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RECENSIONI DISCHI
(Gennaio 2022)
BARMUDAS
“Every Day Is Saturday Night”
LP (Area Pirata records)

Nuovo Shock Vinilico pubblicato dalla label pisana Area Pirata, con questo combo proveniente da Firenze che si fanno chiamare Barmudas. L’album d’esordio “Every Day Is Saturday Night” nel suo Punk’N’Roll di chiara derivazione ‘70s riporta un pò d’entusiasmo nell’attuale scenario musicale a corto d’idee e questo grazie ancora una volta alle intuizioni di Tiziano Rimonti, deus-ex-machina dell’etichetta. Va presto detto che i componenti (quattro) del gruppo, chiamati ironicamente Barmudas-Boys, gravitano da diverso tempo nel sottosuolo musicale della Città del Giglio ed alcuni di loro hanno un discreto backgound alle spalle e quanto appena detto è ben evidente nelle dieci tracce del disco. Nei ritmi della title-track, brano d’apertura, e della seguente “Dry January” c’è una buona dose di feeling con il Glam-Pop da Party dei Doctor and the Medics,l’eloquente “Bar-Mud-Ass” appartiene alle prime produzioni degli Ultravox! mentre “Spring Roll Boogie”, “Don’t Shake My Coffee” e “Shake A Shaker” sono pure D-E-V-O songs ed in particolar modo in quest’ultima sembrano voler far venir fuori a tutti i costi “The Day My Babe Gave Me A Surprize”. “Rock the Barmudas”, uscito in precedenza come singolo, è un tributo agli Stones, “Zombie Teacher”ai Ramones e la conclusiva “Lock In” al classico inno Punk “Born to Loose” de Johnny Thunders and the Heartbreakers. La formula, riuscitissima, dei Barmudas è la stessa adoperata in passato dai redivivi finnici Flaming Sideburns, ovvero suonare come se si stesse guidando un treno in corsa su binari in fiamme senza aver la benchè minima volontà di fermarsi ed andando a recuperare, tanto per intenderci, band e sonorità miliari del Rock’N’Roll. Dategli una chance a questi out-siders, non ve ne pentirete.
Get in the BAR-Fight in the MUD-Kick some ASS-Give it more Gas!
(Luca Sponzilli)
GIANLUCA BECUZZI
Mana
2CD/Download (St.An.Da.)

L’esplorazione mistica degli aspetti trascendentali della materia sonora: questa la vera ‘mission’ che Gianluca Becuzzi si propone da qualche tempo, aspetto già evidente dai lavori più recenti (‘In Between’, ‘Voices’) dei quali avevate ampiamente letto sulle pagine digitali di Rosa Selvaggia. Come per il precedente ‘In Between’, é affidata alla sussidiaria di Silentes, St.An.Da., la pubblicazione del supporto fisico in doppio CD, limitato a duecento esemplari custoditi in elegante digipak impreziosito dalla minimale ed oscura grafica a cura di Deison e Stefano Gentile. A disposizione di Gianluca la consueta orchestra elettro-acustica di (d)ronin e (d)bass (le famose macchine progettate dal sodale Massimo Olla), sebbene l’elemento centrale dell’attuale visione becuzziana sia senza ombra di dubbio il guitar-drone, pronto a deflagrare in tutta la sua potenza già dall’iniziale ‘Invocation’ ed a rivelarsi come elemento imprescindibile nel corso dell’intero lavoro. L’abilità dell’autore sta nel costruire un magma sonoro nel quale elementi acustici e samples elettronici si amalgamino nelle devastanti stratificazioni di riff chitarristici, connubio che trovo ideale in ‘Possessed’ o nella successiva ‘For a Modern Atavism’. L’alternarsi di frangenti ‘sospesi’ con esplosivi mega-drones dona a ‘Mana’ quel continuo senso di tensione che richiama alla mente non soltanto un fin troppo scontato parallelo con i contemporanei Sunn O))), ma anche le apocalittiche atmosfere degli storici High Tide (correva il 1969!) nel loro monumentale ‘Sea Shanties’. I canti dei Monaci Tibetani rinforzano l’afflato mistico-sacrale dell’opera nel secondo dischetto, dove le granitiche ‘Voice of the Mountain’ e ‘Blood of the Mountain’ (oltre una ventina di minuti per ognuna) ci conducono in un vero e proprio maelstrom che potrebbe essere ideale colonna sonora per la discesa tra le viscere di un vulcano. Se nelle sue antiche origini polinesiane il ‘Mana’ era sinonimo di grande forza vitale e sovrannaturale, allora possiamo vedere Becuzzi nelle vesti dello sciamano impegnato nell’atto magico/rituale, da realizzarsi attraverso una totale immersione nell’elemento sonoro: l’uomo e il suono diventano un tutt’uno, a chi ascolta l’opportunità di sintonizzarsi ed entrare a far parte del ‘cerchio’. Come dicevano gli Hybryds, ‘The ritual should be kept alive’.
Info: https://gianlucabecuzzi.bandcamp.com/album/mana-2
(Oflorenz)
THE CHAMELEONS
Live At the Camden Palace 9/11/1984
2xLP/CD (Moochin About. records)

Pubblicato originariamente su dvd, esce per la prima volta nel formato doppio vinile 33 giri la registrazione del concerto dei Chameleons tenutosi al Camden Palace di Londra il 9 Novembre del 1984 e che anticipava di alcuni mesi le registrazioni del secondo album “What Does Anything Mean?Basically!”. Sotto il plumbeo cielo di Manchester la band di Mark Burgess, nella prima metà degli anni Ottanta, con quel suono chitarristico avvolgente e dall’alone malinconico è stata tra le più particolari realtà del Panorama Britannico legato alla New Wave, non distaccandosi però dall’atmosfera della loro città d’origine ancorata alle cupezze del Post-Punk. Un’altra differenza tra i Chameleons e gli altri gruppi contemporanei di quell’aureo quanto prolifico periodo e dalla quale non posso esimermi, sta nel riconoscere ai quattro di aver portato con un’intensa attività “Live!” i loro dischi sui palchi di mezza Europa conquistandosi un nutrito numero di fans che non hanno mai smesso di seguirli e registrando quasi sempre il sold-out. La Gig si apre con l’inno “Don’t Fall”e le chitarre di Reg Smithies e Dave Fielding infiammano fin da subito la “venue”; il suono è solido, dalla struttura compatta e la sezione ritmica basso-batteria, composta rispettivamente dal frontman e da John Lever, granitica. Il resto della performance è una cavalcata di circa un’ora con i brani più rappresentativi dei primi due album, il singolo “In Shreds” ed una cover degli Alternative TV, “Splitting in Two”. Le cose nel tempo non sono cambiate e Mark Burgess, unico superstite della line-up originale, continua ad incarnare lo stesso spirito di quel decennio senza apparenti soste e i re-editing di questi importanti documenti meritano le medesime attenzioni dei lavori in studio. Un consiglio: acquistate l’edizione nel formato doppio LP contenente quattro bonus tracks da un esibizione del 1985 andata in onda, durante la trasmissione “Temps Estranys”, per un canale televisivo indipendente catalano .
Sito web: https://moochinaboutltd.bandcamp.com/album/live-at-the-camden-palace
(Luca Sponzilli)
CHELSEA WOLFE
Woodstock
Singolo digitale  (Sargent House records)

Devo ammettere che ogni qual volta mi ritrovo ad ascoltare un nuovo disco di Chelsea Wolfe la linea che divide il piacere dal sublime si fa sempre più sottile evocandomi un’oscura calma nera dalla soave malinconia.
L’ineguagliabile Regina delle “Muse della luce e dell’oscurità” ci regala questo splendido singolo in due parti distinte che ascendono ad una spiritualità sempre più crepuscolare.
La prima canzone è una cover di “Woodstock”, brano di per se inarrivabile (per contenuti ed interpretazione) della poetessa Joni Mitchell scritto in occasione del celebre Festival tenutosi nel 1969, dove Lady Chelsea nella sua singolare atmosfera chiaroscurale scandita dal metronomo di un pianoforte lega il mondo terreno al sense emozionale interiore dello spirito ed il risultato che ne vien fuori è unico nel suo incanto evocativo. La seconda traccia è un inedito “Green Altar” dagli illuminanti arpeggi chitarristici, espressione del suo stile cantautorale “dark” tra altari sacro-pagani, uggiose foreste ed edonistici amori da adorare incondizionatamente nella sua pericolosità.
Sito web: https://chelseawolfe.bandcamp.com/track/woodstock
(Luca Sponzilli)
BRIGITTE HANDLEY
Kőln-Vision EP
12” EP Blue Vinyl (Select-A-Vision records)

Con notevole ritardo rispetto alla sua effettiva pubblicazione (3 Giugno) recensisco questo nuovo lavoro della songwriter australiana Brigitte Handley, ma di casa nella città di Colonia, Extended Play del precedente singolo “Kőln” brano del quale il sottoscritto ha speso (e scritto) parole d’elogio in più di un’occasione.
La stessa canzone apre l’A-side del disco seguita da “Daylight”; entrambe le composizioni vivono di intuizioni tra la solarità del giorno ed il proiettarsi nella notte, sense cosciente del centro metropolitano della Vestfalia.
Il secondo lato contiene due remix dei Matahari Ranch Studios di Melbourne di “Lament of a Lost Soul…” e “Still Lives…” inframmezzati dall’incantevole e malinconica “After Dark” che conserva i fluidi arpeggi chitarristici Folk-Wave legati agli esordi solisti dell’artista e mentre le liriche nascondono emozioni, paure ed incertezze, la sublime voce della Handley diviene inevitabilmente l’intima complice di seducenti emozioni.
Sito web: https://brigittehandley.bandcamp.com/album/k-ln-visions-2
(Luca Sponzilli)

IUGULA-THOR
Invest in the end of the World
7” (Luce Sia)

Interessante e sorprendente uscita su 7”, disponibile su vinile nero con download code limitato a 240 copie, per il progetto di Andrea Chiaravalli e Paolo Bandera perché, nonostante le due tracce siano uscite in precedenza, esse sono state completamente ripensate, gettando uno sguardo sul futuro stilistico del duo, che rimane naturalmente apocalittico ed estremamente distruttivo come sempre, ma sceglie di colpire non più con la consueta brutalità, quanto piuttosto con dissonanze fatte di toni gelidi e isolazionisti.
Nel caso della title track si assiste ad un crescendo rumoristico, che sfocia in desolati soundscape, mentre la successiva “Black Mamba”, un cacofonico cut up di voci come in un mercato rionale di un distopico futuro post bellico, proietta una luce livida su un brano di stampo prettamente ambient, davvero singolare e coinvolgente.
A questo punto non resta che attendere la nuova evoluzione di questa leggenda dell’industrial nostrano, godendosi questa anticipazione.
Sito Web: https://www.facebook.com/iugulathorofficial
(M/B’06)

PINK TURNS BLUE
Tainted
CD/LP (Orden records)

Quando nel 1987 i PINK TURNS BLUE pubblicarono “If Two Worlds Kiss” la Scena Dark-Wave era ai titoli di coda ma l’album non passò inosservato agli ascoltatori più attenti e ad una certa critica che sotterraneamente continuava a muoversi su queste coordinate musicali.
La band, lontana da facili sensazionalismi, a distanza di oltre tre decadi continua a proporre un suggestivo Post-Punk dalla forte carica emozionale che rimanda inevitabilmente alle epiche primavere del genere ed il nuovo “Tainted”, anticipato da alcuni ottimi video, mantiene le attese e le premesse iniziali.
Le dieci composizioni si muovono su un asse dal leitmotiv definito, le chitarre mantengono forte il feeling con il passato; l’iniziale “Not Even Trying” e “Summertime” dimostrano l’importanza che ha avuto un album quale “Disintegration!” nel nuovo corso di Mic Jogwer, “I’ll Never Give Up” e “I’m Gonna Hold You” sono strutturate su una sezione ritmica importante mentre “There Must Be So Much” e “Never Give Up” dispensano brividi nascosti ma tutto il disco è coinvolgente, malinconico nelle liriche e nostalgico nella sua semplicità.
Per i Pink Turns Blue gli anni non sembrano essere trascorsi e questo loro dodicesimo lavoro in studio memore del loro irripetibile passato merita le dovute attenzioni.
Sito web: https://pinkturnsblue.com/
(Luca Sponzilli)
RADIOHEAD
Kid A Mnesia
2 LP x 3 CD  (XL recordings)

Ai più potrebbe sembrare strano recensire un gruppo fortemente legato all’industria discografica ed al music-business su di una rivista che predilige la scena indipendente all’establishment, ma i Radiohead sono stati nel loro primo decennio di vita una delle band più innovative del Panorama Musicale non solo Europeo.
Partiti dall’Indie-Rock tipicamente britannico, dopo “Pablo Honey” e “The Bends”, Thom Yorke & Co. con una radicale svolta sviluppano un loro concetto di nuova psichedelica auto-producendosi il terzo album “OK Computer” dove elettronica, sperimentalismi minimali alla Brian Eno, progressive ed atmosfere malinconiche si combinavano alla perfezione.
La scelta di affidarsi ad un produttore come Nigel Godrich (U2/Roger Waters/Beck/Siouxsie/R.E.M.) influisce notevolmente sul climax/anti-climax isolazionista voluto da Yorke al punto che lo stesso Nigel parteciperà da quel momento alla stesura strumentale delle composizioni. I successivi “Kid A” ed “Amnesiac” vengono registrati tra Gennaio 1999 e Luglio 2000 ed escono rispettivamente il 2 Ottobre del 2000 ed il 5 Giugno del 2001 andando a comporre con “Hail To the Thief” la loro personale e visionaria Trilogia della Deconstruzione, anche se nello specifico non avevano inventato nulla di nuovo. Ma sta di fatto che i Radiohead riescono laddove, mostri sacri degli anni Settanta a parte ed i riferimenti ci sono tutti, nessun’altro gruppo di successo si era spinto con delle sonorità per menti aperte, o palati fini, che lasciarono al momento dell’uscita parecchio interdetti chi li aveva seguiti fino ad allora.
L’embrionica idea di Concept-album viene adesso completata con l’uscita di questa deluxe edition in un’unica confezione contenente un terzo disco aggiuntivo per lo più di materiale inedito registrato durante le sessions; lo stesso Yorke ai tempi spiegò della correlazione tra i due album dove le art work erano una logica raffigurazione d’intenti.
Mancano le B-Side o le alternative-takes ma ai fan la cosa poco importa; personalmente preferisco “Kid A” per le geniali intuizioni che tra kraut-rock, free-jazz (“The National Anthem”), ballate elettroacustiche (“Optimistic”), strumentali (“Treefingers”), classica d’avanguardia e modernismi di casa Warp (“Idioteque”) definiscono nei contenuti ed a tutti gli effetti quella che può considerarsi una pietra miliare del terzo millennio. Motivo per giustificare quanto inizialmente scritto.
Sito web: https://www.radiohead.com/
(Luca Sponzilli)
RED LORRY YELLOW LORRY
GENERATE (Live Batschkapp, Frankfurt, 23 Jan 1992)
Digital album (RDYL Archive records)

Chi ha seguito nei primissimi anni Ottanta l’evolversi della Scena Post-Punk in sonorità più epiche, non può non ricordare un nutrito numero di formazioni provenienti da Leeds, città benevola verso un certo tipo di genere che univa il piglio funereo dei Joy Division al Rock dei ‘70s di Iggy Pop o degli MC5 ; tra questi, oltre ai ben più famosi Sisters Of Mercy, vi erano quattro dark-rockers che si facevano chiamare Red Lorry Yellow Lorry, o piu semplicemente Lorries, capitanati dall’eclettico chitarrista e songwriter Chris Reed.
Dopo una serie di singoli pubblicati dal 1981 e cinque album incisi in poco più di dieci anni di carriera, la band del camion rosso camion giallo sul finire del 1992 arriva al capolinea anche se Reed nel 2003 riprende in pugno la sigla, attiva tutt’oggi, riproponendo il repertorio dei Lorries sui palchi dei Festival dove è sovente un certo tipo di musica. Il bootleg “Generate” viene rimasterizzato direttamente dagli archivi del gruppo con l’aggiunta di un EP di quattro tracce edito nel 2015 in sole 150 copie e contiene le registrazioni del concerto tenutosi il 23 Gennaio del 1992 al Batschkapp di Francoforte. Ci sono i brani più rappresentativi suonati, ottimamente, alla loro maniera nonostante le scelte del loro ultimo disco ufficiale “Blasting Off”, uscito l’anno prima, erano orientate verso soluzioni Alternative-Dance (molto apprezzate in Gran Bretagna in quel periodo) ed avrebbero portato nei mesi successivi i Lorries alle battute finali. Senza lasciarsi pervadere da passate nostalgie “Generate” va preso in considerazione per l’importanza di un suono che due anni dopo, partendo dalla “New Wave of New Wave”, vivrà una sua seconda primavera e per il nutrito seguito di ardite vedute su cui i RLYL potevano contare, particolare questo non trascurabile.
Sito web: https://redlorryyellowlorry.bandcamp.com/album/generate-live-batschkapp-frankfurt-23011992
(Luca Sponzilli)
ROCKETS
Alienation
CD / LP (Intermezzo)


Nel mondo del rock non sono una rarità i dischi fantasma, ovvero quei lavori che, praticamente finiti e pronti per essere stampati, rimangono nel cassetto, tra vicissitudini con le case discografiche, ripensamenti degli autori o, ancora, misteri legati al mondo della musica.
Ebbene, un ghost album c’era anche per i Rockets e non è un errore coniugare al passato il verbo, perché, da pochi giorni, “Alienation” riporta in auge lo storico gruppo di “Galactica” e “On the road again”.
L’operazione vede come protagonista Fabrice Quagliotti, ovvero l’unico membro originario, detentore del marchio e responsabile di restauro e missaggio. Questo “Alienation”, tuttavia, non vede la formazione attuale dei Rockets, ma quella storica dei primi ’80, con Le Bartz (voce), L’Her (basso e voce), Maratrat (chitarre), il già citato Quagliotti (tastiere e vocoder) e Groetzinger (batteria e percussioni).
Cronologicamente questo album ritrovato si dovrebbe far risalire al periodo tra “Galaxy” e “3,14”, registrato ai Decca Studio di Parigi e ai Rockland di Saint Souplet, tra la fine del 1980 e i primi mesi del 1981.
In edizione limitata con copie numerate, “Alienation” si presenta con una veste grafica degna dei migliori Rockets, attraverso una copertina realizzata da Victor Togliani, in grado di teletrasportarci in mondi fantascientifici.
E poi parte la musica dei Rockets, esattamente come ci aspettavamo che fosse un album con ancora freschissime le coordinate sonore del best seller “Galaxy”.
È space rock, quindi; quello bello, quello truzzo come poche band erano in grado di fare, quello in grado di farti godere la musica, senza tirartela troppo, o filosofeggiando con proclami da un pulpito immaginario.
“Non stop” e “Talk about” aprono amalgamando perfettamente chitarre e tastiere, C’è lo spazio per due strumentali (chiusura del lato A e B), per una “Sky invader” debitrice di un suono alla Devo; una “Skared” che, invece, suona come se i Rockets facessero i Clash (Space Clash, anche con venature funky).,
Poi, ancora, una “Venus queen”, tra le migliori sul versante pop, che, senza preamboli, parte con ritornelli a presa immediata ed, infine, una raccolta “Children of time”.
È un disco dei Rockets. È un bel disco dei Rockets. Per fortuna non più ghost.
Sito web:
(Gianmario Mattacheo)

THE SUN AND THE MIRROR / PSEUDODOXIA
The eerie and radiant doorless rooms of pain
Download (Brucia Records)

“The Eerie and Radiant Doorless Rooms Of Pain” è lo split tra due realtà affini ed estremamente diverse allo stesso tempo. Affini perché si muovono entrambe su terreni doom/ambient/drone, ma molto diverse perché il duo “The Sun And The Mirror” si appoggia prevalentemente su strumenti acustici e classici, mentre gli Pseudodoxia di Void (Feed Them Death) e Davide Destro (LaColpa, Macabro Dio) lavorano totalmente su frequenze e rumore. Entrambi i progetti hanno esordito da poco, i primi con un debutto nel 2021, sempre sotto Brucia, che ha lasciato il segno, i secondi con un ep autoprodotto “SOL : C l a u s u m”, sempre di quest’anno. Lo split racchiude due diverse narrazioni del dolore, tappa necessaria, anzi pietra angolare di chiunque faccia doom: quella dei primi forse ancora figlia del recente lutto narrato nel debutto, quella di Void e Davide, sicuramente frutto di un percorso iniziato coi loro precedenti progetti. Questi ultimi occupano con due brani la prima metà del “Teardrop” split: un primo pezzo che dopo un inizio fatto di loop e rumore, si dirige attraverso chitarra e vocals distorte verso una nera disperazione che a un tempo pesca nei suoni da industrial rock, suicide black metal e ovviamente doom. Il secondo, più esteso, ha una connotazione decisamente più isolazionista ed atmosferica, con loop secchi e continui e molteplici cambi di marcia, che rimandano alla mente l’oltranzismo dei Nurse With Wound. Il lungo brano dei TSATM è invece un maestoso viaggio tra sensazioni psichedeliche, atmosfere dilatate, riverberi sostenuti, arpeggi di chitarra vasti come un tramonto al Polo Nord ed una voce mozzafiato. Buon ascolto.
Sito Web: https://thesunandthemirror.bandcamp.com; https://psddx-noise.bandcamp.com/releases
(M/B’06)

THE TEARS OF OZYMANDIAS
The Tears of Ozymandias
LP / CD (Vàn records)

Buone notizie (Finalmente!) provenienti dall’attuale scena Dark-Wave ultimamente a corto d’idee. The Tears of Ozymandias, nome preso dal celebre sonetto dello scrittore Britannico Percy Bysshe Shelley, sono un duo di Monaco di Baviera fortemente influenzato dall’asse guitar oriented Chameleons/Pink Turns Blue/Snake Corps e nel loro omonimo album di debutto la forte componente emozionale definisce il leitmotiv delle nove tracce al suo interno. Si inizia con “Zero Point” brano memore dei primi Sisters of Mercy per via del riuscito feeling tra le due chitarre e l’incedere energico della drum-machine. “Flower” e “Crimson Permanence Assurance” nella loro bellezza trasportano l’ascoltatore tra le sublimi oscurità tanto care agli amanti del genere, “This Single Second” e “Still the Same” sono intrise di un sofisticato romanticismo, la malinconia pervade in “683280 hours” e via dicendo nelle seguenti “Slow Death”, “Far Away” e “Fall Behind” le lacrime di Ozymandias attraversano sentieri nascosti lontani da poetici quanto facili declini senza stravolgere ma dando alle canzoni l’esatta immagine delle raffinate liriche.
Sito web: https://thetearsofozymandias.bandcamp.com/
(Luca Sponzilli)
THE WAKE
Mixers & Elixirs
Digital EP (Blaylox records)

Nuovo EP per i Gothic-rockers The Wake a distanza di un anno dall’album “Perfumes and Fripperies” che aveva riportato in auge nell’ambiente legato alla corrente del Dark il gruppo dell’Ohio.
In realtà questo lavoro è una mini raccolta di brani presenti sull’ultimo disco remixati da alcuni artisti della scena elettronico-alternativa, operazione non nuova dei cinque cowboy dell’oscurità.
SINE, progetto della polistrumentista americana ma di origini taiwanesi Rona Rougeheart, remixa “Perfume and Fripperies”, gli svedesi Agent Side Grinder, nel loro inconfondibile stile fortemente influenzato dai Depeche Mode, “Hammer Hall”, Kill Shelter fa sua “Emily Closer” mentre Andee Blacksugar (KMFDM), artista prossima a lavorare nel Tour Britannico dei Blondie del 2022, ed il Mix-Engineer Matt Hagberg, che nello specifico si avvale alle chitarre del Red Lorry Yellow Lorry David ‘Wolfie’ Wolfenden, rispettivamente in “Break Me Not” e “Everything” non si allontanano troppo dalle sonorità proprie dei Wake. “Mixers & Elixirs” non va ad aggiungere null’altro alla loro carriera ma va tenuto in considerazione soprattutto se si possiede il giusto feeling con un certo modernismo.
Sito web: Mixers & Elixirs | The Wake (bandcamp.com)
(Luca Sponzilli)