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RECENSIONI DISCHI
Maggio 2017

GERSTEIN
32 Years of Rain
CD (Der Klang/Luce Sia)


La pioggia come metafora di grigio, oscurità e malessere. Con '32 anni di pioggia', Maurizio Pustianaz allegoricamente ci lascia intendere che l'anima di Gerstein, suo progetto storico nato nel lontano 1985, fu alimentata e nutrita da elementi e dinamiche di vita non facili, ove difficoltà e disagio trovarono nella musica un importante canale di sfogo, e nello stesso tempo una fondamentale medicina. Compilation assolutamente esaustiva della storia del progetto torinese, '32 Yeras of Rain' rappresenta meticolosamente ognuna delle release ufficiali targate Gerstein, a partire da 'Poison' (tratta dalla cassetta dell'85 'Gerstein 1') sino ad 'Attacco allo Stato - Gelli', singolo digitale memore della vecchia 'Loggia P2' licenziato nel 2015. Un totale di ben diciassette tracce estrapolate da cassette, cd e vinili oramai difficilmente reperibili, cui si aggiungono tre brani inediti dei quali due risalenti al 1995 ed uno, freschissimo, relativo alla collaborazione tra Maurizio ed il progetto 'Braconidae' di Emiliana Voltarel realizzatosi nel 2016. Pregevole il packaging del lavoro, licenziato congiuntamente da Der Klang e dalla benemerita label elvetica Luce Sia: la cover è composta da un bello scatto di Claudia Golombowski (compagna del musicista) riportata su mini poster pieghevole ed un inserto tipo cartolina, illustrato con ulteriore fotografia di un bellissimo esemplare di cervo bavarese. La sintesi che emerge dall'ascolto dell'antologia conferma e rafforza quanto già pensavo sull'opera di Gerstein: sebbene appartenente storicamente alla 'grey area' che accomunò ai tempi realtà seminali come Sigillum S o Ain Soph, Gerstein fu artefice di una produzione dai canoni stilistici assolutamente personali e difficilmente inquadrabili in qualsivoglia genere, sia esso il cosiddetto 'industrial' piuttosto che 'noise' o 'ritual'. Favorito in questo anche dalle contingenze dell'epoca, per le quali si sperimentava con i pochi mezzi a disposizione, Pustianaz riuscì a trasmettere tutto sé stesso senza adagiarsi sugli stereotipi (per quanto validi) dell'area. Riascoltatevi a tal proposito la ballata pianistica noire di 'Putrefacto' (il pianoforte fu tratto distintivo di parecchie tracce degli inizi), l'ambient infetto di 'Phlegmaticus III' e la cavalcata chitarristica di 'In the 'Shadow of the Sun', tre facce tra le tante del poliedrico progetto torinese, al quale auguriamo di cuore un buon trentaduesimo compleanno, con la speranza di ulteriori sorprese per gli anni a venire!
Info: www.noisebrigade.org
(Oflorenz)
FEAR OF THE STORM
Madness splinter (1991-1996)
Box CD (My kingdom music)


Per tutti gli amanti di cold wave, post punk e goth rock, a venticinque anni dalla nascita dei "Fear of the storm" esce per Kingdom Music questa raccolta limitata a 333 copie, dell'intera loro discografia rimasterizzata e digitalizzata, che include anche il debutto del 1991 col moniker Storm e l'album inedito intitolato "2" ad occupare il terzo cd. Il box limitato a 33 copie è particolarmente ricco: infatti, oltre al libretto di ben trentasei pagine già contenuto nel digipak disponibile singolarmente, che raccoglie informazioni ed immagini appartenenti alla storia della band ennese con una breve introduzione di Gianfranco Santoro di FinalMuzik, si trovano adesivi, spille, una maglietta, una borsa e la discografia completa dei Dperd, progetto di Valeria Buono e Carlo Disimone, incluso un loro singolo finora inedito con la cover di Luigi Tenco "Un giorno dopo l'altro". Attraverso i brani cold wave del debutto degli Storm "R.I.P." in cui si intrecciano i The Cure, i Bauhaus ed i Sisters of Mercy, sostenuti dall'anomalo e non infrequente paesaggio nebbioso ennese, città natale del gruppo, si assiste con l'anomala velocità conferita dalle raccolte discografiche, ad una evoluzione col debutto questa volta dei Fear of the Storm, "The key of my silence", in cui i suoni diventano più malinconici e meno tetri e le voci di Tony Colina, Antonio Olieri e Carlo cominciano ad alternarsi in maniera più frequente con quella di Valeria che a partire dal mini "1995" lascerà in parte i vocalizzi, passando a duettare nelle parti cantate. Al secondo cd appartengono gli album usciti nel biennio 1994/95. Sono passati due anni, le qualità tecniche del gruppo si sono affinate e si vede: "…So sad to die in oblivion…" recepisce le ritmiche darkwave ed è un parente stretto di "Pornography" dei The Cure pur con le sue peculiari accezioni e derive. La seconda parte del cd è costituita dal mini "1995", che fu letteralmente il pomo della discordia che causò la rottura con l'etichetta Energeia, la quale lo pubblico rifiutando di dare alle stampe il full length "2" (sic), e lo smembramento del gruppo di lì a poco. Ed è proprio quest'ultimo album finalmente edito dopo oltre vent'anni, a costituire la vera sorpresa ed il fulcro su cui si muove questa ristampa, testimone tardivo, ma ingombrante della lontana destinazione a cui erano giunti i nostri: il suono finalmente solido e corposo, accompagna brani dai toni più eterei, che strizzano l'occhio ad un pubblico più vasto, senza però cadere in stereotipi commerciali e degradati, come spesso succede, il vero e proprio album della maturità. Siamo giunti finalmente all'attesa rinascita e consacrazione del gruppo?
Sito web: https://www.facebook.com/fearofthestorm
(M/B'06)
DPERD
V
CD (My Kingdom Music)


Arriva al quinto episodio, ed il titolo lo conferma, la discografia dei Dperd, costola dei Fear of the Storm nata di fatto nel 2006 e costituita da Carlo Disimone e Valeria Buono, con quest'ultima sola autrice dei testi.
Il gruppo, prendendo le mosse dal goth rock della band originaria, ha sterzato verso una soluzione inedita che si è fatta via via più evidente fino a culminare in una forma canzone se vogliamo più canonica, ma che dà la sensazione di collocare Valeria nella sua giusta dimensione artistica, coadiuvata da Carlo che non interviene più nelle parti vocali come invece faceva in passato e, beneficiando di anni di lavoro in comune e della sua lunghissima esperienza, sa come valorizzare alla perfezione il talento canoro di Valeria. Con "V" ancora più che nel precedente "Kore", le atmosfere gotiche di un tempo hanno ormai lasciato spazio a tracce di rock/wave ispirata ai Litfiba dei primi anni novanta ma molto più dolce, sovrastata da vocalizzi eterei e partiture ariose di pianoforte che iniettano atmosfere neoclassiche in un tutto davvero speciale, che potrebbe ricordare gruppi come Dead Can Dance e This Mortal Coil, pur mantenendosene a debita distanza e sancendo una voltà di più la sua originalità.
Sito web: https://www.facebook.com/dperd
(M/B'06)
TWO MOONS
Cognitive Dissonance
CD (Atmosphere Records)


Con una cadenza singolarmente regolare, a distanza di due anni, ritorna alla ribalta il progetto di Emilio Mucciga, Giuseppe Taibi, Iacopo Palax (che sostituisce Vincenzo Brucculeri) e Angelo Argento. Gli anni passano, ma le ambizioni che si porta dietro questo progetto restano immutate, anzi ne escono rafforzate dalla crescita dei singoli elementi col trascorrere del tempo. E così l'ascoltatore viene travolto sin dal primo ascolto da una mescolanza prodigiosa di sonorità che vanno dalla new wave al post punk fino alla electro creando un amalgama malinconico di difficile etichettatura a cui forse l'unico accostamento dei termini "future wave" può rendere giustizia.
La tradizionale oscurità della darkwave lascia spazio ancora una volta a paesaggi sonori freddi e quieti, dove la voce di Emilio si destreggia a bilanciare di volta in volta i tentativi di prevalere di chitarre, batteria, basso e synth. Suoni bilanciati e perfetti, synth irresistibili, ritmiche cadenzate, strutture delle canzoni apparentemente semplici, ma ricche di sfumature, rendono necessari innumerevoli ascolti per carpirne l'essenza, ma ne vale la pena.
Sito web: https://www.twomoons.it
(M/B'06)
FUFANU
Sports
CD/LP (One Little Indian)

O k, forse non lo eleggeremo disco del 2017, ma a conti fatti potrebbe non arrivarci molto lontano. Secondo lavoro sulla lunga distanza per i Fufanu, band finlandese che con questo "Sports" sembra proprio aver trovato un'identità.
La copertina porta già qualche sorriso (un po' come il nome del complesso, concedetemelo): uno sportivo molto magro si accinge a tirare con il giavellotto in mezzo ad un deserto ed ampio prato verde e poi, sul retro, lo stesso atleta si posiziona sulla più alta postazione del podio (ma è l'unico concorrente in gara!!!). Poi parte play sullo stereo e impariamo a conoscere i Fufanu, band che ha trovato un'alchimia, vicina alla perfezione, tra l'elettronica e gli strumenti tipici del vecchio rock.
Tre ragazzi dalla glaciale Islanda che riescono a partorire davvero tanti suoni, partendo dalla title track che, in apertura, finisce per rappresentare il manifesto del lavoro. Semplici tocchi di programmazione anticipano in maniera suadente prima l'ingresso di chitarre dal suono tipicamente wave e poi una batteria, capace di tenere il tempo senza cadere nella tentazione di debordare ad ogni costo (molto wave appunto): finite le presentazioni degli strumenti, la voce di Kaktus Einarsson , pulita ma senza rappresentare nulla di straordinario, pare arrivare da un po' lontano, attraverso leggeri echi sonori che ci riportano a decenni passati. "Gone for more": alza il tiro della ballabilità fino all'ingresso sul finale della chitarra elettrica, ed allora ci pare di ascoltare un bel classico targato New Order.
"Tokyo" non sarà mai "Kyoto song", ma ci piace nell'essere più introspettiva di altre ed avere riff di chitarra tanto convincenti. "White pebbles" e "Bad rockets" emozionano nel loro essere monocordi; "Just me" e la leggerezza di "Your fool" ammiccano un po' di più al pop, risultando di presa immediata; con "Liability" abbiamo dancefloor music; "Syncing in" pare una delle più deboli se non fosse per quel finale in crescendo in cui i sintetizzatori dominano la scena. Ecco dunque un album non di fenomeni. Ma un album che difficilmente sarà abbandonato per sempre sugli scaffali… come quelli di certi fenomeni, in pratica.

(Gianmario Mattacheo)
ANEMONE TUBE & POST SCRIPTVM
Litaniae Mortuorum Discordantes (Ein Oratorium Von Anemone Tube & Post Scriptum)
CD/LP (The Epicurean/La Esencia)


Due progetti oramai ventennali come Anemone Tube e Post Scriptum, operativi rispettivamente dal 1997 e dal 1999, uniscono le forze per tracciare le nerissime coordinate di questa 'Litania di Morte' per il XXI secolo, ispirandosi alle antiche composizioni di musica rituale risalenti ai secoli passati e note per l'appunto come 'Litaniae Mortuorum Discordantes'. Il disco si configura sostanzialmente come uno split, con i primi tre brani ad opera del teutonico Stefan Hanser - in arte Anemone Tube - che vanno a comporre il Primo Atto ('Erster Akt'), ed i tre successivi proposti dal progetto russo-americano per il secondo ed ultimo atto ('Zweiter Akt'). Arricchita da field-recordings appositamente raccolti tra Cina e Giappone nel triennio 2013-2016, la prima sezione appannaggio di Hanser rende sin da subito onore al promo-flyer che recita: 'soul-shredding funeral music built on dissonance'. Dilatazioni sintetiche dal misterioso sapore arcaico e layers di voci trattate caratterizzano l' 'Oratorium' targato Anemone Tube, progetto peraltro che seguiamo con interesse da anni e che rammentiamo in una performance di grande intensità al festival di Wroclaw di un paio di anni fa. Degna continuità si rileva nel secondo atto ad opera di Post Scriptvm, un condensato di asfissiante materia dark-ambient che ci predispone al meglio in vista della futura apparizione del gruppo al prestigioso Tesco Festival di Mannheim l'ottobre prossimo. Una menzione speciale per la finale 'Laterne D'Horreur', in grado di andare oltre i (pur elevati) consueti canoni di marca dark-ambient sconfinando in sette minuti di vera e propria mortifera sound-track. Il lavoro esce in elegante versione CD cardboard-sleeve limitata a 144 copie per la label di Hanser 'The Epicurean', ed in vinile oro (oppure nero con CD ed inserti speciali) per la label catalana de 'La Esencia', in edizioni che si preannunciano limitate rispettivamente a 200 e 99 esemplari. Tutte le versioni sfoggiano una veste grafica ed un package di mirabile cura ed assoluto pregio.
Info: https://epicureanscapism.bandcamp.com
(Oflorenz)
THE BLACK VEILS
Dealing with demons
CD (Atmosphere Records)


Dopo due anni di silenzio ritornano i bolognesi The Black Veils. Rispetto al debutto, più ingabbiato nel genere wave/post punk, il trio fa questa volta un passo deciso verso l'alternative rock e lo shoegaze, pur trattenuto alle radici post-punk dallo stile vocale del cantante Gregor Samsa.
Dodici brani, l'ultimo nascosto nella coda dell'undicesima traccia: dopo le prime due tracce sulla scia di gruppi come Interpol, arriva "The ghost inside", pezzo dalle sonorità fluide e coinvolgenti con la batteria a dettar legge. "The beauty attacks!" è un altro pezzo da segnalare, che ricorda i momenti più ispirati dei Placebo, senza complessi d'inferiorità di sorta. La lenta "Prinsengracht" e la successiva accelerata con "The comforting taste of another springtime torture", rimettono in discussione i brani precedenti: ma è la traccia finale che costituisce la vera anomalia, con un brano sognante ed uno stile vocale che muta ancora una volta in qualcosa di malinconico, fino a graffiare l'ascoltatore con urla laceranti e distorte che chiudono e preludiano alla ghost track, la quale getta ancor più scompiglio col duettare di chitarra e voce che ora declama in ambientazioni gelide ed asettiche.
Sito web: https://www.facebook.com/pg/TheBlackVeilsOfficial
(M/B'06)
BAD SECTOR
Pressurized Music
Tape (Luce Sia)


Massimo Magrini, ossia Bad Sector, non ha bisogno di introduzioni: è semplicemente una delle menti contemporanee più geniali che il mondo della musica, e probabilmente anche quello scientifico visto il suo lavoro per il CNR, abbia mai conosciuto. La sua predilezione almeno apparente per il supporto digitale, ha fatto sì che le sue uscite in formati alternativi come il nastro magnetico, siano tutto sommato molto poche. Tra queste, oltre al debutto per la Slaughter Productions del defunto Marco Corbelli che per primo intuì il grande talento di Magrini e non si fece distrarre dalla poca coerenza con le altre uscite della sua etichetta, c'è anche "Pressurized Music" uscito per la"Freedom from…", che appartiene di fatto al periodo più tetro ed estremo e meno sperimentale di questo progetto e su cui Luce Sia è riuscita trionfalmente a piantare la sua bandiera. Le tracce incluse in questa raccolta sono splendide gemme che ricordano da vicino le inarrivabili stratificazioni sonore del debutto Ampos che, come consapevolmente dice lo stesso Magrini, hanno fissato gli standard del dark ambient emozionale, nonché dei suoi album successivi, standard su cui invero non si è mai adagiato, utilizzandoli solo come punti di partenza verso nuovi lidi di ricerca musicale. La cassetta va ascoltata tutta d'un fiato, coi bassi ed il volume ben alti e possibilmente con un impianto stereo adeguato, per essere attraversati da questo diluvio di frequenze e suoni che fungono da portale di accesso ad altri mondi invisibili e meravigliosi. Sessanta copie disponibili come da tradizione elvetica, quindi occorre affrettarsi.
Sito web: http://www.bad-sector.com
(M/B'06)
GLAUKOM SYNOD
Vampires and gorgeous throats
Tape (Visceral Circuitry Recs)


Sesta uscita per questo progetto elettro-industriale transalpino nato nel 2005, che ritorna al formato analogico per eccellenza con questa tape single-sided a tiratura limitata licenziata da Visceral Circuitry, label francese specializzata in produzioni underground su CDr o nastro. Le sette tracce della cassetta, tutte di breve durata ed in tre casi non superiori al minuto, sembrano trasmettere - sin dai titoli - una certa vena goliardica e non troppo impegnata del gruppo, che spara in faccia all'ascoltatore un rhytmic-industrial un po' raffazzonato e senza eccessive pretese. Nulla di sorprendente emerge dal quarto d'ora di 'Vampires…', al di là degli ululati in perfetto stile Tarzan della terza 'Jungle Glaukom Fever', nonostante l'avviso 'tutta la musica è stata composta con software a 16 bit' ci avesse quantomeno titillato la curiosità. Il più inesperto dei gruppi Hands fa un rhiytmic-noise anni luce più convincente di questo disco, che per di più non è nemmeno l'esordio della formazione francese, ma addirittura il sesto sigillo. Passare oltre.
Info: scumflesh@wanadoo.fr
(Oflorenz)

BURIAL HEX
Throne
CD (Cold Spring)


Arriva al terzo episodio il ciclo di ristampe di materiale raro ad opera della cold spring che coinvolge il progetto horror electronics di Clay Ruby, successivo alle compilation "Book of Delusions" del 2012 e "In psychic defense" del 2014. In questo caso la raccolta include la parte dello split su 7" con i Sylvester Anfang II e quella dello split su 12" cogli Iron Fist Of The Sun, i lati A degli lp "From the rites of Lazarus" e "Bagirwa Hymn". L'attività della Cold Spring appare come una permutazione tramite "cherry picking" su supporto digitale di una discografia a bassa tiratura, ma ipertrofica e pertanto già piuttosto estesa. Attraverso queste suite dal sapore ritualistico ed arcano si assapora tutta l'oscurità del lato death industrial/noise del progetto, specialmente in "Actaeon" e "The feast of St. Peter and Paul", unita alle aggressioni vocali delle dissonanti "Throne" e "The coming of war", con quest'ultima che si trasforma in una pacifica liturgia nella seconda parte. La finale "Armagiddion", pur appartenendo ad un altro lavoro riprende in qualche modo la coda di "The coming of war", dando spazio ad ambientazioni quiete e sognanti. L'artwork è ancora una volta a cura dell'esoterista e filosofo Nathaniel Ritter, noto anche per il suo progetto Kinit Her.
Sito web: http://burial-hex.tumblr.com
(M/B'06)

SOLCO CHIUSO
L'Alcova d'Acciaio
CD (GH Records)

A distanza di due anni dall'ottimo esordio di 'Human Textures' licenziato da Lost Empires, Gabriele Fagnani prosegue il suo percorso di pura marca industrial-noise con Solco Chiuso, progetto con il quale la sostanza sonora, scevra dei contenuti storico-politici della Corazzata Valdemone, la fa da protagonista assoluta. In realtà 'L'Alcova d'Acciaio' recupera alcuni elementi futuristi che avevano caratterizzato in passato il main-project, ed in special modo quegli aspetti più propriamente artistici della corrente Marinettiana che resero protagonisti assoluti elementi quali velocità ed elettricità. La cover stessa del digipak, un tripudio di ingranaggi e metallo che paiono un vero tributo alle macchine, richiama concetti cari al movimento futurista, che con i quadri dei suoi Balla e Boccioni (per citare solo tra i più celebri) misero in campo una vera e propria esaltazione dei concetti di movimento e dinamicità. La intro di 'Fusione dell'acciaio e della carne' ci proietta immediatamente nel cuore del concept: ispirata al romanzo del 1921 intitolato proprio 'L'Alcova d' Acciao', sovrappone l'appassionato recitato di Gabriele a rumoristiche textures di effetti deflagranti, che trasmettono sensazioni di muscolare potenza. L'amalgama tra strutture elettronico-industriali e voci riappare in più occasioni, come nella terza 'Blitzkrieg' che chiama ancora una volta in causa Marinetti e la sua poesia 'Uccidiamo il chiaro di luna'. Potenti le ritmiche in molte delle tracce strumentali, come la evocativa 'Rombo' o la 'meccanica' 'Cluster' che vede la partecipazione del progetto veneto Les Champs Magnètiques. 'Kinky music for iron youth', che pare fare il verso a Boyd Rice ed al suo 'Easy listening for iron youth', ci accompagna verso le battute finali di questo secondo, convincente capitolo di Solco Chiuso. Futurismo industriale per la gioventù del XXI secolo!
Info: https://www.facebook.com/solco.chiuso
(Oflorenz)
TREPANERINGSRITUALEN
Deathward to the womb
CD/LP (Cold Spring)


La Cold Spring ristampa una delle ormai esaurite prime uscite del progetto di Thomas Martin Ekelund, pubblicandola sia su cd che su 12" limitato a 500 copie di "Deathward to the womb". L'album è incentrato sulla figura dell'ing. John Parsons, conosciuto anche con lo pseudonimo di Frater T.O.P.A.N, tra i primi americani ad aderire alla religione di Thelema e ad affiliarsi all'O.T.O., ed i suoi Babalon working, in cui viene evocata la divinità Babalon appunto, al fine di preparare la terra al rinnovamento ed all'avvento dell'uomo divino durante l'Eone di Horus a cui apartiene la nostra epoca, sempre secondo la religione di Thelema. Nonostante Parsons dichiarò i suoi rituali di evocazione conclusi con successo, gli eventi degli ultimi anni testimoniano di un'era che si fa invece via via più tetra: Ekelund rielabora questa delusione con la visione di una Babalon capace di portare non solo amore, ma anche caos e distruzione. E così sono i singoli brani che riflettono mondi sotterranei in cui si contorcono creature spaventose: industrial old style mescolato con potenti clangori e riverberi, in pieno stile Trepaneringsritualen, che fin'ora non ha perso un'oncia del suo smalto anche se forse, d'altro canto, tende ad arroccarsi sulle sue posizioni, regalando un ascolto piacevole, ma raramente sorprendente. In coda alle tracce originali, sul cd (e sul vinile come download) è presente "I remember when I was God", che costituisce un rituale eseguito con il supporto tra gli altri di Dan Serbanescu, Antti Litmanen (Arktau Eos) e Michael Idehall.
Sito web: http://de-za-kh-a-da-sh-ba-a-ha-v.se
(M/B'06)
ESTETICA NOIR
Purity
CD (Red Cat Records)


Gli Estetica Noir arrivano al primo full length dopo l'esordio con l'ep omonimo nel 2014. Fondato nel 2013 dal bassista Riccardo Guido e dal chitarrista e cantante Silvio Oreste, a cui si accompagnano Paolo Accossato alla batteria e Guido Pancani alla seconda chitarra, questi ultimi tre provenienti dai Favole Nere, questo progetto, nato sull'onda del genere new wave/rock, lascia sin dagli albori uno spazio particolare alle sfaccettature death/goth rock ed alla contaminazione elettronica, aspetto quest'ultimo che si amplia ulteriormente e trova la sua strada in quest'ultimo episodio, creando una proposta a cavallo tra Nine Inch Nails, Killing Joke ed i The Cure.
La vera novità, insieme ad una cura maniacale dei suoni e degli arrangiamenti, è che i testi non sono più in italiano bensì in inglese, cosa che dà finalmente l'adeguato respiro alla proposta musicale dei nostri, a metà tra cavalcate di chitarra che stemperano il clima solitamente lugubre del genere, e questo si riflette anche nei video, ed un uso dell'elettronica oscillante tra minimal e ritmata, senza pregiudizi o stilemi di genere. Il risultato sono undici tracce mediamente di quattro minuti ciascuna, che riescono a concentrare un mare di sperimentazioni ed influenze, ributtandole fuori senza sbavature, dimostrando grande esperienza e personalità.
Sito web: http://www.facebook.com/esteticanoir
(M/B'06)
4GIFTGAS
Beauséant
CD (Extremocidente)

Sono trascorsi ben quattro anni da quando trattammo l'esordio di questo misterioso ensemble dietro il quale si celano alcuni attori non dichiarati della scena industriale nostrana, si trattava de 'La première exhalation de 4giftgas', EP rilasciato su inusuale formato digitale in download con piastrina metallica. Grazie all'attiva label portoghese Extremocidente eccoci finalmente al cospetto del primo full-lenght, 500 esemplari in jewel case che vedono la partecipazione di alcuni illustri ospiti della scena, tra i quali Antichildleague, TSIDMZ e Carnera. Delle undici tracce due vengono riproposte dal mini di esordio, per la precisione l'iniziale 'Cyanide' ed 'Anvil'. L'oscuro combo, opportunamente celato dietro inquietanti maschere antigas, conferma quanto di buono si era detto a proposito dell'assaggio di quattro anni fa, snocciolando un massiccio lavoro d'amalgama ove ritmiche possenti, clangori metallici, voci distorte e ruvide rasoiate elettroniche sono linfa vitale e pulsante alla base di tutti gli undici capitoli di 'Beauséant'. L'album sprigiona una sensazione di inquietante malessere declinata tramite i bordoni ed i beats generati dalle macchine elettroniche ed un utilizzo non convenzionale delle voci: ascoltate 'Litanies', condensato estremo di 'gassosa' malvagità! A proposito di gas: 'Cyanide', 'Monossidoll', 'Fosgene mon amour', i nomi di pericolosissimi gas (dietro i quali si celano peraltro gli stessi componenti del gruppo) sono ricorrenti tra i titoli delle undici tracce, pronti ad avvilupparvi tra le loro spire letali sin dal primissimo ascolto.
Info: https://4giftgas.bandcamp.com/releases
(Oflorenz)
APOREA (APOKRIFNA REALNOST)
Na Rekah Vavilonskih
CD (Annapurna Prod.)

La Annapurna, neonata etichetta, inizia a muovere i primi passi e parte subito col botto, ripescando una gemma perduta nel lontano passato, ossia l'unico lavoro dei macedoni Aporea o Apokrifna Realnost, che significa letteralmente "realtà apocrifa" riferendosi, a giudicare dalle superbe illustrazioni, dai titoli delle singole tracce e dalle poche parole in latino riportate nel libretto, ai vangeli apocrifi. Aporea fu un collettivo guidato spiritualmente da padre Stefan Sandžakovski della chiesa ortodossa macedone, tra cui si distinsero Goran Trajkoski, Zoran Spasovski, Klime Kova?evski, Metodij Zlatanov e Neven ?ulibrk ed illustratori e pittori come Kiril Zlatanov e Lazar Le?i?. La cassetta in questione costituì il documento sonoro successivo all'uscita nel 1987 del libretto-manifesto del collettivo col medesimo titolo "Na Rekah Vavilonskih", pubblicato l'anno successivo in occasione del documentario televisivo sul sopracitato pittore Lazar Le?i?. Circa trent'anni dopo questa perla rinasce a nuova vita rilasciata contemporaneamente su vinile e cd: pur collocandosi inequivocabilmente a livello sonoro a metà tra "Nature Unveiled" dei Current 93 e "The secret eye of L.A.Y.L.A.H." degli Zero Kama, massimi esempi della musica rituale moderna, gli Aporea aggiungono qui l'aspetto essoterico e profondamente devozionale, seppur negletto in quanto apocrifo, tipico del cristianesimo, poi parzialmente ripreso in anni recenti dai finlandesi Artkau Aon/Eos, insieme all'utilizzo delle relative iscrizioni in linguaggio slavo ecclesiastico. Cinque canzoni per circa 20 minuti di musica, questo lavoro rappresenta una sorta di messa medievale in cui si danno appuntamento cori gregoriani, campane, strumenti a percussione ed antichi strumenti a corda macedoni, un pilastro o se vogliamo le spalle dei giganti su cui poggiano i moderni gruppi che portano avanti con orgoglio il vessillo di questo sfaccettatura del post punk.
Sito web: http://annapurnaprod.weebly.com
(M/B'06)
AFRICAN GHOST VALLEY
Royers Talaha
Tape (Luce Sia)

La Svizzera della musica elettronica sta vivendo un periodo di inusitato splendore, sicuramente grazie al crescente interesse per la musica industriale e affini, ma anche perché c'è finalmente in loco un valido interlocutore, e cioè la tape label Luce Sia. Questa, gestita da Sacha e Nebo con sapienza ed entusiasmo, è ormai un punto di riferimento per chi segue da vicino soprattutto le scene italiana e svizzera su cui i nostri hanno sin dall'inizio concentrato la loro attenzione. E così, gli African Ghost Valley, duo europeo-canadese di cui fa parte Childe Grangier già attivo coi progetti Starting teeth e Chaton+Hopen, ma localizzato in Svizzera per l'appunto, con già all'attivo diverse uscite sempre su cassetta, trovano sfogo anche in questo canale. Nastro da quaranta minuti, cinque tracce per lato, che invero sono le medesime, ma in ordine ribaltato, scandiscono una sorta di rituale ipnotico che sa di voodoo e di atmosfere astratte e surreali. Non è un viaggio nella cultura africana a colpi di staffilate percussive miste a elettronica, come il nome e le copertine potrebbero far pensare, non siamo di fronte ad una replica di Cut Hands per intenderci, ma piuttosto ad una interessante mescolanza di abstract, drone, noise, musica concreta, campionature e rumorismo minimale, che in un certo senso danno la stura ad un nuovo genere musicale o forse ad un tentativo riuscito di coesione tra culture agli antipodi.
Sito web: http://africanghostvalley.tumblr.com
(M/B'06)

GERMAN ARMY
Pyura Chilensis
Tape
(Luce Sia)

La pyura chilensis è un invertebrato marino che nasce maschio, diventa ermafrodita in pubertà e si riproduce anche tramite autofecondazione, emettendo nuvole di sperma e uova nell'acqua circostante. I German Army sono un gruppo statunitense estremamente prolifico, con all'attivo oltre cinquanta uscite in circa sei anni la gran parte delle quali su nastro, che annovera tra le sue fila oltre a Chin Genie, Meatball Makere NH, anche Peter Kris, che ha all'attivo anche i progetti Final Cop e Q///Q, focalizzati più su ambient, minimal e breakbeat. Come molte uscite del genere synth/industrial, immagini, titoli di brani e album e tematiche affrontate sembrano fare a pugni, un po' per la folgorante ironia di certi act, un po' per la ricercata cripticità volta a stimolare interesse verso il gruppo o verso quello che si potrebbe definire una sorta di percorso iniziatico per poterne capire la filosofia o la poetica: nel caso in questione ciò è tutt'altro che semplice, tuttavia quello che salta subito all'occhio è una forte mescolanza di nomi e località sparse per il mondo, quasi a sottolineare la voglia di girarlo attraverso i singoli brani, che acquistano carattere e natura molto diversi, pur affondando le radici nello stile che imperversava agli albori della scena industriale. Questo lavoro è infatti un'ottima sintesi della scena industrial degli esordi, fatta di dieci splendidi pezzi ruvidi e minimali, in cui le ritmiche quiete e sognanti accompagnano l'ascoltatore in un viaggio sussurrato, dalle tonalità orientaleggianti, che si vorrebbe interminabile per poterlo apprezzare fino in fondo nelle sue molteplici sfaccettature.
Sito web: http://german-army.tumblr.com
(
M/B'06)

BLOODYMINDED
True Crime
CD (Bloodlust!)


‘True Crime’ sarebbe dovuto essere il secondo lavoro del seminale progetto di Chicago, correva per l’esattezza il 2002, sette anni dopo l’esordio di ‘Trophy’ per l’allora giovane label proprietaria di Solotroff ‘BloodLust!’. Un seguito legato all’esordio anche dal concept, incentrato interamente su vicende legate a serial killers e cronaca nera, temi peraltro ampiamente approfonditi , nel tempo, da molti acts della scena power-electronics. Le registrazioni di ‘True Crime’, risalenti in realtà a sessions tenute originariamente presso la Brooklyn Electrical di New York nel 1997, vengono finalmente alla luce in una versione smagliante nella grafica (quella originale ideata all’epoca da Mark e qui enfatizzata dal lavoro grafico di Daniel Regueira) e decisamente avvincente grazie ad un’opera di potente re-mastering ed al supporto di una scuderia di ospiti di gran spessore: i ‘nostri’ Paolo Bandera ed Andrea Chiaravalli, e poi Slogun, Aube, Angel of Decay e Timeless non credo necessitino di presentazioni per chi andrà ad approcciare il violento contenuto di questo dischetto. Basato fondamentalmente su di una serie di readings operati da Solotroff e tratti da testi legati a cronache di omicidi seriali e vari episodi di efferata violenza, i dieci capitoli del lavoro sono essi stessi un manuale di ‘murder-noise’ ricco degli elementi fondanti della heavy-electronics più radicale, quella in special modo che ha avuto in Consumer Electronics e Whitehouse i padri ispiratori ed in progetti come i Survivalist di Martin Daniels tra i più degni prosecutori. ‘Blind Fury’, ‘Bound to die’, ‘Rites of burial’, ‘The killer next door’: titoli che non esigono spiegazioni, ed un’ora di assalto sonoro all’arma bianca che non prende prigionieri. Un capitolo fondamentale del noise ‘made in USA’ a venti anni esatti di distanza dal suo originale concepimento: diamogli il benvenuto!
Info: http://bloodlust.blogspot.it
(Oflorenz)

DIE ZWEI
Eins
CD (Autoprodotto)

Esordisce il duo Roberto Melle e Laura Agerli con questo progetto a cavallo tra darkwave e spruzzate industriali, sapientemente supportato e registrato da Claudio Vernetti presso i suoi Secret Side Studios. I nostri sono veterani della scena torinese, il primo parte dei Jormundgand insieme a Laura e già salito agli onori della cronaca con il libro "20 negli 80", la seconda con vari progetti all'attivo tra cui gli ormai sciolti "The Ghost Effect", di cui fu parte anche Vernetti, e "Wuornos Aileen" oltre a quello poc'anzi citato. Apre "Majorana", che con elettronica e beat industrial/ebm e declamazioni che ritornano anche in "Schönheit" e inevitabilmente riportano alla mente lo stile di Giovanni Lindo Ferretti, riporta il leit motiv "un solo desiderio, che non vi vestiate di nero" che compare anche sulla grafica del cd e che fu uno dei lasciti di Ettore Majorana appunto, in una missiva successiva alla sua volontaria sparizione, scritta di suo pugno ai familiari. La vena danzereccia si accentua col successivo "Gurdjeff", dedicato all'omonimo filosofo e "maestro di danze", già pluricelebrato da Battiato. L'estatica "Lilì" è una dedica a tutte le donne del passato, da Ipazia a Saffo, mentre la struggente "1906" è dedicata al Torino Calcio ed alla tragedia di Superga, con le sue aperture minimali di pianoforte miste a contaminazioni rumoriste e naturalmente la voce di Laura che qui assume toni floydiani. In "Sexure", come già in "Rêve industriel" Laura canta in francese su beat industriali ad opera di Roberto, lenti ed inesorabili. "Buono Legnani" è un pezzo che celebra un film che fece la storia della cinematografia anni settanta e che raggiunse lo status di cult movie, ossia il celeberrimo "La casa dalle finestre che ridono" di Pupi Avati, che fu già oggetto delle attenzioni morbose di Atrax Morgue e P.O.S.K. i quali dedicarono un intero split alla pellicola, in cui Legnani è il defunto pittore delle agonie: Laura qui riprende con la sua voce tetra e crepuscolare le parole incise su nastro attribuite nel film al folle artista, e le ripropone in chiave sommessamente erotica, quasi ad evocare un legame di natura quasi sessuale con gli amati colori. Chiude "Y?gen" in cui Laura si cimenta, oltre che con inglese, tedesco e francese, anche con la lingua giapponese, per descrivere questo criptico concetto estetico proprio del paese del sol levante, liquidandolo con un lapidario "ritorno alla natura". In conclusione questo lavoro è musicalmente spiazzante, dà pochi punti di riferimento vista la lunga esperienza di entrambi gli artisti e probabilmente meriterebbe più approfondimento dal punto di vista delle influenze culturali, come lasciano intendere gli stessi Die Zwei nella loro biografia: forse sarebbe un album "da leggere" ancor prima che da ascoltare.
Sito web: https://www.facebook.com/pg/diezweiofficialpage
(M/B'06)