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ADOLPHOBITCH
Broken wings
CD (Torm Ent.)

Debutta questo progetto per l’etichetta Torm Ent., mantenendo uno strettissimo anonimato: sul cd c’è il link alla sua pagina facebook (che nel momento in cui scrivo è già stata rimossa dai sempre tollerantissimi gestori di questo social network, immagino per via della parola “bitch”), c’è il nome di chi si è occupato di registrazione, copertina e layout, ma neanche una parola sul musicista. È un album di power electronics per quasi cinquanta minuti di musica, che si muove su territori piuttosto atmosferici, considerando il genere proposto, con lunghe suite della durata media di dieci minuti l’una: nonostante l’infinita gamma di proposte e di artisti in questo genere, pur richiamando ma solo a tratti, i lavori di gruppi come Anemone Tube, Brighter Death Now o Nueva Germania, l’album conserva una sua peculiarità ben definita e rivela un notevole gusto nella costruzione dei brani di grande intensità e dal sound ottimamente bilanciato ed efficace, che scivolano via veloci e mai noiosi. Momenti di notevole dissonanza si alternano a break freddi e ipnotici che catturano l’attenzione dell’ascoltatore e dilatano la percezione del paesaggio sonoro in cui ci si muove. In conclusione un ottimo debutto, che ha una mano sapiente a muovere i fili dietro le quinte.
Sito Web: https://www.facebook.com/adolphobitxxx
(M/B’06)

BECKAHESTEN
Vattenhålens Dräpare
CD (Cyclic Law)

Debutta questo interessante progetto svedese composto da Peo Bengtsson, Per Åhlund (Skare, Diskrepant, ex Sophia) e Viktoria Rolandsdotter. L’album per circa trentasei minuti mescola ambient, industrial e folk, con una formula originale ed inedita. Il concept si snoda in una celebrazione orrorifica e pagana delle forze oscure della natura e del fortissimo legame che ogni svedese ha con esse, attraverso la rievocazione dell’antica credenza popolare di un cavallo che rapisce i bambini per portarli in un lago nelle vicinanze ed affogarli.
La musica è potente, rituale ed evocativa grazie all’ottimo lavoro di registrazione, ma soprattutto alla splendida ed ineguagliabile voce di Viktoria, che ci trasporta in un sottobosco, dove la luce del sole arriva a fatica e le creature magiche di cui si racconta in filastrocche dall’origine ormai perduta nelle pieghe ancestrali del tempo, possono muoversi liberamente a rischio e pericolo dell’ignaro visitatore. È un viaggio affascinante e terrificante allo stesso tempo, che può ricordare per certi versi il dualismo che si respira nel film “Il settimo sigillo”, dove i momenti di gioia e solennità non sono mai pieni, perché su tutto aleggia l’ombra eterna della morte che mai abbandona la scena.
Sito Web: http://beckahesten.se
https://cycliclaw.bandcamp.com/album/vattenh-lens-dr-pare
(M/B’06)

BMKH
BMKH
Cassetta (Heimat Der Katastrophe)

Dopo un paio di lavori solo digitali, debutta finalmente su supporto fisico questo gruppo solista italiano con una cassetta a cura della Heimat Der Katastrophe. Il progetto nasce per gioco, quando il suo mastermind, che ha alle spalle la militanza in band garage punk, inizia a utilizzare una cigar box nera (la Black Machine Kill Humans da cui deriva l’acronimo del progetto) autocostruita. Colpisce subito la grafica infantile e profondamente inquietante a un tempo della cassetta, che anticipa il tema del primo brano, ossia il progetto Blue Moon, nato negli anni ’70 per mettere a tacere i movimenti di opposizione giovanili, sostanzialmente di sinistra, tramite la diffusione dell’eroina come unico elemento di sballo: la sintetica narrazione di quanto avvenne, introduce uno strumentale dal ritmo pulsante e dai rallentamenti visionari. Segue un brano profetico, considerando che l’album è stato completato circa a metà 2019, che raccoglie gli estratti salienti dallo storico film del 1964, “L’ultimo uomo sulla Terra”, tratto dal capolavoro letterario di Richard Matheson “Io sono leggenda”, che narra le vicende di un uomo che è rimasto solo sul pianeta a causa di un’epidemia che ha contagiato l’intero genere umano. Queste ritmiche minimal/electro-clash si snodano piacevolmente per tutto l’album abbracciando le tematiche più svariate fino ai fatti di cronaca più squallidi, attingendo musicalmente all’electro anni ’80 inglese e belga, al punk e all’italodisco, con strumentali accattivanti, fatti di beat incalzanti ed atmosfere da vecchi film di fantascienza, movendosi senza l’urgenza dello scorrere del tempo con la consapevolezza dell’originalità e della bravura di chi le ha concepite e portate su nastro.
Sito Web: https://www.facebook.com/BlackMachineKillHumans
(M/B’06)

COIL
A guide for beginners - The voice of silver / A guide for finishers - A hair of gold
CD (Cold Spring Records)

Dopo quasi vent’anni, se si eccettuano un paio di uscite non ufficiali del 2015, la Cold Spring ridà finalmente alle stampe in una edizione su CD curata e lussuosa questa esaustiva doppia compilation che, da una parte favorirà nuovo sfogo ai soliti feticisti dei Coil, e dall’altra darà finalmente la possibilità a chi ama questo gruppo o semplicemente se ne sta avvicinando, di poter ascoltare i loro lavori su un supporto adeguato e non come musica liquida.
Stampata per la prima volta nel 2001 dall’etichetta russa Feelee, questa raccolta si snoda sull’intera carriera dei Coil, sapendo cogliere l’essenza musicale del gruppo meglio delle altre che l’anno preceduta e delle molte che l’hanno seguita, essendo i brani stati selezionati con attenzione dai Coil per celebrare la loro prima esibizione a Mosca nel 2001. L’artwork conserva la grafica originale approvata dalla stessa Feelee, confezionata in un lussuoso digipak lucido a 8 pannelli con vernice laminata opaca con due artcard ed un adesivo forniti direttamente solo dalla Cold Spring.
Sito Web: https://coldspring.bandcamp.com/album/a-guide-for-beginners-the-voice-of-silver-a-guide-for-finishers-a-hair-of-gold-csr288cd
(M/B’06)

DAGMAR GERTOT
Os Lacrimale
CD (Cyclic Law)

Dopo alcune collaborazioni arriva il primo album solista di quest’artista russa di San Pietroburgo.
Il lavoro è sostanzialmente un tentativo di tradurre le esperienze in stato di sogno di questa cantante: il risultato è un’opera che mette insieme la non-musica e la musica da camera, che richiama le performance radicali di Diamanda Gal
ás, questa volta meno estreme e psicotiche e orientate piuttosto sulla musique concrète, ma di altrettanto difficile digestione per stomaci non allenati.
La sua voce funge da struttura portante, accompagnata da fisarmonica, ikili ad arco, lira, gusli, batalo, pianoforte, corni e percussioni per otto brevi brani che hanno il sapore dell’improvvisazione e del flusso di coscienza.
Sito Web:
https://www.gertot.com
https://cycliclaw.bandcamp.com/album/os-lacrimale
(M/B’06)

DAN PK
One day
C
D (Hellbones Records)

Daniele della Hellbones Records ritorna dopo l’album d’esordio “Terror” del 2017, con questo interessante ep, dimostrando che non solo ha buon fiuto e gusto musicale testimoniato dalle ottime recenti uscite sotto la sua etichetta e dalle collaborazioni con realtà come L’Amara,
Le Cose Bianche, Deviate Damaen, ma che ci sa fare quando viene il suo turno. Infatti, i quattro brani proposti che traggono ispirazione da una giornata tipo dell’artista, pur avendo una modesta durata complessiva, offrono un vasto aperitivo di atmosfere electro/drone/ambient, dinamiche e intense.
I suoni freddi e dilatati dei primi due brani lasciano spazio a sorprendenti break ritmati nel successivo, per chiudere con “Son”, breve pezzo riverberato dalla natura ambigua, scandito da rintocchi e loop ipnotici.
Rispetto all’esordio le chitarre sono sparite, i suoni notevolmente alleggeriti e le atmosfere si sono rarefatte, in quello che fa presagire un netto distacco rispetto al passato che probabilmente si completerà col futuro full length, che si spera sia già in cantiere.
Sito Web: https://www.facebook.com/danpkmusic
(M/B’06)

DEVIATE DAMAEN
Skizzi di rischio – Raccolta amenità deviatike 1992-2020 d.C.

Download (Hellbones Records)

Esce solamente in digitale questa raccolta di singoli, collaborazioni e inediti 1992-2020 d.C. dei Deviate Damaen, a metà strada tra il recente “In Sanctitate, Benignitatis Non Miseretur” e il prossimo “Soqquadro Tanz”, mai inseriti sinora nella discografia ufficiale della band. Come sempre i nostri non passano inosservati e sono oggi più che mai una campana estremamente irriverente, che suona sempre più solitaria, ma senza posa da quasi trent’anni, scatenando reazioni scomposte soprattutto dalle parti degli alfieri del politicamente corretto ossia, come sempre, i più intolleranti in assoluto, che pretendono di dettare legge sui testi e sulle attitudini di tutto il mondo musicale e di censurare ciò che non aggrada loro. Questa raccolta è come sempre un articolato pezzo di narrazione anticonformista tra filosofia, politica e vita vissuta in prima persona, che ripercorre la storia italiana, oltre che quella del metal nei suoi esordi negli anni novanta, fino a quella più puramente sperimentale, a cavallo tra metal, goth rock, skwee, industrial, ambient e molto altro.
I Deviate Damaen dimostrano qui ancora una volta la loro eterna ed incessante evoluzione, che non dà punti di riferimento stilistici all’ascoltatore, scelta profondamente anti-commerciale, che sicuramente pregiudica il numero di fan che potrebbero seguire questo gruppo, ma che d’altro canto rafforza le convinzioni di chi li conosce e apprezza sin dalle origini: sono persone di grande coerenza, cultura e ironia, libere, senza la minima paura o preoccupazione per quello che esprimono ad alta voce, passando da pezzi scanzonati e pungenti come “L’élite de notra merd”, o lo stralunato “Buon maiale!”, ad altri di grande epicità come “Eius silentium timeo” o il bellissimo inno goth rock “Shadow of night”.
Sito Web: https://www.facebook.com/deviatedamaen
https://hellbonesrecords.bandcamp.com/album/deviate-damaen-skizzi-di-riskio
(M/B’06)

FRANK HALL
I remember you – Original Motion Picture Soundtrack
CD (Cold Spring Records)

La Cold Spring rilascia la colonna sonora dell’horror islandese “I remember you”, basato sul romanzo di Yrsa Sigurðardóttir, uscito in Italia col titolo “Mi ricordo di te”. Frank Hall ha fatto un lavoro intenso creando questo album nella vecchia zona industriale di Reykjavik, in un vecchio edificio, lavorando fino a tarda notte in pieno inverno.
Fin dall’inizio nella testa di Hall hanno preso una posizione di rilievo gli ottoni, che hanno costituito il tessuto fondamentale di questa colonna sonora, a volte filtrati, a volte elaborati, mescolati con la chitarra, salvo che per la traccia “Montage” dove sono stati utilizzati sintetizzatori analogici.
Tutta la musica è stata scritta da Hall, che ha coinvolto diversi musicisti per l’esecuzione, ad eccezione dell’ultimo brano che prende le mosse da una vecchia canzone popolare islandese, basata su un’inquietante storia di una madre che ha abbandonato suo figlio, lasciato a morire avvolto in uno straccio, il quale ritorna dall’aldilà per tormentarla, vicenda che si sposa perfettamente con la tematica del film proposto. È un disco scarno, minimale, dalle atmosfere delicate e rarefatte, che sembrano non voler turbare il silenzio ed i segreti custoditi nei ghiacci del nord, fino al meraviglioso coro finale che chiude l’album.
Sito Web: https://coldspring.bandcamp.com/album/i-remember-you-skar-th-r-axelsson-o-s-t-csr287cd
(M/B’06)

KAMMARHEIT
Thronal
CD (Cyclic Law)

A due anni di distanza dall’ultima uscita, torna lo svedese Pär Boström col suo progetto principale.
Kammarheit rappresenta uno dei migliori gruppi dark ambient in circolazione, anche se non al livello di giganti come Desiderii Marginis e Raison D’
Être, ed appartenente ad un periodo diverso dal loro sia cronologicamente che stilisticamente.
Le sue ambientazioni sono fredde ed evocative, cariche di vibrazioni e suoni placidi che conciliano riflessione e pace interiore, ma anche la consapevolezza di una soverchiante oscurità e solitudine che circonda colui che si immerge in questo ascolto.
Le atmosfere sono dilatate, stratificate con grande sapienza, con una scelta dei suoni e resa degli stessi che rivela le grandi capacità di Boström, affinate nei suoi vent’anni di carriera, non ricercando però una maggiore varietà stilistica nei singoli brani, che consentirebbe a questo artista di fare il passo definitivo verso un livello superiore e non rimanere semplicemente uno dei migliori sotto Cyclic Law, che comunque non è davvero niente male.
Sito Web: http://www.kammarheit.com
https://cycliclaw.bandcamp.com/album/thronal
(M/B’06)

INSTITUTION D.O.L.
The Thelema tales
CD (Torm Ent.)

A poca distanza dal riuscito “Our love can destroy this whole fucking World” torna il progetto dell’austriaco Barbie B., al secolo Matthias Beisl, che si avvale per l’occasione del contributo di Wolfgang J. Eder al pianoforte.
L’album è una sorta di documento audio del pellegrinaggio di Matthias in Sicilia nel 2015, sulle orme di Aleister Crowley e raccoglie estratti dei discorsi di Crowley e numerosi field recording raccolti tra l’abbazia di Thelema e la Rocca, entrambe a Cefalù: come chiarito agli esordi da Beisl, Institution D.O.L. nasce come progetto che utilizza la musica industrial come colonna sonora di ogni aspetto della vita reale: tale varietà di esperienze si riflette pertanto nella musica, chiarendo la forte differenza che si riscontra tra il precedente lavoro dalle forti tinte rumoristiche a questo che invece prende spunto da panorami ambient e neoclassici, per divulgare questa narrazione tra il serio e il faceto di ciò che sono stati Crowley e la sua filosofia.
Malinconiche linee di pianoforte fungono quindi da substrato di questo sorprendente lavoro minimale e atmosferico, segno di una costante evoluzione di questo musicista.
Sito Web: https://www.facebook.com/institutiondolofficial
(M/B’06)

JAGATH
Devalaya
CD (Cold Spring Records)

Dopo un singolo ed un album solo digitali, questi russi di Perm’ giungono al loro primo CD, sotto Cold Spring.
Sulla scia di gruppi storici come Einstürzende Neubauten, gli Jagath utilizzano strumenti autoprodotti e la loro voce, e scelgono siti industriali abbandonati come luogo creativo della loro musica attraverso quelli che sono dei veri e propri rituali che richiamano invece act come Phurpa e Arktau Eos, pur differenziandosene per la loro impronta spiccatamente industrial e molto meno liturgica o sacrale, atta piuttosto a rievocare e condividere la decadente era post-industriale per liberarne l’essenza. Con questo fine “Devalaya”, che significa “Tempio”, è stato registrato in grandi serbatoi di petrolio tra il 2015 ed il 2018, scenario perfetto per quella che è una delle maggiori attività industriali della regione, che sembra perennemente congelata nel freddo polare: a questa immobilità gli Jagath reagiscono con la ricerca spasmodica di una luce ispiratrice, che trovano sul fondo di questi serbatoi, i quali fungono da scintilla creativa o semplice espediente, generando potenti viaggi monolitici nelle profondità della terra.
Sito Web: https://www.jagath.ru
(M/B’06)

KINETIX
Sleepwalkers Society
CD/Download (White Forest Records)

Gianluca Becuzzi é stato indubbiamente prolifico nel corso dell'ultimo biennio, ma erano tre anni che non avevamo news dal fronte Kinetix, tra le declinazioni maggiormente radicali dello sperimentatore toscano. Avevamo lasciato Kinetix alla collaborazione con Altieri sfociata in ‘New Dystopian Order’, mentre l’ultimo lavoro in autonomia era stato l’ottimo ‘Urban Nightscapes’ del 2016. Prodotto dalla nostrana White Forest in edizione digipak a tiratura limitata, ‘Sleepwalkers Society’ raccoglie sette schegge sonore composte nel biennio 2018-2020, che sembrano riprendere il filo conduttore già avviato proprio con ‘Urban Nightscapes’, suggerendoci sin dal titolo stesso del lavoro una sorta di concept/metafora della moderna dimensione umana. Una ‘società di sonnambuli’, un’umanità che vive sostanzialmente in funzione del consumo (‘Produci, Consuma, Crepa’ scandivano i CCCP già in epoche non sospette!) e che sembra trascinare un’esistenza omologata e ormai priva di spirito, potremmo dire ‘narcotizzata’.
La voce femminile ipnotica e straniante di ‘Void’ ci introduce nel vivo dell’opera, che si snoda nel corso di sette capitoli nei quali breakbeat, IDM e pulsioni dub fanno capolino di continuo, sapientemente miscelati a textures ambientali paranoiche ed oscure. I sette minuti della pulsante ‘A Perfect Collapse’ entrano in speciale sintonia con le mie onde cerebrali, regalandomi una sensazione analoga ad un vero e proprio stato di trance. Il disco si presta ad immaginare scenari sonori notturni, spesso alienanti, e si rivela ideale colonna sonora di quelle ‘case simili a milioni di altre case, alle stanze di hotel dai muri neri, alle stazioni della metropolitana ed i parcheggi sotterranei’ in cui si muovono le anime intorpidite di questa umanità perduta. 
Info: https://whiteforestrecords.bandcamp.com
(Oflorenz)

LACOLPA
Post tenebras lux

Download (Brucia Records)

Arriva in questi tempi bui l’atteso secondo full length di questo avanguardistico act piemontese, autore di un interessante mix di sludge, noise e black metal, che succede all’acclamato “Mea maxima culpa” del 2017, lavoro entrato nelle classifiche di molte riviste specializzate del settore come Cvlt Nation e The Wire Magazine, e non si limita certamente a ripetere quanto già mostrato in precedenza. L’album sterza infatti ulteriormente verso lidi di profonda tristezza e malinconia, tipica dei paesaggi invernali delle terre astigiane e alessandrine in cui i nostri affondano le radici, senza minimamente pregiudicare la loro inclinazione ad un devoto tributo alla più totale oscurità ed al dolore. Quest’ultimo riveste un ruolo di rilievo nell’economia di quest’album, ed in generale nella poetica del progetto stesso, sulla scia dei maestri Abruptum: forse i LaColpa sono depressi, infelici, stufi di una vita precaria e monotona. Forse soffrono come soffriamo tutti, e forse di più, o forse danno un peso maggiore ad eventi per loro dolorosi che per altri sarebbero irrilevanti. Tuttavia, ciò che è importante è che la sofferenza, la depressione e tutto il resto sono dolore e questo dolore sale su dal profondo della loro anima e diventa note, frequenze, drumming, rumore e lo si sente davvero. E lo si sente perché i LaColpa ci sanno fare con gli strumenti che hanno in mano e perché riescono a trovare un’unione totale nonostante la varietà dei gusti musicali che contraddistingue ciascuno degli elementi che lo compongono, i quali provengono da esperienze davvero disparate, da progetti come Cropcircle, Deviated Sister TV, Moana, Macabro Dio, Utøya, Winter Martyrivm e Attualità Nera. Questa unione si traduce in un suono monolitico, pesante, come un rantolio che sale dalle profondità degli abissi, decisa a far sentire la sua voce, ed interrompe la sua narrazione apocalittica solo per esprimere altre forme di dolore e rassegnazione, come in occasione del loop di “Domine salvum fac” ad opera dell’ultimo cantante d’opera castrato Alessandro Moreschi, tanto sublime quanto triste e desolante, posta come apertura e chiusura di “Welcoming the agony”. Le chitarre riverberate e le grida di “Martyrdome” creano ambientazioni che per certi versi ricordano i Prurient più atmosferici di “Cocaine Death”, mentre la lunghissima suite di chiusura racchiude un intermezzo di circa dieci minuti di chitarra di Davide Destro che dialoga con la voce di Mario Olivieri, il quale riflette sull’idea che la vita non abbia significato e che l’umanità sia solo un errore di Dio. Perfetta chiusura.
Sito Web: https://lacolpa666.bandcamp.com
(M/B’06)

LYKE WAKE
At The End of A Dream. Where Nothing Remains/Symphonic Noise
CDr (Aseptic Noise)

Il suffisso ‘Symphonic Noise’, che dipinge perfettamente la cifra stilistica di Stefano Di Serio, era presente non a caso anche nel titolo dell’ultimo ‘Crawling Through The Abyss of Pain’ del 2018, da noi trattato su queste stesse pagine. Nel frattempo Stefano non è rimasto affatto con le mani in mano, è del 2020 appena concluso l’ottima collaborazione con i concittadini Noise Cluster, sfociata in una tape limitata prodotta dagli amici elvetici di Luce Sia. Per questo nuovissimo opus, LW torna alla consueta autoproduzione licenziando un CDr in jewel case per la propria label ‘Aseptic Noise’, un lavoro che ci stupisce immediatamente per lo stupendo artwork onirico e fantastico (dai tratti stilistici molto ‘prog’!) della cover ad opera del surrealista polacco Jacek Yerka. Supportato da Fulvio Biondo degli storici capitolini Solar Lodge, che presta il suo flauto nella sezione conclusiva dell’opera, Lyke Wake riprende le fila dal precedente ‘Crawling…’ e trova ancora una volta la chiave ideale espressiva sotto forma di traccia unica di lunghissima durata. Una mastodontica ‘suite’ di oltre un’ora che sintetizza un triennio di lavoro, una vera e propria finestra aperta sulla vita del suo autore, che ne custodisce preziosi frangenti, momenti bui e meno bui, e dove l’oscurità riesce in ultimo a prevalere. A costo di ripetermi rispetto a quanto già scritto in passato, ribadisco che il background a trecentosessanta gradi di Stefano emerge prepotentemente nei suoi lavori, ed é determinante nel realizzare quel concetto di ‘rumore sinfonico’ a lui molto caro. ‘At The End of A Dream. Where Nothing Remains’ va assaporato per intero, in solitudine e senza interruzioni, lasciandosi sorprendere dai suoi innumerevoli cambi di tempo e svolte inattese. Come quella che arriva poco dopo il diciassettesimo minuto, un bordone di organo liturgico ed una voce femminile che ricorda il Simonetti di Phenomena, da brividi. Ci imbattiamo in un tipico esempio di parentesi ambientale-rumoristica alla LW intorno al minuto ventitre, onirici soundscapes a far da ponte verso una nuova, maestosa ripartenza, mentre poco dopo lo scoccare dei tre quarti d’ora ascolterete tastiere classiche duettare con drones minacciosi! Ma non é certo mia intenzione svelarvi tutti i segreti di quest’ opera così pregna di sorprese: inforcate le vostre cuffie preferite ed avventuratevi nel ‘viaggio’, magari perdendovi visivamente nel giardino incantato dello splendido artwork. Grazie al definitivo amalgama tra elemento sinfonico ed indole sperimentale, ‘At The End…’ travalica brillantemente le barriere di genere, e meriterebbe senza indugi l’onore del vinile, magari un sontuoso doppio gatefold, vista la durata importante.
Info: http://lykewake.wixsite.com/lyke-wake
(Oflorenz)

PSYCHO KINDER
Epigrafe – Post industrial tapes
CD (Fonetica meccanica)

Dopo “Diario ermetico” del 2018 Alessandro Camilletti, con questo nuovo lavoro limitato a 100 copie, sposta ulteriormente l’asticella musicale verso il genere post industriale, avvalendosi della collaborazione di artisti italiani di prima grandezza ed emergenti, e conservando la giurisdizione sui testi, sempre forieri di spunti interessanti e di riflessioni profonde, più aforismi invero vista la loro scarsissima estensione, la più parte di Alessandro. Come fu per “The Psycho Kinder tapes” del 2016, ma di matrice wave, anche questa volta si tratta quindi di un album corale, costituito da pezzi atmosferici a brani più ritmati e incalzanti o maggiormente articolati e complessi, ed il confronto col lavoro succitato dà la misura di quanto corrano in fretta la mente ed il gusto musicale di Alessandro che saggiamente ha ormai da tempo deciso di “subappaltare” la parte musicale a collaboratori che si alternano nel tempo, perché una persona sola molto difficilmente potrebbe stargli dietro.
Camilletti riesce così ad esprimere le sue suggestioni in modo quasi miracoloso e suggestiona inevitabilmente a sua volta chi lo ascolta, come il più abile dei manipolatori o il più spietato dei santoni, attraverso toni sperimentali, glitch, l’ambient/drone di Deca, l’electro-industrial di Moreno Padoan e la disumanizzata e dissonante suite di chiusura ad opera di Maurizio Bianchi.
Sito Web: https://www.facebook.com/psychokinder
(M/B’06)

SIGILLUM S
Emptiness Spheres
7” (Luce Sia)

Dopo due anni di silenzio esce finalmente quella che probabilmente è un’anticipazione del nuovo full length di uno dei più importanti progetti della scena industrial italiana. Il 7” in questione conferma il sodalizio con la designer Petulia Mattioli per la parte grafica, che presenta una copertina che è la perfetta sintesi di ciò che sono i Sigillum S oggi: il simbolo esoterico a rilievo argenteo che capeggia e che copre parzialmente l’immagine di un iceberg svelato nella sua interezza, ossia includendo la parte sommersa che sembra il riflesso di quella emersa ad opera di uno specchio ingrandente, forse a ribadire il concetto ermetico di “ciò che è in alto è come ciò che è in basso” ossia che i Sigillum S di un tempo sono quelli di adesso e viceversa. E se si guarda un po’ da lontano l’immagine nella sua interezza, questa sembra un teschio deforme di un essere alieno, come un memento mori che si potrebbe riallacciare sia al loro capolavoro “Bardo Thos Grol” legato al libro tibetano dei morti, di un’era musicale e concettuale diversa, sia alle derive esplorative verso mondi sconosciuti dello spazio profondo: oggi Paolo Bandera ed Eraldo Bernocchi, coadiuvati da Bruno Dorella, sono sperimentatori musicali esperti, che hanno sacrificato le oscure e statiche ambientazioni degli esordi in favore di una deriva breakbeat/electro dal sapore cosmico, che ha fatto storcere molti nasi, ma che è indiscutibilmente originale e di alto livello.
Sito Web: http://www.sigillum-s.com/Sigillum_S.html
(M/B’06)

SUN'S SPECTRUM
Don't Chase the Light
CD (Final Muzik)

Livio Caenazzo (voce, chitarra, programming) insieme a Daniele Iannacone (synths e programming) ha ideato il progettro electro "Sun's Spectrum".
Livio è già noto alla nostra redazione per il progetto Vitrea.
Il duo di Udine ci propone questo CD composto da 10 tracce dalle atmosfere synth-pop e electro-industrial.
Il lavoro è diviso in due parti. La prima, intitolata "Don't Chase the Light", comprende 4 brani inediti e 2 remix di brani già editi. La seconda parte contiene invece 4 tracce già edite in un EP digitale distribuito su chiavetta USB.
Ospiti, in alcune tracce, troviamo delle voci femminili (Deborah Frattini e Giulia Ossena) che duettano con la voce di Livio.
"Don't Chase the Light" è stato rilasciato dalla nota Final Muzik, label di Gianfranco Santoro.
Evidenti sono i richiami alle bands storiche come i Depeche Mode di "1000 Silent Ways", i Prodigy di "Torch #1", i Covenant di "It was Like Autumn" e i Clock DVA di "Every Word Is a Lie".
I brani che preferisco e che trovo più coinvolgneti sono quelli dalle atmosfere più intime.
"Don't Chase the Light" è un album molto dinamico che riesce a cogliere le diverse anime della musica elettronica.
Brani dalle sonorità più "danzerecce" si avvicendano con altri dalle atmosfere più intime, il tutto assemblato con grande mestria.
Sicuramente questo album piacerà agli amanti dell'elettronica oscura.
Sito web: https://finalmuzik.bandcamp.com/album/dont-chase-the-light
(Nikita)

TAPHEPHOBIA
Blue hour
CD  (Cyclic Law)

A distanza di due anni dai precedenti “Ghostwood” e “Monuments”, quest’ultimo in collaborazione con Kave, esce l’ottavo full length di questo progetto norvegese di cinematic drone.
L’album, intitolato “Blue hour” o “Blå timen”, come dal titolo del quarto brano, origina dal francese
heure bleue e si riferisce a quel momento all’alba o al crepuscolo in cui il sole si trova sotto l’orizzonte, dando vita a paesaggi suggestivi caratterizzati da una luce dalla naturale freddezza a causa della sua bassa energia.
Assolutamente emblematica di questo fenomeno è la copertina, raffigurante con ogni probabilità un fiordo norvegese in quel particolare momento della giornata.
La musica segue a ruota, descrivendo una sorta di viaggio sensoriale attraverso questi istanti, in cui il tempo rallenta fin quasi a fermarsi a contemplare anch’esso la fredda ed indescrivibile bellezza dei paesaggi nordici e dei suoi freddi riverberi, come la gelida nebbia del mattino che con delicatezza lambisce il volto dell’osservatore, ma lo fa rabbrividire col suo tocco gelido.

Sito Web: http://taphephobia01.freevar.com
https://cycliclaw.bandcamp.com/album/blue-hour
(M/B’06)

ULVESTAD
Fall
CD (Cyclic Law)

Il violoncellista e compositore Amund Ulvestad debutta su CD per Cyclic Law, col suo progetto omonimo ed uno dei suoi lavori più oscuri. Meglio conosciuto per la sua collaborazione con Svartsinn e Wordclock, il norvegese tesse qui trame di ampio respiro dal sapore artico, come di un vento che smuova le creste dei cumuli di neve in un silenzio incontaminato. Quattro suite per un totale di circa quarantun minuti, che attingono a testi antichi e contemporanei sulla vita e sulla morte, sulla giovinezza e sulla natura, a partire dal “Pan” di Knut Hamsun.
Sono brani quasi impalpabili dove incidono più le frequenze che i rumori, e lo fanno in maniera perpetua e inarrestabile, simboleggiando perfettamente i cicli della natura.
Non è un lavoro di facile ascolto, portato agli estremi del genere e quindi indicato per i veri cultori di sonorità di questo tipo, ma non per questo da trascurare per la sua intrinseca potenza e bellezza.
Sito Web: https://www.amundulvestad.no
(M/B’06)

VV.AA.
Tormentum Volume I
Doppio CD (Torm Ent.)

La Torm Ent. lancia questa interessante compilation noise/power electronics a circa vent’anni di distanza dalla sua prima uscita: interessante sia perché include molti act storici del genere come Bastard Noise, Institution D.O.L., Mangiati Vivi, ossia Eraldo Bernocchi (Sigillum S) e Giovanni Mori (Le Cose Bianche), Hiroshi Hasegawa, Control, Schloss Tegal, The Rita e altri ancora, sia perché compaiono anche artisti emergenti come Uncodified, Scatmother o altri validissimi ma meno noti, come il turco Analog Suicide, i cechi Opening Performance Orchestra, il cosmopolita L’Eclipse Nue o il brasiliano God Pussy.
La Torm Ent., oltre a curare attentamente la scelta degli artisti, pone particolare attenzione anche al formato fisico delle sue uscite, in questo caso con l’utilizzo di un digipak a sei pannelli dalla grafica accattivante e davvero ben fatto. Le tracce ivi contenute sono una raccolta ideale, nel senso che riescono a sintetizzare nella maggior parte dei casi l’essenza delle band coinvolte e della loro maniera di fare musica estrema, deliziando l’ascoltatore più esperto e fornendo una sorta di prontuario a colui che invece si sta avvicinando a questi generi.
Sito Web: https://www.discogs.com/Various-Tormentum-Volume-I/release/16165814
(M/B’06)