. Ebbene sí, dopo aver rilanciato in pompa magna il neo folk più marziale e guerresco con una serie di uscite (molte delle quali divenute veri classici del genere) concentrate nei tre lustri compresi tra il 1995 ed il 2010, Der Blutharsch ha vissuto una progressiva quanto rapida evoluzione estetico-musicale che l’ha condotto verso magmatici territori di hard-psichedelia fortemente influenzati dal krautrock dei seventies, il tutto condito con una spolverata di più moderno stoner-rock piuttosto guitar-oriented. Il fu Der Blutharsch, ora lungocrinito ed in fantasmagoriche camicie ‘beatnik’, si è calato egregiamente nel ruolo di nuovo folletto psichedelico, tant’è che la nutrita serie di episodi inaugurati con ‘The Story About The Digging Of The Hole And The Hearing Of The Sounds From Hell’ nel 2011 non ha affatto deluso i fans dell’ultima ora, lasciando talvolta sconcertati coloro che l’avevano invece seguito sin dai primi passi dell’esordio omonimo e di ‘Der Sieg Des Lichtes Ist Des Lebens Heil!’. Ma facciamocene una ragione, oggi il trio viennese ha appeso per sempre le croci di ferro al chiodo, diventando ‘Der Blutharsch and the Infinite Church of The Leading Hand’, e ‘Joyride’ è la sua nona fatica (undicesima nel momento in cui scriviamo) tra album di studio e live. Per chi si sente in grado di superare il legittimo spiazzamento del grande cambiamento, le ben venti tracce del disco si riveleranno un monolitico trip tra dune polverose e sciamaniche visioni, manna psichica per chi nel proprio scaffale custodisce alla B qualche titolo di Blue Cheer, e magari alla H un ciuffo di vinili degli Hawkwind. Il disco esce come da tradizione per la label proprietaria di Albin WKN, e propone tre differenti versioni: CD, vinile nero e vinile blu. Enjoy the ride!
Info: Info: http://derblutharsch.bandcamp.com
(Oflorenz)

SIMON BALESTRAZZI
Ghost Systems
CD (Azoth)

Instancabile guerrigliero sonico, il nostro Simon Balestrazzi prosegue la personale ricerca sotto l’egida della label proprietaria Azoth, che aveva esordito nel 2015 con il valido concept ‘Asymmetric Warfare’, da noi trattato sulla pagine di RS. Il secondo capitolo della Azoth si manifesta ancora una volta sotto forma di concept, questa volta un vero e proprio tributo all’opera ‘Four Systems’ del compositore americano Earle Brown, classe 1926 e non più tra noi dal 2002. Compositore sperimentale entrato molto presto nella cerchia della ‘crème’ dell’avanguardia mondiale (John Cage e Pierre Boulez tra i suoi più stretti collaboratori), fautore di un approccio alla scrittura musicale di natura ‘aleatoria’ (la cosiddetta ‘indeterminacy’), si distinse per una nutrita serie di opere sin dal 1962, anno dell’esordio insieme a Morton Feldman. Della discografia di Brown, proprio ‘Four Systems’ fu l’opera che ebbe una forte influenza su un giovane Balestrazzi, che a distanza di anni esaudisce il sogno di omaggiare in maniera assolutamente personale questo lavoro ambizioso rivedendone il titolo in ‘Ghost Systems’. Simon divide il suo lavoro in sette distinti capitoli (dei quali un paio superano i dieci minuti di durata ed uno addirittura la ventina) che all’ascolto paiono legati da un continuum di taglio decisamente minimalista, disegnando un lungo movimento sonoro che finisce per avvolgere l’ascoltatore in una ‘tela atmosferica’ sospesa e dal forte pathos ambientale. Si accennava alla ‘indeterminacy’ di Brown: fondamentale a tal proposito proprio il ‘metodo’ utilizzato da Balestrazzi nella composizione dell’opera, che peraltro ha giustificato ben un anno per completare il lavoro. La selezione di alcuni frammenti dell’originale ‘Four Systems’ (tra l’altro tratti da differenti versioni) ed il loro utilizzo in un complesso processing tramite campionatori, equalizzatori e delay con il successivo montaggio assieme a field-recordings prelevati dal proprio archivio personale, ha consentito a Balestrazzi di mettere in campo quel modus operandi di natura propriamente empirica che fa di ‘Ghost Systems’ il tributo per eccellenza alla mente ed all’inventività di Brown. Con ‘Ghost Systems’, Il fondatore di T.A.C. ci evidenzia ancora una volta quell’invisibile filo che lega avanguardia e minimalismo del secolo scorso all’odierna miglior scuola ‘industriale’ dei giorni nostri; in tutto ciò, l’Italia ha sempre giocato un ruolo di prim’ordine, per questo motivo l’attività di label quali la Azoth di Balestrazzi va diffusa e supportata incondizionatamente.
Info: https://soundcloud.com/simon-balestrazzi
(Oflorenz)

TEMPLEZONE
Neosphera
CD (Finalmuzik)

Giorgio Ricci, mastermind di Templezone, non è certo nuovo alla scena elettronica/industriale italiana. Membro tra il 1990 ed il ’96 della formazione dei Templebeat (che incluse anche il Pankow Paolo Favati), attivo nel trio RAN ed in coppia con Corrado Altieri in Monosonik, Ricci sta operando a partire dal 2014 sotto lo pseudonimo di Templezone, e dopo un paio di uscite in forma liquida per le independent-labels Laverna e Xonar esordisce ora su supporto fisico per la premiata Finalmuzik di Gianfranco Santoro. Da sempre vicino ad un approccio di eleborazione del verbo elettronico nelle sue diverse sfaccettature, e spesso in simbiosi con visual-art e contenuti multimediali, Giorgio conferma nelle sette tracce di ‘Neosphera’ la sua attitudine poliedirica ed affatto scontata alla materia; l’attacco di ‘Eismeer’, con gli iniziali ‘micro-suoni’ che si perdono in un allungo ambientale profondo e dilatato, la sequenziale ‘On’, dai beats sincopati riverberanti rumore bianco, ed il crescendo freddo e ‘notturno’ di ‘Ashram’ sono già piena conferma di quanto si diceva, esplorando in una manciata di minuti affascinanti territori sintetici in continua, inarrestabile evoluzione. La terminale ‘Plastic Love’ viene riproposta anche in versione remixata, impreziosita da un cantato effettato che ne amplifica la fredda ed estraniante dimensione. Templezone si muove con destrezza nell’area della migliore IDM, quella – per intenderci – del grande progetto Acces to Arasaka di Rob Lioy. Mi vengono in mente pochi dischi capaci di trasmettere sensazioni di profonda ‘cosmicità’ andando oltre l’usuale materia di taglio prettamente ambientale ma utilizzando (anche) efficacemente l’elemento ritmico: ‘Neosphera’ è uno di questi.
Info: giorgioricci.noise@gmail.com
(Oflorenz)

DATE AT MIDNIGHT
Songs To Fall And Forget
CD (Manic Depression Records)

Già conosciuti dal pubblico italiano ed internazionale, il quartetto darkwave romano dei Date At Midnight torna nel maggio di quest'anno con il suo secondo lavoro sulla lunga distanza, fulgido esempio di una maturità artistica ed espressiva raggiunta in questi otto anni di attività in studio e live in tutta Europa.
Reduci da due lavori in studio consistenti in un omonimo demo d'esordio, composto da una serie di pezzi dalle crude sonorità post punk, darkwave e gothic rock, e da un primo full-length datato 2011, dove si aggiungevano tasselli emozionali fatti di momenti darkwave di matrice italica (viene utilizzata anche la lingua italiana per la prima volta) assieme alla solita carica classica post punk e gothic rock. A cinque anni di distanza da quest'ultimo lavoro, i Date At Midnight tornano in studio, nuovamente sotto l'ala protettrice della francese Manic Depression, con quello che sicuramente è il loro miglior prodotto, un concept incentrato su atmosfere melanconiche ed oscure, dove ad imperare sono le ritmiche incalzanti e le avvolgenti chitarre che tessono trame cristalline e coinvolgenti. Un'emozionalità oscura e pulsante dilaga tra ogni nota della proposta del quartetto, partendo dalle chitarre allungate ed il basso ritmato della intro "Cold Modern World", insinuandosi nell'incalzare post punk di "Beautiful Lie (Let It Die)", tra chitarre taglienti e vocalismi mesmerici, tra le macabre melodie chitarristiche gothic rock di "Black Ashes" o nella sorprendente ballata folk "Running Round", danza acustica imbastita su chitarre luminescenti ed avvolgenti cucite ad arte su percussioni sostenute e profonde vocals davvero efficaci e che vede la collaborazione di Simone Salvatori degli Spiritual Front. Un inno alla forza espressiva della musica oscura, che si dipana strenuamente tra intense e lunghe suite darkwave tenute assieme da una selva di trame chitarristiche e ritmiche chiaroscurali e sentite ("To Fall And Forget"), corrosive esplosioni di riff e voce scaturite da inquiete pennellate di plettro e graffi di basso ("The Virgin Light") o echi ed incalzanti vortici acuti elevati ad ulteriore elemento di fascinazione per più dure proposte post punk ("Last Call"). Un lavoro forte e sentito, che parte da basi classiche per imbastire atmosfere più mesmeriche ed avvolgenti, capaci di coinvolgere ed emozionare chiunque ne entri a contatto. Canzoni per cadere in un vortice melanconico e senza via di scampo, per dimenticare ogni dolore terreno con la forza dell'emozionalità. Sito Web: Sito Ufficiale: http://www.dateatmidnight.com/
Manic Depression Records: http://www.manicdepressionrecords.com/
(Lorenzo Nobili)

HENRIK NORDVARGR BJÖRKK / MARGAUX RENAUDIN
Anima Nostra
CD (Cold Spring)

Nuovo interessante capitolo dell'estesa discografia del poliedrico Henrik Nordvargr Björkk, noto per il suo seminale gruppo MZ.412, nonché Toroidh, Pouppée Fabrik e Hydra Head 9, solo per citare i principali. Questa volta l'album vede la collaborazione di Margaux Renaudin sia per la parte grafica che in alcuni interventi vocali in alternativa al newyorkese, ma egiziano di origine, Nader Sadek, famoso per le sue creazioni che hanno infestato le scenografie di Mayhem e Sunn O))). Con questa uscita Nordvargr vuole portare la sua musica su un nuovo livello, in cui convergono i contributi grafici di Margaux come guida all'ascolto e le ambientazioni occulte e rituali, amplificate a dismisura dalle registrazioni nella piramide di Sneferu a Il Cairo che probabilmente sono state possibili grazie all'aiuto di Nader. Le sonorità ricordano da vicino gli Mz.412 di Domine Rex Inferum, in cui la parte più atmosferica e sulfurea del progetto svedese viene fuori assumendo però una connotazione meno maligna e più esoterica, sulla scia dei lavori degli Herbst9, in cui emergono qua e là percussioni e ritmiche tribali. L'aria che si respira è davvero particolare, le straordinarie capacità di Björkk si mettono a disposizione di culti ancestrali e gli schemi alchemici tracciati da Margaux sembrano far riemergere arcane forze dalle profondità della terra.
Sito web: http://www.nordvargr.com
(M/B'06)
ANDREA RICCI
Mainarde
Tape (Dromoscope Ed.)

Terzo capitolo della ‘Antidigital Series’ curata dalla berlinese Dromoscope e dedicata ai quattro archetipi Terra, Acqua, Aria e Fuoco, il nastro di Andrea Ricci va ad esplorare l’elemento Aria, traendo forte ispirazione dai magnifici luoghi natii dell’autore. Le Mainarde sono infatti le catene montuose situate tra Lazio, Abruzzo e Molise, e non vi è dubbio che gli scenari di selvaggia natura incontaminata di questi luoghi abbiano influenzato non poco Andrea nella stesura delle cinque tracce della tape. ‘Landscapes’ che divengono ‘Soundcsapes’, potremmo sintetizzare: gli spazi aperti e solitari ove la natura regna ancora sovrana si trasformano in figure sonore di taglio prettamente ambientale, figlie di processi analogici ma anche rielaborazione digitale di multiple fonti sonore e field-recordings. L’impressione finale dopo l’ascolto dell’intera ‘Side A’ (il contenuto si riascolta identico sulla B) é quella di un’opera decisamente e volutamente improntata al minimalismo ed alla ciclicità, forse in sintonia con lo stesso ripetersi degli elementi naturali - come l’Aria – cui l’intero progetto della ‘Antidigital Series’ è dedicato. Analogamente alle altre uscite della serie, ‘Mainarde’ esce in edizione numerata in cento copie, e cesella un nuovo tassello in questo interessante percorso di ricerca curato per Dromoscope da Daniele De Santis (in arte Grun, autore della cassetta ‘Supervegetale’ dedicata all’elemento Terra), un progetto mirante a ritrovare ed analizzare l’essenza più pura del suono ed i suoi stretti legami con la natura, rimettendo al centro dell’attenzione il formato analogico per eccellenza.
Info: https://dromoscope.bandcamp.com/album/mainarde
(Oflorenz)

VITREA
Debris
EP Download (Autoproduzione)

Torna finalmente a farsi sentire, dopo due anni dall'uscita del primo ottimo full-length "Songs Of Glass", il progetto udinese dei Vitrea, precedentemente un trio ridotto adesso ad un duo composto da Livio Caenazzo e Mattia Romano. Il ritorno in studio vede l'uscita di questo EP nel maggio di quest'anno, che funziona come un omaggio dell'underground elettronico italiano alla formazione friulana, componendosi infatti di quattro remix dei pezzi contenuti nel precedente "Songs Of Glass" da parte di altrettante realtà della scena assieme a due inediti a nome Vitrea. Il lavoro non mette solo così in luce una scena elettronica brulicante e vitale nel sottosuolo musicale italico, ma anche un affetto reciproco nei confronti di una formazione davvero valida della nostra Penisola. I lavori inediti dei Vitrea rispondono al nome di "Debris", title track che introduce il lavoro tra incedere trip-hop ed esplosioni synthetiche assieme alla splendida voce di Silvia di Natale (Cameramia), e "Fireflies", dalle sonorità electro-industrial su profondi abissi pulsanti ed attente melodie di synth. Ulteriore contributo del duo udinese è la cover del grande classico dei Tears For Fears "Shout", qui riproposta in un cupo ed opprimente incedere colloidale. A remixare invece pezzi dell'album precedente sono realtà quali Moreno Padoan (Artcore Machine; Otur Boyd), alle prese con una rielaborazione di "SPM" che vede la scorrevolezza delle lyrics ostacolata da spruzzi elettronici e costruzioni noise taglienti ed effimere, mantenendo anche un'energia electro oscura e sostenuta; Linguaggio Macchina, che ripropone un pezzo come "Antiheroes" in una nuova veste IDM cervellotica e dilatata, quasi un riempitivo vista la breve durata; hi.mo, che ritorna su architetture IDM impiantate su bagliori elettronici incalzanti e spasmodici sperimentalismi di sottofondo tra voci eteree e ridondanti nel suo remix di "Venere" ed infine Candida Kandiskij e la sua reinterpretazione di "Walls Of Glass", lunga traccia fatta di aneliti elettronici ben presto sormontati da stridii chitarristici catalizzati infine su possenti pulsazioni e vertigini trance, lasciando anche parlare per qualche istante il piano che era protagonista della traccia originale. Un tributo di qualità dalle sfaccettature variegate per salutare una tra le più interessanti realtà electro-industrial su suolo italico degli ultimi anni, tra un piccolo assaggio del loro oramai collaudato potenziale in attesa di altri lavori futuri, nonché uno sguardo obbligatorio all'abilità e versatilità degli altri progetti partecipanti. Sito Web:
Sito Ufficiale: http://www.vitrea.org/
Facebook: www.facebook.com/vitreaband
(Lorenzo Nobili)

WORDS AND ACTIONS
All the toy all the pain
CD (Detriti Records)

Secondo CD, limitato a 100 copie, per il progetto alessandrino, ora stanziatosi a Berlino. Il progetto, nato come duo, ora ha vita solo grazie a Davide Lace. "All the toy all the pain" contiene nove tracce che si ispirano molto al sound dei primi DAF.
L'album è intriso di atmosfere tipiche della Berlino dei primi anni '80 .
Il basso elettronico ipnotico e la voce monocorde sono i protagonisti principali che fanno da collante all'intero album.
Tra i brani che mi colpiscono di più c'è "I'm a listener" che si allontana dalle sonorità tipiche dei DAF e si rivolge ad atmosfere più minimal wave oriented. Interessanti anche "W in the War" dalla classica atmosfera alla DAF e il brano che dá il titolo all'album, "All the toy all the pain" dove si nota un buon mix tra sound elettronico anni '80 e quello più attuale.
Questo album é perfetto sia per gli amanti della minimal wave che per i fans dei DAF.
Sito web: http://www.words-and-actions.com/
(Nikita)

THE RITA/SUCTION MELENA
Roman Facesitting
Tape (Lake Shark Harsh Noise/Custom Body Records)

Cosa può nascere quando due pesi massimi della power-electronics italiana e dell’harsh noise canadese (e mondiale) uniscono le forze?! Qualcosa di radicalmente estremo, proprio come questa C40 a tiratura limitata avvolta in calza di nylon nero, sulla cui cover una suora occhieggia ammiccante, apparentemente in procinto di prodigarsi nella feticistica pratica suggerita dal titolo. Due le tracce, il lato A appannaggio di Sam McKinley con i venti minuti di ‘Facesitting’, il B tutto per Suction Melena (per chi non lo sapesse, pseudonimo di Giovanni Mori, Le Cose Bianche) con ‘Facesitting II’. La ricetta musicale? Estrema anch’essa, non avevamo dubbi. Ma non alla maniera di LCB, nessun assalto power-elettronics insomma, piuttosto due tracce ‘speculari’ e di simile durata di puro harsh-noise alla maniera di The Rita, per l’occasione registrato quasi ‘in punta di piedi’, su bassi volumi e frequenze pseudo-ambient. Che il recording sia legato a doppio filo con il titolo del nastro…? Lasciatevi guidare dall’immaginazione, l’unica certezza é che se siete amanti dello stile di label quali ad esempio la nostra Signora Ward, abbiamo per le mani una nuova uscita da veri fetish-collectors ed appassionati di quello che ormai si è guadagnato l’appellativo di Nylon-Harshnoise!
Info: https://soundcloud.com/le-cose-bianche
https://bakurita.blogspot.com
(Oflorenz)

URNA
Dead Deer Dream
Tape (III Arms)

Il partenopeo Gianluca Martucci è sinonimo, sin dalla fine degli anni ‘90, di inventiva e qualità in ambito di musica (dark)ambient ed ambient/rituale in Italia, con una serie di produzioni su supporto analogico come digitale sempre di ottimo livello. La ‘III Arms’ ci propone questa sua ultima fatica su nastro, il cui titolo nonché il testo presente all’interno della cover racchiudono l’essenza vera dell’intero lavoro. Mi è capitato in passato di trovarmi immerso nella natura selvaggia delle nostre montagne, sulla riva di un lago alpino o di uno stagno immerso nei boschi. Gettando una pietra a pelo d’acqua, si formano curve increspature che paiono infinite, e non di rado mi son perso ad osservarle liberando la mente da ogni pensiero. I trenta minuti di ‘Dead deer dream’ (‘Il sogno del cervo defunto’) sembrano trasporre in musica quelle ipnotiche onde sull’acqua, catturando la mente in un magnifico labirinto da cui non si vorrebbe più uscire. “The deer sleeps and dreams, he is as good as dead, set on a low tree, yet his blood flows…he is one, he is everything, the deer sleeps and dreams”. L’immagine dell’animale che compie l’inevitabile viaggio di ritorno verso la Madre Terra non é macabro scenario di morte, bensì metafora dell’eterna ciclicità della natura, con i dilatati soundscapes dell’unica traccia di trenta minuti che ne divengono ideale colonna sonora. Citando le stesse parole dell’autore, ‘Dead deer dream’ é una “riflessione sull’eternità, e sul misticismo della natura”. Il tutto, mi sentirei di aggiungere, declinato sotto forma di suoni ed immagini (quelle che la parabola del cervo ci suggeriscono) di rara bellezza. Insieme al compianto Oöphoi, per il sottoscritto tra i migliori progetti del genere da sempre, in Italia e non solo.
Info: http://urna1998.blogspot.it
(Oflorenz)

MY MANNEQUIN
As daylight deceives
CD (autoprodotto)

Esordisce questa band goth rock triestina con un ep di cinque brani per circa venti minuti di musica, completamente autoprodotto, dalla musica alla produzione alla pregevole veste grafica curata dalla tastierista Eleonora Biondi. Fondati nel 2012 dal bassista Michele Gorini e dal chitarrista Lorenzo Saija, i My Mannequin si sono poi completati con l'inserimento di Eleonora e del cantante Gjorgji Bufli (ex Der Himmel über Berlin). Le poche tracce danno un'idea chiara della direzione intrapresa dal gruppo, sulla scia di gruppi come 69 Eye, ma anche Paradise Lost e gli stessi Der Himmel über Berlin, senza voler andare troppo lontano, sia pur con toni meno tetri. Nonostante sia un esordio e per giunta autoprodotto, è un lavoro eccellente e professionale dal punto di vista della realizzazione e della registrazione, dal sapore fresco e talvolta ingenuo, ma che porta con sé le precedenti esperienze dei singoli elementi. La chitarra a guidare le cavalcate rock, quasi metal dei brani, e ad intrecciarsi con tastiere gelide ed ariose: c'è molto di già sentito, anche se mescolato in maniera inusuale, traendo spunti da generi diversi. Non si può definire un album innovativo, tuttavia è sicuramente un ottimo prodotto che una band con questo potenziale potrà senz'altro sviluppare.
Sito web: https://www.facebook.com/mymannequinband
(M/B'06)

LAXATIVE SOULS / EVITAXAL
Riven nights
Tape (Luce Sia)

Nel suo percorso di recupero e se vogliamo di sacrosanto mecenatismo nei confronti principalmente degli act e delle uscite italiane storiche o più promettenti, Luce Sia prosegue il suo già glorioso percorso passando per uno dei progetti più importanti della scena italiana associato al nome di Maurizio Bianchi in quanto pioniere insieme a lui della scena industrial/noise italiana e mondiale, ossia Laxative Souls. A voler esser precisi l'uscita in questione vede in realtà la coesistenza con l'altro progetto di Roberto Marinelli, Evitaxal, orientato su lidi più minimal/drone sulla scia di La Monte Young. Due cassette quindi, la prima ad appannaggio di Laxative Souls contiene sul lato A tracce del periodo 1980-84, in parte inedite, in parte remixate, tra cui la storica "Niccolai (con angoscia addizionale)", ossia la registrazione della telefonata che le Brigate Rosse fecero a Tritto, assistente di Aldo Moro, indicando l'ubicazione del cadavere, contaminata da raggelanti frequenze. Il lato B è invece costituito da materiale registrato tra il 2012 ed il 2016, ma contiene anche incisioni degli anni '80, nel caso del quarto pezzo "Greatest tips". Evitaxal di fatto non ha mai visto uscite ufficiali se non in tempi recentissimi, la prima volta con Giovanni Mori (Le Cose Bianche) nel 2013, tuttavia materiale coevo agli esordi di Laxative Souls esiste e viene qui proposto con la traccia "In the midst" del 1984/5, mentre il resto è materiale appartenente al lasso di tempo 2014-16. Il rumorismo di "Souls in purgatory" apre le danze per i Laxative, portando l'ascoltare in un passato alienato fatto di officine e macchinari, che viene sublimato nel successivo splendido pezzo death industrial "Passion, pulsion, boredom"; seguono brani atmosferici e meditativi, più spostati sul versante noise che ricordano i primi e più radicali Nurse With Wound, interrotti da "Greetings to your tweeters", in cui un incipit di pianoforte viene stroncato da un feroce assalto sonoro, per poi proseguire nelle tracce conclusive. La cassetta di Evitaxal ha invece un tono decisamente più arioso, variegato ed atmosferico, talvolta marziale, senza mai lesinare un tocco marcato di ironia, come in "Chant d'amour des deux Shoggoths", trovando talvolta punti d'incontro con la proposta musicale dei Laxative. Questa doppia uscita non fa altro che ricordare a tutti ancora una volta quanto la scena industrial italiana sia stata e sia ancora grande, sfornando talenti e avanguardie eccellenti che ritrovan o uditorio e visibilità grazie al fondamentale lavoro di Luce Sia.
Sito web: https://it.wikipedia.org/wiki/Laxative_Souls
(M/B'06)

BOSQUES DE MI MENTE
… De los valles y las montañas
Download (Fluttery Records)

Arriva all'ottavo episodio il progetto nato nel 2007 dello spagnolo Ignacio Nieto Carvajal che, armato di laptop e pianoforte, celebra con le sue note il periodo più felice della sua vita ossia quello dell'infanzia.
La caratteristica delle sue composizioni e della sua discografia in generale è la forte improvvisazione legata l'ispirazione del momento compositivo che rende i suoi lavori prodotti non così elaborati, ma molto intensi dal punto di vista emotivo, come i precedenti "Inocencia" e "Nueve Días De Invierno". Il genere trattato si muove a cavallo di modern classical ed ambient, con l'elettronica sfruttata esclusivamente a supporto del pianoforte ad ottenere pezzi di musica da camera con alcuni inserimenti di campionamenti di voci e discorsi.
L'album fluisce come un pezzo unico dove di fatto non ci sono silenzi di separazione dei singoli brani, e porta l'ascoltatore in un'isola di pace e meditazione per ritrovare sé stesso ed i suoi sogni.
Sito web: http://bosquesdemimente.es
(M/B'06)

THIS GREY HATES THE SUN
This Grey Hates The Sun
CD (Finalmuzik)

“This Grey Hates the Sun” é il progetto personale del meneghino Giordano Rivolta, esordiente proprio per Finalmuzik nel 2014 grazie ad un un EP in condivisione con gli alessandrini Corpoparassita, uscito nell’ambito della serie dei ‘CD Singles Club’ curata dalla label friulana. Custodito in un digipak dall’ iconografia minimale ma di grande impatto ad opera di Deison, che rimanda tanto ai corrieri cosmici anni ’70 (‘Zeit’ dei tangerine Dream!) quanto alle produzioni di marca Loki, questo primo full-lenght di TGHTS ci immerge sin dai primi minuti della lunghissima ‘In’ in un vero e proprio ‘black hole’ di immani proporzioni, senza peraltro limitarsi a mettere in campo i soli elementi che stanno alla base del verbo dark-ambient, ma alzando il livello delle ostilità (‘Broken’) con ruvidi drones di marca industriale ed incursioni rumoriste (‘From’) che trasmettono un forte senso di estraniazione. Le oniriche fluttuazioni dei tredici minuti di ‘Moments & Directions’ sembrano farci intravedere un po’ di luce in fondo al tunnel, quasi ad immaginare una flebile speranza di successo nella lotta del sole contro minacciose, oscure galassie. Undici in totale i capitoli di questa nerissima saga cosmica, tra i quali la bonus ‘With Other Eyes’ che va a riproporre il brano già incluso nello split con Corpoparassita di cui si accennava. Soundscapes per una (speranza di) vita su di un nuovo pianeta ancora da colonizzare.
Info: http://thisgreyhatesthesun.altervista.org
(Oflorenz)

MADEMOISELLE BISTOURI
Cannula
CD (Fat Noise Records)

Il progetto di Claudio Frassine ritorna con una nuova uscita su cdr, la terza quest'anno, che uscirà per la canadese Fat Noise Records. Come nella migliore tradizione power electronics, genere in cui l'Italia ha ritrovato il fulgore che fu proprio dell'epoca di Vivaldi, Donizetti, Rossini e Verdi, in cui erano gli artisti della nostra terra a dettare i canoni musicali a prua dell'avanguardia, Claudio isola un pezzo della sua vita, rielabora i suoi lutti ed i suoi malesseri e li trasforma in forme d'onda e frequenze altrettanto dolorose. E così le cannule e gli aghi, immancabili surrogati dell'estrema unzione nello spazio visivo di molte persone nei loro ultimi istanti di vita, assurgono al ruolo di protagonisti assoluti, suffragati da quattro spietate tracce, denominate con le prime lettere dell'alfabeto. Rasoiate che portano in seno reminiscenze dei Genocide Organ di Klaus Barbie accolgono l'ascoltatore nella prima traccia, il brano "B" eleva veri e propri muri sonori man mano che si prosegue nell'ascolto introducendo la lunghissima "C", che sublima la totale alienazione pagando pegno al noise giapponese di matrice "merzbowiana", per chiudere se possibile con ancor maggiore violenza nella conclusiva "D". Non è chi muore che soffre, ma chi resta, e del suo dolore si occuperà l'infermiera Mademoiselle Bistouri.
Sito web: https://www.facebook.com/profile.php?id=100011506266041
(M/B'06)
LE COSE BIANCHE
L’Ultimo Canto della Pornografia
LP + Tape (Old Europa Café)

Probabilmente uno dei lavori maggiormente autobiografici di Giovanni Mori, “L’Ultimo Canto” chiude idealmente la trilogia di LCB sulla pornografia, con un ‘package’ a tiratura limitatissima (solo cinquanta copie) curato da Old Europa Café con gusto decisamente retrò, come già per il precedente grandioso progetto ‘Cronaca Nera’. Vinile dalla cover assolutamente feticista, cassetta avvolta in una garza, set per sutura ago curvo e filo, inserti in bianco e nero dal sapore ‘do it yourself’: é quanto avrete se diverrete tra i cinquanta fortunati possessori di questo epitaffio scritto e cantato con disperazione e rabbia da Giovanni Mori, sostenuto efficacemente ai noise-drones da Paolo ‘SRS’ Bandera. Diversamente dalla passata produzione di LCB di marca ‘power-electronics’, qui ad assumere un ruolo di primo piano sono i testi, accompagnati ma mai sopraffatti dal tappeto rumoristico accennato da Bandera; testi che narrano storie di vita vissuta, a volte crude, tra sesso e solitudine, spesso ambientate all’interno di scenari urbani di desolato abbandono. Questo disco avrà un significato speciale per chi abbia assistito al Congresso Industriale bolognese del 31 ottobre 2015, nel quale LCB eseguì dal vivo una vasta parte del materiale, a partire dalla traccia terminale del vinile ‘Come se la Pornografia non fosse mai esistita’ tratta proprio dal live bolognese, in compagnia di Bandera e Andrea Chiaravalli (Iugula-Thor). ‘L’ultimo canto della Pornografia’ riecheggia tra le mura desolate dell’estrema periferia romana, e non credo di esser l’unico a sperare – in fondo – che non sia davvero l’ultimo. Perché se così fosse, ci sentiremmo tutti un po’ più soli.
Info: https://soundcloud.com/le-cose-bianche
(Oflorenz)
DEISON / CANDOR CHASMA
Antimatter circles
CD (Show Me Your Wounds)

Cristiano Deison, Simone Balestrazzi e Corrado Altieri si riuniscono in occasione di questa collaborazione all'insegna dell'industrial/drone. Tutti e tre sono personaggi storici della scena industriale italiana, il primo appunto col suo progetto omonimo che ha visto la luce oltre vent'anni fa, Balestrazzi noto come co-fondatore di numerosi gruppi come TAC, Kino Glaz, Deep Engine e Dream Weapon Ritual e membro di act importanti come i Kirlian Camera negli anni '90 e dei recenti New Processean Order, Altieri con i suoi Uncodified. Uscito in confezione cartonata limitata a 299 copie, questo lavoro si snoda su cinque tracce, quattro delle quali sono lunghe suite superiori ai 12 minuti con quella centrale che funge sostanzialmente da spartiacque delle due parti del disco: incentrato su temi legati alle frange più estreme della scienza e della fisica, l'album richiama i primi seminali lavori di Massimo Magrini coi suoi Bad Sector, con però una connotazione più legata alle stratificazioni ed ai loop sonori conditi con bordate di frequenze killer che danno sensazioni contrastanti di pace e dolore allo stesso tempo. Un viaggio ai confini dell'universo conosciuto a base di glitch/drone.
Sito web: http://www.deison.net; http://www.neurohabitat.it/NeuroHabitat/Simon_Balestrazzi_homepage.html; https://www.facebook.com/corrado.altieri;
(M/B'06)
DEATH OF A DRYAD
Blight
CD Ep (Dark Faery Records)

Duo francese di matrice neo-folk medioevale dal background fortemente radicato nel death metal, il giovane progetto di Nogh e Carol esordisce nel 2014 con l’omonimo disco licenziato – come ‘Blight’ – dalla Dark Faery in collaborazione con la label di settore parigina Seventh Crow. Abili nel fondere strumenti antichi come salterio ed hurdy gurdy con moderne tessiture di matrice metal, DD pennellano sinfonie apocalittiche ispirandosi inevitabilmente a maestri del genere come Ordo Rosario Equilibrio (sul versante folk) piuttosto che Theatre of Tragedy o Summoning (per la parte di derivazione metal). Arduo formulare un giudizio esaustivo basandosi su di un EP che propone ben due cover su un totale di tre brani, certamente rimarchiamo il coraggio della coppia transalpina nel riproporre in maniera assolutamente originale brani storici così lontani tra loro come ‘Dead Souls’ dei Joy Division ed il traditional ‘Scarborough Fair’ portato alla ribalta dal famoso duo Simon & Garfunkel. Superato lo stupore di ascoltare questi intramontabili in chiave ‘doom-symphonic’, non ci resta che farci catturare dai nove minuti di ‘Melancholy were the sounds on a winter night’, che dopo un atmosferico avvio tra pianoforte, recitazione e sottile rumorismo elettronico, si dilata in quelle ampie volute chitarristiche che sono marchio di fabbrica del duo transalpino. Sinfonie arcane del XXI secolo.
(Oflorenz)

SUTCLIFFE JÜGEND -
Offal
CD (Cold Spring)

Nuovo lavoro per uno dei gruppi storici e fondamentali della scuola industrial/power electronics inglese. Per i pochi che ancora non li conoscessero e per i neofiti, i Sutcliffe Jügend sono nati negli anni 80 come il progetto parallelo di Kevin Tomkins e di Paul Taylor, il primo già attivo coi Whitehouse, band precorritrice della frangia più estrema del genere. Questa uscita è contemporanea ad altre due in questo inizio d'anno, "Masks" e "The muse", tutte e tre declinate su lidi più sperimentali ed atmosferici rispetto agli esordi, in varie gradazioni di cui sicuramente "Offal" costituisce la più indigesta ed abrasiva. Quello che distingue il duo britannico rispetto alla maggioranza dei progetti in questo ambito, è la loro spinta evolutiva verso nuovi suoni ed approcci senza però mai snaturare il loro stile senza compromessi unito ad una forza dirompente trasmessa dalle folli performance vocali di Tomkins. E così, pur rimanendo ancorati a questi schemi, le quattro tracce di Offal rappresentano una significativa evoluzione rispetto ai precedenti lavori: infatti l'eccellente produzione sonora, apparentemente antitetica all'intento brutale della power electronics tradizionale, esalta invece la forza delle incursioni sonore di Taylor fortemente basate sulle chitarre e sull'immancabile sintetizzatore. Dalla opener fatta di chitarre distorte che si intrecciano con suoni di organo, si passa all'incedere più smaccatamente death industrial di "Howl", dove i SJ danno il meglio di loro. "Slice" ha un ritmo più spedito, fatto di suoni distorti ed alienanti, esaltati dalla voce di Tomkins ; da qui riparte "Crawl", che però sorprende con una break di gelido dark ambient nei minuti finali.
Sito web: http://unlabel.net/betweensilences.htm
(M/B'06)

HgM / ECOUTE LA MERDE
Split
Tape (Underground Pollution Records)

Autore in questi ultimi due anni di una serie di uscite a proprio nome o in collaborazione con progetti anche internazionali di area noise e power-electronics (Thysanura, L_Arsenne), HgM propone questo nuovo split in condivisione con Ecoute la Merde in edizione su nastro limitata a sole trenta copie, sotto l’egida della independent label francese di settore ‘Underground Pollution’. Dietro Ecoute la Merde si cela proprio il boss della label transalpina, Vivian Grezzini, attivissimo da almeno una decade sotto vari pseudonimi fondamentalmente nell’ambito harsh-noise ed affini. Due le tracce, con il primo lato appannaggio del sabaudo HgM (il moniker sta per (H)organismo Gravemente Malato) che dedica la sua ‘Direct Current Plasma’ alle sette vittime del tragico incendio svilupppatosi proprio qui a Torino nella notte del 5 dicembre 2007 presso una linea dello stabilimento ThyssenKrupp. ‘Direct Current Plasma’ dimostra quanto la materia elettronica nella sua veste più oltranzista si realizzi appieno qualora legata ad un concept specifico; in questo caso si tratta di una tragica vicenda di cronaca, dove sette ragazzi furono investiti da un’ondata di fuoco mentre facevano, come ogni notte, il loro dovere. Lo sciabordio delle fiamme, le vampate di calore letale rivivono sotto forma di suono nei quaranta minuti del brano targato HgM, aprendo l’immaginazione di chi ascolta a bagliori industriali di altiforni che diventano strumento di morte e veicolo di immenso dolore. Una lunga ed unica traccia di canonico harsh-noise occupa il lato B con la devastante ‘???E????’, ove Grezzini é apparentemente ispirato dalla misconosciuta cittadina russa di Kotelnich. Fedele al marchio di fabbrica di Ecoute la Merde, ‘???E????’ incorpora con perizia i classici stilemi del vocabolario ‘noise’ per eccellenza (in questo caso definito dallo stesso Vivian ‘Anti-psychiatric harshnoise’!), in cui peraltro il progetto transalpino e la sua label ‘Underground Pollution’ eccellono da almeno due lustri. HgM ed Ecoute la Merde: ‘Amitiée Italo-Française’ all’insegna dell’oltranzismo sonoro!
Info: http://undergroundpollution.e-monsite.com/
(Oflorenz)

HTTP404
Be Serial
CDr Ep (Autoprod.)

Quartetto meneghino che muove i primi passi nell’estate del 2000 fondamentalmente sotto forma di cover-band, http 404 col tempo ha modellato una sua personale ‘fisionomia’, componendo musica propria spesso connotata ed impreziosita dai testi della singer Monica, ispirati occasionalmente alla letteratura del passato.
Il mini cdr promozionale che abbiamo tra le mani propone quattro brani del loro repertorio, con il cantato che spazia tra ben tre lingue (francese, inglese ed italiano) ed un imprinting di natura dark-wave che si rende particolarmente caratteristico ed apprezzabile nella criptica ‘Dietro le quinte’, unico brano cantato in italiano.
Trascinante quanto basta anche ‘Crazy horse’, dal basso pulsante tipicamente post-punk e brano che più di ogni altro – con i suoi echi alla Sisters of Mercy - tradisce l’amore del gruppo per il migliore dark sound d’antan. Non ci resta che attendere http 404 alla prova del full-lenght, ma ‘Be Serial’ già anticipa alcuni buoni spunti, condensati in particolar modo nell’episodio in madrelingua ove la personalità della band emerge con maggior forza e determinazione.
Seguiteli su: https://www.reverbnation.com/http404
(Oflorenz)

OP3
Hope
Download (Fluttery Records)

Debuttano i greci Omega Project 3 con la loro mescolanza di musique concrète ed elettronica di ampio respiro, fatta di atmosfere idilliache e velatamente malinconiche, ma anche inquietanti.
Basato su una storia scritta da Dimitris Mitropapas, "Hope" parla del risveglio di una ragazza, Melanie, in un ipotetico mondo futurista da cui cercherà di fuggire, ma in cui proverà anche a trovare le ragioni ed il modo in cui vi è giunta.
Il tocco delicato del pianoforte fa da base trainante su cui poggiano violino e violoncello, completati da elementi sonori atipici e rarefatti contributi vocali che conferiscono tonalità davvero uniche a questo lavoro.
Sito web: https://www.facebook.com/Op3thiangr
(M/B'06)