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ALBIREON & OMNE DATUM OPTIMUM
Fragments…
CD (Fragment XXI Records)

Esce questo split limitato a 191 copie tra Thibault Gaudinis, uno degli ex membri e collaboratori della congrega di geni squinternati composta da Gaë Bolg ed i Troublion23, qui col suo progetto solista Omne Datum Optimum, e gli Albireon capitanati da Davide Borghi, coadiuvato al meglio dal polistrumentista Carlo Baja Guarienti e da Stefano Romagnoli. Undici brani, i primi cinque ad appannaggio degli Albireon, i successivi sei ad opera di Thibault, supportato in quattro di questi dalla chitarra di Davide. Quest'ultima scandisce meravigliosamente i primi due brani, scritti nel 1996 e rimasti finora inediti, iniziando dal pezzo introduttivo che musicalmente richiama i Sol Invictus, per passare al successivo più malinconico e meditativo entrambi attraversati dalle tastiere di Guarienti e dai campionamenti di Romagnoli: il terzo brano anch'esso inedito e scritto nel 2015, muove un notevole passo verso uno sperimentalismo vagamente industrial/folk, che viene spazzato via dalle successive riedizioni di due brani provenienti da "I passi di Liù", ossia "Gli Equiseti" e "Cerbastri". Con "Interlude", si entra nella sfera di Gaudinis, con una rievocazione di quelle sonorità a cavallo tra ambientazioni folk medievaleggianti e campionamenti scanzonati e stranianti, che però inganna l'ascoltatore, che si ritroverà poco dopo immerso in epiche ballate in pieno stile Omne Datum Optimum, a rievocare i concerti in cui lui e gli amici Eric Roger e Troublion XXIII imperversavano. E così, passando dalla tradizionale ballata francese "Chanson du roi Renaud", si arriva alle coinvolgenti "Crusader anthem" e "Ô Mon Bel Ami", quest'ultima a fungere da perfetta chiusura a questo ottimo lavoro.

Sito web: https://fr-fr.facebook.com/OMNE-DATUM-OPTIMUM-131662940242355;
https://albireon.wordpress.com
(M/B'06)

ARTICO CULTO / GERSTEIN
Live al Museo Della Fantascienza / Mental Hospital P14
Tape (Luce Sia)

L'uroboro ingoia la sua coda, il potere ed il fascino dell'estremo Nord rigenerano se stessi. Artico Culto e Gerstein si ritrovano insieme a circa un anno e mezzo di distanza da quello che fu una sorta di debutto dell'idea che pervade tuttora il primo progetto citato che fa capo a Dario e Stefano Oflorenz.
A fine 2014 infatti ci fu il live celebrativo del trentennale di Gerstein, corredato dalle bellissime copertine in sette varianti, frutto del viaggio di Stefano in Islanda, intitolato per l'appunto "Artico Cvlto": a questo seguì la nascita del progetto "arctic ambient" Norðurljós e del sodalizio tra Dario ed Oflorenz divenuto Artico Culto, che debutta ufficialmente sull'etichetta più in forma del momento, ossia l'onnipresente Luce Sia, specializzata nei supporti su nastro, che è sicuramente la via più salomonica per uno split: lato A per Artico Culto, lato B per Artico Culto e Gerstein insieme.
Invero si tratta più di una collaborazione, in quanto i due lati sono le rispettive registrazioni del live dell'ottobre 2015 al Mufant di Torino, in cui fu condiviso il palco con Urban Spaceman e del live al Padiglione 14 di Collegno, sempre a Torino, ex sede dello storico ospedale psichiatrico in cui Maurizio Pustianaz, oltre che da prezioso membro aggiunto si occupò anche di produzione e mixaggio.
Settanta minuti dunque di elettronica raffinata, quieta, glaciale e minimale.

Sito web:
https://www.facebook.com/Artico-Culto-141675274862232

http://noisebrigade.org
(M/B'06)

DONATELLA BARTOLOMEI
Sacra Dea
CDr / Download (Atemwerft)

Fiorentina di nascita ma trasferitasi a Milano, Donatella Bartolomei è un'artista della voce dalle capacità infinite. Attrice, cantante, insegnante di teatro sperimentale, sperimentatrice di tutto ciò che è possibile fare ed esprimere attraverso le corde vocali, non è ovviamente passata inosservata nemmeno a certi rappresentanti della scena musicale italiana più sperimentale. Donatella vanta infatti collaborazioni con progetti come Deca, Settore Giada o J Orphic, ma è in un ambito a cappella che l'artista da il meglio di sé, proponendoci la sua malleabile voce tra recitazioni metafisiche, versi e onomatopee di contorno, dilatazioni e restrizioni, canti tra il sacro ed il jazz. Con "Sacra Dea", uscito a luglio per la tedesca Atemwerft - quest'ultima specializzata nella promozione di progetti basati soltanto sulla voce e la recitazione - in CDr, le cui prime 33 copie numerate a mano portano la firma dell'artista, e in download digitale, Donatella ci dona un quadro ampio ed esaustivo delle sue capacità vocali, avvalendosi anche dell'aiuto di alcuni collaboratori. E' la prima volta che la cantante si affida ad un'etichetta, avendo sino ad oggi creato autonomamente i CD dei suoi spettacoli da distribuire fuori dal mercato - come accadeva per "Voce Sacra", il nome del primo spettacolo da lei messo in scena -. Lavoro che supera l'ora di di durata, "Sacra Dea" è una celebrazione dell'arte vocale di Donatella in tutte le sue sfaccettature. Inquietudini, giochi, recital, spoken word, cori, trame onomatopeiche di sfondo sono solo alcuni degli elementi che ci accompagnano in questo viaggio unico nel mondo vocale di questa peculiare artista, abile sia con i suoi testi che con quelli dei grandi del passato (Dante; Shakespeare; D'Annunzio). Non mancano momenti di canto più canonico, come nei virtuosismi jazzistici di "Sometimes I Feel Like A Motherless Child", segno di un passato da jazz singer che Donatella non vuole assolutamente abbandonare, ma anzi fare ancora di più suo per estrarne il dono dell'improvvisazione e della manipolazione del suono vocale, sciorinata per tutta la durata di un album dove la parola diventa strumento musicale e non necessita di altro accompagnamento per evocare e coinvolgere (tranne nel caso dell'ultima traccia, che porta il contributo musicale del progetto milanese Kampsmdaja). Album oscuro ed inquieto, ma anche sorprendente e coinvolgente, "Sacra Dea" è lo specchio dell'anima stessa dell'artista milanese, la cui esternazione più diretta e veritiera avviene, secondo le sue teorie, proprio attraverso la voce, strumento totale che può esprimere qualsiasi tipo di sensazione ed emozione, così difficile da ammaestrare, ma potentissimo quando se ne ha il pieno controllo.
Una sacralizzazione del verb o fuori da qualsiasi schema imposto, che lascia libere di fluttuare frasi, vocali e consonanti in una danza alfabetica unica.

Sito Web:
http://donatellabartolome.wixsite.com/vocesacra
https://atemwerft.wordpress.com/
(Lorenzo Nobili)

GIANLUCA BECUZZI
Faraway from light
CD (Luce Sia, Show Me Your Wounds)

Gianluca Becuzzi esce con un nuovo lavoro che prosegue la strada verso la sperimentazione sonora più evoluta e tecnologica: ciò non significa che quello che ci si trova di fronte è un lavoro cacofonico ed inascoltabile nel senso tradizionale del termine, ma piuttosto qualcosa di sicuramente estremo nell'approccio e freddo nella sua metodica strutturazione. Tre tracce, una d'ingresso ed una di uscita di egual durata, le quali fanno da scudiero alla lunghissima suite centrale di circa 36 minuti. La particolarità di questo lavoro è costituita dal fatto che è stato principalmente registrato a Berlino, e nello specifico nelle torri di Teufelsberg, ex centro NSA (National Security Agency) abbandonato da statunitensi e britannici dopo la caduta del muro, sito nella parte ovest della città. Questa "montagna del diavolo" sorge su una collina artificiale creatasi dalla sedimentazione di resti di bombardamenti della seconda guerra mondiale: gli enormi spazi vuoti capaci di creare risonanze del tutto particolari, hanno suscitato la curiosità di Gianluca che li ha utilizzati nel 2013 per la sonorizzazione del film "The addiction" di Abel Ferrara al festival cagliaritano "Solo il mio nero". Ne è scaturito un album che grazie allo sforzo congiunto di Luce Sia e Show Me Your Wounds è finalmente approdato su cd: clangori, riverberi ed un suono compatto, ma a tratti primordiale che ricorda i fasti dell'industrial anni '80, sono la ricetta di questo nuovo, ma già datato, esperimento di Becuzzi.

Sito web: https://www.facebook.com/gianluca.becuzzi
(M/B'06)
CANDOR CHASMA
Il dipinto ucciso
CD (Azoth)

Avevamo lasciato la rodata coppia Altieri-Balestrazzi al superbo ‘The Key’, licenziato da Old Europa Cafe nel 2014 ed incentrato sulla vita della celebre teosofa russo-americana ‘Madame’ Helena Blavatsky. Considerato che l’esordio per il progetto guidato da questi due autentici veterani della scena era stato ‘’ nel 2012, il nuovo lavoro su Azoth - label proprietaria di Simon - è il terzo capitolo a nome Candor Chasma, il quarto se consideriamo la collaborazione con Deison uscita per ‘Show me your Wounds’ nel 2013. ‘Il dipinto ucciso’ si propone, analogamente al predecessore, in forma di concept, questa volta costruito intorno al racconto omonimo del 1993 ad opera di Paolo Di Orazio. Scrittore ed illustratore romano horror/splatter, oltre che musicista (batterista nel combo rock demenziale Latte & I Suoi Derivati), Di Orazio ha commentato con entusiasmo questa vera e propria opera gemella del suo libro, definendola come ‘la sua pelle e la sua crosta’. Missione compiuta dunque per il duo isolano che ha saputo trasporre in musica non conforme le atmosfere cupe ed alienanti del racconto, dando vita ad una vera e propria colonna sonora suddivisa in tre distinte sezioni, a loro volta formate da tre differenti ‘capitoli sonori’ in linea con quelli principali del libro. Ammetto che l’ascolto del disco, sin dall’iniziale ‘La Musa’, mi ha incuriosito non poco invogliandomi alla lettura della novella di Paolo, che mi riprometto di completare in futuro; per adesso vi garantisco che l’impianto del lavoro regge magnificamente anche di suo, per citare ancora lo stesso Di Orazio siamo al cospetto di ‘nove eventi di psichedelia avanzata’. Belle parole per dipingere il mood claustrofobico e straniante dell’opera, quasi ad intendere che la vecchia ‘psichedelia’ dei tempi ruggenti (i primi vagiti nei 60es, il revival negli ‘80es) sia in grado di riattualizzarsi egregiamente in chiave contemporanea e futuristica. I passati effluvi lisergici portatori di caleidoscopiche visioni multicolori lasciano il passo ad immaginari inquietanti ed ambientazioni cyberpunk, sintomatici di un presente dai tratti alienanti e di un futuro dalle coordinate tanto incerte quanto poco rassicuranti. Il foglietto interno del digipak riporta le visionarie illustrazioni sempre ad opera di Di Orazio (ricordano vagamente le stranezze dadaiste di Steven ‘Babs Santini’ Stapleton), ed all’interno l’elenco esaustivo del vero e proprio ‘arsenale’ messo in campo dalla coppia Altieri-Balestrazzi nella creazione del disco. Seguite la Azoth di Balestrazzi, sarà un viaggio entusiasmante.

Sito web: https://azothrecordings.bandcamp.com/track/il-complotto-che-cade
(Oflorenz)
CARLO BAJA GUARIENTI
Argo 1943
CD (Eibon Records)

Carlo Baja-Guarienti, noto per il suo lavoro di polistrumentista in forze agli Albireon, arriva al suo esordio solista con quello che è un lavoro ispirato al dramma "Les mouches" di Jean-Paul Sartre e quindi indirettamente alle "Coefore" di Eschilo, e che è stato utilizzato appunto per la rappresentazione dello spettacolo "Le mosche", messo in atto da Ilaria Carmeli, assieme e alla compagnia Teatro del Cigno ed alle ballerine di Eidos Danza. Quattordici tracce meravigliose, capaci di una profondità straordinaria, a cavallo tra prog e kraut rock, e le colonne sonore di Morricone, in perfetta simbiosi con lo svolgersi dei relativi atti, quadri e scene teatrali dell'opera. C'è quindi spazio per la macabra desolazione della città di Argo ammorbata dalle mosche a sempiterna punizione per l'uccisione di Agamennone, e per la sinfonia malinconica dedicata alla regina Clitennestra, risposatasi con l'assassino di suo marito, che ha un incedere che richiama "Il lago dei cigni" di ?ajkovskij, ma anche per intermezzi a base di percussioni marziali e pezzi che pagano il loro tributo ai Goblin di "Profondo Rosso", come "Il tempo di uccidere - Le Mosche". Le ultime due tracce "L'armonia delle sfere" ed "Il suonatore di flauto" restituiscono grande serenità, dopo i tormenti iniziali: la prima in p articolare rappresenta il monologo di Giove nell'atto III, che racconta il mondo come una perfetta armonia e cerca di convincere Oreste ad abbandonarsi ad essa e rinunciare alla sua ribellione. Un'opera completa ed originale insomma: un plauso quindi anche al coraggio della compagnia per aver scelto una colonna sonora così fuori dal comune.

Sito web: https://www.facebook.com/CarloBajaGuarienti
(M/B'06)
MALENKY SLOVOS
Mood swings
CD (Malenki Records)

C'è davvero molto in questo terzo lavoro dei Malenky Slovos, full length di debutto uscito dopo tre anni di creazione e concerti che hanno permesso al gruppo di affinare ogni singolo brano, facendone un concentrato di sfumature, contaminazione e ricchezza sonora, tale da renderli quasi un album nell'album. I Malenki Slovos sono una band spezzina nata nel 2007 che affonda le sue radici nel post punk e nella new wave, formata da cinque elementi, ossia Lorenzo Eva (tromba, fisarmonica, chitarra), Simone Fioravanti (basso), Cristian Orlandini (batteria), Gianluigi Sem (voce) e Andrea Imberciadori (chitarre, synth, backing vocals). Quest'ultimo oltre ad occuparsi della pressoché totalità dei testi, ha parte preponderante anche nella stesura delle musiche e nella produzione: la varietà degli strumenti coinvolti è notevole e dà un'idea di quanto sfaccettate siano le canzoni. La riuscita opener "Mood swings" attinge dai Joy Division e dal moderno indie/alternative rock, come anche la successiva "Matterplay", pur regalando visioni nuove, grazie anche alla presenza della fisarmonica e della tromba come strumenti aggiunti soprattutto nei ritornelli insieme alle chitarre. Da segnalare, oltre alla prima, "Small town paranoia" e "Knowledge base", dove l'ombra del post punk aleggia sovrana, e "Pioggia di cenere", che riporta in auge i fasti della new wave italiana. A corollario si trovano anche la riuscita cover di "By this river" di Brian Eno e "Personal Jesus" dei Depeche Mode, inevitabili simboli e modelli per questi ragazzi spezzini dell'avanguardia e del rifiuto di schemi precostituiti, senza però rinunciare alla bellezza.

Sito web: http://www.malenkyslovos.com
(M/B'06)
Meanwhile.in.texas
Take Black Pills CDr
(Triple Moon Records)

Avevamo lasciato questa primavera il progetto del brindisino Angelo Guido all’ottimo esordio di ‘Fernweh’, nastro partorito in forze congiunte con Skag Arcade (one-man project animato dall’amico Paolo Colavita) per la scuderia elvetica Luce Sia. Eccoci ora al cospetto dell’esordio personale di meanwhile.in.texas, questa volta tramite il supporto digitale del CDr a tiratura limitata di quaranta esemplari curato dalla piccola label indipendente Triple Moon. Disponibile in forma ‘liquida’ su Bandcamp e custodito in un elegante gatefold digipak nella sua versione fisica, ‘Take Black Pills’ sintetizza alcuni demo registrati da Angelo nel corso del 2014; l’attacco ambientale della title-track - dagli intensi tratti onirici - fa da ideale introduzione alla cifra stilistica di m.i.t., assolutamente improntata ad una sapiente (de)costruzione di suoni e microsuoni, loop e morbide spirali di avvolgente materia elettronica. E proprio in tal senso prosegue la lunghissima ‘Diamonds are my friends’, dai toni eterei memori in qualche modo delle belle melodie cosmiche di Oophoi e delle accattivanti divagazioni ambientali alla Rapoon. Il loop circolare ed ipnotizzante di ‘Kaleidoscope/Slow Fuzz’ ci conduce in punta di piedi verso le tessiture arabescate e appena ‘sporcate’ da un caldo fruscio di vinilica memoria della terminale ‘Another Earth’. Musica per solitari viaggi desertici, in notti di luna piena.

Sito web: https://triplemoonrecords.bandcamp.com/album/meanwhile-in-texas-take-black-pills
(Oflorenz)

N. & SC9
La calda estate nera
Cd (Old Europa Café)

Collaborazione piuttosto insolita tra N. ossia Davide Tozzoli uno dei progetti che han visto la luce sotto Slaughter Productions, individuati dal macabro fiuto del compianto Marco Corbelli, ed i Satanismo Calibro 9, che svestono l'usuale alone di assoluta malignità che permea le loro uscite, per indirizzarsi su lidi desolati ed annichilenti, più in linea con le sonorità industrial/noise di Tozzoli. Lussuoso ed esclusivo digipak limitato a 66 copie per sette tracce dai titoli eloquenti, che richiamano il vocabolario dei gialli anni settanta e non solo. Trame varie e sperimentali colmano la suite iniziale "Nella casa dell'impiccato", per poi frammentarsi nei successivi cinque brani, in linea col death industrial degli Atrax Morgue, ma privo di inserimenti vocali. La title track finale coi suoi trentadue minuti occupa oltre metà dell'album e con i suoi passaggi taglienti e dissonanti funge da chiusura perfetta di questo lacerante lavoro.

Sito web: http://www.boringnoise.com;
http://www.satanismocalibro9.org
(M/B'06)

PSYCHO KINDER
The Psycho Kinder tapes
CD (Fonetica Meccanica, Alienated Records)

Dopo una serie di singoli ed un ep, Alessandro Camilletti ritorna con il secondo full length e segna una nuova evoluzione del suo coraggioso progetto a cavallo tra post punk, new wave, darkwave, electro ed ebm: coraggioso perché le canzoni sono in lingua italiana, forse per una certa volontà isolazionista, e perché i personaggi tirati in ballo in questo album sono nomi piuttosto controversi come Heidegger e Pound. L'album infatti inizia con un estratto di un discorso del filosofo tedesco padre dell'esistenzialismo, che introduce "Stato di violenza", canzone anarchica e rivoltosa negli intenti, supportata dalle musiche di Ali Salvioni (Settore Giada), che si occupa anche della successiva "Oltre il tempo" e di "With usura", in cui è invece la voce del poeta statunitense a permeare il brano; segue il pezzo strumentale "Psycho Kinder" contaminato da suoni forse rubati ad un Commodore 64. Miro Snejder (Death in June) e Giovanni Leonardi (Carnera) rivedono rispettivamente "Vivo e invisibile" ed "Il tramonto dell'evidente" a modo loro. "Inviolabili e sacri" cita Leopardi, un altro esistenzialista, che in tale occasione riportava invero la frase da "La Ginestra" di Terenzio Mamiani, e trasporta l'ascoltatore su terreni malinconici e consapevoli con monologhi che ricordano il De André di "Sogno numero due". Spiazzante il finale strumentale "Essere", brano dark ambient dai risvolti solenni e liturgici ad opera di Ludovico Padovan, degna chiosa di un lavoro che non vuole porsi confini precisi, perché proiettato in una sua dimensione consapevole e avanguardistica governata da Camilletti.

Sito web: https://www.facebook.com/psychokinder
(M/B'06)
SATANISMO CALIBRO 9
Blood Coven
CDr (Old Europa Café)

Chi presenziò alla X edizione del Congresso Post Industriale nella serata del 31 ottobre 2015, ebbe l’occasione di accaparrarsi uno dei dodici (!) esemplari di ‘Blood Coven’, nastro a tiratura limitatissima preparato da Doktor Pery e soci proprio in occasione della tradizionale kermesse industriale bolognese. Ciò che andiamo a trattare é sostanzialmente la ristampa in CDr della rarissima cassetta, che diviene così accessibile ad un pubblico più vasto in formato digitale, con grafica rinnovata ed impreziosito dall’iniziale title-track, forte dei servigi del mitico Iugula-Thor. E son proprio i clangori metallici nell’attacco di ‘Blood Coven’ a dirci che il possesso del cd non é cosa malvagia anche per i pochi proprietari del nastro: la title-track con Chiaravalli - cadenzata ed asfissiante - non fa prigionieri ed inaugura degnamente questa bella ri-edizione ad opera di OEC. Non da meno le restanti quattro tracce (‘The Black Hermit’ e ‘Ritual 218’ sono due ‘live-rituals’ cerimoniali segrete), inaugurate dall’ abissale malvagità trasmessa dal ringhio femminile di ‘Ritual 111’, a mio avviso uno dei vertici assoluti dell’intero lavoro. Il sinistro sibilo elettronico in apertura di ‘Black Hermit’ non promette nulla di rasserenante, introducendoci più a fondo nella via cerimoniale ancora una volta magistralmente percorsa da Pery e sodali. La degna chiusura delle oscure danze é affidata ai ben ventiquattro minuti di ‘Ritual 218’, la cui apertura in chiave ‘harsh-noise wall’ si stempera con lentezza ossessiva in un maelstrom di voci cavernose e soundscapes di abrasiva violenza, che vanno progressivamente a morire nel gorgo letale da loro stessi generato. Il dischetto esce in soli 50 esemplari numerati a mano, per cui se non volete perdervi anche questa seconda occasione…

Sito web:
http://soundscape713.bandcamp.com

http://www.satanismocalibro9.org
(Oflorenz)
SATANISMO CALIBRO 9
Live in Vilnius
Tape (Old Europa Café)

‘Live in Vilnius’ é la fedele testimonianza delle due live sessions che il trio meneghino tenne nel marzo del 2016 in occasione dell’ ‘Armageddon Descends’, corposo festival proposto nella cornice della bella capitale baltica giunto alla sua quarta edizione e capace di ospitare una nutrita scuderia di bands orbitanti attorno all’universo black e death metal ma anche, sul versante elettronico, ritual e death-industrial. Per la precisione il vero e proprio live set dell’Armageddon é concentrato nei quasi quaranta minuti del lato A del nastro, mentre il lato B ci regala l’opportunità di ascoltare la rehearsal-session tenuta dal gruppo la serata precedente presso la Nyksta Reh Room, sempre a Vilnius. Le esibizioni targate SC9 sono veri e propri ‘live-rituals’, ancor più da quando la formazione si é attestata stabilmente a trio comprendente oltre il fondatore Doktor Pery e Gnosis anche Lorenzo ‘Abattoir’, che molti tra voi ricorderanno grazie alla sua personale creatura noise Nascitari ma anche alla partecipazione in numerosi progetti d’area quali Psicopompo (con Hermann Kopp), Mare di Dirac e Wuornos Aileen. ‘Live in Vilnius’ permette ancora una volta di perdersi tra le spire mefitiche e malvagie di una tipica performance marchiata Satanismo Calibro 9, realtà giunta al suo decimo anno di vita e divenuta oramai pietra angolare della ‘grey area’ italiana. L’abilità del trio nel costruire stratificazioni su stratificazioni di nerissimi drones accompagnati da catacombali vocals utilizzate a mo’ di strumento aggiunto, porta l’ascoltatore ad un ‘ultra’ livello di percezione della materia sonica, ricollegandosi peraltro ad una via di natura alchemico-esoterica nella miglior tradizione dei maestri anglosassoni dei primi ’80 (C93 su tutti); proprio mentre scriviamo esce a tal proposito ‘Kyma Rising’, lavoro di cui leggerete in dettaglio su queste stesse pagine e che chiude la cosiddetta ‘Rising Trilogy’ inaugurata nel 2012. La ‘Reh’ Session proposta dal secondo lato della tape, teoricamente la seduta diprova tenuta dal gruppo la sera prima del festival, non sfigura affatto accanto al live ufficiale, immergendoci per un’ ulteriore quarantina di minuti in una suite oscurissima che consente di sviscerare ancora meglio, ed ancora una volta, la ‘Nature Unveiled’ di SC9. Black magic(k)!

Sito web:
http://soundscape713.bandcamp.com

http://www.satanismocalibro9.org
(Oflorenz)

SATANISMO CALIBRO 9
Kymah rising
CD (Old Europa Café)

"Kymah rising" chiude il ciclo di tre capitoli della "Rising trilogy" iniziata nel 2012 con "Isis rising" e proseguita con "Typhon rising": è un album che consolida quanto fatto vedere dal progetto di Francesco Perizzolo finora e segna l'ultimo stadio dell'evoluzione della band a cui, al nucleo costituito da Pery, Ciano e Gnosis, si sono aggiunti Lorenzo Abbatoir, in forze anche ai Wuornos Aileen, e Juliet. Ospite d'eccezione, oltre a Dorian Bones dei Caronte, Daniele Santagiuliana, polistrumentista dalle infinite sfaccettature e dai molti contributi e partecipazioni con band storiche, Teatro Satanico su tutte. E proprio di Satana si tratta, anche se con toni sicuramente meno ironici e profondamente più lugubri e sulfurei rispetto al progetto di Devis Granziera: mantra rituali, voci catacombali ed un alone di malignità assoluta reso oppressivo e schiacciante dall'uso dosato ma letale di riverberi e frequenze fuori dallo spettro uditivo umano, ma in grado di farsi sentire nelle ossa di chi ascolta. Ed è proprio l'efficacia del suono la vera novità di questo lavoro che affonda le sue radici arcane e demoniache in dischi seminali come "Nature unveiled" dei Current 93, ma anche negli Zero Kama e negli Mz.412 più atmosferici, e le riporta prepotentemente alla ribalta.

Sito web: http://www.satanismocalibro9.org
(M/B'06)
SKAG ARCADE
Pentagram
Tape (Craneal Fracture)

L’attivissima label iberica Craneal Fracture non si lascia scappare l’occasione di produrre l’esordio tutto personale su supporto fisico (il debutto in senso stretto di ‘Post Tenebras Lux’ era stato rilasciato nel 2015 solo come release digitale) di Skag Arcade, ottimo progetto del romano Paolo Colavita. Avevamo lasciato Paolo all’impressionante ‘Fernweh’, sempre su nastro, in condivisione con l’amico Angelo Guido aka meanwhile.in.texas, licenziato nel primo semestre del 2016 dalla premiata scuderia svizzera Luce Sia; ‘Pentagram’ si sviluppa in due lunghe tracce da dieci minuti, presentandosi sostanzialmente come una ‘Tape EP’; il lato A ci regala immediatamente la chicca di ‘Intermediate States (Kyema, C.M.J.K.)’, con tanto di citazione di una delle massime pioniere della musica elettronica del XX secolo, la francese Eliane Radigue. Chi conosce la sperimentatrice parigina (classe 1932), ricorderà forse nella sua nutrita discografia ‘Kyema, Intermediate States’ del 1990, classico esempio dell’avanguardistico minimalismo della Radigue (la sua prima opera data 1970) cui Paolo si ispira rivisitando alcuni samples di ‘Kyema’ che fonde con perizia a stralci appena percettibili di un’intervista a Charles Manson, rumori metropolitani di megalopoli asiatiche e personali textures che ondeggiano tra ruvide dilatazioni ambientali e lieve rumorismo. Il melange finale risulta alquanto estraniante, e ci predispone adeguatamente al secondo lato della tape con la successiva e terminale ‘Pentagram’, la cui piatta frequenza iniziale monta progressivamente verso un lento drone in crescendo disturbato da interferenze radio che paiono provenire da vecchie radio valvolari di un’epoca passata. Col trascorrerre dei minuti emerge l’oscurità del Predominance di ‘Dark stars unfolding’, soffocata nei frangenti finali da effetti di voci rallentate che paiono provenire dall’ ‘outer space’.

Sito web: https://skagarcade.bandcamp.com
(Oflorenz)
DER STURM
Concert for bipolar people
Tape (Craneal Fracture Records)

Max Bateman, noto per il suo progetto principale Wuornos Aileen, ultimamente evolutosi in Wuornos Aileen Bande, ma anche per aver imperversato a partire da fine anni ottanta con l'altra creatura Jormundgand, e negli anni duemila con Criminal Asylum in collaborazione con Angelo Bergamini, lancia finalmente Der Sturm, deriva noise/Industrial nata contemporaneamente ai Jormundgand, che trovò sfogo all'epoca solo dal vivo, senza lasciare materiale di alcun tipo, a parte bei ricordi. Max ha finalmente trovato la forza di riprendere questo progetto instillandogli idee nuove e combinandole con le odierne tecnologie, sfornando un concerto dedicato alle persone bipolari, al dolore alle medicine ed all'alcool. Quattordici tracce, o meglio movimenti, sette per ogni lato della cassetta: niente voci, niente estratti, tanti loop dissonanti. Dopo una lunga suite di quasi dieci minuti, un break che richiama l'accattivante stile dei Control introduce l'harsh noise wall del terzo movimento, a cui segue l'altra traccia che evoca invece i primi Haus Arafna. I pezzi successivi propongono altri loop di rumore alienante che precedono un brano più sommesso e quasi atmosferico, simile al quinto ed al settimo movimento del lato b. Alle benzodiazepine dei primi sette brani il secondo lato aggiunge la vodka, ma il risultato non cambia di molto: interessanti variazioni sul tema oscillante tra noise, power electronics ed industrial, richiami ai maestri e magistrale rielaborazione del tutto.

Sito web: https://cranealfracturerecords.bandcamp.com/album/concert-for-bipolar-people
(M/B'06)
SUCTION MELENA
K9 - The best woman's friend
Tape (Luce Sia)

L'alter ego di Le Cose Bianche riprende nuovamente vita per la prima volta in forma autonoma e non come split o collaborazione. Power electronics totalmente analogico e con un suono minimale e senza compromessi a un tempo, come senza compromessi è l'argomento trattato ovvero, come si può evincere dalla copertina, l'amore "canino" di alcune signore.
Quattro tracce, due per lato per circa 38 minuti di musica. I titoli dei singoli brani non lasciano spazio all'immaginazione e così i suoni proposti, che travolgono l'ascoltatore senza però mai degenerare in un muro monolitico, ma sempre mantenendo una certa variabilità e creatività, caratteristica dei lavori di Giovanni Mori.
Elegante la confezione, busta formato A6 che contiene tre inserti, cinque per i fortunati che hanno avuto le prime 10 copie.
Buon ascolto.

Sito web: http://lecosebianche.blogspot.it/2015/01/suction-melena.html

(M/B'06)
THE TAPES
Falso movimento
Tape (Luce Sia)

Il team di Luce Sia riporta in vita un altro capolavoro dei fratelli Giancarlo e Roberto Drago, come il precedente Glasaugen, mai uscito ufficialmente se non come nastro privato nel 1987, rimasterizzato e nuovamente inciso su nastro in un'edizione come al solito curatissima e senza inutili fronzoli, limitata a 60 copie.
In queste due tracce strumentali, una per lato, da circa diciannove minuti l'una si incontrano l'avanguardia italiana degli anni settanta, capitanata da Franco Battiato, e la kosmische Musik, quest'ultima a costituire i pilastri su cui poggia il primo brano, freddo ed ultraterreno, come la colonna sonora di un film di fantascienza anni ottanta.
Il secondo brano prosegue con questo incedere nella prima parte salvo poi lasciarsi andare ad atmosfere più sperimentali e sognanti, per poi confluire nel sound tipico dei The Tapes.
Due tracce strumentali che lasciano a bocca aperta l'ascoltatore, rapito da un sogno fino ad ora confinato in nastro inciso quasi trent'anni fa: occorre semplicemente ascoltarlo e lasciarsi trasportare.

Sito web: https://it-it.facebook.com/LUCE-SIA-168848936784613/
(M/B'06)
TESTING VAULT
Loitering In Dogland II, or On The Ancient Dolls' Mechanics
Tape (Soundscape713 MicroLabel)

La nutrita serie di uscite dell’ottima ‘Soundscape713’ gestita dal mastermind di Satanismo Calibro 9 Francesco Perizzolo si arricchisce di un tassello importante, il main project di Daniele Santagiuliana Testing Vault, che abbiamo più volte trattato su queste pagine sin dagli esordi nei primi anni 2000. Disponibile in forma ‘liquida’ sulla pagina ‘Bandcamp’ della label ma ovviamente consigliabile in una delle cinquanta copie fisiche su nastro, il nuovo lavoro marchiato TV dal titolo tanto lungo quanto bizzarro è in realtà un tributo ai gemelli Quay, cresciuti nella Pennsylvania degli anni ’40 ed autori di una serie di film di animazione e performances dai tratti assolutamente visionari e molto spesso sinistri. Il lato oscuro della mente, la follia e le ossessioni umane riproposte tramite l’utilizzo di vecchie ambientazioni ed oggetti usati, tra i quali le inquietanti bambole ricordate dall’artwork che fa bella mostra di sé sulla cover della tape, sono parte fondamentale del concept di ‘Loitering…’. La musica di TV è assolutamente ideale nel fare da accompagnamento all’immaginario un po’ malato dei Quay Bros, e si propone per l’occasione in veste più che mai ‘concreta’, sin dai loop simili ad ingranaggi di ‘Doll 001’ e della successiva ‘In Fields As They Lay’. L’utilizzo di un rumorismo di tipo ‘ambientale’ mai eccessivo (ascoltate i clangori di oggetti in legno di ‘The Doll Synesthesia’) costituisce il veicolo congeniale a Daniele nel dipingere gli immaginari stranianti dell’universo legato ai fratellli Quay, ed immaginiamo che gli undici episodi di ‘Loitering’ avrebbero potuto fungere da colonna sonora ideale per una delle loro numerose performances di animazione. ‘Doll’ e ‘Lost in the uncanny valley’, sul secondo lato della tape, si avvalgono tra l’altro dell’intervento di SC9, che veste per un attimo anche i panni di collaboratore oltre che di produttore dell’intero lavoro. Una curiosità: le ambientazioni del disco mi hanno ricordato in più frangenti un mastodontico quadruplo dei nipponici Marginal Consort, ‘Instal. Glasgow 2008’. Andate alla sua ricerca se vi va, ovviamente dopo esservi accaparrati una delle 50 copie dell’ultima cassetta di Testing Vault.

Sito web: http://soundscape713.bandcamp.com
(Oflorenz)
ZOLOFT EVRA / DJINN
Self destructive comfort
Tape (Luce Sia)

I progetti Zoloft Evra e Djinn, fondati rispettivamente da Adriano Vincenti ed Eugéne Vintras, il primo supportato da Cold (Nocturnal Degrade) e Blackfrost (Apolokia), si incontrano per un convegno a base di autolesionismo, disordini mentali e suicidio, passioni morbose coltivate da entrambi e forse esorcizzate attraverso la musica che riversa dolore e disadattamento sugli ascoltatori, evitando un sovraccarico delle loro tetre anime.
Trenta minuti di suicidal drone/noise/ambient da una parte ed oscuro industrial/ambient dall'altra: un lato a testa, gli ZE danno il via alle danze con le due tracce "Alprazolam sexuality" e "Self destructive comfort", quieta e pervasa da riverberi lancinanti a un tempo la prima, gelida e nichilista la seconda.

Viene la volta di Djinn che celebra un vero e proprio funerale a base di dissonanti rintocchi a morto e campionamenti di luttuose e piangenti voci sussurrate, per la durata di quattordici terribili minuti.
Pezzi malati come non se ne sentivano da un po', ispirati al maestro di sempre, Marco Corbelli.

Sito web:
https://www.facebook.com/zoloftevra
;
https://myspace.com/suicidedjinn
(M/B'06)