ALBIREON
& OMNE DATUM OPTIMUM
Fragments…
CD (Fragment XXI Records)
Esce questo split limitato a 191 copie tra Thibault Gaudinis,
uno degli ex membri e collaboratori della congrega di geni
squinternati composta da Gaë Bolg ed i Troublion23, qui col
suo progetto solista Omne Datum Optimum, e gli Albireon capitanati
da Davide Borghi, coadiuvato al meglio dal polistrumentista
Carlo Baja Guarienti e da Stefano Romagnoli. Undici brani,
i primi cinque ad appannaggio
degli Albireon, i successivi sei ad opera di Thibault, supportato
in quattro di questi dalla chitarra di Davide. Quest'ultima
scandisce meravigliosamente i primi due brani, scritti nel
1996 e rimasti finora inediti, iniziando dal pezzo introduttivo
che musicalmente richiama i Sol Invictus, per passare al successivo
più malinconico e meditativo entrambi attraversati dalle tastiere
di Guarienti e dai campionamenti di Romagnoli: il terzo brano
anch'esso inedito e scritto nel 2015, muove un notevole passo
verso uno sperimentalismo vagamente industrial/folk, che viene
spazzato via dalle successive riedizioni di due brani provenienti
da "I passi di Liù", ossia "Gli Equiseti" e "Cerbastri". Con
"Interlude", si entra nella sfera di Gaudinis, con una rievocazione
di quelle sonorità a cavallo tra ambientazioni folk medievaleggianti
e campionamenti scanzonati e stranianti, che però inganna
l'ascoltatore, che si ritroverà poco dopo immerso in epiche
ballate in pieno stile Omne Datum Optimum, a rievocare i concerti
in cui lui e gli amici Eric Roger e Troublion XXIII imperversavano.
E così, passando dalla tradizionale ballata francese "Chanson
du roi Renaud", si arriva alle coinvolgenti "Crusader anthem"
e "Ô Mon Bel Ami", quest'ultima a fungere da perfetta chiusura
a questo ottimo lavoro.
Sito web: https://fr-fr.facebook.com/OMNE-DATUM-OPTIMUM-131662940242355;
https://albireon.wordpress.com
(M/B'06)
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ARTICO
CULTO / GERSTEIN
Live al Museo Della Fantascienza / Mental Hospital P14
Tape (Luce Sia)
L'uroboro ingoia la sua coda, il potere ed il fascino dell'estremo
Nord rigenerano se stessi. Artico Culto e Gerstein si ritrovano
insieme a circa un anno e mezzo di distanza da quello che fu
una sorta di debutto dell'idea che pervade tuttora
il primo progetto citato che fa capo a Dario e Stefano Oflorenz.
A fine 2014 infatti ci fu il live celebrativo del trentennale
di Gerstein, corredato dalle bellissime copertine in sette varianti,
frutto del viaggio di Stefano in Islanda, intitolato per l'appunto
"Artico Cvlto": a questo seguì la nascita del progetto "arctic
ambient" Norðurljós e del sodalizio tra Dario ed Oflorenz divenuto
Artico Culto, che debutta ufficialmente sull'etichetta più in
forma del momento, ossia l'onnipresente Luce Sia, specializzata
nei supporti su nastro, che è sicuramente la via più salomonica
per uno split: lato A per Artico Culto, lato B per Artico Culto
e Gerstein insieme.
Invero si tratta più di una collaborazione, in quanto i due
lati sono le rispettive registrazioni del live dell'ottobre
2015 al Mufant di Torino, in cui fu condiviso il palco con Urban
Spaceman e del live al Padiglione 14 di Collegno, sempre a Torino,
ex sede dello storico ospedale psichiatrico in cui Maurizio
Pustianaz, oltre che da prezioso membro aggiunto si occupò anche
di produzione e mixaggio.
Settanta minuti dunque di elettronica raffinata, quieta, glaciale
e minimale.
Sito web:
https://www.facebook.com/Artico-Culto-141675274862232
http://noisebrigade.org
(M/B'06) |
DONATELLA
BARTOLOMEI
Sacra Dea
CDr / Download (Atemwerft)
Fiorentina
di nascita ma trasferitasi a Milano, Donatella Bartolomei
è un'artista della voce dalle capacità infinite. Attrice,
cantante, insegnante di teatro sperimentale, sperimentatrice
di tutto ciò che è possibile
fare ed esprimere attraverso le corde vocali, non è ovviamente
passata inosservata nemmeno a certi rappresentanti della scena
musicale italiana più sperimentale. Donatella vanta infatti
collaborazioni con progetti come Deca, Settore Giada o J Orphic,
ma è in un ambito a cappella che l'artista da il meglio di
sé, proponendoci la sua malleabile voce tra recitazioni metafisiche,
versi e onomatopee di contorno, dilatazioni e restrizioni,
canti tra il sacro ed il jazz. Con "Sacra Dea", uscito a luglio
per la tedesca Atemwerft - quest'ultima specializzata nella
promozione di progetti basati soltanto sulla voce e la recitazione
- in CDr, le cui prime 33 copie numerate a mano portano la
firma dell'artista, e in download digitale, Donatella ci dona
un quadro ampio ed esaustivo delle sue capacità vocali, avvalendosi
anche dell'aiuto di alcuni collaboratori. E' la prima volta
che la cantante si affida ad un'etichetta, avendo sino ad
oggi creato autonomamente i CD dei suoi spettacoli da distribuire
fuori dal mercato - come accadeva per "Voce Sacra", il nome
del primo spettacolo da lei messo in scena -. Lavoro che supera
l'ora di di durata, "Sacra Dea" è una celebrazione dell'arte
vocale di Donatella in tutte le sue sfaccettature. Inquietudini,
giochi, recital, spoken word, cori, trame onomatopeiche di
sfondo sono solo alcuni degli elementi che ci accompagnano
in questo viaggio unico nel mondo vocale di questa peculiare
artista, abile sia con i suoi testi che con quelli dei grandi
del passato (Dante; Shakespeare; D'Annunzio). Non mancano
momenti di canto più canonico, come nei virtuosismi jazzistici
di "Sometimes I Feel Like A Motherless Child", segno di un
passato da jazz singer che Donatella non vuole assolutamente
abbandonare, ma anzi fare ancora di più suo per estrarne il
dono dell'improvvisazione e della manipolazione del suono
vocale, sciorinata per tutta la durata di un album dove la
parola diventa strumento musicale e non necessita di altro
accompagnamento per evocare e coinvolgere (tranne nel caso
dell'ultima traccia, che porta il contributo musicale del
progetto milanese Kampsmdaja). Album oscuro ed inquieto, ma
anche sorprendente e coinvolgente, "Sacra Dea" è lo specchio
dell'anima stessa dell'artista milanese, la cui esternazione
più diretta e veritiera avviene, secondo le sue teorie, proprio
attraverso la voce, strumento totale che può esprimere qualsiasi
tipo di sensazione ed emozione, così difficile da ammaestrare,
ma potentissimo quando se ne ha il pieno controllo.
Una sacralizzazione del verb o fuori da qualsiasi schema imposto,
che lascia libere di fluttuare frasi, vocali e consonanti
in una danza alfabetica unica.
Sito Web:
http://donatellabartolome.wixsite.com/vocesacra
https://atemwerft.wordpress.com/
(Lorenzo Nobili)
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GIANLUCA
BECUZZI
Faraway from light
CD (Luce Sia, Show Me Your Wounds)
Gianluca Becuzzi esce con un nuovo lavoro che prosegue la strada
verso la sperimentazione sonora
più evoluta e tecnologica: ciò non significa che quello che
ci si trova di fronte è un lavoro cacofonico ed inascoltabile
nel senso tradizionale del termine, ma piuttosto qualcosa di
sicuramente estremo nell'approccio e freddo nella sua metodica
strutturazione. Tre tracce, una d'ingresso ed una di uscita
di egual durata, le quali fanno da scudiero alla lunghissima
suite centrale di circa 36 minuti. La particolarità di questo
lavoro è costituita dal fatto che è stato principalmente registrato
a Berlino, e nello specifico nelle torri di Teufelsberg, ex
centro NSA (National Security Agency) abbandonato da statunitensi
e britannici dopo la caduta del muro, sito nella parte ovest
della città. Questa "montagna del diavolo" sorge su una collina
artificiale creatasi dalla sedimentazione di resti di bombardamenti
della seconda guerra mondiale: gli enormi spazi vuoti capaci
di creare risonanze del tutto particolari, hanno suscitato la
curiosità di Gianluca che li ha utilizzati nel 2013 per la sonorizzazione
del film "The addiction" di Abel Ferrara al festival cagliaritano
"Solo il mio nero". Ne è scaturito un album che grazie allo
sforzo congiunto di Luce Sia e Show Me Your Wounds è finalmente
approdato su cd: clangori, riverberi ed un suono compatto, ma
a tratti primordiale che ricorda i fasti dell'industrial anni
'80, sono la ricetta di questo nuovo, ma già datato, esperimento
di Becuzzi.
Sito web:
https://www.facebook.com/gianluca.becuzzi
(M/B'06) |
CANDOR
CHASMA
Il dipinto ucciso
CD (Azoth)
Avevamo lasciato la rodata coppia Altieri-Balestrazzi al superbo
‘The Key’, licenziato da Old Europa Cafe nel 2014 ed incentrato
sulla vita della celebre teosofa russo-americana ‘Madame’ Helena
Blavatsky. Considerato che l’esordio per il progetto guidato
da questi due autentici veterani della scena era stato ‘’
nel 2012, il nuovo lavoro su Azoth - label proprietaria di Simon
- è il terzo capitolo a nome Candor Chasma, il quarto se consideriamo
la collaborazione con Deison uscita per ‘Show me your Wounds’
nel 2013. ‘Il dipinto ucciso’ si propone, analogamente al predecessore,
in forma di concept, questa volta costruito intorno al racconto
omonimo del 1993 ad opera di Paolo Di Orazio. Scrittore ed illustratore
romano horror/splatter, oltre che musicista (batterista nel
combo rock demenziale Latte & I Suoi Derivati), Di Orazio ha
commentato con entusiasmo questa vera e propria opera gemella
del suo libro, definendola come ‘la sua pelle e la sua crosta’.
Missione compiuta dunque per il duo isolano che ha saputo trasporre
in musica non conforme le atmosfere cupe ed alienanti del racconto,
dando vita ad una vera e propria colonna sonora suddivisa in
tre distinte sezioni, a loro volta formate da tre differenti
‘capitoli sonori’ in linea con quelli principali del libro.
Ammetto che l’ascolto del disco, sin dall’iniziale ‘La Musa’,
mi ha incuriosito non poco invogliandomi alla lettura della
novella di Paolo, che mi riprometto di completare in futuro;
per adesso vi garantisco che l’impianto del lavoro regge magnificamente
anche di suo, per citare ancora lo stesso Di Orazio siamo al
cospetto di ‘nove eventi di psichedelia avanzata’. Belle parole
per dipingere il mood claustrofobico e straniante dell’opera,
quasi ad intendere che la vecchia ‘psichedelia’ dei tempi ruggenti
(i primi vagiti nei 60es, il revival negli ‘80es) sia in grado
di riattualizzarsi egregiamente in chiave contemporanea e futuristica.
I passati effluvi lisergici portatori di caleidoscopiche visioni
multicolori lasciano il passo ad immaginari inquietanti ed ambientazioni
cyberpunk, sintomatici di un presente dai tratti alienanti e
di un futuro dalle coordinate tanto incerte quanto poco rassicuranti.
Il foglietto interno del digipak riporta le visionarie illustrazioni
sempre ad opera di Di Orazio (ricordano vagamente le stranezze
dadaiste di Steven ‘Babs Santini’ Stapleton), ed all’interno
l’elenco esaustivo del vero e proprio ‘arsenale’ messo in campo
dalla coppia Altieri-Balestrazzi nella creazione del disco.
Seguite la Azoth di Balestrazzi, sarà un viaggio entusiasmante.
Sito web: https://azothrecordings.bandcamp.com/track/il-complotto-che-cade
(Oflorenz) |
CARLO
BAJA GUARIENTI
Argo 1943
CD (Eibon Records)
Carlo Baja-Guarienti, noto per il suo lavoro di polistrumentista
in forze agli Albireon, arriva al suo esordio solista con quello
che è un lavoro ispirato al dramma "Les mouches" di Jean-Paul
Sartre e quindi
indirettamente alle "Coefore" di Eschilo, e che è stato utilizzato
appunto per la rappresentazione dello spettacolo "Le mosche",
messo in atto da Ilaria Carmeli, assieme e alla compagnia Teatro
del Cigno ed alle ballerine di Eidos Danza. Quattordici tracce
meravigliose, capaci di una profondità straordinaria, a cavallo
tra prog e kraut rock, e le colonne sonore di Morricone, in
perfetta simbiosi con lo svolgersi dei relativi atti, quadri
e scene teatrali dell'opera. C'è quindi spazio per la macabra
desolazione della città di Argo ammorbata dalle mosche a sempiterna
punizione per l'uccisione di Agamennone, e per la sinfonia malinconica
dedicata alla regina Clitennestra, risposatasi con l'assassino
di suo marito, che ha un incedere che richiama "Il lago dei
cigni" di ?ajkovskij, ma anche per intermezzi a base di percussioni
marziali e pezzi che pagano il loro tributo ai Goblin di "Profondo
Rosso", come "Il tempo di uccidere - Le Mosche". Le ultime due
tracce "L'armonia delle sfere" ed "Il suonatore di flauto" restituiscono
grande serenità, dopo i tormenti iniziali: la prima in p articolare
rappresenta il monologo di Giove nell'atto III, che racconta
il mondo come una perfetta armonia e cerca di convincere Oreste
ad abbandonarsi ad essa e rinunciare alla sua ribellione. Un'opera
completa ed originale insomma: un plauso quindi anche al coraggio
della compagnia per aver scelto una colonna sonora così fuori
dal comune.
Sito web: https://www.facebook.com/CarloBajaGuarienti
(M/B'06) |
MALENKY
SLOVOS
Mood swings
CD (Malenki Records)
C'è davvero molto in questo terzo lavoro dei Malenky Slovos,
full length di debutto uscito dopo tre anni di creazione
e concerti che hanno permesso al gruppo di affinare ogni singolo
brano, facendone un concentrato di sfumature, contaminazione
e ricchezza sonora, tale da renderli quasi un album nell'album.
I Malenki Slovos sono una band spezzina nata nel 2007 che affonda
le sue radici nel post punk e nella new wave, formata da cinque
elementi, ossia Lorenzo Eva (tromba, fisarmonica, chitarra),
Simone Fioravanti (basso), Cristian Orlandini (batteria), Gianluigi
Sem (voce) e Andrea Imberciadori (chitarre, synth, backing vocals).
Quest'ultimo oltre ad occuparsi della pressoché totalità dei
testi, ha parte preponderante anche nella stesura delle musiche
e nella produzione: la varietà degli strumenti coinvolti è notevole
e dà un'idea di quanto sfaccettate siano le canzoni. La riuscita
opener "Mood swings" attinge dai Joy Division e dal moderno
indie/alternative rock, come anche la successiva "Matterplay",
pur regalando visioni nuove, grazie anche alla presenza della
fisarmonica e della tromba come strumenti aggiunti soprattutto
nei ritornelli insieme alle chitarre. Da segnalare, oltre alla
prima, "Small town paranoia" e "Knowledge base", dove l'ombra
del post punk aleggia sovrana, e "Pioggia di cenere", che riporta
in auge i fasti della new wave italiana. A corollario si trovano
anche la riuscita cover di "By this river" di Brian Eno e "Personal
Jesus" dei Depeche Mode, inevitabili simboli e modelli per questi
ragazzi spezzini dell'avanguardia e del rifiuto di schemi precostituiti,
senza però rinunciare alla bellezza.
Sito web: http://www.malenkyslovos.com
(M/B'06) |
Meanwhile.in.texas
Take
Black Pills CDr
(Triple Moon Records)
Avevamo lasciato questa primavera il progetto del brindisino
Angelo Guido all’ottimo esordio di ‘Fernweh’, nastro
partorito in forze congiunte con Skag Arcade (one-man project
animato dall’amico Paolo Colavita) per la scuderia elvetica
Luce Sia. Eccoci ora al cospetto dell’esordio personale di meanwhile.in.texas,
questa volta tramite il supporto digitale del CDr a tiratura
limitata di quaranta esemplari curato dalla piccola label indipendente
Triple Moon. Disponibile in forma ‘liquida’ su Bandcamp e custodito
in un elegante gatefold digipak nella sua versione fisica, ‘Take
Black Pills’ sintetizza alcuni demo registrati da Angelo nel
corso del 2014; l’attacco ambientale della title-track - dagli
intensi tratti onirici - fa da ideale introduzione alla cifra
stilistica di m.i.t., assolutamente improntata ad una sapiente
(de)costruzione di suoni e microsuoni, loop e morbide spirali
di avvolgente materia elettronica. E proprio in tal senso prosegue
la lunghissima ‘Diamonds are my friends’, dai toni eterei memori
in qualche modo delle belle melodie cosmiche di Oophoi e delle
accattivanti divagazioni ambientali alla Rapoon. Il loop circolare
ed ipnotizzante di ‘Kaleidoscope/Slow Fuzz’ ci conduce in punta
di piedi verso le tessiture arabescate e appena ‘sporcate’ da
un caldo fruscio di vinilica memoria della terminale ‘Another
Earth’. Musica per solitari viaggi desertici, in notti di luna
piena.
Sito web: https://triplemoonrecords.bandcamp.com/album/meanwhile-in-texas-take-black-pills
(Oflorenz) |
N.
& SC9
La calda estate nera
Cd (Old Europa Café)
Collaborazione piuttosto insolita tra N. ossia Davide Tozzoli
uno dei progetti che han visto la luce sotto Slaughter Productions,
individuati dal macabro fiuto del compianto Marco Corbelli,
ed i Satanismo Calibro 9, che svestono l'usuale alone di assoluta
malignità che permea le loro uscite, per indirizzarsi su lidi
desolati ed annichilenti, più in linea con le sonorità industrial/noise
di Tozzoli. Lussuoso ed esclusivo digipak limitato a 66 copie
per sette tracce dai titoli eloquenti, che richiamano il vocabolario
dei gialli anni settanta e non solo. Trame varie e sperimentali
colmano la suite iniziale "Nella casa dell'impiccato", per
poi frammentarsi nei successivi cinque brani, in linea col
death industrial degli Atrax Morgue, ma privo di inserimenti
vocali. La title track finale coi suoi trentadue minuti occupa
oltre metà dell'album e con i suoi passaggi taglienti e dissonanti
funge da chiusura perfetta di questo lacerante lavoro.
Sito web: http://www.boringnoise.com;
http://www.satanismocalibro9.org
(M/B'06)
|
PSYCHO
KINDER
The Psycho Kinder tapes
CD (Fonetica Meccanica, Alienated Records)
Dopo una serie di singoli ed un ep, Alessandro Camilletti ritorna
con il secondo full length e segna una nuova
evoluzione del suo coraggioso progetto a cavallo tra post punk,
new wave, darkwave, electro ed ebm: coraggioso perché le canzoni
sono in lingua italiana, forse per una certa volontà isolazionista,
e perché i personaggi tirati in ballo in questo album sono nomi
piuttosto controversi come Heidegger e Pound. L'album infatti
inizia con un estratto di un discorso del filosofo tedesco padre
dell'esistenzialismo, che introduce "Stato di violenza", canzone
anarchica e rivoltosa negli intenti, supportata dalle musiche
di Ali Salvioni (Settore Giada), che si occupa anche della successiva
"Oltre il tempo" e di "With usura", in cui è invece la voce
del poeta statunitense a permeare il brano; segue il pezzo strumentale
"Psycho Kinder" contaminato da suoni forse rubati ad un Commodore
64. Miro Snejder (Death in June) e Giovanni Leonardi (Carnera)
rivedono rispettivamente "Vivo e invisibile" ed "Il tramonto
dell'evidente" a modo loro. "Inviolabili e sacri" cita Leopardi,
un altro esistenzialista, che in tale occasione riportava invero
la frase da "La Ginestra" di Terenzio Mamiani, e trasporta l'ascoltatore
su terreni malinconici e consapevoli con monologhi che ricordano
il De André di "Sogno numero due". Spiazzante il finale strumentale
"Essere", brano dark ambient dai risvolti solenni e liturgici
ad opera di Ludovico Padovan, degna chiosa di un lavoro che
non vuole porsi confini precisi, perché proiettato in una sua
dimensione consapevole e avanguardistica governata da Camilletti.
Sito web: https://www.facebook.com/psychokinder
(M/B'06) |
SATANISMO
CALIBRO 9
Blood Coven
CDr (Old Europa Café)
Chi presenziò alla X edizione del Congresso Post Industriale
nella serata del 31 ottobre 2015, ebbe l’occasione
di accaparrarsi uno dei dodici (!) esemplari di ‘Blood Coven’,
nastro a tiratura limitatissima preparato da Doktor Pery e soci
proprio in occasione della tradizionale kermesse industriale
bolognese. Ciò che andiamo a trattare é sostanzialmente la ristampa
in CDr della rarissima cassetta, che diviene così accessibile
ad un pubblico più vasto in formato digitale, con grafica rinnovata
ed impreziosito dall’iniziale title-track, forte dei servigi
del mitico Iugula-Thor. E son proprio i clangori metallici nell’attacco
di ‘Blood Coven’ a dirci che il possesso del cd non é cosa malvagia
anche per i pochi proprietari del nastro: la title-track con
Chiaravalli - cadenzata ed asfissiante - non fa prigionieri
ed inaugura degnamente questa bella ri-edizione ad opera di
OEC. Non da meno le restanti quattro tracce (‘The Black Hermit’
e ‘Ritual 218’ sono due ‘live-rituals’ cerimoniali segrete),
inaugurate dall’ abissale malvagità trasmessa dal ringhio femminile
di ‘Ritual 111’, a mio avviso uno dei vertici assoluti dell’intero
lavoro. Il sinistro sibilo elettronico in apertura di ‘Black
Hermit’ non promette nulla di rasserenante, introducendoci più
a fondo nella via cerimoniale ancora una volta magistralmente
percorsa da Pery e sodali. La degna chiusura delle oscure danze
é affidata ai ben ventiquattro minuti di ‘Ritual 218’, la cui
apertura in chiave ‘harsh-noise wall’ si stempera con lentezza
ossessiva in un maelstrom di voci cavernose e soundscapes di
abrasiva violenza, che vanno progressivamente a morire nel gorgo
letale da loro stessi generato. Il dischetto esce in soli 50
esemplari numerati a mano, per cui se non volete perdervi anche
questa seconda occasione…
Sito web:
http://soundscape713.bandcamp.com
http://www.satanismocalibro9.org
(Oflorenz) |
SATANISMO
CALIBRO 9
Live in Vilnius
Tape (Old Europa Café)
‘Live
in Vilnius’ é la fedele testimonianza delle due live sessions
che il trio meneghino tenne nel marzo del 2016 in occasione
dell’ ‘Armageddon Descends’, corposo festival proposto nella
cornice della bella capitale baltica giunto
alla sua quarta edizione e capace di ospitare una nutrita
scuderia di bands orbitanti attorno all’universo black e death
metal ma anche, sul versante elettronico, ritual e death-industrial.
Per la precisione il vero e proprio live set dell’Armageddon
é concentrato nei quasi quaranta minuti del lato A del nastro,
mentre il lato B ci regala l’opportunità di ascoltare la rehearsal-session
tenuta dal gruppo la serata precedente presso la Nyksta Reh
Room, sempre a Vilnius. Le esibizioni targate SC9 sono veri
e propri ‘live-rituals’, ancor più da quando la formazione
si é attestata stabilmente a trio comprendente oltre il fondatore
Doktor Pery e Gnosis anche Lorenzo ‘Abattoir’, che molti tra
voi ricorderanno grazie alla sua personale creatura noise
Nascitari ma anche alla partecipazione in numerosi progetti
d’area quali Psicopompo (con Hermann Kopp), Mare di Dirac
e Wuornos Aileen. ‘Live in Vilnius’ permette ancora una volta
di perdersi tra le spire mefitiche e malvagie di una tipica
performance marchiata Satanismo Calibro 9, realtà giunta al
suo decimo anno di vita e divenuta oramai pietra angolare
della ‘grey area’ italiana. L’abilità del trio nel costruire
stratificazioni su stratificazioni di nerissimi drones accompagnati
da catacombali vocals utilizzate a mo’ di strumento aggiunto,
porta l’ascoltatore ad un ‘ultra’ livello di percezione della
materia sonica, ricollegandosi peraltro ad una via di natura
alchemico-esoterica nella miglior tradizione dei maestri anglosassoni
dei primi ’80 (C93 su tutti); proprio mentre scriviamo esce
a tal proposito ‘Kyma Rising’, lavoro di cui leggerete in
dettaglio su queste stesse pagine e che chiude la cosiddetta
‘Rising Trilogy’ inaugurata nel 2012. La ‘Reh’ Session proposta
dal secondo lato della tape, teoricamente la seduta diprova
tenuta dal gruppo la sera prima del festival, non sfigura
affatto accanto al live ufficiale, immergendoci per un’ ulteriore
quarantina di minuti in una suite oscurissima che consente
di sviscerare ancora meglio, ed ancora una volta, la ‘Nature
Unveiled’ di SC9. Black magic(k)!
Sito web:
http://soundscape713.bandcamp.com
http://www.satanismocalibro9.org
(Oflorenz)
|
SATANISMO
CALIBRO 9
Kymah rising
CD (Old Europa Café)
"Kymah rising" chiude il ciclo di tre capitoli della "Rising
trilogy" iniziata nel 2012 con "Isis rising" e proseguita con
"Typhon rising": è un album che consolida quanto fatto vedere
dal progetto di Francesco Perizzolo finora e segna l'ultimo
stadio dell'evoluzione della band a cui, al nucleo costituito
da Pery, Ciano e Gnosis, si sono aggiunti Lorenzo Abbatoir,
in forze anche ai Wuornos Aileen, e Juliet. Ospite d'eccezione,
oltre a Dorian Bones dei Caronte, Daniele Santagiuliana, polistrumentista
dalle infinite sfaccettature e dai molti contributi e partecipazioni
con band storiche, Teatro Satanico su tutte. E proprio di Satana
si tratta, anche se con toni sicuramente meno ironici e profondamente
più lugubri e sulfurei rispetto al progetto di Devis Granziera:
mantra rituali, voci catacombali ed un alone di malignità assoluta
reso oppressivo e schiacciante dall'uso dosato ma letale di
riverberi e frequenze fuori dallo spettro uditivo umano, ma
in grado di farsi sentire nelle ossa di chi ascolta. Ed è proprio
l'efficacia del suono la vera novità di questo lavoro che affonda
le sue radici arcane e demoniache in dischi seminali come "Nature
unveiled" dei Current 93, ma anche negli Zero Kama e negli Mz.412
più atmosferici, e le riporta prepotentemente alla ribalta.
Sito web: http://www.satanismocalibro9.org
(M/B'06) |
SKAG
ARCADE
Pentagram
Tape (Craneal Fracture)
L’attivissima label iberica Craneal Fracture non si lascia scappare
l’occasione di produrre l’esordio tutto personale
su supporto fisico (il debutto in senso stretto di ‘Post Tenebras
Lux’ era stato rilasciato nel 2015 solo come release digitale)
di Skag Arcade, ottimo progetto del romano Paolo Colavita. Avevamo
lasciato Paolo all’impressionante ‘Fernweh’, sempre su nastro,
in condivisione con l’amico Angelo Guido aka meanwhile.in.texas,
licenziato nel primo semestre del 2016 dalla premiata scuderia
svizzera Luce Sia; ‘Pentagram’ si sviluppa in due lunghe tracce
da dieci minuti, presentandosi sostanzialmente come una ‘Tape
EP’; il lato A ci regala immediatamente la chicca di ‘Intermediate
States (Kyema, C.M.J.K.)’, con tanto di citazione di una delle
massime pioniere della musica elettronica del XX secolo, la
francese Eliane Radigue. Chi conosce la sperimentatrice parigina
(classe 1932), ricorderà forse nella sua nutrita discografia
‘Kyema, Intermediate States’ del 1990, classico esempio dell’avanguardistico
minimalismo della Radigue (la sua prima opera data 1970) cui
Paolo si ispira rivisitando alcuni samples di ‘Kyema’ che fonde
con perizia a stralci appena percettibili di un’intervista a
Charles Manson, rumori metropolitani di megalopoli asiatiche
e personali textures che ondeggiano tra ruvide dilatazioni ambientali
e lieve rumorismo. Il melange finale risulta alquanto estraniante,
e ci predispone adeguatamente al secondo lato della tape con
la successiva e terminale ‘Pentagram’, la cui piatta frequenza
iniziale monta progressivamente verso un lento drone in crescendo
disturbato da interferenze radio che paiono provenire da vecchie
radio valvolari di un’epoca passata. Col trascorrerre dei minuti
emerge l’oscurità del Predominance di ‘Dark stars unfolding’,
soffocata nei frangenti finali da effetti di voci rallentate
che paiono provenire dall’ ‘outer space’.
Sito web: https://skagarcade.bandcamp.com
(Oflorenz) |
DER
STURM
Concert for bipolar people
Tape (Craneal Fracture Records)
Max Bateman, noto per il suo progetto principale Wuornos Aileen,
ultimamente evolutosi in Wuornos Aileen Bande, ma anche per
aver imperversato a partire da fine anni ottanta con l'altra
creatura Jormundgand, e negli anni duemila con Criminal Asylum
in collaborazione con Angelo Bergamini, lancia finalmente Der
Sturm, deriva noise/Industrial nata contemporaneamente ai Jormundgand,
che trovò sfogo all'epoca solo dal vivo, senza lasciare materiale
di alcun tipo, a parte bei ricordi. Max ha finalmente trovato
la forza di riprendere questo progetto instillandogli idee nuove
e combinandole con le odierne tecnologie, sfornando un concerto
dedicato alle persone bipolari, al dolore alle medicine ed all'alcool.
Quattordici tracce, o meglio movimenti, sette per ogni lato
della cassetta: niente voci, niente estratti, tanti loop dissonanti.
Dopo una lunga suite di quasi dieci minuti, un break che richiama
l'accattivante stile dei Control introduce l'harsh noise wall
del terzo movimento, a cui segue l'altra traccia che evoca invece
i primi Haus Arafna. I pezzi successivi propongono altri loop
di rumore alienante che precedono un brano più sommesso e quasi
atmosferico, simile al quinto ed al settimo movimento del lato
b. Alle benzodiazepine dei primi sette brani il secondo lato
aggiunge la vodka, ma il risultato non cambia di molto: interessanti
variazioni sul tema oscillante tra noise, power electronics
ed industrial, richiami ai maestri e magistrale rielaborazione
del tutto.
Sito web:
https://cranealfracturerecords.bandcamp.com/album/concert-for-bipolar-people
(M/B'06) |
SUCTION
MELENA
K9 - The best woman's friend
Tape (Luce Sia)
L'alter
ego di Le Cose Bianche riprende nuovamente vita per la prima
volta in forma autonoma e non come split o collaborazione. Power
electronics totalmente analogico e con un suono minimale e senza
compromessi a un tempo, come senza compromessi è l'argomento
trattato ovvero, come si può evincere dalla copertina, l'amore
"canino" di alcune signore.
Quattro tracce, due per lato per circa 38 minuti di musica.
I titoli dei singoli brani non lasciano spazio all'immaginazione
e così i suoni proposti, che travolgono l'ascoltatore senza
però mai degenerare in un muro monolitico, ma sempre mantenendo
una certa variabilità e creatività, caratteristica dei lavori
di Giovanni Mori.
Elegante la confezione, busta formato A6 che contiene tre inserti,
cinque per i fortunati che hanno avuto le prime 10 copie.
Buon ascolto.
Sito web: http://lecosebianche.blogspot.it/2015/01/suction-melena.html
(M/B'06) |
THE TAPES
Falso movimento
Tape (Luce Sia)
Il team di Luce Sia riporta in vita un altro capolavoro dei
fratelli Giancarlo e Roberto Drago, come il precedente Glasaugen,
mai uscito ufficialmente se non come nastro privato nel 1987,
rimasterizzato e nuovamente inciso su nastro in un'edizione
come al solito curatissima e senza inutili fronzoli, limitata
a 60 copie.
In queste due tracce strumentali, una per lato, da circa diciannove
minuti l'una si incontrano l'avanguardia italiana degli anni
settanta, capitanata da Franco Battiato, e la kosmische Musik,
quest'ultima a costituire i pilastri su cui poggia il primo
brano, freddo ed ultraterreno, come la colonna sonora di un
film di fantascienza anni ottanta.
Il secondo brano prosegue con questo incedere nella prima parte
salvo poi lasciarsi andare ad atmosfere più sperimentali e sognanti,
per poi confluire nel sound tipico dei The Tapes.
Due tracce strumentali che lasciano a bocca aperta l'ascoltatore,
rapito da un sogno fino ad ora confinato in nastro inciso quasi
trent'anni fa: occorre semplicemente ascoltarlo e lasciarsi
trasportare.
Sito web:
https://it-it.facebook.com/LUCE-SIA-168848936784613/
(M/B'06) |
TESTING
VAULT
Loitering In Dogland II, or On The Ancient Dolls' Mechanics
Tape (Soundscape713 MicroLabel)
La nutrita serie di uscite dell’ottima ‘Soundscape713’ gestita
dal mastermind di Satanismo Calibro 9 Francesco Perizzolo si
arricchisce di un tassello importante, il main project di Daniele
Santagiuliana Testing Vault, che abbiamo più volte
trattato su queste pagine sin dagli esordi nei primi anni 2000.
Disponibile in forma ‘liquida’ sulla pagina ‘Bandcamp’ della
label ma ovviamente consigliabile in una delle cinquanta copie
fisiche su nastro, il nuovo lavoro marchiato TV dal titolo tanto
lungo quanto bizzarro è in realtà un tributo ai gemelli Quay,
cresciuti nella Pennsylvania degli anni ’40 ed autori di una
serie di film di animazione e performances dai tratti assolutamente
visionari e molto spesso sinistri. Il lato oscuro della mente,
la follia e le ossessioni umane riproposte tramite l’utilizzo
di vecchie ambientazioni ed oggetti usati, tra i quali le inquietanti
bambole ricordate dall’artwork che fa bella mostra di sé sulla
cover della tape, sono parte fondamentale del concept di ‘Loitering…’.
La musica di TV è assolutamente ideale nel fare da accompagnamento
all’immaginario un po’ malato dei Quay Bros, e si propone per
l’occasione in veste più che mai ‘concreta’, sin dai loop simili
ad ingranaggi di ‘Doll 001’ e della successiva ‘In Fields As
They Lay’. L’utilizzo di un rumorismo di tipo ‘ambientale’ mai
eccessivo (ascoltate i clangori di oggetti in legno di ‘The
Doll Synesthesia’) costituisce il veicolo congeniale a Daniele
nel dipingere gli immaginari stranianti dell’universo legato
ai fratellli Quay, ed immaginiamo che gli undici episodi di
‘Loitering’ avrebbero potuto fungere da colonna sonora ideale
per una delle loro numerose performances di animazione. ‘Doll’
e ‘Lost in the uncanny valley’, sul secondo lato della tape,
si avvalgono tra l’altro dell’intervento di SC9, che veste per
un attimo anche i panni di collaboratore oltre che di produttore
dell’intero lavoro. Una curiosità: le ambientazioni del disco
mi hanno ricordato in più frangenti un mastodontico quadruplo
dei nipponici Marginal Consort, ‘Instal. Glasgow 2008’. Andate
alla sua ricerca se vi va, ovviamente dopo esservi accaparrati
una delle 50 copie dell’ultima cassetta di Testing Vault.
Sito web: http://soundscape713.bandcamp.com
(Oflorenz) |
ZOLOFT
EVRA / DJINN
Self destructive comfort
Tape (Luce Sia)
I
progetti Zoloft Evra e Djinn, fondati rispettivamente da Adriano
Vincenti ed Eugéne Vintras, il primo supportato da Cold (Nocturnal
Degrade) e Blackfrost (Apolokia), si incontrano per un convegno
a base di autolesionismo, disordini mentali e suicidio, passioni
morbose coltivate da entrambi e forse esorcizzate attraverso
la musica che riversa dolore e disadattamento sugli ascoltatori,
evitando un sovraccarico delle loro tetre anime.
Trenta minuti di suicidal drone/noise/ambient da una parte ed
oscuro industrial/ambient dall'altra: un lato a testa, gli ZE
danno il via alle danze con le due tracce "Alprazolam sexuality"
e "Self destructive comfort", quieta e pervasa da riverberi
lancinanti a un tempo la prima, gelida e nichilista la seconda.
Viene la volta di Djinn che celebra un vero e proprio funerale
a base di dissonanti rintocchi a morto e campionamenti di luttuose
e piangenti voci sussurrate, per la durata di quattordici terribili
minuti.
Pezzi malati come non se ne sentivano da un po', ispirati al
maestro di sempre, Marco Corbelli.
Sito web:
https://www.facebook.com/zoloftevra;
https://myspace.com/suicidedjinn
(M/B'06) |
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