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PAN SONIC
7 Maggio 2005 "Interzona" Verona

testo e foto by Noctiluca

Mi si stava prospettando un banale sabato sera in qualche club del padovano quando un mio amico mi informa che a Verona ci sono i Pan Sonic. Decisione improvvisa, mando tutti a quel paese e parto per Verona. Al mio arrivo all'Interzona non posso che rimanere stupito dalla ‘glaciale’ bellezza dell' ex stazione ferroviaria frigorifera posta all’interno degli ex- magazzini generali, strutture post industriali datate 1920-30 e ridotte per lo più ad un cumulo di macerie. Il locale internamente appare ben curato, enorme e con svariate sale.

Ore 21:40 veniamo condotti all’interno di una delle celle frigorifere della stazione e fatti accomodare in un piccolo ‘anfiteatro’. Vengono sbarrate le porte e da ora in poi per i prossimi 20 minuti non si potrà ne entrare ne uscire. Sono emozionato!

Progetto birdwatching BW: THE PAN SONIC EXP
A terra synths, pc, tastiere… e un misterioso tipo che suona.
Dal fondo della sala si avvicina un altro personaggio che esordisce, se non ricordo male, più o meno in questo modo: "La risposta da 200 milioni di euro alla domanda: quanto vermuth ci vuole per mixare un oceano pacifico di gin per creare un Martini Dry perfetto?... Io avevo detto il mar nero… ma in realtà non v’è nessuna risposta è semplicemente il posto dove siamo ora…". Musiche dei Pan Sonic abbinate al movimento di due corpi, quelli dei ballerini intenti in danze frenetiche. Movimenti deliranti, simbolici, lenti intrecci di corpi, insomma una performance divisa in più danze di cui forse la undicesima "10 è 11 1+1 è 11" è stata la migliore. Questa rappresenta due corpi che si muovono senza una relazione casuale fra di loro.
Un'esibizione affascinante e spettacolare coadiuvata da una location a dir poco fredda, siderale ed industrialmente arcana.

Veniamo riportati nella piccola sala principale del locale dove da lì a poco verremo distrutti da nuove emissioni elettroniche del duo Mika Vainio e Ipo Vaisanen alias PAN SONIC.
Devo essere sincero conosco ben poco del duo. perciò decido di lasciarmi trascinare dall’incedere elettronico cercando di rimanere il più obiettivo possibile. Nemmeno un cenno, un saluto e veniamo immediatamente travolti da "rasoiate" di rara potenza.
Una drum machine tecnoide minimale e suoni industrial electronics accompagnano quasi sempre l’inizio di ogni singolo pezzo, lasciando ben presto spazio a stridii, suoni metallici, rumori assordanti che in un crescere paradossale spaventano, recano fastidio alle orecchie e al nostro cuore. Un muro di suoni crudi, freddi, manipolati, distorti, massacrati e straziati fa vibrare il palco, i nostri vestiti e le nostre menti. In un frenetico incedere d'intrecci elettronici vediamo il duo divertirsi a farci star male, perdendo, dopo un pò, la bussola creando rumori assordanti al limite del udibile e dell’umano apparentemente senza un senso.
Il finale del live infatti è troppo cerebrale, di difficile ascolto e poco convincente poichè da spazio ad un’elettronica semplicemente fine a e stessa.
Concerto divertente (almeno si vedeva che i due si divertivano come pazzi) ma non eccelso anche se comunque spettacolare, grazie anche ad una proiezione video essenziale che mostrava un'onda sonora animata da ogni manipolazione. Comunque a distanza di appena una settimana dal concerto di Autechre devo dire che i Pan Sonic paga un forte dazio al duo Sean Booth e Rob Brown, che hanno praticamente inventato uno stile intelligente di elettronica basata su schemi ripetitivi che variano gradualmente e si intrecciano articolando perversioni sonore di rara bellezza, con risultati ed intenti diversi.

 

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