PANKOW
10
Gennaio 2004 Lynx Club (ex-Midian)
Vicenza Il Lynx Club (ex-Midian) è una sorta di "cave" in
quel di Vicenza. Da poco s'è tolto un po' di ragnatele di
dosso e s'è liberato del bric-a-brac transilvanico che lo
caratterizava. Adesso, finalmente, il locale in questione
si presenta come un neutro e confortevole openspace, che permette
alla clientelela di godersi un concerto senza limitare la
visione, e l'ascolto, con l'ostacolante posizionamento di
inutili orpelli o d'ingombranti quanto kitsch separè di legno.
V'è un bel bar lungo lungo, sulla sinistra, appena entrando:
da sempre la mia postazione da cui seguire i concerti! Ma
non tutti i postacci che frequento hano un'ubicazione tale
che dal bar si possa seguire la performance, e gli sgabelli
alti del bancone del ex-Midian segnano un altro bel punto
a favore del club.
Sono qui per il concerto-reunion dei "PUNKOW"; non sono io
che sto sbagliando la grafia, era la sciagurata email di servizio
che dava questo ignominoso annuncio! Scendo le scale che stanno
ancora suonando i BANTHIER, la band di supporto, che oramai
tutti conosceranno in territorio nazionale, merito della miglior
campagna promozionale che sia mai stata fatta nell'underground
italico degli ultimi anni. Dal vivo questi "electro industrial"
ragazzotti risultano decisamente più convincenti ed accattivanti
che in cd. Peccato che abbiano piazzato sul davanti un megaschermo
con tanto di un sanguinolento blob fatto di immagini saccheggiate
da svariatissimi film e documentari iper splatter. Roba degna
del pubblico death-metal più oltranzista. Resta il fatto che
non tutti i presenti in sala si rendono conto che oltre lo
schermo video c'è un combo che sta suonando "live" con tanto
di batterista in carne ed ossa. Peccato, perché dal vivo i
Banthier sembrano avere un buon approccio rock'n'roll che
sarà destinato sicuramente a migliorare coll'aumentare delle
future esibizioni dal vivo.
Ma come scrivevo, sono qui per i Pankow. Come repertorio propongono
la loro ultima produzione, ed il pezzo che hanno scelto per
aprire le danze, FLAMBOYANT, subito qualifica e chiarisce
la loro poetica: "signori e signore eccoci qui tornati con
un nuovo pezzo d'arte, con un pezzo di me**a!" Che posso dire,
gli anni passano, ma l'attitudine non è minimamente incanutita!
Alex
Spalck saltella ed urla e si agita al centro del palco mentre
alla sua destra, dietro una fila di laptop, stanno i 4 musicisti
che lo accompagnano dal vivo. Tra questi riconosco Maurizio
Fasolo e Paolo Favati, un po' brizzolato, ma fa piacere sapere
che l'abile tecnico sia ancora alle prese con il mixer-audio
della sua band d'adozione. Mentre faccio tra me e me queste
solipsistiche considerazioni la band continua con la sua scaletta
di freddi suoni sintetici accompagnati da liriche caldissime.
Proclami nichilistici misti a filosofia spiccia di taglio
esistenziale. Ottima l'idea di tradurre i testi in tedesco
od in inglese con una felicissima soluzione video che mischia
i sottotitoli in italiano con minimali ed efficacissimi interventi
gra(f)fici. Come altrimenti rendere comprensibili i testi
di ICH BIN (K)EIN PATRIOT o di ESCAPE FROM BEIGE LAND ad un
pubblico che forse come seconda lingua conoscerà al massimo
l'italiano? Un poeticissimo sfondo di nuvolette videoproiettate
accompagna la canzone TIM THE TURTLE, una incantevole favola
per bambini grandicelli per cui questa tartarughina dorme
tra le nuvole e con fare leggiadramente caffonesco sputazza
giù sulla terra…. e chi c'è sotto corra in lavanderia! Mentre
DON'T, probabilmente la loro nuova canzone più pop, martellante
e "vecchio stile", viene eseguito con un "video-marchetta"
come sottofondo. Una stereotipata pre-genitale (freudianamente
parlando, s'intende) mania vuole che la musica elettronica
s'accompagni con una morbosa fissazione per un immaginario
lesbo-feticistico. Potevano i nostri paladini dell'elettronica
nazionale sottrarsi da tali consolidati clichè? Beh, forse
sì, ma a Vicenza i nostri ci hanno proposto un videoclip tutto
colorato, probabilmente pensato per un pubblico crucco di
gusti e di pensiero, con tanto di 2 belle lesbo-darkettine
come protagoniste. Spero che l'inutile quanto bello videoclip
in questione sia valso loro almeno un'apparrizione su MTV.
Certo è che la performance live del signor Spalck sarebbe
di per se sufficiente a catalizzare l'attenzione degli astanti:
canta, urla, salta come un canguro (lo ha sempre fatto, non
è merito del suo lungo soggiorno australiano) e si rotola
per terra come un cagnolino. Di Iggy Pop non ha copiato le
movenze. E' mia opinione che il nostro abbia nel sangue quella
sana attitudine rock'n'roll che non c'è modo di imitare: o
si ha o non si ha. Proprio come succede per il talento. Non
è a sproposito che un mio amico là presente mi faccia notare
la somiglianza tra il signor Alex Spalck dei Pankow in questione
ed il signor Franz Treichler dei Young Gods, altro eccezionale
live frontman della scena elettronica internazionale dotato
di indiscusso "fascino da palconescico". TAKE IT LIKE A MAN,
DAS GEWICHT DER WELT e SHUTDOWN sono le canzoni che messe
proprio in questo preciso ordine cronologico portano ad un
primo finalino al fulmicotone.
Nella ripresa del programma, ovvero il bis "di rito", i Pankow
concedono un contentino ai loro vecchi fans ivi convenuti
nonostante le proibitive condizioni meteorologiche (la calssica
padana nebbia da visibilità zero!). La "pulitissima versione"
di DIE BEINE VON DOLORES viene accolta con tanto di dondolio
di torsi e ciondolamento di capi. Seguono una caoticissima
versione di WODKA ed una non tanto quieta versione di IN HEAVEN.
Ma per ben ribadire il dato di fatto che il passato appartiene
al passsato i nostri hanno chiuso la loro esibizione con una
versione alternativa, più lenta, marcata, satura e scandita
di TAKE IT LIKE A MAN.
In definitiva nessuna concessione alla nostalgia.
La performance della serata è stata decisamente una massiccia
megadose di elettronica contemporanea, una sapiente miscela
di canzone, microwave e techno-noise che col passato ha solo
l'evoluzione (e qualche synth vintage) da spartire, nulla
altro. Ma un po' di nostalgia l'ho provata io, vedendo gli
ex-TEMPLE BEAT, al completo, lì, in mezzo al pubblico. Giorgio
Ricci, Michele Benetello, Piero Zanetti, il loro fotografo
e roadie Enrico Vincenzi con "Iena", il bassista aggiunto
negli ultimi anni di attività. Erano lì, dopo il concerto,
con Paolo Favati, il loro vecchio produttore che di fatto
ha proposto il suono di questo techno-combo nostrano fuori
dai confini nazionali. Questo accadeva un po' di tempo fa,
quando ancora il talento veniva premiato più del battage pubblicitario
e la capacità artistico-espressiva e le idee contavano piu
delle baracconate da circo e delle provocazioni gratuite.
Testo by Devis G. - www.sottomondo.com
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