RAISON D'ETRE + ASHRAM 23 Novembre
2002 "Siddharta" Prato (FI)
Dopo un mese di attesa siamo in viaggio per Prato alla volta
del Siddharta, per vedere, dopo otto lunghi anni di ascolti
ossessivi, Raison D'etre in una delle sue rare uscite live.
Al nostro arrivo, verso le 20, diamo subito un occhio a questo
tempio della musica, il Siddharta, e con nostro sommo stupore
vediamo un ragazzo sul palco che stà facendo il check, ci
guardiamo e pensiamo: è LUI? Usciamo con il dubbio e andiamo
a mangiare qualcosa. Ritorniamo al locale appena in tempo
per l'inizio del concerto degli italiani Ashram (da me mai
sentiti), che si presentano con un piano-tastiera, una voce
maschile ed un violinista purtroppo assente. Già alla prima
canzone rimango allibito di fronte all'abilità canora di Sergio.
Sussurra, canta e modula la voce con una proprietà tale da
renderla così dolce e gentile da sembrare femminile. E'incredibile:
vengo catapultato immediatamente in un mondo di sogni dove
tutto appare onirico anche se così dolcemente malinconico.
Il merito è anche del pianista che riesce ad intrecciare melodie
semplici, delicate ma decisamente efficaci. Bravi e da vedere
con il violinista. Dopo alcuni minuti di attesa esce P. Andersson(Raison
D'Etre)...(foto sotto) il dubbio iniziale è risolto, era Lui.
Un
attimo di perplessità, osservo la strumentazione: un synth,
un mixer, un misterioso tavolino ed uno schermo, che già mi
ritrovo avvolto da sonorità a me molto familiari. Dopo un
po' capisco che identificare una canzone piuttosto che un'altra
risulta difficile, dato che il concerto è un'unica suite dove
riesco a distinguere dei suoni che caratterizzano alcuni brani,
il tutto mescolato ad un marasma sonoro profondo e cupo...
che entra ma non esce dalle mie orecchie. Il concerto lo si
può dividere idealmente in due parti: la prima (ambient)industriale
e la seconda (ambient)profano-industriale. Durante la prima
parte si distinguono chiaramente suoni tratti da "IN SADNESS,
SILENCE...", per intenderci quelli di seghe circolari, di
stridii di due superfici metalliche a contatto...il tutto
accompagnato da un video, probabilmente girato da lui stesso,
morboso ed angosciante, che non esiterei a definire di Feticismo
post-industriale. Immagini spesso in bianco e nero che si
susseguono a scatti di alcuni secondi l'uno dall'altro, volte
a creare un effetto disorientante e di perdizione. Un cimitero
di navi abbandonate dove la ruggine dei bulloni, delle pareti,
delle colonne e di tutto ciò che è metallico rappresenta simbolicamente
l'oggetto di ogni singola morbosa inquadratura, con accurati
ed attenti primi piani e visioni d'insieme. Perso nella musica,
mi accorgo che P.A. stà utilizzando quel "tavolino" pieno
di piccoli sensori sovraeccitati da un oggetto simile ad un
molla, da lui azionato, da cui scaturiscono suoni (The Hidden
Hallows-The Empty..) che giungono alle mie orecchie come se
delle grandi grattuggie metalliche dilaniassero il senno che
in me era rimasto. Ormai perso, mi accorgo tardivamente di
un lento ma continuo cambiamento di immagini e dell'inserimento
sempre più consistente di quei cori che caratterizzano molte
delle canzoni di R.D'etre. Riprese tecnicamente simili alle
precedenti, ma i soggetti non sono le navi fatiscenti di un
porto bensì le cappelle abbandonate, impolverate, dissacrate,
depauperate dall'inesorabile caducità della vita. L'impronta
del tempo, lasciata da un crocifisso, ripresa con ossessiva
e meticolosa precisione da ogni angolazione e distanza, ed
un busto di Cristo rovinato dal dolore e dalla sofferenza
più che dal tempo, sono la trasposizione musicale di un tappeto
di cori gregoriani ed il crepitìo di tavoli trascinati (The
Wasteland-The ...) da una parte all'altra di una stanza...!!!
Poi mi perdo in visioni introspettive antitetiche alla mia
anima e mi ritrovo, quasi spaesato, in pista a ballare, senza
un vero motivo, ma ancora avvolto e carico di quella calda
emozione che è la Ragione D'esistere.
(testo e foto by NOCTILUCA)