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COMMON EIDER, KING EIDER & COBER ORD
Palimpseste
Digital Album  (Cyclic Law)

Nuovo lavoro limitato a 500 copie per il collettivo californiano che idealmente prosegue la collaborazione con Yan Arexis avuta con il precedente Égrégore, unendosi in questo caso al suo progetto Cober Ord.
Il sodalizio accentua il lato rituale e isolazionista affine al duo francese, che guida gli americani attraverso grotte e luoghi segreti nei Pirenei, sede delle registrazioni effettuate.
Come già per
Égrégore, anch’esso registrato nelle stesse zone, le energie di questi posti vengono veicolate sapientemente in maestose ambientazioni attraversate da sussurri tetri e misteriosi, suoni minimali e soundscapes per tutta la durata dei cinque brani.
Anche qui gli elementi naturali la fanno da padrone e, anche se sembrano accoglienti e ospitali come il canto degli uccelli all’inizio dell’ultimo brano, presto la scena si trasforma con soverchianti riverberi e voci distorte che sembrano turbinare e stordire l’ascoltatore, ormai giunto alla fine di un viaggio che ha del mistico.
Sito web: https://www.facebook.com/CommonEiderKingEiderCaribouPeople
(M/B’06)

CORDE OBLIQUE
The moon is a dry bone
CD (Dark Vinyl Records)

Ottavo full length per i campani Corde Oblique, seconda uscita consecutiva per la Dark Vinyl Records, storica etichetta tedesca avvezza a sonorità ambient industrial, ma che negli ultimi anni ha visto una progressiva apertura verso altri generi. Quello suonato dal gruppo guidato da Riccardo Prencipe, autore come sempre di tutte le musiche, in particolare è sempre stato principalmente folk, ma con questo nuovo lavoro i Corde Oblique compiono una singolare sterzata verso lo shoegaze, con episodi inusuali come la title track.
La melodia ed il consueto songwriting influenzati dalla world-ethno, ma anche dalla musica popolare, occupano tuttavia sempre la gran parte dell’album e trovano nuova linfa attraverso l’inserimento di ospiti d’eccezione alla voce come Andrea Chimenti degli storici Moda, Sergio Panarella (Ashram) e Miro Sassolini (Diaframma) per la parte maschile, Caterina Pontrandolfo, Denitza Seraphim e l’attrice Maddalena Crippa alla parte parlata de “La casa del ponte” per la parte femminile, oltre a Rita Saviano che è invece membro stabile del gruppo. Caterina, grazie alla sua lunga militanza nel gruppo, è la protagonista indiscussa degli episodi più coinvolgenti dell’album, in particolare nel brano “Le grandi anime”, mentre la bulgara Denitza canta nella cover degli Anathema “Temporary peace”, unico pezzo in inglese.
Chiude lo strumentale “Almost blue II”, che riparte dall’opener, assumendo però tratti morriconiani. Ancora una volta questo gruppo non delude, evolvendosi senza rinunciare alla sua identità e proponendo ancora una volta un prodotto di alto livello e ricco di sfumature ed ispirazione.
Sito web: http://www.cordeoblique.com
(M/B’06)
CORDIS CINCTI SERPENTE
Mala O
Digital Album  (Industrial Ölocaust Recordings)

Giovanni Lisi, musicista che si cela dietro al progetto Cordis Cincti Serpente, ritorna a distanza di tre anni con un nuovo lavoro.
“Mala O” rappresenta la prosecuzione ideale in termini magici dell’opus alchemica iniziata col precedente “Cenobitorium”: quest’ultimo, che trae ispirazione dal romanzo “Schiavi dell’inferno” di Clive Barker, rappresenta la messa a fuoco di una situazione ormai relegata nel passato, l’estremizzazione dei concetti di Eros e Thanatos, mentre “Mala O” ne costituisce il passo successivo come rituale di bando e maledizione, espresso in musica.
Dieci brani per quasi un’ora di musica, fatta di in pieno stile DYI: “il processo è il prodotto”, come dice lo stesso Giovanni, ripetendo il vecchio detto del T.O.P.Y. Dal quieto e oscuro muro di frequenze dell’opener “Buio. Omega.”, si passa a “Squirm”, sorta di rituale sessuale, per proseguire con i loop che pervadono la title track. “ArsMagica”, il brano centrale e forse non solo per la sua posizione nella scaletta, è una sinfonia dissonante profondamente evocativa, che riporta ai fasti di “Credo” degli Ain Soph.
I rantoli cacofonici di oscuri demoni costituiscono l’ossatura principale di “Slug”, mentre la successiva “Banish” assume toni tribali e mistici, prima di lasciare il campo agli ultimi due pezzi “NanaRanaSlut”, che ricorda le atmosfere desolate del primo Maurizio Bianchi, e “Hurt”, cover dei Nine Inch Nails completamente stravolta. È un lavoro allucinato e oscuro, capace di attraversare la mente come un coltello affilato e va ascoltato al buio e a volume alto: il rituale va consumato in solitudine e possibilmente lontano da orecchie indiscrete.
Sito web: https://www.facebook.com/cordiscincti
(M/B’06)
FLORAL TATOO
You Can Never Have A Long Enough Head Start
Digital Album (autoprodotto)

Rumori di sottofondo anticipano un parlato su cui tastiere dettano suoni semplici ed onnipresenti; poi le campane.
È così che inizia “You Can Never Have A Long Enough Head Start” il secondo album dei Floral Tattoo, band di Washington i cui connotati sono spiegati dal proprio profilo Facebook: “il progetto che nasceva solista ora è una band. Suoniamo e urliamo di più ora”.
Alex Anderson (voce e chitarra), Gwen Power (chitarra, tastiere, voce), Travis Powell (basso) e Christian Taylor (batteria) entrano nel vivo con la seconda traccia in cui si capisce piuttosto bene il sound dell’intero lavoro. “Life in color” è dominata da chitarre tanto distorte quanto emotive e capaci di farti viaggiare in un piacevole limbo sonoro. La linea melodica riporta molto alla “Ceremony” dei New Order o, restando in Italia alla “Gennaio” dei Diaframma; è uno dei brani migliori del disco.
“Julius & Ethel” e “Oar house” partono con arpeggi per poi lasciarsi andare alle distorsioni, mondi più congeniali alla ditta. Il cantato sembra quasi staccarsi dal contesto, in leggero sottofondo, quasi a non disturbare il caos generato dalle 6 corde.
“She” è il pezzo che potrebbe essere lanciato alle radio. Più pop (o college rock) e meno indie noise, ma forse meno efficace di altri brani.
Nella prosecuzione del disco, troviamo anche una voce che si fa sguaiata come se fossero i Pogues di Shane MacGowan (con tanto di applausi finali); una sognante “Danny be well” ed una “Redding forest fire” che trova la carta vincente quando al noise si unisce un parlato particolarmente efficace.
Finale per “My life fell part this year” in cui un onnipresente organo, accompagna il canto, che vuole tramutarsi in una sorta di saluto corale verso la conclusione.
(Gianmario Mattacheo)
HIDDEN HOUSE
S/t
CDR / Digital Album (Autoprodotto)

Milano ha una nuova gothic band, gli Hidden House, duo formato da Unfaithful (voce e chitarra) e Tenebrio (voce e basso).
Unfaithful è un musicista già noto nella scena dark wave meneghina poiché ha avuto molti progetti musicali negli anni passati. La prima band in cui ha suonato, sul finire degli anni '90, sono stati i Dusting Tears che richiamavano per il cantato in italiano i Diaframma. I Dusting Tears nel 1999 hanno partecipato al primo Dark Day al Binario Zero di Milano.
Terminato questa esperienza, nei primi anni del nuovo secolo, Unfaithful ha fondato i Mortal Hope band dalle sonorità più Gothic rock. Altra esperienza musicale di Unfaithful fu il progetto personale e omonimo dedicato al dark folk. Poi per circa 10 anni non ha avuto nessun progetto musicale e a metà dello scorso anno si è unito a Tenebrio per questo nuovo progetto che "Strizza l'occhio" sia al Gothic rock che alla Dark wave.
Tenebrio invece proviene dalla scena metal estrema e dall'electro industrial. Ha suonato a due progeti solisti sperimentali chiamati Teka Phobia e Karmàdoom e suonato in due bands: i Nyarlathotep (2000-2003) e i Drown in Blood (2009-2015). Attualmente fa parte della band Cold Raven.
Il duo ha esordito con questo EP contenente 4 tracce: "Hide" ed "Ossium" cantate da Unfaithful, e "Over" e "Real" cantate da Tenebrio. I testi e le musiche sono stati scritti dagli Hidden House, tranne "Ossium", il cui testo è stato scritto da Paola Bianchinelli.
Le atmosfere di questo mini album sono fedeli al trad-goth, genere che ha dato molto soprattutto alla scena anni '90 (Nosferatu, The House of Usher, Vendemmian, etc).
Vedremo in futuro cosa potranno proporci, intatto per farvi un'idea potete ascoltarli in varie piattaforme di streaming musicali (Spotify, Deeezer, etc).
Sito web: https://hiddenhouse1.bandcamp.com/
(Nikita)
HØRD
Bodies
Digital Album (Avant! Records)

A distanza di due anni da “Parallels” la Avant! pubblica il quarto full length del progetto del francese Sebastien Carl, in vinile come tutte le altre uscite, eccezion fatta per il debutto autoprodotto su cassetta, ormai oggetto di culto.
Grazie alle sue indubbie qualità artistiche e musicali e ad una cospicua serie di esibizioni dal vivo in tutta Europa, Carl è riuscito con la sua mescolanza di synth-wave, ebm ed electro-pop a crearsi un discreto seguito.
Il nuovo lavoro non delude minimamente, anzi è ancora una volta un capolavoro di pezzi ritmati dai toni sognanti e contemplativi, altamente suggestivo, dove delicati synth e voci incontrano ritmi analogici in pieno stile eighties attraverso otto brani accattivanti e ispirati, che raccolgono e condensano le ingombranti eredità della musica cosmica, di quella industrial ebm e delle colonne sonore di Brad Fiedel.
“Bodies” è il viaggio che tutti vorrebbero fare almeno una volta nella vita.
Sito web: https://www.facebook.com/hordmusic
(M/B’06)
ICYDAWN
Rituals of obsession
Cassetta (Luce Sia)

Luce Sia ristampa su nastro il cdr “Rituals of obsession”, limitato a sole 23 copie, uscito per la svizzera “Show me your wounds” e distribuito in occasione del “Villa Festival” del 2012, tenutosi nei pressi del lago Trasimeno, questa volta rimasterizzato da Attila Folklor e con un nuovo artwork ad opera di Elena Micheli (Rosa Lavita). Per chi non lo sapesse, la mente dietro al progetto in questione è Sacha Rovelli, co-fondatore della stessa Luce Sia, persona di straordinaria sensibilità e cultura nell’ambito della musica sperimentale.
Rispetto alla prima stampa, per esigenze del formato, ma anche per alleggerire la lunga suite di quasi un’ora che è “The curse of recurrent mind proceedings” è stata divisa in due, rendendola sicuramente più abbordabile per un pubblico meno avvezzo a tali sonorità, ma rivelando anche in maniera più esplicita le sue due nature, ossia quella liturgica, che richiama progetti come Raison D’Être e Desiderii Marginis, unita ad una sorta di sorpresa mista a sbigottimento che ci attraversa ascoltando i Popol Vuh di “In den Gärten Pharaos” che costituisce la prima parte, e quella invece più estrema, astratta e rumoristica che prevale nella seconda. Nella prima, una sorta di coro viene ripetuto con minime variazioni e mescolato con frequenze lancinanti al limite dell’udibile e del sopportabile, creando un senso di smarrimento e di vivo contrasto tra un’atmosfera apparentemente calma ed un male oscuro che divora la mente. Quest’ultimo si sviluppa prepotentemente sotto forma di un lungo intermezzo in chiave noise, salvo poi gradualmente sparire verso la fine, lasciando nuovamente spazio alla calma mistica del loop iniziale. Il brano "Sad Autumn" è in questo caso posto a metà tra le due parti a fungere da intermezzo e non più a chiudere l’album. Anche qui il fulcro è un loop sonoro, ma quieto e meditativo, ad opera di Leo Beeli, artefice del progetto 45LB, che sempre grazie a Luce Sia è potuto uscire postumo sul 7” “New Real Toy / Dub”: a lui va quindi la dedica di Sacha riportata sul libretto della cassetta. È bello poter finalmente risentire questo splendido lavoro di un artista poco pubblicizzato e che si promuove poco, ma che offre sempre prodotti di grande qualità, gestendo le sue uscite sulla base dell’ispirazione e non di esigenze economiche o contrattuali, quindi non resta altro che approfittarne ed accaparrarselo.
Sito web: https://www.facebook.com/ICYDAWN-220358937293
(M/B’06)
KHOST
Buried steel
CD (Cold Spring)

Esce a tre anni di distanza dal precedente “Governance” il quarto full length del duo di Birmingham formato da Andy Swan e Damian Bennet, che per l’occasione si avvale del contributo di molti ospiti tra cui Stephen Mallinder (Cabaret Voltaire, Wrangler), Daniel Buess, Eugene Robinson (Oxbow) e Stephen Burroughs (Tunnels Of Āh).
L’album è un’orgia sonora fatta di riff di chitarra lenti e pesantissimi, ulteriormente aggravati da un uso dell’elettronica in ottica industrial/noise che genera il trait d’union perfetto tra il doom metal, il japanoise seminale degli Hijokaidan e i ritmi tetri di gruppi come “In Slaughter Natives”: l’influenza di questi ultimi segna indelebilmente brani come Intravener, anche nell’uso della voce distorto e allucinato, pezzo che vede una sua interessante versione dub a chiusura dell’album, ad opera di Mothboy.
Molti brani sono brevi e composti principalmente da voci narranti su sfondi ambient, come in forma di intermezzo tra le suite più lunghe e corpose, che creano una serie di passaggi ed una sorta di fil rouge in una specie di sogno in scale di grigio.
È un album potente, non facile da digerire e assolutamente alienante, un incubo moderno perfettamente in linea con la situazione odierna.
Sito web: https://www.facebook.com/khostband
(M/B’06)
meanwhile.in.texas
Endless Decay
Cassetta / Digital Download (Sounds Against Humanity/Lonesome Studio)

Dopo gli ultimi lavori del 2019 ‘Technicolor Dreams’ (cassetta per Purlieu Recordings) e ‘Endurance’ (Cd condiviso con Skag Arcade e Mulo Muto) ecco la prima opera targata 2020 per Angelo Guido, sound artist pugliese che seguiamo assiduamente sin dai primi passi del suo progetto meanwhile.in.texas. Tape verde acqua limitata a 40 esemplari numerati, altrimenti disponibile in download sulla pagina Bandcamp dell’artista, ‘Endless Decay’ si snoda in sette capitoli per una durata complessiva di circa quaranta minuti. L’attacco aggressivo e martellante di ‘Stones’ é notevole, le frequenze disturbate si stemperano leggermente lasciando presto campo a bordoni di organo molto ‘seventies’, non é arduo scorgere echi di sinfonie kraut-cosmiche che si dilatano nelle successive ‘Drop’ e ‘Starve’, in una suite unica senza soluzione di continuità che ci cattura sino in fondo nel suo lento decrescendo. ‘Clouds’ apre il lato B (o la seconda traccia, se ascoltate il digitale) con un bordone ambientale dalla eccezionale profondità, aprendo di fatto quello che nuovamente si rivela come un lungo, unico viaggio multi-cromatico suddiviso in quattro, ideali capitoli. La tavolozza sonica di Guido sembra non temere confini, giocando abilmente con il ripetersi estatico di drones circolari ma nel contempo sorprendendoci con aperture sinfoniche di ampissimo respiro. I minuti finali, corrispondenti al segmento ‘Loss’, chiudono il trip con un ‘carillon celestiale’, a tutto vantaggio della dimensione onirica dell’ascolto. meanwhile.in.texas si dimostra ancora una volta un grande ‘cosmic courier’ nostrano, abile per di più nell’utilizzare al meglio ‘macchine’, effetti e pedali da lui stesso ideati ed assemblati. Raccomandatissimo.
ISito web:  https://soundsagainsthumanity.bandcamp.com
(Oflorenz)
MINÓY
In search of Tarkovsky
CD (Cold Spring)

La Cold Spring ristampa uno dei primissimi lavori del progetto principale del californiano Stanley Keith Bowsza, nell’anno del decennale dalla sua scomparsa.
Stanley è stato una delle figure principali del noise DYI americano, che ha fatto alcuni degli album più interessanti della scena anni ’80 e collaborato con numerosi artisti della scena americana come PBK, If, Bwana, Zan Hoffman e Dave Prescott.
Questo nastro in particolare, uscito per la prima volta nel 1986, è dedicato al visionario regista russo Andrei Tarkovsky, noto per film come “Solaris”, “Stalker” e “Andrei Rublev”. Due suite da circa mezz’ora ciascuna, una per lato nella cassetta originale, che qui beneficiano finalmente di un mastering professionale e di un supporto come il cd, che in parte lede la sua primitiva spontaneità e improvvisazione, ma che dall’altra acuisce e potenzia lo stato di trance che permea questo collage elettronico in chiave drone. I due brani contengono alcuni dei caratteristici marchi di fabbrica di Minóy, ossia manipolazione di segnali radio a onde corte, spring reverb, atmosfere claustrofobiche e distorte vocals ululanti. L’album è un viaggio allucinante, all’epoca sperimentale e avanguardistico, in grado ancor oggi di suonare attuale, sicura pietra miliare per moltissimi artisti di eri e di oggi, che rispecchia appieno l’estetica di Bowsza del “cinema of the ear”.
Sito web: https://www.facebook.com/minoycassetteworks
(M/B’06)
NERATERRÆ
Scenes from the sublime
CD  (Cyclic Law)

Dopo l’eccellente debutto “The substance of perception” del 2019, esce in digitale e su cd digipak limitato a 500 copie il secondo lavoro di Alessio Antoni sotto il moniker Neraterræ, che si affianca al suo conterraneo Gabriele Panci (New Risen Throne), entrambi accasati presso la Cyclic Law, nell’olimpo degli artisti dark ambient italiani e mondiali.
Le dieci tracce di “Scenes from the sublime” sono ispirate ciascuna ad un dipinto celebre, creando una sorta di connubio visual-musicale, già in atto in pressoché tutti i concerti ambient e non solo, in cui c’è un ampio uso di “visual” a supporto del concetto musicale espresso. Anzi, forse è più appropriato parlare di pittura e scultura sonora, in quanto il suono è davvero scolpito e ogni suo elemento riesce a destare stupore per la sua raffinatezza, come quando si esaminano i dettagli di una celebre statua e ci si chiede come sia stato possibile arrivare ad un tale livello di perfezione. La risposta è, tutto sommato, semplice: non solo Antoni è un artista di prima grandezza nonostante la giovane età, ma per ogni singola traccia è presente il contributo di valenti artisti provenienti da tutto il mondo, dai Phelios del tedesco Stürtzer a due elementi di spicco della scena iraniana come Xerxes The Dark e Alphaxone, passando per i brasiliani Mount Shrine ed i cechi Phragments.
Non c’è sufficiente spazio, anche se si dovrebbe eccome, per parlare di ogni singolo brano e di come si rifletta perfettamente nel dipinto in questione. Ogni quadro ha una potenza enorme: basti dire che tra gli artisti coinvolti ci sono Bosch, Dalì, Böcklin, Beksinski e Goya.
Il consiglio giunge quindi scontato, ma necessario: prima di ascoltare ogni brano fate un doveroso e attento approfondimento sui relativi quadri e se possibile sui pittori. Dopodiché premete play e godetevi quest’ora abbondante di musica sublime.
Sito web: https://www.facebook.com/neraterrae
(M/B’06)
NEW RISEN THRONE
The Outside
Doppio CD (Cyclic Law)

Nuovo capitolo di questo fondamentale progetto dark ambient italiano di Gabriele Panci, che costituisce il quarto episodio della serie iniziata di fatto nel 2007 con “Whispers Of The Approaching Wastefulness”, uscito sempre per la Cyclic Law.
È un lavoro corposo che si dipana su due cd ed include nel secondo alcuni remix di pezzi attinti dai precedenti tre album, oltre a quello del brano “Sad Silent Prostrations Before The Monolith”, comparso nella compilation “Beyond the darkness” del 2005.
Questa serie di rivisitazioni ad opera di artisti di primo livello come Visions, Vestigial e Tehôm, sembra porre il sigillo conclusivo di questa tetralogia e, se così è, lo fa nel migliore dei modi. Infatti, in coda ai sette brani che ancora una volta lasciano il segno per la cura del suono e la potenza delle atmosfere e che ricordano mostri sacri come i Desiderii Marginis, questi remix riescono a mantenere immutato il feeling tetro e maestoso che si respira fin dall’inizio. L’album è un concept che narra sostanzialmente una storia di fantascienza in cui, dopo secoli di isolamento, la razza umana intraprende un viaggio alla scoperta delle ragioni della fine del suo mondo, venendo finalmente in contatto con altre forme di vita:
“The outside” è la colonna sonora ideale perfetta, in grado di trascinare l’ascoltatore in un vortice dove nulla è certo e da dove non sembra esserci ritorno.
 Panci si riconferma con questo lavoro come uno dei migliori artisti dark ambient italiani ed europei.
Sito web: http://www.stielh.com
(M/B’06)
SPIRITUS N
Age
Cassetta (Luce Sia)

Esce la ristampa con nuovo artwork ad opera dell’artista, di una gemma perduta nel passato, ossia il debutto di questo progetto francese di Grégoire Charbey, risalente al 1992, uscito per l’etichetta Exprel. Il gruppo invero è meglio noto come Spiritus Naevus o Der Spiritus e la sua esistenza si è consumata nello spazio dei primi anni novanta, lasciando però questa testimonianza di una originale concezione dell’industrial ambient. Sei tracce, la prima delle quali occupa quasi tutto il primo lato con i suoi 25 minuti, e ricorda i viaggi sognanti dei “The Tapes”, con le sue quiete incursioni ed i gorgoglii, ma anche i paesaggi sonori, che di colpo stravolgono l’ambientazione iniziale ampliandone gli orizzonti. Segue, a completamento del primo lato, “Rêve bleu liquide”, brano che si sposta ancora di più verso atmosfere visionarie e impalpabili. Cambiando lato troviamo un giro di piano che costituisce l’asse portante di “Particule de verre”, mentre “Bocal épuisé” si muove su terreni di sogno e proiezioni astrali, che si accentuano ulteriormente nella successiva “Vent d'allure”, che assume toni mistico-rituali. Chiude “Ignelent ballade”, brano bizzarro fatto di loop psichedelici, che ha il sapore di una passeggiata nel vuoto cosmico, a precipizio verso un buco nero. Come molti progetti dell’epoca, Spiritus Naevus è nato senza pretese, con mezzi tecnici limitati ed il vero valore aggiunto è stato la creatività di Grégoire, che ha determinato la nascita di un album così visionario ed interessante, e Luce Sia, come sempre molto attenta a questo tipo di realtà, non se l’è lasciato scappare, rimediando grandi ringraziamenti dall’emozionato Grégoire e soprattutto dagli appassionati di questa musica.
Sito web: https://www.facebook.com/GuruBobol
(M/B’06)