RITA
TEKEYAN
Manifesto Anti-War
Mini-CD (Rosa Selvaggia)
Affrontare
un argomento come quello della guerra, qualsiasi essa sia,
è sempre un'impresa possente e sfiancante, soprattutto se
si tratta di approcciarsi al tema con
uno spirito di denuncia che parte dalle radici stesse delle
proprie memorie d'infanzia segnate da barbari conflitti dei
quali solo l'umanità può dirsi malefica fautrice. Se poi si
vuole anche mettere in musica sensazioni, frammenti di ricordi,
flashback legati ad un periodo infausto oramai lasciato alle
spalle, ma indelebilmente impresso nella propria memoria,
l'impresa si fa ancora più ardua e straziante. Rita Tekeyan
riesce, con questo mini-CD uscito per Rosa Selvaggia in un'edizione
limitata a 100 copie numerate a mano, ad imbastire un breve
quanto gigantesco manifesto di denuncia bellica, pregno di
pathos emozionale direttamente derivato dai frammenti di ricordi
che sono parte integrante dell'artista naturalizzata italiana,
ma che ha le sue origini in Armenia ed ha trascorso la sua
infanzia in Libano.
Anche se si avvale dell'aiuto di due dei componenti dei Vidi
Aquam (Nikita ai synth, al mastering, alla registrazione,
al missaggio, alla produzione e alle foto e Fabio Degiorgi
al basso e all'editing), i veri protagonisti, come è giusto
che sia in questo breve excursus nel suo animo scosso e dolorosamente
ridestato, sono la voce amara di Rita e il suo cupo pianoforte,
capaci assieme di creare atmosfere massicciamente intime,
che hanno tanto da raccontare, da comunicare e suscitare.
E' nella semplicità la possenza del messaggio di Rita, che
apre il suo manifesto citando Baudelaire e la sua "La Mort
Des Amants", su sospensioni nebbiose dei synth cupi di Nikita
e malefici accavallamenti vocali. Il secondo brano, "Green
Line", prende il titolo dalla linea che separava Beirut Est
ed Ovest durante la guerra civile in Libano, una storia di
guerra che viaggia su vocalizzi viscerali, graffianti nel
loro acido manifestarsi e dilanianti sul finale, mentre la
marcia unisona del pianoforte risuona come l'accompagnamento
ad un vecchio film muto. "Yes Kou Aperet" apre ancora di più
lo scrigno dei ricordi di Rita, essendo il testo preso da
una poesia del nonno Avedis Tekeyan, componimento che tratta
dell'amore verso la propria terra natia, l'Armenia, che l'avo
di Rita ha dovuto abbandonare forzatamente per via della guerra,
messaggio forte ed emozionale espresso egregiamente attraverso
tensioni di piano e ammalianti vocalismi insidiosi. "Deep
Dark Well" propone un dark cabaret dai toni tristi e malinconici,
permeato dal conflitto piano-voce dove a vincere è solo il
perfetto connubio che ne deriva, abbraccio devastato sul finale
dalle coltellate vocali di Rita. La chiosa, che da il nome
a questo breve quanto esaustivo lavoro, dall'incedere marziale
e cupo, fa risaltare ancora di più le venifiche pugnalate
della voce di Rita ammantate da baluginii di synth, per un
effetto cervellotico dalla potenza espressiva devastante nella
sua composizione rudimentale. Un po' Diamanda Galas, un po'
Lydia Lunch, ma soprattutto sé stessa, Rita Tekeyan imbastisce
un piccolo ma sostanzioso assaggio delle sue doti artistiche,
scegliendo di immergerci in un intimismo musicato ed inquietante
del quale è espressione perfetta il suo cantautorato dark,
dove la voce dell'artista/bambina, anche da sola, esprime
tutta la rabbia, la sofferenza, la speranza di redenzione
e le paure ancestrali di una donna che sceglie di affrontare
la grande bestia della guerra con una fanciullesca giocosità
inquietante, disintegrandone ogni ragion d'essere e racchiudendone
lo spauracchio in un piccolo gioiello musicato, da riaprire
ogni tanto come una sorta di carillon pregno di dolore ma
anche di speranza per chi, come Rita, ce l'ha fatta senza
dimenticare.
Sito Web:
https://www.facebook.com/RitaTekeyan
http://www.rosaselvaggia.com/ritatekeyan.htm
(Lorenzo Nobili)
|
L’EFFET
C’EST MOI
En guerre avec amour
CD (Old Europa Café)
Ricordo
ancora quando ricevetti il dischetto d’esordio di L’Effet
c’est Moi, correva l’anno 2009 e le note di “Tomber en Héros”
già facevano presagire grandi cose per il progetto di Emanuele.
Cose belle che puntualmente sono arrivate, una ventata di
aria fresca nel panorama “neofolk” italiano, sotto forma di
cinque ottimi lavori di studio ed una manciata di apparizioni
live in giro per l’Italia, dall’affascinante Villa Festival
sino al milanese “Sine Armistitio” in compagnia di Corazzata
Valdemone, TSIDMZ e Triarii. “En guerre avec amour” è l’ultimo
tassello della discografia del progetto marchigiano, nei giorni
in cui scriviamo (luglio 2015) appena uscito per la valevole
scuderia di Old Europa Cafe. Con i suoi dieci brani interamente
titolati e cantati in francese, il disco si avvale del determinante
apporto vocale da parte di Valentina Castellani di Der Feuerkreiner,
progetto conterraneo di Emanuele attivo dal 2002 che senz’altro
molti di voi conosceranno. Le note iniziali di “À mon côté”
ci anticipano quello che in parte è il nuovo corso del gruppo
di Recanati: inserti elettronici si inseriscono nel tessuto
“neo-classico” tipico di LCM, senza peraltro prendere mai
il sopravvento né stravolgerne l’essenza. Nessuna svolta radicale
alla Dernière Volonté, tanto per intenderci: le arie marziali
e le aperture “eroiche” restano quelle di sempre, al massimo
rifinite e completate da misurati tappeti sintetici, quasi
a sancire un riuscito incontro tra elemento antico e moderno.
Se brani come “Flamme Éternelle” sono altamente rappresentativi
della marca melodico-marziale de L’Effet C’est Moi, é con
la title-track “En Guerre aver Amour” che apprezziamo l’essenza
più vera dell’opera, che ci riporta idealmente ad immergerci
in sentimenti solo apparentemente contrastanti come quelli
dell’ amore e della guerra, ed a concepire anzi - per così
dire - il forte richiamo estetico della guerra. La riflessiva
“Dans tes yeux” crea una piacevole discontinuità nel mood
marziale del disco, che vive ancora di un potente guizzo finale
grazie alle voci effettate ed alle arie tragiche e cariche
di tensione di “Soyez grands dans votre fablesse”. Una maestosa
rilettura in musica di uno dei temi classici del romanticismo,
quel connubio amore/guerra che ha fatto sognare, soffrire
e lottare intere generazioni; proprio come quella cui idealmente
appartengono i due bellissimi amanti propostici dalla splendida
scultura di Niba, cui dobbiamo la raffinata cover del digipak
che custodisce “En Guerre avec Amour”.
Info:https://fr-fr.facebook.com/LEffetCEstMoi
(Oflorenz)
|
CARNERA
Strategia della tensione
CD (Old Europa Cafe)
Un manifesto di anti-modernità in musica: così potremmo sintetizzare
questo disco di “elettromeccanica italica”, se avessimo a
disposizione solo poche righe. Primo Carnera fu un pugile
imbattibile che calcò i ring italiani negli anni '30, un atleta
che rappresentò quei valori sportivi ormai tristemente assenti
ai giorni nostri, seppelliti definitivamente dal dio denaro
e dall'avidità umana. Un combattente indomito esempio di grande
"bellezza", quella stessa bellezza che l'omonimo progetto
emiliano nato da una costola degli ottimi Siegfried vuole
esprimere attraverso l'esordio di "Strategia della tensione",
di recente pubblicazione per i tipi di Old Europa Cafe.
Dallo sport all'arte, della quale la musica é disciplina primaria:
oggi sentiamo un disperato bisogno di "bellezza", di un ritorno
ad una dimensione umana che stia al di fuori dell’ odierna
ondata barbarica globalizzante, diamo dunque un caloroso benvenuto
a queste otto tracce (più cinque bonus nella versione fisica
in cd) nate dall'ingegno di Giovanni "Leo" Leonardi con il
valido supporto grafico/concettuale di Simone Poletti, che
molti di voi conosceranno come la mente di Dinamo Innesco
Rivoluzione. A loro si é aggiunto, recentemente, l’apporto
del veneto Yvan Battaglia, già LCHM insieme alla compagna
Monica oltre che valente tecnico del suono. Stilisticamente
parlando, "Strategia della tensione" si fa portatore di un
verbo elettronico/marziale basato su ritmiche lente e pesanti
come martelli: ascoltate la granitica “L’Ora é giunta”, ma
anche “Dichiarazione di Guerra” non é da meno; nel lavoro
non mancano peraltro parentesi ambientali (l’attacco di “A
lume spento” e di “Cortina di Ferro”), dialoghi ad effetto
(“Ophelia”), e brillante sperimentazione elettronica (“Elettromeccanica
Italica”), per un risultato finale che tende a trasmettere
un senso di plumbea oppressione. Non siamo lontani - a tratti
- da talune, possenti ambientazioni atmosferiche degli ultimi
due lavori della Corazzata Valdemone, quelli meno “noise”
per intenderci. Cinque i bonus, come si diceva, per la versione
in cd (il lavoro é rimasto altrimenti liberamente scaricabile
- sin da subito - sulla pagina Bandcamp del gruppo), tra i
quali ci piace ricordare “I am flesh” che vede l’apporto vocale
di Lisa (Porta Vittoria) e “Narcissus Race”, remix tratto
dal recente “Retro-Marsch Kiss” dei capitolini Deviate Damaen.
“Distruggi il moderato dentro di te”, recita uno dei brillanti
slogan di Dinamo Innesco Rivoluzione. Ecco, direi che questo
é lo stato d’animo ideale se desiderate approcciarvi adeguatamente
a “Strategia della tensione”, colonna sonora per le anime
che covano dentro di sé un impellente bisogno di rivolta contro
il mondo moderno.
Info: https://carnera.bandcamp.com/releases
(Oflorenz)
|
ELECTROGENIC
Double Exposure
Download (Autoproduzione)
Album
d'esordio per questo duo synthpop/electroclash proveniente
da Monza
ma attualmente stabilitosi a Milano. Il progetto Electrogenic,
composto da Stefan e LaCrisi, già attivi nell'underground
italico con i progetti Stardom e The Shade, è volto a riportare
in auge le classiche sonorità sostenute del synthpop, con
la sue ritmate marce elettroniche alle quali si aggrappano
le vocals di entrambe le menti dell'act, dolci quelle di lei
e calde e profonde quelle di lui, in un connubio chiaroscurale
che dona più presa all'orecchio degli astanti. Volendo poi
donare anche un tocco di modernità a questo quadro nostalgico,
il duo non si esime dall'inserire elementi sonori più debitori
verso il movimento electroclash che tanto dilagò nei primi
anni del 2000. Così a pezzi dalle sonorità nostalgicamente
synthpop come l'intro "Another Day", l'electropop oscura di
"Game Over", pezzo con il quale è stato realizzato il primo
video ufficiale del progetto, continuando sulla stessa linea
stilistica anche con "The Deluge" o "Surrender", vediamo affiancate
proposte più dure ed accentuate dalla resa sonora più debitrice
verso gruppi come Crystal Castles o Kap Bambino, soprattutto
nell'ottima "Skills", vera punta di diamante dell'album, qui
proposta sia in versione originale che nella conclusiva Radio
Edit, ma anche in pezzi come "Insane" o "Lumineyes". Nel complesso
un album semplice, diretto e conciso come il genere che propone,
ma che scorre piacevolmente e regala anche gradite sorprese
ritmiche durante il suo incedere.
Sito Web: http://www.electrogenic.net/
(Lorenzo Nobili)
|
VITREA
Songs of Glass
CD (Autoproduzione)
Dopo
due EP, è l’ora del primo album a lunga durata per questo
terzetto friulano, nato nel 2007 ed artefice di una buona
commistione fra industrial, rock ed elettronica. Il CD si
apre nel migliore dei modi con due brani killer dal grande
impatto, “The Burning Sun” e “Walls of Glass”. Seguono il
più riflessivo e dilatato “January”, uno dei miei preferiti,
e “Goodbye Horses”, cover di Q Lazzarus rielaborata in maniera
egregia. Il resto del disco prosegue su livelli sempre ugualmente
alti: “The White Road”, “SPM”e “Indigo Waves” hanno ritmi
incalzanti e una forte componente electro, mentre “Antiheroes”
e “Uranium” alternano momenti di raffinata atmosfera con altri
di grande potenza sonora, grazie al muro di basso distorto,
molteplici sintetizzatori e una chitarra molto effettata ma
mai invadente, che poi sono gli ingredienti di tutto l’album,
dosati sempre con una certa varietà. Restano da menzionare
“Venere”, unica canzone in italiano, dove la voce di Livio
assume un timbro diverso e particolarmente melodioso, e una
conclusiva traccia fantasma quasi industrial metal con chitarroni
pesanti, presumo messa a ricordo delle origini della band,
allora più orientata in quella direzione. Un plauso quindi
a Livio (oltre che voce, anche basso e programming), Mattia
(chitarra) e Daniele ‘Deadbones’ (tastiere) : “Songs of Glass”
è un lavoro riuscitissimo sotto ogni punto di vista, curato
in ogni dettaglio, ben suonato ed arrangiato, ma soprattutto
capace di coinvolgere l’ascoltatore dall’inizio alla fine
grazie ad un’abbondanza – piuttosto rara da trovare ormai
– di potenziali hit, giustamente intramezzati da qualche momento
più intimistico. I Vitrea meritano assolutamente una label
e una distribuzione adeguate.
Info: http://www.vitrea.org/
(Fabio Degiorgi)
|
WEAR
AND TEAR
Monolith
CDr (Land of Fog Records)
One-man project romagnolo nato nel 2009 per volere di Davide
Bacci, Wear and Tear veicola nei 33 minuti dell’unica traccia
del nuovo “Monolith” le suggestioni nere come la pece di chi
approda alla materia (dark)-ambient da un background tipicamente
black o doom-metal. Già in Deadly Carnage e Misere Nobis,
“Dave” esprime con efficacia dilatati elementi atmosferici
accompagnati per ampi tratti da una ritmica volutamente piatta,
ipnotica, in un certo senso ossessiva. Campioni vocali e field-recordings
completano il lungo viaggio di “God is dead (The Madman”),
unica traccia del lavoro, dando discontinuità al substrato
ambientale-atmosferico quando opportuno. Licenziato dalla
label vicentina “Land of Fog” in tiratura limitata a cento
esemplari, “Monolith” si ispira al pensiero del Nietzsche
di “Gott ist Tot”, espresso per la prima volta nella collezione
di “Die fröliche Wiessenschaft” e poi rintracciabile in seguito
in opere tra le quali la celeberrima “Also sprach Zarathustra”;
cover in bianco e nero che ricorda il tipico stile isolazionista
alla Vinterriket, “Monolith” si erige a ideale colonna sonora
che celebra l’ormai conclamato declino della società moderna;
per quelle anime che - nonostante tutto - sono ancora capaci
di rimanere in piedi in mezzo alle rovine.
Info: http://aggressiveproduction.tumblr.com
(Oflorenz)
|
|