ARTICA
Panacea
(Ein Music)
Dopo ben 11 anni dal loro ultimo album, "Plastic Terror" uscito
nel 2006, ritorna la band storica romana nata nel 1989.
La pausa di questi anni ha ben giovato alla band capitolina
che ha da poco edito il nuovo CD "Panacea", composto da 9 tracce
più 2 bonus tracks. Un album maturo e per quanto mi riguarda
il migliore della loro discografia. Il CD inizia con la traccia
che dà il titolo all'album, brano pieno di emozioni in cui la
voce di Alberto Casti riesce a ricamare un bel cantato vellutato.
Altri brani che mi sono piaciuti molto sono: "Evanescent", una
gothic rock song in cui le chitarre e il synth creano una bel
tappeto sonoro; "Ashes and Fire", "Stay Alive" e "Solitary"
che confermano quanto quest'album sia un ottimo lavoro. Come
ho già detto per il brano "Panacea", la band riesce
ad emozionare l'ascoltatore e ultimamente questo è raro soprattutto
per quanto riguarda la scena gothic rock. Gli Artica infatti,
a differenza dei loro colleghi, sono ancora in grado di offrirci
musica di qualità, equilibrata e dalla grande carica emotiva.
Infine ecco "Batsong", brano presente in due lingue, inglese
e italiano. In quest'ultima versione (quella che preferisco)
è intitolata "Prossime distanze". La prediligo perchè son legato
agli Artica del primo periodo in cui cantavano in italiano.
Altra bonus track è una diversa versione di "Evanescent" anche
questa si dfferienza dalla versione originale solo dall'utilizzo
del cantato italiano invece dell'inglese, per cui si intitola
"Evanescente" e anche questa versione la trovo più consona ai
miei gusti. Che dire un ottimo ritorno, per quanto mi riguarda
il miglior disco gothic rock di questo 2017 e speriamo di non
attendere altri 11 anni per aver un nuovo disco degli Artica!
http://www.articaweb.eu
(Nikita) |
DER
BLUTHARSCH AND THE INFINITE CHURCH OF THE LEADING HAND
What makes you pray
CD (WKN)
A quanto ci risulta nel momento in cui scriviamo (ottobre 2017)
il nuovo full-length della fantasmagorica ‘Infinite
Church’ capitanata da Albin Julius è disponibile
esclusivamente su formato promo in single-card sleve, anche
se è presumibile la WKN proporrà al più presto la consueta ampia
scelta di formati CD e vinile in più colorazioni. Gli oltre
undici minuti iniziali della megalitica ‘Shine’ rassicurano
immediatamente l’ascoltatore: la granitica heavy-psichedelia
del precedente mini ‘Sucht & Ordnung’ (che recensiamo su queste
stesse pagine) non molla minimamente il tiro, portando definitivamente
la Infinite Church nell’orbita di label specialistiche sullo
stile di Nasoni e Krauted Mind. Le cavalcate chitarristiche
rallentano appena, lasciando campo libero ad un basso strabordante
ed agli inserimenti vocali di Marthynna (‘Land of free’), mentre
nella breve ‘Interludio’ riemergono soundscapes ambientali con
un approccio ‘cosmico’ verso la materia elettronica.. I sette
minuti della riflessiva ‘Time’ chiudono le danze, lasciando
libero sfogo ad un drone di basse frequenze che mette a dura
prova i coni degli speakers. Dopo essere stato l’alfiere del
rilancio in pompa magna del martial-folk nei tre lustri compresi
tra 1996 e 2010, l’istrionico viennese si conferma leader della
nuova confraternita psycho-rock che risponde al nome di ‘Infinite
Church of the leading hand’, quasi un novello Kabawata Makoto
con i suoi fedeli Acid Mother Temple in salsa europea, determinati
a spargere il sacro verbo del più sano ed old-fashioned freak’
n roll. §
https://derblutharsch.bandcamp.com
(Oflorenz) |
DER
BLUTHARSCH AND THE INFINITE CHURCH OF THE LEADING HAND
Sucht
& Ordnung
MiniCD (WKN)
Prosegue la saga lisergica di Herr Albin Julius e della sua
confraternita, che mentre scriviamo (ottobre 2017) ha raggiunto
la bellezza di quindici uscite
in soli sei anni, live inclusi. Qui ci occupiamo di un mini
con tre tracce proposto come di consueto dalla label proprietaria
WKN in CD e vinile, ma anche su cassetta dall’etichetta tedesca
Urtod Void. Rispetto agli ultimi lavori da noi ascoltati, ‘The
Cosmic Trigger’ e ‘Joyride’, la Infinite Church viennese calca
ulteriormente la mano sul lato hard-psichedelico e stoner che
già dal 2011 aveva fatto capolino nell’epocale transizione dal
Der Blutharsch ‘Mark I’- quello martial e neo folk per intenderci
– a quello ‘freakedelico’ della Infinite Church. Le sonorità
convergono massicciamente verso il tipico sound di formazioni
quali Electric Moon, Pyramidal e Krautzone, trovando totale
esaltazione nella lunghissima traccia finale (i brani non hanno
titolo), che resuscita il fuoco sacro degli Hawkwind di ‘In
search of space’ come se fossimo ancora magicamente cristallizzati
al 1971. Peccato la durata del disco sia di soli ventinove minuti,
non resta che premere nuovamente il ‘Play’ e ripartire da capo.
https://derblutharsch.bandcamp.com
(Oflorenz) |
BAD
SECTOR
Absolute Cassetta (Luce Sia)
Luce sia porta su supporto fisico, su nastro nello specifico,
questa raccolta digitale di colonne sonore di Bad Sector risalente
al 2015: la cassetta celebra un approccio minimale, che sacrifica
l'usuale maestosità delle magistrali strutture rumoristiche,
in favore di una ricerca di suoni semplici ed inconsueti, atti
allo scopo di fare da sfondo a documentari e video, rivelando
la grande duttilità di Massimo Magrini, non solo nel manipolare
i suoni, ma anche e soprattutto la sua attitudine a seconda
dei casi, rendendosi però sempre riconoscibile. Il genere trattato
partendo dal dark ambient, sterza quindi verso il drone e la
musica più sperimentale e rarefatta. La sensazione è che Magrini
abbia ritrovato questi audio dopo anni quasi per caso e, dopo
averli resi disponibili digitalmente, abbia compreso appieno
il loro valore, dandogli la giusta allocazione e forma fisica
su questa cassetta: questi suonano infatti come delle testimonianze
di ciò che Bad Sector era o è stato per un periodo ed ascoltarlo
è come sfogliare un album di vecchie foto, sempre emozionante,
talvolta sconvolgente.
http://www.bad-sector.com
(M/B’06) |
MAURIZIO
BIANCHI+ODRZ
MAUBIA55+ODRZ55
CD (Show Me Your Wounds Production; Luce Sia)
Maurizio Bianchi e gli ODRZ uniscono le forze per questa uscita
limitata a 290 copie di lacerante industrial. L'album si
dipana su tre suite i cui cluster ad opera di Bianchi hanno
subìto una vigorosa rimasticazione del duo lombardo che ci ha
costruito una solida officina intorno, come da tradizione. E
così, le caratteristiche trame sonore di Maurizio attraversano
i singoli brani immerse in scrosci di metallo urlante, macchinari
infernali e frequenze fuori dallo spettro uditivo, che ti prendono
al cervello, creando un effetto di apocalisse e vuoto esistenziale
a un tempo. La prima traccia ha dei loop quasi psichedelici
che pervadono il brano sino alla fine, infestati dai rumori
più svariati, mentre la successiva incarna la ruvidità del noise
più aggressivo, a cui segue la terza con nuovi loop riverberati
e rumori usuranti sui quali si innestano le dissonanti atmosfere
di Bianchi che prevalgono intorno a metà brano per poi reimmergersi
nelle claustrofobiche atmosfere metalmeccaniche. Molto originale
la confezione fatta di due quadrati di pavimento gommoso uniti
da quattro elementi metallici, caratteristica ormai consueta
degli ODRZ.
http://www.menstrualrecordings.org/maurizio_bianchi.htm;
http://www.odrz.org
(M/B’06) |
OTTODIX Micromega CD (Discipline)
La
creatura di Alessandro Zannier giunge al sesto album intitolato
"Micromedia". Questo nuovo lavoro è composto da nove tracce
caratterizzate da testi che parlano di astronomia, tecnologia, fisica,
scienza e fantascienza. Apre degnamente l'album "Cern" un brano molto
incisivo che può essere considerato la hit. Segue "Elettricità" canzone
dalle sonorità alla Depeche Mode anni '90. L'energia trasmessa non si
affievolisce nemmeno con la terza traccia "La risonanza" , altra
potenziale hit, caratterizzata da un ottimo connubio tra voce e musica.
Altra caratteristica da sottolineare sono i continui cambi d'atmosfera
che ben si amalgamano tra loro. Atmosfere un po' Trip-pop nel quarto
brano "Il mondo delle cose". Questo ha un'atmosfera delicata e
decisamente intima che avvolge l'ascoltatore già dal primo ascolto. La
quinta traccia è "Micromega Boy" che rappresenta anche il primo estratto
dall'album come singolo. Il brano ha un buon ritornello che colpisce
subito e "rimane in mente". Le atmosfere si rifanno "tranquille" con le
seguenti tracce. Degna chiusura dell'album è "Multiverso" che parte
lentamente ma a metà traccia diventa energica e coinvolge totalmente
l'ascoltatore, una traccia molto interessante e che per quanto mi
riguarda la considero la migliore del CD. "Micromedia" è un buon album.
L'ho trovato decisamente interessante e ritengo che sia uno di quei
lavori da ascoltare e riascoltare più volte affinché se ne comprendano
tutte le sfaccettature per poterne apprezzare la complessità. Un album
d'elettronica d'autore in cui nulla è lasciato al caso. http://www.ottodix.it/ (Nikita)
|
L’EFFET
C’EST MOI
Iside Panthea
LP (Steinklang Industries)
Mi fa un enorme piacere che a dieci anni dalla sua fondazione
il progetto di Recanati, nato dalla mente di Emanuele Buresta,
approdi al formato musicale per eccellenza: il vinile. Dall’esordio
nel 2006 con il CDr ‘Tomber en Héros’ (ricordo che me ne occupai
su queste stesse pagine), l’Effet c’est moi ha costantemente
mantenuto un livello qualitativo di grande
levatura, regalandoci le sue sinfonie marziali nel corso di
cinque lavori in formato digitale, l’ultimo dei quali , ‘En
guerre aver amour’, licenziato due anni or sono dalla premiata
Old Europa Cafe. Autore unico nonché produttore dei sei brani
presenti in ‘Iside Panthea’, Emanuele dedica un concept di grande
interesse storico alla figura della divinità egizia Isis (per
gli egizi Aset), ed in particolare al culto che ebbe nell’ambito
della Roma Imperiale. Sin dall’iniziale ‘Purificatio’ emerge
fulgida quella che si rivela la cifra stilistica dell’intero
lavoro: arie mistiche, melodie cariche di mistero, un tappeto
percussivo dal sapore antico che richiama alla mente i lavori
dei grandi Dead Can Dance dell’era di mezzo (quella più ‘etnica’)
cesellano un tributo di spessore alla dea della maternità e
della fertilità, figura celeste tra le più importanti dell’antico
Egitto che assunse importanti legami con il mondo della magìa
e dell’ al di là. E proprio qualcosa di magico vivrete lasciandovi
rapire da questa musica fuori dal tempo, capace di trasportarci
in un’arcaica dimensione oramai persa nei meandri della storia
e del mito. L’ elemento ‘marziale’ tipico dei lavori precedenti
segna il passo lasciando opportunamente spazio ad ambientazioni
quasi cinematiche (‘Iside Panthea’ sarebbe un’ottima colonna
sonora!), ove l’elemento elettronico-sintetico non prende mai
il sopravvento, affiorando in particolare nella terminale ‘Milvus’.
Numerato a mano e limitato a cento copie, l’esordio vinilico
di l’Effet c’est moi é un cosiddetto ‘single sided’, con tutti
i brani registrati sul solo lato A, ed esce per mano di Steinklang
Industries, label austriaca dal catalogo che in area neofolk,
ambient -industrial e martial non teme confronti a livello mondiale.
Registrato nel corso del 2016, ‘Iside Panthea’ é il sesto sigillo
del progetto di Recanati, e celebra magnificamente i dieci anni
di carriera sotto i vessilli di L’Effet c’est moi: fatelo vostro.
www.facebook.com/LEffetCEstMoi
(Oflorenz) |
WUORNOS
AILEEN
Inerzia
CD (Luce Sia)
A due anni dall’ottimo ‘Angst Vor Der Angst’ ritorna in studio
Wuornos Aileen, una delle migliori formazioni power-electronics
nostrane e non solo. Quattordici brani nuovi di zecca proposti
in formato CD digipak dall’ormai affermatissima label elvetica
Luce Sia, alla cui nutrita produzione analogica su nastro iniziano
ad affiancarsi già da qualche
tempo le prime uscite in digitale. L’attacco di ‘Noia’ mette
subito le carte in tavola, svelando gli spigoli più estremi
di un disco senza troppi compromessi, dove alle caratteristiche
oscillazioni sinusoidali dei modulari (ascoltate ‘Black Stars
Rise’), vero marchio di fabbrica del progetto piemontese, si
affiancano stilettate di ‘wall-noise’ ma anche parentesi di
paranoico e soffocante industrial vecchia maniera. Due gli ospiti
chiamati a raccolta per l’occasione. Il bresciano Claudio Frassine
‘Mademoiselle Bistouri’ mette al servizio di ‘Morder’ i suoi
celebri ruvidissimi noise-walls, che dopo l’iniziale sequenza
di ‘number-stations’ vanno a sopraffare una nenia malata soccombente
in sottofondo, mentre in ‘Idiosincrasia’ presta un recitato
i cui echi rimbalzano tra le spire ipnotiche di un beat lentissimo
quanto insistente. Il musicista e fotografo ceco Jan Kruml,
in arte Instinct Primal, supporta invece i nostri nella tostissima
‘Irm’ (titolo che richiama alla mente un altro grande progetto
svedese!), brano dall’incedere tipicamente WA proprio come la
precedente ‘Separate from itself’, opera delle due anime femminili
del gruppo (composizione di Tiziana e voce per Laura) che suona
come un vero tributo ai seminali Suicide. Il cantato filtrato
di Laura calza a pennello anche nell’incredibile e stralunata
cover del classicissimo ‘Bang Bang’, interpretato innumerevoli
volte dal 1966 ad oggi ma certamente mai in maniera tanto originale:
chissà cosa ne penserebbero Sonny Bono o Nancy Sinatra! L’attuale
formazione a quattro del gruppo, con la doppia voce maschile
e femminile di Lorenzo ‘Abattoir’ e Laura Agerli, dona maggiori
opportunità sia in studio che in occasione delle spettacolari
performance live del gruppo. ‘Riflessioni sullo stato di morte’
da spazio allo straniante recitato di Lorenzo, che si ripropone
anche in ‘Dinamite + sirene 1+1+1=1’, sulfureo episodio dal
titolo che pare richiamare futuristiche memorie. Tra le ultime
esalazioni del disco ‘Come play with us’ deborda pericolosamente
tra Whitehouse e Consumer Electronics, mentre ‘IO HQ’ porta
via gli ultimi residui di sanità mentale con i suoi quattro
minuti di compulsive ed epilettiche oscillazioni. Una futuristica
chiesa della periferia torinise immortalata da Tiziana in un'ottimo
scatto fa bella mostra di sè sulla cover, incastonata nell'artwork
simil-ruggine: quando suono e immagine si sposano alla perferzione.
http://www.wuornos-aileen.org/
(Oflorenz) |
ALPHAMAY
The Simulation Hyphotesis
CD (Timezone)
Duo tedesco attivo dal 2016, anno dell’esordio di ‘Twisted Lines’,
Alphamay risponde alle menti della coppia di amici Cris Frickenschmidt
ed Henning
Hammoor, e si presenta come vero e proprio progetto multimediale
integrante musica, visuals e lightshows dedicati. ‘Alphamay
combines hypermodern media aspects with a sense of retro influences’,
recita la pagina Discogs del gruppo, e senza dubbio vederli
in azione dal vivo permetterebbe di apprezzare appieno la proposta
dei tedeschi; dal mero ascolto di ‘The Simulation Hypothesis’
emerge un pronunciato legame con il synth pop tipicamente eighties
da un lato, ed una tendenza ad uniformarsi agli odierni standard
della modernissima dark-electro teutonica dall’altro, peraltro
seguitissima in patria e recitante un ruolo di sempre maggior
spicco nei principali festival nazionali. Se le prime battute
del disco, ascoltate in particolare l’iniziale ‘Missing me’,
profumano di Human League e Depeche Mode d’annata, con il trascorrere
dei minuti il mood di And One, Blutengel ed altri campioni del
genere emerge prepotente, limitando un tantino il potenziale
espressivo ed innovativo della coppia, auto-costretta all’interno
di steccati ormai iper-inflazionati ed appetibili più per le
platee di danzerecci che per un pubblico di veri ascoltatori.
In ogni caso un buon disco di synth-pop, ben suonato e prodotto,
chi è affascinato dal genere apprezzerà certamente.
http://www.alphamay.de
(Oflorenz) |
THE
TAPES
Time out of joint
Cassetta + CDr + nastro tagliato (Luce Sia)
Continuano le ristampe imprescindibili della introvabile discografia
dei fratelli Drago ad opera dell'ottima Luce Sia: questa volta
Sacha
e Nebo si sono superati, creando oltre all'usuale cassetta limitata
a 60 copie, una versione parallela limitata a 20 copie che include
anche un cdr con due tracce inedite e ad un nastro tagliato
contenuto in un tubo metallico. L'album ripropone l'ultima uscita
dei The Tapes del '93, "Il tempio", in una versione rimasterizzata
e rimaneggiata: le tracce sono suddivise in quattro brani per
lato. Sul lato A, la prima traccia "Time zone I", ricalca la
caratteristica synth-wave del duo, mentre le successive "Berlin
89" e "Time out of joint" sono decisamente più sperimentali,
rispettivamente un estratto di un discorso probabilmente preso
da un film ed un loop ritmato che converge sulla finale "Sogni"
introdotta da un'altra voce registrata, la quale lascia spazio
a qualcosa che ricorda i primissimi T.A.G.C. Il lato B è forse
quello più sorprendente, benché meno sperimentale: "The overlay"
è una splendida marcia industrial, mentre "Il tempio" mescola
idealmente il sax con i primi Der Blutharsch. "Tanz fabrik"
funge da intermezzo prima della finale e quieta "Notturno".
Il cdr contiene invece brani composti nello stesso periodo in
occasione di un'esibizione in collaborazione col fotografo Roberto
Piu: campionamenti vocali, gorgoglii e gli sfrigolii di un modem
56K in sottofondo compongono il primo brano, mentre il secondo
"La sonda cromatica" ha un'atmosfera potente e catacombale,
che viene poi ripresa ed amplificata nel nastro tagliato.
https://it-it.facebook.com/LUCE-SIA-168848936784613
(M/B’06) |
LACOLPA
Mea maxima culpa
CD (Toten Schwan)
Clangori metallici ed il basso di Andrea Moio (ex Sùr) che risuona
nel petto, anticipano la voce cavernosa e terrificante di Mario
Olivieri (ex Deviated Sister TV, attivo coi progetti Moana e
Attualità Nera): inizia così il primo full length dei LaColpa,
progetto sludge/doom/black metal - noise che succede al singolo
Soil, uscito a settembre dell'anno scorso,
del quale viene remixato il singolo "Soil" per l'occasione.
Tre pezzi lunghissimi, calmi e tempestosi a tratti, tra i dieci
ed i quindici minuti l'uno, tempi in piena aderenza alla filosofia
sludge, ma comuni anche al genere ambient che è la specialità
di Cecco (che qui si occupa di elettronica, noise, trapani,
catene, samples) coi suoi Cropcircle; completano la line-up
Davide Destro (ex Infection Code) alle chitarre e Davide Boeri
(ex Septical Gorge) alla batteria. Tutti e cinque i componenti,
pur avendo background musicali piuttosto distanti e talvolta
agli antipodi, sono accumunati dalla passione viscerale per
il metal estremo e grazie alla loro consolidata professionalità
ed esperienza sono riusciti a convergere in un lavoro devastante,
rivelando talvolta, come nel caso di Mario in veste di cantante,
doti inattese e non comuni. I brani hanno un incedere molto
lento e pesante, di una pienezza che non ha nulla da invidiare
ai gruppi death metal più titolati: il sound infatti ricorda
quello più evoluto dei Dismember ed è ottimamente bilanciato,
brutale ma mai rozzo, grazie all'eccellente lavoro fatto dalle
forze congiunte di Dano Battocchio e Paul Beuachamp rispettivamente
presso i loro Deepest Sea Studio e O.F.F. Studio a Torino, e
dello stesso Cecco Testa (Guilty Coven Studio), a cui è seguita
la masterizzazione ad opera di Brad Boatright presso gli Audiosiege
Mastering a Portland. Altra nota: confezione e grafica di entrambe
le edizioni in cd e cassetta stratosferici. Consigliato a tutti
gli amanti del metal e del noise, questo album proietta nuova
luce in ambienti stantii.
https://www.facebook.com/pg/LaColpa666
(M/B’06) |
SITTING
GIRL WITH ARMS BENT
Sitting girl with arms bent
Download (Black & White Dog Records)
Debutto solista per la torinese Giuditta Corgnati, ex cantante
e bassista dei Moldig: dieci tracce per poco più di mezz'ora
di musica. Dark post-punk
dai suoni puliti e dal basso vibrante, guidato dalla voce sensuale
di Giuditta che si dipana e prevale sempre sui ritmi lenti e
cadenzati dettati dalla batteria e dai fraseggi chitarristici
che ricordano i Bauhaus. L'album è ben registrato e bilanciato
a livello sonoro, con un piglio originale e vagamente alternative
rock. Tuttavia la scelta di privilegiare la voce rispetto agli
strumenti li filtra e spersonalizza rendendo piuttosto faticoso
memorizzare e distinguere i differenti brani anche dopo svariati
ascolti, benché siano molto diversi tra loro: in particolare,
la semplicità e monotonia della batteria, pur lasciando ampio
spazio all'interessante voce di Giuditta, non la costringe a
particolari sforzi per emergere, consentendole di adagiarsi
su un terreno che le è congeniale, ma che la rende poco incisiva.
E' un discreto lavoro, eseguito con dedizione e professionalità,
e lascia intravedere un buon potenziale che potrà svilupparsi
ulteriormente nelle prossime uscite.
https://www.facebook.com/pg/Sittinggirlwitharmsbent
(M/B’06) |
EMPTY
CHALICE
Emerging is submerging • The evil
Cassetta (Industrial Ölocaust Recordings)
Dopo il travagliato, ma ottimo debutto "This way is called black",
ritorna il progetto principale di Antonio Airoldi con un lavoro
in grande stile, tanto da aver attirato sin dall'inizio l'attenzione
della leggendaria ed estremamente selettiva Industrial Ölocaust
Recordings, etichetta inscindibilmente legata alla Akkademia
Esoterica Üsher, organizzazione dedita a studi mistico-esoterici.
In uscita su cassetta limitata a sole 31 copie, questo album
in gestazione già da fine 2015, prende musicalmente le mosse
dalle tetre atmosfere di gruppi avanguardistici delle scene
black metal e limitrofe, queste ultime facenti capo a progetti
come Mysticum e MZ.412, concentrandosi in particolare sulle
sonorità dark ambient/drone, ed abbandonando la componente noise/industrial
vera e propria per lasciare spazio ad atmosfere ancestrali che
chiamano in causa illustri predecessori come gli Zero Kama.
Cinque tracce per circa un'ora di musica, che funge da colonna
sonora per un tetro percorso trascendentale verso uno stato
di coscienza superiore: "emerging is submerging", che è come
dire "ciò che è in alto è come ciò che è in basso", l'ermetismo
e l'alchimia incontrano le atmosfere di Airoldi grazie anche
al fiuto ed allo straordinario supporto di Mario Cardinale della
IÖR, che per primo ha intuito le potenzialità di questo lavoro.
https://www.facebook.com/empty.chalice
(M/B’06) |
LA
JOVENC
Mater
CD (SonicaBotanica)
La Jovenc è lo pseudonimo dietro a cui si nasconde Giovanni
Dal Monte, nome meno conosciuto di altri colleghi illustri,
ma di grande rilievo nella scena musicale internazionale attuale
e passata, specie nell'ambito delle colonne sonore. Artisti
come Barry Adamson, John Zorn e gli Arty Ensemble Of Chicago
gli hanno tributato apprezzamenti e la sua bacheca è ricca di
riconoscimenti e collaborazioni eccellenti con registi come
Bruce Labruce e gruppi come Massive Attack, Murcof e Scanner.
L'amore per la musica lo portò fin da bambino a suonare la chitarra
da completo autodidatta, contro il volere dei genitori, ma favorito
da un orecchio assoluto e da un notevole talento. Dopo un'adolescenza
all'insegna di rock, reggae e blues intorno ai vent'anni sterzò
verso il jazz e la musica classica, iniziando a comporre colonne
sonore per film storici come il "Nosferatu" di Murnau. Dal 1999
si innamorò definitivamente della musica elettronica che lo
porterà a creare opere sotto il nome La Jovenc, dove aleggia
prevalentemente una commistione elitaria di elettronica, glitch,
blues, jazz e sperimentalismo. Quest'ultimo album è una nuova
scommessa: esso consiste nella trascrizione di partiture midi
di musica rinascimentale, lasciando la riproduzione ai synth
consentendo alle macchine di riprodurre e riscrivere quasi autonomamente
la musica. Dal Monte è infatti intervenuto suonando gli strumenti,
ma lasciando, probabilmente con una sorta di processo di generazione
casuale, la creatività o il libero arbitrio ai sintetizzatori,
ed intervenendo a valle per ritoccarne le derive fisiologiche.
Unica eccezione è "Heaven's grace", brano appartenente al passato
ed unico ad avere una parte cantata. Il risultato è sicuramente
piacevole ed interessante e richiama la sempre più attuale volontà
dei musicisti di allargare l'influenza della tecnologia nell'atto
creativo e di resa sonora, anche se in questo caso il controllo
umano sul risultato è ancora giustamente forte e pregnante.
http://www.giovannidalmonte.com
(M/B’06) |
VARIOUS
ARTISTS
Visions of darkness (In Iranian Contemporary Music)
Doppio CD (Unexplained Sounds Group, Cold Spring)
Raffaele Pezzella, mente a capo della Unexplained Sounds si
è sempre contraddistinto non solo per la sua straordinaria apertura
mentale, ma anche per l'eccellente fiuto nello scovare in giro
per il mondo e nei luoghi più impensabili autentiche
gemme da lui mirabilmente trasformate in album o in prodotti
disponibili su piattaforme come Soundcloud. "Visions of Darkness"
non fa eccezione: questa ricognizione nella scena ambient/noise/drone
iraniana, è qualcosa di davvero straordinario e senza precedenti.
Non serve spendere parole sulla situazione in cui versa la libertà
di espressione e culturale in questo paese: ascoltare i brani
e trovare un numero così esteso di contributori di livello così
alto rende ancora più notevole questo lavoro. Due cd con ventun
brani per altrettanti gruppi, tra i quali spiccano nomi che
sono già una rivelazione come quello di Morego Dimmer qui presente
coi progetti "Nyctalllz" e "Xerxes the dark", con quest'ultimo
che propone un pezzo che può ricordare per maestosità gruppi
del calibro di Herbst9, ma anche nomi freschi di artisti autodidatti
che si sono avvicinati alla musica prestissimo come Hossein
Rangchi e geniali outsider come i due fratelli di "Saint Abdullah"
che mescolano il dub a campionamenti vocali locali sullo sfondo
dell'islam sciita. A questo si aggiunge il supporto sempre di
alto livello della Cold Spring che col suo team ha prodotto
in maniera eccellente il disco, esaltando con un suono perfetto
le ottime idee di questi artisti.
http://coldspring.co.uk;
https://www.facebook.com/unexplainedsoundsgroup
(M/B’06) |
A
SPHERE OF SIMPLE GREEN
With an oblique glance
CD (Azoth)
Prosegue la sfidante avventura di Simon Balestrazzi con la sua
Azoth, label fondata nel 2015 con lo scopo di diffondere materiale
proprio o relativo ad artisti/progetti a lui vicini. Dopo tre
uscite a nome Simon Balestrazzi ed una sotto l’egida di Candor
Chasma (il sodalizio con Corrado Altieri), eccoci
al cospetto del nuovo capitolo targato A Sphere of Simple Green,
che da seguito al mini di esordio ‘Untitled Soundscapes’ licenziato
da Magick with Tears nel 2011. Il progetto isolano vede in azione,
oltre lo stesso Simon, Adriano Orrù al contrabbasso e Silvia
Corda (che ha ospitato tra l’altro le registrazioni del disco)
alle prese con pianoforti non convenzionali e glockenspiel.
I rintocchi di piano che duettano con il substrato vagamente
tribale dell’iniziale ‘An extremely narrow path’ rendono immediatamente
l’idea della cifra stilistica che alimenta gli intenti del trio
sardo, riassumibile a pieno titolo sotto il termine di ‘Avanguardia’.
Il gioco si fa più ostico nella seguente ‘Something I Saw in
the Mist’, la cui anima ‘concreta’ rimanda ai primissimi lavori
di Nurse with Wound, tra ‘Chance meeting…’ ed ‘Homotopy to Marie’
per intenderci. Se nei precedenti lavori a proprio nome piuttosto
che come Candor Chasma Simon aveva espresso il suo lato maggiormente
‘industrial-noise’, con Orrù e Corda ci introduce decisamente
negli astratti territori confinanti con la classica contemporanea
ed il minimalismo pionieristico dei primi, grandi sperimentatori
del secolo scorso. In tutto ciò l’armamentario analogico di
Balestrazzi, forte di nastri, devices modificati ed oggetti
utilizzati a mo’ di strumenti assolutamente non convenzionali,
si sposa alla perfezione con il piano trattato di Silvia ed
il contrabbasso di Adriano, dando vita a quella che potremmo
definire una piccola orchestra non conforme. Anti-musica per
il cervello ancor prima che per il cuore, la proposta di ASOSG
si esalta nei silenzi che si alternano a momenti di palpabile
tensione (‘Perception of the Margin’), e trova piena realizzazione
nell’improvvisazione ‘free-form’ che rivela la formazione di
stampo anche jazzistico dei sodali di Balestrazzi. Mettetevi
alla prova!
https://azothrecordings.bandcamp.com
(Oflorenz) |
MASSIMO
OLLA
Structures
CD (Azoth)
Cagliaritano classe 1964, Massimo Olla é noto nell’area industriale
e d’avanguardia nostrana per la sua serrata ricerca nel campo
dell’ideazione e creazione di strumenti elettro-acustici totalmente
customizzati. Ci riferiamo in particolare ai celebri (d)Ronin,
piuttosto diffusi non solamente nel campo degli artisti underground
ma anche scelti e voluti da nomi
internazionali di prim’ordine, FM Einheit di Einsturzende
Neubauten su tutti. Operativo musicalmente sotto l’egida del
suo personale progetto Noisedelik (quattro le uscite ad oggi,
la prima nel 2012), Massimo si è distinto per svariate collaborazioni
con attori primari della scena italiana, tra i quali i ‘vicini
di casa’ Altieri, Balestrazzi e Becuzzi ma anche M.Bianchi,
Satanismo Calibro 9, Paolo Bandera, Lyke Wake e Moreno Padoan.
Nomi che, per chi frequenta la cosiddetta ‘grey area’, non
necessitano certamente di particolari presentazioni. Registrato
interamente con l’ausilio di strumenti auto-costruiti e non
convenzionali nel biennio 2016/2017, ‘Structures’ é l’esordio
assoluto a nome Massimo Olla, nonché sesto numero di catalogo
per l’etichetta ‘Azoth fondata e gestita in prima persona
da Simon Balestrazzi. Suddiviso in sette movimenti, uno dei
quali supportato proprio dall’intervento di Simon, il lavoro
di ricerca di Olla esprime il massimo risultato possibile
dall’utilizzo creativo di tre elementi basici: legno, plastica
e metallo. Proprio il metallo tra l’altro é elemento fondamentale
nella gran parte dei devices creati da Olla, che montano in
maniera mirabile corde e molle installate su placche in acciaio.
L’orchestra di ‘non-strumenti’ diretta da Massimo interagisce
con loops e layers elettronici fondamentali nel dare al tutto
un amalgama finale, di assoluto interesse per chi sia avvezzo
alla libera forma improvvisativa in campo ambient-industrial
e d’avanguardia. Il criterio esecutivo prediletto dal nostro
rende peraltro assai interessanti anche le esibizioni live,
occasioni in cui è possibile apprezzare al meglio la formula
‘mezzo/risultato’, aspetto basilare ed intrigante nell’universo
espressivo di sperimentatori come Olla. Un nuovo capitolo
sfidante ed avvincente per la giovane etichetta di Simon Balestrazzi.
https://azothrecordings.bandcamp.com
(Oflorenz)
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ANGELO
BIGNAMINI
Decay
Cassetta (Luce Sia)
Debutto solista per Angelo Bignamini, membro della band di rock
psichedelico "The Great Saunites", nonché del duo sperimentale
"Filtro" e creatore
del progetto "Lucifer Big Band": mezz'ora di musica, una traccia
per lato. Il lavoro si fonda sulla manipolazione di nastri e
l'utilizzo di porzioni di questi, riprendendo la lezione di
Pierre Schaeffer e Pierre Henry degli anni'50 i quali a loro
volta fecero proprio il concetto base dell'industrial e della
beat generation di Burroughs e Gysin. Il risultato è un interessante
collage DIY di rumori in presa diretta dall'effetto devastante,
sapientemente rafforzati da riverberi, distorsioni ed ulteriori
stratificazioni. Il primo lato inizia in maniera quieta, sottotraccia,
con un crescendo di rasoiate lancinanti che si dissolvono a
metà strada poco dopo aver raggiunto l'apice, lasciando spazio
a gorgoglii che riecheggiano come sassi che frangono lo specchio
d'acqua di uno stagno. Da questo loop riprende il lato B, più
isolazionista e riflessivo, con tonfi sordi e sismi in lontananza
a pervadere la traccia sino alla sua conclusione. Un ottimo
esordio, senza se e senza ma.
https://it-it.facebook.com/LUCE-SIA-168848936784613
(M/B’06) |
COMMON
EIDER, KING EIDER
Shrines for the unwanted, respite for the cast aside
CD (Cold Spring)
Ritorna questo collettivo californiano attivo ormai da diversi
anni e capitanato da Rob Fisk (Badgerlore, 7 Year Rabbit Cycle,
ex Deerhoof), Andee Connors (A Minor Forest, P.E.E., ticwar,
Lumen, ex J Church), Andrew Weathers e Blaan Tod. Quattro lunghe
suite per quasi un'ora di musica drone a base di chitarre che,
attraverso un vero e proprio rituale collettivo, proietta l'ascoltatore
in mondi sconosciuti, fatti di pesante oscurità che il contributo
della tetra voce di A.C. Way dei Suten Hexen nell'ultima "Litha"
contribuisce a ispessire. Di questi ultimi si percepisce non
solo la presenza, ma aleggia la fondamentale influenza su tutto
l'album, come fu per Malefic con Black One dei Sunn O))). Rispetto
a questo se si vuol fare un confronto, le partiture sono ancora
più dilatate, la musica insiste molto sull'intensità e la stratificazione
dei suoni, specie in "The dark Winter", con un uso dei piatti
che ricorda l'inarrivabile In Den Gärten Pharaos dei Popol Vuh
unito a percussioni in sottofondo dalla frequenza molto intensa.
https://www.facebook.com/CommonEiderKingEiderCaribouPeople
(M/B’06) |
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