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NOT MOVING
11 novembre 2005, Sound factory - Torino

testo by Oflorenz

foto by http://www.notmoving.net/


Che tuffo nel passato stasera al Sound Factory!! Vanno in scena I Not Moving di Tony Face, padre del movimento Mods italiano, e di Dome La Muerte, uno degli axe-men più cazzuti che l’Italia abbia conosciuto. E di Lilith, selvaggia singer ancora in forma come un tempo, e Dany, sempre funambolico e preciso al basso, una sicurezza. Mancano solo le tastiere sixties dell’oscura Maria Severine, che non è più della partita da qualche tempo. Il Factory stasera è gremito di un pubblico assai eterogeneo, com’é giusto che sia quando in scena non va un genere, bensì uno spirito vero: quello marcio e bastardo del rock’n roll. Per me i Not Moving vollero dire tanto 15 anni fa, e con loro Negazione e Sick Rose. Ma i Not Moving ebbero sempre una marcia in più, quel qualcosa di speciale che li faceva quasi somigliare ad un gruppo straniero; anzi, sono pronto a scommettere che fossero stati una band americana la sorte avrebbe loro riservato ben altro successo. Ma non rimpiangiamo ciò che non è stato, e buttiamoci a testa in giù dentro la sporca e dilatata “Surfin dead blues”! Spero inizino le danze (leggi pogo), ma il pubblico di stasera, con i suoi mods e dark e rockers non proprio di primo pelo resta tranquillo: forse vuole gustarsi lo spettacolo., o magari a 35/40 anni non si ha più tanta voglia di spaccarsi, chi lo sa. Allora balliamo composti, ed arriva in un baleno anche la storica “You really got me”, e poi “Catman” e ancora “Spider” e mille altre gemme grezze e genuine, sparate a mille all’ora con la grinta di vent’anni fa. 2/3 minuti e via col brano successivo, nella miglior tradizione del genere, senza respiro tra un pezzo e l’altro, con Rita Lilith che si muove peggio di un’ossessa, sguardo spiritato, pantaloni in pelle nera e fisico asciutto come un tempo. Tony picchia i tamburi quasi fosse il suo ultimo show, e l’adrenalina scorre a fiumi. “Voi c’avete Lapo, noi abbiamo la potta”, dice Dome citando il vernacoliere toscano, e via con “,Cocksucker blues”, e poi mi ricordo la sempre verde “Kissin Cousins”, per non parlare di una versione allucinata del classico dei Doors “Break on through”. Le covers di pezzi blues, surf e dei grandi dei ’70 (Stones in primis) sono da sempre un piatto forte nel repertorio della band piacentina, così l’apice dello show si tocca in un’ipnotica e surreale “Venus in furs”, sacrosanto tributo al gruppo più grande (e non si accettano pareri discordi!!!) mai esistito sulla terra: Velvet Underground! L’ora e mezza intensissima in compagnia dei 4 scorre in un baleno, tra balli, birra e sudore che scorre sul palco e sotto il palco.
Il DVD commemorativo del periodo d’oro della band, appena uscito, viene distribuito da Lilith nel backstage; pochi, dopo uno show del genere, resistono alla tentazione di metter mano al portafoglio. Il sottoscritto riesce addirittura a procurarsi i dischi solisti della cantante, da tempo agognati. Non resta altro che andarsene a dormire sudati, stanchi e felici per una serata davvero memorabile.

SCALETTA DEL CONCERTO:

Surfin dead blues
You really got me
Catman
Spider
Dog day
I know your feelings
Lost bay
Ice eyes baby
Cocksucker blues
We’ll ride until the end
Sweet beat angel
A wonderful night to die
Song to myself
Crawling
I just wanna make love to u
Kissing cousins
Break on through
Pipeline
Goin down
Venus in furs
Wipe out
Suicide temple

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