MUSE
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Forum, Assago (MI), 4 Dicembre 2006
testo
by Pinhead
Ponendoci
di fronte ad uno spettacolo visivo, i nostri occhi si bagnano
come un petalo di rosa sotto la rugiada mattutina. L’aria
è fresca, il cervello sembra aperto sul mondo, respira ossigeno
e si carica di armonie pittoriche, suggestive quanto il
proprio intricato e spettacolare ingranaggio di Madre Natura.
Spogliati del proprio corpo, senza inibizioni e turbamenti
dettati da una società dittatoriale, il nostro cuore viaggia
su ali dorate per assistere al concerto dei Muse. Una visione
incantata e incantevole è il degno preludio ad una pace
dei sensi piacevolmente trasmessa da Matthew & Co. Ennesimo
concerto, ennesimo sold out per comunicare un’onnipotenza
alchemica nel maneggiare la materia musica, nel plasmare
le melodie vocal-musicali, nel proporre a noi comuni esseri
mortali una visione onirica dall’animo semplicistico ed
efficace. Facile perdersi tra i luoghi comuni, tra le rovine
di un paesaggio ipocrita, altezzoso e manieristico popolato
dai soliti detrattori da quattro soldi, ben rappresentati
dall’unica moneta esistente per trafficare le loro insulse
idee: l’Io ignorante, il non vedente. Abbattuto il muro
dell’invidia e della falsità, il Forum si è deliziato all’inverosimile.
Ho raccolto emozioni qua e la nell’aria, una ragazza soddisfatta
(“sono proprio contenta di aver visto questi Muse”), una
coppia serena, un gruppo di giovani in estasi raccolta,
senza strafare. Persone perbene, dall’animo puro, senza
tanti fronzoli per la testa, persone serie e divertite,
felici e divertenti, senza occhiaie da drogati, pelle gialliccia,
barba e capelli incolti. Curate nei minimi dettagli quanto
la musica che riecheggiava nel teatro.
Dark, semidark, colti, semicolti, curiosi e fan dall’animo
gentile.
I Muse ispirano tutto ciò, potenti nella loro beata semplicità,
orchestrali, rockettari, visionari e passionali. L’ultimo
disco “Black Holes & Revelations” si erge a capolavoro di
bravura tecnica, tagliente ed immediata. Un cambio di stile
senza sporcarsi la giacca. I nuovi brani incorniciano i
vecchi lavori, quanto una cornice d’oro attorno ad un quadro
di Van Gogh, passato e presente dagli stessi colori. Potenza
visiva ed espressività quasi ai limiti della percezione
umana. Chi non sente questo, ad un concerto dei Muse, non
è degno di chiamare la musica, arte, semmai dovrebbe cominciare
a chiedersi cosa è l’esistenza. Ma probabilmente, nell’atto
di formularsi la domanda, sarebbe già impegnato nel slinguarsi
la propria compagna, arrivando al termine del concerto,
senza perché (anche questo è accaduto al Forum).
Sul finire lo schermo abbaia: “no one’s gonna take me alive”,
“the time has come to make things right”, “you and i must
fight for our rights”, “,you and i must fight to survive”.
Sopravviviamo consapevoli di aver goduto di quasi due ore
poetiche (Matthew è un attore-signore), col sorriso stampato
sul volto e l’omaggio morriconiano ancora fresco nella mente
(le parole sopra citate fanno parte di “Knights Of Cydonia”,
brano dichiaratamente ispirato alle atmosfere di Sergio
Leone da gustarsi anche nel formato video – nda).
Musica per tutti, ma siamo nel nuovo millennio, impossibile
non catalogare: musica per gli aristocratici d’animo.