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EINSTURZENDE NEUBAUTEN
live @ teatro Colosseo, Torino
25 maggio 2022

Testo e foto
Gianmario Mattacheo




Il momento in cui si acquista un biglietto per un concerto è sempre un momento particolare che si carica di una certa intensità. Per essere sicuro di farmi capire bene, spesso gioco la carta del sembrare ancora più scemo e non creare incomprensioni con la gentile venditrice. Per esempio, nel momento topico in cui acquisto quello dei Cure non uso mai il mio fluente inglese, ma per evitare che mi si venda un live show di qualche merda dei nostri tempi, non pronuncerò “Chiur”, italianizzandolo in C.U.R.E. ed il gioco è fatto; il biglietto è in tasca (anche se, normalmente, la venditrice continui a non sapere nulla di questo gruppo che offre attenzioni termali).
Ecco, tutto questo si complica ancora di più con gli Einsturzende Neubauten. Mi reco dalla sopraccitata venditrice e snocciolo (questa volta sì) il mio fluente tedesco, ma il suo sguardo si fa corrucciato, non mi crede e, probabilmente, pensa di trovarsi di fronte al solito simpaticone che vuole fare il brillantone. Allora, scandisco per bene EINSTURZENDE NEUBAUTEN, ma questa volta il suo sguardo peggiora e pensa che le abbia ruttato in faccia. Per evitare che chiami la sicurezza mi affretto a scrivere su un foglio il nome della band e, dopo interminabili minuti, tutto si risolve.
Ecco, un concerto degli EN parte così.

Siamo a Torino, al teatro Colosseo. Proprio nell’accogliente arena sita nel quartiere San Salvario, li vidi anni fa, ed oggi la band di Blixa Bargeld recupera le date annullate a seguito del Covid.
Di fatto, questo, finisce per essere a tutti gli effetti un tour promozionale dell’ultima fatica dei tedeschi, quell’ “Alles in Allem” targato 2020.
Band che si presenta al solito impeccabile in abiti raffinati. Spiccano Blixa Bargeld e Alexander Hacke, come di consueto a piedi nudi, mentre il premio del più elegante viene aggiudicato da Jochen Arbeit, in un completo da sposo azzurro.
Oltre alle citate canzoni di “Alles in Allem”, spiccano una “Nagorny Karabach”, la “How did I die” di “Lament” e “Sonnenbarke” dal capolavoro di “Silence is sexy”.
Spiace non sentire perle del passato più o meno recente. Ho un debole per “Perpetuum mobile”, lasciato (come, peraltro, molti altri album della discografia) nei cassetti a Berlino, ed un concerto orfano di “Youme and meyou” per chi scrive perde non poco in magia. Stesso discorso per “Let’s do it a dada” che rappresentava una sorta di brano irrinunciabile da quando fu partorito “Alles wieder offen”.
Una lente di ingrandimento sui protagonisti.
Blixa Bargeld lo abbiamo già detto; è una delle voci meno considerate nel mondo del rock, capace di fare qualsiasi cosa, compreso diventare un vero e proprio strumento, tanto che non è infrequente avere il dubbio se in certi frangenti il suono arrivi dalle sue corde vocali o dai colleghi con i relativi marchingegni di scena.
N.U.Unruh ha il dono del rumore; pare che l’abbia inventato lui il rumore, insieme a tutti quegli aggeggi auto costruiti. Le sue performance sono uno spettacolo nello spettacolo, sia nei pezzi più tranquilli, in cui non è sacrificato, ma è complice con semplici tocchi della melodia, sia in quelli più scatenati, dove inevitabilmente diventa primo attore. Oggi, invero, è meno trascinante rispetto ad altri episodi del passato, ritagliandosi un ruolo più marginale e riservando a Rudolf Moser il compito di essere il principale rumorista del gruppo.
Ma la vera gioia del concerto è, soprattutto, quello di vedere interagire insieme tutti e cinque i musicisti. Sono una sorta di macchina oliata perfettamente; un complesso che suona veramente insieme, in cui ogni membro è funzionale e indispensabile per la riuscita dello spettacolo. Si scambiano ruoli e oggetti di scena, passando dagli strumenti tradizionali al carrello della spesa, dall’aria compressa a stravaganti manufatti percussivi.
Dopo un generoso concerto, la band sceglie “Redukt” per salutare il pubblico e poi, come gli attori di teatro, si pongono tutti in fila per l’inchino e l’ovazione generale.