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M'era Luna 2015

"10. Jahr Jubilaeum"

Testo di M. Drigo
Foto by The.Ory

Hallo a tutti quanti, e benvenuti al decimo compleanno del M'era Luna. Mi sto riferendo naturalmente al NOSTRO decimo anno, l'evento ne ha molti di più, anche se non li dimostra affatto. Già perchè, come non mi stuferò mai di sottolineare, chi lo organizza è capace di rinnovare l'offerta di anno in anno, aggiornandola, attualizzandola. Non solo le persone che qui accorrono da ogni dove costituiscono un campionario delle svariate stratificazioni e mutazioni che l'ambiente ha generato negli ultimi decenni, tutte molto civili e sociali, ma pure il festival si è evoluto e modellato per venire incontro alle loro esigenze.
Lo sapevate che ci vengono volentieri tanti disabili? Come in Italia. E che le famigliole (di Goth) ci vengono senza che i loro pargoli scorrazzino a perdifiato importunando tutti? Come da noi. E che la percentuale di beoni è ridicolmente bassa? Uguale, no? Bene, se ora vi suggerisco che i servizi igienici sono (quasi) impeccabili, l'offerta musicale è notevole, il menù degli stand gastronomici è capace di soddisfare tutti, ma proprio TUTTI, penso che riusciate a farvi facilmente un'idea del perchè dei "miracoli" di cui sopra.
Passando alla musica, direi che quest'anno siano stati i generi electro e industrial quelli prediletti, con una maggiore attenzione all'intimismo rispetto alla goliardia dell'anno scorso. Personalmente ho percepito un'aria più mesta, ed è ben straniante, considerato che in quest'occasione tutta l'area era letteralmente traboccante di anime nere (il sold-out è stato raggiunto giorni prima dell'apertura del "circo").

L'area concerti è stata la prima sorpresa grossa di quest'anno: niente più chioschi della birra nei paraggi del Main Stage, bensì una spianata deserta molto larga e capiente studiata apposta per accogliere la fiumana di neri virgulti attesa dallo staff. Fiumana che si è presentata puntualmente alle porte del circo alle 11 in punto di sabato mattina, e in venti minuti ha occupato in toto quell'alveo preparato per lei, ogni cala, ogni insenatura, ogni più piccolo buchino è stato occupato scrupolosamente.
Vorrei ora fare una menzione speciale per la gastronomia. Pare che sia universalmente diffusa l'usanza, tra i Goth, di non mangiare carne, o quantomeno di consumarne con estrema parsimonia. Questo infatti ho notato quest'anno, che data la presenza, diciamo al 70% di stand che offrivano un menù esclusivamente erbivoro, la speranza dei vegetariani di nutrirsi in modo variegato è stata oltremodo soddisfatta. Con una sezione dedicata anche ai vegani. Come in Italia. Uguale. State ancora leggendo? Non vi sto annoiando? Molto bene, allora possiamo procedere.
Come già accennato l'anno scorso, si è prodotto questo curioso fenomeno: non ci si può più avvicinare ai palchi senza i tappi per le orecchie. Vuoi perchè i miei biologici apparecchi uditivi siano obsoleti rispetto alle nuove tecnologie sonore, o magari perchè siano due anni che il capofonico non viene pagato a dovere, fatto sta che per godere appieno delle performance dei gruppi il sottopalco per me è off-limits. Da un certo punto di vista mi è anche più congeniale: non mi piace granchè vedere i musicisti dimenarsi sul palco in preda al ballo di San Vito, o atteggiarsi in alcun altro modo. Io sono qui per la musica, punto. E quindi, complice anche il caldo, tale da imporre una vera e propria "quest" per qualsiasi angolino ombroso disponibile, sono stato molto poco a portata visiva da chi suonava.

Day One
Fuggire dalla torrida estate italiana non è stato sufficiente a salvarci dalla secrezione spasmodica di sudore, così per cercare un rifugio di diversa natura proviamo a chiedere aiuto ai gruppi più cupi. Piccola parentesi per i VERSENGOLD, che propongono un medieval-folk forse un po' compassato ma godibile, niente di trascendentale, ma almeno è musica onesta. Cosa che in tutta franchezza non si può dire dei COPPELIUS, di cui ho già detto in passato: fammi una melodia che non cambi stile ogni due battute, oppure tornatene a casa, poco m'importa se fai tanta scena sul palco! E lo stesso vale per gli OST+FRONT, talmente simili ai Rammstein da rasentare il plagio. Esponenti di spicco anch'essi di quella tendenza alla teatralità fumogena di cui parlavamo, e corredata dei soliti militarismi e secchiate di sangue gratuito in faccia. Ma come fanno, dico io, con tutto 'sto caldo! No, no, non ci siamo.
Ascoltiamo i LORD OF THE LOST con un misto di speranza e di tenerezza: speranza per avere un po' di refrigerio mentale, e tenerezza perchè come loro, continuano a sbocciare giovani epigoni dei vari Goth Rockers quali 69 Eyes e Him, etc. etc. Certo è che la tristezza, più che dai testi viene dal rendersi conto che sotto il sole questa musica non funziona. Però in Germany sembrano molto gettonati vista la frequenza con cui negli ultimi anni appaiono sulle riviste del settore. Ottimi per le coppie giovani, e per le ragazze single purchè under 20.
Nel frattempo in Hangar Stage si esibiscono a catena prima i FROZEN PLASMA e poi i MELOTRON, esponenti di un filone tra il future e il synth pop. I primi essendo sorti dalle ceneri dei NamNamBulu e da una costola dei Diorama, ne propagano le sonorità; i secondi essendo in circolazione da vent'anni si può dire che hanno nutrito la scena.
Ma nemmeno l'hangar può dare scampo dall'afa, e così torniamo all'aperto per andare a sentire i L'AME IMMORTELLE, mai visti prima a Hildesheim, ma di cui ero curioso. Tale curiosità mi spinge fuori dall'ombra quel tanto che basta a sincerarmi se a cantare è sempre Sonja, e se la sua chioma è ancora così rossa, e la sua figura ancora così imponente. Superati questi esami preliminari, il combo viennese ci delizia con una bella Tiefster Winter, che riporta alla mente ricordi quasi sopiti. La voce di lei pare non avere età, e oggi canta esattamente come vent'anni fa, e la prestazione di oggi equivale all'ascolto su disco. Una buona prova ed un piacere averli incontrati dal vivo. E' la volta, subito dopo, di un gruppo che dire "di casa" è quanto meno riduttivo. Ed i SALTATIO MORTIS questo sono, visto il coinvolgimento dimostrato dal pubblico. Basti vedere la reazione unanime che riscuotono sulle note di Wachstum uber alles, il cui ritornello prende in prestito la melodia dell'inno nazionale. Beh, uno dice, l'inno di Mameli fa uguale. Sì, sì. Non ci fanno mancare canzoni più veloci e tribali quali Idol, nè i classici quali Eulenspiegel, ormai pezzo fisso della loro scaletta live. E pure il finale si dimostra senza sorprese, con la solita Spielmannsschwur. Niente picchi emotivi con i cari nostri, anche se fanno il loro, come sempre. Rimane solo il rimpianto per il vecchio repertorio in cui inserivano tocchi elettronici ben calibrati.
Parlare dei BLUTENGEL mi sembra superfluo, qui al festival sono quasi padroni di casa, tra un po' gli consegneranno le chiavi del Flugplatz, tanto spesso ci vengono. Che dire? Solite canzoni, solite squinzie a far figura, stessi testi anche con canzoni nuove... solita minestra.
Gli IN STRICT CONFIDENCE come sempre relegati in hangar danno una buona prova e sono gli unici oggi a regalarci quel senso di inquietudine che ci aspetteremmo dalla maggioranza dei loro colleghi, e che per tutto il giorno non siamo riusciti a trovare in altri. La loro setlist è sufficientemente monocroma da creare l'atmosfera che ci serve per evadere dalla realtà e perderci un po', cullati da un mondo onirico che ci osserva con occhi familiari. Le mie preferite di oggi Seven Lives, Forbidden Fruit e Morpheus, appunto.
Ora se non vi dispiace parlerò un po' di Rob Zombie, giacchè grazie a lui finalmente, insieme alle tenebre (sono le 9 di sera) è calato pure il gelo, quello vero. Sì perchè qui il clima è così: anche se di giorno fa caldo, di sera fa freddo, invariabilmente. Quindi, per correttezza, mi pare adeguato ricambiare. Innanzitutto, gli va conferito il titolo di capocomico del circo, data la verve che questo cinquant'enne americano, poliedrico e istrionico artista, dimostra sul palco nonostante l'età. No perchè non solo si muove, ma corre e salta, si mette in pose da supereroe giapponese e cambia giacca a ogni canzone, quasi. Il suo repertorio è abbastanza nutrito e per l'occasione sfoggia un po' di questo e un po' di quello, dalle classiche della sua former band, i White Zombie, con More Human Than Human, a quelle sue da solista, come Superbeast o Dragula. Inoltre, non rinuncia a dedicare un paio di chicche ai suoi fan, tirando fuori alcune cover ad effetto, tra le quali spicca School's Out dello zio Alice (Cooper, per i meno informati).
Anche di ASP non ho tanta voglia di parlare, perchè, come mi pare di aver detto in passato, un anno canta bene e uno canta male. Avete già capito di che tenore sia stato quest'anno, penso. E poi la scaletta è la stessa da troppi anni. Rimandato.

Day two
Quest'anno uno dei gruppi che più volevo vedere erano i TYSKE LUDDER, e me li sono persi. Tutto perchè suonavano subito dopo pranzo e a quell'ora ormai non si poteva entrare in hangar causa "eccessiva farcitura". Buona cosa il maxischermo all'esterno, ma tutt'altra cosa è vivere un bel live EBM dall'interno dell'edificio, coi bassi giusti che tuonano tutt'attorno a te. Pazienza. Tuttavia meglio così che rimanere imbottigliati e stivati come sardine.
Ordunque, di lì a poco sul Main Stage si esibiranno i nostrani DOPE STARS INC. e noi ci dirigeremo colà, attratti un po' da campanilismo, e un po' dalla loro buona resa su disco. E poi per aver visionato sul loro sito il bel video di Dressed Inside Your Fear, di cui ci faranno omaggio durante l'esibizione. Ma, ahimè, nonostante l'entusiasmo che manifestano, il cantato non è dei migliori, suppongo per questioni di settaggio (vi ricordate del capofonico?), e il risultato è abbastanza deludente. Dispiace, perchè fuori dall'Italia i nostri gruppi avrebbero bisogno di figurare meglio. Rimandati. Altro gruppo che ha risentito del settaggio sgradevole è quello dei TANZWUT, pessimo spettacolo stavolta per il gruppetto di scoppiati medievaloidi, troppa batteria e troppo basso: un po' pochino se si considera che mettono in mostra in prima fila le cornamuse.
La Timetable del festival non ci permetterebbe di farlo, ma riusciamo miracolosamente a seguire quasi integralmente i successivi tre gruppi della giornata, e non è poco visto che 2 di questi suonavano in hangar consecutivamente, mentre il terzo all'aperto incastrato cronologicamente tra loro. Ma andiamo con ordine: gli ASSEMBLAGE 23 è il primo dei tre in questione. Nel particolare è un solo project, Tom Shear ne è il cuore e la mente. Attivo già dall'88 il nostro statunitense ci ha donato una performance di tutto rispetto, ed è uno di quelli che dal vivo non tradiscono le attese di chi ascolta l'album, anzi la voce funziona altrettanto che sul supporto magnetico. E magnetica è pure la sua setlist, fatta di pezzi noti, dal primo all'ultimo: Naked, Talk Me Down, e la nostra preferita The Noise Inside My Head.
Finalmente qualcuno che non fa tutto il repertorio tranne quelle più belle, vi sembrerà paranoia ma a noi succede spesso. E come si diceva abbiamo avuto il tempo di sgusciare fuori a vedere gli APOPTYGMA BERZERK, mentre ci concediamo uno spuntino con delle polpette vegetariane della tradizione indiana, speziate a dovere e col riso al cumino, accompagnato da delle patate pastellate con chutney di mele... ma sto divagando.
Mentre mangiamo, dicevo, possiamo goderci per intero il loro spettacolo, che inizia con la cover di Fade to Black dei Metallica. Rapidamente a seguire il loro cavallo di battaglia Love Never Dies, e altre canzoni più recenti tra cui Kathy's Song, Starsign e la grandiosa In This Together. All'improvviso una perla: la cover di Love Will Tear Us Apart, che da sola vale tutta la giornata, sia per quello che pesa a livello musicale, sia per l'interpretazione stilistica che ne fanno loro. Per finire con You Keep Me From Breaking Apart e da ultimo Until The End Of The World. Insomma dopo gli Assemblage 23 un'altra conferma: la giornata sta andando meglio della precedente.
A completare la tripletta ritorniamo in hangar e troviamo per l'ennesima volta i miei amati ROTERSAND, che non deludono mai, nè per il carisma nè per la capacità di coinvolgere il pubblico, nè per eventuali buchi nella scaletta. Per forza, è uguale da 5 anni! Sì, lo so, con Asp non son stato altrettanto buono, ma i gusti son gusti, no? Sono davvero curioso di sentire l'album nuovo che hanno fatto, anche se si tratta quasi per intero di remix e versioni alternative di Truth Is Fanatic, come in effetti recita il titolo che non fa altro se non aggiungere un "Again" alla fine. Come al solito tuttavia, dal vivo il buon Rascal non si preoccupa di farci apprezzare il suo bel timbro vocale, e canta per così dire "a braccio" ed è un gran peccato, e sinceramente dà anche fastidio. Ma la musica rende troppo bene, e uno può anche sorvolare.
Uscendo all'aperto rischiamo di fare il più grosso sbaglio della giornata, perchè a seguire i NACHTMAHR sembra che ci sia il mondo. Il gruppo è formato da Thomas Rainer, costola dei L'Ame Immortelle che abbiamo visto ieri. Dicevo che abbiamo quasi sbagliato, perchè così facendo non siamo potuti rientrare, ma abbiamo altresì avuto l'occasione di vedere all'opera una banda di ballerini techno che si sono esibiti davanti al megaschermo posto appena fuori. Il successo di pubblico è secondo me molto ben meritato anche se forse un tantino sproporzionato. Magari sarò io limitato ma altre realtà come X-RX e Straftanz non sono certo da meno, e poi ricorda abbastanza da vicino i più datati Funkervogt. Bel concerto però.
Ci vorrebbero più gruppi così sul programma. Siamo arrivati alla fine quasi, calano le ombre della sera e sul Main stage si presentano i leggendari EINSTURZENDE NEUBAUTEN. L'atmosfera si fa molto più rarefatta quando iniziano a suonare, e fin da subito le note di The Garden scandiscono quello che sarà il mood della serata. Veniamo trasportati indietro di 30 anni, quando coi loro suoni/rumori segnarono profondamente la sperimentazione sonora degli anni a venire. Non mancano sullo stage i loro particolarissimi strumenti prodotti artigianalmente, ingombranti e vistosi, trademark vero e proprio che li accompagna sempre e li caratterizza per essere legati alle loro ataviche radici. Particolarmente pregevole Dead Friends in questa occasione e Sabrina. A loro il merito di aver captato l'attenzione di tutti soltanto con dei sussurri e una pacatezza ineguagliabili, piuttosto che con del semplice volume alto e ritmiche trascinanti. A tutt'oggi, dopo tre decadi di carriera, possono ancora dirsi araldi di un'avanguardia sempreverde. Magici.
Bene, dopo di loro si sono esibiti i NIGHTWISH, ma diciamo pure che le cose più importanti e interessanti le avevamo già sentite, e quindi li abbiamo ascoltati come un buon sottofondo al nostro ultimo giro del mercato.

Non si può mai dire quali saranno le novità dell'anno venturo, qui a Hildesheim, quest'anno ad esempio il servizio è stato impreziosito da un minimarket fornito di generi alimentari per la prima colazione, e l'allargamento dell'area campeggio, tanto da permetterci una più serena scelta per lo stanziamento; inoltre i tavoli e le panche per sostare e pasteggiare erano di gran lunga più numerosi rispetto all'anno passato; le file per entrare il primo giorno erano organizzate in modo più snello e ordinato tanto da non farci perdere troppe ore. Ecco, ora si tratta di vedere se nelle prossime edizioni faranno qualcosa anche per variare di più la scelta dei gruppi da chiamare, visto che molti di quelli presenti non fanno altro che il turn-over. Un'edizione leggermente sotto tono stavolta, seppure caratterizzata da servizi più pronti a soddisfare le esigenze della moltitudine, ripeto, forse per il prossimo futuro ci si potrebbe dedicare a implementare la varietà e possibilità delle band coinvolte.
Chissà l'anno prossimo? Lo scopriremo sempre e soltanto laggiù, o meglio lassù.
Ossequi
MD.