NICK
CAVE & THE BAD SEEDS
Skeleton Tree
CD / LP (Bad Seed Ltd)
Non poteva essere un album qualunque "Skeleton Tree". Non ci
sarebbero stati punti in comune o paragoni con i precedenti
lavori del gruppo. Non poteva essere solo un album musicale,
il sedicesimo dei Bad Seeds; non poteva esserlo da quel 15 luglio
del 2015, giorno in cui il cantante australiano apprese la notizia
della morte del figlio Arthur. Il problema era vedere come questo
dolore inspiegabile
e contro natura entrasse nell'arte di Cave. La scelta sarebbe
potuta ricadere sulla rabbia pura, frutto della frustrazione
per la mancanza di risposte, oppure poteva concretizzarsi in
una musica ed in testi che avrebbero solo riflesso una mesta
ed infinita disperazione. Non ci sono dubbi che la seconda soluzione
ha caratterizzato tutto il lavoro. Facile constatazione che
diviene certezza dopo l'ascolto delle prime note di "Jesus alone".
Se proprio dovessimo trovare una canzone od un album che ci
riporta al clima della prima traccia, diremmo che il senso di
oppressione di "Jesus alone" (complice un'affascinante tastiera
distorta e costante) non è molto dissimile dal mood che si respirava
nelle sepolcrali melodie di "Desertshore", ad opera di Nico.
Le liriche sono tutte opera di Nick Cave, che divide i meriti
compositivi con Warren Ellis, gli altri cattivi semi (Martyn
Casey, Thomas Wydler, Jim Sclavunos, George Vjestica, Else Torp,
Ellie Wyatt, Charlotte Glasson e Joe Giddey) sono la solita
grande band, più che mai attenta ad assecondare un racconto
intimo del leader. Il sound è sempre lineare e difficilmente
riusciamo ad intravedere una traccia con un piglio differente
od una reazione particolare. Tutto l'album è un racconto. Un
racconto di dolore. Non ci sono fronzoli e tutti i Bad Seeds
sembrano attentissimi ad evitarli (come chi cerca di mantenere
il giusto rispetto all'interno di una chiesa, in un funerale).
Perché a questo assomiglia "Skeleton Tree".
In passato Cave ha scritto pagine memorabili e non propriamente
allegre (è Nick Cave e non Nick Kamen), ma anche quando cantava
di sedie elettriche, di padri piangenti, di perfidi assassini,
di sangue o di amori struggenti, mai avevamo avuto la sensazioni
di trovarci ad un funerale.
Il carattere scarno c'è ovunque e, non a caso, anche la copertina
è di un essenziale che più essenziale non si può; i credit ci
sono, ma quasi perché non si poteva ometterli; il formato digipak
è uno dei (volutamente) peggiori mai realizzati. La seconda
metà del lavoro sembra, tuttavia, fare un po' di pace con la
musica. Non cessa la sofferenza, ma sembrano più facilmente
riconoscibili i Bad Seeds classici. Forse la sesta traccia (non
a caso si intitola "I need you") è quella che pare osare un
po' di più, consegnandoci un Cave ancora fermo sul dolore, ma
più sensibile ad un discorso di ritmo melodico. La voce di Else
Torpe rappresenta un'assoluta novità nelle musiche di Cave,
tanto che ci sembra quasi di sentire un brano di un'Enya sofferente.
In questa canzone è Cave che funge da backing vocals, probabilmente
perché troppo coinvolto nel cantare di cieli lontani. Forse
perché questo è un album, ma è anche un'altra cosa, viene difficile
giudicarlo. È un qualcosa da sentire in silenzio. E l'ascolto
stesso, di conseguenza, non rimane un ascolto fine a se stesso,
per rinnovarsi in continue e rispettose condoglianze.
(Giannario Mattacheo) |
DAVE
BALL / JON SAVAGE
Photosynthesis
CD (Cold Spring)
Dopo oltre trent'anni di silenzio, se si escludono un paio
di singoli usciti nel frattempo, Dave Ball, co-fondatore dei
Soft Cell insieme a Marc Almond, ritorna con un album scritto
a quattro mani con il musicista Jon Savage. L'intento è, attraverso
la stesura di partiture ambient, di processare per mezzo di
registrazioni digitali suoni reperiti da fonti analogiche
come circuiti sequenziali e sintetizzatori vintage, in una
avanguardistica fotosintesi dove Ball e Savage sono le piante
ed i suoni grezzi, la luce. Il risultato è un album dai toni
sperimentali e variegati in cui i riverberi si intrecciano
con effetti e feedback, che trovano il loro culmine nella
lunga opener, la quale ricorda da vicino le seminali atmosfere
degli esordi di Bad Sector. A corollario c'è la splendida
confezione in digipak la cui grafica è ad appannaggio dell'eccellente
Abby Helasdottir, che spesso presta la sua opera per le uscite
Cold Spring con sempre rinnovata originalità, flessibilità
e vigore.
Sito web:
https://twitter.com/dbelectrode
https://www.facebook.com/jon.savage.167
(M/B'06)
|
AIN
SOPH /SIGILLUM S
Untitled
CD (Old Europa Café)
La premiata Old Europa Café di Rodolfo Protti ha avuto un ruolo
non da poco nella storia di questo mitico split tra Ain Soph
e Sigillum S. Ripercorriamone assieme i passaggi fondamentali:
uscita originale su cassetta per la mitica tedesca Chtulhu Records
nel 1989, che ne produce due versioni successive e differenti
nella grafica. Nove anni dopo interviene OEC, che insieme a
Misty Circles ripropone lo split in una smagliante versione
in vinile verde, rendendo il lavoro nuovamente disponibile per
chi si fosse fatto sfuggire le prime tirature su nastro, invero
alquanto limitate. Sono passati altri diciotto anni, e la benemerita
label di Pordenone entra in gioco nuovamente, proponendo per
la prima volta in digitale questa vera e propria pietra miliare
della scena ritual-industriale italiana. Digipak verdino che
riprende l'iconografia della versione in vinile targata 1998
(e sostanzialmente quella della seconda tiratura su nastro),
Ain Soph/Sigillum S presenta l'esatta tracklist originaria,
con le prime quattro liturgiche tracce appannaggio della band
capitolina seguite dalle cinque di 'Simulacra', sezione sigillica
pienamente rappresentativa del periodo pi ù profondamente 'rituale'
del gruppo meneghino. Uscita irrinunciabile per chi non possegga
una delle versioni precedenti, ed ottima occasione in generale
per riascoltare l'intero lavoro sapientemente ripulito e rimasterizzato
a regola d'arte. Un pezzo di storia.
Info: www.oldeuropacafe.com
(Oflorenz) |
OFFICINE
SCHWARTZ
Colonna Sonora di Remanium Dentaurum Cr Co Mo
CD+DVD (Luce Sia, Fonoarte, Again Records)
Gli sforzi congiunti di marca italo-elvetica che vedono scendere
in campo Fonoarte, Again Records e Luce Sia vanno a dar nuova
vita ad alcuni fondamentali capitoli della storia di uno dei
collettivi storici
della scuola industriale di casa nostra, le bergamasche Officine
Schwartz. Per chi non possieda gli ormai rari (e talvolta costosi)
originali, questa versione 'estesa, rimasterizzata e videodocumentata'
in jewel-case contenente un cd audio ed un dvd, ripropone come
si diceva alcune delle opere storiche targate OS, a partire
dal primissimo 7" 'Fraülein', uscito nel 1986 solo in vinile
per la U.T. Comunicazioni, e l'anno successivo in formato 12"
come 'Fraülein/Rambo' per la tedesca Sub-Up. Insieme al singolo
d'esordio ritroviamo la magnifica 'Remanium Dentaurum', che
come precisa Osvaldo Arioldi nelle note del booklet fu il primo
spettacolo d'area predisposto dal collettivo bergamasco, un'esibizione
sincronizzata di proiezioni, suoni e danze pensata per durare
addirittura otto ore che all'epoca trovò il suo supporto vinilico
di sintesi nell'omonimo LP di colore blu uscito sempre sotto
l'egida della U.T.
Ma non basta: correva l'estate del 1989, e le Officine performarono
uno storico live nel centro anarchico di El Paso insieme ai
torinesi DsorDNE, e per chi non possegga la rara cassetta autoprodotta
uscita all'epoca il CD ci regala i sette brani di quella serata
ormai persa nel tempo e nei ricordi. Chiude una versione elettronica
inedita di 'Fraülein', ribattezzata 'Fraülein 2016', quella
che possiamo quasi considerare una vera e propria antologia
storica, per quanto mirata e non esaustiva, del gruppo guidato
dall'inossidabile Osvaldo. Al dischetto audio, curato nel processo
di digitalizzazione dai supporti originali da Maurizio Pustianaz,
si aggiunge la vera e propria chicca del DVD intitolato 'Di
qui alla ruggine', trasmesso in teatro a Bergamo in occasione
del trentennale delle OS e riproposto da poco proprio qui a
Torino nel corso di una performance dal vivo funzionale anche
alla presentazione del disco. Il filmato, della durata di circa
un'ora, é uno spaccato interessantissimo della storia del gruppo
e della scena autogestita in cui mosse i primi passi; cortometraggio
dal taglio documentaristico e dallo stile autenticamente 'do
it yourself', é un vero e proprio tuffo nel passato per chi
quell'epopea la visse di persona, mentre per i più giovani si
rivelerà un supporto inestimabile per andare alla scoperta dello
spirito che guidò le prime mosse degli avanguardistici ensemble
da cui nacque quella che oggi noi tutti chiamiamo scuola industriale
italiana. Un'area che seppe veicolare tensioni sociali, elementi
storici, arte performativa e suoni non conformi in una serie
di supporti fonografici ed esibizioni dal vivo che grazie ad
operazioni come questa ritrovano lo spazio e la visibilità che
si meritano. Fondamentale!
Info: https://www.facebook.com/OfficineSchwartz/?fref=ts
(Oflorenz) |
CANAAN
Il
giorno dei campanelli
CD (Eibon Records)
'Il giorno dei campanelli' non solamente é l'enigmatico titolo
dell'ottavo album di Canaan, ma anche il fulgido sigillo a vent'anni
di attività del progetto guidato da Mauro Berchi, che esordì
nel 1996 con
l'epico 'Blue Fire'. Lavoro sotto certi aspetti destinato a
restare episodio a sé stante nella discografia del gruppo meneghino,
'Blue Fire' fu seguito due anni dopo da 'Walk into my open womb',
che diede inizio a quella serie di lavori connotati da un plumbeo
senso di oppressione e da un pessimismo esistenziale che hanno
scolpito nel tempo il DNA più autentico e profondo di Canaan.
Licenziato come da tradizione da Eibon, label proprietaria di
Mauro, l'ultimo capitolo della saga targata Canaan si svela
in quattordici capitoli registrati in una finestra temporale
compresa tra il 2012 ed il 2016, per una durata complessiva
di circa un'ora. Cantato interamente in italiano (per chi scrive
la formula che meglio si addice alla poetica di Berchi), 'Il
giorno dei campanelli' si rivela, citando le parole dello stesso
autore, un 'diario di putrefazione mentale', concentrato estremo
della filosofia esistenzialista del gruppo, da sempre incentrata
sull'analisi del lato più oscuro dell'animo umano. Quell'animo
che spesso, per le vicissitudini che la vita ci prospetta, è
sottoposto a sofferenze destinate a minare lo stesso fisico
di chi è costretto a sopportarle. 'Le piaghe in suppurazione
possono essere incise e ripulite: se soltanto fosse semplice
farlo anche per quelle spirituali'. Così recita l'elegante booklet
del digipak, dalla grafica ancora una volta curatissima ed efficace.
Come non essere d'accordo… La cifra stilistica del disco vive
delle (poche) luci e delle (molte) ombre cesellate da Mauro,
Nico ed Alberto, abili nel disegnare fini geometrie elettroniche
dal taglio ricercato e sperimentale, seppur mai invasivo o distruttivo
nei confronti della forma 'canzone' funzionale a trasmettere
al meglio la prosa 'noire' che permea l'intero lavoro. Un disco
da valutare e metabolizzare nella sua interezza, dalla prima
all'ultima nota, dalla prima all'ultima parola. Potrete ritrovarvi
a scoperchiare esperienze del vostro vissuto in uno qualsiasi
dei quattordici episodi, cosa che renderà l'ascolto esperienza
unica e realmente introspettiva. Mi piace citarvi a tal proposito
'Soltanto Paura', dalla poetica stupenda quanto malinconica,
metafora della perduta serenità della fanciullezza che spesso
ci lascia ricordi e rimpianti destinati a rimanere tali, eco
di un periodo felice e spensierato che non tornerà più. Canaan,
insieme a Colloquio ed al progetto trasversale Neronoia, hanno
saputo nel tempo condensare come nessun altro l'essenza medesima
dell'abusato termine 'dark', sintetizzandone la vera sostanza
al di là di ogni inutile posa od abusato cliché. 'Il giorno
dei campanelli' ne costituisce l'ultima, nerissima, testimonianza.
Info: www.canaan.it
(Oflorenz) |
GERSTEIN
Live Radio Blackout 1999 (105.250 FM - Torino)
Cassetta (Luce Sia)
Maurizio
Pustianaz ritorna col suo progetto principale, questa volta
con l'uscita del concerto fatto a Radio Black Out nel 1999,
periodo in cui faceva parte dei dj che collaboravano per la
radio. Pressoché totalmente inedito, a parte qualche traccia
comparsa sulla compilation "Death factories", il concerto
rappresenta a detta dell'autore stesso, la svolta avuta a
seguito di un periodo di crisi creativa, in cui Maurizio decise
di stravolgere quanto fatto fino a quel momento ed orientarsi
sulla manipolazione di campionamenti e frequenze create col
pc. Industrial sperimentale, fatto di loop elettronici, campionamenti
da film horror e vocals distorte, questo è il lavoro più estremo
mai uscito sotto il moniker Gerstein: tracce brutali ed oscure,
in cui si intravedono influenze dei primi Throbbing Gristle,
come nel quarto brano, e contaminazioni noise/power electronics
qua e là, che acquistano un effetto ancora più tetro grazie
alla resa sonora piuttosto sporca per via della registrazione
datata, indipendente dal lavoro di incisione di Luce Sia come
sempre ottimo. Il risultato è un album davvero unico, sia
perché ci regala un Gerstein inedito, sia perché ancora una
volta Maurizio dimostra di essere capace di indiscussa creatività
ed originalità anche in questa veste così intransigente.
Sito web: http://noisebrigade.org
(M/B'06)
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IUGULA-THOR/SUCTION
MELENA
All dreams are only self facials
CD (Old Europa café)
Un languido pianoforte lounge-jazz viene assalito e polverizzato
da scariche elettroniche impietose che si avvitano in un noise
drone micidiale: questo è il benvenuto di 'On your face', brano
di apertura della nuova fiammante collaborazione che coinvolge
due tra gli attori più in forma dell'odierna scena power-electronics
italica, Andrea Chiaravalli e Giovanni Mori (qui attivo con
lo pseudonimo alternativo a quello principale de Le Cose Bianche).
Visti da poco sul palco del XII Congresso bolognese, i due sono
apparsi più affiatati che mai, non sorprende dunque questo lavoro
a quattro mani propostoci dall'organizzatore medesimo del Congresso,
l'intramontabile Rodolfo di Old Europa Café. Voci lacerate e
svisate analogiche straziano anche la successiva 'Gaping from
a stranger', e danno buona misura della cifra stilistica di
'All dreams…', nuova esplorazione industriale nel vasto universo
delle umane porno-perversioni. Un titolo come 'Wankingmachine'
del resto non lascia dubbi, e regala nuova linfa alla nostra
già fervida immaginazione ed al nostro senso estetico di 'Good
Pornographers'. Relativa quiete sembra sopraggungere da 'Wulandari',
sebbene i suoi tocchi di piano malato siano capaci di emergere
solamente nelle battute finali. Le sette tracce di 'All Dreams…'
danno ideale continuità al precedente trittico sulla pornografica
targato Le Cose Bianche, e sanciscono la seconda collaborazione
di Giovanni insieme a Iugula-Thor, dopo 'Snuff Recorded' del
2015 (nel momento in cui scriviamo è uscita anche la terza,
sotto forma di cassetta: 'Body Puzzle', su Custom Body Records).
'Only pure, analog, extreme power electronics, violent and minimal'.
Cito la pagina Discogs di Suction Melena, giusto perché non
diciate che non vi avevamo avvertito.
Info: www.oldeuropacafe.com
(Oflorenz) |
KINETIX
Urban nightscapes
CD (Tiny Speaker)
Ritorna il progetto di Gianluca Becuzzi, dedicato alla manipolazione
digitale del suono, in particolare di forme minimali come glitch,
sinewave e micro-drone: la sua storia si dipana invero dal 1999
al 2010, dopodichéè stato congelato per rivedere la luce ufficialmente
in queste settimane sotto una forma decisamente diversa, che
inaugura di fatto una nuova fase artistica. I paesaggi urbani
in questione sono il tessuto che Becuzzi ingloba dando vita
a breakbeat e dub gelidi che affondano le radici nel trip hop
ed in un certo senso possono ricordare una delle più travolgenti
e riuscite svolte di un gruppo come gli Ulver ossia "Perdition
city" (anche qui c'è la città di mezzo), oltre agli Scorn dell'ex
Napalm Death, Mick Harris. Otto tracce per altrettanti paesaggi
notturni, molto diverse tra loro: la quieta opener "Psychogeography",
caratterizzata da clangori e ritmi rarefatti, lascia spazio
ad una più ritmata e caotica "The blind city eyes" pervasa da
campionamenti vocali distorti e da un approccio più marcatamente
dub. Segue l'approccio quasi electro-clash di "Essential nowhere
again", poi cambia ancora tutto con "Maps of displacement":
altri ritmi, altre scelte sonore, cupe atmosfere, percussioni
metalliche, effetti taglienti e vaghi richiami ai Clock DVA
di "Buried dreams". "Non-lieux Panorama" e la conclusiva "All
bridges are burned" restano infine tra le tracce più fredde
e de-umanizzate. Un lavoro molto sperimentale ed avanguardistico,
come è lecito attendersi da un artista come Becuzzi, che anticipa
ancora una volta il futuro della musica elettronica.
Sito web:
https://it-it.facebook.com/gianluca.becuzzi
(M/B'06) |
MB
Endometrio
BAD SECTOR/SIGILLUM S Endometrio
De-Composto
2CD (Old Europa Café)
Attivissima nel recuperare e riproporre vere proprie pietre
miliari della vecchia scuola industriale nostrana, la label
friulana guidata da Rodolfo Protti si supera nel caso del seminale
'Endometrio' di Maurizio Bianchi, ripresentato non solamente
in smagliante versione rimasterizzata ma addirittura arricchito
da un secondo dischetto, dove Bad Sector e Sigillum S rivisitano
le due lunghe tracce del lavoro originale filtrandole attraverso
la propria personale sensibilità. 'Endometrio' è tra i primi
vinili in assoluto non solo di MB bensì dell'intera area industriale
di casa nostra (uscì nell' '82, sebbene le registrazioni-fonte
siano ancora precedenti), e fu tra l'altro un esperimento nell'esperimento,
come racconta lo stesso autore nelle note di copertina; Bianchi
filtrò sue stesse precedenti composizioni attraverso una echo-machine
Aiwa, destrutturandole e ricomponendole in una forma del tutto
nuova per la quale coniò il termine di 'musica bionica'.
Ad ulteriore de-strutturazione, come il titolo medesimo di 'Endometrio
De-Composto' ci suggerisce, procedono Massimo Magrini (Bad Sector)
ed i Sigillum S rispettivamente per 'Primo Ciclo (Anatomico)'
e 'Secondo Ciclo (Fisiologico)', andando a garantire ulteriore
vitalità e freschezza a queste composizioni basilari del patrimonio
storico dell'avanguardia musicale italiana. Per di più, a parere
di chi scrive le due rivisitazioni risultano addirittura maggiormente
fruibili dall'ascoltatore, in virtù della loro varietà e della
maggior maggior carica di interessanti spunti che valorizzano
decisamente il materiale originale. Ricordiamo che opera analoga
di rimasterizzazione e ristampa era già stata proposta da OEC
a proposito di 'S.F.A.G.', altro pezzo di storia partorito dal
Signor Bianchi l'anno precedente ad 'Endometrio'. Il nuovo 'Endometrio'
è consigliatissimo anche nel caso si sia in possesso di una
delle precedenti versioni, grazie all'arricchimento delle due
mega-tracce ad opera di Bad Sector e Sigillum S, che rendono
la ristampa OEC appetibile al pari di una nuova uscita vera
e propria.
Info: www.oldeuropacafe.com
(Oflorenz) |
DRAMA
EMPEROR
All of these days
CD (Alienated Records)
Consolare con·so·là·re/ transitivo 1. 1. Rincuorare qualcuno
alleviandone la sofferenza, confortare (anche + di, per )...
2. 2. estens. Rallegrare, allietare, dare piacere. 3. 3. Alleviare,
lenire, attenuare (anche + con ). "c. il pianto di un amico
con parole gentili" 4. 4. arc. o lett. Accontentare, soddisfare.
5. Ristorare, ricreare. Come questo freddo che non arriva mai
Come questa terra che non smette di tremare Come un volto, lo
sguardo rivolto al cielo e le mani tese a chiedere Una tensione
che è sentimento, sospensione , fino ad arrivare sulla Luna
Oriente e Occidente si fondono insieme, in una preghiera disperata
ed eterna fatta di voci supplicanti, musiche come tappeti volanti
o come treni su cui viaggiare veloci Come (in) tutti questi
giorni
Siti web;
https://www.facebook.com/drama.emperor/?fref=ts
https://soundcloud.com/dramaemperor
(Valentina Emme) |
MINGLE
& THE LAND OF THE SNOW
Vuoto / Leere
Tape (Luce Sia)
Torna, a stretto giro dopo il debutto a quattro mani con Andrea
Bellucci con il moniker Nerva, Andrea Gastaldello, con questa
collaborazione sotto l'egida del suo progetto principale, ossia
Mingle, questa volta con lo svizzero Joel Gilardini, ossia The
Land Of The Snow. Gastaldello, noto per le sue colonne sonore,
si muove a cavallo di una elettronica minimale che si sposa
perfettamente con le gelide ambientazioni create da Gilardini,
a base di chitarre, elettronica e lievi spruzzate ritmiche di
drum machine. Cinque tracce per mezz'ora di musica, fatta di
un dark ambient isolazionista ben sintetizzato dalla copertina.
Alla prima traccia composta di beat industrial e riff di chitarra
piuttosto marcati, segue "Alla fine la polvere - Nur Staub am
Ende" in cui l'approccio elettronico pende verso il drone, coadiuvato
questa volta da una chitarra più sognante. I successivi pezzi
si allineano verso un maggiore uso della chitarra baritonale
a sette corde di Gilardini che dialoga in maniera diretta con
maestose aperture elettroniche spezzate da dolci sferzate breakbeat.
Chiude "Arriverà Mai La Fine - Gibt es nun eine Ende", quieta
e corposa nelle sue variazioni.
Sito web:
https://www.facebook.com/Mingle-117826331595547
https://www.facebook.com/thelandofthesnow
(M/B'06) |
NECROPHONIX
Necrosick
Tape (Luce Sia)
Ritorna sotto Luce Sia il progetto industrial di Devis Granziera
(Teatro Satanico) e Davide Toffoli (N.): originato dalla fine
del precedente Necrophonie, legato alla scomparsa di Marco Corbelli
che ne era parte integrante, formazione a sua volta scaturita
dal precedente progetto Nekrophilia, risalente agli inizi degli
anni novanta. Rispetto alle origini, Necrophonix si è ormai
trasformato completamente, diventando una raffinata manipolazione
di varie forme sonore asservite al piglio avanguardistico del
duo: pezzi molto variegati e differenti tra loro si succedono
per oltre quaranta minuti, mantenendo tonalità fosche, ma meno
macabre. Da segnalare la opener pervasa da un travolgente ritmo
dai connotati morbosi, i riverberi guizzanti della seconda traccia
ed il penultimo arioso pezzo fatto di placide rasoiate, l'ossimoro
non è casuale. Il termine album della maturità può suonare fuori
luogo per questo duo di veterani ma è indubbio che Devis e Davide
hanno trovato la perfetta alchimia, creando dei pezzi con un'efficacia
ed un appeal decisamente superiori ai lavori precedenti.
Sito web:
https://www.facebook.com/devis.granziera
http://www.boringnoise.com
(M/B'06) |
NEW
ZERO GOD / SAVAGE CUT FEAT. BOBBY DEANS
Redemption / Madhouse magical
7" ( New Savage Recods)
Escono i nuovi singoli rispettivamente dei greci New Zero God
e degli scozzesi Savage Cut, che per l'occasione decidono di
unire le forze e presentarsi insieme. I primi sono una band
emergente e talentuosa che fonde sonorità post punk con goth
e darkwave, i secondi suonano un post rock/punk sulla scia di
Mogwai e Killing Joke. La traccia ad appannaggio dei primi è
come al solito pulita e ricca di pregevoli fraseggi chitarristici
ad opera di Akis Nikolaidis, e caratterizzata dalla particolare
voce di Mike Pougounas, sulla scia dello stile rock/metal anni
'80. Testo scarno e ritmo molto semplice e ripetuto che si dissolve
fino a sparire, i new Zero God non fanno nulla di speciale,
ma lo fanno molto bene. I Savage Cut si avvalgono in questo
frangente del contributo di Bobby Deans che imperversa per tutto
il pezzo declamando il testo con la sua voce che alternativamente
sale di tono nel ritornello: ancora una volta il pezzo è semplice
e ripetitivo nella sua struttura, con il contributo delle chitarre
che in questo caso sono due e risultano preponderanti nell'economia
del brano che assume connotati fortemente rock, quasi nu metal,
forse anticipando una futura evoluzione del progetto.
Sito web: http://www.newzerogod.com
(M/B'06) |
VALERIO
ORLANDINI
Spirale
Tape (Autoprod.)
Trovo che il fiorentino Valerio Orlandini sia tra gli attori
della scena industriale e sperimentale italiana più acuti nel
sapersi rinnovare nel tempo, come dimostrano le uscite su cdr
e cassetta proposteci nel corso di questi ultimi anni (ricordo
tra gli ultimi - con piacere - 'Annullamento' e 'Saturno Meccanico')
e da noi seguite con grande attenzione. Attivo da oltre un decennio
con il suo progetto ambient Symbiosis, nonché presente in Citadel
Swamp (con Alexandre Julien) ed in NORV (con Nàresh Ran), Valerio
ci propone in questa sede la quinta opera a suo nome, disponibile
in forma liquida sulla sua pagina Bandcamp ma altamente consigliata
nel formato cassetta a tiratura limitata a nostre mani. Prendiamo
la nenia cantilenante di 'Storia della Mattina', su cui si sovrappone
il fosco recitato di Valerio ('…Sono la tenia imprigionata nel
mio stomaco') piuttosto che la successiva liturgica 'Debris':
esemplari nel definire il taglio decisamente 'cinematico' di
'Spirale', lavoro dalle atmosfere tetre e soffocanti pur nel
loro minimalismo basato su di una formula vicina, in qualche
maniera, allo 'spoken word'. Un' impostazione ricorrente che
viene abilmente affiancata a campioni tratti da pellicole 'horror'
e ad inserti elettronici 'ambientali' se non decisamente rumoristici
funzionali nel creare quel pathos oscuro e malato che permea
l'intero lavoro. Sette tracce che alternano momenti di plumbea
quiete (apparente) ad esplosioni di rabbia, come nella terminale
'Die Without Reason', profumata di ruvide essenze black metal.
Quest'ultimo parto di Orlandini richiama i tratti stilistici
dell'ottimo progetto contemporaneo Terreni K e nel contempo
ci immerge in quel profondo malessere sprigionato dal vecchio
capolavoro di Nenia 'La Casa del Dolore'. Se vi pare poco…
Info: https://valeriorlandini.bandcamp.com
(Oflorenz) |
SUCTION
MELENA / MADEMOISELLE BISTOURI
Ass to mouth
CDr (Autoprod.)
Due tra i migliori e più prolifici progetti harsh noise nostrani
si incontrano finalmente in questo devastante split di quasi
ottanta minuti limitato a sole cinquanta copie, uscito in occasione
del XII Congresso Post Industriale, appuntamento oramai irrinunciabile
per gli appassionati del genere. Le prime due tracce sono ad
appannaggio di Giovanni Mori, noto per il suo progetto Le Cose
Bianche, di cui Suction Melena rappresenta la deriva più intransigente
dal punto di vista musicale e qui lo sancisce una volta per
tutte. Il muro sonoro è davvero brutale e minimale: due tracce,
"Gina Gerson" e "Stepmom creampie", titoli assolutamente in
linea con copertina e titolo dello split, che lasciano senza
respiro e frantumano le orecchie. Segue Mademoiselle Bistouri,
ossia Claudio Frassine che, dopo il brano introduttivo, dà fuoco
alle polveri e dimostra di non essere da meno del collega, offrendo
due pezzi più vari e meno monolitici, ma altrettanto lancinanti
nelle loro rasoiate dissonanti che sembrano prendere spunto
dai Brighter Death Now di Obsessis, nel loro voler essere a
tutti i costi insostenibili.
Sito web:
http://lecosebianche.blogspot.it/2015/01/suction-melena.html
https://www.facebook.com/mbistouri
(M/B'06) |
TETROLUGOSI
Tetrolugosi II
Download (Autoproduzione)
Graditissimo ritorno quello del duo marchigiano Tetrolugosi,
arrivati nella vigilia di Ognissanti dell'anno corrente al
secondo capitolo del loro percorso artistico cominciato nel
2014 con l'esordio omonimo, che ha visto una sua doppia uscita
in formato fisico prima nel 2015 sotto forma di tape per la
The Magus
Distro e sempre quest'anno in vinile per la Horror Records.
Un nuovo capitolo decisamente più maturo e cinematico, incentrato
soprattutto sulle atmosfere da B-Movie che permeavano anche
l'esordio, lasciando meno spazio al grottesco e al divertito
per scolpire invece un lavoro tetro e orrifico ambientato
soprattutto nella prima parte nel mondo dei freak show e mantenendo
una componente comunque sia apocalittica e spaventosa anche
nella seconda. A predominare sono dunque gli organi e la lugubre
voce di Perazzoli (del quale si consiglia anche l'ascolto
dei lavori solisti usciti negli ultimi anni), impegnati assieme
ai synth melodici e ai cori della Paradisi a musicare mondi
onirici ed inquietanti che non nascondono una vena bambinesca
e giocosa in certi componimenti - si veda la triade iniziale
composta da "All The Monsters", "Under The Full Moon" e "The
Elephant Man", forte segnale di un impegno compositivo ed
immaginifico più sentito e curato -, atta comunque sia a rafforzare
l'ottica cinematicamente horror del concept. Tasselli più
strambi e spensierati - come ci si doveva aspettare da un
album dei Tetrologusi - appaiono invece "Circus" e la sua
marcetta narrante di un circo dagli spettacoli alquanto inusuali
e soprattutto "Cats In Space", traccia che omaggia i famosi
"Cats On Synthetizers In Space" tra orecchiabili melodie chillwave
e sentori 8bit. Questa breve uscita dai binari serve per rituffarci
nuovamente nelle malinconiche atmosfere pulsanti di "Inferno",
con il testo che traduce in inglese parti del primo canto
dell'Inferno dantesco, nella synthwave eterea e al contempo
minacciosa di "The Wrath Of God", ed in una nuova triade -
stavolta conclusiva - che nuovamente propina una soundtrack
che vive di organi e synth horror, voce profonda, cori acuti
e fantasmatici e tendenze dark ambient. Lavoro sicuramente
valido e dall'impatto evocativo efficace, a dimostrazione
di una maturità artistica e compositiva ben scolpita e levigata
in questi due anni, non rinunciando a strappare qualche sorriso
tra le sue trame horror oramai prerogativa del progetto.
Sito Web: https://www.facebook.com/tetrolugosi/?fref=ts
(Lorenzo Nobili)
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CORDIS
CINCTI SERPENTE
Noo Yuggoth
Tape (Industrial Ölocaust Recordings)
Riemerge da un lontano passato questo progetto dietro a cui
si cela Adrian Marcado, che fa risalire
il suo debutto al 1989 dopodiché, se si esclude una tape limitata
a sole 11 copie apparentemente coeva, silenzio. Le produzioni
come questa ed in genere le uscite sotto Industrial Ölocaust
Recordings, che non è altro che un'entità facente capo alla
Akkademia Esoterica Üsher, organizzazione privata coinvolta
in studi mistico-esoterici, non sono materiale destinato al
pubblico nel senso stretto del termine, ma piuttosto esplorativo
e celebrativo, creato dall'artista a fini personali, condiviso
con ristrette cerchie di amici o compagni di viaggio, oppure
venduto a prezzi esorbitanti ad eventuali altri fruitori, come
a creare una sorta di, pur minima, selezione. L'album in questione
è una doppia cassetta fornita in un lussuoso cofanetto e corredata
di un libretto esplicativo: musica ambient/noise rituale e sperimentale
che vuole essere una esplorazione della metafisica lovecraftiana.
Il titolo ed il breve preambolo sono eloquenti, l'argomento
è incentrato sul pantheon dei Grandi Antichi che hanno stregato
milioni di lettori e studiosi per decenni, tanto da originare
un vero e proprio culto al riguardo, a cominciare da Kenneth
Grant, erede di Crowley, che a causa di questa sua fascinazione
contaminò la tradizione thelemica e conseguentemente "perse
il posto" nell'OTO. Tornando alla musica, le atmosfere sono
malsane, con passaggi da ambient minimal a drone/noise, conditi
da rantoli mostruosi che sembrano appartenere a creature di
un mondo arcano e antichissimo, che si contorcono negli abissi
e ci ricordano che "nella sua dimora a R'lyeh il morto Cthulhu
attende sognando".
Sito web: http://cardinium.com
(M/B'06) |
PENNY
RIMBAUD'S L'ACADÉMIE DES VANITÉS
Yes Sir, the truth of revolution
CD (Cold Spring)
Jeremy John Ratter, meglio noto come Penny Rimbaud, l'ex batterista
dei Crass, band punk inglese degli anni settanta, ritorna con
un nuovo album ed un nuovo pseudonimo. Il lavoro è in realtà
una rivisitazione
dell'album dei Crass "Yes Sir, I will", uscito nell'83, che
costituì un atto d'accusa nei confronti dell'atteggiamento del
governo Thatcher nei confronti dell'invasione delle Falkland
da parte dell'Argentina nell'82. Come Rimbaud molti musicisti
e band inglesi blasonate espressero all'epoca il loro dissenso
verso il proprio governo, tra cui Costello, Iron Maiden, Pink
Floyd e Dire Straits. Tale rivisitazione ebbe luogo nel 2014,
quando dopo oltre trent'anni da quell'album, che apparentemente
procurò ai Crass minacce da parte dello stesso governo britannico,
venne proposto a Rimbaud di aprire il Rebellion Festival con
una esibizione live: essendo la data a ridosso dell'anniversario
della guerra nelle Falkland, gli organizzatori e Penny pensarono
fosse una buona occasione per ripresentare quell'album, che
egli considerò di rivisitare in chiave taoista a sua detta,
ossia di dare un messaggio di pace ed amore invece che di violenta
opposizione. Per l'occasione Rimbaud richiamò la cantante Eve
Libertine, già in forze ai Crass, più alcuni musicisti provenienti
dalla scena jazz di Londra, ossia Louise Elliott al sax, Kate
Shortt al violoncello, Jennifer Maidman e Phil Robson alla chitarra,
Thad Kelly al basso e Gene Calderazzo alla batteria, formando
l'"Académie des vanités". Il risultato è un album anomalo con
elementi di jazz ed improvvisazione mescolati a reminiscenze
punk e rock anni settanta, cosa che sicuramente dovette spiazzare
e l'audience composta perlopiù di punk nostalgici. Infine va
a Gee Vaucher la paternità della confezione impreziosita da
un libretto di ventotto pagine in cui figurano anche i dipinti
di Penny.
Sito web: https://twitter.com/pennyrimbaud1
(M/B'06) |
HUMAN
VIRUS TRANSMISSION
Virus 12
CDr (Autoprod.)
Ci giungono dalla bergamasca folate power-electronics taglienti
come rasoi e cariche di odio e nichilismo più che mai:
sono quelle di Human Virus Transmission, one-man project di
Mattia Porri violentemente orientato alla forma industrial-noise
e noise-wall come ideale veicolo espressivo. Autore in quest'ultimo
biennio di una serie di uscite in CDr (tra le quali un paio
di collaborazioni con Noise Nazi ed una con il brasiliano Hari
Maia) ed in forma 'liquida' disponibili sulla piattaforma Bandcamp,
HVT ci propone qui il suo ultimissimo 'Virus 12', full-lenght
di undici tracce realizzato nell'estate dell'anno in corso e
disponibile 'on demand' contattando direttamente l'autore. Utile
ed esaustiva, con i suoi 25 minuti di durata, la preview di
quattro tracce disponibile in Bandcamp, che ci regala una valida
anticipazione dell'ora abbondante di durata del lavoro 'ufficiale'.
L'attacco del disco (le tracce non hanno titolo) è al fulmicotone,
con un monolitico drone minacciato da assalti in bassa fequenza
e sferzato da sibili che paiono saette. Vincente la scelta di
eliminare gli spazi tra le tracce, che assumono in definitiva
semplice funzione di 'bookmark' per potersi eventualmente spostare
rapidamente nell'evolversi di questa autentica industrial-suite
al vetriolo. Il drone iniziale si contorce e rincorre in molteplici
variazioni di frequenze che sembrano trovare un attimo di quiete
solamente all'inizio del quinto episodio, connotato da un iniziale
decollo pseudo-ambientale destinato ad aumentare di tono col
trascorrere dei minuti. Individuo nell'universo del compianto
Marco Corbelli e nei primi lavori (quelli che precedono il periodo
'ambient') di MB la fonte di ispirazione di HVT, cosa che mi
convince ancora una volta che la power-electronics italica è
più viva che mai, e marcia insieme a noi! Spread the virus.
Info: https://humanvirustransmission.bandcamp.com
(Oflorenz) |
VARUNNA
Pietra e Legno
CD (Hau Ruck! SPQR)
Dodici
anni sono trascorsi da quando il progetto di Alessio Betterelli
faceva il suo esordio sulle scene con il singolo 'Fuoco',
che andava ad impreziosire il catalogo della label viennese
Hau Ruck!, all'epoca gestita da un Albin Julius nel pieno
del successo dei suoi Der Blutharsch 'Mark I', quelli 'martial-industrial'
per intenderci. Da allora, al di là di un 10" split con Foresta
di Ferro e del più recente EP 'Ferro
e Ruggine', Varunna ci ha regalato un solo full-lenght, l'ottimo
'Cantos' del 2007, ragion per cui accogliamo con gran piacere
ed entusiasmo l'uscita fresca di stampa di 'Pietra e Legno',
otto nuove ballate scritte da Alessio a cavallo tra il 2015
ed il 2016 e qui proposte con il mirato supporto di alcuni
ospiti, tra i quali Raimondo Gaviano (Svart1), Dennis Lamb
(già in Der Bluthasrch) ed il Signor Deutsch Nepal Lyna Baby
Doll. Gli otto nuovi capitoli di 'Pietra e Legno', declinati
attraverso il tradizionale verbo folk-cantautorale tipico
dell'artista isolano, portano con sé storie di vita, ma anche
di morte, e di tempi passati rivissuti in retrospettiva con
un filo di amarcord ('Betta' e 'Gli anni dorati'); ci riportano
alla mente schegge di tragica storia passata ('Praga' e 'Caserme
Rosse') e contemporanea, con la lunga 'Italia' che dipinge
un quadro quanto mai lucido e desolato dell'attuale stato
di agonia di un intero paese, ormai solo pallida ombra di
sé stesso. E poi la poesia di 'Pietra e Legno', ove l'autore
pare invocare rifugio da uno stato di malessere in luoghi
meravigliosi '…dove i cieli non finiscono mai, dove le lunghe
notti brillano…', per '…ascoltare il canto della risacca…',
e trasformarsi infine proprio in Pietra e Legno. Mentre scriviamo
(ottobre 2016) Varunna é particolarmente attivo in sede live,
e dopo aver partecipato al prestigioso 'Herbstglühen' di Norimberga
(in com pagnia di Ostara, Triarii, Wappenbund ed Osewoudt)
si appresta ad andare alla conquista di una piazza non così
frequente per la scena come quella di Atene. 'Pietra e Legno'
é un disco che che trasuda malinconia ed una certa dose di
amarezza, che fa sognare, ma che aiuta anche a pensare. Esce
in tiratura digipak di trecento copie per HR SPQR, non perdetevelo.
Info: http://www.spqrlabel.com/varunna-pietra-e-legno/
(Oflorenz)
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QDOR
'I'
Tape/Box (Autoprod./Distrib. Old Europa Café)
Una coltre di mistero avvolge questo oscuro progetto nato nel
nord-est italico, per la precisione in Friuli,
nell'anno 2014. Forti ed indissolubili i legami della 'creatura'
con i culti e le credenze popolari della terra friulana, ed
in particolare nei confronti dell'eretico culto animista del
Menocchio, soprannome con cui si vuole ricordare un mugnaio
vissuto in quel di Montereale Valcellina nel XVI secolo. Il
Menocchio osò niente di meno che rivedere la Genesi Cattolica,
identificando l'inizio di tutto con una forma del caos consistente
in caglio e vermi, rappresentazione questi ultimi di arcangeli.
Non stupisce la condanna del contadino per eresia, e la conseguente
morte che gli fu data nel peggiore dei modi, come tradizione
dettava per i cosiddetti eretici: il poveretto fu arso vivo.
L'entità del Qdor, forma di suprema energia cosmica, nasce infine
da un incrocio del mito menocchiano con l'altra credenza folklorica
friulana dei 'Benandanti', ed è un'entità richiamabile tramite
rituali individuali o di gruppo ove viene suonato il cosiddetto
tric-trac, 'essere' in legno che farete vostro se deciderete
di accaparrarvi la versione più completa di 'I', detta 'Superior'.
Come già avrete inteso, le tre tracce dell'opera di base (la
'Devotee'), 'Genesi', 'Gaia' e 'Polluzione' sono la vera e propria
'colonna sonora' funzionale ad accompagnare l'arcano rituale
del Qdor, e si identificano peraltro nei tre omonimi capitoli
del libro, fondamentali nel guidare l'ascoltatore/iniziato nell'oscuro
percorso che ha avvio con le prime fasi di caos ancestrale previste
dalla genesi cosmica menocchiana per concludersi, come vuole
la sua tesi revisionista, con il compimento di una totale armonia
tra il verme ermafrodita ed il nostro pianeta. La quarta traccia
intitolata 'La Via dei Fiori' (di ben ventisette minuti) è infine
postuma testimonianza sonora delle sensazioni provate dai partecipanti
al rituale. La marca di natura 'cerimoniale' risulta evidente
nel corso dell'intero ascolto, raggiungendo picchi prossimi
ad un più accentuato rumorismo nel terzo capitolo 'Polluzione',
per mantenere in genere toni più soffusi ove field-recordings,
textures ambientali , campioni dal sapore liturgico e voci opportunamente
trattate coinvolgono l'ascoltatore in quel vero vortice di caos
primordiale che é essenza stessa del rituale del Qdor. Un lavoro
di costruzione e de-costruzione di suoni, o se preferite un
processo di cut-up messo in atto dai quattro elementi che animano
il progetto, la cui identità - eccetto la certa appartenenza
alla regione friulana - rimane misteriosa. Due, come si accennava,
le edizioni disponibili dell'opera, entrambe rigorosamente artigianali:
la 'Devotee', che oltre la cassetta di colore rosso contiene
i tre capitoli descrittivi del culto ed un amuleto, e la sontuosa
'Superior', un box che include in aggiunta la cassetta bianca
con la lunga traccia de 'La Via dei Fiori' (quella che ci trasmette
le impressioni degli officianti), le 23 testimonianze della
presenza della volontà del Qdor nella terra, ed infine l'entità
in legno funzionale al rituale. Entrambe le edizioni sono sotto
distribuzione esclusiva Old Europa Café, storica label radicata
a Pordenone e dunque conterranea del Menocchio e dei quattro
che ne stanno rinverdendo i misteri. Qdor é una rivelazione
quantomai interessante, per di più se consideriamo che veniamo
a contatto con un capitolo misconosciuto del folklore più sotterraneo
di casa nostra. Siete pronti per addentrarvici?
Info: www.oldeuropacafe.com
(Oflorenz) |
SKAG
ARCADE
The look of silence
Tape (Orb Tapes)
Prosegue il viaggio nel variegato mondo della 'drone&abstract
music' da parte del romano Paolo Colavita tramite il suo personale
veicolo sonico Skag Arcade, che avevamo lasciato da non molto
al
precedente nastro 'Pentagram, un 'mini' di due tracce (di fatto
il debutto su formato fisico) uscito sotto l'egida dell'iberica
Craneal Fracture. 'The look of silence' si propone sempre in
cassetta a tiratura limitata (50 le copie) questa volta per
l'americana Orb Tapes, label con base operativa in Pennsylvania
dedita alla meritoria produzione di nicchia nel campo dell'underground
di taglio noise-sperimentale. Le quattro tracce del lavoro puntano
in maniera diretta alle peggiori manifestazioni della bestialità
umana, in special modo ove declinata attraverso persecuzioni
ed eccidi giustificati da motivi di natura politica; e non ultimo
si rivelano un tributo alle vittime dei grandi genocidi perpetrati
nel sud-est asiatico nel corso degli anni '60 e '70, tra le
più crude (e dimenticate) dimostrazioni della follia dell'uomo
pronto a sterminare migliaia di vite in virtù del proprio cieco
fanatismo. Se chiari sono i riferimenti delle iniziali 'Cambodian
Necktie' e 'Choeung Ek Pickup (Killing Fields)' allo sterminio
cambogiano attuato dai famigerati Khmer rossi a partire dal
1975 (proprio Choeug Ek fu uno dei più tristemente celebri campi
della morte dove quasi diecimila cambogiani furono trucidati),
non manca il ricordo del meno famoso genocidio indonesiano del
1965, in cui la giunta militare guidata da Suharto mise in atto
una durissima repressione contro i seguaci del PKI (il locale
artico comunista), vero e proprio caso di sterminio dimenticato
dalla storia. La durezza dei temi trattati si riflette inevitabilmente
sulla ruvidezza delle quattro tracce; l'attacco di 'Cambodian
Necktie' costituisce in un certo senso in maniera più che compiuta
un manifesto programmatico dell'intero lavoro: field-recordings
disturbanti, frequenze interrotte e drone-scapes violenti come
granate si avvitano in un vortice che traduce in suono il terrore
della popolazione inerme di fronte alla furia omicida Khmer;
efficaci anche le voci di propaganda e gli spezzoni radio della
seguente 'Choeung Ek Pickup', che vanno a trasformarsi progressivamente
in una litania dal sapore straniante. Relativa quiete propone
inizialmente 'Gangbang', prima di vorticare anch'essa in un'esplosione
di frequenze radiofoniche destinate ad esaurirsi lentamente
nei ben diciassette minuti della terminale title-track, che
vede la collaborazione di Urban Hellville. Qui i campioni vocali
d'archivio galleggiano nei minuti iniziali su di un substrato
ambientale tanto soffuso quanto opprimente che va ad inasprirsi
nella seconda metà del brano, fino alla lunga coda che si fa
nuovamente ambientale lasciando spazio all'efficace recitazione
operata dal poeta-scrittore statunitense Urban Hellville e sapientemente
'trattata' da Paolo. 'Indifference is the deadweight of history',
recita una delle massime presenti sul crudo artwork del nastro.
E nulla é cambiato, verrebbe da dire all'alba di questi primi
anni del XXI secolo.
Info: https://skagarcade.bandcamp.com
(Oflorenz)
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Meanwhile.in.texas
Mirror Movements
Tape (Craneal Fracture)
Torniamo con piacere ad occuparci del progetto ambient-sperimentale
animato dal brindisino Angelo Guido, già trattato sulle nostre
pagine in occasione del lavoro a quattro mani con Skag Arcade
confluito sul nastro 'Fernweh' edito da Luce Sia, e dell'ottimo
Cdr 'Take Black Pills' licenziato sempre nel 2016 da Triple
Moon. 'Mirror Movements' si svela in due lunghe tracce di pari
durata contenute in questa C30 prodotta dall' attivissima label
spagnola Craneal Fracture, con la prima 'Blindness' le cui 'liquide'
atmosfere iniziali regalano la strana ma piacevole suggestione
di nuotare (ciechi?) in una sorta di confortevole sostanza amniotica;
tale rassicurante sensazione iniziale lascia campo, già dopo
pochi minuti, ad un crescendo di onde sinusoidali sovrapposte
progressivamente a voci disturbate, capaci di traghettare chi
ascolta dalla confortevole psichedelica elettronica delle prime
battute verso un vortice ben più opprimente ed angoscioso. Decisamente
più ostile l'attacco del lato B con 'The Swan': qui Angelo pare
abbandonare la propria cifra stilistica più 'ambientale' tuffandosi
in alcuni minuti di autentico industrial-noise senza compromessi.
Il lungo minutaggio della traccia ci riserva invece un' ulteriore
sorpresa, con il noise-wall che si stempera lentamente in una
magnifica texture dilatata ed onirica che rende giusto omaggio
alla grazia ed alla bellezza dell'animale di cui porta il nome.
In ambito 'drone-experimental' meanwhile.in.texas si rivela
una delle sorprese più interessanti di questi ultimi tempi,
merita assolutamente di essere seguito.
Info: https://soundcloud.com/meanwhile-in-texas
(Oflorenz) |
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