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ROME
The Hyperion Machine
CD/ LP (Trisol / Audioglobe)

Preceduto dal mini-album "Coriolan" uscito ad aprile, il 12 agosto segna ufficialmente la data di uscita del nuovo lavoro lungo di Jerome Reuter in arte Rome, oramai pilastro ineluttabile del cantautorato oscuro contemporaneo ed artista peculiare che ha fatto di certe sonorità ed arrangiamenti il suo inossidabile marchio di fabbrica. Impossibile infatti, per chi segue da tempo l'artista lussemburghese, non essere mai stati rapiti dalla calda voce di Reuter, dalle sue melodie mesmeriche ed emozionanti richiamanti attitudini apocalyptic folk o dark folk, dai suoi marzialismi e campionamenti variegati che aggiungono digressioni più aspre ed atmosfericamente opprimenti, o infine dalle intelligenti svolte wave/rock che lasciano aperta una fessura sul passato del cantautore, impegnato precedentemente nel progetto Mack Murphy & The Inmates. Questo l'indispensabile ed inseparabile bagaglio multifaccia che fa di Rome uno degli artisti più amati e seguiti da un pubblico anch'esso vario al suo interno, colpito da questa o quella proposta sonora riscontrabile in qualsiasi lavoro di Reuter dagli esordi sino alle ultime fatiche in studio. "The Hyperion Machine", disponibile in formato digipak con booklet di 20 pagine e poster in allegato, nonché in una versione in vinile 12" limitata a 500 esemplari numerati a mano e firmati dall'artista, aggiunge dunque un ulteriore tassello alla preziosa discografia di Rome con un capitolo tipicamente "Reuteriano" nel quale si alternano le sue classiche e sentite ballads di piano, chitarra, archi e voce suadente (pezzi come "Celine In Jerusalem", "Stillwell", cantata assieme all'artista svedese Thåström, "Skirmishes For Diotima" o "The Secret Germany", dedicata al poeta rumeno Paul Celan), come sempre i momenti più alti di ogni album a nome Rome; altre più sostenute e scarne in strumentazione e vicine ad un'attitudine pop-folk ("The Alabanda Breviary"; "Cities Of Asylum"; la bonus track "Fanfanfan"); ed ancora wave-rock sostenuto e struggente ("Transference") od episodi decisamente più oscuri e sinistri (le tensioni campionate dell'agrodolce "Adamas" ed il classico interludio d'epoca nell'attufato cantico militaresco di "Die Mörder Mühsams"). Vanno spese poche parole per parlare di un lavoro di Reuter. Il consiglio è sempre quello di lasciarsi trasportare dalla sua proposta unica ed irripetibile, che si può solo amare incondizionatamente od odiare visceralmente, senza vie di mezzo. "The Hyperion Machine" è solo l'ultimo pezzo di una carriera straordinaria di uno straordinario artista, che ha trovato la formula vincente per riuscire ad attirare tutti, almeno una volta, alla sua corte sonora, senza bisogno di sperimentare esageratamente, ma piuttosto sapendo legare i giusti accordi ed atmosfere in trame indimenticabili.
Sito Web: http://www.trisol.de/
Facebook: https://www.facebook.com/romeproject
(Lorenzo Nobili)

KHOST [Deconstructed and reconstructed by] GODFLESH
Needles into the ground
CD (Cold Spring Records)

I britannici Khost, gruppo che suona il genere musicale che è noto come industrial metal e che hanno condiviso in passato il palco coi connazionali Godflesh, padrini fondamentali di questo genere, fanno uscire questo ep da 25 minuti, costituito da quattro tracce, una inedita e tre provenienti da "Corrosive Shroud", che vengono rivisitate dal gruppo fondato da Justin Broadrick, ex Napalm Death, e G. C. Green.
Il risultato è un piacevole ma non stravolgente esperimento in cui Broadrick e Green danno prova della loro abilità di costruzione e incasellamento dei singoli componenti del suono, che gli consente di astrarre da un qualsiasi brano le componenti essenziali atte a renderlo, tramite opportune alchimie, un pezzo Godflesh in piena regola. Brani quindi pieni zeppi di suoni pesanti, che si mescolano ad un diluvio di frequenze abrasive, ritmi cadenzati che non lasciano spazio per riprendere fiato, suoni metallurgici ed un abuso di riverberi e manipolazione elettronica. Niente prigionieri.
Sito web:
http://facebook.com/khostband;
http://www.godflesh.com
(M/B'06)
VIVIANNE VIVEUR
Lulu' en hiver
CD (My Fay Records, Jardin du Luxembourg Disques)

I Vivianne Viveur, band campana ma di stanza a Londra nata nel 2000, arrivano alla loro sesta uscita, nuovamente per My Fay Records, che prosegue il cammino iniziato nel 2002 con l'ep "Dominique paints only in China" e proseguito con "Funeral for a cloud", "The art of arranging flowers", "Vert" e "Rain feelings". A distanza di sei anni dall'ultimo album arriva "Lulu' en hiver", che amplia il solco tracciato sedici anni fa, evolvendo ulteriormente verso il lato più malinconico e romantico di questo ibrido a cavallo tra wave, minimal, alternative rock decadente e psichedelico, che affonda le radici nel lavoro di compositori come Pierre Bachelet, Armando Trovajoli e Berto Pisano, ma anche Morricone e De André. Canzoni d'amore su ritmi rallentati scanditi da fraseggi di pianoforte e batteria, con inserti di violino e violoncello ad intensificare la malinconia e la contaminazione della musica classica che impregna tutto il disco: ben otto tra musicisti e cantanti hanno infatti collaborato a supporto del trio Vienne, Aurigemma e Nefasto. Va subito detto che il disco fin dal primo ascolto appare ed effettivamente è, qualcosa di straordinario e difficilmente inquadrabile: incentrato su una ambigua storia d'amore ambientata sul set di un film erotico degli anni settanta, periodo che la confezione in digipak richiama continuamente sia nelle immagini che nella veste grafica del disco stesso, il cd sembra voler risucchiare l'ascoltatore con i suoi toni raffinati e carichi di pathos, in un luogo fuori dallo spazio e dal tempo. Il risultato è un'alternanza originalissima di struggenti melodie, citazioni sommesse ed un'alternanza molto varia di brani che riescono tuttavia ad essere estremamente compatti e coerenti tra loro.
Sito web: https://www.facebook.com/Vivianne-Viveur-46211624023
(M/B'06)

EUROPEAN GHOST
Pale and sick
CD (Unknown Pleasures Records)

Giuseppe Taibi, co-fondatore della band post-punk "Two Moons" esordisce col suo progetto "European Ghost" per Unknown Pleasures Records, insieme a Cristiano Biondo, mastermind della parte strumentale il primo, vocalist e creatore dei testi il secondo; Giuseppe Lo Bue, chitarra nel primo brano, e Mario Dada D'Anelli, chitarre e synth, supportano invece Taibi.
Lavoro multiforme ed ispirato, che affonda le radici nell'Europa teatro dei grandi conflitti mondiali, trova sfogo non in un approccio marziale che d'altronde risulterebbe inusuale per il genere trattato, quanto piuttosto nelle atmosfere glaciali e nella disperazione del sacrificio di milioni di soldati durante quei sanguinosi conflitti e di coloro che sono stati a casa sperando di non perdere i loro cari al fronte.
Dieci tracce davvero eccellenti che mescolano sapientemente post punk, electro, darkwave e post punk in cui è il basso di Taibi a dettare i tempi fondendosi perfettamente con le tastiere ed i beat elettronici a creare un unicum imprescindibile, un sound monolitico che si estende per la totalità dell'album, con precisi interventi di D'Anelli alla chitarra, come in "August in Winter" e la voce di Biondo, impeccabile anche se un po' in sordina.
Sito web: https://soundcloud.com/european-ghost
(M/B'06)

MADEMOISELLE BISTOURI
Comfort zone
CD (Stipsi Records)

Claudio Frassine torna dall'inferno e riporta fedelmente suoni e messaggi altamente distruttivi con questa nuova uscita, fatta di quattro tracce per quasi sessanta minuti di musica a base di noise e power electronics, a cavallo tra Atrax Morgue, Merzbow e la brutalità senza compromessi del rumore che non vuole sentire ragioni. Suoni taglienti e macabri rallentamenti, come a riflettere i momenti di pausa tra un massacro e l'altro dei peggiori assassini seriali, come evoca chiaramente la copertina immersa in un digipak più nero del nero.
Si parte con una suite di venti minuti, "Comfort zone 1" fatta di pura sofferenza: lamenti atroci estratti e distorti per generare puro disagio e claustrofobia nell'ascoltatore e poi si parte con l'HNW, che si rafforza se possibile ancora di più mettendo da parte possibili rallentamenti o ammorbidimenti nella seconda traccia.
Risate sguaiate e massacro sonoro si mescolano nella traccia dall'adeguatissimo titolo "Toujours souriante 1", che prosegue nella successiva seconda parte che conclude l'album, perfetta apologia dello "Spleen" baudelairiano.
Sito web: https://www.facebook.com/Mademoiselle-Bistouri-161483347587584
(M/B'06)
ANONYMOUS MASTURBAUDIOUM / MADEMOISELLE BISTOURI / GAMIANI
Nylon 666
CD (Antoninoise Productions)

Ed ecco un trio d'eccezione per gli amanti incondizionati dell'harsh noise wall: split a tre, una traccia e venti minuti di musica a testa per quella che è una legnata senza respiro dall'inizio alla fine e che stordirà e porterà vicino alla soglia del dolore anche i più avvezzi a queste sonorità. Fa da guida Anonymous Masturbaudioum, che si appropria dell'argomento guida, la sua forse unica ossessione, ossia il nylon delle calze femminili, con tutto ciò che ne contengono, e le relative tematiche feticiste, seguito a ruota da Gamiani e Mademoiselle Bistouri.
Quest'ultimo per l'occasione, distoglie momentaneamente e parzialmente, visto il titolo della sua traccia, lo sguardo dai manuali di anatomia per prestare la sua fragorosa opera a questa malsana congrega che avrebbe fatto sicuramente la gioia della Signora Ward Records.
Come molti lavori di questo tipo, lo split può apparire come una mera e distruttiva jam session, e forse lo è: è tuttavia anche l'occasione per i musicisti per confrontarsi, sperimentare ed elaborare nuove soluzioni. In questo caso, quello che sicuramente si trova è una eccellente resa sonora dai connotati particolarmente abrasivi che letteralmente azzanna l'ascoltatore. Buon ascolto.
Sito web: https://www.facebook.com/an77ma
https://www.facebook.com/Mademoiselle-Bistouri-161483347587584
https://www.facebook.com/gamiani.hnw
(M/B'06)
YELLOW6
Springsun
CDr (Silber Records)

Il prolifico Jon Attwood sforna il nuovo singolo limitato a 100 copie in cartone ecologico, che sicuramente anticiperà l'imminente uscita del nuovo album.
Due tracce, la prima di oltre quindici minuti, a base di chitarra, basso e sintetizzatori ci porta in un mondo fatto di riverberi freddi e luminosi, proprio come il primo sole primaverile che fa capolino dopo i mesi freddi, la seconda "Conrad#2" è invece ispirata con ogni probabilità dalla scomparsa di Tony Conrad, violinista ed artista d'avanguardia e mantiene gli stilemi propri dello stile di Attwood.
Agli appassionati di drone chitarristico non resta che attendere.

Sito web: https://www.facebook.com/yellow6
(M/B'06)

PRIORATVM
Adonis
CD (FinalMuzik)

Ritorna a distanza di tre anni dall'ultimo "Those who linger" questo progetto solista che fa capo a Mirko B., supportato per l'occasione dalle voci di Maria Cristina Anzola (già in forze a The Blue project e Albireon nelle ultime uscite) e Vincent Mercier per i pezzi parlati. Il progetto nasce nel 2007 ispirato al mito del Priorato di Sion e dedicato ad una costante ricerca tra le pieghe di esoterismo, psiche umana ed antiche leggende. Musicalmente il progetto si colloca a metà strada tra aperture neoclassiche che ricordano gli ultimi Arcana ed il filone marziale degli anni 2000, dove Mirko si occupa principalmente delle parti di chitarra e dei sintetizzatori. "Adonis" esce in digipak, in edizione limitata a 300 copie ed è l'ultima evoluzione del suo percorso artistico, mostrando notevole ispirazione ed originalità, capace di fondere generi piuttosto stridenti in un unicum coerente e compatto, tanto da rendere impossibile all'ascoltatore l'elezione di brani prediletti, perché quasi mutilati se astratti dal contesto. Mirko non cade nel tranello dei brani sdolcinati o dell'eccessiva durezza, trovando l'equilibrio perfetto che rende "Adonis" un disco che era un po' che non si sentiva in giro.
Sito web: http://prioratvm.tumblr.com
(M/B'06)

THE REDWOOD TREES
Love in Vain
CD (autoprodotto)

Ritorno discografico per i Redwood Trees, band wave/gothic, capitanata da Emanuele "The Panzer" Corti. Dieci tracce che continuano il discorso sonoro già fissato in "Adonais", ma che, rispetto alle precedenti produzioni, aprono nuovi scenari. Così, se il brano d'apertura "Oh my godness" pare una sorta di rilettura dei lavori precedenti, così smaccatamente gotico, la band si scopre perfettamente a suo agio nello scrivere brani più virati alla melodia ed al romanticismo. La canzone che titola il lavoro e la successiva "Mary sun" sono la massima espressione del cambio di rotta; atmosfere meno pesanti e ampio spazio lasciato al cantato pulito di Corti. "Hold on - one second" (quasi prog le tastiere nell'assolo finale) e "Music show tricks" sono quei pezzi che cercano di creare un ponte con il passato; insieme a "Thank you" (un rock di stampo tradizionale) si segnalano per le preziose backing vocals di Fabrizio Grecchi.
Arriva anche il piacevole inserimento al canto di Ilenia Corti (responsabile anche delle liriche) con "These long hair": ritmo che sale in progressione per una delle migliori canzoni dell'album (melodie vicine a certi Portishead). "Weekend at the isle of mind" è un rimando ai Sisters of Mercy, mentre "Gate 23" è un evocativo finale in cui tornano virtuose le tastiere (ancora meno wave e più prog) insieme al cantato sussurrato di Corti. Un'evoluzione per i Redwood Trees. Non essere sempre (o troppo) ancorati ad uno schema. Promossi anche a questo giro.
(Gianmario Mattacheo)

NERVA
Nerva
CD (FinalMuzik)

L'album in questione, uscito in cartonato limitato a 300 copie, è una collaborazione tra lo spezzino Andrea Bellucci ed il mantovano Andrea Gastaldello, che ha preso forma dopo lunghi dialoghi telefonici iniziati sul finire del 2014. Bellucci, noto col suo progetto principale "Red Sector A", che trae le mosse dalla scuola elettronica britannica degli anni '90, a cavallo tra techno, breakbeats e idm, ha saputo evolvere in forme sublimate più astratte e dominate dal ritmo. Gastaldello invece, compositore di colonne sonore, col suo progetto "Mingle" si muove su un minimalismo elettronico malinconico, non scevro da interessanti intuizioni ritmiche. La mescolanza di due soggetti così produce un ibrido geniale, a cavallo tra gli ultimi Clock DVA e raffinata idm, dove proprio il ritmo che funge da sorgente fil rouge per i rispettivi progetti, trova nuova linfa scaricando a terra tutta la sua efficacia, grazie anche al sapiente mastering di Eraldo Bernocchi. Non c'è molto altro da dire: visioni ed oscurità si alternano e si mescolano in qualcosa che finalmente si stacca dal già sentito e sale ad un piano superiore riservato a pochi, che forse ha il suo apice, ma quelli son gusti, in "Divided Minds". Ascolto obbligato.
Sito web:
http://redsectoraworld.blogspot.it;
http://andreagastaldello.blogspot.it
(M/B'06)

YOU.
Bouquet
Download (Avant! Records)

Ritornano gli You. di Trever Millay e Brad Taormina col terzo full length nuovamente su vinile, e rincasano nella nativa Detroit, a seguito di un'interessante, ma economicamente dispendiosa parentesi a New York, periodo che ha permesso alla band di irrobustire la sua line-up con l'inserimento di Lee Lichtsinn al basso e Scott Kiernan alla chitarra. Ma il vero grande acquisto è sicuramente quello fatto in occasione di questa nuova uscita, ossia Derek Stanton che, oltre ad occuparsi di registrazione e mixaggio, interviene in più brani al basso ed alla chitarra. Il risultato è un ottimo album che recepisce perfettamente la lezione del post punk anni ottanta ed in particolare di gruppi storici come i Sisters of Mercy, riportando in auge canzoni forse non più attuali, ma magnifiche, che strizzano anche l'occhio al folk apocalittico ed avanguardistico dei Death in June dei tempi andati, come nel brano finale "Space Flower", confermando ancora una volta l'eccezionale fiuto di questa etichetta nello scovare ottime realtà musicali in questo genere.
Sito web: https://www.facebook.com/YOU.BAND.DET
(M/B'06)

BATHORY LEGION / VRNA
Ascetikon L.H.P.
LP/LP + CD + T-Shirt (Pestilentiae Templum)

La romana Daniela Mercuri (Bathory Legion) ed il partenopeo Gianluca Martucci (Urna) celebrano l’unione delle loro forze con un sontuoso LP in edizione limitata, proposto anche in versione deluxe completa di artwork manuale e T-Shirt. Urna è realtà nota e consolidata sin dal lontano 2000, con una corposa serie di uscite su supporto analogico e digitale, più giovane Bathory Legion, operante dal 2010 con due CDr all’attivo, ‘Through the Dimensions (Anarcoesoterismo)’, autoprodotto, e ‘Bukkake S.T.N.’, licenziato da Alchemic Sound Museum. Punto di contatto tra i due progetti il comune interesse verso l’espressione musicale gravitante nell’oscuro universo della ambient rituale ed esoterica, nel caso di Bathory Legion con un background profondamente radicato nell’universo black metal (peraltro influenza presente anche in Urna). ‘Ascetikon Left Hand Path’, questo il significato per esteso del titolo dell’opera: una sorta di ‘Ascetikon' capovolto, per così dire, o meglio una serie di precetti utili per un percorso ascetico al ‘Nero’ seguendo la cosiddetta ‘Via della Mano Sinistra’. Concetto presente storicamente per la prima volta negli scritti della famosa teosofa ed esoterista russo-americana Helena Blavatsky, divenuta celebre come Madame Blavatsky, il L.H.P. consiste in una filosofia di vita individuale alternativa ed opposta a quella cristiana intesa da Isaia nell’originale ‘Asceticon’, un percorso le cui fasi sono identificate distintamente dai titoli di ognuna delle sei tracce del disco; i sei capitoli del lavoro sono per di più impreziositi e rimarcati da un booklet plastificato riportante altrettante tavole scelte da Daniela, e raffiguranti un’opera d’arte connessa al concept trattato (tra le altre una di Franz Von Stuck, autore del dipinto presente sulla celebre cover di ‘Gospel of Inhumanity’ di Blood Axis). L’attacco mefitico e catacombale di ‘Ctonio’ sembra provenire dalle viscere della terra, o forse da un’altra dimensione, e si va velocemente a stemperare nella distesa ‘Aokigahara’, brano dagli irresistibili tratti mistici debitore in qualche maniera dei Popol Vuh di ‘In Der Garten Pharaos’; ma il picco del primo lato deve ancora sopraggiungere, ci pensa la conclusiva ‘Palo Mayombe’ a regalarcelo, con i suoi cori e tappeti d’organo in crescendo dal sapore fortemente liturgico soffocati nel finale da quello che suona come un ringhio malvagio. La lunga ‘Miira’ ed i suoi drones oscuri ci accompagnano nel nostro viaggio sul secondo lato del vinile, cedendo il passo all’incedere tribale di ‘Event Horizon’, che a sua volta sfocia nel sigillo finale dell’ ‘Ascetikon L.H.P.’, la tetra ‘Adamas Ater’ dalle volute ipnotiche che si rincorrono con cori funerei di infinita cupezza. Numerato a mano e custodito in un package total-black dall’inserto-cover plastificato di gran pregio (anch’esso opera dei due musicisti), ‘Ascetikon’ si propone come dicevamo anche in tiratura deluxe ultra limitata a soli cinque esemplari includente un disegno fatto a mano, un cd con l’intero album ed alcuni extra ed una t-shirt. Ho sempre pensato che l’ascolto del vinile, a differenza dei vari formati digitali o ‘liquidi’, sia di per sé un rito. Nel caso di ‘Ascetikon’ ciò è ancor più vero, la comunione d’intenti di Urna e Bathory Legion ha dato vita ad un diamantino rituale dai riflessi di luce nera. Se l’istinto vi guida verso la ‘Via della Mano Sinistra’, ‘Ascetikon L.H.P.’ non solamente ne costituisce l’ideale colonna sonora, ma si rivela un vero e proprio testo programmatico in musica funzionale al compimento del percorso. Shine on, you black diamond.
Info: www.facebook.com/Bathory.Legion.
Official www.facebook.com/VRNA-153769538009761/
(Oflorenz)

. - (EAUX SAINES)
Eaux saines
Cassetta (-)

Debutta questo interessante progetto solista di Bordeaux dietro cui si nasconde Michaël Martin, supportato per l'occasione da Colin Manierka. In questo lavoro si alternano magistralmente i ritmi della darkwave e le ruvidità industrial, il tutto con un macabro ed inesorabile incedere accompagnato dalle voci di Michaël e Colin. Grandiosa la opener e title track che con il suo climax irresistibile ed i suoi echi catacombali funge da perfetto incipit che introduce la successiva "Almost", in cui il ritmo subisce una impennata, restando a metà tra ebm ed electro-pop, tendenza a cui indulge molta wave francese e che si ritrova più spiccatamente anche in "Des mots". Finalmente in "One day, ten years" c'è una netta sterzata verso un industrial primordiale cupo ed atmosferico, a base di percussioni: l'effetto è forte e magniloquente. In "Le chant des sirènes" la chitarra assurge al ruolo di protagonista con toni principalmente riverberanti immersi in echi di noise rock, mentre "Unfalling" e "This smile" chiudono degnamente il giro nel segno di questo meraviglioso ibrido darkwave/industrial.
Sito web: https://www.facebook.com/pointiret
(M/B'06)

SPACE SWEEPER
Alien oceans
Download (Silber Records)

Sulla scia dello space rock anni '70, Brian John Mitchell, proprietario e gestore della Silber Records, nonché attivo col suo progetto drone/ambient Remora, unisce le forze con Ted Johnson dei Tesla Recolis e Brian Lea McKenzie degli Electric Bird Noise. Due lunghe suite per circa trentotto minuti di musica in cui riemergono prepotentemente le visioni di gruppi come Tangerine Dream, Pink Floyd, Cluster e Popol Vuh, di cui oggi ritroviamo una parziale eredità in esponenti di spicco come i Troum. Le stratificazioni del primo brano "Burial at the sea" hanno qualcosa di mistico e sfruttano l'esperienza di Mitchell coi Remora: le vibrazioni crescono placidamente fino a placarsi in pochi secondi e tacere del tutto, per poi ripartire nel successivo "Oceana Galatica" sullo stesso andazzo.
L'album non aggiunge nulla al passat o né al futuro di questo genere ed assomiglia più ad un tributo che ad altro coi suoi sintetizzatori che dialogano coi feedback delle chitarre elettriche: ciò non toglie che l'atmosfera sia più che piacevole colla sua imperturbabilità tipica di un'alba al Polo Nord.
Sito web: http://www.silbermedia.com/spacesweeper/alienoceans.shtml
(M/B'06)

GOTHIC MULTIMEDIA PROJECT
Beneath the Snow Piovono ombre
DVD Audio/Interattivo (Théâtre de la Mort 08)

Come Rosa Selvaggia abbiamo seguito il progetto Gothic sin dagli albori: era il 2004, e l’esordio di ‘Grim’ già prometteva qualcosa di nuovo, di non scontato o già sentito, una ricetta che andasse oltre un rigido approccio confinato entro barriere di genere. Il monumentale ‘Antibox’ del 2007 non faceva che confermare le ottime impressioni lasciate da ‘Grim’, ma è con ‘Clam, Dolenter’ che il progetto genovese realizza il primo step verso quell’idea di ‘opera totale’ in grado di andare al di là della semplice fruizione del formato disco/audio, per quanto di valore. ‘Clam, Dolenter’, rilasciato nel 2010, sancisce la sostanziale transizione da Gothic a Gothic Multimedia Project, proponendo per la prima volta al pubblico un viaggio interattivo nel mondo di tenebra partorito dalle menti di James Maximilian Jason e David Bosch, le due figure portanti che si celano dietro il moniker ‘Gothic’. ‘Beneath the Snow – Piovono Ombre’, licenziato nella primavera di questo 2016 sempre da ‘Théâtre de la Mort 08’, porta a pieno compimento la mission avanguardistica del GMP, chiudendo peraltro un ideale trittico sulla ‘dark-side’ della mente e dell’animo umano ed andando ad affrontare, dopo i passati temi della morte e del dolore, la meschinità e l’indifferenza dell’individuo contemporaneo.
Si parlava di ‘opera totale’. La musica incontra la cinematografia e la poesia, ma non basta: l’ascoltatore-spettatore diventa parte integrante dell’opera medesima, un vero e proprio attore che si muove in un labirintico mondo multimediale influenzandone attivamente le vicende. Se vi siete addentrati in passato nel mondo dei cosiddetti giochi di ruolo (ricordo il mitico ‘Dungeons & Dragons’!), l’ottica di ‘Beneath the Snow’ vi sarà in qualche modo familiare; ritengo che l’aspetto geniale dell’approccio artistico messo in campo dal GMP stia proprio in questo, consentire ad ogni fruitore una diversa esperienza ed un viaggio unico nel suo universo oscuro e talvolta disturbante declinato tramite i mezzi più avanzati che la moderna tecnologia di quest’epoca ‘2.0’ consente. Non vi anticiperò molto della storia che si cela dietro ‘Piovono Ombre’, sarebbe peccato imperdonabile. Scoprirla passo passo, attraverso la lettura del libretto illustrato allegato, ma soprattutto tramite l’avventura interattiva possibile grazie al supporto DVD, si rivelerà l’esperienza più entusiasmante. Vi basti sapere che viaggerete sostanzialmente attraverso due diverse ‘ambientazioni’, peraltro connesse ed interfacciate tramite molteplici vie tra loro alternative: la Parte ‘Neve e la Parte ‘Notte’. Vi immedesimerete in un personaggio in fuga (da chi o da che cosa? Lo scoprirete, forse…), e nel suo interiore universo disturbato da demoni che metaforicamente rappresentano in fondo le sue stesse fobie, le scorie del suo vissuto, e quelle del suo presente. Un labirintico lungometraggio ove le vostre scelte modificheranno in continuazione il percorso ed il destino del ‘viaggiatore’, in una storia dai tratti assolutamente visionari che vede paura, follia, malattia tradimenti e morte succedersi inesorabilmente. Senza dimenticare che anche l’esperienza audio-musicale verrà fortemente ‘personalizzata’ in virtù delle decisioni prese, con la conseguenza che le mie impressioni sulle tracce ascoltate dopo questa prima, (in)completa visione di ‘Beneath the Snow’ potrebbero addirittura fuorviarvi, poiché é piuttosto probabile che il vostro percorso sarà differente, almeno in parte, dal mio come da quello di ogni altro fruitore dell’opera. Personalmente mi sono imbattuto in una serie di brani elettronici strumentali di taglio per così dire ‘cinematico’, assolutamente adatti a far da oscura colonna sonora per le differenti ambientazioni che man mano si succedono nel corso del filmato; ricordo peraltro distintamente anche due ottimi episodi di stampo dark-wave (uno cantato in inglese, l’altro in italiano) che mi hanno richiamato alla mente il rock noire dei primi Christian Death, dimostrando come in definitiva il GMP non si auto-ghettizzi ancora una volta entro rigide coordinate sonore. Non si abbia dunque timore di affrontare quelle che in fondo potrebbero rivelarsi le nostre stesse fobie e debolezze, il coraggio di addentrarsi in questo viaggio interiore verso il ‘lato grigio’ del nostro ‘Io’ sarà ampiamente ripagato da un’esperienza entusiasmante, per quanto a tratti spaventosa. L’ambiziosa opera di ‘Beneath the Snow’ ha richiesto l’intervento prezioso di un folto manipolo di membri esterni (ben nove) e collaboratori (addirittura diciotto elementi), protagonisti in gran parte nella recitazione dei filmati ma anche nell’apporto di parti strumentali (Davy Jones, un membro effettivo e collaboratore della prima ora) e nella progettazione e programmazione del software necessario a causa della ovvia complessità di un progetto di questo genere. Come già si accennava riguardo le passate produzioni – multimediali e non – risulta arduo collocare stilisticamente la ricetta sonora del gruppo, il cui background è più che mai variegato spaziando dal metal estremo sino al dark-prog ed alla power electronics: non stupisca dunque che una delle poesie incluse nell’opera (‘In the Writhes of an Oneiric Torment of mine, I will Embrace Death’) venga dedicata da Jason a Marco Corbelli, nonostante ‘Beneath the Snow’ sia un lavoro bel lontano dagli stilemi del noise alla Atrax Morgue. L’ultimo lavoro del Gothic Multimedia Project equivale ad osservare un’ enorme tavola apocalittica in una pinacoteca: ogni osservatore vi si immergerà trovandovi un contenuto differente, e la sua esperienza sarà assolutamente, e profondamente unica. Pronti per viaggio?
Sito web: www.gothicdimension.com
(Oflorenz)

HEAVEN FALLS HARD
The mercy-go-round
Download (Silber Records)

Nonostante la loro scarna discografia ed il loro debutto nel 2002, gli Heaven Falls Hard, duo proveniente dalla Virginia composto da Stacye Moser e Randy Ashberry, ha alle spalle una carriera ultraventennale iniziata nel 1993. "The mercy-go-round" infatti fa seguito alla compilation "20 Years Of Tears 1993~2013", che celebrava le prime due decadi di carriera del gruppo. Dopo tre anni di silenzio vede la luce il nuovo album che riprende il solco tracciato dal precedente "Solace", nel segno di un goth rock etereo e malinconico. Lo stile vocale di Stacye, che affonda le radici nei Dead Can Dance di "The serpent's egg", è fin dall'inizio immerso nelle atmosfere dilatate dei synth e dai rarefatti arpeggi di chitarra. Il sodalizio musicale prosegue evolvendo il suono della chitarra in acustico od elettrico, ed aggiungendo pianoforte e percussioni di tanto in tanto a seconda delle esigenze e sempre con delicatezza, mescolando sapientemente ed in maniera originale il goth rock e l'ethereal e creando qualcosa di unico. Atmosfere magiche e downtempo che trovano nella voce di Stacey una guida fondamentale.
Sito web: https://www.facebook.com/HEAVENFALLSHARD
(M/B'06)

TREYVERB
A year without words
Download (Silber Records)

Treyverb è il progetto di Trey McManus, chitarrista del South Carolina che, dopo le precedenti esperienze con The Drag e Myrtle Beach, vuole coniare attraverso sonorità dream pop, qualcosa a metà strada tra il country rock di Hasil Adkins ed il post rock di J. Spaceman, nell'intento di ricercare melodia ed atmosfere downtempo.
Le quattro tracce strumentali del disco introducono questa idea e centrano appieno l'obiettivo, pur non regalando particolari novità in una scena sempre più affollata.
Sito web: https://www.facebook.com/treyverb74
(M/B'06)
THORN1
The leave of leaves
Download (Silber Records)

Nuova uscita per il progetto di Evgeny Zheida: "The leave of leaves" succede al precedente "The light of random star" che, allora come adesso cercava di coniugare ambient, drone, post rock e downtempo.
Questo nuovo album testimonia la maggiore consapevolezza raggiunta dal siberiano nel suo muoversi a cavallo tra generi così diversi e la piega intrapresa nella direzione di armonie più accessibili con brani più orecchiabili e pop, eliminando le pur lievi asprezze del passato. Tutto appare più idealizzato che mai, con una forte alternanza di stili nel passaggio da un brano all'altro che disorienta, ed una voce calda che traghetta l'ascoltatore attraverso brani dai toni glaciali, ma sereni, come nell'esemplare "14-40". Lo stile di Evgeny si è sostanzialmente semplificato pur maturando, aprendosi ad uno spettro più vasto di audience e lasciando indietro, probabilmente in maniera consapevole o attraverso un percorso interiore, gli ascoltatori più esigenti ed isolazionisti, e diventando qualcosa che assomiglia più a tante cose diverse messe in fila che ad un unicum organico pur nella sua inconfutabile raffinatezza.
Sito web: https://www.facebook.com/pages/thorn1music
(M/B'06)
ANDA VOLLEY
Paper Moon
Download (Silber Records)

La Silber Records ospita la prima uscita su supporto fisico per questa cantautrice del Massachussets.
Con cinque tracce da circa un minuto l'una, questo ep ha più l'aria di un esperimento fatto di estratti da canzoni embrionali o da semplici idee. Tuttavia, ed è proprio questa la cosa che colpisce, i cinque mini brani sono assolutamente geniali e avanguardistici, colmi di pathos e di emozioni, a cavallo tra indie rock, electro-pop, ambient e noise, il tutto cullato dalla sensuale voce di Anda.
Solo il nuovo full length, auspicabile al più presto, potrà stabilire i confini di quello che questa artista può dare alla musica, oppure dare ulteriore prova della sua inafferrabilità.
Sito web: http://www.andavolley.com
(M/B'06)
CHVAD SB
Phenomenalism, Cartesian doubt and bomb #20
Download (Silber Records)

Per chi non lo conoscesse, Chvad SB è un veterano della scena elettronica e non solo, avendo suonato per oltre vent'anni con gruppi pionieristici come Things Outside The Skin, Tongue Muzzle e Controlled Bleeding ed essendosi occupato anche di colonne sonore. Questo nuovo album che succede a "Crickets were the compas" del 2014, rappresenta un lavoro di pura sperimentazione ispirato dai film "Il pianeta proibito" del '56 e "Dark star", quest'ultimo esordio nel 1974 di Carpenter alla regia. Nel primo la colonna sonora a cura di Louis e Bebe Barron, probabilmente la prima totalmente elettronica è sempre stata uno dei punti di riferimento di Chvad SB, mentre nel secondo si rintracciano i fondamenti dell'ironia straniante del titolo dell'album. Un'unica traccia per quasi un'ora e un quarto di improvvisazione sonora, a base di loop di feedback incasellati in un sintetizzatore modulare in grado di generare frammenti musicali random e sempre differenti che Chvad SB ha rielaborato ed arrangiato per circa quattro mesi fino a generare questo esperimento che farà storcere il naso a molti per il suo oltranzismo disumanizzante. Opera per specialisti.
Sito web: https://www.facebook.com/chvadsb
(M/B'06)
NOVA SPES
A dog and his boy
CD
(Danse Macabre)

Quinto full length per questi tedeschi di Lipsia. L'album come i precedenti incorpora sfumature di electro e synth-pop, sulla scia di gruppi come De/Vision, And One e Camouflage, riportando in auge quello che questo genere non è più da qualche tempo, essendosi ridotto a prodotto ultra commerciale che stona pesantemente con la scena che fu: questo però non significa depauperare il suono per ritrovare il feeling originario, quanto piuttosto cavalcare armonie e melodie ed intrecciandole con un suono corposo, futurista e perfetto. Tredici tracce per quasi un'ora di musica che riesuma l'electro degli anni '90, senza portare davvero nulla di nuovo, ma riproponendo egregiamente ciò che questo genere è stato ed è ormai divenuto, tentando con fatica di farlo emergere nel mare di uscite nella medesima scena.
Sito web: http://www.nova-spes.com
(M/B'06)
WINTER HART
Ryk of glory
CD (Danse Macabre Records)

Gary Wagner e Falgalas, due dei tre membri in forze ai Dance Or Die, storica band tedesca di ebm/darkwave, danno seguito al debutto del loro progetto Winter Hart con un album dalle connotazioni davvero particolari. Traendo ispirazione dalla storia della colonizzazione americana e non solo, dalla cancellazione degli indios prima e degli indiani americani poi, la musica si dipana attraverso partiture epiche e marziali e permeate dai tratti della world music introdotta per la prima volta dai Popol Vuh negli anni '70/80. Brusca sterzata dunque rispetto a quello che probabilmente si aspettavano i fan di Wagner e Falgalas e dei Dance Or Die: sopravvivono i passaggi neo-folk già presenti nel debutto, pur con atmosfere più eteree, accompagnate dalla chitarra di Wagner, ma c'è spazio anche per l'elettronica che combina Das Ich, Dead Can Dance e gli stessi Dance Or Die naturalmente. La cover dei Manowar, "Warriors of the World", così stravolta testimonia a un tempo l'intento epico, ma anche avanguardistico del duo, che crea un lavoro forse non riuscitissimo, ma che non trova eguali nel panorama ambient/neo folk.
Sito web: http://www.winter-hart.com
(M/B'06)
ORAX
Cometa
Download (NewRetroWave)

Ritorna Orax, ex chitarrista degli Xilema col suo secondo full length che dà seguito al debutto Betray del 2012 ed ai cinque ep che si sono succeduti nel frattempo. Alfiere dell'italo-disco che mescola con la sua chitarra ed un ardito synth-pop, Orax snocciola dieci nuove tracce fatte di melodie accattivanti, che segnano una nuova evoluzione rispetto alle atmosfere darkwave del debutto, di cui invero rimangono alcune significative testimonianze, come in "Stay". La successiva "Roof of love", come anche l'opener "Broken" invece, ricordano da vicino anche se in modo diametralmente opposto, le colonne sonore dei film anni'80, la prima adatta a film americani coi suoi passaggi jazz e rock n' beat, la seconda molto più sulla lunghezza d'onda dei mitici gialli italiani. "Alone" e "Red Sun" invece sono a loro modo più classiche e vicine al tipico sound synth-wave, mentre "Empty" trova una via fatta di inserimenti di pianoforte e chitarra che accompagna e rafforza il climax electro del brano. Tracce tutte piuttosto diverse tra loro, ma unite da un filo invisibile e tuttavia percepibile a furia di ascolti ripetuti: album sicuramente interessante per gli appassionati del genere.
Sito web: https://it-it.facebook.com/oraxland
(M/B'06)
BEYOND SOUL
E.t.h.e.r.e.a.l.

CD (Beyond Records)

Debutto autoprodotto in maniera eccellente per i catanesi BeYond Soul, sei tracce per poco più di mezz'ora di musica che incrocia sapientemente le influenze del death rock anni '80 con il moderno alternative/shoegaze.
Dopo l'opener "Buried", decisamente post punk nei suoni e nell'attitudine, "Stress Control" getta una luce nuova su questo genere mescolando suoni cupi con aperture fatte di cori e riff guizzanti di chitarra ad opera di Kurten ed introducendo un altro brano emozionale come "Inside" guidato indiscutibilmente dalla malinconica voce di Mark e completato dalle tastiere di Lux. Chiude l'ep "The dreamers", brano alternative rock, che introduce toni più gioiosi ed una luce di speranza a seguito dell'oscurità in cui le precedenti tracce ci avevano sprofondato.
Sito web: https://www.facebook.com/beyondsoulofficial
(M/B'06)
LYKE WAKE
Testament of pain
CDr (BeTon)

Avevamo lasciato il progetto capitolino di Stefano Di Serio al magnifico ‘Fall of the Corrupt’ (ma nel frattempo sono uscite due cassette per SoudScape 713 di cui una in collaborazione con Le Cose Bianche), ed eccoci ora al cospetto di una nuova sinfonia elettronica a nome Lyke Wake. Si occupa della produzione la giovane etichetta indipendente Be Ton, che ci propone una tiratura limitatissima in sole trenta copie dal package tanto minimale quanto elegante, con il suo cartoncino nero formato lettera su cui campeggiano le argentee iniziali in rilievo ‘LW’. Custoditi insieme al dischetto anche un piccolo adesivo e due pregevoli cartoline con riproduzioni tratte dalla serie surreale di sedici tavole ‘Carceri d’Invenzione’ di Giovanbattista Piranesi, architetto ed artista veneto vissuto nel XVIII secolo. Congeniale ancora una volta al verbo espressivo di LW la forma di 'suite' con un' unica traccia di lunga durata, i quarantatre minuti della title-track che rimarcano ancor più che in passato il marchio di fabbrica elettronico-sinfonico di Stefano, già peraltro esplicitato in grande stile attraverso le produzioni più recenti che hanno segnato – a partire dal 2011 – il ritorno sulle scene dopo una lunghissima stasi durata all’incirca un paio di decenni. Se avevamo definito il precedente ‘Fall of the corrupt’ come l' 'opera totale' di LW, ‘Testament of Pain’ ne garantisce in realtà una convincente continuità esplorando ulteriormente quell’universo sonoro così profondamente radicato nel DNA dell’autore romano, che si abbevera tanto dall’ elettronica in chiave prog dei magnifici ’70 (pensate al kraut cosmico) quanto alla più radicale sperimentazione dell’era industriale post-punk sopraggiunta in pompa magna nel decennio successivo. Le volute melodiche di ‘Testament’, che nei minuti iniziali fanno rivivere l’essenza del Joyaux de la Princesse dell’ inarrivabile ‘Exode’, disegnano arabeschi di fiaba che lasciano trasparire una lieve malinconia, forse sintomo di quel malessere che deriva dal ‘disagio di chi si trova in un mondo non suo sapendo che il proprio non esiste’. Da memorizzare alla voce: gemme anno 2016.
Info: http://lykewake.wix.com/lykewake
(Oflorenz)