ROME
The Hyperion Machine
CD/ LP (Trisol / Audioglobe)
Preceduto dal mini-album "Coriolan" uscito ad aprile, il 12
agosto segna ufficialmente la data di uscita del nuovo lavoro
lungo di Jerome Reuter in arte Rome, oramai pilastro ineluttabile
del cantautorato oscuro contemporaneo ed artista peculiare
che ha fatto di certe sonorità ed arrangiamenti il suo inossidabile
marchio di fabbrica. Impossibile infatti, per chi segue da
tempo l'artista lussemburghese, non essere mai stati rapiti
dalla calda voce di Reuter, dalle sue melodie mesmeriche ed
emozionanti
richiamanti attitudini apocalyptic folk o dark folk, dai suoi
marzialismi e campionamenti variegati che aggiungono digressioni
più aspre ed atmosfericamente opprimenti, o infine dalle intelligenti
svolte wave/rock che lasciano aperta una fessura sul passato
del cantautore, impegnato precedentemente nel progetto Mack
Murphy & The Inmates. Questo l'indispensabile ed inseparabile
bagaglio multifaccia che fa di Rome uno degli artisti più
amati e seguiti da un pubblico anch'esso vario al suo interno,
colpito da questa o quella proposta sonora riscontrabile in
qualsiasi lavoro di Reuter dagli esordi sino alle ultime fatiche
in studio. "The Hyperion Machine", disponibile in formato
digipak con booklet di 20 pagine e poster in allegato, nonché
in una versione in vinile 12" limitata a 500 esemplari numerati
a mano e firmati dall'artista, aggiunge dunque un ulteriore
tassello alla preziosa discografia di Rome con un capitolo
tipicamente "Reuteriano" nel quale si alternano le sue classiche
e sentite ballads di piano, chitarra, archi e voce suadente
(pezzi come "Celine In Jerusalem", "Stillwell", cantata assieme
all'artista svedese Thåström, "Skirmishes For Diotima" o "The
Secret Germany", dedicata al poeta rumeno Paul Celan), come
sempre i momenti più alti di ogni album a nome Rome; altre
più sostenute e scarne in strumentazione e vicine ad un'attitudine
pop-folk ("The Alabanda Breviary"; "Cities Of Asylum"; la
bonus track "Fanfanfan"); ed ancora wave-rock sostenuto e
struggente ("Transference") od episodi decisamente più oscuri
e sinistri (le tensioni campionate dell'agrodolce "Adamas"
ed il classico interludio d'epoca nell'attufato cantico militaresco
di "Die Mörder Mühsams"). Vanno spese poche parole per parlare
di un lavoro di Reuter. Il consiglio è sempre quello di lasciarsi
trasportare dalla sua proposta unica ed irripetibile, che
si può solo amare incondizionatamente od odiare visceralmente,
senza vie di mezzo. "The Hyperion Machine" è solo l'ultimo
pezzo di una carriera straordinaria di uno straordinario artista,
che ha trovato la formula vincente per riuscire ad attirare
tutti, almeno una volta, alla sua corte sonora, senza bisogno
di sperimentare esageratamente, ma piuttosto sapendo legare
i giusti accordi ed atmosfere in trame indimenticabili.
Sito Web: http://www.trisol.de/
Facebook: https://www.facebook.com/romeproject
(Lorenzo Nobili)
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KHOST
[Deconstructed
and reconstructed by] GODFLESH
Needles into the ground
CD (Cold Spring Records)
I britannici Khost, gruppo che suona il genere musicale che
è noto come industrial metal e che hanno condiviso in passato
il palco coi connazionali Godflesh, padrini fondamentali di
questo genere, fanno uscire questo ep da 25 minuti, costituito
da quattro tracce, una inedita e tre provenienti da "Corrosive
Shroud", che vengono rivisitate dal gruppo fondato da Justin
Broadrick, ex Napalm Death, e G. C. Green.
Il risultato è un piacevole ma non stravolgente esperimento
in cui Broadrick e Green danno prova della loro abilità di costruzione
e incasellamento dei singoli componenti del suono, che gli consente
di astrarre da un qualsiasi brano le componenti essenziali atte
a renderlo, tramite opportune alchimie, un pezzo Godflesh in
piena regola. Brani quindi pieni zeppi di suoni pesanti, che
si mescolano ad un diluvio di frequenze abrasive, ritmi cadenzati
che non lasciano spazio per riprendere fiato, suoni metallurgici
ed un abuso di riverberi e manipolazione elettronica. Niente
prigionieri.
Sito web:
http://facebook.com/khostband;
http://www.godflesh.com
(M/B'06) |
VIVIANNE
VIVEUR
Lulu' en hiver
CD (My Fay Records, Jardin du Luxembourg Disques)
I Vivianne Viveur, band campana ma di stanza a Londra nata nel
2000, arrivano alla loro sesta uscita, nuovamente per My Fay
Records, che prosegue il cammino iniziato nel 2002 con l'ep
"Dominique paints only in China" e proseguito con "Funeral
for a cloud", "The art of arranging flowers", "Vert" e "Rain
feelings". A distanza di sei anni dall'ultimo album arriva "Lulu'
en hiver", che amplia il solco tracciato sedici anni fa, evolvendo
ulteriormente verso il lato più malinconico e romantico di questo
ibrido a cavallo tra wave, minimal, alternative rock decadente
e psichedelico, che affonda le radici nel lavoro di compositori
come Pierre Bachelet, Armando Trovajoli e Berto Pisano, ma anche
Morricone e De André. Canzoni d'amore su ritmi rallentati scanditi
da fraseggi di pianoforte e batteria, con inserti di violino
e violoncello ad intensificare la malinconia e la contaminazione
della musica classica che impregna tutto il disco: ben otto
tra musicisti e cantanti hanno infatti collaborato a supporto
del trio Vienne, Aurigemma e Nefasto. Va subito detto che il
disco fin dal primo ascolto appare ed effettivamente è, qualcosa
di straordinario e difficilmente inquadrabile: incentrato su
una ambigua storia d'amore ambientata sul set di un film erotico
degli anni settanta, periodo che la confezione in digipak richiama
continuamente sia nelle immagini che nella veste grafica del
disco stesso, il cd sembra voler risucchiare l'ascoltatore con
i suoi toni raffinati e carichi di pathos, in un luogo fuori
dallo spazio e dal tempo. Il risultato è un'alternanza originalissima
di struggenti melodie, citazioni sommesse ed un'alternanza molto
varia di brani che riescono tuttavia ad essere estremamente
compatti e coerenti tra loro.
Sito web: https://www.facebook.com/Vivianne-Viveur-46211624023
(M/B'06) |
EUROPEAN
GHOST
Pale and sick
CD (Unknown Pleasures Records)
Giuseppe
Taibi, co-fondatore della band post-punk "Two Moons" esordisce
col suo progetto "European Ghost" per Unknown Pleasures Records,
insieme a Cristiano Biondo, mastermind della parte strumentale
il primo, vocalist e creatore dei testi il secondo; Giuseppe
Lo Bue, chitarra nel primo brano, e Mario Dada D'Anelli, chitarre
e synth, supportano invece Taibi.
Lavoro multiforme ed ispirato, che affonda le radici nell'Europa
teatro dei grandi conflitti mondiali, trova sfogo non in un
approccio marziale che d'altronde risulterebbe inusuale per
il genere trattato, quanto piuttosto nelle atmosfere glaciali
e nella disperazione del sacrificio di milioni di soldati
durante quei sanguinosi conflitti e di coloro che sono stati
a casa sperando di non perdere i loro cari al fronte.
Dieci tracce davvero eccellenti che mescolano sapientemente
post punk, electro, darkwave e post punk in cui è il basso
di Taibi a dettare i tempi fondendosi perfettamente con le
tastiere ed i beat elettronici a creare un unicum imprescindibile,
un sound monolitico che si estende per la totalità dell'album,
con precisi interventi di D'Anelli alla chitarra, come in
"August in Winter" e la voce di Biondo, impeccabile anche
se un po' in sordina.
Sito web: https://soundcloud.com/european-ghost
(M/B'06)
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MADEMOISELLE
BISTOURI
Comfort zone
CD (Stipsi Records)
Claudio Frassine torna dall'inferno e riporta fedelmente suoni
e messaggi altamente distruttivi con questa nuova uscita, fatta
di quattro tracce per quasi sessanta minuti di musica a base
di noise e power electronics, a cavallo tra Atrax Morgue, Merzbow
e la brutalità senza compromessi del rumore che non vuole sentire
ragioni. Suoni taglienti e macabri rallentamenti, come a riflettere
i momenti di pausa tra un massacro e l'altro dei peggiori assassini
seriali, come evoca chiaramente la copertina immersa in un digipak
più nero del nero.
Si parte con una suite di venti minuti, "Comfort zone 1" fatta
di pura sofferenza: lamenti atroci estratti e distorti per generare
puro disagio e claustrofobia nell'ascoltatore e poi si parte
con l'HNW, che si rafforza se possibile ancora di più mettendo
da parte possibili rallentamenti o ammorbidimenti nella seconda
traccia.
Risate sguaiate e massacro sonoro si mescolano nella traccia
dall'adeguatissimo titolo "Toujours souriante 1", che prosegue
nella successiva seconda parte che conclude l'album, perfetta
apologia dello "Spleen" baudelairiano.
Sito web: https://www.facebook.com/Mademoiselle-Bistouri-161483347587584
(M/B'06) |
ANONYMOUS
MASTURBAUDIOUM
/ MADEMOISELLE BISTOURI / GAMIANI
Nylon 666
CD (Antoninoise Productions)
Ed ecco un trio d'eccezione per gli amanti incondizionati dell'harsh
noise wall: split a tre, una traccia e venti minuti di musica
a testa per quella che è una legnata senza respiro dall'inizio
alla fine e che stordirà e porterà vicino alla soglia del dolore
anche i più avvezzi a queste sonorità. Fa da guida Anonymous
Masturbaudioum, che si appropria dell'argomento guida, la sua
forse unica ossessione, ossia il nylon delle calze femminili,
con tutto ciò che ne contengono, e le relative tematiche feticiste,
seguito a ruota da Gamiani e Mademoiselle Bistouri.
Quest'ultimo per l'occasione, distoglie momentaneamente e parzialmente,
visto il titolo della sua traccia, lo sguardo dai manuali di
anatomia per prestare la sua fragorosa opera a questa malsana
congrega che avrebbe fatto sicuramente la gioia della Signora
Ward Records.
Come molti lavori di questo tipo, lo split può apparire come
una mera e distruttiva jam session, e forse lo è: è tuttavia
anche l'occasione per i musicisti per confrontarsi, sperimentare
ed elaborare nuove soluzioni. In questo caso, quello che sicuramente
si trova è una eccellente resa sonora dai connotati particolarmente
abrasivi che letteralmente azzanna l'ascoltatore. Buon ascolto.
Sito web: https://www.facebook.com/an77ma
https://www.facebook.com/Mademoiselle-Bistouri-161483347587584
https://www.facebook.com/gamiani.hnw
(M/B'06) |
YELLOW6
Springsun
CDr (Silber Records)
Il prolifico Jon Attwood sforna il nuovo singolo limitato a
100 copie in cartone ecologico, che sicuramente anticiperà l'imminente
uscita del nuovo album.
Due tracce, la prima di oltre quindici minuti, a base di chitarra,
basso e sintetizzatori ci porta in un mondo fatto di riverberi
freddi e luminosi, proprio come il primo sole primaverile che
fa capolino dopo i mesi freddi, la seconda "Conrad#2" è invece
ispirata con ogni probabilità dalla scomparsa di Tony Conrad,
violinista ed artista d'avanguardia e mantiene gli stilemi propri
dello stile di Attwood.
Agli appassionati di drone chitarristico non resta che attendere.
Sito web: https://www.facebook.com/yellow6
(M/B'06) |
PRIORATVM
Adonis
CD (FinalMuzik)
Ritorna
a distanza di tre anni dall'ultimo "Those who linger" questo
progetto solista che fa capo a Mirko B., supportato per l'occasione
dalle voci di Maria Cristina Anzola (già in forze a The Blue
project e Albireon nelle ultime uscite) e Vincent Mercier
per i pezzi parlati. Il progetto nasce nel 2007 ispirato al
mito del Priorato di Sion e dedicato ad una costante ricerca
tra le pieghe di esoterismo, psiche umana ed antiche leggende.
Musicalmente il progetto si colloca a metà strada tra aperture
neoclassiche che ricordano gli ultimi Arcana ed il filone
marziale degli anni 2000, dove Mirko si occupa principalmente
delle parti di chitarra e dei sintetizzatori. "Adonis" esce
in digipak, in edizione limitata a 300 copie ed è l'ultima
evoluzione del suo percorso artistico, mostrando notevole
ispirazione ed originalità, capace di fondere generi piuttosto
stridenti in un unicum coerente e compatto, tanto da rendere
impossibile all'ascoltatore l'elezione di brani prediletti,
perché quasi mutilati se astratti dal contesto. Mirko non
cade nel tranello dei brani sdolcinati o dell'eccessiva durezza,
trovando l'equilibrio perfetto che rende "Adonis" un disco
che era un po' che non si sentiva in giro.
Sito web: http://prioratvm.tumblr.com
(M/B'06)
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THE
REDWOOD TREES
Love in Vain
CD (autoprodotto)
Ritorno discografico per i Redwood Trees, band wave/gothic,
capitanata da Emanuele "The Panzer" Corti. Dieci tracce che
continuano il discorso sonoro già fissato in "Adonais", ma che,
rispetto alle precedenti produzioni, aprono nuovi scenari. Così,
se il brano d'apertura "Oh my godness" pare una sorta di rilettura
dei lavori precedenti, così smaccatamente gotico, la band si
scopre perfettamente a suo agio nello scrivere brani più virati
alla melodia ed al romanticismo. La canzone che titola il lavoro
e la successiva "Mary sun" sono la massima espressione del cambio
di rotta; atmosfere meno pesanti e ampio spazio lasciato al
cantato pulito di Corti. "Hold on - one second" (quasi prog
le tastiere nell'assolo finale) e "Music show tricks" sono quei
pezzi che cercano di creare un ponte con il passato; insieme
a "Thank you" (un rock di stampo tradizionale) si segnalano
per le preziose backing vocals di Fabrizio Grecchi.
Arriva anche il piacevole inserimento al canto di Ilenia Corti
(responsabile anche delle liriche) con "These long hair": ritmo
che sale in progressione per una delle migliori canzoni dell'album
(melodie vicine a certi Portishead). "Weekend at the isle of
mind" è un rimando ai Sisters of Mercy, mentre "Gate 23" è un
evocativo finale in cui tornano virtuose le tastiere (ancora
meno wave e più prog) insieme al cantato sussurrato di Corti.
Un'evoluzione per i Redwood Trees. Non essere sempre (o troppo)
ancorati ad uno schema. Promossi anche a questo giro.
(Gianmario Mattacheo) |
NERVA
Nerva
CD (FinalMuzik)
L'album in questione, uscito in cartonato limitato a 300 copie,
è una collaborazione tra lo spezzino Andrea Bellucci ed il
mantovano Andrea Gastaldello, che ha preso forma dopo lunghi
dialoghi telefonici iniziati sul finire del 2014. Bellucci,
noto col suo progetto principale "Red Sector A", che trae
le mosse dalla scuola elettronica britannica degli anni '90,
a cavallo tra techno, breakbeats e idm, ha saputo evolvere
in forme sublimate più astratte e dominate dal ritmo. Gastaldello
invece, compositore di colonne sonore, col suo progetto "Mingle"
si muove su un minimalismo elettronico malinconico, non scevro
da interessanti intuizioni ritmiche. La mescolanza di due
soggetti così produce un ibrido geniale, a cavallo tra gli
ultimi Clock DVA e raffinata idm, dove proprio il ritmo che
funge da sorgente fil rouge per i rispettivi progetti, trova
nuova linfa scaricando a terra tutta la sua efficacia, grazie
anche al sapiente mastering di Eraldo Bernocchi. Non c'è molto
altro da dire: visioni ed oscurità si alternano e si mescolano
in qualcosa che finalmente si stacca dal già sentito e sale
ad un piano superiore riservato a pochi, che forse ha il suo
apice, ma quelli son gusti, in "Divided Minds". Ascolto obbligato.
Sito web:
http://redsectoraworld.blogspot.it;
http://andreagastaldello.blogspot.it
(M/B'06)
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YOU.
Bouquet
Download (Avant! Records)
Ritornano
gli You. di Trever Millay e Brad Taormina col terzo full length
nuovamente su vinile, e rincasano nella nativa Detroit, a
seguito di un'interessante, ma economicamente dispendiosa
parentesi a New York, periodo che ha permesso alla band di
irrobustire la sua line-up con l'inserimento di Lee Lichtsinn
al basso e Scott Kiernan alla chitarra. Ma il vero grande
acquisto è sicuramente quello fatto in occasione di questa
nuova uscita, ossia Derek Stanton che, oltre ad occuparsi
di registrazione e mixaggio, interviene in più brani al basso
ed alla chitarra. Il risultato è un ottimo album che recepisce
perfettamente la lezione del post punk anni ottanta ed in
particolare di gruppi storici come i Sisters of Mercy, riportando
in auge canzoni forse non più attuali, ma magnifiche, che
strizzano anche l'occhio al folk apocalittico ed avanguardistico
dei Death in June dei tempi andati, come nel brano finale
"Space Flower", confermando ancora una volta l'eccezionale
fiuto di questa etichetta nello scovare ottime realtà musicali
in questo genere.
Sito web: https://www.facebook.com/YOU.BAND.DET
(M/B'06)
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BATHORY
LEGION / VRNA
Ascetikon L.H.P.
LP/LP + CD + T-Shirt (Pestilentiae Templum)
La
romana Daniela Mercuri (Bathory Legion) ed il partenopeo Gianluca
Martucci (Urna) celebrano l’unione delle loro forze con un
sontuoso LP in edizione limitata, proposto anche in versione
deluxe completa di artwork manuale e T-Shirt. Urna è realtà
nota e consolidata sin dal lontano 2000, con una corposa serie
di uscite su supporto analogico e digitale, più giovane Bathory
Legion, operante dal 2010
con due CDr all’attivo, ‘Through the Dimensions (Anarcoesoterismo)’,
autoprodotto, e ‘Bukkake S.T.N.’, licenziato da Alchemic Sound
Museum. Punto di contatto tra i due progetti il comune interesse
verso l’espressione musicale gravitante nell’oscuro universo
della ambient rituale ed esoterica, nel caso di Bathory Legion
con un background profondamente radicato nell’universo black
metal (peraltro influenza presente anche in Urna). ‘Ascetikon
Left Hand Path’, questo il significato per esteso del titolo
dell’opera: una sorta di ‘Ascetikon' capovolto, per così dire,
o meglio una serie di precetti utili per un percorso ascetico
al ‘Nero’ seguendo la cosiddetta ‘Via della Mano Sinistra’.
Concetto presente storicamente per la prima volta negli scritti
della famosa teosofa ed esoterista russo-americana Helena
Blavatsky, divenuta celebre come Madame Blavatsky, il L.H.P.
consiste in una filosofia di vita individuale alternativa
ed opposta a quella cristiana intesa da Isaia nell’originale
‘Asceticon’, un percorso le cui fasi sono identificate distintamente
dai titoli di ognuna delle sei tracce del disco; i sei capitoli
del lavoro sono per di più impreziositi e rimarcati da un
booklet plastificato riportante altrettante tavole scelte
da Daniela, e raffiguranti un’opera d’arte connessa al concept
trattato (tra le altre una di Franz Von Stuck, autore del
dipinto presente sulla celebre cover di ‘Gospel of Inhumanity’
di Blood Axis). L’attacco mefitico e catacombale di ‘Ctonio’
sembra provenire dalle viscere della terra, o forse da un’altra
dimensione, e si va velocemente a stemperare nella distesa
‘Aokigahara’, brano dagli irresistibili tratti mistici debitore
in qualche maniera dei Popol Vuh di ‘In Der Garten Pharaos’;
ma il picco del primo lato deve ancora sopraggiungere, ci
pensa la conclusiva ‘Palo Mayombe’ a regalarcelo, con i suoi
cori e tappeti d’organo in crescendo dal sapore fortemente
liturgico soffocati nel finale da quello che suona come un
ringhio malvagio. La lunga ‘Miira’ ed i suoi drones oscuri
ci accompagnano nel nostro viaggio sul secondo lato del vinile,
cedendo il passo all’incedere tribale di ‘Event Horizon’,
che a sua volta sfocia nel sigillo finale dell’ ‘Ascetikon
L.H.P.’, la tetra ‘Adamas Ater’ dalle volute ipnotiche che
si rincorrono con cori funerei di infinita cupezza. Numerato
a mano e custodito in un package total-black dall’inserto-cover
plastificato di gran pregio (anch’esso opera dei due musicisti),
‘Ascetikon’ si propone come dicevamo anche in tiratura deluxe
ultra limitata a soli cinque esemplari includente un disegno
fatto a mano, un cd con l’intero album ed alcuni extra ed
una t-shirt. Ho sempre pensato che l’ascolto del vinile, a
differenza dei vari formati digitali o ‘liquidi’, sia di per
sé un rito. Nel caso di ‘Ascetikon’ ciò è ancor più vero,
la comunione d’intenti di Urna e Bathory Legion ha dato vita
ad un diamantino rituale dai riflessi di luce nera. Se l’istinto
vi guida verso la ‘Via della Mano Sinistra’, ‘Ascetikon L.H.P.’
non solamente ne costituisce l’ideale colonna sonora, ma si
rivela un vero e proprio testo programmatico in musica funzionale
al compimento del percorso. Shine on, you black diamond.
Info:
www.facebook.com/Bathory.Legion.
Official www.facebook.com/VRNA-153769538009761/
(Oflorenz)
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- (EAUX SAINES)
Eaux saines
Cassetta (-)
Debutta
questo interessante progetto solista di Bordeaux dietro cui
si nasconde Michaël Martin, supportato per l'occasione da
Colin Manierka. In questo lavoro si alternano magistralmente
i ritmi della darkwave e le ruvidità industrial, il tutto
con un macabro ed inesorabile incedere accompagnato dalle
voci di Michaël e Colin. Grandiosa la opener e title track
che con il suo climax irresistibile ed i suoi echi catacombali
funge da perfetto incipit che introduce la successiva "Almost",
in cui il ritmo subisce una impennata, restando a metà tra
ebm ed electro-pop, tendenza a cui indulge molta wave francese
e che si ritrova più spiccatamente anche in "Des mots". Finalmente
in "One day, ten years" c'è una netta sterzata verso un industrial
primordiale cupo ed atmosferico, a base di percussioni: l'effetto
è forte e magniloquente. In "Le chant des sirènes" la chitarra
assurge al ruolo di protagonista con toni principalmente riverberanti
immersi in echi di noise rock, mentre "Unfalling" e "This
smile" chiudono degnamente il giro nel segno di questo meraviglioso
ibrido darkwave/industrial.
Sito web: https://www.facebook.com/pointiret
(M/B'06)
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SPACE
SWEEPER
Alien oceans
Download (Silber Records)
Sulla
scia dello space rock anni '70, Brian John Mitchell, proprietario
e gestore della Silber Records, nonché attivo col suo progetto
drone/ambient Remora, unisce le forze con Ted Johnson dei
Tesla Recolis e Brian Lea McKenzie degli Electric Bird Noise.
Due lunghe suite per circa trentotto minuti di musica in cui
riemergono prepotentemente le visioni di gruppi come Tangerine
Dream, Pink Floyd, Cluster e Popol Vuh, di cui oggi ritroviamo
una parziale eredità in esponenti di spicco come i Troum.
Le stratificazioni del primo brano "Burial at the sea" hanno
qualcosa di mistico e sfruttano l'esperienza di Mitchell coi
Remora: le vibrazioni crescono placidamente fino a placarsi
in pochi secondi e tacere del tutto, per poi ripartire nel
successivo "Oceana Galatica" sullo stesso andazzo.
L'album non aggiunge nulla al passat o né al futuro di questo
genere ed assomiglia più ad un tributo che ad altro coi suoi
sintetizzatori che dialogano coi feedback delle chitarre elettriche:
ciò non toglie che l'atmosfera sia più che piacevole colla
sua imperturbabilità tipica di un'alba al Polo Nord.
Sito web: http://www.silbermedia.com/spacesweeper/alienoceans.shtml
(M/B'06)
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GOTHIC
MULTIMEDIA PROJECT
Beneath the Snow Piovono ombre
DVD Audio/Interattivo (Théâtre de la Mort 08)
Come
Rosa Selvaggia abbiamo seguito il progetto Gothic sin dagli
albori: era il 2004, e l’esordio di ‘Grim’ già prometteva
qualcosa di nuovo, di non scontato o già sentito, una ricetta
che andasse oltre un rigido approccio confinato entro barriere
di genere. Il monumentale ‘Antibox’ del 2007 non faceva che
confermare le ottime impressioni lasciate da ‘Grim’, ma è
con ‘Clam, Dolenter’ che il progetto genovese realizza il
primo step verso quell’idea di ‘opera totale’ in grado di
andare al di là della semplice fruizione del formato disco/audio,
per quanto di valore. ‘Clam, Dolenter’, rilasciato nel 2010,
sancisce la sostanziale transizione da Gothic a Gothic Multimedia
Project, proponendo per la prima volta al pubblico un viaggio
interattivo nel mondo di tenebra partorito dalle menti di
James Maximilian Jason e David Bosch, le due figure portanti
che si celano dietro il moniker ‘Gothic’. ‘Beneath the Snow
– Piovono Ombre’, licenziato nella primavera di questo 2016
sempre da ‘Théâtre de la Mort 08’, porta a pieno compimento
la mission avanguardistica del GMP, chiudendo peraltro un
ideale trittico sulla ‘dark-side’ della mente e dell’animo
umano ed andando ad affrontare, dopo i passati temi della
morte e del dolore, la meschinità e l’indifferenza dell’individuo
contemporaneo.
Si parlava di ‘opera totale’. La musica incontra la cinematografia
e la poesia, ma non basta: l’ascoltatore-spettatore diventa
parte integrante dell’opera medesima, un vero e proprio attore
che si muove in un labirintico mondo multimediale influenzandone
attivamente le vicende. Se vi siete addentrati in passato
nel mondo dei cosiddetti giochi di ruolo (ricordo il mitico
‘Dungeons & Dragons’!), l’ottica di ‘Beneath the Snow’ vi
sarà in qualche modo familiare; ritengo che l’aspetto geniale
dell’approccio artistico messo in campo dal GMP stia proprio
in questo, consentire ad ogni fruitore una diversa esperienza
ed un viaggio unico nel suo universo oscuro e talvolta disturbante
declinato tramite i mezzi più avanzati che la moderna tecnologia
di quest’epoca ‘2.0’ consente. Non vi anticiperò molto della
storia che si cela dietro ‘Piovono Ombre’, sarebbe peccato
imperdonabile. Scoprirla passo passo, attraverso la lettura
del libretto illustrato allegato, ma soprattutto tramite l’avventura
interattiva possibile grazie al supporto DVD, si rivelerà
l’esperienza più entusiasmante. Vi basti sapere che viaggerete
sostanzialmente attraverso due diverse ‘ambientazioni’, peraltro
connesse ed interfacciate tramite molteplici vie tra loro
alternative: la Parte ‘Neve e la Parte ‘Notte’. Vi immedesimerete
in un personaggio in fuga (da chi o da che cosa? Lo scoprirete,
forse…), e nel suo interiore universo disturbato da demoni
che metaforicamente rappresentano in fondo le sue stesse fobie,
le scorie del suo vissuto, e quelle del suo presente. Un labirintico
lungometraggio ove le vostre scelte modificheranno in continuazione
il percorso ed il destino del ‘viaggiatore’, in una storia
dai tratti assolutamente visionari che vede paura, follia,
malattia tradimenti e morte succedersi inesorabilmente. Senza
dimenticare che anche l’esperienza audio-musicale verrà fortemente
‘personalizzata’ in virtù delle decisioni prese, con la conseguenza
che le mie impressioni sulle tracce ascoltate dopo questa
prima, (in)completa visione di ‘Beneath the Snow’ potrebbero
addirittura fuorviarvi, poiché é piuttosto probabile che il
vostro percorso sarà differente, almeno in parte, dal mio
come da quello di ogni altro fruitore dell’opera. Personalmente
mi sono imbattuto in una serie di brani elettronici strumentali
di taglio per così dire ‘cinematico’, assolutamente adatti
a far da oscura colonna sonora per le differenti ambientazioni
che man mano si succedono nel corso del filmato; ricordo peraltro
distintamente anche due ottimi episodi di stampo dark-wave
(uno cantato in inglese, l’altro in italiano) che mi hanno
richiamato alla mente il rock noire dei primi Christian Death,
dimostrando come in definitiva il GMP non si auto-ghettizzi
ancora una volta entro rigide coordinate sonore. Non si abbia
dunque timore di affrontare quelle che in fondo potrebbero
rivelarsi le nostre stesse fobie e debolezze, il coraggio
di addentrarsi in questo viaggio interiore verso il ‘lato
grigio’ del nostro ‘Io’ sarà ampiamente ripagato da un’esperienza
entusiasmante, per quanto a tratti spaventosa. L’ambiziosa
opera di ‘Beneath the Snow’ ha richiesto l’intervento prezioso
di un folto manipolo di membri esterni (ben nove) e collaboratori
(addirittura diciotto elementi), protagonisti in gran parte
nella recitazione dei filmati ma anche nell’apporto di parti
strumentali (Davy Jones, un membro effettivo e collaboratore
della prima ora) e nella progettazione e programmazione del
software necessario a causa della ovvia complessità di un
progetto di questo genere. Come già si accennava riguardo
le passate produzioni – multimediali e non – risulta arduo
collocare stilisticamente la ricetta sonora del gruppo, il
cui background è più che mai variegato spaziando dal metal
estremo sino al dark-prog ed alla power electronics: non stupisca
dunque che una delle poesie incluse nell’opera (‘In the Writhes
of an Oneiric Torment of mine, I will Embrace Death’) venga
dedicata da Jason a Marco Corbelli, nonostante ‘Beneath the
Snow’ sia un lavoro bel lontano dagli stilemi del noise alla
Atrax Morgue. L’ultimo lavoro del Gothic Multimedia Project
equivale ad osservare un’ enorme tavola apocalittica in una
pinacoteca: ogni osservatore vi si immergerà trovandovi un
contenuto differente, e la sua esperienza sarà assolutamente,
e profondamente unica. Pronti per viaggio?
Sito web: www.gothicdimension.com
(Oflorenz)
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HEAVEN
FALLS HARD
The mercy-go-round
Download (Silber Records)
Nonostante
la loro scarna discografia ed il loro debutto nel 2002, gli
Heaven Falls Hard, duo proveniente dalla Virginia composto
da Stacye Moser e Randy Ashberry, ha alle spalle una carriera
ultraventennale iniziata nel 1993. "The mercy-go-round" infatti
fa seguito alla compilation "20 Years Of Tears 1993~2013",
che celebrava le prime due decadi di carriera del gruppo.
Dopo tre anni di silenzio vede la luce il nuovo album che
riprende il solco tracciato dal precedente "Solace", nel segno
di un goth rock etereo e malinconico. Lo stile vocale di Stacye,
che affonda le radici nei Dead Can Dance di "The serpent's
egg", è fin dall'inizio immerso nelle atmosfere dilatate dei
synth e dai rarefatti arpeggi di chitarra. Il sodalizio musicale
prosegue evolvendo il suono della chitarra in acustico od
elettrico, ed aggiungendo pianoforte e percussioni di tanto
in tanto a seconda delle esigenze e sempre con delicatezza,
mescolando sapientemente ed in maniera originale il goth rock
e l'ethereal e creando qualcosa di unico. Atmosfere magiche
e downtempo che trovano nella voce di Stacey una guida fondamentale.
Sito web: https://www.facebook.com/HEAVENFALLSHARD
(M/B'06)
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TREYVERB
A year without words
Download (Silber Records)
Treyverb è il progetto di Trey McManus, chitarrista del South
Carolina che, dopo le precedenti esperienze con The Drag e Myrtle
Beach, vuole coniare attraverso sonorità dream pop, qualcosa
a metà strada tra il country rock di Hasil Adkins ed il post
rock di J. Spaceman, nell'intento di ricercare melodia ed atmosfere
downtempo.
Le quattro tracce strumentali del disco introducono questa idea
e centrano appieno l'obiettivo, pur non regalando particolari
novità in una scena sempre più affollata.
Sito web: https://www.facebook.com/treyverb74
(M/B'06) |
THORN1
The leave of leaves
Download (Silber Records)
Nuova uscita per il progetto di Evgeny Zheida: "The leave
of leaves" succede al precedente "The light of random star"
che, allora come adesso cercava di coniugare ambient, drone,
post rock e downtempo.
Questo nuovo album testimonia la maggiore consapevolezza raggiunta
dal siberiano nel suo muoversi a cavallo tra generi così diversi
e la piega intrapresa nella direzione di armonie più accessibili
con brani più orecchiabili e pop, eliminando le pur lievi
asprezze del passato. Tutto appare più idealizzato che mai,
con una forte alternanza di stili nel passaggio da un brano
all'altro che disorienta, ed una voce calda che traghetta
l'ascoltatore attraverso brani dai toni glaciali, ma sereni,
come nell'esemplare "14-40". Lo stile di Evgeny si è sostanzialmente
semplificato pur maturando, aprendosi ad uno spettro più vasto
di audience e lasciando indietro, probabilmente in maniera
consapevole o attraverso un percorso interiore, gli ascoltatori
più esigenti ed isolazionisti, e diventando qualcosa che assomiglia
più a tante cose diverse messe in fila che ad un unicum organico
pur nella sua inconfutabile raffinatezza.
Sito web:
https://www.facebook.com/pages/thorn1music
(M/B'06)
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ANDA
VOLLEY
Paper Moon
Download (Silber Records)
La Silber Records ospita la prima uscita su supporto fisico
per questa cantautrice del Massachussets.
Con cinque tracce da circa un minuto l'una, questo ep ha più
l'aria di un esperimento fatto di estratti da canzoni embrionali
o da semplici idee. Tuttavia, ed è proprio questa la cosa che
colpisce, i cinque mini brani sono assolutamente geniali e avanguardistici,
colmi di pathos e di emozioni, a cavallo tra indie rock, electro-pop,
ambient e noise, il tutto cullato dalla sensuale voce di Anda.
Solo il nuovo full length, auspicabile al più presto, potrà
stabilire i confini di quello che questa artista può dare alla
musica, oppure dare ulteriore prova della sua inafferrabilità.
Sito web: http://www.andavolley.com
(M/B'06) |
CHVAD
SB
Phenomenalism, Cartesian doubt and bomb #20
Download (Silber Records)
Per chi non lo conoscesse, Chvad SB è un veterano della scena
elettronica e non solo, avendo suonato per oltre vent'anni con
gruppi pionieristici come Things Outside The Skin, Tongue Muzzle
e Controlled Bleeding ed essendosi occupato anche di colonne
sonore. Questo nuovo album che succede a "Crickets were the
compas" del 2014, rappresenta un lavoro di pura sperimentazione
ispirato dai film "Il pianeta proibito" del '56 e "Dark star",
quest'ultimo esordio nel 1974 di Carpenter alla regia. Nel primo
la colonna sonora a cura di Louis e Bebe Barron, probabilmente
la prima totalmente elettronica è sempre stata uno dei punti
di riferimento di Chvad SB, mentre nel secondo si rintracciano
i fondamenti dell'ironia straniante del titolo dell'album. Un'unica
traccia per quasi un'ora e un quarto di improvvisazione sonora,
a base di loop di feedback incasellati in un sintetizzatore
modulare in grado di generare frammenti musicali random e sempre
differenti che Chvad SB ha rielaborato ed arrangiato per circa
quattro mesi fino a generare questo esperimento che farà storcere
il naso a molti per il suo oltranzismo disumanizzante. Opera
per specialisti.
Sito web: https://www.facebook.com/chvadsb
(M/B'06) |
NOVA
SPES
A dog and his boy
CD (Danse Macabre)
Quinto full length per questi tedeschi di Lipsia. L'album come
i precedenti incorpora sfumature di electro e synth-pop, sulla
scia di gruppi come De/Vision, And One e Camouflage, riportando
in auge quello che questo genere non è più da qualche tempo,
essendosi ridotto a prodotto ultra commerciale che stona pesantemente
con la scena che fu: questo però non significa depauperare il
suono per ritrovare il feeling originario, quanto piuttosto
cavalcare armonie e melodie ed intrecciandole con un suono corposo,
futurista e perfetto. Tredici tracce per quasi un'ora di musica
che riesuma l'electro degli anni '90, senza portare davvero
nulla di nuovo, ma riproponendo egregiamente ciò che questo
genere è stato ed è ormai divenuto, tentando con fatica di farlo
emergere nel mare di uscite nella medesima scena.
Sito web: http://www.nova-spes.com
(M/B'06) |
WINTER
HART
Ryk of glory
CD (Danse Macabre Records)
Gary Wagner e Falgalas, due dei tre membri in forze ai Dance
Or Die, storica band tedesca di ebm/darkwave, danno seguito
al debutto del loro progetto Winter Hart con un album dalle
connotazioni davvero particolari. Traendo ispirazione dalla
storia della colonizzazione americana e non solo, dalla cancellazione
degli indios prima e degli indiani americani poi, la musica
si dipana attraverso partiture epiche e marziali e permeate
dai tratti della world music introdotta per la prima volta dai
Popol Vuh negli anni '70/80. Brusca sterzata dunque rispetto
a quello che probabilmente si aspettavano i fan di Wagner e
Falgalas e dei Dance Or Die: sopravvivono i passaggi neo-folk
già presenti nel debutto, pur con atmosfere più eteree, accompagnate
dalla chitarra di Wagner, ma c'è spazio anche per l'elettronica
che combina Das Ich, Dead Can Dance e gli stessi Dance Or Die
naturalmente. La cover dei Manowar, "Warriors of the World",
così stravolta testimonia a un tempo l'intento epico, ma anche
avanguardistico del duo, che crea un lavoro forse non riuscitissimo,
ma che non trova eguali nel panorama ambient/neo folk.
Sito web: http://www.winter-hart.com
(M/B'06) |
ORAX
Cometa
Download
(NewRetroWave)
Ritorna Orax, ex chitarrista degli Xilema col suo secondo full
length che dà seguito al debutto Betray del 2012 ed ai cinque
ep che si sono succeduti nel frattempo. Alfiere dell'italo-disco
che mescola con la sua chitarra ed un ardito synth-pop, Orax
snocciola dieci nuove tracce fatte di melodie accattivanti,
che segnano una nuova evoluzione rispetto alle atmosfere darkwave
del debutto, di cui invero rimangono alcune significative testimonianze,
come in "Stay". La successiva "Roof of love", come anche l'opener
"Broken" invece, ricordano da vicino anche se in modo diametralmente
opposto, le colonne sonore dei film anni'80, la prima adatta
a film americani coi suoi passaggi jazz e rock n' beat, la seconda
molto più sulla lunghezza d'onda dei mitici gialli italiani.
"Alone" e "Red Sun" invece sono a loro modo più classiche e
vicine al tipico sound synth-wave, mentre "Empty" trova una
via fatta di inserimenti di pianoforte e chitarra che accompagna
e rafforza il climax electro del brano. Tracce tutte piuttosto
diverse tra loro, ma unite da un filo invisibile e tuttavia
percepibile a furia di ascolti ripetuti: album sicuramente interessante
per gli appassionati del genere.
Sito web: https://it-it.facebook.com/oraxland
(M/B'06) |
BEYOND
SOUL
E.t.h.e.r.e.a.l.
CD (Beyond Records)
Debutto autoprodotto in maniera eccellente per i catanesi BeYond
Soul, sei tracce per poco più di mezz'ora di musica che incrocia
sapientemente le influenze del death rock anni '80 con il moderno
alternative/shoegaze.
Dopo l'opener "Buried", decisamente post punk nei suoni e nell'attitudine,
"Stress Control" getta una luce nuova su questo genere mescolando
suoni cupi con aperture fatte di cori e riff guizzanti di chitarra
ad opera di Kurten ed introducendo un altro brano emozionale
come "Inside" guidato indiscutibilmente dalla malinconica voce
di Mark e completato dalle tastiere di Lux. Chiude l'ep "The
dreamers", brano alternative rock, che introduce toni più gioiosi
ed una luce di speranza a seguito dell'oscurità in cui le precedenti
tracce ci avevano sprofondato.
Sito web: https://www.facebook.com/beyondsoulofficial
(M/B'06) |
LYKE
WAKE
Testament of pain
CDr (BeTon)
Avevamo lasciato il progetto capitolino di Stefano Di Serio
al magnifico ‘Fall of the Corrupt’ (ma nel frattempo sono
uscite due cassette per SoudScape 713 di cui una in collaborazione
con Le Cose Bianche), ed eccoci ora al cospetto di una nuova
sinfonia elettronica a nome Lyke Wake. Si occupa della produzione
la giovane etichetta indipendente Be Ton, che ci propone una
tiratura limitatissima
in sole trenta copie dal package tanto minimale quanto elegante,
con il suo cartoncino nero formato lettera su cui campeggiano
le argentee iniziali in rilievo ‘LW’. Custoditi insieme al
dischetto anche un piccolo adesivo e due pregevoli cartoline
con riproduzioni tratte dalla serie surreale di sedici tavole
‘Carceri d’Invenzione’ di Giovanbattista Piranesi, architetto
ed artista veneto vissuto nel XVIII secolo. Congeniale ancora
una volta al verbo espressivo di LW la forma di 'suite' con
un' unica traccia di lunga durata, i quarantatre minuti della
title-track che rimarcano ancor più che in passato il marchio
di fabbrica elettronico-sinfonico di Stefano, già peraltro
esplicitato in grande stile attraverso le produzioni più recenti
che hanno segnato – a partire dal 2011 – il ritorno sulle
scene dopo una lunghissima stasi durata all’incirca un paio
di decenni. Se avevamo definito il precedente ‘Fall of the
corrupt’ come l' 'opera totale' di LW, ‘Testament of Pain’
ne garantisce in realtà una convincente continuità esplorando
ulteriormente quell’universo sonoro così profondamente radicato
nel DNA dell’autore romano, che si abbevera tanto dall’ elettronica
in chiave prog dei magnifici ’70 (pensate al kraut cosmico)
quanto alla più radicale sperimentazione dell’era industriale
post-punk sopraggiunta in pompa magna nel decennio successivo.
Le volute melodiche di ‘Testament’, che nei minuti iniziali
fanno rivivere l’essenza del Joyaux de la Princesse dell’
inarrivabile ‘Exode’, disegnano arabeschi di fiaba che lasciano
trasparire una lieve malinconia, forse sintomo di quel malessere
che deriva dal ‘disagio di chi si trova in un mondo non suo
sapendo che il proprio non esiste’. Da memorizzare alla voce:
gemme anno 2016.
Info: http://lykewake.wix.com/lykewake
(Oflorenz)
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