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GLI
ALTRI ANNI '80
Livia Satriano
(Agenzia X)
Si moltiplicano sempre di più i libri dedicati alla scena
oscura italiana.
Agenzia X, dopo aver pubblicato "Creature simili" che ci offre
una panoramica della scena alternativa milanese, stampa "Gli
altri anni 80" di Livia Satriano opera dedicata alla new wave
italiana.
Livia
Satriano ha già pubblicato altri libri: No Wave,
Contorsionismi e sperimentazioni dal CBGB al Tenax,
e ha curato l'antologia No! Contaminazioni no wave italiane.
L.S. nata nel 1987 e quindi, per via della sua giovane età,
non ha vissuto di persona questo periodo, ha raccolto le testimonianze
di alcuni musicisti dell'epoca che, 30 anni dopo, ci rifanno
vivere grazie alle loro parole l'atmosfera della scena musicale
degli anni '80.
Riviviamo quell'epoca grazie alle parole di Federico Fiumani
(Diaframma), Johnny Grieco (Dirty Action) , Massimo Zambon
(CCCP), Marcello Michelotti (Neon), Christina Moser (Krisma),
Giancarlo Onorato (Underground Life), Fausto Rossi, Roberto
"Freak" Antoni (Skiantos), Marco Bertoni (Confusional Quartet),
Carlo Casale (Frigidaire Tango), Aldo Chimenti (Moda), Giorgio
Lavagna (Gaznevada), Marinella "Lalli" Ollino (Franti), PHabio
Zigante (Great Complotto/Hitler SS, Andy Warhol Banana Technicolor,
XX Century Zorro).
Il libro è molto interessante in quanto ogni artista ci racconta
la sua esperienza e tramite questa ci rendiamo conto di come
a quell'epoca, gli anni '80, non era così facile essere alternativi
e quindi "diversi".
Molti hanno mitizzato gli Ottanta ma dopo aver letto queste
pagine ci si rende conto che molte cose sono solo leggenda.
In quegli anni non era facile suonare un certo tipo di musica
in Italia.
Molto interessante è anche la parte finale di "Gli altri anni
80". Si tratta di una raccolta di documenti tratti da riviste,
libri e fanzine d'epoca. Consigliato l'acquisto!
Sito
web: http://www.agenziax.it/gli-altri-ottanta/
(Nikita)
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CONTRO
Lydie Salvayre
(Bébert edizioni)
A
differenza della altre pubblicazioni Bébert recensite su queste
pagine, tutte opere di nuovi e giovani scrittori spesso esordienti,
il pamphlet in questione è di un’autrice classe 1948 con dodici
romanzi e vari premi letterari all’attivo.
Lydie Salvayre aveva già pubblicato “Contro” in Francia per
Gallimard, un testo commissionato da France Culture per il
festival di Avignone accompagnato dal chitarrista dei Noir
Désir, Serge Teissot Gay. Il tema di questa breve ma tagliente
opera – poco più di 50 pagine – è la decadenza morale del
nostro tempo, con strali contro tutte le istituzioni repressive
come ad esempio la famiglia, la scuola e la psichiatria, ma
anche contro la guerra, la violenza sulle donne, i giornalisti
sciacalli, la lobotomizzazione di massa con la conseguente
apatia dell’uomo medio contemporaneo.
Niente di nuovo di direte voi, eppure di nuovo c’è lo stile
con cui Lydie affronta la sua denuncia, il suo linguaggio
musicale/poetico ossessivo, pieno di volute ripetizioni e
domande rivolte ai lettori (“C’è qualcuno? C’è un uomo? Io
cerco un uomo.
Ne avete conservato il ricordo?”), fino all’epilogo con l’esortazione
finale al risveglio. Inutile fare un riassunto, “Contro” è
da leggere tutto di un fiato facendo girare le pale del cervello.
Peccato che coloro i quali ne avrebbero maggiormente bisogno
probabilmente non lo scopriranno mai.
Sito web: http://www.bebert.it/
(Fabio Degiorgi)
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LO
STIVALE E’ MARCIO – STORIE ITALIANE, PUNK E NON
Claudio Pescetelli
(Rave Up Books)
Finalmente un testo che affronta in maniera approfondita la
primissima ondata punk apparsa in Italia a partire dal 1977,
con un comprensibile ritardo rispetto al Regno Unito. Il voluminoso
saggio di Pescetelli non è la solita storia con i soli nomi
arcinoti – che pur non mancano come è giusto che sia – o, peggio
ancora, che col punk avevano ben poco a che vedere, né si ferma
all’aspetto meramente musicale, l’autore infatti dà sempre moltissimo
spazio al contesto sociale degli avvenimenti narrati, come le
lotte politico studentesche degli anni ’70, con le conseguenti
disillusioni che portarono molti giovani a cercare nuove forme
di espressione e di ribellione, o lo sviluppo dei quartieri-ghetto
che, nelle periferie delle metropoli, funsero da fucina per
la diffusione del movimento. Un intero capitolo introduttivo
è dedicato proprio alla condizione giovanile in Italia nel 1977,
fra politica, tifo calcistico, eroina e disco-music, dopodiché
si comincia con la scena bolognese, esplosa dopo l’uccisione
da parte dei carabinieri dello studente Francesco Lorusso. Bologna
è considerata, insieme a Pordenone, la capitale del punk italiano
originario, sebbene i suoi protagonisti dal “punk” avevo preso
soprattutto lo spirito irriverente e creativo, restando comunque
attaccati a sonorità rock, come nel caso di Skiantos, Windopen
e Luti Chroma, o virando subito verso una folle new wave / no
wave di matrice statunitense, come fecero Gaznevada, Stupid
Set e Confusional Quartet. Senza seguire un ordine preciso –
il testo ha una struttura volutamente spontaneista – segue un
capitolo molto interessante su come il punk venne visto dalla
stampa e dalla televisione italiana alla sua comparsa, con stralci
di articoli tratti da Playmen, Guerin Sportivo e altre riviste,
pieni di luoghi comuni e fraintendimenti che oggi fanno teneramente
sorridere, fino alla mitica puntata di Odeon che “portò il punk
nelle case degli italiani”. Dopodiché Pescetelli analizza con
dettaglio incredibile le scene delle tre principali città italiane,
facendo parlare quasi sempre i protagonisti di allora e andando
a scovare le realtà più sotterranee che si possano immaginare.
Torino, Milano e Roma hanno un ampio capitolo a testa, mentre
un altro copre tutto il resto della penisola, da Genova a Palermo
passando per Vercelli, Pordenone e ogni città o paese dove sia
comparso almeno un gruppo punk che abbia lasciato una minima
traccia della propria esistenza. A Milano, accanto ai celebri
Decibel e Krisma, troviamo meteore come gli Aedi, gli Incesti,
le Kandeggina Gang (note solo perché ci cantava Jo Squillo e
senza meriti particolari) e altri nomi di culto come X-Rated,
Gags, Mittageisen, Clito, Satan 81, ma anche un’intervista a
un giovanissimo Maurizio Bianchi. A Torino i protagonisti per
eccellenza della prima onda sono i Chain’s Kids, ma vediamo
già attivi quei Blue Vomit che daranno origine agli immensi
Nerorgasmo, o un Johnson Righeira fanzinaro. Su Roma viene dato
moltissimo spazio ai locali come il Titan o lo storico Piper,
che ospitarono concerti di gente come Damned, Adam & The Ants
e Penetration, fondamentali per dare una scossa alla scena cittadina,
dominata dagli Elektroshock (che incisero un album per la Numero
Uno/RCA), Trancefusion, Bads, Ultster Punk Group e molti altri.
Qui a parlare è spesso Alex Vargiu, che ha suonato in così tante
band da far perdere la testa solo a pensarci. Nell’esplorazione
delle altre città italiane ritroviamo vari nomi ormai leggendari
come i Dirty Actions di Genova, i Sorella Maldestra di Vercelli,
i Frigidaire Tango di Bassano del Grappa, i C.C.M. di Pisa,
fino a gruppi-scherzo come le Scoresine di Verona (che cantavano
in dialetto veronese facendo finta di suonare su basi di Ramones
e Sex Pistols) e meteore da un concerto e via come i pugliesi
Roxy Rollers. E scopriamo le origini di personaggi ancora attivi
ai nostri giorni, da Angelo Bergamini dei Kirliam Camera (nati
come Suicide Commando e divenuti poi Synthethic Void), a Renzulli,
Maroccolo e Pelù (non fatemi aggiungere altro), dai futuri Gang
e Militia al buon Davide Morgera, fondatore della mitica fanzine
Marble Moon, che in quegli anni si dava già da fare, suonando
con Encefalogramma prima e Underage poi, e pubblicando la fanzine
“Megawave”. A Pordenone, la cui importanza in questa storia
è immensa rispetto alla sua popolazione di 50.000 abitanti,
Pescetelli dedica un intero paragrafo con un buon numero di
pagine, rimandando umilmente chi volesse approfondire alle due
monografie sul Great Complotto (di quella di Mazzocut trovate
ancora la mia recensione del 2005 su questa pagine, basta scavare).
C’è poi un ultimissimo capitolo dedicato a quei personaggi che
sono stati impropriamente inseriti nel “punk italiano”per un
fraintendimento o un errore, spesso dovuto a mere questioni
di look o di attitudine, vedi Anna Oxa, Donatella Rettore, Ivan
Cattaneo, Alberto Camerini, Leone di Lernia (???) e altri, più
qualche voluta parodia del punk, quelle di Andrea Mingardi e
Toni Santagata. Per concludere voglio sottolineare, ma lo si
capisce già dal sottotitolo, che il termine “punk” per questa
scena originaria della penisola va inteso in senso decisamente
ampio: come già accennato per Bologna, molti dei gruppi qui
ricordati si caratterizzarono fin dalle origini, o si convertirono
in brevissimo tempo, su sonorità tipicamente new wave e con
ampio uso di sintetizzatori, oppure su un rock più vicino al
metal. Del resto le etichette e le classificazioni non contano
nulla, contano lo spirito, l’attivismo, il risultato: a quell’epoca
non c’era niente in Italia, eppure i ragazzi che hanno lasciato
una testimonianza attraverso queste pagine sono riusciti a crearsi
un loro mondo – anche solo per un breve momento – alla faccia
di benpensanti e politicanti col paraocchi che li consideravano
fenomeni da baraccone, deviati o peggio ancora fascisti. A rendere
ancora più allettante il già imperdibile volume, c’è un CD allegato
pieno di rarità: anziché assemblare una compilation di materiale
già ristampato e reperibile, con i soliti Skiantos, Gaznevada,
Decibel, Krisma, Kaos Rock, ecc. si è preferito scavare davvero
a fondo, recuperando registrazione di demo, prove e concerti
di nomi per lo più totalmente sconosciuti, dalla qualità sonora
ed esecutiva a volte scarsissima, a volte dignitosa (le tracce
di Elektroshock e Frigidaire Tango su tutte), ma sempre con
un importante valore documentale. Il periodo selezionato, come
quello del libro, arriva fino al 1980, dopo arriverà l’hardcore
e quella è tutta un’altra storia…
(Fabio Degiorgi) |
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