ALBIREON
A mirror for ashen ghosts part one
CD (Toten Schwan Records, Torredei Records)
Interessante uscita per gli Albireon, uno dei gruppi più originali
della scena nostrana, che non risente delle
sue radici mediterranee e riesce a profondere gelo e malinconia
in ogni sua opera. I suoni sono soffusi ed infinitamente tristi,
un po' come i dipinti di Massimo Romagnoli che capeggiano
nelle copertine di quasi tutti i loro lavori, ma questa volta
c'è una novità che emerge in "In a mossy lake of ghosts",
dove fanno capolino loop industrial che si mescolano a rarefatti
arpeggi di chitarra ed a vocals aggressive, rievocanti ambientazioni
black metal, pur senza minimamente tradire le caratteristiche
atmosfere che albergano nei dischi degli Albireon. Questo
è solo un episodio nell'album, ma non è casuale sia perché
il lavoro è dedicato al suicida Dead, al secolo Per Ingve
Ohlin, indimenticata voce dei Mayhem, sia perché gli Albireon,
nonché Daniele Santagiuliana che si è occupato della registrazione,
pur muovendosi agli antipodi, sono grandi estimatori di questo
genere così estremo e da sempre così vitale. Il trait d'union
è il rapporto viscerale con la natura, fulcro su cui si poggia
il genere neo-folk fin dalle sue prime apparizioni, avendo
nei Forseti forse la sua massima espressione, ma anche il
concetto che i black metallers norvegesi svilupparono negli
anni novanta.
Gli Albireon si fanno quindi interpreti della pienezza della
natura come ambiente ideale per chi cerca rifugio in essa
perché stufo del mondo moderno o semplicemente incapace di
viverci a contatto, come Dead che scientemente scelse di lasciare
tutto. Il risultato è come sempre avvincente e poetico.
https://albireon.wordpress.com
(M/B'06)
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ÀRNICA
Cabeza de lobo
CD (Equilibrium Music)
Esce il quinto full length per
gli spagnoli Arnica, autori di una convincente mescolanza di
folk iberico indigeno e musica post-industriale. I brani hanno
un ritmo travolgente fatto di percussioni e di incessanti arpeggi
chitarristici, con voci tonanti che prendono la scena a partire
dalla opener "¡Leukade! ¡Leukade! ¡Leukade!". "Gira la rueca"
spinge l'ascoltatore ad una evocativa danza sfrenata, mentre
con "Dioses ocultos" si apre un vero e proprio rituale a base
di cori femminili che si perdono nel vento mentre il duo barcellonese
tiene le redini del pezzo con declamazioni trascendenti e percussioni
che possono ricordare i momenti più ritmati dei "Der Blutharsch"
prima maniera, specie nel successivo "Rueda dextrógira", che
verrà idealmente completato in "Rueda levogira". Tutto l'album
è permeato di pulsazioni incessanti e la voce serve a rafforzare
il tessuto musicale ed a percuoterlo con grida che nella title
track diventano vere e proprie urla laceranti tipicamente black
metal, incalzate da un ripetitivo e accattivante giro di chitarra
e da toni campionati di corni o analoghi strumenti a fiato.
L'album è sostanzialmente semplice come struttura dei brani
e scelta degli strumenti, attinge in maniera piuttosto palese,
ma non copiando sfacciatamente bensì rielaborandone la lezione,
ai maestri del passato recente o ad artisti di analoga origine
etnica o culturale, risultando in un lavoro tutto sommato originale
e dai forti connotati spagnoleggianti, complice ovviamente il
cantato in lingua locale: va ascoltato e vissuto tutto d'un
fiato.
http://www.arnicaurfolk.com
(M/B'06) |
LE
COSE BIANCHE
Tutti quanti sognano porno (compiuti i dieci anni)
CD (Old Europa Cafe, Luce Sia)
Il
progetto di Giovanni Mori ha saputo negli anni rinnovarsi
e ravvivare la scena power electronics con le sue scelte controcorrente,
ma sempre nel nome di una valorizzazione di quello che la
produzione nostrana ha saputo offrire nei decenni, attraverso
uscite sempre imprevedibili e con fruttuose collaborazioni
con pionieri e mostri sacri come Maurizio Bianchi, Laxative
Souls, Wertham e altri ancora, quasi esclusivamente italiani.
L'anno scorso LCB ha compiuto dieci anni e questa uscita su
digipak limitato a 300 copie è la celebrazione di quanto fatto
in questi intensi due lustri: la lunga lista di contribuenti
a questo lavoro la dice lunga sul forte legame che si è creato
con essi, sull'onestà e la giusta attitudine di Giovanni nei
confronti della musica e di chi la vive ogni giorno. "Calvario"
funge da introduzione con linee di basso che danno la stura
alle caratteristiche litanie visionarie di Mori, emanate con
distorsioni che portano a mistiche sublimazioni delle atmosfere,
le quali si amplificano nella successiva title track e in
"L'ultimo cinema porno di Roma", dove Eraldo Bernocchi (Sigillum
S) prende parte con la chitarra elettrica. In questo album
continua idealmente il discorso intrapreso con "Pornography
should not be an illusion", "Born", "L'ultimo canto della
pornografia" e la triplice collaborazione "Guardami-Scopami-Pagami"
con Satanismo Calibro 9 ed il suo mastermind Perizzolo, che
si occupa del mastering ed interviene sui synth nella sesta
traccia "Destrudo". Interrompono il flusso i brani 9 e dieci,
il primo frutto della collaborazione di Iugula-Thor alla voce,
Ortom (ossia Lin dei MoRkObOt) per la parte rumoristica e
Sshe Retina Stimulants per campionamenti ed elettronica, il
secondo "Identificazione di una donna", vede il contributo
alla chitarra di Egle Sommacal dei Massimo Volume. Chiude
l'album "Porno sì. Nudo no", pezzo reso ipnotico e ossessivo
dal lavoro di Passed, ossia Tommaso Ristori.
http://lecosebianche.blogspot.it
(M/B'06)
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DAEMONIA
NYMPHE
Macbeth
CD (Equilibrium Music)
L'ultima opera musicale dei greci Daemonia Nymphe.
Parlare dei D.N., non è cosa da prender a cuor leggero. Il
gruppo musicale greco creato nel 1994 da Spyros Giasafakis
e Evi Stergiou, è qualcosa che va oltre alla musica. Storia
antica, mitologia, teatro, letteratura, un mondo creativo
parallelo che fa dei Daemonia Nymphe un soggetto unico nel
panorama musicale mondiale. "Macbeth", e un figlio legittimo
che racchiude tutto questo e dall'ascolto delle tredici tracce
che compongono l'opera emerge un autentico mondo fatto di
sonorità che vanno dal neofolk al medieval, dal gothic alla
musica celtica, sapientemente eseguiti, ecco qui altra particolarità
che caratterizza il gruppo, quale l'utilizzo di strumenti
autentici, quali la lira, varvitos, krotala, pandoura e doppio
flauto, realizzati dal maestro greco Nicholas Brass.
Dal vivo, poi, ecco la parte performativo-teatrale, dove i
membri indossano maschere e abiti antichi. In "Macbeth", se
per un attimo chiudiamo gli occhi, viene fuori anche l'aspetto
persino "cinematografico", che ci presenta tracce di vere
e proprie colonne sonore, grazie appunto alla varietà di strumenti
arcaici e voci femminili oniriche, insieme a strumenti d'orchestra.
Insomma, l'occasione di ascoltare questo lavoro discografico,
ci affascinerà e ci coinvolgerà. Dunque, buon ascolto!
https://www.equilibriummusic.com/
(Maurizio Piccirillo)
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DARKLEECH
The light will shine
CDr (Autoprod.)
Band di taglio dark-wave formatasi a Parma nel 2011, Darkleech
esordiscono solamente nel 2014 con il loro primo, omonimo EP
di quattro tracce, seguito due anni dopo dal singolo ‘The Fairy’,
unico brano edito presente nel primo full-lenght targato 2017,
il disco a nostre mani.
L’attacco deciso della title-track rivela sin da subito una
compattezza di suono non comune, con basso, chitarra e tastiera
in grande evidenza e la voce di Cristian Galli dal timbro tipicamente
eighties a completare il quadro. Ritmiche veloci e taglienti,
suono limpido ed un’attenzione costante all’aspetto melodico
sono gli aspetti su cui il quintetto emiliano si concentra con
successo, ascoltate a tal proposito la trascinante ‘In The Woods’,
piuttosto che ‘Fighting For The Kingdom’, brani che immagino
dal vivo abbiano una resa ancor più potente ed efficace.
Il disco scorre piacevole e compatto fino alla finale ‘The Essence
of Life’, ove la vena melodica prende il sopravvento su ritmo
e velocità, conducendoci al termine delle danze. Per chi è culturalmente
cresciuto negli ’80, o semplicemente per chi ne ama le sonorità
post punk e wave, ‘The light will shine’ si rivelerà una gradita
sorpresa.
http://soundcloud.com/darkleechband
(Oflorenz) |
DAS
AUGE
Will they take us outside?
CD promo (-)
Debuttano I Das Auge di Hans Plasma, membro dei Letatlin, con
un interessante ep da circa venti minuti, che anticipa la prossima
uscita del primo full length. I Das Auge sono un progetto di
musica sperimentale basato sulla mescolanza di elementi pop,
neo-folk, post-punk e industrial. Marc Mal De Vivre al basso
e Valentin Guenther al trombone supportano questa opera catalogata
su bandcamp come sick pop, definizione riduttiva dopo l'ascolto
di questi pochi minuti. Infatti, si passa dai fiati trionfali
della marziale opener "Sparta rising" al duo "197-15" e "Planetary",
che hanno il sapore dei Death In June non ancora folk, ma già
morriconiani.
"Apophis" è una sorta di lenta transizione sincopata, mentre
la successiva "Thorax" è un brano neo-folk più classico, ma
anche il più riuscito ed emozionale, grazie alla tromba ed alla
delicata contaminazione elettronica. Chiude l'originale "Gloves
with nails painted red" a cavallo tra post-punk, idm e synth-pop.
https://www.facebook.com/Das-Auge-133925947241188
(M/B'06) |
EMMA
PIL
Una collezione di mostri
CDr (Autoprod.)
Assumo
le poche informazioni su questo oscuro combo italiano dal mini
inserto accluso al Cdr che ci giunge via posta. Un vecchio battipanni
campeggia sulla cover in bianco e nero, e la mia mente lo immagina
appeso ad un muro di una vecchia cascina di campagna, quadretto
che predispone sin da subito ad un piacevole ascolto, con il
suo sapore di cose antiche e da ritrovare.
Basato sul trio composto da Leo, Barbara e Michele, il gruppo
milanese si avvale in realtà di una folta schiera di collaboratori
a vario titolo, che porta il totale dei musicisti/parolieri
a ben dieci elementi. Sin a partire dall’iniziale, liquida ‘Leith’,
Emma PIL snocciola una decina di brani che sembrano muoversi
trasversalmente tra post-rock e atmosfere oscure tipicamente
’80 (And Also The Trees), senza tralasciare qualche richiamo
al periodo d’oro della scena indipendente nostrana di CSI e
Ustmamò. Voci sia femminili che maschili si alternano ed intersecano
nel corso del lavoro, assumendo spesso un tono recitativo e
declamatorio che costituisce vero marchio di fabbrica di ‘Una
collezione di mostri’, caratterizzandone intensità e pathos.
Registrato nell’autunno del 2016 in provincia di Ferrara, il
disco è davvero ben costruito sull’intreccio tra basso, chitarre
e doppie voci, abile nel creare atmosfere ‘sospese’ ed a tratti
permeate da una certa vena drammatica. Divertente l’irriverente
break dialettale de ‘Il Registro dei Perticati Rurali’, mentre
nella terminale ‘Ringraziamenti’ il gruppo dedica giusto tributo
alle proprie fonti di ispirazione, umane e non.
https://it-it.facebook.com/EmmaPil2016/
(Oflorenz) |
LETATLIN
Reaching for the moonlight
Cd promo (-)
Arrivano
al quarto full length i romani Letatlin, dal 2003 di stanza
ad Amsterdam, fondati a fine anni novanta da Marc Mal De Vivre
e Hans Plasma, a cui si aggiungeranno in seguito il bassista
Orsonero ed il batterista M.F.: Orsonero lascerà la band nel
2009 e verrà sostituito dal bassista Steven Smith a cui succederà
Idan K, mentre nel medesimo anno si aggiungerà la tastierista
Nisja. M.F. invece abbandonerà la band nel 2003, producendo
una sterzata stilistica del gruppo verso una personale visione
del genere post-punk, che si è evoluta e continua ad ampliarsi
fino a quest'ultimo lavoro molto vario, dove si alternano
canzoni afferenti a quel tipo di ballate malinconiche e ben
riuscite che evocano il pathos di Nick Cave, e quelle che
richiamano le strutture scarne dei Death In June del periodo
Brown Book, il tutto unito ad un atteggiamento scanzonato
ed un'attitudine lo-fi che ricordano gli ultimi Ait!. È un
album che difficilmente lascia indifferenti, dove si vede
il mestiere di una carriera ultraventennale e la capacità
di amalgamare innumerevoli influenze in maniera originale
e riuscita, evitando minestroni riscaldati.
http://www.letatlin.net
(M/B'06)
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NAXAL
PROTOCOL
Anatomo-pathology of an aborted civilization
CD (Old Europa Cafe, Luce Sia)
Il giovane progetto di Piero Stanig giunge al quarto full
length, che si può definire a tutti gli effetti l'album della
maturità, non certo perché abbia smorzato le sue frange estreme,
ma perché al contrario ha saputo
finalmente veicolare appieno il grande potenziale dimostrato
coi precedenti lavori specialmente sotto il nome Cazzodio.
I suoni primordiali ed oscuri tipici del bagaglio di Stanig
rinascono qui a nuova vita grazie anche all'eccellente lavoro
al mastering di Thomas Garrison, alias Control, unitamente
a contributori d'eccezione alla parte vocale come Giovanni
Mori (Le Cose Bianche) e Andrew Grant (The Vomit Arsonist),
oltre che lo storico compagno d'avventure Masahiko Okubo (Linekraft).
L'iniziale "Pathology as clarity" vede appunto quest'ultimo
in azione in una traccia che non è solo l'apripista, ma definisce
i pilastri su cui poggeranno i brani successivi, ossia lentezza
ed inesorabilità, ma anche costante riferimento alle radici
dell'industrial stesso, da Borroughs agli anatemi apocalittici
dei Throbbing Gristle verso la civiltà occidentale. "Liquid
rage" è un'altra perla a base di ritmi pulsanti, sferzate
dissonanti e la voce di Grant che completa il tutto in un'orgia
sonora semplicemente perfetta. "Interzona 2016" è la traccia
manifesto del malessere che pervade l'Occidente tutto, a cui
solo la "Martial Law", che puntualmente arriva con l'ultimo
pezzo, può porre rimedio seppur momentaneo. È facile dire
che è un grande lavoro, mentre è molto più complesso spiegare
come questo capitolo della lunga carriera di Stanig raggiunga
forse il suo apice, senza che lui debba inventarsi nulla,
attraverso l'unione delle sue caratteristiche atmosfere con
una instancabile ricerca sonora.
http://naxalprotocol.tumblr.com
(M/B'06)
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NEWDRESS
Falso negativo
CD (VREC/Audioglobe)
A
ridosso del decennale ed in occasione dell'anniversario della
morte di Ian Curtis, i bresciani Newdress escono con un nuovo
album, anticipato dall'ep "Novanta", uscito ben due anni fa
e scritto in collaborazione con Omar Pedrini, Garbo, Luca
Urbani e Lele Battista. Da subito i ritmi ed i primi arpeggi
fanno intuire le potenzialità dell'album che, pur riprendendo
la lezione dei maestri della new wave anni settanta/ottanta
nostrana e non, danno un respiro più ampio alle melodie, conferendo
uno stile delicato unito a ritmi più blandi, tipici del synth-pop,
che richiamano alla mente nomi blasonati come il Battiato
prima maniera, oltre che i The Sound, di cui è presente la
cover "Contact the fact" insieme alle altre due bonus track
"In questo inverno" e "Sorride a tutti". Il discorso iniziato
col primo full-length "Legàmi di luce" prosegue quindi con
lo stesso approccio melodico e lirico, mantenendo l'uso della
lingua italiana per i testi, cosa che sicuramente precluderà
alla band un più ampio pubblico, tenendo conto del fatto che
l'unica cover cantata in inglese è resa ottimamente dimostrando
che questa è e rimane una scelta.
http://newdress.strikingly.com
(M/B'06)
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PSYCHIC
TV
Kondole / Dead Cat
CD (Cold Spring)
La
Cold Spring tira fuori una vera a propria chicca per gli amanti
di Psychic TV, Throbbing Gristle, COUM Transmissions, del T.O.P.Y.
e della musica industriale: la ristampa della raccolta di colonne
sonore Kondole che include sia quella del corto "Thee Whale",
sia quella di "Dead cat", nella versione normale e in quella
estesa di circa 48 minuti, forse mai uscita ufficialmente, oltre
alla lunga suite "Thee shadow creatures", uscita nella ristampa
del 1993. A questo si aggiunge il dvd contenente il corto surreale
"Dead cat", uscito nel 1989, ritrovato recentemente dal suo
regista David Lewis e restaurato partendo dalla fonte originale.
Nel film sono presenti personaggi avanguardistici come Derek
Jarman, morto pochi anni dopo di aids, Andrew Tiernan e naturalmente
Genesis. Questo album esce in formato "liquido" e digitale come
digipak su doppio cd e dvd, col primo a contenere la versione
estesa della colonna sonora di "Dead cat", che mostra il lato
degli Psychic TV più atmosferico, forse quello che, pur essendo
decisamente meno innovativo rispetto al recente "hyperdelic
rock", mostra il volto più evoluto e moderno della band dal
punto di vista dei suoni. "Thee whale" è invece maggiormente
ritmata e suonata e ricorda colonne sonore più vicine agli anni
settanta, con una nota visionaria e tribale che può ricordare
i lavori dei Popol Vuh. L'aspetto tribale si accentua e diventa
una vera e propria danza rituale in "Thee shadow creatures",
brano di pari durata agli altri presenti nel secondo cd. Tutti
i brani hanno in comune l'estrema lunghezza e l'iterazione ossessiva
di loop sonori che acquisiscono così lo stato di chiavi ipnotiche
per aprire porte verso altri mondi, diventando in questa raccolta
un unico viaggio monolitico.
https://www.facebook.com/Genesis-BREYER-P-ORRIDGE-171735929627691
(M/B'06) |
PSYCHO
KINDER
Extension
CD (Alienated Records, Solchi Sperimentali Discografici)
Ritornano gli Psycho Kinder e proseguono il discorso iniziato
con la raccolta "The psycho kinder tapes", in cui il mastermind
Alessandro Camilletti usufruì del contributo musicale di diversi
artisti, che si ritrovano nuovamente in questa raccolta, accompagnati
da altri nomi altrettanto importanti della scena italiana e
non, come a ribadire la necessità di Alessandro di dedicarsi
totalmente ai testi e quindi
al messaggio da trasmettere ai suoi ascoltatori, senza curarsi
della musica se non nella sua fase avanzata, facendo venire
alla mente il modus operandi di Fabrizio De André, che lasciò
i versi immortali che tutti noi conosciamo ed abbiamo la fortuna
di apprezzare fino in fondo in quanto italiani. E l'uso della
lingua madre è in effetti un'altra caratteristica pregnante
di questo progetto, celebrativa di un patrimonio ed in barba
alla potenziale fallita internazionalizzazione di un fenomeno
musicale che non ha bisogno di traduzioni se di valore come
in questo caso, come fu per il black metal norvegese degli anni
novanta. L'opener "Nel caos dell'ecumene" e la conclusiva "Essere"
infrangono invero questa regola, mettendo alla voce rispettivamente
Valerio Zecchini (Post Contemporary Corporation) e Andrea Chimenti,
entrambi sonorizzati da Giovanni “Leo” Leonardi. "L'incomunicabile"
è invece totalmente stravolta dal remix dei Kill Your Boyfriend,
diventando un pezzo electro/post-punk alienato, potente e lontanissimo
dall'originale. Seguono da "Democratiche ipocrisie" i remix
di "2009" e "Un uomo" ad opera rispettivamente di Celery Price
e Michele Caserta, quest'ultimo altro storico collaboratore
degli Psycho Kinder. Deca dà un caratteristico tono sognante
e cupo a "Oltre il tempo", a cui segue una reinterpretazione
in chiave ebm di "Viaggio allucinato" ad opera di Degada Saf
Faust. Lisfrank mette proficuamente mano a "Stato di violenza"
mentre vengono riproposti i remix de "Il tramonto dell'evidente"
e "Vivo e invisibile" già presenti su "The psycho kinder tapes".
L'album può essere visto come una transizione ed una voglia
di rivedere quanto già fatto, con altri occhi e dimostra la
sempre positiva irrequietezza di Camilletti e la sua costante
voglia di evolvere.
https://www.facebook.com/psychokinder
(M/B'06) |
SDH
(SEMIOTICS DEPARTMENT OF HETERONYMS)
Tell them
Download (Avant! Records)
Dopo aver fondato insieme l'etichetta Cønjuntø Vacíø e fondato
parallelamente i Wind Atlas, Andrea Pérez Latorre e Sergi Alejandre
debuttano ora con il nuovo progetto a due SDH.
Ep digitale che contiene tre brevi brani per dodici minuti totali,
che dicono però già molto sulle capacità del duo di fare proprie
le influenze di gruppi come November Növelet, Boy Harsher e
Linea Aspera, nel segno di un synth-pop suggestivo ed ispirato,
soffice e quieto, che richiama i favolosi anni ottanta e che
rivela le ottime capacità dei due in attesa di un prossimo full
length.
https://www.facebook.com/semioticsdepartmentofheteronyms
(M/B'06) |
SM/N.
Comfort for the stranger
Cassetta (Custom Body Records)
Ultima fatica dell'altra faccia di Le Cose Bianche, ossia Suction
Melena, questa volta in collaborazione con N. ossia Davide Tozzoli.
Il primo, nato nel 2015, fa capo a Giovanni Mori ed è nato con
il sacrosanto proposito di rispolverare il lato più primordiale
del power electronics, mentre il secondo è uno dei progetti
storici che fece parte della scuderia della Slaughter Productions,
etichetta gestita dal defunto Marco Corbelli. Questo lavoro
porta il marchio indelebile dell'arte di Giovanni Mori, ossia
quell'infatuazione morbosa per i nastri ed il rumore analogico,
che si riflette anche sulla sua Custom Body Records, sotto la
quale esce questo lavoro, ma soprattutto quella capacità che
appartiene a pochi di creare suoni che racchiudono vero disagio
e malessere, nichilismo e tormento. E così il lato che invero
emerge talvolta anche in LCB, riecheggia qui con richiami a
lavori del calibro di "Privatism" e "Flesh Post Flesh", mescolato
all'altrettanto inconfondibile tocco di Tozzoli, meno aggressivo,
ma altrettanto doloroso e spietato. Ne nasce qualcosa di perfetto
per chi ama ciò che a scuola ci hanno insegnato a odiare, da
subito introvabile nelle sue 30 copie disponibili.
http://lecosebianche.blogspot.it;
http://www.boringnoise.com
(M/B'06) |
TERRENI
K
Depths
CD (Luce Sia, Show Me Your Wounds)
Nuovo lavoro per il tarantino Massimo Gravina (Divine Negation),
che esce tra molte difficoltà,
ben due anni dal suo concepimento, grazie all'appassionato ed
instancabile lavoro congiunto degli svizzeri Sacha e Nebo, con
le loro etichette Luce Sia e Show Me Your Wounds. Sin dagli
esordi Massimo Gravina ha sempre dimostrato ottime capacità
ed uno spiccato orientamento verso le prime produzioni Cold
Meat Industry e le macabre ambientazioni di film cult anni settanta,
Zeder su tutti, da cui non a caso prende il nome il progetto.
Questo ultimo lavoro non tradisce le prerogative dell'illbient/industrial
pur maturando una visione meno ruvida, più quieta e sognante,
dove sonorità tipiche dello space ambient degli anni settanta
si mescolano ai caratteristici riverberi e ad atmosfere che
si fanno via via più gelide col succedersi dei singoli brani,
dai quali "Plasma oscillations" emerge maestosamente, che finiscono
per gettare un simbolico ponte verso lo spazio profondo, richiamando
in maniera personale gli Inade prima maniera. Gravina si stacca
dai suoi amati terreni per intraprendere un oscuro viaggio astrale
tenendo un diario di bordo fatto di nove brani interessanti
e talvolta sorprendenti.
http://terreni-k.blogspot.it
(M/B'06) |
VIVIANNE
VIVEUR
Virgo
CD (My Fay Records, Jardin du Luxembourg)
Nuovo lavoro per i Vivianne Viveur, a solo un anno di distanza
e sulla scia di "Glitters", dove coesistono wave, minimal e
alternative rock nel segno di Pierre Bachelet, Armando Trovajoli
e Berto Pisano.
Circa mezz'ora di musica coinvolgente ed immensamente malinconica,
marchio caratteristico della band sin dagli esordi, la quale
ha ridefinito il concetto di alternative rock, trovando una
direzione molto personale e riuscita che questo album non fa
che riconfermare una volta di più.
Canzoni d'amore, una modella diversa per ogni copertina, sempre
estremamente affascinante nella sua semplicità e pura bellezza,
che pone da subito l'ascoltatore in sintonia ideale con quello
che sarà poi l'ascolto, un connubio perfetto tra la chanson
francese, il cantautorato italiano ed il rock inglese, da ascoltare
tutto d'un fiato, come fosse la confidenza di un amore estivo,
arrivata quando già l'autunno fa capolino con le sue foglie
ingiallite.
https://www.facebook.com/Vivianne-Viveur-46211624023
(M/B'06) |
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