NICK
CAVE & THE BAD SEEDS
@ piazza Napoleone, Lucca. 11 Luglio 2013
testo
Gianmario Mattacheo
foto Adriana Bellato
Lo avevamo lasciato nel nostro amato Piemonte, durante il concerto
tenuto innanzi alla meravigliosa Reggia di Venaria Reale. Era il
luglio del 2009 ed in quella occasione capimmo che un concerto di
Nick Cave and the Bad Seeds
merita sempre di essere vissuto.
I dubbi erano più che legittimi se pensiamo ad alcune deludenti
prove discografiche e, soprattutto, alla dipartita dei due storici
alfieri di casa Bad Seeds: Mick harvey e Blixa Bargeld (per questo
tour non sarà presente neppure Thomas Wydler, ma, in questo
caso, per problemi di salute). Senza tornare sull’argomento e considerando,
comunque, quel periodo decisamente superiore, ci trovammo a constatare
quanto Nick Cave sul palco sia sempre un mostro di bravura, capace
di sopperire a perdite così grandi (perdite, va chiarite,
imputabili al solo Nick Cave). Per intenderci, quando quell’antipatico,
altezzoso ed un po’ stronzo australiano sale sul palco, non ci sono
cazzi (scusate il francese): è spettacolo puro. Ma questa
è storia. Recente, ma sempre storia.
Il periodo attuale vede i Bad Seeds suonare per promuovere “Push
the sky away”, album di quest’anno in cui il sound si ripiega su
se stesso, senza troppi picchi nervosi ed irruenti.
Un album intimista e sentito; riflessivo e dolce pur senza raggiungere
gli eccessi di “The boatman’s calls”, il lavoro del 1997 in cui
il sound dei Bad Seeds si trasformò completamente in dolore
e romanticismo rassegnato.
Per l’unica tappa estiva del tour, i Bad Seeds scelgono Lucca ed
il suo ritrovo più accogliente, ovvero quella Piazza capace
di attirare visitatori a getto continuo, in ogni periodo dell’anno.
Oltre che per le bellezze proprie, Lucca è ormai da anni
celebre per il festival musicale. Un festival che, solo per ricordare
i principali nomi in cartellone di questa edizione, vede tra gli
altri Leonard Cohen, Neyl Young, Killers o Earth Wind and Fire (insomma,
per accontentare tutti i palati). Proprio così; verrebbe
da fermarsi in vacanza presso la città toscana per un mese
circa, ricaricando al punto giusto le batterie musicali, in vista
di (purtroppo) magri periodi dell’anno, che si caratterizzeranno
solo da nostalgici ricordi e poca sostanza.
Ma l’ora di piangerci addosso è ancora lontana. Adesso è
tempo della diretta e del concerto: Nick Cave è pronto a
risalire sul palco!Alle ore 21.00, i Bad Seeds sono al solito eleganti
in abiti scuri, mentre Cave calca il piccolo palco con la solita
aria tetra e minacciosa. Ci siamo.
A dirla tutta, l’entrata in scena dell’australiano (ovviamente qualche
secondo dopo gli altri) si manifesta ancora più teatrale
e convinta del solito, apparendo un po’ come il Tony Manero del
periodo d’oro nella discoteca “Odyssey 2001”.
Braccia in alto e sguardo nel vuoto, Nick Cave dà il via
al resto dei Bad Seed, per un inizio che rimane un po’ strozzato
in gola ai fan. È “We no who UR” che, apripista dell’ultima
fatica discografica, apre le porte al romanticismo ed alla nostalgia.
Le canzoni del recentissimo “Push the sky away” sono accolte bene
dal pubblico, nonostante sia ancora fresco di stampa e, soprattutto,
se consideriamo le caratteristiche del nuovo progetto. Per la natura
del lavoro, infatti, “Push the sky away” rappresenta più
un album da ascolto meditativo in un salotto di casa, piuttosto
che un album che si esalta live; il fatto che sia immediatamente
accettato anche in questo contesto, ci conferma la bontà
dell'opera.
Una nota particolare si ha con “Jubilee street", ovvero quella canzone
che si esalta e cresce nel suo incedere ritmato: campi in cui Nick
Cave è maestro assoluto.
Ma è con la terza canzone, però, che la band concede
la perla della serata. "From her to eternety" è una bomba
che spezza la quasi pacatezza di "Push the sky away", regalando
dolore, carica e frustazione a livelli davvero impressionanti.Cave
si dimena e scalcia come un mulo, pensando a quella "lei" che vorrebbe
accompegnare fino all'eternità, mentre un piccolo pensiero
va al film di Wenders in cui Cave (e poco conta se nel sopraccitato
lungometraggio il brano era la glaciale "The carny") faceva un cameo.
Oggi, forse più che in altre occasioni, il "Re Inchiostro"
appare come affetto dal ballo di San Vito. Lascia quasi totalmente
il resto dei Bad Seeds per abbandonarsi al pubblico delle prime
file. Si attacca costantemente alle transenne cercando un contatto
fisico coi suoi fan; si corica su di loro facendosi accarezzare,
trasformandosi, infine, in un attore consumato quando prende la
mano di una ragazza e, appoggiandosela sul cuore, sussurra: "Lo
senti il battito del mio cuore?".
Oggi è tale la sua forza espressiva da mettere in secondo
piano tutti gli altri musicisti, cominciando proprio da quel Warren
Ellis che negli ultimi anni si e' posto come il doppione artistico
e socio musicale dell'australiano.E' decisamente meno elegante,
quando mima un debolezza intestinale, facendo chiaramente intendere
di avere una certa flatulenza!Il concerto, nel frattempo, vola via
ad un ritmo forsennato. "Deanna" porta spontaneità e con
"God is in the house"e "love letter", Cave torna al pianoforte per
i due momenti più introspettivi di stasera (forse era troppo
scontata "Into my arms").“Tupelo" è un'altra perla che fa
gioire il pubblico di Piazza Napoleone, "Push the sky away" è
un'ottima canzone che potrebbe essere riproposta anche in un futuro
e "Red Right hand", posta a chiusura di concerto è accolta
da
un'ovazione totale.
A rischio di apparire (al solito) monotoni e ripetitivi, ci piace
ricordare come “The mercy seat” sia sempre un brano dalla resa assoluta.
Il pezzo per eccellenza dei Bad Seeds (da “Tender pray” 1988) è
quello che vede Cave vestire i panni del moralista accusatore, in
un contesto sonoro in cui i musicisti sono eccezionali a creare
il sottofondo musicale del suo severo sermone.
Ci da un certo fastidio (parziale si intende) sentire “The weeping
song” o, peggio ancora, “Stagger Lee”.È inutile che Warren
Ellis si impegni nel creare rumori distorsivi e scenici per non
fare dimenticare come le versioni originali fossero altamente superiori.Come
è possibile replicare l’urlo di Blixa Bargeld in “Stagger
Lee”? non dico che la scena sia patetica, ma credo altresì
che certe cose non possono essere limitate; ed un a di queste è
la classe di Bargeld.
Un rientro del tutto inaspettato si ha quando i Bad Seeds vogliono
regalare un ultimo brano al Lucca Summer Festival. "Jack the ripper"
è cantata da Cave direttamente sul pubblico delle prime file,
quasi spalmato ai suoi fan.
Molte le classiche non riproposte oggi (da the "Ship song" o "Papa
won't leave you Henry") per uno spettacolo ben lontano dalle due
ore di durata, ma condotto con un'energia unica.
Cave c'è. E, questo, è uno dei Cave migliori di sempre.