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OFFICINE SCHWARTZ
“ULTIMA CHIAMATA!”
Grande serata per il Trentennale
@ Auditorium Piazza della Libertà, Bergamo ,31 Genanio 2015

Testo e foto by Oflorenz

Qualche volta capita di assistere ad eventi che profumano un po’ di storia, che vanno oltre il semplice concerto o rappresentazione.
Il trentennale delle Officine Schwartz di Osvaldo Airoldi rientra senz’altro in quest’alveo, celebrando ben tre decadi di musica e cultura industriale italiana ove il termine “industriale” mai fu declinato in maniera altrettanto limpida ed efficace. Il collettivo bergamasco in effetti, da sempre un azzeccato compromesso tra gruppo musicale ed ensemble teatrale-cabarettistico, ha riproposto sin dai primissimi passi nell’ambito degli storici spazi occupati quali Virus ed Helter Skelter, la cultura del lavoro (soprattutto quello più umile e manuale, tipicamente di fabbrica) che rivive e diviene assoluto protagonista, quasi eroico - nelle arie e nelle ritmiche di una manciata di dischi usciti tra il 1986 ed il 2002.
Ma più che nei dischi, peraltro divenuti in parte ambiti oggetti da collezione, l’essenza ultima delle Officine si respira dal vivo, e solo dal vivo, come chi ha assistito ad una loro esibizione nel corso di questi trent’anni di certo ben s
a. La grande-soirée di celebrazione del trentennale non poteva che svolgersi nella loro Bergamo, che mette addirittura a disposizione lo splendido Auditorium della centralissima Piazza della Libertà. Per quanto capiente, alcuni resteranno senza biglietto, a dimostrazione di quanti siano legati ancora oggi al progetto di Osvaldo, devo dire al di là di ogni più rosea immaginazione!
Il foltissimo pubblico, assiepato ovunque esista uno spazio vitale all’interno della sala, verrà ripagato con una performance che si divide abbastanza equamente tra spazio live e film; dopo una breve apertura della locale band dei Balthus, con Osvaldo alla chitarra, parte infatti la prima parte della proiezione di “Di qui alla ruggine”, un viaggio ideato dallo stesso Osvaldo Airoldi nei trent’anni di vita della band raccontato in maniera genuina dai suoi stessi protagonisti.
Uomini e donne del collettivo, con qualche intervento di alcuni critici musicali e cinematografici, ci riportano alle azioni di strada, alle manifestazioni, ai live suonati nei luoghi più incredibili (da buon torinese sussulto nel rivedere la performance nelle Officine Grandi Riparazioni!), creando un clima di nostalgia ed amarcord per tempi ove probabilmente parole come “do it yourself” piuttosto che “autoproduzione” rivestivano ancora un senso ed un valore oggi come minimo un po’ annacquato.
Terminato il primo spezzone di film, una splendida performance dell’ensemble di ballo dei Public Domain Resource / Tanzerin affianca le Officine - versione 2015 nell’esecuzione di “Fraulein / Rambo”, forse uniche “hits” del gruppo che apparirono nel primo 7” dell’ ’86, oggi ambito pezzo da collezionisti.
“Il film!”, scandisce nuovamente la voce di Osvaldo, introducendo la seconda parte del suo lungometraggio ricco di nuove testimonianze e racconti di chi ebbe la fortuna di esserci, da protagonista o spettatore, in occasione delle (non molte in realtà) uscite del gruppo nel corso di questi trent’anni.
Affascina non poco vedere quanto il connubio artista/spettatore sia sempre stato alla base della semplice, eppur non scontata, genuina ricetta delle Officine Schwartz, con una rottura pressoché totale delle barriere che solitamente, anche nella musica popolare, da sempre separano chi esegue da chi ascolta. Gran finale ancora live, con l’ingresso on stage del favoloso armamentario di taniche, molle e marchingegni capace di tener testa anche all’arsenale di pezzi da 90 come i ben più celebri tedeschi Neubauten! L’orchestra di “ferrodolce” delle Officine fa rimbombare il suo assalto percussivo sotto le volte dell’ Auditorium, terminando sommersa da un’infinita standing-ovation da parte di un pubblico entusiasta ed emozionato.
Ritroviamo un Osvaldo un po’ provato ma anche soddisfatto ed emozionato all’uscita, nel corridoio dell’Auditorium, ove sono esposti alcuni cimeli del gruppo come il famoso drappo rosso/bianco/nero e lo stencil in metallo con il celebre logo dell’omino armato di martelli.
Da un grande scatolone tira fuori una manciata di CD ma anche alcune copie dei rari vinili epoca anni ’80, per la curiosità e la felicità dei moltissimi assiepati attorno al banchetto.
Tra i ricordi della serata, vorrei condividere con voi il divertente episodio di come Osvaldo redarguì un gruppo di chiacchieroni che disturbava una passata esibizione delle Officine: “Silenzio! Qui c’é gente che sta lavorando!”. E da buon sabaudo, mi piace concludere ricordando che anche Torino ebbe un collettivo dalle prerogative analoghe a quelle delle OS, e credo che a molti di voi il nome CCC CNC NCN non suoni del tutto nuovo. Anche loro meriterebbero un’adeguata celebrazione, io lancio l’idea…qualcuno sarà pronto a coglierla?