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13-14 Agosto 2011, Hildesheim (Germania)

 

Testo by Martino Drigo
Foto by THE.ORY

 

MERA!!!

Di volta in volta il festival migliora, e per chi scrive è l’appuntamento irrinunciabile dell’anno, da ormai 7 anni. Come sempre la proposta musicale è molto varia e permette la convivenza, all’interno dell’accampamento (non chiamatemelo solo camping!), di fenomeni da circo, un vero e proprio campionario del sottomondo che ci accomuna. E così ci si trova catapultati alla mercé dei vicini di tenda più alla mano che ci possano essere, sia i più giovani, ancora timidi, che i veterani, mai sobri (“sono 25 anni che andiamo ai festival, io e i miei amici qui…hic…”). La gente, comunque la si voglia guardare, è molto affezionata al “MERA”: lo scrivono dappertutto (MERA!!!), fanno sfoggio di treccione di braccialetti delle edizioni passate, e di notte al campo si sentono cori di ululati alla luna piena e di “Helgaaa!”

Quest’anno sono stato anche più attento del solito alla musica, grazie a Rosa Selvaggia, sapete, lassù è bello anche solo andare a zonzo per le bancarelle, o in giro per l’area medievale, sempre aperta anche di notte, dove suonano a gratis la sera i Cultus Ferox durante gli spettacoli di giocoleria e dei mangiafuoco. In ogni caso è stato un anno di bei concerti da un lato, esibizioni scadenti dall’altro, e al centro le conferme di gruppi in voga da anni e che non mancano un colpo.

13 AGOSTO

OMNIA
Gli olandesi Omnia definiscono la propria musica “neoceltic pagan folk” e nelle loro esibizioni tendono sempre a coinvolgere emotivamente il pubblico. Peccato che il trucco riesce solo di sera quando le luci artificiali contribuiscono a creare l’atmosfera adeguata, mentre a mezzogiorno, in un giorno di cielo coperto, ciò non si verifica… per fortuna possono contare su un’esperienza live di tutto rispetto, un entusiasmo e un affiatamento davvero sconfinati, tali da soddisfare i palati dei fan, accontentandoli con le loro canzoni più note, come “Witches’ Brew” e “Etrezomp ni Kelted”, e introducendone alcune nuove tratte dal nuovo album “Musick and Poetree”.


QNTAL
Finalmente, per la prima volta riesco a vedere dal vivo i “Kvantàl” (2 anni fa avevano defezionato per motivi di salute), così finalmente ho imparato come si pronuncia quello strano monicker! Almeno così lo ha pronunciato Syrah salutando il pubblico. Devo dire che in foto me la facevo più giovane, ma la sua voce e la presenza scenica mettono qualsiasi altra cosa in secondo piano, e lo stesso si può dire per la bravura e per come tiene il palco il caro Michael Popp, multistrumentista e co-fondatore del gruppo. Accanto a batteria e tastiere troviamo una giovane e brava cantante e violinista a dar man forte al quintetto tedesco, tutto a vantaggio della resa dal vivo dei complessi gorgheggi e delle variegate sonorità che costituiscono il loro trademark. Brani come “Ecce Gratum”, “Veni veni” e “Departir” sono ancora tra i loro pezzi migliori.

 

LEAVES’ EYES
Ed ecco salire sul Palco la poliedrica Liv Kristine, che dopo aver lasciato i Theatre of Tragedy ha visto crescere la sua notorietà, grazie anche al suo notevole carisma, o egocentrismo, il dubbio rimane dato che il suo è praticamente un progetto solista, sostenuto anche alle chitarre dal marito, leader a sua volta degli Atrocity. Si presentano al pubblico con molto calore, e forti di un nuovo album “Meredead”. Personalmente non sono un grande appassionato del loro genere, ma la musica è gradevole e parla di un gruppo dalle ossa solide, con radici profonde, basti notare la cover di “To France” di Mike Oldfield, presente anche sul loro ultimo studio album.

FUNKER VOGT
All’interno dell’hangar sono i gruppi elettronici quelli che rendono meglio, come nel caso dei Funker Vogt, gruppo attivo da parecchi anni e con un seguito di tutto rispetto, visto che la security faceva entrare la gente a rate nel già pur capiente capannone, e per fortuna che tanti uscivano per la calca, sennò mi toccava sentirli da fuori, e, se siete mai stati là dentro, non è la stessa cosa! Bassi pestati e luce quasi a zero fanno da cornice a uno spettacolo veramente cupo e distopico, e l’emozione sale tra il pubblico sulle note dei grandi classici “Gunman” e Maschine Zeit”.

ASP
E’ quasi sera ormai quando sale sul palco, per la nostra gioia, il nostro caro Alexander Spreng accompagnato dal calore del pubblico di casa (in Germania fa furore), e, sempre per la nostra gioia, per fortuna non bissa il flop di 3 anni fa sempre qui a Hildesheim, dove aveva dato prestazioni veramente molto sotto tono. Non conosco molti titoli delle sue canzoni, ma “Sing Child”, “Ich will brennen”, “Biotopia”, “She wore Shadows” sono da sempre tra le migliori della sua discografia, e sentite dal vivo sono assolutamente trascinanti, con le fiammate alte 4 metri sul palco e le nuvole di coriandoli sulla folla, lo spettacolo è garantito.

WITHIN TEMPTATION
E’ con molta attesa che mi avvicino al palco per sentire i Within Temptation, premiatissimi olandesi che se in origine esponevano un gothic metal convincente e sostenuto da un’ottima voce, ora preferiscono produrre un più articolato e complesso symphonic metal con sfumature rock. La bella Sharon si presenta una volta tanto senza bustini né gonne, e la sua voce si scalda dopo appena una canzone. Non mancano i classici “Mother earth”, “Stand my Ground”, ma anche “Our Solemn Hour”, The Howling”, tanto per citarne alcuni. E non mancano nemmeno le novità come “Faster” dall’album nuovo “The Unforgiven”. Il chitarrista Robert tra un brano e l’altro si lascia andare a una lode del pubblico al M’era Luna, dicendo che solo qui la gente è così rilassata. Tutto sommato un bello spettacolo, ma secondo me lo schermo gigante che hanno sul palco, su cui proiettano i video delle loro canzoni, distrae troppo dall’esibizione…

14 AGOSTO

MONO INC.
I Mono Inc. sono una band in rapida ascesa, esordendo nel 2004 hanno già all’attivo 5 album, l’ultimo, “Viva Hades” è proprio di quest’anno, e hanno già raccolto un vasto seguito, grazie al loro gothic rock di base classica (basti vedere l’omaggio a Iggy Pop con la cover di “The Passenger”) ma con qualcosa in più, qualcosa di personale, nutrito dall’estesa sottocultura della musica tedesca di oggi, o come si potrebbe anche dire, con una marcia in più. Sì perché il loro show è costruito su una combinazione di sonorità classicheggianti, sottolineate da nelle nuove “Viva Hades” e “Symphony of Pain”, ma con un groove trascinante, enfatizzato ad esempio da “Voices of Doom” o “Get Some Sleep”.

TYSKE LUDDER
E’ un vero miracolo essere riusciti a entrare in hangar a vedere i Tyske Ludder, gruppo che suona ciò che io definirei harsh-ebm, e invece viene fuori che fanno elektro-funk industrial. Non chiedetemi dettagli, vi posso assicurare che non è così complicato come sembra, e poi hanno un approccio non troppo dissimile da altri gruppi dall’estetica militaresca, lyrics che incitano al risveglio della coscienza individuale, ritmo irresistibile e una buona dose di autoironia, che qui non manca mai, materializzata nel dirigibile gonfiabile nero che fluttuava sulla folla sfoggiando il logo “TL” dei nostri. E’ stata una buona occasione per sentire live quasi tutto il nuovo album “Diaspora”. Le migliori? “Eugenix”, “Der Androgyne Held” e soprattutto “Merciless”. Grandiosi!

TYING TIFFANY
Non conoscevo Tying Tiffany, e non sapevo, quando mi sono informato sul suo conto, e dopo averla vista e sentita cantare, che nel Bel Paese ci fossero davvero artisti talentuosi. Sì, perché dalle notizie che ho io, la ragazza viene da una lunga gavetta live, anche a fianco di gruppi acclamati. E l’esperienza sul palco si sente tutta, la grinta e l’esercizio vocale sostengono una performance poliedrica in cui si percepiscono nettamente svariate sfaccettature stilistiche, che spaziano dal punk dark (se mi passate l’espressione) di Siouxsie, al goth rock dei Sisters of Mercy, al funk degli Angelspit (nessuno sarà d’accordo, ma a me alcune canzoni me li ricordano parecchio). Sì, lo so, è riduttivo parlare di un’artista dicendo che assomiglia un po’ a questo e un po’ a quello, volevo solo rendere l’idea di una vasta gamma espressiva, che secondo me, per riuscire ad amalgamare come fa lei, ci vuole molta bravura. Riguardo al M’era Luna ci ha confidato: “ho sentito calore e partecipazione totale dal pubblico, molto preparato, cantava e ballava le canzoni. Si respirano rispetto e consapevolezza per la musica e sana voglia di divertirsi, senza dover sfoggiare forzatamente l’abito più “originale”.” Sottoscrivo in pieno.

TANZWUT
“Mania di ballare”, questa è la traduzione, approssimativa, del nome del gruppo. Il che ci dà l’idea di quanto la locuzione “sono come i Rammstein, solo che hanno anche le cornamuse” sia fuorviante. Per la cronaca, alcuni membri del gruppo fanno parte anche dei Corvus Corax, quindi di cornamuse se ne intendono per forza, e tra questi il leader, che porta in testa solo due ciuffi di capelli rosso fuoco modellati a cornini da diavolo, da cui lo pseudonimo, Teufel. Che poi ha un altro gruppo chiamato come lui, che suonava un paio d’ore prima in hangar, ma questa è un’altra storia… Come definire la loro musica? Industrial rock medieval folk metal, ecc. ecc. sembra un po’ complicato, ma in realtà il prodotto è piuttosto godibile e il pubblico tedesco è particolarmente sensibile a tutto ciò che è ruvidamente danzereccio, con il risultato di trovarsi in mezzo a una folla entusiasta che canta a squarciagola, intonata e a tempo, incitata dal buon Teufel tutto quanto il repertorio “Ihr wolltet Spass”, “Bitte Bitte”, “Teufel im Paradies”, “Nein Nein”. Provatevi un po’ voi a tener fermo il piedino su “Meer”, o su “Vulkan”, o su “Lügner”. Contagiosi!

VNV NATION
Ed eccoci qui, noi dall’Italia e loro dalla Gran Bretagna. I Vnv Nation hanno messo la loro impronta su quasi tutto il panorama elettronico attuale, e continuano a divertirsi a suonare a fare canzoni, sono come gli Iron Maiden nel loro campo: anzianotti e scanzonati. Tra le curiosità legate ai due fenomeni, c’è che sono talmente affezionati al target teutonico, ampiamente ripagati devo dire, che si sono trasferiti dalla terra natia ad Amburgo e sono presenti in qualità di dj nell’hangar a tarda notte durante il festival. Iniziano lo show con “Chrome”, “Tomorrow Never Comes” e “Farthest Star” un trio di classici che fanno scaldare fin da subito i cuori dei fan, per poi lasciare spazio alle novità dell’anno: “Nova” e “Control” dall’album “Automatic”. Poi si torna indietro nel tempo con la sempreverde “Standing” e la straziante “Illusion”. Ancora alcune canzoni ci tengono su prima del gran finale con “Perpetual” che termina sul coro a cappella di tutti sul ritornello, che sembra non volersi spegnere mai. Ogni volta un gran concerto.

E così finisce l’appuntamento dell’anno, pensando a quanto ci è piaciuto stare qui, su quanto sarà dura tornare alla vita normale, e fantasticando su chi verrà a suonare l’anno prossimo. E gli aneddoti intanto si accumulano, su quello che mangiano i vicini di tenda a colazione, sulle varie tecniche di montaggio/smontaggio delle tende, le bancarelle nuove apparse, quelle che non si son viste, gli acquisti repressi, quelli sbagliati, e gli affaroni dell’ultimo minuto. Una gita molto intensa, sempre la stessa, “stessa spiaggia, stesso mare”. E l’anno prossimo sarà ancora meglio! MERA!!!

 

PEOPLE