Rivista di musica, cultura, arte e tutto l'universo oscuro

 

EINSTURZENDE NEUBAUTEN - Grundstuck
29 Ottobre 2004, Teatro Valli , Reggio Emilia

REC-FESTIVAL D’AUTUNNO – MEMORIA DEGLI UOMINI / MEMORIA DELLE MACCHINE

testo by Anialf

Confesso che prima di stasera non avevo MAI sentito un singolo brano del gruppo: la musica ‘industriale’ non mi addice proprio, ma c’erano troppi e troppo validi motivi per mancare:

1) il fatto di avere i Neubauten proprio nella mia città, e per un concerto UNICO in Italia e che avrebbero ripetuto solo ALTRE DUE VOLTE e basta nel mondo (a Berlino e in Austria), era veramente un’occasione piu’ unica che rara;

2) la curiosità di vedere all’opera quella che viene definita una delle band di maggior impatto sulla musica cosiddetta ‘alternativa’, con alle spalle una carriera ultraventennale

;3) il contrasto fra la strumentazione, da sempre creata in gran parte da loro riciclando appunto ‘pezzi’ di fabbriche, industrie, officine, ecc., e l’ambientazione del concerto, cioè il Teatro Valli, un’opera d’arte dell’800 piena di stucchi dorati, lampadari di cristallo e poltrone di velluto: un teatro per balletti ed opere, non quindi un moderno anfiteatro.

Insomma, non potevo non recarmici; la lotta per avere i biglietti è stata dura, il gruppo ha uno ‘zoccolo’ duro di estimatori che avevano reso la prevendita già esaurita dopo pochi giorni dall’annuncio del concerto.

Ad ogni modo ho avuto la fortuna di trovare un posto in 4° fila in platea, quindi mi sono realmente gustato lo spettacolo. Chiamarlo così è però assai riduttivo, e adesso spiegherò il perché.
Non appena abbassate le luci, a sipario ancora giù, Blixa Bargeld è uscito alla ribalta per presentare come si sarebbe svolto ‘Grundstuck’ (dal titolo di un brano dell’attuale ultimo cd del gruppo, “Perpetuum Mobile”).
La prima parte sarebbe stata una ‘greatest hits’ (detto letteralmente da Blixa) presa dagli album finora prodotti; dopo un intervallo, la seconda parte del concerto si sarebbe basata su improvvisazioni, brani indediti, stralci di canzoni ancora abbozzate e così via. Dopodichè, il primo tuffo al cuore per me: il sipario si è aperto su quella che si puo’ tranquillamente definire un’officina abbandonata, eppure per qualche verso ancora attiva: c’erano tutte le strumentazioni inventate dal gruppo, come già detto sempre costruiti con oggetti di uso quotidiano o nelle fabbriche, e ben pochi strumenti ‘convenzionali’; nessuna decorazione, tranne un pannello col loro inimitabile logo. A quel punto i Neubauten hanno iniziato la loro performance attingendo, come dicevo, dai loro album ‘ufficiali’: la gente attorno a me era letteramente entusiasta dell’esecuzione, poiché sicuramente conosceva i brani molto bene: io da perfetto ignorante posso dire di essere stato letteralmente paralizzato sulla poltrona, sia dal carisma di Bargeld, che a più di 45 anni ha saputo dirigere il gruppo con una perfezione assoluta, usando la sua stessa voce come strumento industriale; e gli altri componenti non erano certo da meno. I brani sono andati dal tranquillo, quasi etereo (penso siano stati tratti dagli ultimi cd del gruppo, che da più parti ho letto essere più ‘addomesticati’ e tranquilli), al più rumoristico-industriale vero e proprio.
Tutte le esecuzioni, tuttavia, avevano in comune quel qualcosa di inquietante, angosciante e cupo che li legava l’un l’altro. A volte Blixa fra un brano e l’altro manovrava una radiolina, dalla quale in diretta pescava a caso dall’etere suoni arcani, parole, musiche, e quant’altro.
Terminata la prima parte del concerto (quasi un’ora e mezza!) Blixa in italiano ci ha dato l’arriverci ‘fra venti minuti’, il tempo di far ‘riposare’ (almeno per le) le orecchie, e dopo una decina di minuti è iniziato uno strano rumore, come un’eco riverberato di una fabbrica che via via diventava sempre piu’ intenso e disturbante: ho poi scoperto che erano due vasce d’acciato davanti al palco, piene di palline di plastica, che saltellavano vibrando, ed il cui rumore era amplificato da due microfoni posti proprio sopra le vasche. Meno male che tale suono è durato solo qualche minuto, perché stava realmente diventando insopportabile, ma anche questo ha fatto parte dello spettacolo, che è poi ripreso con la stessa scenografia di prima, ed un coro di diverse persone, alle spalle del gruppo, che altro non erano che i “supporters” del gruppo, cioè che sono iscritti come tali nella guest-list del gruppo, e che, oltre a partecipare direttamente alle prove del gruppo (difatti la sera prima, sempre a Reggio, loro ebbero il privilegio di assistere a porte chiuse alle prove dello show) ricevono bollettini aggiornati sulle ultime novità, possono acquistare i lavori degli E.N. a prezzi scontati, e possono anche ricevere CD preparati appositamente ed esclusivamente per loro.
Questi ragazzi hanno dapprima seguìto il ritmo di un brano del gruppo battendo le mani, dopodichè in un’altra improvvisazione Blixa, Jochen Arbeit ed i supporters hanno creato un vero e proprio mantra, a cui poi si sono uniti il bassista ed i percussionisti, rendendo il mantra sempre piu’ violento. “Qualunque materiale può essere usato per fare musica” disse una volta Bargeld: ce ne ha dato due prove, la lenta lacerazione di un lenzuolo, probabile metafora della lacerazione delle nostre frenetiche vite, spesso non sotto il nostro diretto controllo.
Infine il gruppo ha terminato con un lungo ed ininterrotto collage di suoni e rumori (fra gli altri, il sussurrio di un grosso foglio di carta stagnola, a riprodurre secondo me un vento flebile ma percettibile), dove Blixa ha anche fatto dell’autoironia, quasi a voler sdrammatizzare il momento, oppure a ribadire a tutta la platea che ci si può prendere sul serio anche senza essere troppo drammatici.
Il bis, acclamatissimo, è stato un brano, inedito, assai violento e tirato, che ha concluso una serata che rimarrà sicuramente forse non nelle mie orecchie, ma nel cuore, quello sì.
Ah… dimenticavo… il gruppo da un po’ di tempo a questa parte ha l’abitudine di registrare ‘in diretta’ il concerto, e duplicarne su cd all’instante la registrazione: con molta ressa sono riuscito ad acquistarne anch’io una copia su doppio cd che penso sarà un pezzo da collezione alquanto prezioso.

Foto by Nikita (live Milano del 9/3/04, altre foto le trovate sul n°28 della nostra versione cartacea)

Copyright Rosa Selvaggia