NICK
CAVE AND THE BAD SEEDS
@ Piazza Napoleone, Lucca - 17 Luglio 2018
Testo:
Gianmario Mattacheo
Foto: Adriana Bellato e Gianmario Mattacheo
A pochi giorni da un concerto dei Cure, non si può
che scendere sul versante emotivo, presentandosi ad un altro
evento live. Ma il vero punto non è scendere, ma scendere
gradatamente. Insomma, un live di Marcella Bella sarebbe un
po' come passare dalle stelle alle famose stalle, mentre una
discesa progressiva, dignitosa, emotivamente altissima può
essere il live odierno di Nick Cave and the Bad Seeds e l'occasione
offerta dal Lucca Summer Festival è decisamente una di quelle
che non ci possiamo far sfuggire.
Un ritorno a Lucca per i Bad Seeds che suonarono qui cinque
anni fa, presentando l'allora fresco "Push the sky away".
Nell'ultimo lustro, invero, la vita di Nick Cave è stata letteralmente
stravolta, complice la tragica morte del figlio. L'ultimo
lavoro in studio ed il conseguente tour sembravano porsi come
una ricerca di dialogo tra l'artista australiano ed il caro
scomparso. Non fu difficile interpretare quella passerella
attaccata alle transenne ed il vuoto tra la passerella stessa
ed il palco come una riproposizione di quel vuoto che inghiottì
Arthur Cave (caduto dalle scogliere Brighton). I continui
balzi nel nulla potevano essere proprio letti in questa misura
e le continue strette di mano, insieme alla ricerca di un
qualcosa negli occhi dei ragazzi, ci lasciava intendere un
di più, un "oltre", rispetto al consueto concerto.
Oggi le dinamiche sono praticamente identiche, salvo lo "spazio
vuoto" che per problemi logistici è stato praticamente annullato.
Con puntualità i Bad Seeds sono accolti da un'ovazione del
pubblico, che cresce quando è Nick Cave a mostrarsi ai suoi
fan, mentre l'adrenalina che si respira, azzera, di botto,
il caldo infernale odierno.
"Jesus Alone" e "Magneto" sono preamboli dignitosi per l'inizio
dello show, ma è con la terza e quarta traccia che la band
butta sul tavolo gli assi da novanta. "Do you love me" parte
lenta per diventare rumore assordante e "From her to eternity"
è uno di quei brani che poco lascia ai commenti, talmente
perfetta nel suo rappresentare irrequietudine, amore e desiderio.
Nel frattempo, Nick Cave è un assoluto uomo spettacolo, capace
ormai di creare rappresentazioni in cui si rende continuamente
complice dei sui sostenitori; ci dialoga, scherza, sgrida
quando è il caso e si fa coccolare ("Riesci a sentire il battito
del mio cuore?") e gli altri Bad Seeds si confermano una delle
band più straordinarie del pianeta. Il passare dalla melodia
al rumore, alle distorsioni, fino ai momenti più raccolti
è una peculiarità di questo gruppo e la facilità con la quale
ci riescono, con precisione millimetrica, conferma la grandezza
dei musicisti sul palco.
Facile citare tra i migliori Warren Ellis, l'ormai consolidata
spalla di Cave è abile nel destreggiarsi tra violino, pianoforte,
mellotron e flauto traverso, ma ci piace citare Martin Casey
che, con il suo basso, tiene in mano la preziosissima sessione
ritmica dei cattivi semi. Cave osserva la statua di Maria
Luisa di Borbone e chiede "Who is that?", quasi incazzato
perché qualcuno sia riuscito ad entrare senza il biglietto
e poi dedica al pubblico "Deanna" su richiesta di uno scalmanato.
Un momento da ricordare si ha quando durante "Tupelo" invita
un ragazzino ad unirsi alla performance; beh, il ragazzino
ci sta, eccome, duettando alla grande, gridando in faccia
al re inchiostro ed imitandolo alla perfezione (si meriterà,
alla fine del pezzo un "You are beautiful" dallo stesso leader
dei Bad Seeds). Alcuni titoli: "The ship song" è sempre uno
dei momenti più godibili, "Into my arms" è la dolcezza che
oggi può godere Lucca, e "Push the sky away" è un nuovo classico
della produzione, ma in tutti l'intensità è regola ed il trasporto
una costante. Bolgia confermata da Nick Cave che suona ovunque,
tra la gente sul palco, coricato tra gli spettatori o vicino
al mixer e caos confermato dalla cinquantina di fortunati
che l'australiano ha lasciato salire sul palco. Ultimissimi
bis con "City of refuge" e "Rings of saturn" che, scelte un
po' a sorpresa, mettono fine a questo capitolo.
Un momento da ricordare si ha quando durante "Tupelo" invita
un ragazzino ad unirsi alla performance; beh, il ragazzino
ci sta, eccome, duettando alla grande, gridando in faccia
al re inchiostro ed imitandolo alla perfezione (si meriterà,
alla fine del pezzo un "You are beautiful" dallo stesso leader
dei Bad Seeds). Alcuni titoli: "The ship song" è sempre uno
dei momenti più godibili, "Into my arms" è la dolcezza che
oggi può godere Lucca, e "Push the sky away" è un nuovo classico
della produzione, ma in tutti l'intensità è regola ed il trasporto
una costante. Bolgia confermata da Nick Cave che suona ovunque,
tra la gente sul palco, coricato tra gli spettatori o vicino
al mixer e caos confermato dalla cinquantina di fortunati
che l'australiano ha lasciato salire sul palco. Ultimissimi
bis con "City of refuge" e "Rings of saturn" che, scelte un
po' a sorpresa, mettono fine a questo capitolo.
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