ADOLPHOBITCH Broken wings
CD (Torm Ent.)
Debutta questo progetto per l’etichetta Torm Ent.,
mantenendo uno strettissimo anonimato: sul cd c’è
il link alla sua pagina facebook (che nel momento
in cui scrivo è già stata rimossa dai sempre
tollerantissimi gestori di questo social network,
immagino per via della parola “bitch”), c’è il
nome di chi si è occupato di registrazione,
copertina e layout, ma neanche una parola sul
musicista. È un album di power electronics per
quasi cinquanta minuti di musica, che si muove su
territori piuttosto atmosferici, considerando il
genere proposto, con lunghe suite della durata
media di dieci minuti l’una: nonostante l’infinita
gamma di proposte e di artisti in questo genere,
pur richiamando ma solo a tratti, i lavori di
gruppi come Anemone Tube, Brighter Death Now o
Nueva Germania, l’album conserva una sua
peculiarità ben definita e rivela un notevole
gusto nella costruzione dei brani di grande
intensità e dal sound ottimamente bilanciato ed
efficace, che scivolano via veloci e mai noiosi.
Momenti di notevole dissonanza si alternano a
break freddi e ipnotici che catturano l’attenzione
dell’ascoltatore e dilatano la percezione del
paesaggio sonoro in cui ci si muove. In
conclusione un ottimo debutto, che ha una mano
sapiente a muovere i fili dietro le quinte.
Sito Web:
https://www.facebook.com/adolphobitxxx
(M/B’06)
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BECKAHESTEN Vattenhålens Dräpare
CD
(Cyclic Law)
Debutta questo interessante progetto svedese
composto da Peo Bengtsson, Per Åhlund (Skare,
Diskrepant, ex Sophia) e Viktoria Rolandsdotter.
L’album per circa trentasei minuti mescola
ambient, industrial e folk, con una formula
originale ed inedita. Il concept si snoda in una
celebrazione orrorifica e pagana delle forze
oscure della natura e del fortissimo legame che
ogni svedese ha con esse, attraverso la
rievocazione dell’antica credenza popolare di un
cavallo che rapisce i bambini per portarli in un
lago nelle vicinanze ed affogarli. La musica è
potente, rituale ed evocativa grazie all’ottimo
lavoro di registrazione, ma soprattutto alla
splendida ed ineguagliabile voce di Viktoria, che
ci trasporta in un sottobosco, dove la luce del
sole arriva a fatica e le creature magiche di cui
si racconta in filastrocche dall’origine ormai
perduta nelle pieghe ancestrali del tempo, possono
muoversi liberamente a rischio e pericolo
dell’ignaro visitatore. È un viaggio affascinante
e terrificante allo stesso tempo, che può
ricordare per certi versi il dualismo che si
respira nel film “Il settimo sigillo”, dove i
momenti di gioia e solennità non sono mai pieni,
perché su tutto aleggia l’ombra eterna della morte
che mai abbandona la scena.
Sito Web:
http://beckahesten.se
https://cycliclaw.bandcamp.com/album/vattenh-lens-dr-pare
(M/B’06)
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BMKH BMKH Cassetta (Heimat Der Katastrophe)
Dopo un paio di lavori solo digitali, debutta
finalmente su supporto fisico questo gruppo
solista italiano con una cassetta a cura della
Heimat Der Katastrophe. Il progetto nasce per
gioco, quando il suo mastermind, che ha alle
spalle la militanza in band garage punk, inizia a
utilizzare una cigar box nera (la Black Machine
Kill Humans da cui deriva l’acronimo del progetto)
autocostruita. Colpisce subito la grafica
infantile e profondamente inquietante a un tempo
della cassetta, che anticipa il tema del primo
brano, ossia il progetto Blue Moon, nato negli
anni ’70 per mettere a tacere i movimenti di
opposizione giovanili, sostanzialmente di
sinistra, tramite la diffusione dell’eroina come
unico elemento di sballo: la sintetica narrazione
di quanto avvenne, introduce uno strumentale dal
ritmo pulsante e dai rallentamenti visionari.
Segue un brano profetico, considerando che l’album
è stato completato circa a metà 2019, che
raccoglie gli estratti salienti dallo storico film
del 1964, “L’ultimo uomo sulla Terra”, tratto dal
capolavoro letterario di Richard Matheson “Io sono
leggenda”, che narra le vicende di un uomo che è
rimasto solo sul pianeta a causa di un’epidemia
che ha contagiato l’intero genere umano. Queste
ritmiche minimal/electro-clash si snodano
piacevolmente per tutto l’album abbracciando le
tematiche più svariate fino ai fatti di cronaca
più squallidi, attingendo musicalmente all’electro
anni ’80 inglese e belga, al punk e
all’italodisco, con strumentali accattivanti,
fatti di beat incalzanti ed atmosfere da vecchi
film di fantascienza, movendosi senza l’urgenza
dello scorrere del tempo con la consapevolezza
dell’originalità e della bravura di chi le ha
concepite e portate su nastro.
Sito Web:
https://www.facebook.com/BlackMachineKillHumans
(M/B’06)
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COIL
A guide for beginners - The voice of silver
/ A guide for finishers - A hair of gold
CD (Cold Spring Records)
Dopo
quasi vent’anni, se si eccettuano un paio di
uscite non ufficiali del 2015, la Cold Spring ridà
finalmente alle stampe in una edizione su CD
curata e lussuosa questa esaustiva doppia
compilation che, da una parte favorirà nuovo sfogo
ai soliti feticisti dei Coil, e dall’altra darà
finalmente la possibilità a chi ama questo gruppo
o semplicemente se ne sta avvicinando, di poter
ascoltare i loro lavori su un supporto adeguato e
non come musica liquida. Stampata per la prima
volta nel 2001 dall’etichetta russa Feelee, questa
raccolta si snoda sull’intera carriera dei Coil,
sapendo cogliere l’essenza musicale del gruppo
meglio delle altre che l’anno preceduta e delle
molte che l’hanno seguita, essendo i brani stati
selezionati con attenzione dai Coil per celebrare
la loro prima esibizione a Mosca nel 2001.
L’artwork conserva la grafica originale approvata
dalla stessa Feelee, confezionata in un lussuoso
digipak lucido a 8 pannelli con vernice laminata
opaca con due artcard ed un adesivo forniti
direttamente solo dalla Cold Spring.
Sito Web:
https://coldspring.bandcamp.com/album/a-guide-for-beginners-the-voice-of-silver-a-guide-for-finishers-a-hair-of-gold-csr288cd
(M/B’06)
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DAGMAR GERTOT
Os Lacrimale
CD
(Cyclic Law)
Dopo alcune collaborazioni arriva il primo album
solista di quest’artista russa di San Pietroburgo.
Il lavoro è sostanzialmente un tentativo di
tradurre le esperienze in stato di sogno di questa
cantante: il risultato è un’opera che mette
insieme la non-musica e la musica da camera, che
richiama le performance radicali di Diamanda Galás,
questa volta meno estreme e psicotiche e orientate
piuttosto sulla musique concrète, ma di
altrettanto difficile digestione per stomaci non
allenati. La sua voce funge da struttura portante,
accompagnata da fisarmonica, ikili ad arco, lira,
gusli, batalo, pianoforte, corni e percussioni per
otto brevi brani che hanno il sapore
dell’improvvisazione e del flusso di coscienza.
Sito Web:
https://www.gertot.com
https://cycliclaw.bandcamp.com/album/os-lacrimale
(M/B’06)
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DAN PK One day CD
(Hellbones Records)
Daniele della Hellbones Records ritorna dopo
l’album d’esordio “Terror” del 2017, con questo
interessante ep, dimostrando che non solo ha buon
fiuto e gusto musicale testimoniato dalle ottime
recenti uscite sotto la sua etichetta e dalle
collaborazioni con realtà come L’Amara, Le Cose
Bianche, Deviate Damaen, ma che ci sa fare quando
viene il suo turno. Infatti, i quattro brani
proposti che traggono ispirazione da una giornata
tipo dell’artista, pur avendo una modesta durata
complessiva, offrono un vasto aperitivo di
atmosfere electro/drone/ambient, dinamiche e
intense. I suoni freddi e dilatati dei primi due
brani lasciano spazio a sorprendenti break ritmati
nel successivo, per chiudere con “Son”, breve
pezzo riverberato dalla natura ambigua, scandito
da rintocchi e loop ipnotici. Rispetto all’esordio
le chitarre sono sparite, i suoni notevolmente
alleggeriti e le atmosfere si sono rarefatte, in
quello che fa presagire un netto distacco rispetto
al passato che probabilmente si completerà col
futuro full length, che si spera sia già in
cantiere.
Sito Web:
https://www.facebook.com/danpkmusic
(M/B’06)
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DEVIATE DAMAEN
Skizzi di rischio – Raccolta amenità
deviatike 1992-2020 d.C.
Download (Hellbones Records)
Esce solamente in digitale questa raccolta di
singoli, collaborazioni e inediti 1992-2020 d.C.
dei Deviate Damaen, a metà strada tra il recente
“In Sanctitate, Benignitatis Non Miseretur” e il
prossimo “Soqquadro Tanz”, mai inseriti sinora
nella discografia ufficiale della band. Come
sempre i nostri non passano inosservati e sono
oggi più che mai una campana estremamente
irriverente, che suona sempre più solitaria, ma
senza posa da quasi trent’anni, scatenando
reazioni scomposte soprattutto dalle parti degli
alfieri del politicamente corretto ossia, come
sempre, i più intolleranti in assoluto, che
pretendono di dettare legge sui testi e sulle
attitudini di tutto il mondo musicale e di
censurare ciò che non aggrada loro. Questa
raccolta è come sempre un articolato pezzo di
narrazione anticonformista tra filosofia, politica
e vita vissuta in prima persona, che ripercorre la
storia italiana, oltre che quella del metal nei
suoi esordi negli anni novanta, fino a quella più
puramente sperimentale, a cavallo tra metal, goth
rock, skwee, industrial, ambient e molto altro.
I
Deviate Damaen dimostrano qui ancora una volta la
loro eterna ed incessante evoluzione, che non dà
punti di riferimento stilistici all’ascoltatore,
scelta profondamente anti-commerciale, che
sicuramente pregiudica il numero di fan che
potrebbero seguire questo gruppo, ma che d’altro
canto rafforza le convinzioni di chi li conosce e
apprezza sin dalle origini: sono persone di grande
coerenza, cultura e ironia, libere, senza la
minima paura o preoccupazione per quello che
esprimono ad alta voce, passando da pezzi
scanzonati e pungenti come “L’élite de notra
merd”, o lo stralunato “Buon maiale!”, ad altri di
grande epicità come “Eius silentium timeo” o il
bellissimo inno goth rock “Shadow of night”.
Sito Web:
https://www.facebook.com/deviatedamaen
https://hellbonesrecords.bandcamp.com/album/deviate-damaen-skizzi-di-riskio
(M/B’06)
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FRANK HALL I remember you – Original Motion
Picture Soundtrack
CD
(Cold Spring Records)
La Cold Spring rilascia la colonna sonora
dell’horror islandese “I remember you”, basato sul
romanzo di Yrsa Sigurðardóttir, uscito in Italia
col titolo “Mi ricordo di te”. Frank Hall ha fatto
un lavoro intenso creando questo album nella
vecchia zona industriale di Reykjavik, in un
vecchio edificio, lavorando fino a tarda notte in
pieno inverno. Fin dall’inizio nella testa di Hall
hanno preso una posizione di rilievo gli ottoni,
che hanno costituito il tessuto fondamentale di
questa colonna sonora, a volte filtrati, a volte
elaborati, mescolati con la chitarra, salvo che
per la traccia “Montage” dove sono stati
utilizzati sintetizzatori analogici. Tutta la
musica è stata scritta da Hall, che ha coinvolto
diversi musicisti per l’esecuzione, ad eccezione
dell’ultimo brano che prende le mosse da una
vecchia canzone popolare islandese, basata su
un’inquietante storia di una madre che ha
abbandonato suo figlio, lasciato a morire avvolto
in uno straccio, il quale ritorna dall’aldilà per
tormentarla, vicenda che si sposa perfettamente
con la tematica del film proposto. È un disco
scarno, minimale, dalle atmosfere delicate e
rarefatte, che sembrano non voler turbare il
silenzio ed i segreti custoditi nei ghiacci del
nord, fino al meraviglioso coro finale che chiude
l’album.
Sito Web:
https://coldspring.bandcamp.com/album/i-remember-you-skar-th-r-axelsson-o-s-t-csr287cd
(M/B’06)
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KAMMARHEIT Thronal
CD
(Cyclic Law)
A due anni di distanza dall’ultima uscita, torna
lo svedese Pär Boström col suo progetto
principale. Kammarheit rappresenta uno dei
migliori gruppi dark ambient in circolazione,
anche se non al livello di giganti come Desiderii
Marginis e Raison D’Être,
ed appartenente ad un periodo diverso dal loro sia
cronologicamente che stilisticamente. Le sue
ambientazioni sono fredde ed evocative, cariche di
vibrazioni e suoni placidi che conciliano
riflessione e pace interiore, ma anche la
consapevolezza di una soverchiante oscurità e
solitudine che circonda colui che si immerge in
questo ascolto. Le atmosfere sono dilatate,
stratificate con grande sapienza, con una scelta
dei suoni e resa degli stessi che rivela le grandi
capacità di Boström, affinate nei suoi vent’anni
di carriera, non ricercando però una maggiore
varietà stilistica nei singoli brani, che
consentirebbe a questo artista di fare il passo
definitivo verso un livello superiore e non
rimanere semplicemente uno dei migliori sotto
Cyclic Law, che comunque non è davvero niente
male.
Sito Web:
http://www.kammarheit.com
https://cycliclaw.bandcamp.com/album/thronal
(M/B’06)
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INSTITUTION D.O.L. The Thelema tales
CD (Torm Ent.)
A poca distanza dal riuscito “Our love can destroy
this whole fucking World” torna il progetto
dell’austriaco Barbie B., al secolo Matthias
Beisl, che si avvale per l’occasione del
contributo di Wolfgang J. Eder al pianoforte.
L’album è una sorta di documento audio del
pellegrinaggio di Matthias in Sicilia nel 2015,
sulle orme di Aleister Crowley e raccoglie
estratti dei discorsi di Crowley e numerosi field
recording raccolti tra l’abbazia di Thelema e la
Rocca, entrambe a Cefalù: come chiarito agli
esordi da Beisl, Institution D.O.L. nasce come
progetto che utilizza la musica industrial come
colonna sonora di ogni aspetto della vita reale:
tale varietà di esperienze si riflette pertanto
nella musica, chiarendo la forte differenza che si
riscontra tra il precedente lavoro dalle forti
tinte rumoristiche a questo che invece prende
spunto da panorami ambient e neoclassici, per
divulgare questa narrazione tra il serio e il
faceto di ciò che sono stati Crowley e la sua
filosofia. Malinconiche linee di pianoforte
fungono quindi da substrato di questo sorprendente
lavoro minimale e atmosferico, segno di una
costante evoluzione di questo musicista.
Sito Web:
https://www.facebook.com/institutiondolofficial
(M/B’06)
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JAGATH Devalaya
CD
(Cold Spring Records)
Dopo un singolo ed un album solo digitali, questi
russi di Perm’ giungono al loro primo CD, sotto
Cold Spring. Sulla scia di gruppi storici come
Einstürzende Neubauten, gli Jagath utilizzano
strumenti autoprodotti e la loro voce, e scelgono
siti industriali abbandonati come luogo creativo
della loro musica attraverso quelli che sono dei
veri e propri rituali che richiamano invece act
come Phurpa e Arktau Eos, pur differenziandosene
per la loro impronta spiccatamente industrial e
molto meno liturgica o sacrale, atta piuttosto a
rievocare e condividere la decadente era
post-industriale per liberarne l’essenza. Con
questo fine “Devalaya”, che significa “Tempio”, è
stato registrato in grandi serbatoi di petrolio
tra il 2015 ed il 2018, scenario perfetto per
quella che è una delle maggiori attività
industriali della regione, che sembra perennemente
congelata nel freddo polare: a questa immobilità
gli Jagath reagiscono con la ricerca spasmodica di
una luce ispiratrice, che trovano sul fondo di
questi serbatoi, i quali fungono da scintilla
creativa o semplice espediente, generando potenti
viaggi monolitici nelle profondità della terra.
Sito Web:
https://www.jagath.ru
(M/B’06)
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KINETIX Sleepwalkers
Society CD/Download (White Forest Records)
Gianluca
Becuzzi é stato indubbiamente prolifico nel corso
dell'ultimo biennio, ma erano tre anni che non
avevamo news dal fronte Kinetix, tra le
declinazioni maggiormente radicali dello
sperimentatore toscano. Avevamo lasciato Kinetix
alla collaborazione con Altieri sfociata in ‘New
Dystopian Order’, mentre l’ultimo lavoro in
autonomia era stato l’ottimo ‘Urban Nightscapes’
del 2016. Prodotto dalla nostrana White Forest in
edizione digipak a tiratura limitata,
‘Sleepwalkers Society’ raccoglie sette schegge
sonore composte nel biennio 2018-2020, che
sembrano riprendere il filo conduttore già avviato
proprio con ‘Urban Nightscapes’, suggerendoci sin
dal titolo stesso del lavoro una sorta di
concept/metafora della moderna dimensione umana.
Una ‘società di sonnambuli’, un’umanità che vive
sostanzialmente in funzione del consumo (‘Produci,
Consuma, Crepa’ scandivano i CCCP già in epoche
non sospette!) e che sembra trascinare
un’esistenza omologata e ormai priva di spirito,
potremmo dire ‘narcotizzata’. La voce femminile
ipnotica e straniante di ‘Void’ ci introduce nel
vivo dell’opera, che si snoda nel corso di sette
capitoli nei quali breakbeat, IDM e pulsioni dub
fanno capolino di continuo, sapientemente
miscelati a textures ambientali paranoiche ed
oscure. I sette minuti della pulsante ‘A Perfect
Collapse’ entrano in speciale sintonia con le mie
onde cerebrali, regalandomi una sensazione analoga
ad un vero e proprio stato di trance. Il disco si
presta ad immaginare scenari sonori notturni,
spesso alienanti, e si rivela ideale colonna
sonora di quelle ‘case simili a milioni di altre
case, alle stanze di hotel dai muri neri, alle
stazioni della metropolitana ed i parcheggi
sotterranei’ in cui si muovono le anime
intorpidite di questa umanità perduta. Info: https://whiteforestrecords.bandcamp.com
(Oflorenz)
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LACOLPA Post tenebras lux
Download (Brucia Records)
Arriva in questi tempi bui l’atteso secondo full
length di questo avanguardistico act piemontese,
autore di un interessante mix di sludge, noise e
black metal, che succede all’acclamato “Mea maxima
culpa” del 2017, lavoro entrato nelle classifiche
di molte riviste specializzate del settore come
Cvlt Nation e The Wire Magazine, e non si limita
certamente a ripetere quanto già mostrato in
precedenza. L’album sterza infatti ulteriormente
verso lidi di profonda tristezza e malinconia,
tipica dei paesaggi invernali delle terre
astigiane e alessandrine in cui i nostri affondano
le radici, senza minimamente pregiudicare la loro
inclinazione ad un devoto tributo alla più totale
oscurità ed al dolore. Quest’ultimo riveste un
ruolo di rilievo nell’economia di quest’album, ed
in generale nella poetica del progetto stesso,
sulla scia dei maestri Abruptum: forse i LaColpa
sono depressi, infelici, stufi di una vita
precaria e monotona. Forse soffrono come soffriamo
tutti, e forse di più, o forse danno un peso
maggiore ad eventi per loro dolorosi che per altri
sarebbero irrilevanti. Tuttavia, ciò che è
importante è che la sofferenza, la depressione e
tutto il resto sono dolore e questo dolore sale su
dal profondo della loro anima e diventa note,
frequenze, drumming, rumore e lo si sente davvero.
E lo si sente perché i LaColpa ci sanno fare con
gli strumenti che hanno in mano e perché riescono
a trovare un’unione totale nonostante la varietà
dei gusti musicali che contraddistingue ciascuno
degli elementi che lo compongono, i quali
provengono da esperienze davvero disparate, da
progetti come Cropcircle, Deviated Sister TV,
Moana, Macabro Dio, Utøya, Winter Martyrivm e
Attualità Nera. Questa unione si traduce in un
suono monolitico, pesante, come un rantolio che
sale dalle profondità degli abissi, decisa a far
sentire la sua voce, ed interrompe la sua
narrazione apocalittica solo per esprimere altre
forme di dolore e rassegnazione, come in occasione
del loop di “Domine salvum fac” ad opera
dell’ultimo cantante d’opera castrato Alessandro
Moreschi, tanto sublime quanto triste e desolante,
posta come apertura e chiusura di “Welcoming the
agony”. Le chitarre riverberate e le grida di
“Martyrdome” creano ambientazioni che per certi
versi ricordano i Prurient più atmosferici di
“Cocaine Death”, mentre la lunghissima suite di
chiusura racchiude un intermezzo di circa dieci
minuti di chitarra di Davide Destro che dialoga
con la voce di Mario Olivieri, il quale riflette
sull’idea che la vita non abbia significato e che
l’umanità sia solo un errore di Dio. Perfetta
chiusura.
Sito Web:
https://lacolpa666.bandcamp.com
(M/B’06)
|
LYKE WAKE At The End of A
Dream. Where Nothing Remains/Symphonic Noise
CDr (Aseptic Noise)
Il
suffisso ‘Symphonic Noise’, che dipinge
perfettamente la cifra stilistica di Stefano Di
Serio, era presente non a caso anche nel titolo
dell’ultimo ‘Crawling Through The Abyss of Pain’
del 2018, da noi trattato su queste stesse pagine.
Nel frattempo Stefano non è rimasto affatto con le
mani in mano, è del 2020 appena concluso l’ottima
collaborazione con i concittadini Noise Cluster,
sfociata in una tape limitata prodotta dagli amici
elvetici di Luce Sia. Per questo nuovissimo opus,
LW torna alla consueta autoproduzione licenziando
un CDr in jewel case per la propria label ‘Aseptic
Noise’, un lavoro che ci stupisce immediatamente
per lo stupendo artwork onirico e fantastico (dai
tratti stilistici molto ‘prog’!) della cover ad
opera del surrealista polacco Jacek Yerka.
Supportato da Fulvio Biondo degli storici
capitolini Solar Lodge, che presta il suo flauto
nella sezione conclusiva dell’opera, Lyke Wake
riprende le fila dal precedente ‘Crawling…’ e
trova ancora una volta la chiave ideale espressiva
sotto forma di traccia unica di lunghissima
durata. Una mastodontica ‘suite’ di oltre un’ora
che sintetizza un triennio di lavoro, una vera e
propria finestra aperta sulla vita del suo autore,
che ne custodisce preziosi frangenti, momenti bui
e meno bui, e dove l’oscurità riesce in ultimo a
prevalere. A costo di ripetermi rispetto a quanto
già scritto in passato, ribadisco che il
background a trecentosessanta gradi di Stefano
emerge prepotentemente nei suoi lavori, ed é
determinante nel realizzare quel concetto di
‘rumore sinfonico’ a lui molto caro. ‘At The End
of A Dream. Where Nothing Remains’ va assaporato
per intero, in solitudine e senza interruzioni,
lasciandosi sorprendere dai suoi innumerevoli
cambi di tempo e svolte inattese. Come quella che
arriva poco dopo il diciassettesimo minuto, un
bordone di organo liturgico ed una voce femminile
che ricorda il Simonetti di Phenomena, da brividi.
Ci imbattiamo in un tipico esempio di parentesi
ambientale-rumoristica alla LW intorno al minuto
ventitre, onirici soundscapes a far da ponte verso
una nuova, maestosa ripartenza, mentre poco dopo
lo scoccare dei tre quarti d’ora ascolterete
tastiere classiche duettare con drones minacciosi!
Ma non é certo mia intenzione svelarvi tutti i
segreti di quest’ opera così pregna di sorprese:
inforcate le vostre cuffie preferite ed
avventuratevi nel ‘viaggio’, magari perdendovi
visivamente nel giardino incantato dello splendido
artwork. Grazie al definitivo amalgama tra
elemento sinfonico ed indole sperimentale, ‘At The
End…’ travalica brillantemente le barriere di
genere, e meriterebbe senza indugi l’onore del
vinile, magari un sontuoso doppio gatefold, vista
la durata importante. Info:
http://lykewake.wixsite.com/lyke-wake
(Oflorenz)
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PSYCHO KINDER Epigrafe – Post industrial tapes CD (Fonetica meccanica)
Dopo “Diario ermetico” del 2018 Alessandro
Camilletti, con questo nuovo lavoro limitato a 100
copie, sposta ulteriormente l’asticella musicale
verso il genere post industriale, avvalendosi
della collaborazione di artisti italiani di prima
grandezza ed emergenti, e conservando la
giurisdizione sui testi, sempre forieri di spunti
interessanti e di riflessioni profonde, più
aforismi invero vista la loro scarsissima
estensione, la più parte di Alessandro. Come fu
per “The Psycho Kinder tapes” del 2016, ma di
matrice wave, anche questa volta si tratta quindi
di un album corale, costituito da pezzi
atmosferici a brani più ritmati e incalzanti o
maggiormente articolati e complessi, ed il
confronto col lavoro succitato dà la misura di
quanto corrano in fretta la mente ed il gusto
musicale di Alessandro che saggiamente ha ormai da
tempo deciso di “subappaltare” la parte musicale a
collaboratori che si alternano nel tempo, perché
una persona sola molto difficilmente potrebbe
stargli dietro. Camilletti riesce così ad
esprimere le sue suggestioni in modo quasi
miracoloso e suggestiona inevitabilmente a sua
volta chi lo ascolta, come il più abile dei
manipolatori o il più spietato dei santoni,
attraverso toni sperimentali, glitch,
l’ambient/drone di Deca, l’electro-industrial di
Moreno Padoan e la disumanizzata e dissonante
suite di chiusura ad opera di Maurizio Bianchi.
Sito Web:
https://www.facebook.com/psychokinder
(M/B’06)
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SIGILLUM S Emptiness Spheres
7” (Luce Sia)
Dopo due anni di silenzio esce finalmente quella
che probabilmente è un’anticipazione del nuovo
full length di uno dei più importanti progetti
della scena industrial italiana. Il 7” in
questione conferma il sodalizio con la designer
Petulia Mattioli per la parte grafica, che
presenta una copertina che è la perfetta sintesi
di ciò che sono i Sigillum S oggi: il simbolo
esoterico a rilievo argenteo che capeggia e che
copre parzialmente l’immagine di un iceberg
svelato nella sua interezza, ossia includendo la
parte sommersa che sembra il riflesso di quella
emersa ad opera di uno specchio ingrandente, forse
a ribadire il concetto ermetico di “ciò che è in
alto è come ciò che è in basso” ossia che i
Sigillum S di un tempo sono quelli di adesso e
viceversa. E se si guarda un po’ da lontano
l’immagine nella sua interezza, questa sembra un
teschio deforme di un essere alieno, come un
memento mori che si potrebbe riallacciare sia al
loro capolavoro “Bardo Thos Grol” legato al libro
tibetano dei morti, di un’era musicale e
concettuale diversa, sia alle derive esplorative
verso mondi sconosciuti dello spazio profondo:
oggi Paolo Bandera ed Eraldo Bernocchi, coadiuvati
da Bruno Dorella, sono sperimentatori musicali
esperti, che hanno sacrificato le oscure e
statiche ambientazioni degli esordi in favore di
una deriva breakbeat/electro dal sapore cosmico,
che ha fatto storcere molti nasi, ma che è
indiscutibilmente originale e di alto livello.
Sito Web:
http://www.sigillum-s.com/Sigillum_S.html
(M/B’06)
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SUN'S SPECTRUM
Don't Chase the Light CD
(Final Muzik)
Livio
Caenazzo (voce, chitarra, programming) insieme a
Daniele Iannacone (synths e programming) ha ideato
il progettro electro "Sun's Spectrum". Livio è
già noto alla nostra redazione per il progetto
Vitrea. Il duo di Udine ci propone questo CD
composto da 10 tracce dalle atmosfere synth-pop e
electro-industrial. Il lavoro è diviso in due
parti. La prima, intitolata "Don't Chase the
Light", comprende 4 brani inediti e 2 remix di
brani già editi. La seconda parte contiene invece
4 tracce già edite in un EP digitale distribuito
su chiavetta USB. Ospiti, in alcune tracce,
troviamo delle voci femminili (Deborah Frattini e
Giulia Ossena) che duettano con la voce di Livio. "Don't Chase the Light" è stato
rilasciato dalla nota Final Muzik, label di
Gianfranco Santoro. Evidenti sono i richiami
alle bands storiche come i Depeche Mode di "1000
Silent Ways", i Prodigy di "Torch #1", i Covenant
di "It was Like Autumn" e i Clock DVA di "Every
Word Is a Lie". I brani che preferisco e che
trovo più coinvolgneti sono quelli dalle atmosfere
più intime. "Don't Chase the Light" è un album
molto dinamico che riesce a cogliere le diverse
anime della musica elettronica. Brani dalle
sonorità più "danzerecce" si avvicendano con altri
dalle atmosfere più intime, il tutto assemblato
con grande mestria. Sicuramente questo album
piacerà agli amanti dell'elettronica oscura.
Sito web:
https://finalmuzik.bandcamp.com/album/dont-chase-the-light
(Nikita)
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TAPHEPHOBIA
Blue hour
CD
(Cyclic Law)
A distanza di due anni
dai precedenti “Ghostwood” e “Monuments”,
quest’ultimo in collaborazione con Kave, esce
l’ottavo full length di questo progetto norvegese
di cinematic drone. L’album, intitolato “Blue
hour” o “Blå timen”, come dal titolo del quarto
brano, origina dal francese
heure bleue
e si riferisce a quel momento all’alba o al
crepuscolo in cui il sole si trova sotto
l’orizzonte, dando vita a paesaggi suggestivi
caratterizzati da una luce dalla naturale
freddezza a causa della sua bassa energia.
Assolutamente emblematica di questo fenomeno è la
copertina, raffigurante con ogni probabilità un
fiordo norvegese in quel particolare momento della
giornata. La musica segue a ruota, descrivendo una
sorta di viaggio sensoriale attraverso questi
istanti, in cui il tempo rallenta fin quasi a
fermarsi a contemplare anch’esso la fredda ed
indescrivibile bellezza dei paesaggi nordici e dei
suoi freddi riverberi, come la gelida nebbia del
mattino che con delicatezza lambisce il volto
dell’osservatore, ma lo fa rabbrividire col suo
tocco gelido.
Sito Web:
http://taphephobia01.freevar.com
https://cycliclaw.bandcamp.com/album/blue-hour
(M/B’06)
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ULVESTAD Fall
CD
(Cyclic Law)
Il violoncellista e compositore Amund Ulvestad
debutta su CD per Cyclic Law, col suo progetto
omonimo ed uno dei suoi lavori più oscuri. Meglio
conosciuto per la sua collaborazione con Svartsinn
e Wordclock, il norvegese tesse qui trame di ampio
respiro dal sapore artico, come di un vento che
smuova le creste dei cumuli di neve in un silenzio
incontaminato. Quattro suite per un totale di
circa quarantun minuti, che attingono a testi
antichi e contemporanei sulla vita e sulla morte,
sulla giovinezza e sulla natura, a partire dal
“Pan” di Knut Hamsun. Sono brani quasi impalpabili
dove incidono più le frequenze che i rumori, e lo
fanno in maniera perpetua e inarrestabile,
simboleggiando perfettamente i cicli della natura.
Non è un lavoro di facile ascolto, portato agli
estremi del genere e quindi indicato per i veri
cultori di sonorità di questo tipo, ma non per
questo da trascurare per la sua intrinseca potenza
e bellezza.
Sito Web:
https://www.amundulvestad.no
(M/B’06)
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VV.AA. Tormentum Volume I
Doppio CD (Torm Ent.)
La Torm Ent. lancia questa interessante
compilation noise/power electronics a circa
vent’anni di distanza dalla sua prima uscita:
interessante sia perché include molti act storici
del genere come Bastard Noise, Institution D.O.L.,
Mangiati Vivi, ossia Eraldo Bernocchi (Sigillum S)
e Giovanni Mori (Le Cose Bianche), Hiroshi
Hasegawa, Control, Schloss Tegal, The Rita e altri
ancora, sia perché compaiono anche artisti
emergenti come Uncodified, Scatmother o altri
validissimi ma meno noti, come il turco Analog
Suicide, i cechi Opening Performance Orchestra, il
cosmopolita L’Eclipse Nue o il brasiliano God
Pussy. La Torm Ent., oltre a curare attentamente
la scelta degli artisti, pone particolare
attenzione anche al formato fisico delle sue
uscite, in questo caso con l’utilizzo di un
digipak a sei pannelli dalla grafica accattivante
e davvero ben fatto. Le tracce ivi contenute sono
una raccolta ideale, nel senso che riescono a
sintetizzare nella maggior parte dei casi
l’essenza delle band coinvolte e della loro
maniera di fare musica estrema, deliziando
l’ascoltatore più esperto e fornendo una sorta di
prontuario a colui che invece si sta avvicinando a
questi generi.
Sito Web:
https://www.discogs.com/Various-Tormentum-Volume-I/release/16165814
(M/B’06)
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