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MEDITERRANEAN AUTUMN FESTIVAL
Sala Salamandra Barcellona (Spagna) - 26 e 27 settembre 2008

In viaggio: Oflorenz

Speravo un giorno di riassaporare l’atmosfera splendida del raduno di Soleil Noir a Yverdon di un paio di anni fa, ed ecco il sogno realizzarsi in terra ispanica, anzi per l’esattezza catalana. David de “La Esencia” di Barcellona ci regala una double-night davvero indimenticabile, dove la musica fa da corollario ad uno spirito speciale che unisce in un corpo unico i circa 150 convenuti da tutta Europa; uno spirito che ricerca con passione le radici e le tradizioni vere nel profondo dell’arte e del folklore della propria terra, sia essa la Catalogna o la Germania, l’Italia o la Bulgaria. Cosa rara negli squallidi tempi della cosiddetta “globalizzazione”, che tutto ha massificato e “mercificato”, l’arte e la musica in primis, rispondendo alla sola ed unica legge del business.

Venerdì 26 Settembre
Purtroppo veniamo sorpresi dalla esemplare puntualità dell’organizzazione, che vuole giustamente Horologium sul palco poco dopo le 20 del v

enerdi sera. Abituati agli orari italiani, e speranzosi nei costumi da movida notturna della Spagna, entriamo nella bellissima Sala Salamandra quando i polacchi han già terminato, ed i connazionali Der Feuerkreiner (foto a sinistra)stanno già suonando i primissimi brani. Federico e Valentina, forti di azzeccate videoproiezioni che scorrono alle loro spalle, ci donano una performance davvero coinvolgente, proponendo parecchi estratti dal recente full lenght “Unsere Zeit”. Mi piace il recitare quasi sottovoce di Federico, che all’improvviso scende dal palco per accovacciarsi in terra quasi fosse perso in un mondo tutto suo, incurante della folla circostante. Il duo di Recanati, con le sue liriche grottesche in un para-tedesco ispirato dal poeta surrealista germanico Christian Morgenstern, crea un alone decadente che mi riporta alla mente grigi e imponenti scenari mitteleuropei di metà novecento. Recuperate il loro ultimo lavoro, esperienza consigliatissima!

La pattuglia britannico-olandese di HERR (foto a destra) prende rapidamente posto sul palco, capitanata dal grande Troy Southgate e dalla “mente” della band Michiel Spapé. Tromba, violoncello, tastiere, due voci e non ultimo un potente impatto percussivo fanno di HERR una vera e propria piccola orchestra, dal suono rotondo e convincente. Li preferisco nettamente dal vivo che su disco, l’ultimo full-lenght “Vondel’s Lucifer” non mi aveva infatti convinto del tutto. Durante la loro esibizione ci perdiamo in infinite foto alla bella biondina che con marziale postura pesta il suo tamburo come un’assatanata, cosa volete…al fascino nordico non si resiste!

Ma è ora giunto il momento della star di questa serata, Gerhard “Kadmon” altrimenti noto come Allerseelen (foto a sinistra). Dopo l’apparizione torinese di qualche tempo fa, invero un po’ scialba, ero curioso di mettere alla prova il seminale progetto austriaco, imprescindibile di certo nel variegato mondo del cosiddetto neo-folk. Ebbene, prova superata a pieni voti. Anzi, se non fosse che il giorno dopo suonerà l’inarrivabile Camerata Mediolanense, assegnerei la palma di miglior gig proprio al grande Gerhard, che con un super-gruppo a sostenerlo sul palco della Salamandra trascina letteralmente la sala in un’ora e più di inni e danze. Gli assi nella manica dell’austriaco sono il basso micidiale di Marcel P.(già con Von Thronstahl e Sagittarius), e l’indiavolato apparato percussivo di Dimo Dimov, che vedremo all’opera la serata seguente con il suo grande progetto Svarrogh. E’ uno spettacolo il danzare sincopato di Gerhard sul palco, che da “Feuersalamander” a “Kamerad”, da “Sonne golthi-ade” a “Wir Rufen Deine Wolfe” non smette un attimo di dimenarsi coinvolgendo l’intera sala in un un unico organismo danzante. Da brividi la chiusura dello show, con Thomas e la biondissima Nicole di “Die Weisse Rose”, più la giovanissima collega di HERR, che si uniscono sul palco, per una serie esplosiva che parte da “Sturmlied” per atterrare con “Lied der Häftlinge”. Uno show memorabile!

Sabato 27 Settembre

Affascinati dalla surreale arte di Gaudì, ma anche imbolsiti dai fritti di mare troppo abbondanti del mezzogiorno, giungiamo questa volta in orario per questa seconda serata del festival. I catalani Arnica (foto a destra), unici a giocare in casa nell’intera manifestazione, preparano una scenografia che difficilmente dimenticheremo. Strani “totem” fatti di bastoni e teschi di capra, campanacci e pigne, cespugli di arnica, l’incenso che brucia ai loro piedi. Il set di Arnica, nell’iconografia così come nei testi dei pezzi, riprende con passione le vecchie tradizioni rurali e pastorali della terra Iberica, con uno show acustico dai toni marcatamente rituali che risulta senza dubbio il più ostico dell’intero festival. Non ho mai ascoltato un loro disco, ma posso intuire che si tratti di un gruppo da godere dal vivo, più che da ascoltare nel buio della propria stanza…

Passaggio del testimone: il bulgaro Dimo Dimov, in arte Svarrogh (foto a sinistra) , sale sul palco fasciato dalla bandiera catalana gialla e rossa, ad omaggiare gli amici diArnica; lo accompagnano con il basso il lungo-crinito Marco O.Droning (guardate le foto, farebbe la felicità di qualsiasi scandinavian black metal fan!) e dall’immancabile Marcel P. ai tamburi (vero fac-totum del festival!). Soffiando con forza nel suo corno, Marco dà il via alle danze: una fantastica commistione tra folklore balcanico, potente marzialità neo-folk e gelide atmosfere di stampo pagan-black, come se il folklore est-europeo avesse sposato il Burzum più ambient. I pezzi tratti dall’ultimo “Yer Su” sono favolosi, gli strumenti tradizionali quali Kaval e Ocarina vanno incredibilmente a braccetto con il muro di suono pompato dalla forte sezione ritmica basso/tamburi, il tutto a servizio del culto per la Natura, elemento centrale nell’animo e nelle liriche di Svarrogh. Imponenti.

Ricordo ancora con estremo piacere il set di Die Weisse Rose (foto a destra) a Yverdon, era il 2006 se la memoria non mi inganna. Ma devo confessarvi che qui a Barcellona il biondo Thomas, il nostro caro Deplano, la bionda Nicole, e (come poteva mancare!) “Herr” Marcel P. spazzano letteralmente via la gig elvetica! La formazione a quattro, forte di 3 percussionisti e dell’inarrivabile teatralità del nostro Thomas, sciorina un’ora buona da fiato sospeso, con momenti tragici e decadenti che si alternano a violente esplosioni. Toccante il finale di show, con il Depla a omaggiare i carissimi Ain Soph declamando con rabbia i versi di “Kshatrya” e prestando la voce per una versione al cardiopalma dell’inno “Cuore Nero”. Al termine dello show raccolgo una delle rose bianche dal pavimento della sala, e spero tra me e me di poter presto stringere tra le mani l’esordio di questo progetto, che ad oggi è solamente una promettente realtà live.

Signore e Signori, sull’attenti per favore! Il momento clou dell’intero festival è giunto, con la grande Camerata Mediolanense che si appresta a calcare il palco della Salamandra. L’intro, al buio con uniche luci le fiamme delle torce sostenute da Elena e Daniela, è da brividi. Il tappeto sonoro di “Inferno”, dall’impatto insolitamente potente e debordante, ci attacca senza pietà, mentre in prima fila ammiriamo devoti i bellissimi costumi e le maschere della bella Daniela. Avremo il piacere di ascoltare in anteprima, questa sera, parecchi estratti inediti presumibilmente tratti dal prossimo lavoro di studio, la cui uscita (unitamente a quella di un Live) non dovrebbe tardare. La prima impressione, relativamente ai nuovi brani, è di pezzi granitici dove un rigoroso aspetto ritmico-marziale prevale decisamente, a scapito dell’immediatezza melodica di altri episodi del passato. Ma la dimensione live non è certo ideale per farsi un’impressione corretta di pezzi mai sentiti prima, per cui torneremo di certo a parlarne al cospetto del nuovo disco, sinceramente per il sottoscritto una delle uscite più attese in ambito “neo-folk”. Nessuna sorpresa invece dagli hit storici del combo meneghino, con la sempre splendida “Trilogia della danza Magica” dal primo disco, e le intramontabili “Trionfo di Bacco e Arianna” e “L’Homme Armé”(unico estratto da “Madrigali”), veri cavalli di battaglia di Manuel e compagni. Curioso il siparietto di “Kaserme”, un vecchio traditional intonato da una Daniela inguinata in alti stivali in pelle e cappello coordinato, la più “fetish” tra le sue tenute di scena per la gioia dei maschietti sotto il palco…! Il finale è demandato all’intramontabile “Balcani in fiamme”, con il pubblico della Salamandra ormai proiettato verso una dimensione tra l’onirico e l’estatico. Nella scena odierna, forse solo Ataraxia o Ianva possono tanto.


MEMORIE
Sono tornato da poco da questa avventura catalana, e già la nostalgia mi sta portando la mente a fantasticare sul prossimo festival di Wroclaw, in programma nella prima quindicina di novembre. Mi chiedo come mai non si riesca, in Italia, ad organizzare delle manifestazioni di questo genere. I cachet dei gruppi non sono elevati, anzi. E per le sistemazioni molti di loro si adattano ad essere accolti dagli organizzatori, dando vita – tra l’altro – ad una vasta ragnatela di amicizie e collaborazioni che conferisce a questa scena quel valore aggiunto chiamato amicizia. Eppure certe emozioni, i più bei ricordi, sono sempre legati ad avvenimenti tenuti fuori confine. Per il 2009 vorrei segnalare un evento che, grazie all’iniziativa dell’encomiabile Rvdolf Protti di OEC, costituirà una piccola eccezione nel “deserto” nostrano: il VI CONGRESSO POST INDUSTRIALE, il 14 febbraio presso il Siddharta di Prato. Arrivederci a Prato dunque, o per i più temerari, in Polonia ai primi di novembre: Wroclaw ci attende!

Testo e Foto by Oflorenz