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Web-zine
di musica, cultura, arte e tutto l'universo oscuro
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RECENSIONI
DISCHI
Maggio 2017
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GERSTEIN
32 Years of Rain
CD (Der Klang/Luce Sia)
La pioggia come metafora di grigio, oscurità e malessere.
Con '32 anni di pioggia', Maurizio Pustianaz allegoricamente ci lascia
intendere che l'anima di Gerstein, suo progetto storico nato nel lontano
1985, fu alimentata e nutrita da elementi e dinamiche di vita non facili,
ove difficoltà e disagio trovarono nella musica un importante canale di
sfogo, e nello stesso tempo una fondamentale medicina. Compila tion
assolutamente esaustiva della storia del progetto torinese, '32 Yeras
of Rain' rappresenta meticolosamente ognuna delle release ufficiali targate
Gerstein, a partire da 'Poison' (tratta dalla cassetta dell'85 'Gerstein
1') sino ad 'Attacco allo Stato - Gelli', singolo digitale memore della
vecchia 'Loggia P2' licenziato nel 2015. Un totale di ben diciassette
tracce estrapolate da cassette, cd e vinili oramai difficilmente reperibili,
cui si aggiungono tre brani inediti dei quali due risalenti al 1995 ed
uno, freschissimo, relativo alla collaborazione tra Maurizio ed il progetto
'Braconidae' di Emiliana Voltarel realizzatosi nel 2016. Pregevole il
packaging del lavoro, licenziato congiuntamente da Der Klang e dalla benemerita
label elvetica Luce Sia: la cover è composta da un bello scatto di Claudia
Golombowski (compagna del musicista) riportata su mini poster pieghevole
ed un inserto tipo cartolina, illustrato con ulteriore fotografia di un
bellissimo esemplare di cervo bavarese. La sintesi che emerge dall'ascolto
dell'antologia conferma e rafforza quanto già pensavo sull'opera di Gerstein:
sebbene appartenente storicamente alla 'grey area' che accomunò ai tempi
realtà seminali come Sigillum S o Ain Soph, Gerstein fu artefice di una
produzione dai canoni stilistici assolutamente personali e difficilmente
inquadrabili in qualsivoglia genere, sia esso il cosiddetto 'industrial'
piuttosto che 'noise' o 'ritual'. Favorito in questo anche dalle contingenze
dell'epoca, per le quali si sperimentava con i pochi mezzi a disposizione,
Pustianaz riuscì a trasmettere tutto sé stesso senza adagiarsi sugli stereotipi
(per quanto validi) dell'area. Riascoltatevi a tal proposito la ballata
pianistica noire di 'Putrefacto' (il pianoforte fu tratto distintivo di
parecchie tracce degli inizi), l'ambient infetto di 'Phlegmaticus III'
e la cavalcata chitarristica di 'In the 'Shadow of the Sun', tre facce
tra le tante del poliedrico progetto torinese, al quale auguriamo di cuore
un buon trentaduesimo compleanno, con la speranza di ulteriori sorprese
per gli anni a venire!
Info: www.noisebrigade.org
(Oflorenz) |
FEAR
OF THE STORM
Madness splinter (1991-1996)
Box CD (My kingdom music)
Per tutti gli amanti di cold wave, post punk e goth rock, a venticinque
anni dalla nascita dei "Fear of th e
storm" esce per Kingdom Music questa raccolta limitata a 333 copie, dell'intera
loro discografia rimasterizzata e digitalizzata, che include anche il
debutto del 1991 col moniker Storm e l'album inedito intitolato "2" ad
occupare il terzo cd. Il box limitato a 33 copie è particolarmente ricco:
infatti, oltre al libretto di ben trentasei pagine già contenuto nel digipak
disponibile singolarmente, che raccoglie informazioni ed immagini appartenenti
alla storia della band ennese con una breve introduzione di Gianfranco
Santoro di FinalMuzik, si trovano adesivi, spille, una maglietta, una
borsa e la discografia completa dei Dperd, progetto di Valeria Buono e
Carlo Disimone, incluso un loro singolo finora inedito con la cover di
Luigi Tenco "Un giorno dopo l'altro". Attraverso i brani cold wave del
debutto degli Storm "R.I.P." in cui si intrecciano i The Cure, i Bauhaus
ed i Sisters of Mercy, sostenuti dall'anomalo e non infrequente paesaggio
nebbioso ennese, città natale del gruppo, si assiste con l'anomala velocità
conferita dalle raccolte discografiche, ad una evoluzione col debutto
questa volta dei Fear of the Storm, "The key of my silence", in cui i
suoni diventano più malinconici e meno tetri e le voci di Tony Colina,
Antonio Olieri e Carlo cominciano ad alternarsi in maniera più frequente
con quella di Valeria che a partire dal mini "1995" lascerà in parte i
vocalizzi, passando a duettare nelle parti cantate. Al secondo cd appartengono
gli album usciti nel biennio 1994/95. Sono passati due anni, le qualità
tecniche del gruppo si sono affinate e si vede: "…So sad to die in oblivion…"
recepisce le ritmiche darkwave ed è un parente stretto di "Pornography"
dei The Cure pur con le sue peculiari accezioni e derive. La seconda parte
del cd è costituita dal mini "1995", che fu letteralmente il pomo della
discordia che causò la rottura con l'etichetta Energeia, la quale lo pubblico
rifiutando di dare alle stampe il full length "2" (sic), e lo smembramento
del gruppo di lì a poco. Ed è proprio quest'ultimo album finalmente edito
dopo oltre vent'anni, a costituire la vera sorpresa ed il fulcro su cui
si muove questa ristampa, testimone tardivo, ma ingombrante della lontana
destinazione a cui erano giunti i nostri: il suono finalmente solido e
corposo, accompagna brani dai toni più eterei, che strizzano l'occhio
ad un pubblico più vasto, senza però cadere in stereotipi commerciali
e degradati, come spesso succede, il vero e proprio album della maturità.
Siamo giunti finalmente all'attesa rinascita e consacrazione del gruppo?
Sito web: https://www.facebook.com/fearofthestorm
(M/B'06) |
DPERD
V
CD (My Kingdom Music)
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Arriva al quinto episodio, ed il titolo lo conferma, la discografia dei
Dperd, costola dei Fear of the Storm nata di fatto nel 2006 e costituita
da Carlo Disimone e Valeria Buono, con quest'ultima sola autrice dei testi.
Il gruppo, prendendo le mosse dal goth rock della band originaria, ha
sterzato verso una soluzione inedita che si è fatta via via più evidente
fino a culminare in una forma canzone se vogliamo più canonica, ma che
dà la sensazione di collocare Valeria nella sua giusta dimensione artistica,
coadiuvata da Carlo che non interviene più nelle parti vocali come invece
faceva in passato e, beneficiando di anni di lavoro in comune e della
sua lunghissima esperienza, sa come valorizzare alla perfezione il talento
canoro di Valeria. Con "V" ancora più che nel precedente "Kore", le atmosfere
gotiche di un tempo hanno ormai lasciato spazio a tracce di rock/wave
ispirata ai Litfiba dei primi anni novanta ma molto più dolce, sovrastata
da vocalizzi eterei e partiture ariose di pianoforte che iniettano atmosfere
neoclassiche in un tutto davvero speciale, che potrebbe ricordare gruppi
come Dead Can Dance e This Mortal Coil, pur mantenendosene a debita distanza
e sancendo una voltà di più la sua originalità.
Sito web: https://www.facebook.com/dperd
(M/B'06) |
TWO
MOONS 
Cognitive Dissonance
CD (Atmosphere Records)
Con una cadenza singolarmente regolare, a distanza di due anni, ritorna
alla ribalta il progetto di Emilio Mucciga, Giuseppe Taibi, Iacopo Palax
(che sostituisce Vincenzo Brucculeri) e Angelo Argento. Gli anni passano,
ma le ambizioni che si porta dietro questo progetto restano immutate,
anzi ne escono rafforzate dalla crescita dei singoli elementi col trascorrere
del tempo. E così l'ascoltatore viene travolto sin dal primo ascolto da
una mescolanza prodigiosa di sonorità che vanno dalla new wave al post
punk fino alla electro creando un amalgama malinconico di difficile etichettatura
a cui forse l'unico accostamento dei termini "future wave" può rendere
giustizia.
La tradizionale oscurità della darkwave lascia spazio ancora una volta
a paesaggi sonori freddi e quieti, dove la voce di Emilio si destreggia
a bilanciare di volta in volta i tentativi di prevalere di chitarre, batteria,
basso e synth. Suoni bilanciati e perfetti, synth irresistibili, ritmiche
cadenzate, strutture delle canzoni apparentemente semplici, ma ricche
di sfumature, rendono necessari innumerevoli ascolti per carpirne l'essenza,
ma ne vale la pena.
Sito web: https://www.twomoons.it
(M/B'06) |
FUFANU
Sports
CD/LP (One Little Indian)
O k, forse non lo eleggeremo disco del 2017, ma a conti fatti potrebbe
non arrivarci molto lontano. Secondo
lavoro sulla lunga distanza per i Fufanu, band finlandese che con questo
"Sports" sembra proprio aver trovato un'identità.
La copertina porta già qualche sorriso (un po' come il nome del complesso,
concedetemelo): uno sportivo molto magro si accinge a tirare con il giavellotto
in mezzo ad un deserto ed ampio prato verde e poi, sul retro, lo stesso
atleta si posiziona sulla più alta postazione del podio (ma è l'unico
concorrente in gara!!!). Poi parte play sullo stereo e impariamo a conoscere
i Fufanu, band che ha trovato un'alchimia, vicina alla perfezione, tra
l'elettronica e gli strumenti tipici del vecchio rock.
Tre ragazzi dalla glaciale Islanda che riescono a partorire davvero tanti
suoni, partendo dalla title track che, in apertura, finisce per rappresentare
il manifesto del lavoro. Semplici tocchi di programmazione anticipano
in maniera suadente prima l'ingresso di chitarre dal suono tipicamente
wave e poi una batteria, capace di tenere il tempo senza cadere nella
tentazione di debordare ad ogni costo (molto wave appunto): finite le
presentazioni degli strumenti, la voce di Kaktus Einarsson , pulita ma
senza rappresentare nulla di straordinario, pare arrivare da un po' lontano,
attraverso leggeri echi sonori che ci riportano a decenni passati. "Gone
for more": alza il tiro della ballabilità fino all'ingresso sul finale
della chitarra elettrica, ed allora ci pare di ascoltare un bel classico
targato New Order.
"Tokyo" non sarà mai "Kyoto song", ma ci piace nell'essere più introspettiva
di altre ed avere riff di chitarra tanto convincenti. "White pebbles"
e "Bad rockets" emozionano nel loro essere monocordi; "Just me" e la leggerezza
di "Your fool" ammiccano un po' di più al pop, risultando di presa immediata;
con "Liability" abbiamo dancefloor music; "Syncing in" pare una delle
più deboli se non fosse per quel finale in crescendo in cui i sintetizzatori
dominano la scena. Ecco dunque un album non di fenomeni. Ma un album che
difficilmente sarà abbandonato per sempre sugli scaffali… come quelli
di certi fenomeni, in pratica.
(Gianmario Mattacheo) |
ANEMONE
TUBE & POST SCRIPTVM
Litaniae Mortuorum Discordantes (Ein Oratorium Von Anemone Tube & Post
Scriptum)
CD/LP (The Epicurean/La Esencia)
Due progetti oramai ventennali come Anemone Tube e Post Scriptum, operativi
rispettivamente dal 1997 e dal 1999, uniscono le forze per tracciare le
nerissime coordinate di questa 'Litania di Morte' per il XXI secolo, ispirandosi
alle antiche composizioni di musica rituale risalenti ai secoli passati
e note per l'appunto come 'Litaniae Mortuorum Discordantes'. Il disco
si configura sostanzialmente come u no
split, con i primi tre brani ad opera del teutonico Stefan Hanser - in
arte Anemone Tube - che vanno a comporre il Primo Atto ('Erster Akt'),
ed i tre successivi proposti dal progetto russo-americano per il secondo
ed ultimo atto ('Zweiter Akt'). Arricchita da field-recordings appositamente
raccolti tra Cina e Giappone nel triennio 2013-2016, la prima sezione
appannaggio di Hanser rende sin da subito onore al promo-flyer che recita:
'soul-shredding funeral music built on dissonance'. Dilatazioni sintetiche
dal misterioso sapore arcaico e layers di voci trattate caratterizzano
l' 'Oratorium' targato Anemone Tube, progetto peraltro che seguiamo con
interesse da anni e che rammentiamo in una performance di grande intensità
al festival di Wroclaw di un paio di anni fa. Degna continuità si rileva
nel secondo atto ad opera di Post Scriptvm, un condensato di asfissiante
materia dark-ambient che ci predispone al meglio in vista della futura
apparizione del gruppo al prestigioso Tesco Festival di Mannheim l'ottobre
prossimo. Una menzione speciale per la finale 'Laterne D'Horreur', in
grado di andare oltre i (pur elevati) consueti canoni di marca dark-ambient
sconfinando in sette minuti di vera e propria mortifera sound-track. Il
lavoro esce in elegante versione CD cardboard-sleeve limitata a 144 copie
per la label di Hanser 'The Epicurean', ed in vinile oro (oppure nero
con CD ed inserti speciali) per la label catalana de 'La Esencia', in
edizioni che si preannunciano limitate rispettivamente a 200 e 99 esemplari.
Tutte le versioni sfoggiano una veste grafica ed un package di mirabile
cura ed assoluto pregio.
Info: https://epicureanscapism.bandcamp.com
(Oflorenz) |
THE
BLACK VEILS 
Dealing with demons
CD (Atmosphere Records)
Dopo due anni di silenzio ritornano i bolognesi The Black Veils. Rispetto
al debutto, più ingabbiato nel genere wave/post punk, il trio fa questa
volta un passo deciso verso l'alternative rock e lo shoegaze, pur trattenuto
alle radici post-punk dallo stile vocale del cantante Gregor Samsa.
Dodici brani, l'ultimo nascosto nella coda dell'undicesima traccia: dopo
le prime due tracce sulla scia di gruppi come Interpol, arriva "The ghost
inside", pezzo dalle sonorità fluide e coinvolgenti con la batteria a
dettar legge. "The beauty attacks!" è un altro pezzo da segnalare, che
ricorda i momenti più ispirati dei Placebo, senza complessi d'inferiorità
di sorta. La lenta "Prinsengracht" e la successiva accelerata con "The
comforting taste of another springtime torture", rimettono in discussione
i brani precedenti: ma è la traccia finale che costituisce la vera anomalia,
con un brano sognante ed uno stile vocale che muta ancora una volta in
qualcosa di malinconico, fino a graffiare l'ascoltatore con urla laceranti
e distorte che chiudono e preludiano alla ghost track, la quale getta
ancor più scompiglio col duettare di chitarra e voce che ora declama in
ambientazioni gelide ed asettiche.
Sito web: https://www.facebook.com/pg/TheBlackVeilsOfficial
(M/B'06) |
BAD
SECTOR
Pressurized Music
Tape (Luce Sia) 
Massimo Magrini, ossia Bad Sector, non ha bisogno di introduzioni: è semplicemente
una delle menti contemporanee più geniali che il mondo della musica, e
probabilmente anche quello scientifico visto il suo lavoro per il CNR,
abbia mai conosciuto. La sua predilezione almeno apparente per il supporto
digitale, ha fatto sì che le sue uscite in formati alternativi come il
nastro magnetico, siano tutto sommato molto poche. Tra queste, oltre al
debutto per la Slaughter Productions del defunto Marco Corbelli che per
primo intuì il grande talento di Magrini e non si fece distrarre dalla
poca coerenza con le altre uscite della sua etichetta, c'è anche "Pressurized
Music" uscito per la"Freedom from…", che appartiene di fatto al periodo
più tetro ed estremo e meno sperimentale di questo progetto e su cui Luce
Sia è riuscita trionfalmente a piantare la sua bandiera. Le tracce incluse
in questa raccolta sono splendide gemme che ricordano da vicino le inarrivabili
stratificazioni sonore del debutto Ampos che, come consapevolmente dice
lo stesso Magrini, hanno fissato gli standard del dark ambient emozionale,
nonché dei suoi album successivi, standard su cui invero non si è mai
adagiato, utilizzandoli solo come punti di partenza verso nuovi lidi di
ricerca musicale. La cassetta va ascoltata tutta d'un fiato, coi bassi
ed il volume ben alti e possibilmente con un impianto stereo adeguato,
per essere attraversati da questo diluvio di frequenze e suoni che fungono
da portale di accesso ad altri mondi invisibili e meravigliosi. Sessanta
copie disponibili come da tradizione elvetica, quindi occorre affrettarsi.
Sito web: http://www.bad-sector.com
(M/B'06) |
GLAUKOM
SYNOD
Vampires and gorgeous throats
Tape (Visceral Circuitry Recs)
Sesta uscita per questo progetto elettro-industriale transalpino
nato nel 2005, che ritorna al formato analogico per eccellenza con questa
tape single-sided a tiratura limitata licenziata da Visceral Circuitr y,
label francese specializzata in produzioni underground su CDr o nastro.
Le sette tracce della cassetta, tutte di breve durata ed in tre casi non
superiori al minuto, sembrano trasmettere - sin dai titoli - una certa
vena goliardica e non troppo impegnata del gruppo, che spara in faccia
all'ascoltatore un rhytmic-industrial un po' raffazzonato e senza eccessive
pretese. Nulla di sorprendente emerge dal quarto d'ora di 'Vampires…',
al di là degli ululati in perfetto stile Tarzan della terza 'Jungle Glaukom
Fever', nonostante l'avviso 'tutta la musica è stata composta con software
a 16 bit' ci avesse quantomeno titillato la curiosità. Il più inesperto
dei gruppi Hands fa un rhiytmic-noise anni luce più convincente di questo
disco, che per di più non è nemmeno l'esordio della formazione francese,
ma addirittura il sesto sigillo. Passare oltre.
Info: scumflesh@wanadoo.fr
(Oflorenz) |
BURIAL
HEX
Throne
CD (Cold Spring) 
Arriva al terzo episodio il ciclo di ristampe di materiale raro
ad opera della cold spring che coinvolge il progetto horror electronics
di Clay Ruby, successivo alle compilation "Book of Delusions" del 2012
e "In psychic defense" del 2014. In questo caso la raccolta include
la parte dello split su 7" con i Sylvester Anfang II e quella dello
split su 12" cogli Iron Fist Of The Sun, i lati A degli lp "From the
rites of Lazarus" e "Bagirwa Hymn". L'attività della Cold Spring appare
come una permutazione tramite "cherry picking" su supporto digitale
di una discografia a bassa tiratura, ma ipertrofica e pertanto già piuttosto
estesa. Attraverso queste suite dal sapore ritualistico ed arcano si
assapora tutta l'oscurità del lato death industrial/noise del progetto,
specialmente in "Actaeon" e "The feast of St. Peter and Paul", unita
alle aggressioni vocali delle dissonanti "Throne" e "The coming of war",
con quest'ultima che si trasforma in una pacifica liturgia nella seconda
parte. La finale "Armagiddion", pur appartenendo ad un altro lavoro
riprende in qualche modo la coda di "The coming of war", dando spazio
ad ambientazioni quiete e sognanti. L'artwork è ancora una volta a cura
dell'esoterista e filosofo Nathaniel Ritter, noto anche per il suo progetto
Kinit Her.
Sito web: http://burial-hex.tumblr.com
(M/B'06)
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SOLCO CHIUSO
L'Alcova d'Acciaio
CD (GH Records)
A distanza di due anni dall'ottimo esordio di 'Human Textures'
licenziato da Lost Empires, Gabriele Fagnani prosegue il suo percorso
di pura marca industrial-noise con Solco Chiuso, progetto con il qua le
la sostanza sonora, scevra dei contenuti storico-politici della Corazzata
Valdemone, la fa da protagonista assoluta. In realtà 'L'Alcova d'Acciaio'
recupera alcuni elementi futuristi che avevano caratterizzato in passato
il main-project, ed in special modo quegli aspetti più propriamente artistici
della corrente Marinettiana che resero protagonisti assoluti elementi
quali velocità ed elettricità. La cover stessa del digipak, un tripudio
di ingranaggi e metallo che paiono un vero tributo alle macchine, richiama
concetti cari al movimento futurista, che con i quadri dei suoi Balla
e Boccioni (per citare solo tra i più celebri) misero in campo una vera
e propria esaltazione dei concetti di movimento e dinamicità. La intro
di 'Fusione dell'acciaio e della carne' ci proietta immediatamente nel
cuore del concept: ispirata al romanzo del 1921 intitolato proprio 'L'Alcova
d' Acciao', sovrappone l'appassionato recitato di Gabriele a rumoristiche
textures di effetti deflagranti, che trasmettono sensazioni di muscolare
potenza. L'amalgama tra strutture elettronico-industriali e voci riappare
in più occasioni, come nella terza 'Blitzkrieg' che chiama ancora una
volta in causa Marinetti e la sua poesia 'Uccidiamo il chiaro di luna'.
Potenti le ritmiche in molte delle tracce strumentali, come la evocativa
'Rombo' o la 'meccanica' 'Cluster' che vede la partecipazione del progetto
veneto Les Champs Magnètiques. 'Kinky music for iron youth', che pare
fare il verso a Boyd Rice ed al suo 'Easy listening for iron youth', ci
accompagna verso le battute finali di questo secondo, convincente capitolo
di Solco Chiuso. Futurismo industriale per la gioventù del XXI secolo!
Info: https://www.facebook.com/solco.chiuso
(Oflorenz) |
TREPANERINGSRITUALEN
Deathward to the womb
CD/LP (Cold Spring) 
La Cold Spring ristampa una delle ormai esaurite prime uscite del progetto
di Thomas Martin Ekelund, pubblicandola sia su cd che su 12" limitato
a 500 copie di "Deathward to the womb". L'album è incentrato sulla figura
dell'ing. John Parsons, conosciuto anche con lo pseudonimo di Frater T.O.P.A.N,
tra i primi americani ad aderire alla religione di Thelema e ad affiliarsi
all'O.T.O., ed i suoi Babalon working, in cui viene evocata la divinità
Babalon appunto, al fine di preparare la terra al rinnovamento ed all'avvento
dell'uomo divino durante l'Eone di Horus a cui apartiene la nostra epoca,
sempre secondo la religione di Thelema. Nonostante Parsons dichiarò i
suoi rituali di evocazione conclusi con successo, gli eventi degli ultimi
anni testimoniano di un'era che si fa invece via via più tetra: Ekelund
rielabora questa delusione con la visione di una Babalon capace di portare
non solo amore, ma anche caos e distruzione. E così sono i singoli brani
che riflettono mondi sotterranei in cui si contorcono creature spaventose:
industrial old style mescolato con potenti clangori e riverberi, in pieno
stile Trepaneringsritualen, che fin'ora non ha perso un'oncia del suo
smalto anche se forse, d'altro canto, tende ad arroccarsi sulle sue posizioni,
regalando un ascolto piacevole, ma raramente sorprendente. In coda alle
tracce originali, sul cd (e sul vinile come download) è presente "I remember
when I was God", che costituisce un rituale eseguito con il supporto tra
gli altri di Dan Serbanescu, Antti Litmanen (Arktau Eos) e Michael Idehall.
Sito web: http://de-za-kh-a-da-sh-ba-a-ha-v.se
(M/B'06) |
ESTETICA
NOIR
Purity
CD (Red Cat Records) 
Gli Estetica Noir arrivano
al primo full length dopo l'esordio con l'ep omonimo nel 2014. Fondato
nel 2013 dal bassista Riccardo Guido e dal chitarrista e cantante Silvio
Oreste, a cui si accompagnano Paolo Accossato alla batteria e Guido Pancani
alla seconda chitarra, questi ultimi tre provenienti dai Favole Nere,
questo progetto, nato sull'onda del genere new wave/rock, lascia sin dagli
albori uno spazio particolare alle sfaccettature death/goth rock ed alla
contaminazione elettronica, aspetto quest'ultimo che si amplia ulteriormente
e trova la sua strada in quest'ultimo episodio, creando una proposta a
cavallo tra Nine Inch Nails, Killing Joke ed i The Cure.
La vera novità, insieme ad una cura maniacale dei suoni e degli arrangiamenti,
è che i testi non sono più in italiano bensì in inglese, cosa che dà finalmente
l'adeguato respiro alla proposta musicale dei nostri, a metà tra cavalcate
di chitarra che stemperano il clima solitamente lugubre del genere, e
questo si riflette anche nei video, ed un uso dell'elettronica oscillante
tra minimal e ritmata, senza pregiudizi o stilemi di genere. Il risultato
sono undici tracce mediamente di quattro minuti ciascuna, che riescono
a concentrare un mare di sperimentazioni ed influenze, ributtandole fuori
senza sbavature, dimostrando grande esperienza e personalità.
Sito web: http://www.facebook.com/esteticanoir
(M/B'06) |
4GIFTGAS
Beauséant
CD (Extremocidente)
Sono trascorsi ben quattro anni da quando trattammo l'esordio
di questo misterioso ensemble dietro il quale
si celano alcuni attori non dichiarati della scena industriale nostrana,
si trattava de 'La première exhalation de 4giftgas', EP rilasciato su
inusuale formato digitale in download con piastrina metallica. Grazie
all'attiva label portoghese Extremocidente eccoci finalmente al cospetto
del primo full-lenght, 500 esemplari in jewel case che vedono la partecipazione
di alcuni illustri ospiti della scena, tra i quali Antichildleague, TSIDMZ
e Carnera. Delle undici tracce due vengono riproposte dal mini di esordio,
per la precisione l'iniziale 'Cyanide' ed 'Anvil'. L'oscuro combo, opportunamente
celato dietro inquietanti maschere antigas, conferma quanto di buono si
era detto a proposito dell'assaggio di quattro anni fa, snocciolando un
massiccio lavoro d'amalgama ove ritmiche possenti, clangori metallici,
voci distorte e ruvide rasoiate elettroniche sono linfa vitale e pulsante
alla base di tutti gli undici capitoli di 'Beauséant'. L'album sprigiona
una sensazione di inquietante malessere declinata tramite i bordoni ed
i beats generati dalle macchine elettroniche ed un utilizzo non convenzionale
delle voci: ascoltate 'Litanies', condensato estremo di 'gassosa' malvagità!
A proposito di gas: 'Cyanide', 'Monossidoll', 'Fosgene mon amour', i nomi
di pericolosissimi gas (dietro i quali si celano peraltro gli stessi componenti
del gruppo) sono ricorrenti tra i titoli delle undici tracce, pronti ad
avvilupparvi tra le loro spire letali sin dal primissimo ascolto.
Info: https://4giftgas.bandcamp.com/releases
(Oflorenz) |
APOREA
(APOKRIFNA REALNOST)
Na Rekah Vavilonskih
CD (Annapurna Prod.)
La Annapurna, neonata etichetta, inizia a muovere i primi passi e parte
subito col botto, ripescando una gemma perduta
nel lontano passato, ossia l'unico lavoro dei macedoni Aporea o Apokrifna
Realnost, che significa letteralmente "realtà apocrifa" riferendosi, a
giudicare dalle superbe illustrazioni, dai titoli delle singole tracce
e dalle poche parole in latino riportate nel libretto, ai vangeli apocrifi.
Aporea fu un collettivo guidato spiritualmente da padre Stefan Sandžakovski
della chiesa ortodossa macedone, tra cui si distinsero Goran Trajkoski,
Zoran Spasovski, Klime Kova?evski, Metodij Zlatanov e Neven ?ulibrk ed
illustratori e pittori come Kiril Zlatanov e Lazar Le?i?. La cassetta
in questione costituì il documento sonoro successivo all'uscita nel 1987
del libretto-manifesto del collettivo col medesimo titolo "Na Rekah Vavilonskih",
pubblicato l'anno successivo in occasione del documentario televisivo
sul sopracitato pittore Lazar Le?i?. Circa trent'anni dopo questa perla
rinasce a nuova vita rilasciata contemporaneamente su vinile e cd: pur
collocandosi inequivocabilmente a livello sonoro a metà tra "Nature Unveiled"
dei Current 93 e "The secret eye of L.A.Y.L.A.H." degli Zero Kama, massimi
esempi della musica rituale moderna, gli Aporea aggiungono qui l'aspetto
essoterico e profondamente devozionale, seppur negletto in quanto apocrifo,
tipico del cristianesimo, poi parzialmente ripreso in anni recenti dai
finlandesi Artkau Aon/Eos, insieme all'utilizzo delle relative iscrizioni
in linguaggio slavo ecclesiastico. Cinque canzoni per circa 20 minuti
di musica, questo lavoro rappresenta una sorta di messa medievale in cui
si danno appuntamento cori gregoriani, campane, strumenti a percussione
ed antichi strumenti a corda macedoni, un pilastro o se vogliamo le spalle
dei giganti su cui poggiano i moderni gruppi che portano avanti con orgoglio
il vessillo di questo sfaccettatura del post punk.
Sito web: http://annapurnaprod.weebly.com
(M/B'06) |
AFRICAN
GHOST VALLEY 
Royers Talaha
Tape
(Luce Sia)
La Svizzera della musica elettronica sta vivendo un periodo di
inusitato splendore, sicuramente grazie al crescente interesse per la
musica industriale e affini, ma anche perché c'è finalmente in loco un
valido interlocutore, e cioè la tape label Luce Sia. Questa, gestita da
Sacha e Nebo con sapienza ed entusiasmo, è ormai un punto di riferimento
per chi segue da vicino soprattutto le scene italiana e svizzera su cui
i nostri hanno sin dall'inizio concentrato la loro attenzione. E così,
gli African Ghost Valley, duo europeo-canadese di cui fa parte Childe
Grangier già attivo coi progetti Starting teeth e Chaton+Hopen, ma localizzato
in Svizzera per l'appunto, con già all'attivo diverse uscite sempre su
cassetta, trovano sfogo anche in questo canale. Nastro da quaranta minuti,
cinque tracce per lato, che invero sono le medesime, ma in ordine ribaltato,
scandiscono una sorta di rituale ipnotico che sa di voodoo e di atmosfere
astratte e surreali. Non è un viaggio nella cultura africana a colpi di
staffilate percussive miste a elettronica, come il nome e le copertine
potrebbero far pensare, non siamo di fronte ad una replica di Cut Hands
per intenderci, ma piuttosto ad una interessante mescolanza di abstract,
drone, noise, musica concreta, campionature e rumorismo minimale, che
in un certo senso danno la stura ad un nuovo genere musicale o forse ad
un tentativo riuscito di coesione tra culture agli antipodi.
Sito web: http://africanghostvalley.tumblr.com
(M/B'06) |
GERMAN
ARMY
Pyura Chilensis 
Tape (Luce Sia)
La pyura chilensis è un invertebrato marino che nasce maschio,
diventa ermafrodita in pubertà e si riproduce anche tramite autofecondazione,
emettendo nuvole di sperma e uova nell'acqua circostante. I German Army
sono un gruppo statunitense estremamente prolifico, con all'attivo oltre
cinquanta uscite in circa sei anni la gran parte delle quali su nastro,
che annovera tra le sue fila oltre a Chin Genie, Meatball Makere NH,
anche Peter Kris, che ha all'attivo anche i progetti Final Cop e Q///Q,
focalizzati più su ambient, minimal e breakbeat. Come molte uscite del
genere synth/industrial, immagini, titoli di brani e album e tematiche
affrontate sembrano fare a pugni, un po' per la folgorante ironia di
certi act, un po' per la ricercata cripticità volta a stimolare interesse
verso il gruppo o verso quello che si potrebbe definire una sorta di
percorso iniziatico per poterne capire la filosofia o la poetica: nel
caso in questione ciò è tutt'altro che semplice, tuttavia quello che
salta subito all'occhio è una forte mescolanza di nomi e località sparse
per il mondo, quasi a sottolineare la voglia di girarlo attraverso i
singoli brani, che acquistano carattere e natura molto diversi, pur
affondando le radici nello stile che imperversava agli albori della
scena industriale. Questo lavoro è infatti un'ottima sintesi della scena
industrial degli esordi, fatta di dieci splendidi pezzi ruvidi e minimali,
in cui le ritmiche quiete e sognanti accompagnano l'ascoltatore in un
viaggio sussurrato, dalle tonalità orientaleggianti, che si vorrebbe
interminabile per poterlo apprezzare fino in fondo nelle sue molteplici
sfaccettature.
Sito web: http://german-army.tumblr.com
(M/B'06)
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BLOODYMINDED
True Crime
CD (Bloodlust!)
‘True Crime’ sarebbe dovuto essere il secondo lavoro del seminale progetto
di Chicago, correva per l’esattezza il 20 02,
sette anni dopo l’esordio di ‘Trophy’ per l’allora giovane label proprietaria
di Solotroff ‘BloodLust!’. Un seguito legato all’esordio anche dal concept,
incentrato interamente su vicende legate a serial killers e cronaca
nera, temi peraltro ampiamente approfonditi , nel tempo, da molti acts
della scena power-electronics. Le registrazioni di ‘True Crime’, risalenti
in realtà a sessions tenute originariamente presso la Brooklyn Electrical
di New York nel 1997, vengono finalmente alla luce in una versione smagliante
nella grafica (quella originale ideata all’epoca da Mark e qui enfatizzata
dal lavoro grafico di Daniel Regueira) e decisamente avvincente grazie
ad un’opera di potente re-mastering ed al supporto di una scuderia di
ospiti di gran spessore: i ‘nostri’ Paolo Bandera ed Andrea Chiaravalli,
e poi Slogun, Aube, Angel of Decay e Timeless non credo necessitino
di presentazioni per chi andrà ad approcciare il violento contenuto
di questo dischetto. Basato fondamentalmente su di una serie di readings
operati da Solotroff e tratti da testi legati a cronache di omicidi
seriali e vari episodi di efferata violenza, i dieci capitoli del lavoro
sono essi stessi un manuale di ‘murder-noise’ ricco degli elementi fondanti
della heavy-electronics più radicale, quella in special modo che ha
avuto in Consumer Electronics e Whitehouse i padri ispiratori ed in
progetti come i Survivalist di Martin Daniels tra i più degni prosecutori.
‘Blind Fury’, ‘Bound to die’, ‘Rites of burial’, ‘The killer next door’:
titoli che non esigono spiegazioni, ed un’ora di assalto sonoro all’arma
bianca che non prende prigionieri. Un capitolo fondamentale del noise
‘made in USA’ a venti anni esatti di distanza dal suo originale concepimento:
diamogli il benvenuto!
Info: http://bloodlust.blogspot.it
(Oflorenz)
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DIE
ZWEI
Eins
CD (Autoprodotto)
Esordisce il duo Roberto Melle e Laura Agerli con questo progetto a
cavallo tra darkwave e spruzzate industriali,
sapientemente supportato e registrato da Claudio Vernetti presso i suoi
Secret Side Studios. I nostri sono veterani della scena torinese, il
primo parte dei Jormundgand insieme a Laura e già salito agli onori
della cronaca con il libro "20 negli 80", la seconda con vari progetti
all'attivo tra cui gli ormai sciolti "The Ghost Effect", di cui fu parte
anche Vernetti, e "Wuornos Aileen" oltre a quello poc'anzi citato. Apre
"Majorana", che con elettronica e beat industrial/ebm e declamazioni
che ritornano anche in "Schönheit" e inevitabilmente riportano alla
mente lo stile di Giovanni Lindo Ferretti, riporta il leit motiv "un
solo desiderio, che non vi vestiate di nero" che compare anche sulla
grafica del cd e che fu uno dei lasciti di Ettore Majorana appunto,
in una missiva successiva alla sua volontaria sparizione, scritta di
suo pugno ai familiari. La vena danzereccia si accentua col successivo
"Gurdjeff", dedicato all'omonimo filosofo e "maestro di danze", già
pluricelebrato da Battiato. L'estatica "Lilì" è una dedica a tutte le
donne del passato, da Ipazia a Saffo, mentre la struggente "1906" è
dedicata al Torino Calcio ed alla tragedia di Superga, con le sue aperture
minimali di pianoforte miste a contaminazioni rumoriste e naturalmente
la voce di Laura che qui assume toni floydiani. In "Sexure", come già
in "Rêve industriel" Laura canta in francese su beat industriali ad
opera di Roberto, lenti ed inesorabili. "Buono Legnani" è un pezzo che
celebra un film che fece la storia della cinematografia anni settanta
e che raggiunse lo status di cult movie, ossia il celeberrimo "La casa
dalle finestre che ridono" di Pupi Avati, che fu già oggetto delle attenzioni
morbose di Atrax Morgue e P.O.S.K. i quali dedicarono un intero split
alla pellicola, in cui Legnani è il defunto pittore delle agonie: Laura
qui riprende con la sua voce tetra e crepuscolare le parole incise su
nastro attribuite nel film al folle artista, e le ripropone in chiave
sommessamente erotica, quasi ad evocare un legame di natura quasi sessuale
con gli amati colori. Chiude "Y?gen" in cui Laura si cimenta, oltre
che con inglese, tedesco e francese, anche con la lingua giapponese,
per descrivere questo criptico concetto estetico proprio del paese del
sol levante, liquidandolo con un lapidario "ritorno alla natura". In
conclusione questo lavoro è musicalmente spiazzante, dà pochi punti
di riferimento vista la lunga esperienza di entrambi gli artisti e probabilmente
meriterebbe più approfondimento dal punto di vista delle influenze culturali,
come lasciano intendere gli stessi Die Zwei nella loro biografia: forse
sarebbe un album "da leggere" ancor prima che da ascoltare.
Sito web: https://www.facebook.com/pg/diezweiofficialpage
(M/B'06)
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