Web-zine di musica, cultura, arte e tutto l'universo oscuro

 

Label

Cerca tra le nostre pagine
facebook

ALBIREON
A mirror for ashen ghosts part one
CD (Toten Schwan Records, Torredei Records)

Interessante uscita per gli Albireon, uno dei gruppi più originali della scena nostrana, che non risente delle sue radici mediterranee e riesce a profondere gelo e malinconia in ogni sua opera. I suoni sono soffusi ed infinitamente tristi, un po' come i dipinti di Massimo Romagnoli che capeggiano nelle copertine di quasi tutti i loro lavori, ma questa volta c'è una novità che emerge in "In a mossy lake of ghosts", dove fanno capolino loop industrial che si mescolano a rarefatti arpeggi di chitarra ed a vocals aggressive, rievocanti ambientazioni black metal, pur senza minimamente tradire le caratteristiche atmosfere che albergano nei dischi degli Albireon. Questo è solo un episodio nell'album, ma non è casuale sia perché il lavoro è dedicato al suicida Dead, al secolo Per Ingve Ohlin, indimenticata voce dei Mayhem, sia perché gli Albireon, nonché Daniele Santagiuliana che si è occupato della registrazione, pur muovendosi agli antipodi, sono grandi estimatori di questo genere così estremo e da sempre così vitale. Il trait d'union è il rapporto viscerale con la natura, fulcro su cui si poggia il genere neo-folk fin dalle sue prime apparizioni, avendo nei Forseti forse la sua massima espressione, ma anche il concetto che i black metallers norvegesi svilupparono negli anni novanta.
Gli Albireon si fanno quindi interpreti della pienezza della natura come ambiente ideale per chi cerca rifugio in essa perché stufo del mondo moderno o semplicemente incapace di viverci a contatto, come Dead che scientemente scelse di lasciare tutto. Il risultato è come sempre avvincente e poetico.
https://albireon.wordpress.com
(M/B'06)

ÀRNICA
Cabeza de lobo
CD (Equilibrium Music)

Esce il quinto full length per gli spagnoli Arnica, autori di una convincente mescolanza di folk iberico indigeno e musica post-industriale. I brani hanno un ritmo travolgente fatto di percussioni e di incessanti arpeggi chitarristici, con voci tonanti che prendono la scena a partire dalla opener "¡Leukade! ¡Leukade! ¡Leukade!". "Gira la rueca" spinge l'ascoltatore ad una evocativa danza sfrenata, mentre con "Dioses ocultos" si apre un vero e proprio rituale a base di cori femminili che si perdono nel vento mentre il duo barcellonese tiene le redini del pezzo con declamazioni trascendenti e percussioni che possono ricordare i momenti più ritmati dei "Der Blutharsch" prima maniera, specie nel successivo "Rueda dextrógira", che verrà idealmente completato in "Rueda levogira". Tutto l'album è permeato di pulsazioni incessanti e la voce serve a rafforzare il tessuto musicale ed a percuoterlo con grida che nella title track diventano vere e proprie urla laceranti tipicamente black metal, incalzate da un ripetitivo e accattivante giro di chitarra e da toni campionati di corni o analoghi strumenti a fiato. L'album è sostanzialmente semplice come struttura dei brani e scelta degli strumenti, attinge in maniera piuttosto palese, ma non copiando sfacciatamente bensì rielaborandone la lezione, ai maestri del passato recente o ad artisti di analoga origine etnica o culturale, risultando in un lavoro tutto sommato originale e dai forti connotati spagnoleggianti, complice ovviamente il cantato in lingua locale: va ascoltato e vissuto tutto d'un fiato.
http://www.arnicaurfolk.com
(M/B'06)

LE COSE BIANCHE
Tutti quanti sognano porno (compiuti i dieci anni)
CD (Old Europa Cafe, Luce Sia)

Il progetto di Giovanni Mori ha saputo negli anni rinnovarsi e ravvivare la scena power electronics con le sue scelte controcorrente, ma sempre nel nome di una valorizzazione di quello che la produzione nostrana ha saputo offrire nei decenni, attraverso uscite sempre imprevedibili e con fruttuose collaborazioni con pionieri e mostri sacri come Maurizio Bianchi, Laxative Souls, Wertham e altri ancora, quasi esclusivamente italiani. L'anno scorso LCB ha compiuto dieci anni e questa uscita su digipak limitato a 300 copie è la celebrazione di quanto fatto in questi intensi due lustri: la lunga lista di contribuenti a questo lavoro la dice lunga sul forte legame che si è creato con essi, sull'onestà e la giusta attitudine di Giovanni nei confronti della musica e di chi la vive ogni giorno. "Calvario" funge da introduzione con linee di basso che danno la stura alle caratteristiche litanie visionarie di Mori, emanate con distorsioni che portano a mistiche sublimazioni delle atmosfere, le quali si amplificano nella successiva title track e in "L'ultimo cinema porno di Roma", dove Eraldo Bernocchi (Sigillum S) prende parte con la chitarra elettrica. In questo album continua idealmente il discorso intrapreso con "Pornography should not be an illusion", "Born", "L'ultimo canto della pornografia" e la triplice collaborazione "Guardami-Scopami-Pagami" con Satanismo Calibro 9 ed il suo mastermind Perizzolo, che si occupa del mastering ed interviene sui synth nella sesta traccia "Destrudo". Interrompono il flusso i brani 9 e dieci, il primo frutto della collaborazione di Iugula-Thor alla voce, Ortom (ossia Lin dei MoRkObOt) per la parte rumoristica e Sshe Retina Stimulants per campionamenti ed elettronica, il secondo "Identificazione di una donna", vede il contributo alla chitarra di Egle Sommacal dei Massimo Volume. Chiude l'album "Porno sì. Nudo no", pezzo reso ipnotico e ossessivo dal lavoro di Passed, ossia Tommaso Ristori.
http://lecosebianche.blogspot.it
(M/B'06)

DAEMONIA NYMPHE
Macbeth
CD (Equilibrium Music)

L'ultima opera musicale dei greci Daemonia Nymphe. Parlare dei D.N., non è cosa da prender a cuor leggero. Il gruppo musicale greco creato nel 1994 da Spyros Giasafakis e Evi Stergiou, è qualcosa che va oltre alla musica. Storia antica, mitologia, teatro, letteratura, un mondo creativo parallelo che fa dei Daemonia Nymphe un soggetto unico nel panorama musicale mondiale. "Macbeth", e un figlio legittimo che racchiude tutto questo e dall'ascolto delle tredici tracce che compongono l'opera emerge un autentico mondo fatto di sonorità che vanno dal neofolk al medieval, dal gothic alla musica celtica, sapientemente eseguiti, ecco qui altra particolarità che caratterizza il gruppo, quale l'utilizzo di strumenti autentici, quali la lira, varvitos, krotala, pandoura e doppio flauto, realizzati dal maestro greco Nicholas Brass.
Dal vivo, poi, ecco la parte performativo-teatrale, dove i membri indossano maschere e abiti antichi. In "Macbeth", se per un attimo chiudiamo gli occhi, viene fuori anche l'aspetto persino "cinematografico", che ci presenta tracce di vere e proprie colonne sonore, grazie appunto alla varietà di strumenti arcaici e voci femminili oniriche, insieme a strumenti d'orchestra. Insomma, l'occasione di ascoltare questo lavoro discografico, ci affascinerà e ci coinvolgerà. Dunque, buon ascolto!
https://www.equilibriummusic.com/
(Maurizio Piccirillo)

DARKLEECH
The light will shine
CDr (Autoprod.)

Band di taglio dark-wave formatasi a Parma nel 2011, Darkleech esordiscono solamente nel 2014 con il loro primo, omonimo EP di quattro tracce, seguito due anni dopo dal singolo ‘The Fairy’, unico brano edito presente nel primo full-lenght targato 2017, il disco a nostre mani.
L’attacco deciso della title-track rivela sin da subito una compattezza di suono non comune, con basso, chitarra e tastiera in grande evidenza e la voce di Cristian Galli dal timbro tipicamente eighties a completare il quadro. Ritmiche veloci e taglienti, suono limpido ed un’attenzione costante all’aspetto melodico sono gli aspetti su cui il quintetto emiliano si concentra con successo, ascoltate a tal proposito la trascinante ‘In The Woods’, piuttosto che ‘Fighting For The Kingdom’, brani che immagino dal vivo abbiano una resa ancor più potente ed efficace.
Il disco scorre piacevole e compatto fino alla finale ‘The Essence of Life’, ove la vena melodica prende il sopravvento su ritmo e velocità, conducendoci al termine delle danze. Per chi è culturalmente cresciuto negli ’80, o semplicemente per chi ne ama le sonorità post punk e wave, ‘The light will shine’ si rivelerà una gradita sorpresa.
http://soundcloud.com/darkleechband
(Oflorenz)
DAS AUGE
Will they take us outside?
CD promo (-)

Debuttano I Das Auge di Hans Plasma, membro dei Letatlin, con un interessante ep da circa venti minuti, che anticipa la prossima uscita del primo full length. I Das Auge sono un progetto di musica sperimentale basato sulla mescolanza di elementi pop, neo-folk, post-punk e industrial. Marc Mal De Vivre al basso e Valentin Guenther al trombone supportano questa opera catalogata su bandcamp come sick pop, definizione riduttiva dopo l'ascolto di questi pochi minuti. Infatti, si passa dai fiati trionfali della marziale opener "Sparta rising" al duo "197-15" e "Planetary", che hanno il sapore dei Death In June non ancora folk, ma già morriconiani.
"Apophis" è una sorta di lenta transizione sincopata, mentre la successiva "Thorax" è un brano neo-folk più classico, ma anche il più riuscito ed emozionale, grazie alla tromba ed alla delicata contaminazione elettronica. Chiude l'originale "Gloves with nails painted red" a cavallo tra post-punk, idm e synth-pop.
https://www.facebook.com/Das-Auge-133925947241188
(M/B'06)
EMMA PIL
Una collezione di mostri
CDr (Autoprod.)

Assumo le poche informazioni su questo oscuro combo italiano dal mini inserto accluso al Cdr che ci giunge via posta. Un vecchio battipanni campeggia sulla cover in bianco e nero, e la mia mente lo immagina appeso ad un muro di una vecchia cascina di campagna, quadretto che predispone sin da subito ad un piacevole ascolto, con il suo sapore di cose antiche e da ritrovare.
Basato sul trio composto da Leo, Barbara e Michele, il gruppo milanese si avvale in realtà di una folta schiera di collaboratori a vario titolo, che porta il totale dei musicisti/parolieri a ben dieci elementi. Sin a partire dall’iniziale, liquida ‘Leith’, Emma PIL snocciola una decina di brani che sembrano muoversi trasversalmente tra post-rock e atmosfere oscure tipicamente ’80 (And Also The Trees), senza tralasciare qualche richiamo al periodo d’oro della scena indipendente nostrana di CSI e Ustmamò. Voci sia femminili che maschili si alternano ed intersecano nel corso del lavoro, assumendo spesso un tono recitativo e declamatorio che costituisce vero marchio di fabbrica di ‘Una collezione di mostri’, caratterizzandone intensità e pathos. Registrato nell’autunno del 2016 in provincia di Ferrara, il disco è davvero ben costruito sull’intreccio tra basso, chitarre e doppie voci, abile nel creare atmosfere ‘sospese’ ed a tratti permeate da una certa vena drammatica. Divertente l’irriverente break dialettale de ‘Il Registro dei Perticati Rurali’, mentre nella terminale ‘Ringraziamenti’ il gruppo dedica giusto tributo alle proprie fonti di ispirazione, umane e non.
https://it-it.facebook.com/EmmaPil2016/
(Oflorenz)

LETATLIN
Reaching for the moonlight
Cd promo (-)

Arrivano al quarto full length i romani Letatlin, dal 2003 di stanza ad Amsterdam, fondati a fine anni novanta da Marc Mal De Vivre e Hans Plasma, a cui si aggiungeranno in seguito il bassista Orsonero ed il batterista M.F.: Orsonero lascerà la band nel 2009 e verrà sostituito dal bassista Steven Smith a cui succederà Idan K, mentre nel medesimo anno si aggiungerà la tastierista Nisja. M.F. invece abbandonerà la band nel 2003, producendo una sterzata stilistica del gruppo verso una personale visione del genere post-punk, che si è evoluta e continua ad ampliarsi fino a quest'ultimo lavoro molto vario, dove si alternano canzoni afferenti a quel tipo di ballate malinconiche e ben riuscite che evocano il pathos di Nick Cave, e quelle che richiamano le strutture scarne dei Death In June del periodo Brown Book, il tutto unito ad un atteggiamento scanzonato ed un'attitudine lo-fi che ricordano gli ultimi Ait!. È un album che difficilmente lascia indifferenti, dove si vede il mestiere di una carriera ultraventennale e la capacità di amalgamare innumerevoli influenze in maniera originale e riuscita, evitando minestroni riscaldati.
http://www.letatlin.net
(M/B'06)

NAXAL PROTOCOL
Anatomo-pathology of an aborted civilization
CD (Old Europa Cafe, Luce Sia)

Il giovane progetto di Piero Stanig giunge al quarto full length, che si può definire a tutti gli effetti l'album della maturità, non certo perché abbia smorzato le sue frange estreme, ma perché al contrario ha saputo finalmente veicolare appieno il grande potenziale dimostrato coi precedenti lavori specialmente sotto il nome Cazzodio. I suoni primordiali ed oscuri tipici del bagaglio di Stanig rinascono qui a nuova vita grazie anche all'eccellente lavoro al mastering di Thomas Garrison, alias Control, unitamente a contributori d'eccezione alla parte vocale come Giovanni Mori (Le Cose Bianche) e Andrew Grant (The Vomit Arsonist), oltre che lo storico compagno d'avventure Masahiko Okubo (Linekraft). L'iniziale "Pathology as clarity" vede appunto quest'ultimo in azione in una traccia che non è solo l'apripista, ma definisce i pilastri su cui poggeranno i brani successivi, ossia lentezza ed inesorabilità, ma anche costante riferimento alle radici dell'industrial stesso, da Borroughs agli anatemi apocalittici dei Throbbing Gristle verso la civiltà occidentale. "Liquid rage" è un'altra perla a base di ritmi pulsanti, sferzate dissonanti e la voce di Grant che completa il tutto in un'orgia sonora semplicemente perfetta. "Interzona 2016" è la traccia manifesto del malessere che pervade l'Occidente tutto, a cui solo la "Martial Law", che puntualmente arriva con l'ultimo pezzo, può porre rimedio seppur momentaneo. È facile dire che è un grande lavoro, mentre è molto più complesso spiegare come questo capitolo della lunga carriera di Stanig raggiunga forse il suo apice, senza che lui debba inventarsi nulla, attraverso l'unione delle sue caratteristiche atmosfere con una instancabile ricerca sonora.
http://naxalprotocol.tumblr.com
(M/B'06)

NEWDRESS
Falso negativo
CD (VREC/Audioglobe)

A ridosso del decennale ed in occasione dell'anniversario della morte di Ian Curtis, i bresciani Newdress escono con un nuovo album, anticipato dall'ep "Novanta", uscito ben due anni fa e scritto in collaborazione con Omar Pedrini, Garbo, Luca Urbani e Lele Battista. Da subito i ritmi ed i primi arpeggi fanno intuire le potenzialità dell'album che, pur riprendendo la lezione dei maestri della new wave anni settanta/ottanta nostrana e non, danno un respiro più ampio alle melodie, conferendo uno stile delicato unito a ritmi più blandi, tipici del synth-pop, che richiamano alla mente nomi blasonati come il Battiato prima maniera, oltre che i The Sound, di cui è presente la cover "Contact the fact" insieme alle altre due bonus track "In questo inverno" e "Sorride a tutti". Il discorso iniziato col primo full-length "Legàmi di luce" prosegue quindi con lo stesso approccio melodico e lirico, mantenendo l'uso della lingua italiana per i testi, cosa che sicuramente precluderà alla band un più ampio pubblico, tenendo conto del fatto che l'unica cover cantata in inglese è resa ottimamente dimostrando che questa è e rimane una scelta.
http://newdress.strikingly.com
(M/B'06)

PSYCHIC TV
Kondole / Dead Cat
CD (Cold Spring)

La Cold Spring tira fuori una vera a propria chicca per gli amanti di Psychic TV, Throbbing Gristle, COUM Transmissions, del T.O.P.Y. e della musica industriale: la ristampa della raccolta di colonne sonore Kondole che include sia quella del corto "Thee Whale", sia quella di "Dead cat", nella versione normale e in quella estesa di circa 48 minuti, forse mai uscita ufficialmente, oltre alla lunga suite "Thee shadow creatures", uscita nella ristampa del 1993. A questo si aggiunge il dvd contenente il corto surreale "Dead cat", uscito nel 1989, ritrovato recentemente dal suo regista David Lewis e restaurato partendo dalla fonte originale. Nel film sono presenti personaggi avanguardistici come Derek Jarman, morto pochi anni dopo di aids, Andrew Tiernan e naturalmente Genesis. Questo album esce in formato "liquido" e digitale come digipak su doppio cd e dvd, col primo a contenere la versione estesa della colonna sonora di "Dead cat", che mostra il lato degli Psychic TV più atmosferico, forse quello che, pur essendo decisamente meno innovativo rispetto al recente "hyperdelic rock", mostra il volto più evoluto e moderno della band dal punto di vista dei suoni. "Thee whale" è invece maggiormente ritmata e suonata e ricorda colonne sonore più vicine agli anni settanta, con una nota visionaria e tribale che può ricordare i lavori dei Popol Vuh. L'aspetto tribale si accentua e diventa una vera e propria danza rituale in "Thee shadow creatures", brano di pari durata agli altri presenti nel secondo cd. Tutti i brani hanno in comune l'estrema lunghezza e l'iterazione ossessiva di loop sonori che acquisiscono così lo stato di chiavi ipnotiche per aprire porte verso altri mondi, diventando in questa raccolta un unico viaggio monolitico.
https://www.facebook.com/Genesis-BREYER-P-ORRIDGE-171735929627691
(M/B'06)
PSYCHO KINDER
Extension
CD (Alienated Records, Solchi Sperimentali Discografici)

Ritornano gli Psycho Kinder e proseguono il discorso iniziato con la raccolta "The psycho kinder tapes", in cui il mastermind Alessandro Camilletti usufruì del contributo musicale di diversi artisti, che si ritrovano nuovamente in questa raccolta, accompagnati da altri nomi altrettanto importanti della scena italiana e non, come a ribadire la necessità di Alessandro di dedicarsi totalmente ai testi e quindi al messaggio da trasmettere ai suoi ascoltatori, senza curarsi della musica se non nella sua fase avanzata, facendo venire alla mente il modus operandi di Fabrizio De André, che lasciò i versi immortali che tutti noi conosciamo ed abbiamo la fortuna di apprezzare fino in fondo in quanto italiani. E l'uso della lingua madre è in effetti un'altra caratteristica pregnante di questo progetto, celebrativa di un patrimonio ed in barba alla potenziale fallita internazionalizzazione di un fenomeno musicale che non ha bisogno di traduzioni se di valore come in questo caso, come fu per il black metal norvegese degli anni novanta. L'opener "Nel caos dell'ecumene" e la conclusiva "Essere" infrangono invero questa regola, mettendo alla voce rispettivamente Valerio Zecchini (Post Contemporary Corporation) e Andrea Chimenti, entrambi sonorizzati da Giovanni “Leo” Leonardi. "L'incomunicabile" è invece totalmente stravolta dal remix dei Kill Your Boyfriend, diventando un pezzo electro/post-punk alienato, potente e lontanissimo dall'originale. Seguono da "Democratiche ipocrisie" i remix di "2009" e "Un uomo" ad opera rispettivamente di Celery Price e Michele Caserta, quest'ultimo altro storico collaboratore degli Psycho Kinder. Deca dà un caratteristico tono sognante e cupo a "Oltre il tempo", a cui segue una reinterpretazione in chiave ebm di "Viaggio allucinato" ad opera di Degada Saf Faust. Lisfrank mette proficuamente mano a "Stato di violenza" mentre vengono riproposti i remix de "Il tramonto dell'evidente" e "Vivo e invisibile" già presenti su "The psycho kinder tapes". L'album può essere visto come una transizione ed una voglia di rivedere quanto già fatto, con altri occhi e dimostra la sempre positiva irrequietezza di Camilletti e la sua costante voglia di evolvere.
https://www.facebook.com/psychokinder
(M/B'06)
SDH (SEMIOTICS DEPARTMENT OF HETERONYMS)
Tell them
Download (Avant! Records)

Dopo aver fondato insieme l'etichetta Cønjuntø Vacíø e fondato parallelamente i Wind Atlas, Andrea Pérez Latorre e Sergi Alejandre debuttano ora con il nuovo progetto a due SDH.
Ep digitale che contiene tre brevi brani per dodici minuti totali, che dicono però già molto sulle capacità del duo di fare proprie le influenze di gruppi come November Növelet, Boy Harsher e Linea Aspera, nel segno di un synth-pop suggestivo ed ispirato, soffice e quieto, che richiama i favolosi anni ottanta e che rivela le ottime capacità dei due in attesa di un prossimo full length.

https://www.facebook.com/semioticsdepartmentofheteronyms
(M/B'06)
SM/N.
Comfort for the stranger
Cassetta (Custom Body Records)

Ultima fatica dell'altra faccia di Le Cose Bianche, ossia Suction Melena, questa volta in collaborazione con N. ossia Davide Tozzoli. Il primo, nato nel 2015, fa capo a Giovanni Mori ed è nato con il sacrosanto proposito di rispolverare il lato più primordiale del power electronics, mentre il secondo è uno dei progetti storici che fece parte della scuderia della Slaughter Productions, etichetta gestita dal defunto Marco Corbelli. Questo lavoro porta il marchio indelebile dell'arte di Giovanni Mori, ossia quell'infatuazione morbosa per i nastri ed il rumore analogico, che si riflette anche sulla sua Custom Body Records, sotto la quale esce questo lavoro, ma soprattutto quella capacità che appartiene a pochi di creare suoni che racchiudono vero disagio e malessere, nichilismo e tormento. E così il lato che invero emerge talvolta anche in LCB, riecheggia qui con richiami a lavori del calibro di "Privatism" e "Flesh Post Flesh", mescolato all'altrettanto inconfondibile tocco di Tozzoli, meno aggressivo, ma altrettanto doloroso e spietato. Ne nasce qualcosa di perfetto per chi ama ciò che a scuola ci hanno insegnato a odiare, da subito introvabile nelle sue 30 copie disponibili.
http://lecosebianche.blogspot.it;
http://www.boringnoise.com
(M/B'06)
TERRENI K
Depths
CD (Luce Sia, Show Me Your Wounds)

Nuovo lavoro per il tarantino Massimo Gravina (Divine Negation), che esce tra molte difficoltà, ben due anni dal suo concepimento, grazie all'appassionato ed instancabile lavoro congiunto degli svizzeri Sacha e Nebo, con le loro etichette Luce Sia e Show Me Your Wounds. Sin dagli esordi Massimo Gravina ha sempre dimostrato ottime capacità ed uno spiccato orientamento verso le prime produzioni Cold Meat Industry e le macabre ambientazioni di film cult anni settanta, Zeder su tutti, da cui non a caso prende il nome il progetto. Questo ultimo lavoro non tradisce le prerogative dell'illbient/industrial pur maturando una visione meno ruvida, più quieta e sognante, dove sonorità tipiche dello space ambient degli anni settanta si mescolano ai caratteristici riverberi e ad atmosfere che si fanno via via più gelide col succedersi dei singoli brani, dai quali "Plasma oscillations" emerge maestosamente, che finiscono per gettare un simbolico ponte verso lo spazio profondo, richiamando in maniera personale gli Inade prima maniera. Gravina si stacca dai suoi amati terreni per intraprendere un oscuro viaggio astrale tenendo un diario di bordo fatto di nove brani interessanti e talvolta sorprendenti.
http://terreni-k.blogspot.it
(M/B'06)
VIVIANNE VIVEUR
Virgo
CD (My Fay Records, Jardin du Luxembourg)

Nuovo lavoro per i Vivianne Viveur, a solo un anno di distanza e sulla scia di "Glitters", dove coesistono wave, minimal e alternative rock nel segno di Pierre Bachelet, Armando Trovajoli e Berto Pisano.
Circa mezz'ora di musica coinvolgente ed immensamente malinconica, marchio caratteristico della band sin dagli esordi, la quale ha ridefinito il concetto di alternative rock, trovando una direzione molto personale e riuscita che questo album non fa che riconfermare una volta di più.
Canzoni d'amore, una modella diversa per ogni copertina, sempre estremamente affascinante nella sua semplicità e pura bellezza, che pone da subito l'ascoltatore in sintonia ideale con quello che sarà poi l'ascolto, un connubio perfetto tra la chanson francese, il cantautorato italiano ed il rock inglese, da ascoltare tutto d'un fiato, come fosse la confidenza di un amore estivo, arrivata quando già l'autunno fa capolino con le sue foglie ingiallite.
https://www.facebook.com/Vivianne-Viveur-46211624023
(M/B'06)