Rivista e Web-zine di musica, cultura, arte e tutto l'universo oscuro

 

XVIII WAVE GOTHIC TREFFEN

Leipzig (D) 29 Maggio – 1° Giugno 2009

 

Intro

Un festival che si preannuncia sin da subito speciale quest’anno, in particolare per la presenza degli amici Camerata Mediolanense e Ianva, in programma il lunedi nell’elegantissima e centrale Schauspielhaus. Devo ammettere che mi sarei fatto i km tra Torino e Lipsia anche solo per loro, ma per nostra fortuna anche nei tre giorni precedenti le cose da fare non mancano, tra concerti, foto sessions alle splendide girls teutoniche e pellegrinaggi in giro per una città ove ormai ci sentiamo tutti un po’ a casa. La nostra seconda casa, che ci accoglie ogni anno con simpatia e calore.

SCHEGGE DAL TREFFEN

By: Oflorenz

La prima della serate di questa “Lipsia edizione 2009” per me ha un solo significato: Volkspalast-Kuppelhalle. Il grande neo-folk d’autore va di scena nella stupenda venue di Alte-Messengelände, e puntuali siamo in prima fila ad attendere quella che si rivela sin da subito una gradita sorpresa: Jännerwein. Proveniente da Salisburgo, il nuovo combo della Steinklang si presenta compatto ed affiatato sfoggiando tra l’altro una tenuta legata al folklore della terra di provenienza, e regalandoci circa tre quarti d’ora di ottimo e potente neo-folk di pregevole fattura. Due chitarre, violino, flauto e fisarmonica ci scaldano il cuore con i brani tratti dall’esordio “Abendlauten”, e ci predispongono mente e spirito ai più noti danesi Of the wand and the moon, in programma subito dopo. La fama non sempre vuol dire: così riassumerei l’act di Kim Larsen, che seppur di ottimo livello non risulta potente e granitico come quello di Jännerwein, né tantomeno coinvolgente come si rivelerà, poco dopo, Fire and Ice. Mancano quei picchi emozionali che in questo genere dovrebbero emergere e toccarti il cuore, anche se il pathos si alza con l’ingresso alle percussioni dell’amico Sonne Hagal, che da’ una spinta in più al suono dei danesi fino a quel momento un tantino anonimo. Stanchezza estrema ed una fame atavica mi spingono alla ricerca di cibo, ed a perdermi così Rome, comunque fortunatamente già visti nel passato in più di un’occasione. Per nulla al mondo potrei mancare invece il mito in persona, Mr. Ian Read, ovvero Fire & Ice. Il set dell’inglese, stilisticamente vicino ai grandi del progressive- folk anni ’70, possiede quella forza interiore, quello spirito puro che non sono descrivibili a parole. Un’ottima band supporta Mr Read: chitarra acustica, contrabbasso, tastiere, ed il solito mitico Sonne Hagal alle percussioni cesellano il perfetto contorno acustico alla sempre calda e possente voce di Ian. Alcuni immortali traditionals (”The wind that shakes the barley”), “Gilded by the sun”, “Dragons in the sunset”, “Birdking”, “Where have they gone”, tanti capitoli di una saga partita in tempi oramai lontanissimi, ed il cui culto non accenna, e mai accennerà, a scemare. “My poor England!”, esclama un emozionato Ian, con le lascrime agli occhi. Già, penso io tra me e me, e chissà che direbbe mai fosse italiano. Insieme al set del lunedi sera di Ianva e della Mediolanense, per noi il picco assoluto del Treffen.

La giornata del sabato mi porta a rivedere il caro Thomas con i suoi Die Weisse Rose, in scena presso quella che è ormai divenuta una delle roccaforti (di fatto sostituendo la Haus Leipzig) dell’industrial-neo folk a Lipsia: Der Anker. DWR, Neutral, Ostara, 6 Comm…la setlist in scaletta si intuisce già dalla folla presente sulla linea 15 direzione Dantestrasse, che sfoggia le divise d’ordinanza e gli atavici simboli runici cari alla cultura di questo filone tanto legato alle radici della vecchia Europa. Favolose le “ausiliarie” tedesche in divisa grigioverde, con tanto di scintillanti tacchi alti e bustina, le nostre più ambite prede fotografiche…!
Lo show del danese, che si avvale all’apparato percussivo delle due splendide biondine olandesi Nicole e Christine (quest’ultima di HERR) e del sempreverde John Murphy, fa sempre il suo effetto. Tra l’altro esce proprio ora l’esordio su dischetto del progetto, “A Martyrium of White Roses”, sebbene DWR suoni già da tempo in giro per l’Europa e sia stato già protagonista di più di un festival del genere.
I 50 minuti di Thomas e compagni sono un vero e proprio rituale, tra torce fiammanti, declamazioni filosofiche e set marziali, per una ultra-decadente rappresentazione teatrale di “total art”; quella forma di arte totale definita da Wagner come “Gesamtkunstwerke”, ed alla quale in effetti il progetto danese si ispira dichiaratamente. Una performance sempre di notevole effetto emotivo.

Ugualmente validi si riveleranno i mitici Cranes di Alison Shaw, in scena sotto la favolosa cupola del Volkspalast. Per Alison il tempo non sembra essere trascorso, le sue sembianze e la sua voce da scoiattola sono quelle di un tempo, quando il gruppo conquistò la sua fama girando in tour insieme ad un gruppo chiamato The Cure! Il “Dream-pop” degli albionici ammalia il pubblico (che francamente mi attendevo più numeroso) della Kuppelhalle, pur concentrandosi prevalentemente sugli episodi dei dischi più recenti del gruppo, in particolare l’ultimo “Cranes”. Forse avremmo apprezzato qualche chicca da amarcord in più proveniente dal passato, epoca “Wings of Joy” e “Loved”, su tutte la mitica “Shining Road” che invece alla fine non arriverà. Tuttavia la bellezza del set di Cranes non è in discussione, come i balli ad occhi chiusi del sognante pubblico in prima fila dimostreranno: “shoe-gaze” is still alive!

iLiKETRAiNS, headliners di questa bella serata al Volkspalast, sono una vera rivelazione per chi scrive. Quartetto albionico dall’età mediamente giovane, look stile british band alla Editors, i nostri costruiscono un muro chitarristico potentissimo che si muove tra sottile psichedelica ed intelligente post-rock, il tutto condito con un’ aria di pesante malinconia alla Sigur Ros. Sono sorpreso di vedere quanti tra il pubblico (tra cui parecchie ragazze) seguono le trame dilatate dei 4 di Leeds dimostrando di conoscere a menadito i brani di “Elegy to lesson learnt” e “The Christmas tree ship”. Molti i brani che partono in sordina per avvitarsi poi in emozionanti spirali in crescendo, sfocianti in taluni casi in un un muro quasi noise come nella track finale, con strumenti lasciati accesi sul palco a scatenare un feedback assordante che rimbalza tra le eleganti volte della Kuppelhalle. Un paese come la Gran Bretagna ultimamente non proprio prodigo di sorprese a livello musicale, può esser orgoglioso di loro!

La domenica scorre nella massima tranquillità, tra giri rilassanti per il Moritzbastei e foto-sessions all’Agra, con qualche immancabile acquisto qua e là. Ottimo il piccolo stand di Sara Horwath, autrice di splendide stampe, targhe in metallo e spillette con immagini di elegante erotismo. Se avete tempo fatevi un giro sul suo sito, www.dein-pinup.de.

Primo appuntamento sonoro con gli amici catalani Nuria e Sergio, in arte Narsilion ma anche e soprattutto Der Blaue Reiter. E proprio in veste di DBR si presentano nel sontuoso scenario della Schauspielhaus di Bosestrasse, con un set di notevole spessore sia sotto il profilo musicale che visivo. La tematica realtiva al disastro nucleare di Chernobyl è senz’altro centrale nella proposta di Sathorys e Lady Nott, che dal vivo si avvalgono anche delle marziali percussioni di Veronica. Coinvolgente l’ingresso dei tre in tuta bianca “anti-atomica” sul palco illuminato solamente dalle diapositive del grande schermo posteriore e da un lampeggiante giallo, per un’ambientazione fredda ed alienante. Nell’ora a loro disposizione eseguono una manciata di brani tratti dai due lavori usciti sino ad oggi per la Caustic Records, con l’ultimo “Silencis” in maggior evidenza. Stupenda, da quest’ultimo, “Eyes of the lost”, fulgido esempio dell’ambient apocalittico e neo-classico che è il vero marchio di fabbrica del terzetto catalano. Per me la punta di diamante della scena ispanica.

L’enorme spazio del Kohrlabizirkus di An Der Tierkliniken ospita in questa domenica di Treffen un set completamente elettronico, del quale per l’ennesima volta non manco le mie hostess britanniche preferite, indovinate un po’…le Client! Pur avendole viste da pochissimo a Torino, non mi annoio assolutamente a rigustarmi gli hits del loro ultimo “Command” ed il loro minimale quanto super-stiloso set, ove sfoggiano con orgoglio l’ultimissima tenuta grigia su eleganti decolletèe con tacco alto. Sara coinvolge il pubblico in danze e battimani, pur avendo solo una quarantina di minuti a disposizione che, unitamente alla grandezza eccessiva del dispersivo Kohrlabizirkus, penalizzeranno leggermente l’ efficacia della performance delle tre londinesi. Anyway…sembre brave e davvero stylish!

Il lunedi 1 giugno, per quanto giornata malinconica dei saluti e dei commiati come in ogni WGT, è anche la nostra giornata di gloria. Avere Ianva e Camerata Mediolanense insieme nella medesima serata, e per di più nella stupenda cornice della Schauspielhaus, forse è cosa che mai più si ripeterà. E così, per non rischiare di rimaner fuori dal piccolo teatro di Bosestrasse (solo 700 posti!), già alle 15 ci troviamo a gironzolare per le grandiose scalinate del teatro, ingannando il tempo con qualche chiacchiera e qualche bicchierino di Prosecco gentilmente servito dall’elegante bar del primo piano.

Alle 18 la quantità di fans accorsi per la doppietta tutta italica (e per i campioni nazionali Qntal che suoneranno come headliner) è debordante. Il caldo lo è altrettanto, ed accogliamo l’apertura delle porte con sollievo, accorrendo per guadagnarci un ottimo posto centrale in terza fila. Nelle prime file un folto manipolo tutto “latino” di ispanici e italiani fa sentire il suo calore, e l’ovazione all’ingresso di Mercy sul palco risuona per tutto il teatro. Nonostante il pochissimo tempo a disposizione per il soundcheck, l’ensemble genovese è in grandissima forma, con Renato e Stefania ad alternarsi al canto sorretti dagli altri 7 eccezionali musicisti, vera spina dorsale del suono d’altri tempi di Ianva. La nostra attenzione alla musica ed ai testi è massima, stasera il gruppo presenta quasi in anteprima (in realtà la vera anteprima fu sempre qui a Lipsia in occasione del Capodanno) alcuni brani da “Italia: Ultimo atto”, un eccezionale viaggio nella storia del nostro paese tra gli anni ’30 ed il boom economico del dopo-guerra. Riconosco “Luisa Ferida”, interpretato dalla D’Alterio con un piglio splendidamente drammatico, e “Dov’eri tu quel giorno”, cantato invece da Mercy e relativo (per quanto potuto intuire così in primissima battuta) all’ 8 settembre ‘43. Eppoi un tuffo negli episodi ormai entrati nei nostri cuori da “Disobbedisco!”, tra i quali “Colpo di maglio”, “XII - IX - MCMXIX: Di Nuovo In Armi!” e l’immortale “La ballata dell’Ardito”, che ci aiuta a rituffarci nell’avvincente saga del Maggiore Renzi e dei suoi valorosi Arditi. Al termine una fragorosa standing-ovation rende pieno merito ai 9 eroi genovesi, conquistatori assoluti del pubblico tedesco.

Solo la Camerata Mediolanense potrebbe reggere il palco dopo Ianva, e così sarà…!

Sotto una scurissima luce azzurra, i 5 musici meneghini appaiono allineati, spalle al pubblico, la sola Elena a creare una intro con le sue tastiere, sono le arie della stupenda “Balcani in fiamme”. E poi l’inatteso: Manuel, Trevor e Marco si sfilano di colpo la loro t-shirt con il logo del gruppo e la lanciano al pubblico, correndo poi via dal palco per un rapido cambio d’abito!! Siparietto esilarante e talmente inaspettato che, devo ammetterlo, “spacca” davvero!! Ma dopo pochi secondi ecco che il consueto aplomb marziale del gruppo ritorna ad aleggiare sul palco della Schauspielhaus, e via così con la solita magia di un concerto della Camerata, in questa sede prodigo tra l’altro di alcune primizie mai ascoltate. Accompagnati da una serie di bellissime immagini “a tema” proiettate sullo sfondo, scorreranno sì alcuni dei loro immortali cavalli di battaglia (“L’Homme armé”, “Il trionfo di Bacco e Arianna”, “La madre cattiva” e “Salve mundi domine…” tra gli altri), ma anche parecchi nuovi capitoli del futuro lavoro del gruppo milanese, a quanto sembra ormai di imminente uscita. Citazioni del Petrarca accompagnano i brani del gruppo, e noi con gran curiosità ascoltiamo per la prima volta i nuovi “acquerelli” sonori come “Dolci ire” e “Canzone all’Italia”, “Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono” e “Morte, già per ferire”. Riconosciamo - tra i brani proposti - anche un rifacimento de “La demolizione delle idee”, grandioso brano apparso nel famigerato 7” split con Les Joyaux de la Princesse, “29 luglio XX Lago di Varese”.
Notevole la nostra primissima impressione riguardo i nuovi pezzi, per quanto vista la profondità e talvolta la complessità della musica di Elena e compagni ci riserviamo di ascoltare, con la dovuta calma e concentrazione, il nuovo cd assorti nel buio della nostra cameretta.
E che dire dell’immortale traditional “Lili Marleen”, riproposto per la grande gioia del pubblico come bis.
E così giunse, sacrosanta, la seconda standing ovation della serata, a bissare il successo che poco prima fu di Ianva!
Appagati dal doppio show tutto italiano che ci rende orgogliosi delle nostre origini, scendiamo le scalinate del teatro ed andiamo incontro agli affaticati ma felici membri dei due gruppi nel salone centrale al pian terreno, per farci tutti insieme quattro chiacchiere e commentare l’indimenticabile serata di questo primo di giugno 2009.

La serata – lo ripetiamo – che da sola è valsa i 1100 chilometri per raggiungere questo XVIII Wave Gothic Treffen.

Oflorenz

 

 

GALLERIE FOTOGRAFICHE

Pubblicazione: 2 Luglio 2009