EINSTÜRZENDE
NEUBAUTEN
@ Teatro Colosseo, Torino. 3 Giugno 2011
Testo:
Gianmario Mattacheo
foto Silvia Campese
Quello
di stasera è il cosiddetto concerto che “merita”. Uno
di quei concerti per il quale vale la pena di vincere la cronica
stanchezza e pigrizia, nella consapevolezza che, alla fine,
rimarrà qualcosa. È questo che accade quando
sul palco salgono gli Einsturzende Neubauten.
Pochi
mesi fa ci siamo recati a Parma per assistere ad un concerto
di Blixa Bargeld, storico leader dei berlinesi, impegnato
in una performance con Alva Noto, eclettico strumentista che
da qualche tempo collabora con la straordinaria voce dei Neubauten.
La
pochezza e (diciamolo) la mediocrità dello spettacolo
offerto al Teatro Regio di Parma non ci hanno indotto, tuttavia,
a rinunciare al concerto di stasera, ben consci che quando
la sigla è EN la qualità musicale e l’intensità
della performance sono difficili da eguagliare; insomma è
proprio un’altra cosa.
Inventori
di un genere musicale che poi tutto il mondo incominciò
a chiamare industrial, gli EN hanno da poco festeggiato i
trenta anni di attività sui palchi di tutta Europa.
Inventori,
ma anche innovatori di loro stessi, gli EN non si sono fermati
a quella trovata musicale che fu l’esordio di “Kollaps” (1981),
ma hanno reso sempre più attuale e moderno l’industrial,
rendendolo a tratti più ascoltabile ed accessibile,
ed a tratti più raffinato.
Gli
Einstürzende Neubauten fanno l’ingresso sul palco del Teatro
Colosseo quando sono da pochi minuti passate le 21.30. Tutti
impeccabili in eleganti vestiti neri (ad eccezione di Alexander
Hacke che si presenta già in canottiera bianca, imbracciando
il basso elettrico) sono capitanati da Blixa Bargeld (scalzo,
come da copione) cui segue l’inossidabile N.U. Unruh (rumari
vari), Ash Wednesday (tastiere), Rudolf Moser (percussionista
e rumorista aggiunto) e Jochen Arbeit (chitarra).
L’inizio
del concerto è, da subito, pregevole con “The garden”,
ovvero la migliore traccia di “Ende nue”. Quello di stasera
è un inizio soffuso e quasi sinfonico; il pezzo che
ha l’onere di aprire le danze si presenta assai melodico ed
estremamente orecchiabile, risultando il punto sonoro più
lontano dagli esordi di “Kollaps”.
Districarsi
tra i titoli che propongono i tedeschi non è affatto
facile. Tuttavia, un ricordo particolare lo si deve conservare
per “Let’s do it a dada”, ovvero il punto di arrivo musicale
degli attuali EN.
Osservare
la band tedesca all’opera è qualcosa di speciale perché
lo spettacolo offerto è talmente particolare e “diverso”
da non poter essere paragonato a quello di nessun altro gruppo.
Il
brano, contenuto in “Alles wieder offen” (2007) è uno
dei vertici della band, l’esempio di come una grande band
riesca, anche dopo trenta anni di attività, a migliorarsi
pur mantenendo i connotati musicali che ne hanno fatto una
leggenda.
Praticamente
è impossibile rimane impassibili o fermi durante l’esecuzione
del pezzo: Blixa Bargeld
detta i tempi alla band che si sente, in risposta, libera
di lasciarsi andare. È rumore e melodia allo stesso
tempo, è grinta e voglia di gridare, sono sette minuti
che volano via come in un batter d’occhio.
Gli
EN hanno elevato ad arte il rumore industriale. Giocano con
gli strumenti tra i più disparati (e disperati, forse
è il caso di aggiungere). Su tutti spicca N.U. Unruh,
capace di utilizzare tutto ciò che sia capace a produrre
un suono; frese, trapani, tubi, putrelle (oggi, invero, non
siamo stati deliziati del carrello della spesa!), sono strumenti
consueti per un loro concerto, ma semplicemente inconcepibile
per tutti gli altri.
Per
quanto riguarda il leader, invece, c’è poco da aggiungere,
se non il ribadire quanto le corde vocali di Blixa Bargeld
siano capaci di toni bassissimi, fino ad arrivare ad acuti
inimmaginabili (è probabilmente la voce più
sottovalutata di tutto il panorama musicale contemporaneo!).
Chi
scrive ritiene “Perpetuum mobile” uno dei vertici assoluti
di casa Neubauten. L’album del 2004 sembra risolvere in pacatezza
l’irruenza dei primi anni di attività, regalando un
lavoro davvero delizioso. Ogni esecuzione sembra essere direttamente
concatenata all’altra, quasi a creare una sorta di concept
album (almeno sonoro). Ebbene, della serata odierna l’estratto
che ci piace ricordare è proprio la canzone che offre
il titolo all’album: i sei Neubauten sono abili a creare un’atmosfera
particolare in tutto il teatro: tutto è calma e pace
fino all’arrivo di quel piccolo ed inconfondibile acuto di
Bargeld che, come per magia, spezza l’incantesimo.
Altri
due brani perfettamente riusciti e tratti dal recente “Alles
wieder offen” sono “Von Wegen” e “Nagorny Karabach”. Il primo
si apre con gli assoli sonori di Bargeld che si schiaffeggia
il viso utilizzandolo come una sorta di percussione ed il
secondo è il pezzo più raccolto dell’album (ed
oggi dell’intero concerto): risposta del pubblico entusiasta.
Tra
le migliori canzoni di oggi spicca ancora un brano di “Ende
neu”. “Installation No.1” è splendidamente martellante
ed ossessiva, un viaggio da condurre ad occhi chiusi e testa
rigorosamente ciondolante.
Tra
una canzone e l’altra, Blixa gigioneggia parecchio con il
pubblico e con gli altri Neubauten, dimostrando ottime doti
recitative.
In
particolare, durante “Silence is sexy”, realizzata durante
i bis finali, Bargeld e Hacke pongono in essere un siparietto
esilarante in cui il cantante (con sigaretta in bocca) rimane
ad aspettare un “giro di basso” che il collega non gli fa
arrivare.
Un
po’ più di gelo, invece, si avverte quando Bargeld
rimprovera di fronte a tutti N.U. Unruh, reo, probabilmente,
di non aver inserito con puntualità il suo intervento
rumorista.
Un
piccolo neo per un concerto comunque eccellente.
Una
gran band che non può avere imitatori di sorta.