Per ricordare il centenario
della Grande Guerra, gli Einstürzende
Neubauten portano in giro il nuovo “Lament”,
freschissima produzione di casa EN fortemente voluta dal leader
Blixa Bargeld.
Leggendo alcune interviste,
abbiamo appreso come “Lament” sia
una sorta di concept che Bargeld
concepì come lavoro, sentito intimamente, ma su cui non aveva
la certezza che potesse essere condiviso dagli altri membri
della band. La risposta positiva di tutti gli altri EN ha
portato “Lament” a diventare il
dodicesimo album della ditta.
Avevo lasciato il gruppo
berlinese a Torino nel 2011, in uno spettacolo che, a detta
di alcuni amici molto vicini alla band, poteva rappresentare
l’ultimo capitolo on stage degli artefici di “Kollaps”.
Si sarebbe respirato molto il clima di “ultima volta”. Quel
concerto non necessariamente destinato ad aprire altre porte,
sia sul versante live, sia su quello delle incisioni in studio;
quello che avrebbe portato ad una gloriosa parola fine del
progetto.
Ripensamenti, o la voglia
di fare musica ancora assieme hanno prolungato la carriera
del gruppo; si sono susseguiti alcuni spettacoli e poi è arrivato
il freschissimo “Lament”. Insomma i Neubauten hanno
ancora voglia di fracassare timpani e creare rumore su di
un palco.
Bargeld
è ormai un frontman che sa di poter
calamitare l’attenzione con il suo carisma e con le sue doti
recitative, divenute negli anni sempre più frequenti, sempre
più ampie e sempre meglio eseguite. L’aria da duro (vera o
presunta?) e gli sketch con Alexander Hacke
sono ormai una costante del loro concerto, ma non per questo
meno gradevoli nella loro riproposizione.
Il concerto odierno (come
peraltro specificato sul biglietto) è interamente incentrato
su “Lament”, per una scelta artistica che se da un lato accontenta
i puristi, dall’altro nega l’ascolto di alcuni successi passati,
attesi da tutta la platea.
A rendere ancora più ostico
l’ascolto ci si mette proprio il nuovo in studio. “Lament”
è un lavoro alquanto particolare, nato già in funzione di
una sua riproposizione teatrale, in cui le pause ed i silenzi
sono l’elemento sonoro che fa da collante a tutto il progetto.
Dopo avere ascoltato “Lament”, qualche perplessità era in effetti sorta. Troppo
poco dinamico, solo un paio di brani accattivanti già da subito
e quel senso di discorso un po’ a metà, che solo un concerto
avrebbe potuto colmare.
Presso l’avveniristico Auditorium
Parco della Musica di Roma (disegnato, non a caso, da Renzo
Piano) i Neubauten fanno l’ingresso
on stage alle 21.00, davanti ad un pubblico ordinato e comodamente
seduto.
Si segue fedelmente l’ordine
di “Lament”, con quella che rappresenta
la prima traccia sul disco e, da subito, possiamo osservare
e sentire quanto le impressioni avute alla vigilia fossero
vere: “Lament” è un lavoro che per
essere apprezzato deve essere ascoltato live.
I brani si arricchiscono
di un’energia superiore ed il ruolo dei “rumoristi” assume
un’importanza centrale, tanto da mettere in secondo piano
la figura (imponente peraltro) di Blixa Bargeld.
N U Unruh,
Alexander Hacke e Rudolf Moser si
trovano spesso, uno di fronte all’altro, a percuotere gli
strumenti (inutile cercare di darne una denominazione …….
sono opera ed invenzione di casa Neubauten),
diventando centro sonoro del concerto e spettacolo visivo
di assoluta grandezza.
Hacke,
inoltre, si trova più spesso nel ruolo di percussionista rispetto
a quello più tradizionale di bassista, mentre la chitarra
di Jochen Arbeit è solo un discreto
contorno alla musica prodotta on stage.
Importante, invece, è l’apporto
della sezione d’archi e di una tastiera, i cui suoni definiscono
alla perfezione le intuizioni della band berlinese.
N U Unruh,
anima rumorista della band, ha la consueta libertà di movimento;
dinamico, a tratti folle e sempre puntuale negli interventi,
appare particolarmente energico stasera. Senza di lui la musica
degli Einstürzende Neubauten
non avrebbe la stessa resa.
Ascoltando il concerto, possiamo
constatare quanto le nostre paure fossero infondate. Non un
capriccio del leader e non un concerto in cui ci sarebbe stato
più Bargeld e meno Neubauten:
più teatro (è vero), ma tanto rumore e tanta energia, nelle
consuete dinamiche EN.
Bargeld,
per contro, da professionista navigato sa che potrebbe spostare
l’ago dell’attenzione interamente su di lui, se solo lo volesse.
Apprezziamo il fatto che non voglia strafare, che non voglia
mettere, in sostanza, nessuno in seconda fila. Gli Einsturzende
Neubauten si sono comportati da
vero gruppo.
“The Willy – Nicky telegrams”e “How did I die” sono
sicuramente i brani che hanno un senso melodico in più rispetto
agli altri di “Lament”, con un ritornello capace di rimane subito impresso.
Gli altri sono in linea con questo concept
che ricorda la tragica guerra mondiale: non un elogio, non
un pianto di dolore, ma un’opera musicale creata per ricordare,
e non altro.
Quando il concerto volge
al termine, accade quello che non vorremmo vedere: Bargeld,
pronto a rientrare per i bis, cade dal palco, infortunandosi
malamente il ginocchio (da un successivo post su internet
di Teho Teardo, si apprende che la caduta ha provocato la frattura
della gamba). Sono molti quelli che pensano ad una continuazione
del gioco recitativo ed alla farsa (chi scrive è tra questi),
ma in realtà l’infortunio c’è ed è piuttosto invalidante.
Mancano pochi brani alla
conclusione dello spettacolo, ma Bargeld
non intende rinunciare. Si fa sorreggere fino al microfono,
dove non più in grado di sostenersi con le sue gambe, si siede
su uno sgabello.
C’è spazio per una “All of no man’s land is ours”
e, soprattutto, per una “Let’s do
it a dada” che accontenta chi voleva
anche brani extra “Lament”.
Il concerto finisce. Bargeld all’ospedale e spettacolo portato a termine.
Einstürzende Neubauten sempre
un gran gruppo.
Nessun dubbio in proposito.