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BLUT
Hermeneutics
CD (AUSR Digital)

Blut è un progetto Steampunk di musica crossover creato da Alessandro Schümperlin.
"Hermeneutics" è un concept album dedicato ai 22 Arcani Maggiori dei Tarocchi ognuno rappresentato da una traccia. Otto tracce, della durata di meno di 2 minuti, fanno da “ponte” tra un brano e l’altro.
"Hermeneutics" nasce dal libro precedentemente scritto da Schümperlin (libro e il cd son venduti separatamente). Il libro è ambientato a Torino durante il periodo dell'unificazione dell'Italia. La storia si svolge al Blut, un improbabile club frequentato da cinque membri particolari: un dottore dedito a esperimenti estremi, uno scienziato pazzo, un avventuriero, un uomo dal passato oscuro e un’affascinante giovane donna. Questi si ritrovano immischiati in un intricato mistero intriso di poteri occulti, esoterismo, assassini e magia. Una storia tra realtà storica e fantascienza.
Ma veniamo al CD. In "Hermeneutics" si alternano la voce tagliente di Schümperlin e quella eterea di Chiara Manese (mezzosoprano di impostazione classica) ed è proprio questo contrasto a rendere il lavoro più dinamico.
Fanno parte della line-up anche Stefano Corona (drum machine, loops, synth), Marco Borghi (chitarre) e Antonino Sidoti (chitarre).
Un lavoro complesso, per nulla commerciale, in cui si amalgamo diversi generi alternativi (metal, electro, industrial, gothic).
Le tracce che mi hanno colpito di più sono "The Strength" per il sound industrial ben amalgamato al duetto delle due voci, e “The Devil“ in cui è ospite Emanuele “Lele” Laghi (Drakkar e Crimson Dawn) e "The Moon" brano più classico dalle atmosfere gothic metal.
L'album è stato pubblicato in un'edizione numerata e limitata a 100 copie in digipack con booklet di 16 pagine. Giulio Rincione, fumettista, che ha collaboratore con la Disney e Sergio Bonelli Editore per Dylan Dog, ha disegnato la copertina.
Siti web:
https://blutmusic.bandcamp.com/
https://blutband.com/
(NIkita)
DECA
Lucifero Alchemico
CD (Atom Institute)

Se l’ultimo lavoro di Federico De Caroli era stata un’opera di taglio classico-contemporaneo (‘Isole Invisibili’ del 2017), con il nuovo disco DECA ritorna verso quella dimensione di ‘alchimista del suono’ che gli è assai congeniale sin dai suoi storici esordi di metà anni ’80. Licenziato tramite la propria label ‘Atom Institute’ in formato CD e download digitale, ‘Lucifero Alchemico’ si rivela sin dal titolo un disco dichiaratamente di stampo esoterico, strutturato in quattro suite di undici minuti la cui gestazione ha richiesto una finestra triennale di lavoro, terminata nel 2018. Come d’abitudine Federico mette in campo una vera e propria orchestra elettronica ed elettro-acustica, dall’amato pianoforte sino alle meno convenzionali fonti derivanti da field-recordings e drones elettronici trattati adeguatamente in maniera funzionale all’opera finale. L’abilità di DECA nel manipolare il suono a tutto tondo del resto è nota da ormai quasi quarant’anni, e comprovata da una corposa discografia iniziata nel lontano 1985 con l’ ormai mitologica tape ‘Gatejox’. Chi ha dimestichezza (o semplice interesse) con lo gnostico luciferiano e magari ha avuto occasione di approfondire personaggi chiave quali Fulcanelli ed Eliphas Levi, troverà linfa vitale nelle quattro lunghe tracce dell’opera, rappresentanti le equivalenti fasi della Via Iniziatica, dall’iniziale periodo avverso coincidente con i propri dubbi e debolezze sino ai successivi archi temporali della Morte, Rinascita e finale Illuminazione. Le coordinate sonore del lavoro si muovono tra l’oscurità assoluta dell’iniziale ‘Vorago Deboniana’ (gli amanti di certa Cold Meat Industry apprezzeranno!) alle aperture di ampio respiro della successiva ‘Solve Roticruent’, che si stemperano dopo appena un paio di minuti in labirintiche trame pianistiche piuttosto ipnotiche e claustrofobiche, a loro volta fagocitate da una lunga, avvolgente coda ambientale. Buio e parentesi d’angoscia giungono nuovamente a sopraffarci tra le atmosfere sospese e sinistre della terza suite ‘Phosphorea Feromurd’, e solamente il sopraggiungere della finale ‘Lucifero Alchemico’ é in grado di regalarci momenti di apparente luce e sollievo: non a caso é la traccia corrispondente alla quarta ed ultima fase della Via Iniziatica, quella dell’Illuminazione. Un viaggio avventuroso ed un ascolto che necessita della dovuta concentrazione, pienamente ripagata da un’esperienza ultra-sensoriale di assoluto impatto. Legato strettamente al concept dell’opera l’ottimo progetto grafico ad opera di 'Atom Art', che renderà ancor più appetibile optare per il formato fisico rispetto alla mera forma liquida.
Sito web:  https://digilander.libero.it/atomdeca/.
(Oflorenz)

FM EINHEIT
Exhibition of a dream
CD (Cold Spring Records)

Originariamente uscito su triplo lp nel 2018 con l’equivalente titolo in francese, “L’exposition d’un rêve”, questo lavoro fu originariamente disponibile unicamente durante il relativo evento tenutosi presso la Fundação Calouste Gulbenkian a Lisbona, che lo ha commissionato e prodotto.
Questa edizione rimasterizzata di “Exhibition of a dream”, la prima su cd, si fonda su dodici brani riferentisi ad altrettanti sogni di musicisti, artisti e registi, registrati in diversi momenti del 2017, principalmente presso anfiteatri e giardini della fondazione portoghese e interpretati da FM Einheit, con l’aiuto di Volker Kamp (basso e ottoni), Saskia von Klitzing (batteria), Susan Stenger (flauto, basso) e Robert Poss (chitarra), delle voci di alcuni sognatori e del Gulbenkian Choir. I sognatori in questione sono Apichatpong Weerasethakul, regista indipendente tailandese, Lee Ranaldo (Sonic Youth), Émilie Pitoiset, Susan Stenger, Susie Green, David Link, Pierre Paulin, Alexandre Estrela, Tim Etchells, Gabriel Abrantes, lo stesso FM Einheit e Genesis Breyer P-Orridge.
 I singoli brani si snodano su percorsi minimali e contemplativi che ricordano le strutture più sperimentali e lisergiche di krautrock e psichedelia anni settanta, una sorta di seduta di yoga in cui la voce dell’istruttore guida al rilassamento totale ed all’esplorazione del proprio corpo, mentre qui si tratta invece di un vero e proprio viaggio ipnotico attraverso le visioni delle guide scelte per l’occasione. È un ascolto non semplice, per palati avvezzi a tali sonorità o per chi cerca invece la musica come veicolo di trascendenza o transizione verso altri stati psichici.
Sito Web: http://www.fmeinheit.org
(M/B’06)

INANIS YOAKE
In a Summer’s silence
CD (Hau Ruck! SPQR)

La Hau Ruck! licenzia il debutto di questo progetto basato a Londra e composto da una famiglia allargata che affonda le radici nella musica dei Sol Invictus: non a caso, oltre al duo composto da Simone Skeleton e Risa Hara, che si occupano della stesura musicale dei brani, prendono parte alla scrittura delle liriche anche Lloyd James, Scarlet West, e soprattutto Tony Wakeford. Quest’ultimo lascia una profonda impronta su metà dei dodici brani proposti, con la sue inconfondibili voce e basso, scrivendone i testi e accompagnato dal violino elettrico di Renée Rosen.
Dove non ci sono le tipiche atmosfere dark folk londinesi che hanno segnato un’epoca, c'è un tono invece più apocalittico e industriale,  come nel quarto brano “Father”, che trova le sue radici nei Death In June più sperimentali, mentre il successivo “There is no hill”, ricorda invece quelli del grande successo in chiave neo-folk o il secondo “Captors”, smaccatamente post-punk. Per vedere di che pasta sono fatti Simone e Risa bisogna attendere il settimo brano “Hikari”, ma ne vale la pena: cori esterei ed evocativi si mescolano perfettamente al pianoforte di Risa, al drumming marziale di Max Varani ed alla voce della cantante giapponese Yuko Tsubame, che tornerà nella conclusiva “Fallen star”.
 In conclusione è un buon debutto, coraggioso perché si focalizza su un genere in pieno declino e porta tutto sommato qualcosa di nuovo, ma risente dell’ingombrante peso dei vari artisti giunti a supporto, che finiscono per plasmare inesorabilmente l’album a loro immagine, tarpando le ali a questo duo che invece ha molto da dire.
Sito Web: https://www.facebook.com/inanisyoake.bandcamp
https://inanisyoake.bandcamp.com/album/in-a-summers-silence
(M/B’06)

LINO STRANGIS
Godless ritual music
LP  (Handmade Supernova)

A due anni di distanza dal precedente “Crossed flows at the gates of the big beyond”, torna l’artista multimediale Lino Strangis pubblicando per la prima volta su vinile il 12” “Godless Ritual Music”, limitato a 200 copie di cui 30 nella versione deluxe. Le sei tracce presenti sull’album costituiscono una selezione di frammenti strumentali di improvvisazioni dal vivo dello stesso Strangis effettuate nei primi mesi del 2020. La visionaria copertina a cura di Pasquale De Sensi chiarisce da subito il panorama nel quale si muove Lino: prendendo le mosse dal krautrock cosmico di Klaus Schulze, egli si avventura su terreni punk/rock e psichedelici. Pur con un intento rituale attraverso la creazione e divulgazione di tale musica, l’artista esprime inaspettati movimento e vitalità creando una sorta di danza esorcizzante e purificatrice, che è ben espressa dalle melodie da dancefloor del primo brano e che strizza l’occhio alla tribalità e alle tradizioni dell’estremo oriente. Da sempre Strangis è dedito alla videoarte e alle installazioni multimediali, producendo lui stesso la musica per le sue opere e per quelle di altri autori, per spettacoli teatrali e cinematografici: questo suo ultimo lavoro racconta invece la sua più recente attitudine alla performance dal vivo, basata soprattutto sull’improvvisazione e testimonia le sue poliedriche e notevoli capacità in ambito musicale, ma anche multimediale.
Sito Web: https://www.linostrangis.net
(M/B’06)

NYTT LAND
Fimbulvinter
CD (Cold Spring Records)

La Cold Spring ristampa il terzo lavoro dei Nytt Land, uscito nel 2017, che andò rapidamente esaurito.
Questo progetto siberiano, che trae profonda ispirazione dall’Edda poetica, si è rapidamente imposto sulla scena musicale russa e mondiale come uno dei gruppi di spicco nel panorama della musica folk di matrice nordica, sicuramente grazie al suo indubbio talento e potenziale, ma anche alla fedeltà con cui tutta la tradizione scandinava viene riproposta, dai testi mitologici, agli strumenti autocostruiti che riproducono quelli tradizionali, fino alla stupefacente abilità nel cantare in antico islandese e norvegese, utilizzando il tipico canto di gola, tanto che i siberiani risultano totalmente permeati da un’autentica devozione per quella cultura, ancor più dei precursori norvegesi Wardruna, a cui spesso vengono associati.
 L’album quindi ripercorre il ciclo della nascita e della morte attraverso le stagioni, col tipico fatalismo ed accettazione del destino dei popoli cosiddetti pagani, dalla creazione del mondo fino al termine di ogni forma di vita. È un percorso rituale e magico, reso splendidamente da chi apparentemente appartiene a luoghi remoti e quasi antitetici a ciò che la Scandinavia è, accomunati solo dal grande freddo.
Un’ottima occasione per fermarsi ed allontanarsi dalla frenesia di tutti giorni ed immergersi in antiche leggende.
Sito Web: https://www.facebook.com/nyttland
(M/B’06)

ODRZ
ODRZ75
C
D (Hellbones Records)

Ritornano gli ODRZ per Hellbones Records e giungono alla fase 75 che, spiegano nelle brevi righe del libretto, è un progetto realizzato nel 2020 durante le poche occasioni in cui si è potuto lavorare in studio di registrazione e spostarsi tra comuni, cosa assai improba nella falcidiata Lombardia che ancor oggi fatica a uscire dal tunnel pandemico.

Quattro brani per quasi mezz’ora di musica, registrati in poco meno di dieci sedute, dolorosamente ruvidi e in pieno stile ODRZ, completamente svincolati da qualsivoglia classificazione ma, per inciso, riconducibili al classico industrial/noise proposto dal duo sin dagli albori.
Turbinanti e psichicamente distruttivi, rievocano perfettamente i mesi di reclusione e violenza psicologica a cui tutti siamo stati sottoposti da un anno a questa parte, da parte delle autorità, sulla scia de “Il mondo nuovo” di Huxley.
Sito Web: http://www.odrz.org
(M/B’06)

PHRAGMENTS
Anthems of solitude
C
D/LP (Construct.Destroy.Collective)

A quattro anni di distanza da “All towers must fall”, torna il duo slovacco composto da Matej e Sonic. A differenza di quest’ultimo che è stato un ottimo album dark ambient, col nuovo lavoro i nostri spostano le coordinate su lidi sempre ambient, ma sempre più spostati su drone e industrial, forgiando quattro suite dai toni dilatati e dalle atmosfere isolazioniste e fredde, ben rappresentate dalla copertina e dallo splendido artwork, che esplorano il concetto di solitudine. È un lavoro accurato, concepito e realizzato nel giro di quasi quattro anni, dal 2017 al 2020, limitato a sole 111 copie su CD e altrettante su vinile 12”, che testimonia un’attività instancabile nella raccolta, scelta e manipolazione dei field recordings, e nell’accorpamento di synth analogici e dei caratteristici riverberi, aspro e oscuro, capace di generare ed accompagnare l’ascoltatore in una profonda e spesso necessaria esplorazione interiore.
Sito Web: https://www.facebook.com/inanisyoake.bandcamp
(M/B’06)

PSYCHO KINDER
Perì Ph
ýseos
CD (Fonetica Meccanica)

A tempo di record, frutto di una collaborazione lampo con Maurizio Bianchi, a pochi mesi di distanza dall’ottimo “Epigrafe”, ritorna Alessandro Camilletti coi suoi Psycho Kinder. Come sempre succede coi lavori di Alessandro, grande appassionato e studioso di filosofia, ogni suo lavoro è una sorta di tappa iniziatica, un manuale di sopravvivenza a capitoli di applicazione del pensiero dei saggi alla decadente quotidianità occidentale, che si affina man mano che si avanza nella lettura, sicuramente in maniera più modesta dal punto di vista lirico, ma paragonabile all’evoluzione del divino poema dantesco. E di dantesco c’è lo stile epigrammatico, conciso fino alla enigmaticità, che spinge l’ascoltatore curioso a scoprire da una parte il filosofo o i filosofi trattati, e dall’altra il musicista che collabora all’album. E di solito sono entrambe delle belle scoperte, sia perché filosoficamente Camilletti va sul sicuro appoggiandosi e analizzando gli autori classici o quelli più controversi e significativi, sia perché musicalmente coopta artisti di prima grandezza, che sono sempre ben lieti di collaborare con lui, vista la profondità dei suoi testi e la sua inarrivabile serietà, semplicità e cortesia. Il testo su cui si concentra questa volta Alessandro è l’opera di Eraclito, “Περί Φύσεως”, che dà il titolo al disco.
Questo lavoro consolida forse definitivamente l’approccio compositivo mostrato distintamente in “Diario ermetico” e seguìto da “Epigrafe”, che ha chiamato in causa veri e propri maestri del genere industrial come Deca e appunto Maurizio Bianchi. Epigrammi e aforismi quindi, sintesi perfette della visione dell’eterno divenire e del dualismo degli opposti incapaci di esistere l’uno senza l’altro, che riprende vita qui attraverso le atonie discordanti, che proprio come diceva Eraclito (o forse Camilletti), coesistono in bellissima armonia.
Sito Web: https://www.facebook.com/psychokinder
(M/B’06)

THEY DIE
Deviant Love
CD/Tape (Jetglow recordings)

I They Die sono un nuovo progetto electro-goth veneto la cui line-up, composta da Simone Scarani (voce), Massimiliano Griggio (chitarra)e Giorgio Ricci (tastiere) ha già collaborato ad altri due progetti: First Black Pope e Blackbeat. I Blackbeat hanno partecipato nel 2016 al nostro evento Milano Wave Festival.
"Deviant Love" è l’album di debutto che contiene 10 tracce tra le quali la cover degli Ultravox "Dancing with Tears in My Eyes".
Le tracce "Sick Boy", "That Flame Goes Out" e "Endless End" sono caratterizzate da un sound tipicamente dancefloor nel quale l’intreccio del suono delle chitarre con le basi elettroniche fa tappeto alla voce in stile Goth, profonda e monocorde.
Ma i brani che mi colpiscono di più e che trovo più originali sono quelli più lenti, d'atmosfera, come "Deviant Love" "Bride into the Dark" e "Cold Emotion".
Il sound dei T.D. richiama molto quello delle bands Electro-goth anni '90 come per esempio i Suspiria.
ISito web:   https://theydie1.bandcamp.com/album/deviant-love
(Nikita)
XIU XIU
Oh no
LP (Polyvinyl)

La considerazione per questa band è sempre stata alta, testimoniata anche dal fatto che il precedente “Forget” lo considerai, nel 2017, il miglior lavoro sulla lunga distanza fra tutte le produzioni di quell’anno.
Lo schema è piuttosto simile anche per il nuovo “Oh no”.
Rock sperimentale, deliri cacofonici ed elettronica industriale, per continuare il dissonante film umorale di Jamie Stewart.
Tanti gli ospiti, presenti in ogni traccia del lavoro, abili ad assecondare il leader nel rappresentare qualcosa di sempre diverso.
Non scriverò di nessuna traccia, salvo due battute su quell’unica cover dal titolo “One hundred years” (feat. Chelsea Wolfe). Il rischio di sparare a zero su chi avesse osato toccare una delle gemme di Robert Smith era altissimo. Poi, invero, l’ho ascoltata, e mi sono sorprendentemente galvanizzato. Se proprio si doveva tirare fuori una cover dal repertorio CURE … avrebbe dovuto suonare proprio così.
Sito web:  : http://www.xiuxiu.org/
(Gianmario Mattacheo)