GARY
NUMAN
15 Maggio 2006, Milano, Transilvania Live
Testo
di Fabio Degiorgi
Appuntamento
imperdibile con uno dei padri fondatori dell’electro-pop e
della new wave più tecnologica, ultimamente approdato a sonorità
vicine all’industrial-rock, senza comunque scalfire minimamente
la propria essenza e le proprie origini.
Le dimensioni del Transilvania di Milano rendono impossibile
quello sfarzo scenografico e fantascientifico che Numan solitamente
utilizza in ambienti destinati a folle oceaniche. Il tutto
quindi, complice anche la prevedibile esiguità di spettatori
presenti, rende l’atmosfera molto intima, come se si fosse
ad un raduno fra pochi amici fedeli.
Accompagnato da una band di quattro elementi con batteria,
chitarra, basso e tastiere, il Nostro alterna brani tratti
dagli album più recenti, “Jagged” e “Pure”, a indimenticabili
hit del passato, con un buon numero di episodi tratti dal
capolavoro “The Pleasure Principle” del 1979. Anche questi
ultimi, riarrangiati con un muro di chitarre distorte, non
perdono nulla del loro splendore, che viene semplicemente
attualizzato, perché alla fine sono i sintetizzatori a farla
da padrone, insieme alla voce di Gary, sempre calda, avvolgente
e in pienissima forma. Eccellente pure la presenza scenica
di tutti i cinque musicisti, Numan in testa (il quale imbraccia
spesso la sei corde), sostenuti da un’audience tanto limitata
di numero quanto per fortuna partecipe.
Un’ora e mezza che scorre con il massimo coinvolgimento emotivo
da parte mia, e con parecchie scosse di brivido.
Una nota di merito anche al repertorio del nuovo millennio,
dotato di una perfetta sintesi fra aggressività e melodia:
anthem come “Haunted” e “Rip” dimostrano quanto Gary Numan
resti ancora oggi una spanna sopra a tanti adulati parvenus.