RECENSIONI DISCHI (Gennaio
2022) |
BARMUDAS “Every Day Is
Saturday Night” LP (Area Pirata records)
Nuovo Shock Vinilico pubblicato dalla label
pisana Area Pirata, con questo combo proveniente
da Firenze che si fanno chiamare Barmudas. L’album
d’esordio “Every Day Is Saturday Night” nel suo
Punk’N’Roll di chiara derivazione ‘70s riporta un
pò d’entusiasmo nell’attuale scenario musicale a
corto d’idee e questo grazie ancora una volta alle
intuizioni di Tiziano Rimonti,
deus-ex-machina dell’etichetta. Va presto detto
che i componenti (quattro) del gruppo, chiamati
ironicamente Barmudas-Boys, gravitano da diverso
tempo nel sottosuolo musicale della Città del
Giglio ed alcuni di loro hanno un discreto
backgound alle spalle e quanto appena detto è ben
evidente nelle dieci tracce del disco. Nei ritmi
della title-track, brano d’apertura, e della
seguente “Dry January” c’è una buona dose di
feeling con il Glam-Pop da Party dei Doctor and
the Medics,l’eloquente “Bar-Mud-Ass” appartiene
alle prime produzioni degli Ultravox! mentre
“Spring Roll Boogie”, “Don’t Shake My Coffee” e
“Shake A Shaker” sono pure D-E-V-O songs ed in
particolar modo in quest’ultima sembrano voler far
venir fuori a tutti i costi “The Day My Babe Gave
Me A Surprize”. “Rock the Barmudas”, uscito in
precedenza come singolo, è un tributo agli Stones,
“Zombie Teacher”ai Ramones e la conclusiva “Lock
In” al classico inno Punk “Born to Loose” de
Johnny Thunders and the Heartbreakers. La formula,
riuscitissima, dei Barmudas è la stessa adoperata
in passato dai redivivi finnici Flaming Sideburns,
ovvero suonare come se si stesse guidando un treno
in corsa su binari in fiamme senza aver la benchè
minima volontà di fermarsi ed andando a
recuperare, tanto per intenderci, band e sonorità
miliari del Rock’N’Roll. Dategli una chance a
questi out-siders, non ve ne pentirete. Get in
the BAR-Fight in the MUD-Kick some ASS-Give it
more Gas! (Luca Sponzilli) |
GIANLUCA BECUZZI
Mana
2CD/Download
(St.An.Da.)
L’esplorazione mistica
degli aspetti trascendentali della materia sonora:
questa la vera ‘mission’ che Gianluca Becuzzi si
propone da qualche tempo, aspetto già evidente dai
lavori più recenti (‘In Between’, ‘Voices’) dei
quali avevate ampiamente letto sulle pagine
digitali di Rosa Selvaggia. Come per il precedente
‘In Between’, é affidata alla sussidiaria di
Silentes, St.An.Da., la pubblicazione del supporto
fisico in doppio CD, limitato a duecento esemplari
custoditi in elegante digipak impreziosito dalla
minimale ed oscura grafica a cura di Deison e
Stefano Gentile. A disposizione di Gianluca la
consueta orchestra elettro-acustica di (d)ronin e
(d)bass (le famose macchine progettate dal sodale
Massimo Olla), sebbene l’elemento centrale
dell’attuale visione becuzziana sia senza ombra di
dubbio il guitar-drone, pronto a deflagrare in
tutta la sua potenza già dall’iniziale
‘Invocation’ ed a rivelarsi come elemento
imprescindibile nel corso dell’intero lavoro.
L’abilità dell’autore sta nel costruire un magma
sonoro nel quale elementi acustici e samples
elettronici si amalgamino nelle devastanti
stratificazioni di riff chitarristici, connubio
che trovo ideale in ‘Possessed’ o nella successiva
‘For a Modern Atavism’. L’alternarsi di frangenti
‘sospesi’ con esplosivi mega-drones dona a ‘Mana’
quel continuo senso di tensione che richiama alla
mente non soltanto un fin troppo scontato
parallelo con i contemporanei Sunn O))), ma anche
le apocalittiche atmosfere degli storici High Tide
(correva il 1969!) nel loro monumentale ‘Sea
Shanties’. I canti dei Monaci Tibetani rinforzano
l’afflato mistico-sacrale dell’opera nel secondo
dischetto, dove le granitiche ‘Voice of the
Mountain’ e ‘Blood of the Mountain’ (oltre una
ventina di minuti per ognuna) ci conducono in un
vero e proprio maelstrom che potrebbe essere
ideale colonna sonora per la discesa tra le
viscere di un vulcano. Se nelle sue antiche
origini polinesiane il ‘Mana’ era sinonimo di
grande forza vitale e sovrannaturale, allora
possiamo vedere Becuzzi nelle vesti dello sciamano
impegnato nell’atto magico/rituale, da realizzarsi
attraverso una totale immersione nell’elemento
sonoro: l’uomo e il suono diventano un tutt’uno, a
chi ascolta l’opportunità di sintonizzarsi ed
entrare a far parte del ‘cerchio’. Come dicevano
gli Hybryds, ‘The ritual should be kept alive’.
Info:
https://gianlucabecuzzi.bandcamp.com/album/mana-2
(Oflorenz) |
THE CHAMELEONS Live At the
Camden Palace 9/11/1984 2xLP/CD (Moochin
About. records)
Pubblicato originariamente
su dvd, esce per la prima volta nel formato doppio
vinile 33 giri la registrazione del concerto dei
Chameleons tenutosi al Camden Palace di Londra il
9 Novembre del 1984 e che anticipava di alcuni
mesi le
registrazioni del secondo album “What Does
Anything Mean?Basically!”. Sotto il plumbeo cielo
di Manchester la band di Mark Burgess, nella prima
metà degli anni Ottanta, con quel suono
chitarristico avvolgente e dall’alone malinconico
è stata tra le più particolari realtà del Panorama
Britannico legato alla New Wave, non distaccandosi
però dall’atmosfera della loro città d’origine
ancorata alle cupezze del Post-Punk. Un’altra
differenza tra i Chameleons e gli altri gruppi
contemporanei di quell’aureo quanto prolifico
periodo e dalla quale non posso esimermi, sta nel
riconoscere ai quattro di aver portato con
un’intensa attività “Live!” i loro dischi sui
palchi di mezza Europa conquistandosi un nutrito
numero di fans che non hanno mai smesso di
seguirli e registrando quasi sempre il sold-out.
La Gig si apre con l’inno “Don’t Fall”e le
chitarre di Reg Smithies e Dave Fielding
infiammano fin da subito la “venue”; il suono è
solido, dalla struttura compatta e la sezione
ritmica basso-batteria, composta rispettivamente
dal frontman e da John Lever, granitica. Il resto
della performance è una cavalcata di circa un’ora
con i brani più rappresentativi dei primi due
album, il singolo “In Shreds” ed una cover degli
Alternative TV, “Splitting in Two”. Le cose nel
tempo non sono cambiate e Mark Burgess, unico
superstite della line-up originale, continua ad
incarnare lo stesso spirito di quel decennio senza
apparenti soste e i re-editing di questi
importanti documenti meritano le medesime
attenzioni dei lavori in studio. Un consiglio:
acquistate l’edizione nel formato doppio LP
contenente quattro bonus tracks da un esibizione
del 1985 andata in onda, durante la trasmissione
“Temps Estranys”, per un canale televisivo
indipendente catalano . Sito web:
https://moochinaboutltd.bandcamp.com/album/live-at-the-camden-palace
(Luca Sponzilli) |
CHELSEA WOLFE Woodstock
Singolo digitale (Sargent House records)
Devo ammettere che ogni qual volta mi ritrovo
ad ascoltare un nuovo disco di Chelsea Wolfe la
linea che divide il piacere dal sublime si fa
sempre più sottile evocandomi un’oscura calma nera
dalla soave malinconia. L’ineguagliabile
Regina delle “Muse della luce e dell’oscurità” ci
regala questo splendido singolo in due parti
distinte che ascendono ad una spiritualità sempre
più crepuscolare. La prima canzone è una cover
di “Woodstock”, brano di per se inarrivabile (per
contenuti ed interpretazione) della poetessa Joni
Mitchell scritto in occasione del celebre Festival
tenutosi nel 1969, dove Lady Chelsea nella sua
singolare atmosfera chiaroscurale scandita dal
metronomo di un pianoforte lega il mondo terreno
al sense emozionale interiore dello spirito ed il
risultato che ne vien fuori è unico nel suo
incanto evocativo. La seconda traccia è un inedito
“Green Altar” dagli illuminanti arpeggi
chitarristici, espressione del suo stile
cantautorale “dark” tra altari sacro-pagani,
uggiose foreste ed edonistici amori da adorare
incondizionatamente nella sua pericolosità.
Sito web:
https://chelseawolfe.bandcamp.com/track/woodstock
(Luca Sponzilli) |
BRIGITTE HANDLEY
Kőln-Vision EP 12” EP Blue Vinyl
(Select-A-Vision records)
Con notevole
ritardo rispetto alla sua effettiva pubblicazione
(3 Giugno) recensisco questo nuovo lavoro della
songwriter australiana Brigitte Handley, ma di
casa nella città di Colonia, Extended Play del
precedente singolo “Kőln” brano del quale il
sottoscritto ha speso (e scritto) parole d’elogio
in più di un’occasione. La stessa canzone apre
l’A-side del disco seguita da “Daylight”; entrambe
le composizioni vivono di intuizioni tra la
solarità del giorno ed il proiettarsi nella notte,
sense cosciente del centro metropolitano della
Vestfalia. Il secondo lato contiene due remix
dei Matahari Ranch Studios di Melbourne di “Lament
of a Lost Soul…” e “Still Lives…” inframmezzati
dall’incantevole e malinconica “After Dark” che
conserva i fluidi arpeggi chitarristici Folk-Wave
legati agli esordi solisti dell’artista e mentre
le liriche nascondono emozioni, paure ed
incertezze, la sublime voce della Handley diviene
inevitabilmente l’intima complice di seducenti
emozioni. Sito web:
https://brigittehandley.bandcamp.com/album/k-ln-visions-2
(Luca Sponzilli) |
IUGULA-THOR Invest in the end of
the World
7” (Luce
Sia)
Interessante e sorprendente uscita su 7”,
disponibile su vinile nero con download code
limitato a 240 copie, per il progetto di Andrea
Chiaravalli e Paolo Bandera perché, nonostante le
due tracce siano uscite in precedenza, esse sono
state completamente ripensate, gettando uno
sguardo sul futuro stilistico del duo, che rimane
naturalmente apocalittico ed estremamente
distruttivo come sempre, ma sceglie di colpire non
più con la consueta brutalità, quanto piuttosto
con dissonanze fatte di toni gelidi e
isolazionisti. Nel caso della title track si
assiste ad un crescendo rumoristico, che sfocia in
desolati soundscape, mentre la successiva “Black
Mamba”, un cacofonico cut up di voci come in un
mercato rionale di un distopico futuro post
bellico, proietta una luce livida su un brano di
stampo prettamente ambient, davvero singolare e
coinvolgente. A questo punto non resta che
attendere la nuova evoluzione di questa leggenda
dell’industrial nostrano, godendosi questa
anticipazione.
Sito Web:
https://www.facebook.com/iugulathorofficial
(M/B’06)
|
PINK TURNS BLUE
Tainted CD/LP (Orden records)
Quando nel 1987 i PINK TURNS BLUE pubblicarono “If
Two Worlds Kiss” la Scena
Dark-Wave era ai titoli di coda ma l’album non
passò inosservato agli ascoltatori più attenti e
ad una certa critica che sotterraneamente
continuava a muoversi su queste coordinate
musicali. La band, lontana da facili
sensazionalismi, a distanza di oltre tre decadi
continua a proporre un suggestivo Post-Punk dalla
forte carica emozionale che rimanda
inevitabilmente alle epiche primavere del genere
ed il nuovo “Tainted”, anticipato da alcuni ottimi
video, mantiene le attese e le premesse iniziali.
Le dieci composizioni si muovono su un asse
dal leitmotiv definito, le chitarre mantengono
forte il feeling con il passato; l’iniziale “Not
Even Trying” e “Summertime” dimostrano
l’importanza che ha avuto un album quale
“Disintegration!” nel nuovo corso di Mic Jogwer,
“I’ll Never Give Up” e “I’m Gonna Hold You” sono
strutturate su una sezione ritmica importante
mentre “There Must Be So Much” e “Never Give Up”
dispensano brividi nascosti ma tutto il disco è
coinvolgente, malinconico nelle liriche e
nostalgico nella sua semplicità. Per i Pink
Turns Blue gli anni non sembrano essere trascorsi
e questo loro dodicesimo lavoro in studio memore
del loro irripetibile passato merita le dovute
attenzioni. Sito web:
https://pinkturnsblue.com/ (Luca
Sponzilli) |
RADIOHEAD
Kid A Mnesia 2 LP x 3 CD (XL
recordings)
Ai più potrebbe sembrare
strano recensire un gruppo fortemente legato
all’industria discografica ed al music-business su
di una rivista che predilige la scena indipendente
all’establishment, ma i Radiohead sono stati nel
loro
primo
decennio di vita una delle band più innovative del
Panorama Musicale non solo Europeo. Partiti
dall’Indie-Rock tipicamente britannico, dopo “Pablo Honey” e “The Bends”,
Thom Yorke & Co. con una radicale svolta
sviluppano un loro concetto di nuova psichedelica
auto-producendosi il terzo album “OK Computer”
dove elettronica, sperimentalismi minimali alla
Brian Eno, progressive ed atmosfere malinconiche
si combinavano alla perfezione. La scelta di
affidarsi ad un produttore come Nigel Godrich
(U2/Roger Waters/Beck/Siouxsie/R.E.M.) influisce
notevolmente sul climax/anti-climax isolazionista
voluto da Yorke al punto che lo stesso Nigel
parteciperà da quel momento alla stesura
strumentale delle composizioni. I successivi “Kid
A” ed “Amnesiac” vengono registrati tra Gennaio
1999 e Luglio 2000 ed escono rispettivamente il 2
Ottobre del 2000 ed il 5 Giugno del 2001 andando a
comporre con “Hail To the Thief” la loro personale
e visionaria Trilogia della Deconstruzione, anche
se nello specifico non avevano inventato nulla di
nuovo. Ma sta di fatto che i Radiohead riescono
laddove, mostri sacri degli anni Settanta a parte
ed i riferimenti ci sono tutti, nessun’altro
gruppo di successo si era spinto con delle
sonorità per menti aperte, o palati fini, che
lasciarono al momento dell’uscita parecchio
interdetti chi li aveva seguiti fino ad allora.
L’embrionica idea di Concept-album viene
adesso completata con l’uscita di questa deluxe
edition in un’unica confezione contenente un terzo
disco aggiuntivo per lo più di materiale inedito
registrato durante le sessions; lo stesso Yorke ai
tempi spiegò della correlazione tra i due album
dove le art work erano una logica raffigurazione
d’intenti. Mancano le B-Side o le
alternative-takes ma ai fan la cosa poco importa;
personalmente preferisco “Kid A” per le geniali
intuizioni che tra kraut-rock, free-jazz (“The
National Anthem”), ballate elettroacustiche
(“Optimistic”), strumentali (“Treefingers”),
classica d’avanguardia e modernismi di casa Warp
(“Idioteque”) definiscono nei contenuti ed a tutti
gli effetti quella che può considerarsi una pietra
miliare del terzo millennio. Motivo per
giustificare quanto inizialmente scritto. Sito
web:
https://www.radiohead.com/ (Luca
Sponzilli) |
RED LORRY YELLOW
LORRY GENERATE (Live Batschkapp,
Frankfurt, 23 Jan 1992) Digital album
(RDYL Archive records)
Chi ha seguito nei
primissimi anni Ottanta l’evolversi della Scena
Post-Punk in sonorità più epiche, non può non
ricordare un nutrito numero di formazioni
provenienti da Leeds, città benevola verso un
certo tipo di genere che univa il piglio funereo
dei Joy Division al Rock dei ‘70s di Iggy Pop o
degli MC5 ; tra questi, oltre ai ben più famosi
Sisters Of Mercy, vi erano quattro dark-rockers
che si facevano chiamare Red Lorry Yellow Lorry, o
piu semplicemente Lorries, capitanati
dall’eclettico chitarrista e songwriter Chris
Reed. Dopo una serie di singoli pubblicati dal
1981 e cinque album incisi in poco più di dieci
anni di carriera, la band del camion rosso camion
giallo sul finire del 1992 arriva al capolinea
anche se Reed nel 2003 riprende in pugno la sigla,
attiva tutt’oggi, riproponendo il repertorio dei
Lorries sui palchi dei Festival dove è sovente un
certo tipo di musica. Il bootleg “Generate” viene
rimasterizzato direttamente dagli archivi del
gruppo con l’aggiunta di un EP di quattro tracce
edito nel 2015 in sole 150 copie e contiene le
registrazioni del concerto tenutosi il 23 Gennaio
del 1992 al Batschkapp di Francoforte. Ci sono i
brani più rappresentativi suonati, ottimamente,
alla loro maniera nonostante le scelte del loro
ultimo disco ufficiale “Blasting Off”, uscito
l’anno prima, erano orientate verso soluzioni
Alternative-Dance (molto apprezzate in Gran
Bretagna in quel periodo) ed avrebbero portato nei
mesi successivi i Lorries alle battute finali.
Senza lasciarsi pervadere da passate nostalgie
“Generate” va preso in considerazione per
l’importanza di un suono che due anni dopo,
partendo dalla “New Wave of New Wave”, vivrà una
sua seconda primavera e per il nutrito seguito di
ardite vedute su cui i RLYL potevano contare,
particolare questo non trascurabile. Sito web:
https://redlorryyellowlorry.bandcamp.com/album/generate-live-batschkapp-frankfurt-23011992
(Luca Sponzilli) |
ROCKETS
Alienation CD / LP (Intermezzo)
Nel mondo del rock non sono una rarità i
dischi fantasma, ovvero quei lavori che,
praticamente finiti e pronti per essere stampati,
rimangono nel cassetto, tra vicissitudini con le
case discografiche, ripensamenti degli autori o,
ancora, misteri legati al mondo della musica.
Ebbene, un ghost album c’era anche per i Rockets e
non è un errore coniugare al passato il verbo,
perché, da pochi giorni, “Alienation” riporta in
auge lo storico gruppo di “Galactica” e “On the
road again”. L’operazione vede come
protagonista Fabrice Quagliotti, ovvero l’unico
membro originario, detentore del marchio e
responsabile di restauro e missaggio. Questo
“Alienation”, tuttavia, non vede la formazione
attuale dei Rockets, ma quella storica dei primi
’80, con Le Bartz (voce), L’Her (basso e voce),
Maratrat (chitarre), il già citato Quagliotti
(tastiere e vocoder) e Groetzinger (batteria e
percussioni). Cronologicamente questo album
ritrovato si dovrebbe far risalire al periodo tra
“Galaxy” e “3,14”, registrato ai Decca Studio di
Parigi e ai Rockland di Saint Souplet, tra la fine
del 1980 e i primi mesi del 1981. In edizione
limitata con copie numerate, “Alienation” si
presenta con una veste grafica degna dei migliori
Rockets, attraverso una copertina realizzata da
Victor Togliani, in grado di teletrasportarci in
mondi fantascientifici. E poi parte la musica
dei Rockets, esattamente come ci aspettavamo che
fosse un album con ancora freschissime le
coordinate sonore del best seller “Galaxy”. È
space rock, quindi; quello bello, quello truzzo
come poche band erano in grado di fare, quello in
grado di farti godere la musica, senza tirartela
troppo, o filosofeggiando con proclami da un
pulpito immaginario. “Non stop” e “Talk about”
aprono amalgamando perfettamente chitarre e
tastiere, C’è lo spazio per due strumentali
(chiusura del lato A e B), per una “Sky invader”
debitrice di un suono alla Devo; una “Skared” che,
invece, suona come se i Rockets facessero i Clash
(Space Clash, anche con venature funky)., Poi,
ancora, una “Venus queen”, tra le migliori sul
versante pop, che, senza preamboli, parte con
ritornelli a presa immediata ed, infine, una
raccolta “Children of time”. È un disco dei
Rockets. È un bel disco dei Rockets. Per fortuna
non più ghost. Sito web:
(Gianmario Mattacheo) |
THE SUN AND THE MIRROR / PSEUDODOXIA
The eerie and radiant doorless rooms of pain
Download (Brucia Records)
“The Eerie and Radiant Doorless Rooms Of Pain” è
lo split tra due realtà affini ed estremamente
diverse allo stesso tempo. Affini perché si
muovono
entrambe su terreni doom/ambient/drone, ma molto
diverse perché il duo “The Sun And The Mirror” si
appoggia prevalentemente su strumenti acustici e
classici, mentre gli Pseudodoxia di Void (Feed
Them Death) e Davide Destro (LaColpa, Macabro Dio)
lavorano totalmente su frequenze e rumore.
Entrambi i progetti hanno esordito da poco, i
primi con un debutto nel 2021, sempre sotto
Brucia, che ha lasciato il segno, i secondi con un
ep autoprodotto “SOL : C l a u s u m”, sempre di
quest’anno. Lo split racchiude due diverse
narrazioni del dolore, tappa necessaria, anzi
pietra angolare di chiunque faccia doom: quella
dei primi forse ancora figlia del recente lutto
narrato nel debutto, quella di Void e Davide,
sicuramente frutto di un percorso iniziato coi
loro precedenti progetti. Questi ultimi occupano
con due brani la prima metà del “Teardrop” split:
un primo pezzo che dopo un inizio fatto di loop e
rumore, si dirige attraverso chitarra e vocals
distorte verso una nera disperazione che a un
tempo pesca nei suoni da industrial rock, suicide
black metal e ovviamente doom. Il secondo, più
esteso, ha una connotazione decisamente più
isolazionista ed atmosferica, con loop secchi e
continui e molteplici cambi di marcia, che
rimandano alla mente l’oltranzismo dei Nurse With
Wound. Il lungo brano dei TSATM è invece un
maestoso viaggio tra sensazioni psichedeliche,
atmosfere dilatate, riverberi sostenuti, arpeggi
di chitarra vasti come un tramonto al Polo Nord ed
una voce mozzafiato. Buon ascolto.
Sito Web:
https://thesunandthemirror.bandcamp.com;
https://psddx-noise.bandcamp.com/releases
(M/B’06)
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THE TEARS OF
OZYMANDIAS The Tears of Ozymandias
LP / CD (Vàn records)
Buone notizie
(Finalmente!) provenienti dall’attuale scena
Dark-Wave ultimamente a corto d’idee. The Tears of
Ozymandias, nome preso dal celebre sonetto dello
scrittore Britannico Percy Bysshe Shelley, sono un
duo di Monaco di Baviera fortemente influenzato
dall’asse guitar oriented Chameleons/Pink Turns
Blue/Snake Corps e nel loro omonimo album di
debutto la forte componente emozionale definisce
il leitmotiv delle nove tracce al suo interno. Si
inizia con “Zero Point” brano memore dei primi
Sisters of Mercy per via del riuscito feeling tra
le due chitarre e l’incedere energico della
drum-machine. “Flower” e “Crimson Permanence
Assurance” nella loro bellezza trasportano
l’ascoltatore tra le sublimi oscurità tanto care
agli amanti del genere, “This Single Second” e
“Still the Same” sono intrise di un sofisticato
romanticismo, la malinconia pervade in “683280
hours” e via dicendo nelle seguenti “Slow Death”,
“Far Away” e “Fall Behind” le lacrime di
Ozymandias attraversano sentieri nascosti lontani
da poetici quanto facili declini senza stravolgere
ma dando alle canzoni l’esatta immagine delle
raffinate liriche. Sito web:
https://thetearsofozymandias.bandcamp.com/
(Luca Sponzilli) |
THE WAKE
Mixers & Elixirs Digital EP (Blaylox
records)
Nuovo EP per i Gothic-rockers The Wake a distanza
di un anno dall’album “Perfumes and Fripperies”
che aveva riportato in auge nell’ambiente legato
alla corrente del Dark il gruppo dell’Ohio. In
realtà questo lavoro è una mini raccolta di brani
presenti sull’ultimo disco remixati da alcuni
artisti della scena elettronico-alternativa,
operazione non nuova dei cinque cowboy
dell’oscurità. SINE, progetto della
polistrumentista americana ma di origini taiwanesi
Rona Rougeheart, remixa “Perfume and Fripperies”,
gli svedesi Agent Side Grinder, nel loro
inconfondibile stile fortemente influenzato dai
Depeche Mode, “Hammer Hall”, Kill Shelter fa sua
“Emily Closer” mentre Andee Blacksugar (KMFDM),
artista prossima a lavorare nel Tour Britannico
dei Blondie del 2022, ed il Mix-Engineer Matt
Hagberg, che nello specifico si avvale alle
chitarre del Red Lorry Yellow Lorry David ‘Wolfie’
Wolfenden, rispettivamente in “Break Me Not” e
“Everything” non si allontanano troppo dalle
sonorità proprie dei Wake. “Mixers & Elixirs” non
va ad aggiungere null’altro alla loro carriera ma
va tenuto in considerazione soprattutto se si
possiede il giusto feeling con un certo
modernismo. Sito web:
Mixers & Elixirs | The Wake (bandcamp.com)
(Luca Sponzilli) |
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