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DEAD BOUQUET
As far as I know
Cd (Seahorse Recordings)

Debutta questo trio laziale formato da Carlo Mazzoli (voce, chitarra, testi), Daniele Toti (basso e cori) e Fabio De Angelis (batteria e percussioni), che propone un folk rock psichedelico di matrice americana guidato dalla sapiente mano di Paul Kimble dei Grant Lee Buffalo, che si è occupato della registrazione e della produzione, oltre ad avere contribuito direttamente come polistrumentista: già dalle prime note si capisce che tutte le cose sono state fatte con alta professionalità e sembra tutto tranne che un lavoro di esordienti, anche grazie al prezioso lavoro del sound engineer Joe Gastwirt, già collaboratore di mostri sacri come Dylan, Neil Young, Pearl Jam, Paul Mc Cartney e Tom Petty. "The Dam" è davvero un gran pezzo, che mescola linee di basso crepuscolari, un suono sporco al punto giusto, ed una batteria che alterna momenti di quiete ad altri più tempestosi seguendo l'umorale voce e la 12 corde acustica di Mazzoli. I ritmi si chetano nei tre brani successivi, liberando influenze country fino alla successiva title track, caratterizzata da un incedere meccanico della batteria e dall'appeal più leggero e commerciale rispetto a tutti gli altri pezzi, pur senza scadere in derive pop. "Barking at my gate", "Haven't you said it?", "A night on a red sofa" e "And it flows" è il successivo quartetto di tracce che continua nel segno del folk psichedelico cantautorale a cui segue il movimentato "Nobody's Sky", primo singolo del disco. Chiudono il disco la sognante "Sur la Garonne", la classica "Way back then" e la bellissima ballata "Stories". L'album è eccellente sotto ogni punto di vista, offrendo un perfetto esempio di come debba essere suonato questo genere: d'altra parte però, la forte ingerenza di Kimble e la passione di Mazzoli per i Grant Lee Buffalo hanno sì portato ad un esordio di alto livello, ma hanno anche generato una certa dipendenza musicale dalla suddetta band. L'originalità e la personalità sono quindi l'unico vero punto da migliorare, sempre che i nostri non si accontentino del successo che sta già arrivando, a patto di continuare a sfornare ottimi lavori come questo.
Sito web: http://www.deadbouquet.net
(M/B'06)

PHANTOM SHIP
Spheres
CDr (Winter-Light)

Dopo due autoproduzioni (l’esordio omonimo e “IGNOTO”) ed un live (“Live at The Torre dei Lambardi Apr. 28, 2013”), ecco la prima uscita su label per il l’ottimo progetto del perugino Roberto Faloci, e nella fattispecie per la specializzata scuderia olandese Winter-Light. “Spheres”, custodito in un elegante digipak limitato a 150 esemplari ed impreziosito dall’ artwork minimale sempre ad opera di Roberto, vuole immergere l’ascoltatore “in quel dialogo infinito tra la sfera interiore e quella esteriore della psiche umana”; progetto sin dagli inizi dedito all’esplorazione dell’inconscio e dei lati maggiormente onirici e nascosti della mente umana, Phantom Ship ci traghetta in un autentico viaggio cosmico ove la materia ambient più oscura viene esaltata da aperture epiche e di ampio respiro (ascoltate “Orbiting Iron Spheres”) che non possono non riportarci ai migliori lavori della Loki Foundation di Lipsia, label che non necessita di presentazioni tra i cultori del genere. I 6 capitoli di “Spheres” (suggestivo questo titolo che ci fa pensare al concetto di eterna ciclicità degli elementi così come alla perfetta sfericità dei pian eti del sistema solare) suggellano l’incontro ideale tra le trame dei Kosmische Kuriere d’epoca “Krautrock” e l’avanguardia moderna e contemporanea di Inade o Biosphere, dimostrando più che mai quanto queste sonorità alberghino e prosperino oggigiorno anche nel nostro Paese. Da notare che la produzione di un disco del genere non poteva che essere affidata alle sapienti mani di un maestro, che Roberto ha individuato nel mastermind di Raison d’ Être, Mister Peter Anderssonn. Per i cultori della materia un disco da avere senza indugio.
Info: phantomship.wordpress.com
(Oflorenz)

TREPANERINGSRITUALEN
Veil the world
Cd (Cold Spring)

Esce quasi in contemporanea alla ritardataria ristampa dal debutto, l'attesa riedizione di "Veil the World" su CD limitato a 1.000 copie in confezione digipak nel classico stile Trepaneringsritualen, fatto di immagini in bianco e nero, colme di oscurità, comparso finora solo su cassetta in un lussuoso box limitato a sole 40 copie, anche se alcune delle tracce incluse in questo lavoro avevano già rivisto la luce nella doppia raccolta "The totality of death". Uscito a tre anni da "Ritualer, blot & botgöring", questo lavoro ripercorre il solco già tracciato del death industrial più tradizionale, meno rabbioso e più intimistico, caratterizzato come sempre da ambientazioni rituali accompagnati da vocals distorte e maligne, con excursus come nel caso di "Drunk with blood", che ricorda gli Atrax Morgue di "In search of death", e la fantastica cover dei Death in June, "C'est un rêve" che chiude l'album. Complessivamente, anche se le differenze con gli altri lavori sono contenute, "Veil the World" funge in un certo senso da spartiacque tra passato e presente, mantenedo immutato l'alto livello della proposta di quelli che ormai sono giustamente considerati i nuovi maestri del genere, degni eredi dei "Brighter Death Now": il suono è meno pesante e le vocals sono meno "compresse" rispetto all'ultima uscita "Perfection & Permanence", mentre le ritmiche e le strutture dei brani sono più variabili che mai offrendo un album più estroso e meno monolitico del solito, mai caotico, ma sempre estremo, e la traccia "Akeldama" ne è il perfetto esempio.
Sito web: http://de-za-kh-a-da-sh-ba-a-ha-v.se
(M/B'06)

TREPANERINGSRITUALEN
Ritualer, blot & botgöring
Cd (Infinite Fog Productions)

l progetto solista di Thomas Martin Ekelund riparte dalla ristampa del debutto finalmente anche su CD in edizione standard e "collector's edition", oltre che nuovamente su vinile, con due bonus tracks. Per chi non la conoscesse, questa è un'oscura entità localizzata in Svezia, che propone una mescolanza di death industrial/ritual ambient incentrata su tematiche mistico-religiose. Nonostante il successo ormai raggiunto ed una vera e propria emersione dall'underground, con uscite sotto etichette specializzate, Cold Spring su tutte, che hanno dato vita a ristampe con tirature più estese rispetto al passato, come per esempio nel caso della imperdibile doppia raccolta di vecchio materiale "The totality of Death" sotto Malignant e Silken Tofu, il progetto è rimasto coerente a sé stesso nell'attitudine e nei suoni, come la seconda traccia extra inedita testimonia inconfutabilmente, rappresentando l'anello ideale di congiunzione tra gli esordi e la proposta odierna. Il sound non ha perso minimamente l'attitudine e la brutalità degli inizi, ma ha struttura più elaborata e dà maggiore spazio alle parti vocali distorte e sulfuree. Le prime cinque tracce invece costituiscono l'album originale: l'opener "Bloodletting ritual" introduce degnamente le atmosfere demoniache che costelleranno tutta la durata dell'album, "Black Heaven/White Hell" dà inizio ad un vero e proprio sabba che si chiuderà con "Den sista dag i Helvete", ossia l'ultimo giorno all'inferno, degna chiusura del debutto. Dulcis in fundo, la sontuosa rimasterizzazione è a cura di Peter Andersson (Raison d'Etre, Stratvm Terror). Must have.
Sito web: http://de-za-kh-a-da-sh-ba-a-ha-v.se
(M/B'06)

WUORNOS AILEEN
Pangs of death
Cassetta (Silent Minds)

Riemerge dagli scenari apocalittici della scena industrial anni novanta questa gemma rara di un verbo che sono in pochi a propagandare ancora, quella delle cassette a bassissima tiratura e dei rumori scorticanti e senza compromessi. Le ristampe a quasi vent'anni di distanza le uscite industrial/noise come quella in questione non sono mai semplici e scevre da rischi, come quello molto forte di ritrovarsi a diffondere un suono ormai datato, visto il successo e la forte evoluzione che questo genere ha subito: ma non è di certo questo il caso. I Wuornos Aileen, trainati dal geniale Max, riportano in vita ciò che questo genere ha veramente significato per tutti gli appassionati, e cioè l'alienazione della civiltà moderna, il rumore, il dolore, il sudore ed il sangue versati dentro e fuori le fabbriche e nelle fatiscenti periferie ad alto tasso di criminalità e follia di tutto il mondo, inghiottiti e ributtati fuori con la durezza di un pugno assestato in faccia al mainstream musicale e non solo. Il loop di "Blood bad smelling meat" introduce quasi pacificamente "Ton sang est ma vie", pezzo che ricorda da vicino i lavori che resero celebre il Maurizio Bianchi degli esordi e cuore pulsante di questo lavoro nonché sintesi perfetta del messaggio propugnato da questo album: strati rumoristici e spettri estesi di frequenze sovrapposti nel nome della calma lucidità di chi non ha più nulla da perdere. La title track successiva trascende ulteriormente questo concetto portando l'ascoltatore ad una pace mistica che sa di morte, con loop sonori quasi surreali permeati da gelide tastiere e voci confuse su desolate ambientazioni. Le successive "Song for metal and flesh" e "Double", molto più harsh noise, riportano invece anche se in forma meno raffinata, ai tratti caratteristici dei Wuornos Aileen attuali di "Terrorist Activity". Ancora tre brani per chiudere, ancora loop, ancora vocals distorte, ulteriori sfaccettature di questo "industrial manifesto" che vira, specialmente negli ultimi due pezzi, verso i maestri Brighter Death Now. L'originale uscì nel '96 in 100 copie, questa volta sono 50, quindi se volete godere di questo capolavoro nostrano, occorre affrettarsi.
Sito web: https://www.facebook.com/pages/Wuornosaileen/500687606616488?sk=timeline
(M/B'06)