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ARTICA
Panacea
(Ein Music)

Dopo ben 11 anni dal loro ultimo album, "Plastic Terror" uscito nel 2006, ritorna la band storica romana nata nel 1989.
La pausa di questi anni ha ben giovato alla band capitolina che ha da poco edito il nuovo CD "Panacea", composto da 9 tracce più 2 bonus tracks. Un album maturo e per quanto mi riguarda il migliore della loro discografia. Il CD inizia con la traccia che dà il titolo all'album, brano pieno di emozioni in cui la voce di Alberto Casti riesce a ricamare un bel cantato vellutato. Altri brani che mi sono piaciuti molto sono: "Evanescent", una gothic rock song in cui le chitarre e il synth creano una bel tappeto sonoro; "Ashes and Fire", "Stay Alive" e "Solitary" che confermano quanto quest'album sia un ottimo lavoro. Come ho già detto per il brano "Panacea", la band riesce ad emozionare l'ascoltatore e ultimamente questo è raro soprattutto per quanto riguarda la scena gothic rock. Gli Artica infatti, a differenza dei loro colleghi, sono ancora in grado di offrirci musica di qualità, equilibrata e dalla grande carica emotiva. Infine ecco "Batsong", brano presente in due lingue, inglese e italiano. In quest'ultima versione (quella che preferisco) è intitolata "Prossime distanze". La prediligo perchè son legato agli Artica del primo periodo in cui cantavano in italiano. Altra bonus track è una diversa versione di "Evanescent" anche questa si dfferienza dalla versione originale solo dall'utilizzo del cantato italiano invece dell'inglese, per cui si intitola "Evanescente" e anche questa versione la trovo più consona ai miei gusti. Che dire un ottimo ritorno, per quanto mi riguarda il miglior disco gothic rock di questo 2017 e speriamo di non attendere altri 11 anni per aver un nuovo disco degli Artica!
http://www.articaweb.eu
(Nikita)
DER BLUTHARSCH AND THE INFINITE CHURCH OF THE LEADING HAND
What makes you pray
CD (WKN)

A quanto ci risulta nel momento in cui scriviamo (ottobre 2017) il nuovo full-length della fantasmagorica ‘Infinite Church’ capitanata da Albin Julius è disponibile esclusivamente su formato promo in single-card sleve, anche se è presumibile la WKN proporrà al più presto la consueta ampia scelta di formati CD e vinile in più colorazioni. Gli oltre undici minuti iniziali della megalitica ‘Shine’ rassicurano immediatamente l’ascoltatore: la granitica heavy-psichedelia del precedente mini ‘Sucht & Ordnung’ (che recensiamo su queste stesse pagine) non molla minimamente il tiro, portando definitivamente la Infinite Church nell’orbita di label specialistiche sullo stile di Nasoni e Krauted Mind. Le cavalcate chitarristiche rallentano appena, lasciando campo libero ad un basso strabordante ed agli inserimenti vocali di Marthynna (‘Land of free’), mentre nella breve ‘Interludio’ riemergono soundscapes ambientali con un approccio ‘cosmico’ verso la materia elettronica.. I sette minuti della riflessiva ‘Time’ chiudono le danze, lasciando libero sfogo ad un drone di basse frequenze che mette a dura prova i coni degli speakers. Dopo essere stato l’alfiere del rilancio in pompa magna del martial-folk nei tre lustri compresi tra 1996 e 2010, l’istrionico viennese si conferma leader della nuova confraternita psycho-rock che risponde al nome di ‘Infinite Church of the leading hand’, quasi un novello Kabawata Makoto con i suoi fedeli Acid Mother Temple in salsa europea, determinati a spargere il sacro verbo del più sano ed old-fashioned freak’ n roll. §
https://derblutharsch.bandcamp.com
(Oflorenz)
DER BLUTHARSCH AND THE INFINITE CHURCH OF THE LEADING HAND
Sucht & Ordnung
MiniCD (WKN)

Prosegue la saga lisergica di Herr Albin Julius e della sua confraternita, che mentre scriviamo (ottobre 2017) ha raggiunto la bellezza di quindici uscite in soli sei anni, live inclusi. Qui ci occupiamo di un mini con tre tracce proposto come di consueto dalla label proprietaria WKN in CD e vinile, ma anche su cassetta dall’etichetta tedesca Urtod Void. Rispetto agli ultimi lavori da noi ascoltati, ‘The Cosmic Trigger’ e ‘Joyride’, la Infinite Church viennese calca ulteriormente la mano sul lato hard-psichedelico e stoner che già dal 2011 aveva fatto capolino nell’epocale transizione dal Der Blutharsch ‘Mark I’- quello martial e neo folk per intenderci – a quello ‘freakedelico’ della Infinite Church. Le sonorità convergono massicciamente verso il tipico sound di formazioni quali Electric Moon, Pyramidal e Krautzone, trovando totale esaltazione nella lunghissima traccia finale (i brani non hanno titolo), che resuscita il fuoco sacro degli Hawkwind di ‘In search of space’ come se fossimo ancora magicamente cristallizzati al 1971. Peccato la durata del disco sia di soli ventinove minuti, non resta che premere nuovamente il ‘Play’ e ripartire da capo.
https://derblutharsch.bandcamp.com
(Oflorenz)
BAD SECTOR
Absolute
Cassetta
 (Luce Sia)

Luce sia porta su supporto fisico, su nastro nello specifico, questa raccolta digitale di colonne sonore di Bad Sector risalente al 2015: la cassetta celebra un approccio minimale, che sacrifica l'usuale maestosità delle magistrali strutture rumoristiche, in favore di una ricerca di suoni semplici ed inconsueti, atti allo scopo di fare da sfondo a documentari e video, rivelando la grande duttilità di Massimo Magrini, non solo nel manipolare i suoni, ma anche e soprattutto la sua attitudine a seconda dei casi, rendendosi però sempre riconoscibile. Il genere trattato partendo dal dark ambient, sterza quindi verso il drone e la musica più sperimentale e rarefatta. La sensazione è che Magrini abbia ritrovato questi audio dopo anni quasi per caso e, dopo averli resi disponibili digitalmente, abbia compreso appieno il loro valore, dandogli la giusta allocazione e forma fisica su questa cassetta: questi suonano infatti come delle testimonianze di ciò che Bad Sector era o è stato per un periodo ed ascoltarlo è come sfogliare un album di vecchie foto, sempre emozionante, talvolta sconvolgente.
http://www.bad-sector.com
(M/B’06)
MAURIZIO BIANCHI+ODRZ
MAUBIA55+ODRZ55
CD (Show Me Your Wounds Production; Luce Sia)

Maurizio Bianchi e gli ODRZ uniscono le forze per questa uscita limitata a 290 copie di lacerante industrial. L'album si dipana su tre suite i cui cluster ad opera di Bianchi hanno subìto una vigorosa rimasticazione del duo lombardo che ci ha costruito una solida officina intorno, come da tradizione. E così, le caratteristiche trame sonore di Maurizio attraversano i singoli brani immerse in scrosci di metallo urlante, macchinari infernali e frequenze fuori dallo spettro uditivo, che ti prendono al cervello, creando un effetto di apocalisse e vuoto esistenziale a un tempo. La prima traccia ha dei loop quasi psichedelici che pervadono il brano sino alla fine, infestati dai rumori più svariati, mentre la successiva incarna la ruvidità del noise più aggressivo, a cui segue la terza con nuovi loop riverberati e rumori usuranti sui quali si innestano le dissonanti atmosfere di Bianchi che prevalgono intorno a metà brano per poi reimmergersi nelle claustrofobiche atmosfere metalmeccaniche. Molto originale la confezione fatta di due quadrati di pavimento gommoso uniti da quattro elementi metallici, caratteristica ormai consueta degli ODRZ.
http://www.menstrualrecordings.org/maurizio_bianchi.htm;
http://www.odrz.org
(M/B’06)

OTTODIX
Micromega
CD (Discipline)

La creatura di Alessandro Zannier giunge al sesto album intitolato "Micromedia". Questo nuovo lavoro è composto da nove tracce caratterizzate da testi che parlano di astronomia, tecnologia, fisica, scienza e fantascienza.

Apre degnamente l'album "Cern" un brano molto incisivo che può essere considerato la hit. Segue "Elettricità" canzone dalle sonorità alla Depeche Mode anni '90. L'energia trasmessa non si affievolisce nemmeno con la terza traccia "La risonanza" , altra potenziale hit, caratterizzata da un ottimo connubio tra voce e musica. Altra caratteristica da sottolineare sono i continui cambi d'atmosfera che ben si amalgamano tra loro. Atmosfere un po' Trip-pop nel quarto brano "Il mondo delle cose". Questo ha un'atmosfera delicata e decisamente intima che avvolge l'ascoltatore già dal primo ascolto. La quinta traccia è "Micromega Boy" che rappresenta anche il primo estratto dall'album come singolo. Il brano ha un buon ritornello che colpisce subito e "rimane in mente". Le atmosfere si rifanno "tranquille" con le seguenti tracce. Degna chiusura dell'album è "Multiverso" che parte lentamente ma a metà traccia diventa energica e coinvolge totalmente l'ascoltatore, una traccia molto interessante e che per quanto mi riguarda la considero la migliore del CD. "Micromedia" è un buon album. L'ho trovato decisamente interessante e ritengo che sia uno di quei lavori da ascoltare e riascoltare più volte affinché se ne comprendano tutte le sfaccettature per poterne apprezzare la complessità.
Un album d'elettronica d'autore in cui nulla è lasciato al caso.
http://www.ottodix.it/ 

(Nikita)
L’EFFET C’EST MOI
Iside Panthea
LP (Steinklang Industries)

Mi fa un enorme piacere che a dieci anni dalla sua fondazione il progetto di Recanati, nato dalla mente di Emanuele Buresta, approdi al formato musicale per eccellenza: il vinile. Dall’esordio nel 2006 con il CDr ‘Tomber en Héros’ (ricordo che me ne occupai su queste stesse pagine), l’Effet c’est moi ha costantemente mantenuto un livello qualitativo di grande levatura, regalandoci le sue sinfonie marziali nel corso di cinque lavori in formato digitale, l’ultimo dei quali , ‘En guerre aver amour’, licenziato due anni or sono dalla premiata Old Europa Cafe. Autore unico nonché produttore dei sei brani presenti in ‘Iside Panthea’, Emanuele dedica un concept di grande interesse storico alla figura della divinità egizia Isis (per gli egizi Aset), ed in particolare al culto che ebbe nell’ambito della Roma Imperiale. Sin dall’iniziale ‘Purificatio’ emerge fulgida quella che si rivela la cifra stilistica dell’intero lavoro: arie mistiche, melodie cariche di mistero, un tappeto percussivo dal sapore antico che richiama alla mente i lavori dei grandi Dead Can Dance dell’era di mezzo (quella più ‘etnica’) cesellano un tributo di spessore alla dea della maternità e della fertilità, figura celeste tra le più importanti dell’antico Egitto che assunse importanti legami con il mondo della magìa e dell’ al di là. E proprio qualcosa di magico vivrete lasciandovi rapire da questa musica fuori dal tempo, capace di trasportarci in un’arcaica dimensione oramai persa nei meandri della storia e del mito. L’ elemento ‘marziale’ tipico dei lavori precedenti segna il passo lasciando opportunamente spazio ad ambientazioni quasi cinematiche (‘Iside Panthea’ sarebbe un’ottima colonna sonora!), ove l’elemento elettronico-sintetico non prende mai il sopravvento, affiorando in particolare nella terminale ‘Milvus’. Numerato a mano e limitato a cento copie, l’esordio vinilico di l’Effet c’est moi é un cosiddetto ‘single sided’, con tutti i brani registrati sul solo lato A, ed esce per mano di Steinklang Industries, label austriaca dal catalogo che in area neofolk, ambient -industrial e martial non teme confronti a livello mondiale. Registrato nel corso del 2016, ‘Iside Panthea’ é il sesto sigillo del progetto di Recanati, e celebra magnificamente i dieci anni di carriera sotto i vessilli di L’Effet c’est moi: fatelo vostro.
www.facebook.com/LEffetCEstMoi
(Oflorenz)
WUORNOS AILEEN
Inerzia
CD (Luce Sia)

A due anni dall’ottimo ‘Angst Vor Der Angst’ ritorna in studio Wuornos Aileen, una delle migliori formazioni power-electronics nostrane e non solo. Quattordici brani nuovi di zecca proposti in formato CD digipak dall’ormai affermatissima label elvetica Luce Sia, alla cui nutrita produzione analogica su nastro iniziano ad affiancarsi già da qualche tempo le prime uscite in digitale. L’attacco di ‘Noia’ mette subito le carte in tavola, svelando gli spigoli più estremi di un disco senza troppi compromessi, dove alle caratteristiche oscillazioni sinusoidali dei modulari (ascoltate ‘Black Stars Rise’), vero marchio di fabbrica del progetto piemontese, si affiancano stilettate di ‘wall-noise’ ma anche parentesi di paranoico e soffocante industrial vecchia maniera. Due gli ospiti chiamati a raccolta per l’occasione. Il bresciano Claudio Frassine ‘Mademoiselle Bistouri’ mette al servizio di ‘Morder’ i suoi celebri ruvidissimi noise-walls, che dopo l’iniziale sequenza di ‘number-stations’ vanno a sopraffare una nenia malata soccombente in sottofondo, mentre in ‘Idiosincrasia’ presta un recitato i cui echi rimbalzano tra le spire ipnotiche di un beat lentissimo quanto insistente. Il musicista e fotografo ceco Jan Kruml, in arte Instinct Primal, supporta invece i nostri nella tostissima ‘Irm’ (titolo che richiama alla mente un altro grande progetto svedese!), brano dall’incedere tipicamente WA proprio come la precedente ‘Separate from itself’, opera delle due anime femminili del gruppo (composizione di Tiziana e voce per Laura) che suona come un vero tributo ai seminali Suicide. Il cantato filtrato di Laura calza a pennello anche nell’incredibile e stralunata cover del classicissimo ‘Bang Bang’, interpretato innumerevoli volte dal 1966 ad oggi ma certamente mai in maniera tanto originale: chissà cosa ne penserebbero Sonny Bono o Nancy Sinatra! L’attuale formazione a quattro del gruppo, con la doppia voce maschile e femminile di Lorenzo ‘Abattoir’ e Laura Agerli, dona maggiori opportunità sia in studio che in occasione delle spettacolari performance live del gruppo. ‘Riflessioni sullo stato di morte’ da spazio allo straniante recitato di Lorenzo, che si ripropone anche in ‘Dinamite + sirene 1+1+1=1’, sulfureo episodio dal titolo che pare richiamare futuristiche memorie. Tra le ultime esalazioni del disco ‘Come play with us’ deborda pericolosamente tra Whitehouse e Consumer Electronics, mentre ‘IO HQ’ porta via gli ultimi residui di sanità mentale con i suoi quattro minuti di compulsive ed epilettiche oscillazioni. Una futuristica chiesa della periferia torinise immortalata da Tiziana in un'ottimo scatto fa bella mostra di sè sulla cover, incastonata nell'artwork simil-ruggine: quando suono e immagine si sposano alla perferzione.
http://www.wuornos-aileen.org/
(Oflorenz)
ALPHAMAY
The Simulation Hyphotesis
CD (Timezone)

Duo tedesco attivo dal 2016, anno dell’esordio di ‘Twisted Lines’, Alphamay risponde alle menti della coppia di amici Cris Frickenschmidt ed Henning Hammoor, e si presenta come vero e proprio progetto multimediale integrante musica, visuals e lightshows dedicati. ‘Alphamay combines hypermodern media aspects with a sense of retro influences’, recita la pagina Discogs del gruppo, e senza dubbio vederli in azione dal vivo permetterebbe di apprezzare appieno la proposta dei tedeschi; dal mero ascolto di ‘The Simulation Hypothesis’ emerge un pronunciato legame con il synth pop tipicamente eighties da un lato, ed una tendenza ad uniformarsi agli odierni standard della modernissima dark-electro teutonica dall’altro, peraltro seguitissima in patria e recitante un ruolo di sempre maggior spicco nei principali festival nazionali. Se le prime battute del disco, ascoltate in particolare l’iniziale ‘Missing me’, profumano di Human League e Depeche Mode d’annata, con il trascorrere dei minuti il mood di And One, Blutengel ed altri campioni del genere emerge prepotente, limitando un tantino il potenziale espressivo ed innovativo della coppia, auto-costretta all’interno di steccati ormai iper-inflazionati ed appetibili più per le platee di danzerecci che per un pubblico di veri ascoltatori. In ogni caso un buon disco di synth-pop, ben suonato e prodotto, chi è affascinato dal genere apprezzerà certamente.
http://www.alphamay.de
(Oflorenz)
THE TAPES
Time out of joint
Cassetta + CDr + nastro tagliato (Luce Sia)

Continuano le ristampe imprescindibili della introvabile discografia dei fratelli Drago ad opera dell'ottima Luce Sia: questa volta Sacha e Nebo si sono superati, creando oltre all'usuale cassetta limitata a 60 copie, una versione parallela limitata a 20 copie che include anche un cdr con due tracce inedite e ad un nastro tagliato contenuto in un tubo metallico. L'album ripropone l'ultima uscita dei The Tapes del '93, "Il tempio", in una versione rimasterizzata e rimaneggiata: le tracce sono suddivise in quattro brani per lato. Sul lato A, la prima traccia "Time zone I", ricalca la caratteristica synth-wave del duo, mentre le successive "Berlin 89" e "Time out of joint" sono decisamente più sperimentali, rispettivamente un estratto di un discorso probabilmente preso da un film ed un loop ritmato che converge sulla finale "Sogni" introdotta da un'altra voce registrata, la quale lascia spazio a qualcosa che ricorda i primissimi T.A.G.C. Il lato B è forse quello più sorprendente, benché meno sperimentale: "The overlay" è una splendida marcia industrial, mentre "Il tempio" mescola idealmente il sax con i primi Der Blutharsch. "Tanz fabrik" funge da intermezzo prima della finale e quieta "Notturno". Il cdr contiene invece brani composti nello stesso periodo in occasione di un'esibizione in collaborazione col fotografo Roberto Piu: campionamenti vocali, gorgoglii e gli sfrigolii di un modem 56K in sottofondo compongono il primo brano, mentre il secondo "La sonda cromatica" ha un'atmosfera potente e catacombale, che viene poi ripresa ed amplificata nel nastro tagliato.
https://it-it.facebook.com/LUCE-SIA-168848936784613
(M/B’06)
LACOLPA
Mea maxima culpa
CD (Toten Schwan)

Clangori metallici ed il basso di Andrea Moio (ex Sùr) che risuona nel petto, anticipano la voce cavernosa e terrificante di Mario Olivieri (ex Deviated Sister TV, attivo coi progetti Moana e Attualità Nera): inizia così il primo full length dei LaColpa, progetto sludge/doom/black metal - noise che succede al singolo Soil, uscito a settembre dell'anno scorso, del quale viene remixato il singolo "Soil" per l'occasione. Tre pezzi lunghissimi, calmi e tempestosi a tratti, tra i dieci ed i quindici minuti l'uno, tempi in piena aderenza alla filosofia sludge, ma comuni anche al genere ambient che è la specialità di Cecco (che qui si occupa di elettronica, noise, trapani, catene, samples) coi suoi Cropcircle; completano la line-up Davide Destro (ex Infection Code) alle chitarre e Davide Boeri (ex Septical Gorge) alla batteria. Tutti e cinque i componenti, pur avendo background musicali piuttosto distanti e talvolta agli antipodi, sono accumunati dalla passione viscerale per il metal estremo e grazie alla loro consolidata professionalità ed esperienza sono riusciti a convergere in un lavoro devastante, rivelando talvolta, come nel caso di Mario in veste di cantante, doti inattese e non comuni. I brani hanno un incedere molto lento e pesante, di una pienezza che non ha nulla da invidiare ai gruppi death metal più titolati: il sound infatti ricorda quello più evoluto dei Dismember ed è ottimamente bilanciato, brutale ma mai rozzo, grazie all'eccellente lavoro fatto dalle forze congiunte di Dano Battocchio e Paul Beuachamp rispettivamente presso i loro Deepest Sea Studio e O.F.F. Studio a Torino, e dello stesso Cecco Testa (Guilty Coven Studio), a cui è seguita la masterizzazione ad opera di Brad Boatright presso gli Audiosiege Mastering a Portland. Altra nota: confezione e grafica di entrambe le edizioni in cd e cassetta stratosferici. Consigliato a tutti gli amanti del metal e del noise, questo album proietta nuova luce in ambienti stantii.
https://www.facebook.com/pg/LaColpa666
(M/B’06)
SITTING GIRL WITH ARMS BENT
Sitting girl with arms bent
Download (Black & White Dog Records)

Debutto solista per la torinese Giuditta Corgnati, ex cantante e bassista dei Moldig: dieci tracce per poco più di mezz'ora di musica. Dark post-punk dai suoni puliti e dal basso vibrante, guidato dalla voce sensuale di Giuditta che si dipana e prevale sempre sui ritmi lenti e cadenzati dettati dalla batteria e dai fraseggi chitarristici che ricordano i Bauhaus. L'album è ben registrato e bilanciato a livello sonoro, con un piglio originale e vagamente alternative rock. Tuttavia la scelta di privilegiare la voce rispetto agli strumenti li filtra e spersonalizza rendendo piuttosto faticoso memorizzare e distinguere i differenti brani anche dopo svariati ascolti, benché siano molto diversi tra loro: in particolare, la semplicità e monotonia della batteria, pur lasciando ampio spazio all'interessante voce di Giuditta, non la costringe a particolari sforzi per emergere, consentendole di adagiarsi su un terreno che le è congeniale, ma che la rende poco incisiva. E' un discreto lavoro, eseguito con dedizione e professionalità, e lascia intravedere un buon potenziale che potrà svilupparsi ulteriormente nelle prossime uscite.
https://www.facebook.com/pg/Sittinggirlwitharmsbent
(M/B’06)
EMPTY CHALICE
Emerging is submerging • The evil
Cassetta (Industrial Ölocaust Recordings)

Dopo il travagliato, ma ottimo debutto "This way is called black", ritorna il progetto principale di Antonio Airoldi con un lavoro in grande stile, tanto da aver attirato sin dall'inizio l'attenzione della leggendaria ed estremamente selettiva Industrial Ölocaust Recordings, etichetta inscindibilmente legata alla Akkademia Esoterica Üsher, organizzazione dedita a studi mistico-esoterici. In uscita su cassetta limitata a sole 31 copie, questo album in gestazione già da fine 2015, prende musicalmente le mosse dalle tetre atmosfere di gruppi avanguardistici delle scene black metal e limitrofe, queste ultime facenti capo a progetti come Mysticum e MZ.412, concentrandosi in particolare sulle sonorità dark ambient/drone, ed abbandonando la componente noise/industrial vera e propria per lasciare spazio ad atmosfere ancestrali che chiamano in causa illustri predecessori come gli Zero Kama. Cinque tracce per circa un'ora di musica, che funge da colonna sonora per un tetro percorso trascendentale verso uno stato di coscienza superiore: "emerging is submerging", che è come dire "ciò che è in alto è come ciò che è in basso", l'ermetismo e l'alchimia incontrano le atmosfere di Airoldi grazie anche al fiuto ed allo straordinario supporto di Mario Cardinale della IÖR, che per primo ha intuito le potenzialità di questo lavoro.
https://www.facebook.com/empty.chalice
(M/B’06)
LA JOVENC
Mater
CD (SonicaBotanica)

La Jovenc è lo pseudonimo dietro a cui si nasconde Giovanni Dal Monte, nome meno conosciuto di altri colleghi illustri, ma di grande rilievo nella scena musicale internazionale attuale e passata, specie nell'ambito delle colonne sonore. Artisti come Barry Adamson, John Zorn e gli Arty Ensemble Of Chicago gli hanno tributato apprezzamenti e la sua bacheca è ricca di riconoscimenti e collaborazioni eccellenti con registi come Bruce Labruce e gruppi come Massive Attack, Murcof e Scanner. L'amore per la musica lo portò fin da bambino a suonare la chitarra da completo autodidatta, contro il volere dei genitori, ma favorito da un orecchio assoluto e da un notevole talento. Dopo un'adolescenza all'insegna di rock, reggae e blues intorno ai vent'anni sterzò verso il jazz e la musica classica, iniziando a comporre colonne sonore per film storici come il "Nosferatu" di Murnau. Dal 1999 si innamorò definitivamente della musica elettronica che lo porterà a creare opere sotto il nome La Jovenc, dove aleggia prevalentemente una commistione elitaria di elettronica, glitch, blues, jazz e sperimentalismo. Quest'ultimo album è una nuova scommessa: esso consiste nella trascrizione di partiture midi di musica rinascimentale, lasciando la riproduzione ai synth consentendo alle macchine di riprodurre e riscrivere quasi autonomamente la musica. Dal Monte è infatti intervenuto suonando gli strumenti, ma lasciando, probabilmente con una sorta di processo di generazione casuale, la creatività o il libero arbitrio ai sintetizzatori, ed intervenendo a valle per ritoccarne le derive fisiologiche. Unica eccezione è "Heaven's grace", brano appartenente al passato ed unico ad avere una parte cantata. Il risultato è sicuramente piacevole ed interessante e richiama la sempre più attuale volontà dei musicisti di allargare l'influenza della tecnologia nell'atto creativo e di resa sonora, anche se in questo caso il controllo umano sul risultato è ancora giustamente forte e pregnante.
http://www.giovannidalmonte.com
(M/B’06)
VARIOUS ARTISTS
Visions of darkness (In Iranian Contemporary Music)
Doppio CD (Unexplained Sounds Group, Cold Spring)

Raffaele Pezzella, mente a capo della Unexplained Sounds si è sempre contraddistinto non solo per la sua straordinaria apertura mentale, ma anche per l'eccellente fiuto nello scovare in giro per il mondo e nei luoghi più impensabili autentiche gemme da lui mirabilmente trasformate in album o in prodotti disponibili su piattaforme come Soundcloud. "Visions of Darkness" non fa eccezione: questa ricognizione nella scena ambient/noise/drone iraniana, è qualcosa di davvero straordinario e senza precedenti. Non serve spendere parole sulla situazione in cui versa la libertà di espressione e culturale in questo paese: ascoltare i brani e trovare un numero così esteso di contributori di livello così alto rende ancora più notevole questo lavoro. Due cd con ventun brani per altrettanti gruppi, tra i quali spiccano nomi che sono già una rivelazione come quello di Morego Dimmer qui presente coi progetti "Nyctalllz" e "Xerxes the dark", con quest'ultimo che propone un pezzo che può ricordare per maestosità gruppi del calibro di Herbst9, ma anche nomi freschi di artisti autodidatti che si sono avvicinati alla musica prestissimo come Hossein Rangchi e geniali outsider come i due fratelli di "Saint Abdullah" che mescolano il dub a campionamenti vocali locali sullo sfondo dell'islam sciita. A questo si aggiunge il supporto sempre di alto livello della Cold Spring che col suo team ha prodotto in maniera eccellente il disco, esaltando con un suono perfetto le ottime idee di questi artisti.
http://coldspring.co.uk;
https://www.facebook.com/unexplainedsoundsgroup
(M/B’06)
A SPHERE OF SIMPLE GREEN
With an oblique glance
CD (Azoth)

Prosegue la sfidante avventura di Simon Balestrazzi con la sua Azoth, label fondata nel 2015 con lo scopo di diffondere materiale proprio o relativo ad artisti/progetti a lui vicini. Dopo tre uscite a nome Simon Balestrazzi ed una sotto l’egida di Candor Chasma (il sodalizio con Corrado Altieri), eccoci al cospetto del nuovo capitolo targato A Sphere of Simple Green, che da seguito al mini di esordio ‘Untitled Soundscapes’ licenziato da Magick with Tears nel 2011. Il progetto isolano vede in azione, oltre lo stesso Simon, Adriano Orrù al contrabbasso e Silvia Corda (che ha ospitato tra l’altro le registrazioni del disco) alle prese con pianoforti non convenzionali e glockenspiel. I rintocchi di piano che duettano con il substrato vagamente tribale dell’iniziale ‘An extremely narrow path’ rendono immediatamente l’idea della cifra stilistica che alimenta gli intenti del trio sardo, riassumibile a pieno titolo sotto il termine di ‘Avanguardia’. Il gioco si fa più ostico nella seguente ‘Something I Saw in the Mist’, la cui anima ‘concreta’ rimanda ai primissimi lavori di Nurse with Wound, tra ‘Chance meeting…’ ed ‘Homotopy to Marie’ per intenderci. Se nei precedenti lavori a proprio nome piuttosto che come Candor Chasma Simon aveva espresso il suo lato maggiormente ‘industrial-noise’, con Orrù e Corda ci introduce decisamente negli astratti territori confinanti con la classica contemporanea ed il minimalismo pionieristico dei primi, grandi sperimentatori del secolo scorso. In tutto ciò l’armamentario analogico di Balestrazzi, forte di nastri, devices modificati ed oggetti utilizzati a mo’ di strumenti assolutamente non convenzionali, si sposa alla perfezione con il piano trattato di Silvia ed il contrabbasso di Adriano, dando vita a quella che potremmo definire una piccola orchestra non conforme. Anti-musica per il cervello ancor prima che per il cuore, la proposta di ASOSG si esalta nei silenzi che si alternano a momenti di palpabile tensione (‘Perception of the Margin’), e trova piena realizzazione nell’improvvisazione ‘free-form’ che rivela la formazione di stampo anche jazzistico dei sodali di Balestrazzi. Mettetevi alla prova!
https://azothrecordings.bandcamp.com
(Oflorenz)

MASSIMO OLLA
Structures
CD (Azoth)

Cagliaritano classe 1964, Massimo Olla é noto nell’area industriale e d’avanguardia nostrana per la sua serrata ricerca nel campo dell’ideazione e creazione di strumenti elettro-acustici totalmente customizzati. Ci riferiamo in particolare ai celebri (d)Ronin, piuttosto diffusi non solamente nel campo degli artisti underground ma anche scelti e voluti da nomi internazionali di prim’ordine, FM Einheit di Einsturzende Neubauten su tutti. Operativo musicalmente sotto l’egida del suo personale progetto Noisedelik (quattro le uscite ad oggi, la prima nel 2012), Massimo si è distinto per svariate collaborazioni con attori primari della scena italiana, tra i quali i ‘vicini di casa’ Altieri, Balestrazzi e Becuzzi ma anche M.Bianchi, Satanismo Calibro 9, Paolo Bandera, Lyke Wake e Moreno Padoan. Nomi che, per chi frequenta la cosiddetta ‘grey area’, non necessitano certamente di particolari presentazioni. Registrato interamente con l’ausilio di strumenti auto-costruiti e non convenzionali nel biennio 2016/2017, ‘Structures’ é l’esordio assoluto a nome Massimo Olla, nonché sesto numero di catalogo per l’etichetta ‘Azoth fondata e gestita in prima persona da Simon Balestrazzi. Suddiviso in sette movimenti, uno dei quali supportato proprio dall’intervento di Simon, il lavoro di ricerca di Olla esprime il massimo risultato possibile dall’utilizzo creativo di tre elementi basici: legno, plastica e metallo. Proprio il metallo tra l’altro é elemento fondamentale nella gran parte dei devices creati da Olla, che montano in maniera mirabile corde e molle installate su placche in acciaio. L’orchestra di ‘non-strumenti’ diretta da Massimo interagisce con loops e layers elettronici fondamentali nel dare al tutto un amalgama finale, di assoluto interesse per chi sia avvezzo alla libera forma improvvisativa in campo ambient-industrial e d’avanguardia. Il criterio esecutivo prediletto dal nostro rende peraltro assai interessanti anche le esibizioni live, occasioni in cui è possibile apprezzare al meglio la formula ‘mezzo/risultato’, aspetto basilare ed intrigante nell’universo espressivo di sperimentatori come Olla. Un nuovo capitolo sfidante ed avvincente per la giovane etichetta di Simon Balestrazzi.
https://azothrecordings.bandcamp.com
(Oflorenz)

ANGELO BIGNAMINI
Decay
Cassetta (Luce Sia)

Debutto solista per Angelo Bignamini, membro della band di rock psichedelico "The Great Saunites", nonché del duo sperimentale "Filtro" e creatore del progetto "Lucifer Big Band": mezz'ora di musica, una traccia per lato. Il lavoro si fonda sulla manipolazione di nastri e l'utilizzo di porzioni di questi, riprendendo la lezione di Pierre Schaeffer e Pierre Henry degli anni'50 i quali a loro volta fecero proprio il concetto base dell'industrial e della beat generation di Burroughs e Gysin. Il risultato è un interessante collage DIY di rumori in presa diretta dall'effetto devastante, sapientemente rafforzati da riverberi, distorsioni ed ulteriori stratificazioni. Il primo lato inizia in maniera quieta, sottotraccia, con un crescendo di rasoiate lancinanti che si dissolvono a metà strada poco dopo aver raggiunto l'apice, lasciando spazio a gorgoglii che riecheggiano come sassi che frangono lo specchio d'acqua di uno stagno. Da questo loop riprende il lato B, più isolazionista e riflessivo, con tonfi sordi e sismi in lontananza a pervadere la traccia sino alla sua conclusione. Un ottimo esordio, senza se e senza ma.
https://it-it.facebook.com/LUCE-SIA-168848936784613
(M/B’06)
COMMON EIDER, KING EIDER
Shrines for the unwanted, respite for the cast aside
CD (Cold Spring)

Ritorna questo collettivo californiano attivo ormai da diversi anni e capitanato da Rob Fisk (Badgerlore, 7 Year Rabbit Cycle, ex Deerhoof), Andee Connors (A Minor Forest, P.E.E., ticwar, Lumen, ex J Church), Andrew Weathers e Blaan Tod. Quattro lunghe suite per quasi un'ora di musica drone a base di chitarre che, attraverso un vero e proprio rituale collettivo, proietta l'ascoltatore in mondi sconosciuti, fatti di pesante oscurità che il contributo della tetra voce di A.C. Way dei Suten Hexen nell'ultima "Litha" contribuisce a ispessire. Di questi ultimi si percepisce non solo la presenza, ma aleggia la fondamentale influenza su tutto l'album, come fu per Malefic con Black One dei Sunn O))). Rispetto a questo se si vuol fare un confronto, le partiture sono ancora più dilatate, la musica insiste molto sull'intensità e la stratificazione dei suoni, specie in "The dark Winter", con un uso dei piatti che ricorda l'inarrivabile In Den Gärten Pharaos dei Popol Vuh unito a percussioni in sottofondo dalla frequenza molto intensa.
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(M/B’06)