LEGENDARY
PINK DOTS date
di Milano e Torino
Transilvania Live, Milano, 28 novembre
2004
Testo by Fabio Degiorgi
Immensa è stata la mia gioia alla notizia
che i Leggendari Puntini Rosa avevano aggiunto una data a
Milano nell’ambito della loro mini tournée italiana. Una notizia
talmente eclatante da farmi restare con i piedi di piombo
fino alla sera del concerto.
Lo status di ultra cult band di cui gode l’ensemble olandese
e la diffusione della notizia della data milanese con pochissimi
giorni di anticipo – oltre al fatto che c’era già una data
torinese programmata da tempo – fanno sì che l’afflusso al
Transilvania Live sia piuttosto scarso, anche se i pochi presenti,
una quarantina all’inizio del concerto (li ho contati proprio),
sembrano tutte persone seriamente interessate.
Il guru e vocalist Edward Ka Spel si presenta affiancato da
tre soci: il saxofonista Niels Van Hoornblower, il tastierista
Phil Knight “The Silverman”, nella line-up da tempi remoti,
e un timido chitarrista, con la sezione ritmica in base. Nonostante
la formazione ridotta al minimo, l’inizio è da brivido, con
“Black Zone” tratta da uno dei loro primissimi album, “The
Tower”, uscito all’incirca 20 anni fa. Segue una carrellata
di brani provenienti da una discografia sterminata ed impossibile
da conoscere nei dettagli. Molte delle songs proposte sono
tratte da album che non possiedo (personalmente conosco prevalentemente
quelli degli anni ’80), ma ognuna di esse mostra in pieno
la genialità compositiva e la maestria tecnica dei L.P.D.,
nonché la capacità di contaminare una struttura a tratti ‘dark’,
a tratti psichedelica, ma sempre sperimentale, con ritmiche
e stili assai distanti (bossanova, jazz, e molto altro). Un’attitudine
che, con pari risultati, posso paragonare solo ai sommi Tuxedomoon.
Edward
passeggia per il palco con una mimica unica: scalzo, con occhiali
scuri, sciarpa e aria dimessa, esplode improvvisamente in
slanci di puro pathos. La sua voce magnetica, stralunata e
inconfondibile poi riuscirebbe a coinvolgermi anche se dovesse
leggere le quotazioni della borsa. Una nota di merito anche
al bravissimo Niels, il quale alterna vari tipi di sax e il
flauto traverso, e che verso la fine del concerto scende simpaticamente
fra il pubblico con degli occhiali sui quali sono state montate
delle luci in grado di conferirgli un’aria da elegante alieno…
potere dei radiomicrofoni.
Il finale dello show è altrettanto da brivido come l’inizio:
questa volta con la trascinante e trionfale “Blacklist” da
“The Golden Age” (1988). Si tratta in realtà di un falso finale,
in quanto i quattro rientrano sul palco per eseguire altri
due brani, dopodichè escono definitivamente, acclamati dall’attenta
audience. Fine dell’incanto. E' stato uno dei concerti più
particolari a cui abbia assistito ultimamente, così come i
Legendary Pink Dots sono uno dei progetti musicali più particolari
in circolazione, oltretutto ho un profondo legame affettivo
con loro, da quando nel 1990 li scorpii grazie al capolavoro
“Asylum”.
Il tutto stasera è stato così complesso da descrivere che
dopo poche righe sono già senza parole. La mia recensione
si ferma qui perciò, sperando possa invogliare qualcuno alla
conoscenza o all’approfondimento di un gruppo che merita davvero
e che rappresenta un faro luminoso in mezzo alle tenebre della
musica contemporanea
Antidox,
Torino, 29 novembre 2004
testo
by Oflorenz
Siamo di Lunedì sera, piove a dirotto, fa un freddo cane,
e la tentazione di stare sotto le coperte al calduccio è forte.
Eppure quella quarantina di Leggendari che si trascinano fino
negli antri del freddo Antidox questa sera assistono ad uno
dei migliori spettacoli che la nostra scena preferita ci abbia
offerto quest’anno; già, e a proposito di scena, dispiace
un po’ ammetterlo, ma è proprio il gruppo meno “dark” di tutti
a regalarci lo show più tosto di questo 2004. Come diceva
qualche anno fa il buon Renzo Arbore: “Meditate gente, meditate…”
Qui stasera si vaga senza bussola in un vortice di grandioso
rock progressivo ed oscura psichedelia di scuola marcatamente
seventies, con gli spettri di Van Der Graaf e Gong che avvolgono
la sala torinese sotto forma di multiformi e luccicanti puntini
rosa, e noi devoti discepoli del barrettiano Edward a perderci
in questo mare fantastico e multiforme, dimenticando che l’ora
è già molto tarda e che domani sarà solo martedì.
Manca il violino questa sera, eppure la magia proveniente
dai quattro sul palco è tale da non farcene praticamente accorgere;
e mentre “The Tower” scorre liquida chiudiamo gli occhi per
un momento immaginandoci all’UFO Club nel 1967, magari dopo
aver appena leccato un francobollo all’ LSD, con “Arnol Layne”
dei Pink Floyd sotto il braccio. Ma non è il ‘67, e ahimé
non siamo nemmeno a Londra. Non ci resta altro che consolarci
al banco dei Dots sorteggiando l’acquisto di uno dei circa
50 (!) cd del gruppo religiosamente esposti dal roadie olandese.
Voto della serata: 10. Con lode.
Le fotografie sono state scattate nella data di Milano da
Erzsbeth, Nikita e Fabio Degiorgi.