AJNA Oracular
CD
(Cyclic Law)
Ritorna
Chris F con una nuova tappa del viaggio iniziato
due anni fa col precedente full length “Lucid
intrusion”, uscito sempre sotto Cyclic Law,
incentrato sulla ricerca dell’esistenza o meno di
spiriti. Questa volta invece l’artista porta
l’ascoltatore in un’esperienza extracorporea
attraverso dieci tracce per oltre un’ora di
musica. Nome da sempre associato all’ambient
isolazionista, Ajna è sicuramente uno dei progetti
più promettenti della scena newyorkese e mondiale
e questo nuovo lavoro conferma quanto di buono già
visto, soprattutto nei suoni compatti e raffinati,
nelle ambientazioni oscure ricavate da altri mondi
e nella costante direzione verso universi
paralleli alla ricerca dell’ignoto e del
soprannaturale, e la musica non fa altro che
seguire fedelmente il solco tracciato nella mente
di Chris, pregna di ispirazione visionaria. Sito Web:
https://soundcloud.com/intrinsik-1
https://www.cycliclaw.com/
(M/B’06)
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ANDROMACA The curse of the mad hatter
CD
(Hellbones Rec.)
Dopo il
debutto, “NerA”, uscito oltre dieci anni fa, e una
lunga attività live, Antonella Suella
e Stefano
Bertoli, rispettivamente cantante e bassista la
prima, e percussionista il secondo per la band
symphonic/prog/goth rock Nova Malà Strana,
ritornano col progetto AndromacA, in cui Antonella
canta come soprano e si dedica agli effetti,
mentre Stefano si occupa della parte elettronica,
ed in questo caso dell’engineering. Il disco in
questione è una traccia da circa 40 minuti,
eseguita live presso la splendida Sala Santa Maria
di Acqui Terme: d’indole spiccatamente
sperimentale l’unico brano si dipana su un tessuto
elettronico che dà modo a Antonella di esibirsi
senza nessun tipo di barriera o costrizione, dando
vita ad una performance virtuosa e variegata, che
ricorda per struttura i lavori di Diamanda Galás,
anche se molto diversi dalle folli incursioni
della cantante greco-statunitense, che tuttavia le
assomigliano per un uso inconsueto della propria
straordinaria voce. Ne viene fuori una piacevole
rievocazione del travolgente viaggio
nell’elettronica contemporanea che sa di
Stockhausen, di noise e di lirica d’avanguardia
che fu quel concerto, per i fortunati che vi
assistettero, ed una piacevole scoperta per tutti
gli altri.
Sito Web:
https://www.facebook.com/andromaca1881
(M/B’06)
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ARCANA The last embrace
Inner pale sun
CD / LP
(Cyclic Law)
Dopo
l’uscita del box “The first era 1996-2002” nel
2010, la Cyclic Law prosegue nella sua opera di
ristampa dell’intera discografia degli Arcana, su
CD e per la prima volta anche su vinile.
Dopo
“Dark age of reason” e “Cantar de procella”,
giunge questa volta il turno di “The last embrace”
e “Inner pale sun”, chiudendo di fatto la
cosiddetta “prima era” di questo eccezionale ed
ineguagliato progetto del polistrumentista Peter
Bjärgo, che riprende la lezione di “The serpent’s
egg” dei Dead Can Dance, in una chiave neoclassica
oscura e superba scevra della componente
ethno/tribale, che ha probabilmente toccato la sua
vetta assoluta con “Inner pale sun”, senza però
trascurare gli altri tre lavori che sono ad un
livello altrettanto elevato, opere imprescindibili
non solo per gli amanti del genere, ma della
musica in generale.
Contributo fondamentale al
lavoro di Peter sono state le voci femminili di
Ida Bengtsson e di Ann-Mari Thim su tutti,
quest’ultima al posto di Ida da “Inner pale sun”
in poi: i brani, in un alternarsi di campane,
percussioni e campionamenti orchestrali hanno
nelle musiche un potere evocativo straordinario
amplificato a dismisura dai cori e dai virtuosismi
di queste due artiste straordinarie, che è un
piacere risentire ogni volta, specie se a curare
l’uscita c’è un’etichetta come la Cyclic Law.
Sito Web:
https://www.cycliclaw.com/
http://www.erebusodora.net/arcana
(M/B’06)
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SIMON BALESTRAZZI
Cautionary Tales CD (st.an.da.)
Avevamo
lasciato il nostro Simon Balestrazzi ai due ottimi
lavori licenziati tramite la propria label Azoth
nel corso del 2019, ‘Redshift’ e ‘Licheni’,
quest’ultimo proficua collaborazione con Nicola
Quiriconi. Il nuovissimo ‘Cautionary Tales’ esce
in duecento esemplari per St.An.Da., sussidiaria
della storica Silentes, che già aveva avuto modo
di ospitare Simon nel 2018 in occasione
dell’uscita di ‘Dust’, ad opera di uno dei
numerosi progetti che lo vede coinvolto, nello
specifico Daimon. Lavoro dall’impronta fortemente
dada-surrealista, ‘Cautionary Tales’ si snoda nel
corso di sette tracce registrate in un lasso di
tempo piuttosto esteso, compreso tra il 2013 ed il
2019, cosa che da al disco un connotato differente
dalla classica ‘nuova uscita’. Lo sforzo di Simon
é teso così a riassumere in maniera organica una
serie di ‘schegge’, datate ma anche nuove,
partorite nel corso di una lunga serie di sedute,
e mi piace citare lo stesso autore nella sua
curiosa definizione che ci sintetizza il disco in
‘una cronaca di eventi che non avvennero mai’.
Definizione quanto mai in linea con l’universo di
sogno ed inconscio della corrente surrealista,
avanguardia artistica francese dei primi del ‘900
che - come anticipavamo - ispira fortemente il
lavoro di Balestrazzi, in particolare attratto
dalle collage-stories del pittore franco-tedesco
Max Ernst. Regista unico in ‘Cautionary Tales’,
Simon si avvale del consueto arsenale di macchine
e strumenti (in taluni casi auto-costruiti o
modificati) convenzionali e non, con l’unica
eccezione del supporto vocale da parte di Sara
Cappai e Monica Mariani nella luminosa ‘There is a
crack in everything’. Sin dai soundscapes iniziali
di ‘Epitaph To The Practical Dreamer’ l’opera
svela i suoi connotati onirici, diversamente dagli
ultimi lavori su Azoth che presentavano un taglio
maggiormente ‘concreto’. Un viaggio avvincente
verso lidi sonici dove a dominare é l’oscurità,
permeato di atmosfere ‘sospese’, talvolta
opprimenti, pronto a condurci verso (non)luoghi
che forse albergano solamente nella nostra
immaginazione. A creare discontinuità é proprio la
sopracitata ‘There is a crack in everything’,
squarcio di luce dal fascino quasi liturgico.
‘Sudden Collapse of The Social Strutture We Knew’
chiude il percorso con ripetuti, taglienti bordoni
industriali. Addentratevi nell’esperienza sonora
senza indugio ma con la dovuta attenzione, del
resto il titolo non lascia spazio ad equivoci: si
tratta di sette ‘Cautionary Tales’. Info:
https://store.silentes.it
(Oflorenz) |
BAMBARA
Stray LP (Wharf Cat Records)
Ecco l’album che si apprezza quando il sole è
già tramontato. Dieci ballad come un film di
violenza e tormenti, ma anche di una dolcezza,
quella dolcezza che solo gli ultimi sanno
raccontare. Schiacciamo play, allora, sul
recente lavoro dei Bambara. “Miracle” parte su
un tappeto di tastiere ad invitare il basso e poi
via alle chitarre ed
alla voce baritonale di Reid Bateh. È un crescendo
in cui la band si accende sul finale, quando
chitarre e synth alzano il volume in una
progressione che sa un po’ di epico. Ci arrivò
la dritta di quanto la voce rappresentasse uno
degli elementi distintivi dei Bambara e già
dall’incipit scopriamo anche un piacevolissimo
senso melodico (e viene facile il primo
accostamento con Matt Berninger). In “Heat
lightning” si apprezza la batteria incazzosa e
sempre presente, mentre “Sing me to the street”
incanta nel suo incedere quasi malinconico,
arricchito dai controcanti femminili che creano
un’azzeccata alchimia con il vocione di Bateh.
Se questo non fosse il quinto album dei Bambara
potremmo dire che è figlio di Nick Cave and the
bad Seeds, o di quella musica che i cattivi semi
facevano fino alla tragica scomparsa di Arthur
Cave (poi il discorso umano e musicale sarebbe
cambiato radicalmente) o, ancora, a quei Madrugada
il cui album d’esordio ha da poco festeggiato i 20
anni. Ma, visto che non mancano mai i noiosi
(inulti?) ma inevitabili riferimenti, possiamo
dire che non ci paiono troppo lontani anche dagli
Spiritual Front. E basta, direi! Per chi ha
voglia, diventano interessantissime anche le
liriche, che raccontano storie al limite; racconti
che non avrebbero sfigurato nelle Murder Ballads
2.0 e, meglio di tutti, servirà l’esempio di
“Serafina”. Se a livello musicale apprezziamo una
sessione ritmica perfetta nel creare una cavalcata
d’altri tempi, è con le liriche che siamo
traspostati in un film a cavallo tra horror e
poesia. È il film di una ragazza piromane che da
un ospedale psichiatrico arriva in un bosco:
“Odore di benzina tra i capelli … Posare come
morenti amanti di Pompei … Bruceremo e piangeremo
e non moriremo mai”. Estratti da far strinare i
peli delle gambe; potremmo solo aggiungere “Fuoco
e Fiamme, fuoco e fiamme” e avremo fatto tombola
(non devo spiegare il film di riferimento, vero?).
Con “Death croons” tornano i controcanti femminili
e “Stay cruel” offre i momenti migliori nel
recitato di Reid Bateh e nell’insolita tromba che
bacia gli accordi della sei corde elettrica.
Fila liscio così fino alla fine con una “Ben &
Lily” che mantiene il mood dell’album, una più
raccolta “Made for me” e le conclusive “Sweat” e
“Machete” (si poteva chiudere meglio). Non sono
una band all’esordio, non sono il miglior gruppo
in circolazione e ho dei dubbi che questo “Stray”
possa diventare il miglior album del 2020. Ma
sicuramente è un album notevole (a tratti superbo)
e, virus permettendo, i Bambara sono uno di quei
gruppi che ci immaginiamo in live set veri e
sanguigni e coinvolgenti. Bravi. Sito web:
https://bambara.bandcamp.com/
(Gianmario Mattacheo) |
GIANLUCA BECUZZI
Voices CD (Luce Sia)
L’attacco di ‘Voices’ sprigiona sin da subito
una potente aura sciamanica,
catapultandoci nel giro di pochi secondi in una
sorta di profondo, irrequieto universo ancestrale.
E’ la prima delle sei tracce denominate ‘Voices’,
e numerate progressivamente, che determinano
l’ossatura di questo progetto unico nel suo
genere, una ulteriore sfida nell’ambito di una
produzione, quella di Gianluca Becuzzi, già
chiaramente devota alla ricerca ed al suono non
convenzionale. Una loop station e l’elemento
‘voce’, opportunamente trattato e filtrato, sono i
due soli ingredienti che mirano ad avvolgerci
nella profonda ritualità delle forme musicali più
primitive, spesso mirate ad indurre stati alterati
- come la trance - nella mente dell’ascoltatore.
Sorprende come la voce umana, trasformandosi da
sospiro in oscuro recitato, e poi ancora in
minaccioso ‘drone’ gutturale, possa trasformarsi
in efficace ‘strumento’, spesso dalla potenza ed
efficacia non inferiori a quelli che nella moderna
cultura occidentale siamo abituati a considerare
convenzionalmente come ‘strumenti musicali’. Ponte
virtuale tra il nostro passato più remoto e
l’oggi, ed idealmente tra il primitivismo degli
antichi e l’avanzatissima, moderna tecnologia dei
giorni nostri, i sei capitoli di ‘Voices’ sono a
disposizione in digitale sulla pagina Bandcamp di
Gianluca, ma noi vi consigliamo ovviamente di
goderveli in una delle centonovanta copie in CD
jewel-case licenziate dalla label elvetica Luce
Sia, ancora una volta sul pezzo quando si tratta
di osare in ambito di avanguardia e musica non
conforme. L’ immersione nei quaranta minuti di
‘Voices’ mi ha rammentato a tratti le trame
tipiche del collettivo russo Phurpa, ma anche i
richiami potentissimi alle civiltà pre-colombiane
dei brasiliani Sepultura nel loro capolavoro
‘Roots’. Lavori declinati tramite stili e mezzi
differenti, ma radicalmente pregni della medesima,
intensa carica sacrale. Ricordiamo infine che
a ‘Voices’ ha fatto seguito ‘Voices Rmx’,
rielaborazione del lavoro offerta da Becuzzi in
download gratuito come supporto nel difficile
periodo del lockdown nazionale causato dalla
recente epidemia di Covid19. Info:
https://gianlucabecuzzi.bandcamp.com/album/voices-for-solo-voice
(Oflorenz)
|
CAMERAOSCURA
/ STONE WIRED Split
Tape/Digital Download (Exabyss Records/Industrial
Tapes Promotion)
Cameraoscura é il progetto
dark-ambient facente capo a Marco Valenti
(mastermind della toscana Toten Schwan Records) ed
Eugenio Mazza, mentre il magiaro Gyorgy Turoczy e
lo statunitense D-mon si celano dal lontano 2003
(il progetto ungherese
originale risale al 1997) dietro il moniker di
Stone Wired, creatura operante in ambito
death-industrial. I due progetti uniscono forze ed
intenti nel consegnarci questa split tape
limitatissima - solamente 30 esemplari - equamente
suddivisa in due sezioni da poco meno di un quarto
d’ora, e disponibile anche in download sulla
pagina bandcamp della Exabyss. Nel corso dei tre
capitoli che compongono la suite ‘Paenitentia’,
Cameraoscura ci accompagna in una metaforica
visione del percorso che ci attende
nell’affrontare la vita, una strada piuttosto
tenebrosa e musicalmente dipinta in tinte alquanto
oscure. Ma non é l’oscurità a prevalere, la
comprensione dei nostri peccati ed il loro
superamento ci porta a riconciliarci con il mondo
ed a cogliere, in qualche modo, il vero
significato della nostra esistenza: i bordoni
iniziali di ambient nera come la pece si
stemperano e dissolvono in aperture dalla
connotazione celestiale, per scivolare nel finale
di ‘Reconciliatio’ in un inno liturgico che vede
finalmente prevalere la luce. Nella Side B la
palla passa a Stone Wired, la cui lunga traccia
‘Putrid Flesh’ non lascia presagire, sin dal
titolo, nulla di troppo amichevole. Suddivisa in
due sezioni, ‘Fatality’ ed appunto ‘Putrid Flesh’,
la sezione di SW si dipana in un drone malefico il
cui graduale crescendo soffoca ed opprime chi
ascolta, lasciando un attimo di respiro solamente
in prossimità di metà percorso. Ma i ‘lamenti’
analogici che sopraggiungono, flash lancinanti e
claustrofobici, così come l’ansiogeno drone
finale, ci rammentano solamente che il destino di
noi esseri umani non é nient’altro che veleggiare
lentamente, ed inesorabilmente, verso la morte.
Pur non disdegnando l’immediatezza e la comodità
del download, vi consigliamo di accaparrarvi una
delle trenta copie in cassetta, per di più
giustificata da una preziosa grafica in bianco e
nero di notevole impatto. Info:
https://exabyssrecords.bandcamp.com/album/paenitentia-fatality
(Oflorenz)
|
COLOSSLOTH Plague alone
CD (Cold Spring)
Ritorna
il progetto di Wooly Woolaston con una nuova
uscita, che segna una ulteriore piega nel
repertorio del progetto, alla ricerca di tessuti
melodici, anche se immersi nei potenti riverberi
cacofonici e soverchianti che da sempre
caratterizzano il suono di Colossloth. Dopo la
coppia di brevi brani “Little cups of grace” e
“Dies infaustus”, i tempi si allungano e la
successiva “Naked Blooded & Witched” è testimone
di tale cambiamento, che si concretizza nella
parte finale, dove il caos si quieta in favore di
atmosfere di ampio respiro, che volgono gli occhi
verso lo spazio e la sua immensità. La profetica
title track, registrata tra la primavera e
l’estate 2019, si muove ulteriormente in questa
direzione dando vita ad un pezzo atmosferico in
cui un flebile arpeggio di chitarra narra di un
mondo trasformato, fino a venir disgregata da una
tempesta sonora, che si placa restituendo pace al
brano fino al minuto finale, nuovamente in stile
power electronics. Tale dualismo si perpetra anche
nelle ultime due lunghe suite, che chiudono
l’album, lasciando all’ascoltatore momenti di
riflessione sulla condizione attuale in cui versa
l’umanità e creando una possibilità di fuga per
altri mondi.
Sito Web:
https://www.facebook.com/colossloth
(M/B’06)
|
DANSE SOCIETY
Sailing Mirrors CD (Society Records)
Nell’anno della
clausura totale e mondiale ci imbattiamo nel nuovo
lavoro dei Danse
Society, e felici di assaporare il gusto di una
nuova produzione per una storica band di dark e
post punk, siamo immersi in emozioni contrastanti,
tra sapore retrò o semplice voglia di non
arrendersi.
Certo che la storia dei
Danse Society non è esattamente lineare. Formatisi
nei primi anni ’80, ovvero il decennio d’oro per
quella musica tinta di nero, la band di oggi può
vantare il solo Paul Nash tra i fondatori del
progetto originale, mentre nel volgere di questi
40 anni di attività (e stop più o meno forzati)
non sono mancate liti, riconciliazioni e cause
legali.
Il presente è questo
“Saling mirrors”, ovvero nove tracce in cui alle
chitarre del citato Nash, si aggiungono la voce di
Maethelyah, le tastiere di Sam Bolland, il basso
di Jack Cooper ed i tamburi di Tom Davenport,
insieme per far rivivere la musica della ditta.
La copertina di
“Sailing mirrors” è già un bell’insolito biglietto
da visita. Decisamente fuori dagli schemi e dai
colori che ci si potrebbe aspettare, il progetto
grafico disattende ogni ombra e colore nero per
dedicarsi ad un insieme cromatico in cui visi
contorti, facce maciullate e pestate, lingue
improbabili e gambe da ballerina si ritrovano in
un incubo, degno erede di un quadro di Picasso.
Il disco si apre con
“Danse away your love”ed una batteria su cui
appoggiano gli accordi di Nash. È questo è
l’intro. Poi parte la voce della Maethelyah. il
terreno è quello tracciato da band quali Siouxsie
ed affini. La title tark è un brano dall’incedere
epico, in cui a rimanere impressi sono le tastiere
ed un cantato evocativo.
“Valerio”, invece, è
una classica cavalcata rock (Mission style) che
lascia il posto alla traccia migliore del disco.
“Hiding in plain sight” è una piacevole sorpresa.
I cinque musicisti sono abili a creare un pezzo
jazzato in cui i riff di Nash tratteggiano linee
psichedeliche suggestive.
“Kill U later” è
musicalmente meno trascinante (non decollando mai
e risolvendosi in un non originale rock), ma mette
in primo piano le potenzialità vocali di
Maethelyah, mentre “And I wonder if” nasce per
essere la più sofferta del repertorio. Si apprezza
la band abile a non strafare per non togliere
intensità al pezzo.
Dopo le interlocutorie
“Hypnotise” e “Invincible”, “We fall” sale di tono
per la chiusura. Un inizio che riporta alla “Don’t
get me wrong” dei Pretenders, porta ad un pezzo
carico di un’ottima melodia e capace di coniugare
esigenze commerciali e tradizione dark wave.
Un apprezzabile disco
che, inevitabilmente, si rivolge ad un pubblico
“fidato”, ma che ha il pregio di non essere stato
realizzato solo attraverso cliché manieristici.
Sito:
https://thedansesociety.co.uk/
(Gianmario
Mattacheo) |
D.B.P.I.T. isolaCtion
Download
(Spettro Records; GattoAlieno)
Nonostante i divieti governativi Flavio Rivabella
dà il via al suo personale party nel periodo di
isolamento da covid19. Questa nuova uscita
digitale per Spettro Records e GattoAlieno appare
come una sorta di viaggio domestico distopico,
attraverso gli oggetti di casa ed in compagnia dei
coinquilini forzati, con gli usuali risvolti post
industriali e surreali caratteristici delle
composizioni di Flavio. Come in ogni festa che si
rispetti c’è del groove (Funky slum), ma ci sono
anche delle atmosfere noir in stile Sol Invictus,
dettate dalla tradizionale tromba di Flavio
(Bekytanz Drei), mescolate al tradizionale noise
futurista dei D.B.P.I.T.. “From my windows”, che
vede la collaborazione di Mario F.O.B. dei Circus
Joy e Xxena, richiama la principale attività in
questi tempi, il “people watching” dalla finestra,
che qui per fortuna assomiglia più ad una
contemplazione del cosmo con melodie suggestive,
quasi krautrock. “Jules the gentle pilot” cambia
il tempo coi suoi loop vocali ed i ritmi spezzati,
ma è solo un momento prima delle sognanti melodie
di “Magic moth (tribute to Space)”, liberamente
ispirato dalla hit “Magic fly” degli Space, datata
1977. Chiude “Live it up”, con le sue pulsazioni
ritmiche che ricorda il vero proposito di questo
album, ossia “dance the quarantine away”.
Sito Web:
https://dbpitxxena.bandcamp.com
(M/B’06)
|
FM EINHEIT & ANDREAS AMMER Hammerschlag
CD
(Cold Spring)
Il
sodalizio tra FM Einheit, al secolo Frank Martin
Strauss, ex membro degli Einstürzende Neubauten, e
Andreas Ammer, giornalista, produttore e
documentarista, arriva all’ottavo episodio: come
di consueto siamo di fronte ad una ardita
mescolanza di elementi percussivi tipicamente
industrial, elettronica sperimentale, noise e la
cosiddetta “machine music”, ossia musica ricavata
da oggetti come catene, rottami, molle e
oggettistica varia, attitudine che richiama
fortemente i primi lavori degli Einstürzende
Neubauten, di cui Strauss è stato protagonista
indiscusso. Strutturalmente l’album è una sorta di
narrazione costituita da preludio ed epilogo e da
due interludi, che scompongono i vari brani
distinti nel titolo da una numerazione
progressiva, mentre concettualmente si basa sui
lavori del futurista russo Aleksej Kapitonovič
Gastev, ripercorrendone la vita, le opere e lotte
sindacali fino alla morte per ordine di Stalin,
con l’accusa di attività controrivoluzionaria.
L’album riporta il concerto tenuto nel 2019 al
Diaghilev Festival di Perm in Russia, ed è stato
utilizzato come base per una versione radiofonica
russo-tedesca. Attraverso i testi declamati da
Rica Blunck e Teodor Currentzis, direttore della
SWR Symphony Orchestra, nei panni di Gastev, la
machine music di Einheit, la batteria di Saskia
von Klitzing, il basso e gli ottoni di Volker
Kamp, e il musicAeterna Choir guidato da Anton
Bagrov, l’album interpreta la poetica di Gastev,
che intendeva provocatoriamente distruggere la
letteratura, come dichiarato nella sua ultima
opera “Пачка Ордеров” (“Un pacco di ordini”) del
1921, in cui veniva anche citato con grande
anticipo una sorta di rituale musicale in cui il
pubblico doveva essere stordito dal rumore creato
da un dispositivo di segnalazione, prima di “dare
inizio ai giochi”. E così dopo circa cento anni,
il rituale ha avuto luogo con grande successo,
proprio in Russia, alla faccia di Stalin.
Sito Web:
http://www.fmeinheit.org;
https://ammerconsole.bandcamp.com
(M/B’06)
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GREY CLOUDS
MONOLITH Grey Clouds Monolith
CD (Toten Schwan Records)
Signore
e Signori, vi presentiamo innanzitutto questo
progetto nuovo di zecca, che vede unire le forze
due attori conosciuti della nostra ‘area’. Il
veneto Yvan Battaglia, già mente di LCHM/ Les
Champs Magnétiques e Istituti Keller insieme alla
compagna Monica Gasparotto, nonché membro di
Carnera (oltre a lui e a Monica, presenti anche
Giovanni ‘Leo’ Leonardi di Siegfried e Simone
Poletti di Dinamo Innesco Rivoluzione); lo
spezzino Andrea Bellucci, che ricordiamo in Red
Sector A , Lagrange, Subterranean Source, Virtual
Passage ed Iluiteq, quest’ultima una brillante
cooperazione insieme a Sergio Calzoni di
Colloquio. Queste le due menti dietro la regia
di Grey Clouds Monolith, sodalizio nato nel corso
dall’anno passato ed immediatamente all’opera per
registrare, a cavallo tra 2019 e 2020, le sette
tracce del dischetto omonimo, in uscita per la
super operativa Toten Schwan di Marco Valenti. La
minimale quanto favolosa grafica in scale di grigi
dell’artwork ci ricorda che Yvan é anche un
provetto fotografo, qui abile nell’ immortalare un
massiccio roccioso del Monte Grappa, dove é di
casa. Granitiche rocce, ‘monoliti’ appunto, e luce
intensa, abbagliante. Con questo flash di natura
selvaggia impresso nella mente ci immergiamo
nell’iniziale ‘Memories fades in dust’, un vortice
ancestrale di suoni-voci-rumori capaci di
ingabbiare la mente in un labirinto virtuale
misterioso e nello stesso tempo magnetico, che si
va a stemperare tra i primi, delicati layers di
‘Fragments of dark suns’. I timidi rintocchi
iniziali in ‘Ashes of the Gods’, simili a campane
tibetane, lasciano spazio, dopo qualche minuto, ad
un lento crescendo di droni ‘circolari’. I sette
capitoli del disco si susseguono senza soluzione
di continuità, come tappe ideali di un unico,
impressionante, viaggio cosmico. Proprio il
massiccio che si staglia sulla cover mi torna in
mente in ‘Invocat’ e nella finale title-track, che
con i loro effetti ed un senso persistente di
inquietudine sembrano essere ideale colonna sonora
per una scalata, metafora di una sfida avvincente
tra l’uomo e la natura selvaggia. Suono e
produzione levigati e curati a dovere (Yvan é un
tecnico del suono di lunga esperienza) fanno di
questo esordio una piccola gemma tutta da
assaporare, liberando corpo e mente e lasciandosi
rapire dalla sue spire avvolgenti. Info:
https.//totenschwan.bandcamp.com
(Oflorenz)
|
HOLLOW BONE Hollow bone CD
(Hellbones Rec., Dreamingorilla Rec.)
A quattro
anni di distanza dalla loro nascita come band,
debuttano i milanesi Hollow Bone, con questo album
dal titolo omonimo. Cinque tracce a cavallo tra
elettronica e art/avant-rock prettamente
strumentale dall’incedere lento e dall’approccio
sperimentale, che riflette la formazione del suo
leader Carlo Garof. Nato come batterista fin da
prima dell’adolescenza, dopo una prima fase punk
rock, si diploma poi all’Accademia Internazionale
della Musica Jazz di Milano folgorato dai lavori
di Coltrane, per poi approfondire lo studio della
musica africana e diplomarsi infine in
Musicoterapia. Ad accompagnarlo in questo primo
viaggio ci sono Claudio Giuntini alle chitarre e
Giona Vinti ai sintetizzatori: i brani si dipanano
su strutture percussive lente, lentissime, quasi
doom, dove si mischiano post rock, blues, drone e
ambient senza soluzione di continuità. I fraseggi
di chitarra fanno il resto per un album che va
ascoltato attentamente e tutto d’un fiato infinite
volte, perché ne siano apprezzate le molteplici
sfumature, frutto del grande lavoro e delle
innumerevoli collaborazioni di Garof cogli artisti
e nei generi più disparati.
Sito Web:
https://hellbonesrecords.bandcamp.com/album/hollow-bone
(M/B’06)
|
IRINA NËSTOR
One Day You’ll Miss Today CDr
(Self-released)
Giovane quintetto nato a
Roma nel 2017 e formato da musicisti già attivi
nell’ambito della scena capitolina, Irina Nëstor
esordisce con questo primo full-lenght nel 2019,
otto tracce proposteci su Cdr autoprodotto
custodito in elegante digipak dalla minimale
grafica ‘total black’. Collettivo che trova
nel live show la sua dimensione ideale, anche
grazie all’interazione con le video-installazioni
del network Vjit, Irina Nëstor sorprende
positivamente anche nella dimensione di studio,
cosa non semplice e scontata dal momento che la
band gioca le sue carte su di una proposta
integralmente strumentale, nella quale si rivela
decisamente abile nel coinvolgere l’ascoltatore
senza mai annoiare. Le trame chitarristiche e
di basso si sposano con un’elettronica che
completa le tavolozze sonore dei cinque, non
risultando peraltro mai eccessivamente invadente.
A tratti ‘One Day You’ll Miss Today’ mi ricorda i
grandi nipponici Mono (ascoltate la sognante
‘Alpha’ ma anche il crescendo finale di ‘Arpeggio
is Nothing’), ma qualche scheggia di Mogwai non
disdegna di fare capolino qua e là. Un gruppo
dall’ottima perizia strumentale, messa a servizio
della dimensione sonora più congeniale: notevole.
Info:
https://irinanestor.bandcamp.com/releases
(Oflorenz)
|
MASTICE Crepa CD
(Hellbones Rec., I Dischi Del Minollo)
Igor Tosi
e Riccardo Silvestrini ritornano con un nuovo
lavoro, a distanza di sei anni dal debutto
“Violente manipolazioni mentali”, dopo aver
attraversato un periodo di concerti dal vivo in
costante proiezione verso sperimentazioni e nuove
frontiere musicali, anche in collaborazione con
Alessandra Zerbinati (Lametàfisica). “Crepa” ha
avuto una gestazione di circa due anni prima di
vedere la luce, anni in cui il duo ha provato a
digerire quanto fatto negli anni precedenti e
strutturarlo in qualcosa che non fosse più mera
improvvisazione. Il risultato è un album maturo e
consapevole di ambient / noise rock cantato in
italiano, incentrato sul difficile rapporto tra il
microcosmo interiore, perpetuamente smosso dalle
sue forze interne in conflitto e meschinamente
ridotto al rapportarsi con una società sempre più
sclerotica ed incomprensibile e coi suoi
componenti, che ci condannano ad apparire sempre
vincenti e realizzati, o a scomparire. Nove brani
fatti dalle chitarre attendiste di Silvestrini,
che tracciano paesaggi sonori a volte quieti, a
volte minacciosi, come tempeste in avvicinamento,
che si sposano con tessuti noise/industrial e
testi sussurrati o declamati da Tosi, che non
disdegna urla laceranti di quando in quando, o
cantati dalla ferrarese Arianna Poli. È un disco
monolitico, ben riuscito, dai suoni convincenti e
mai noioso o troppo pesante o monotono, ma non per
questo di facile digestione, che viene fuori alla
distanza, ma che richiede molteplici ascolti.
Sito Web:
www.facebook.com/masticeband
(M/B’06)
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A NEW LIFE And then Download (Der Klang Records)
Sono
ormai passati sei anni dall’uscita della raccolta
“Heart to heart” che raccoglieva i primi ottimi
lavori di “A New Life”, progetto nato nel 2011 che
segnava una svolta rispetto alle più tetre
atmosfere dello storico Gerstein. Dopo un’attesa
così lunga e complice probabilmente il maggiore
tempo libero dovuto alla reclusione pandemica,
Maurizio decide finalmente di far uscire dieci
tracce inedite, per ora solo in digitale,
registrate tra il 2011 ed il 2015, che
costituiscono di fatto il primo full length e
confermano quanto di bello fatto vedere finora,
sempre in ambito synth-pop/new wave, coniugando le
influenze della musica di gruppi come Soft Cell e
Human League alla sua innata vena cantautorale.
Si
inizia con l’accoppiata “Neural link” 1 e 2, brani
davvero suggestivi che richiamano gruppi come
Clock DVA, dalla grande ricchezza sonora e dal
mixaggio e dalla masterizzazione eccellente, come
del resto tutto l’album. Il successivo “All the
lies” cambia registro con atmosfere più dilatate
ed un cantato malinconico e coinvolgente. Dopo lo
strumentale “New town”, è la volta di “Lucky you",
che riprende i toni di “All the lies”, similmente
a “Everyday we die”. Molto bello il brano “She
said”, uno dei sei pezzi strumentali che popolano
il disco, insieme a “Another day”, quest’ultimo
contaminato da una vena dub sullo stile dei remix
della “League Unlimited Orchestra”. Chiude la
nebbiosa “Set me up”, perfetta colonna sonora di
un’alba invernale.
Sito Web:
https://noisebrigadeblog.wordpress.com
(M/B’06)
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SOMA
Zero Digital Download (Bandcamp)
Riceviamo il demo di esordio da parte di
questa giovane band meneghina fondata verso la
fine del 2108, inizialmente dome duo e ben presto
trasformatasi nel definitivo quartetto odierno.
Le cinque tracce del mini ci danno un ottimo
assaggio della valida miscela tra moderno rock
‘indie’ e velate reminiscenze wave proposta dalla
band milanese, impostata sulla classica formula
voce-chitarra-basso batteria. Tutto in
italiano il cantato di Marta Invernizzi, la cui
bella voce risalta particolarmente in brani come
‘Aria’, canzone dal sapore antico di marca
cantautorale/prog, a dimostrazione delle vaste
vedute della band non forzosamente limitate entro
steccati di genere. Attendiamo i quattro al
varco per un auspicabile, primo full-lenght,
magari anche su formato fisico: le premesse sono
buone! Info:
https://soma12.bandcamp.com/releases
(Oflorenz)
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SØREN
Bedtime rituals CD (Alternative Records, Metaversus)
Dopo
l’esordio neo-folk di “Stargazing”, i romani Søren
tornano con un nuovo album ed uno stile
decisamente rinnovato, incentrato questa volta
sulle sonorità rock/wave anni ottanta, che non
pregiudica però la loro innata capacità di creare
brani ispirati e originali. Il gruppo, che di
fatto è un collettivo, si avvale inoltre come già
per “Stargazing”, della collaborazione della
compositrice e polistrumentista Joni Fuller al
pianoforte, alle tastiere ed agli archi (violino,
viola e violoncello), oltre ad una lunga lista di
musicisti agli strumenti a percussione, alle
chitarre, al basso ed alla batteria, che
completano il ventaglio musicale che viene
dispiegato di brano in brano, in maniera sempre
molto equilibrata, mai leziosa o pleonastica. Si
aggiungono anche due cantanti, una femminile, Nina
Orlandi, ed uno maschile, Lorenzo Tarquini. La
prima duetta col cantante Matteo Gagliardi
nell’opener “Unreal city”, ispirata come la
sognante “Hurry up!” ad un testo di T. S. Eliot,
per ricomparire in “My worst enemy” in cui si
unisce all’altra cantante Diana D’Ascenzo. Il
secondo invece, oltre ad aver contribuito alla
composizione, alla produzione ed all’arrangiamento
dei brani, ed a suonare le chitarre, compare come
cantante insieme a Gagliardi in “Mantra”. Anche se
i brani sono tutti delicati e melodiosi, i ritmi
sono abbastanza sostenuti ed incalzanti, guidati
dalla batteria e dalle tastiere suonate
principalmente da Gagliardi, salvo in “Pain of
love”, dove è Joni Fuller la mattatrice,
occupandosi sia dei queste, che degli archi, i
quali completano insieme alla voce di Diana un
affresco musicale di impronta neoclassica, e nella
ballata folk acustica “Flying into the Sun”, altra
perla dell’album.
Sito Web:
https://www.facebook.com/sorenrocks
(M/B’06)
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THEUNSKIN
…it’s time to wake up in the dark CD
(Self-released/Prod. Shelve)
Combo milanese
fondato nel 2015, Theunskin si presenta oggi sotto
forma di quintetto con un DNA fortemente radicato
in area post-punk/wave di spiccata marca
chitarristica, pronto a consegnarci questo
ambizioso lavoro composto da dieci tracce
registrate nell’arco temporale 2016-2018.
Quella che stringiamo tra le mani è la
deluxe-edition in formato digipak, che include la
bonus ‘Exhale’, precedentemente insieme ad
‘Amsterdam’ nell’omonimo singolo licenziato nel
2018. Nata come quartetto e stabilizzatasi
successivamente in formazione a cinque con
l’ingresso alla voce di Iacopo Lucherini
dopo l'uscita di questo CD, che sostituisce Alex
De Benedetti (il quale ha inciso la voce in
quest'album, N.d.r.), la band
meneghina declina con stile ed eleganza quella che
definirei una riattualizzazione in chiave moderna
della wave/post punk d’antan a noi tanto cara,
sfociando in quell’area oggi spesso definita
‘alternative’ piuttosto che ‘indie’ rock. Un
indie, nel loro caso, cantato in inglese e con lo
sguardo ben rivolto al passato, caratteristica che
emerge e spicca nelle trame di brani come
‘Amsterdam’ o ‘Suffocation’. Profumi di Pink Turns
Blue, The Sound e magari And Also The Trees si
sprigionano dalle dieci trame del lavoro, che
mantiene una certa omogeneità e linearità nel
corso dei suoi tre quarti d’ora di durata.
Ricordiamo che ‘…it’s time to wake up in the dark’
é disponibile in download sulle principali odierne
piattaforme multimediali, fermo restando che
l’elegante digipak della ‘deluxe edition’ merita
indubbiamente un pensiero in più! Info:
www.theunskin.com
(Oflorenz)
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THIS ETERNAL DECAY Silence CD
(Trisol Music Group)
Dopo due
anni di silenzio torna il terzetto romano formato
da Riccardo Sabetti (Spiral69), voce e chitarra,
Andrea Freda (Spiritual Front, Spiral69) alla
batteria e Pasquale Vico (Date at Midnight) al
basso, con il secondo full length. Le coordinate
musicali sono quelle di gruppi come Diva
Destruction e Clan Of Xymox, per un album che
combina un coinvolgente misto di wave e
industrial. L’opener “Future anthem”, suona come
una specie di rivisitazione in chiave synth wave
di “God Save The Queen” dei Sex Pistols nel suo
ossessivo ritornello “No Time, No God, No Love, No
Future”, mentre la successiva “I want” riprende
dal post-punk per denunciare il vuoto totale di
ideali e di credo alla ricerca di una esistenza
felice. “Fade away” sterza in direzione synth-pop
per un brano emozionante grazie soprattutto al
cantato di Sabetti. “I am nothing” è invece un
brano, anzi una hit, da dancefloor, mentre “A
secret” viaggia in territori affini ai “The Cure”.
La title track è un capolavoro musicale nella sua
immediatezza, completato alla perfezione dalla
voce dell’ospite Alex Svenson-Metés (Radio LXMBRG,
Sad Day For Puppets, Then Comes Silence, Yellow
Fever), mentre la successiva “White moon – Cold
lights” vede l’altro contributo esterno da parte
della cantante dei “Theatre des vampires”, Sonya
Scarlet. Chiude degnamente “Ghost”, con ancora una
volta ritmi ispirati ed una voce perfetta.
Sito Web:
https://thiseternaldecayofficialshop.bigcartel.com
(M/B’06)
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TWO MOONS Over CD (Icy
Cold Records)
La Band bolognese, attiva dal
2009, ritorna dopo 3 anni con il nuovo album
"Over" che è la loro quinta uscita.
In copertina l'opera "Concetto spaziale - Attese"
di Lucio Fontana del 1962. L'album contiene
otto brani omogenei in linea con l'atmosfera dei
precedenti lavori. Il sound dell'album è
quello tipico della band caratterizzato
innanzitutto dalla voce sognante di Emili
Moonstone, dai suoni dilatati che mixano bene
sonorità dream pop e shoegaze a quelle oscure
della new wave, e dal suono soffuso della
batteria. I brani che mi hanno colpito sono
"Sex Desire", "Second Life" e "Take me back".
"Sex Desire" è il primo brano di Over", ha un
ritmo più "calzante" rispetto alle tracce
successive e la chitarra e la voce si amalgamano
perfettamente. "Second life" pur essendo un
brano più elettronico è caratterizzato da
atmosfere sognanti e raffinate. "Take me back"
è un brano decisamente cold wave di stampo inglese
che richiamano quelle degli And Also the Trees.
I Two Moons sono una band che da sempre si
differenzia dalle altre bands della scena
alternativa oscura. Disco consigliato.
Sito web: https://www.twomoons.it/
(Nikita)
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WEAR AND TEAR / PETROLIO / YUKO ARAKI Omen/30032019 CD
(Toten Schwan Rec., Hellbones Rec.)
Interessante collaborazione tra due progetti
italiani, ossia Wear And Tear di Davide Bacci e
Petrolio di Enrico Cerrato, e la polistrumentista
giapponese Yuko Araki. L’album sembra rifarsi ad
una sorta di presagio legato al 30 marzo dell’anno
scorso e si suddivide sostanzialmente in due
parti, la prima a cura di Bacci con tre lunghe
suite, la seconda guidata dal duo Cerrato/Araki. I brani della prima parte sono fondati sugli stilemi
dell’ambient/drone, partendo da atmosfere di ampio
respiro scandite da solitarie note di pianoforte,
espandendosi in soundscapes tetri e quasi
impalpabili, senza disdegnare fughe nel krautrock
più cosmico nella seconda parte del terzo brano
dal titolo “Omen”. Con l’ingresso nella seconda
parte, i toni cambiano completamente, passando ai
toni più rumoristici e dinamici di Enrico e Yuko.
Si parte con lo scroscio di rumore e frequenze di
“Centrobuio”, proseguendo con la “Protest” che
richiama a tratti i Prurient più visionari, anche
se su scenari decisamente più quieti. “Asfalto”
richiama coi suoi clangori marziali i fasti di “In
Slaughter Natives”, che vengono modulati nella
conclusiva “Strappi”, pezzo eccezionale nei suoni
e nelle maestose atmosfere.
Sito Web:
https://www.facebook.com/wearandteardave;
https://petroliodark.wixsite.com/petrolio;
https://yuko-araki.tumblr.com
(M/B’06)
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meanwhile.in.texas Heimat
Tape / CDr (Secret Press)
Il
brindisino Angelo Guido é ormai consueto e gradito
ospite sulle pagine di Rosa Selvaggia, il suo
ultimo lavoro di cui ci eravamo occupati era stato
l’ottimo ‘Endless Decay’, uscito appena tre mesi
prima del nuovissimo ‘Heimat’. Basato su una serie
di field-recordings catturati in splendidi siti
naturali dislocati nelle zone natìe della
provincia brindisina (dal Parco Urbano del
Cillarese alla Diga di Punta Riso), ‘Heimat’
riesce a dipingere in suoni la bellezza solitaria
di queste lande del nostro Sud-Italia, rivelando
ancora una volta la perizia dell’autore
nell’auto-costruirsi microfoni a contatto e device
da mettere a servizio della sua piccola, personale
‘orchestra elettro-sinfonica’ dal forte impatto
emozionale. I nove capitoli del disco sono da
intendersi come frazioni
temporali/momenti/suggestioni legati alle diverse
fasi e luoghi di registrazione, sebbene la maniera
migliore per vivere l’opera finale sia affrontarla
come un unico, lungo percorso, liberando la mente
e lasciandosi cullare dalle sue spirali
avvolgenti. Ritrovo in meanwhile.in.texas le
oniriche dimensioni ambientali che furono cifra
costante di Alio Die piuttosto che Oophöi, due
riferimenti di indubbio rilievo a proposito di
sonorità dal forte contenuto meditativo.
Ricordiamo che i formati disponibili, entrambi in
numero di trenta esemplari licenziati dalla
praghese Secret Press, sono una cassetta custodita
in case fumé ed un Cdr con package in cartoncino
assemblato manualmente, due formati dal sapore
vintage e DIY che meritano attenzione rispetto al
semplice download. ‘Mind-altering ambient music
and meditative drones’, recitano le dichiarazioni
d’intenti della Secret Press, la label di
‘Heimat’: parole migliori non potrebbero esserci,
per predisporsi adeguatamente a questo nuovo,
profondo viaggio sotto le ali di
meanwhile.in.texas! Info:
https://meanwhileintexas.bandcamp.com
(Oflorenz) |
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