Quando la musica si trasforma in oniriche visioni notturne
Intervitsta
di Lara Bertoglio
La
band, della quale fanno parte musicisti attivi nella scena parmense
e nazionale fin dalla seconda metà degli anni '90, dal settembre
del 2010 distilla le proprie emozioni in liriche che vengono proposte
in diverse esibizioni live. Licenziatari di un Demo / Ep autoprodotto
dal titolo "nottesempre" edito nell'ottobre del 2011, nella primavera
del 2012 ritornano in studio per concepire un degno erede dell'opera
prima. Da queste sessions, registrate e prodotte in collaborazione
con Marco Gallanti, prende forma "ruvidacenere", EP composto da
sei brani edito in collaborazione con l'etichetta SFEM / The Lads
Production. "Ruvidacenere", corredato dal claustrofobico video del
brano "Lady Anne" girato dal registra Francesco Marchini, sarà disponibile
in formato CD il 28 settembre 2012, e prossimamente anche in formato
digitale sui principali digital stores della rete. "Un suono sfumato
di nero, nella migliore tradizione della musica dark wave e new
wave e screziato di rosso, come l'energia e la potenza che trasuda
da ogni singolo battito delle composizioni del gruppo, sostiene
un impianto lirico ricamato da simboli raccolti nel mondo onirico
plasmati in forma poetico ermetica".
Cosi si descrive la band formata da Filippo Galleani (voce e chitarra),
Francesca Mora (voce e synth), Luigi "Pizzu" Pizzuti (basso, chitarra,
synth), Mirko Sassi (basso e synth) e Alberto Clerici (Batteria).
Ciao
ragazzi, raccontateci qualcosa di voi, da dove è nata la volontà
di dare vita al gruppo?
FILIPPO: Tutto è nato nel 2010, alla fine della mia avventura
con un gruppo importantissimo della mia vita, i jacknifed juggernaut,
sentivo di aver perso l'orientamento. Non volevo ridurmi ad una
vita senza la possibilità di potermi esprimere a livello artistico.
Avrei potuto giocare le mie carte da solista, ma l'idea mi rendeva
comunque malinconico: - nessuno con il quale condividere il proprio
percorso è una condizione triste - Francesca, che ai tempi cantava
in una cover band, stanca della solita monotonia e presa dalla forte
spinta creativa, un giorno mi propose di contattare un paio di persone
per formare una band, ed io accettai. Contattammo Luigi, un batterista
ed insieme proponemmo un po' di canzoni durante una manciata di
live con lo pseudonimo di "Black Philip and the merciful ones".
Contestualmente iniziammo a dare un indirizzo al sound della band,
per motivi personali il batterista di allora decise però di non
far più parte del progetto. Nell'estate del 2010, Mirko era appena
entrato a far parte del gruppo, componevamo a casa mia ma non avevamo
un batterista. Luigi Contattò Alberto, che accettò di buon grado.
Ci ribattezzammo Marlat, l'avventura ebbe inizio. Il tutto è nato
dal caos, dal battito d'ali di una farfalla, da un colpo di dadi,
da una mano invisibile che ha legato i nostri destini in questo
progetto.
FRANCESCA : Ero spinta dalla volontà di creare qualcosa che
si avvicinasse il più possibile alla musica che, da sempre amo,
ma non avevo ancora trovato chi condividesse appieno le mie idee.
Fu una sorta di folgorazione quando ascoltai i JJ, la band di Filippo,
nel momento in cui si sciolsero, colsi l'occasione per chiedere
una collaborazione immediata, finalmente avevo trovato le persone
adatte a condividere un progetto energico che sentivo DAVVERO mio.
Veniamo
al sound, a volte capita che un prodotto con poche tracce non esprima
pienamente tutto il suo potenziale, ma con "Nottesempre" uscito
come demo lo scorso anno e l'attuale Ep "ruvidacenere" sembra tutto
molto chiaro: new wave, dark e rock esplosivo amalgamati sono un'ottima
carta di identità per voi o mi sbaglio? Cosa potete dirci del nuovo
album?
FILIPPO: "Nottesempre" è stato inciso nel corso di una session,
in diretta nel febbraio del 2011 , con un sound minimale. Abbiamo
poi rimaneggiato il tutto con i nostri home studios e selezionato
i quattro brani che suonavano meglio. Si tratta di un prodotto nato
dall'urgenza di avere qualcosa da proporre soprattutto ai locali
per un primo ascolto. I pezzi che ne fanno parte ora durante i concerti
suonano diversamente, perché successivamente alle session di registrazione
abbiamo continuato a rimaneggiarli. Per quanta riguarda l'ultimo
disco, "ruvidacenere", in uscita ufficiale il 28 settembre 2012,
invece, il tutto è molto più maturo e preciso, frutto di un percorso
che nel tempo si è evoluto e ci ha permesso di focalizzare con maggior
precisione quello che vorremmo fosse il nostro sound. La nostra
passione per i generi musicali che hai citato, però, esce già allo
scoperto nel demo, anche se non sono perfettamente a fuoco, sono
un embrione dal quale si può già distinguere il sesso del nascituro.
Il nuovo album, composto da sei canzoni, diversamente da "notte
sempre" è figlio di una meditazione più profonda a livello musicale:
arrangiamenti, registrazioni e liriche sono state sondate in profondità
e curate con amore maniacale. Ogni singola nota ha previsto una
profonda cura immaginativa per essere resa nelle sue migliori sembianze,
così come ogni battito di batteria è frutto di lunghi pensieri e
ragionamenti quasi matematici.
FRANCESCA: Come dice Filippo, la differenza si nota già al
primo ascolto. Si tratta di una meditazione profonda, ricca di sfumature
e sfaccettature diverse, dovute al percorso di vita ed artistico
di ogni singolo componente della band. In particolare, nei testi
scritti da me, si notano tematiche di diversa intensità dovute ai
vari momenti attraversati e alle sensazioni "assaporate" durante
il percorso intrapreso. Il tutto è, in linea di massima, frutto
di visioni oniriche e sogni premonitori il richiamo di una dimensione
che solo pochi riescono a carpire, estrapolata e messa in musica,
quasi in codice.
C'è
un pezzo del nuovo album che ritenete più importante degli altri?
Quale è stato quello che vi ha dato più problemi in fase di composizione?
FILIPPO: ognuno di noi credo che abbia un brano preferito
tra i sei che compongono l'EP. Se dovessi fare una media credo che
il risultato finale direbbe: "ruvida cenere". Si tratta sicuramente
di un brano profondo, mistico, molto curato in sede di composizione
e di arrangiamento. E poi esprime un po' quello che noi siamo, un
mix tra new wave e rock potente ed esplosivo, una sorta di ibrido
tra i The Cure e gli Iron Maiden. Il brano sul quale abbiamo avuto
più dubbi sia in fase di pre-produzione che di produzione è stato
"nessuna forma". E pensare che il demo pareva già una versione definitiva…
ci abbiamo lavorato tantissimo, sia in sala prove che in studio.
Ora la versione finale ci soddisfa pienamente, dal demo siamo arrivati
ad ottenere un ibrido sempre dalle tinte molto oscure, ma con quell'esplosività
e quell'energia tipica delle nostre composizioni. FRANCESCA : "ruvidacenere"
è il testo che in assoluto avverto come rappresentativo di questa
"nuova" veste Marlat. Sono molto legata sia a questo che a Triora
(sia nella versione inglese che in quella italiana), non solo per
il fatto di averli personalmente scritti, ma anche per il fatto
che raccontano, per "flashback", sensazioni e percezioni che mi
appartengono, quasi una sorta di input sensoriali.
Come
prende forma una vostra canzone, solo istinto e passione vi guidano
durante la stesura di un testo? E la scelta di cantare e comporre
in italiano da cosa deriva?
FILIPPO: I testi possono essere la trasposizione musicale
di un sogno, di un ricordo o di una sensazione che si risveglia
in un istante, quando il cielo comincia a prendere luce, quando
non è ancora giorno, ma non è neppure notte. E' in quei momenti
che le forme dei nostri testi cominciano a delinearsi. Noi dobbiamo
solo essere pazienti, dobbiamo attendere la luce in modo da poterli
decifrare. Per noi i testi hanno un'importanza fondamentale. Francesca,
ad esempio, spesso ricorre a flash di sogni per ricostruire i testi
"dettati dalla dimensione onirica". A volte lei stessa dice siano
"premonizioni", ma si sa, Francesca è una specie di "strega bianca"…
La scelta dell'italiano quale linguaggio espressivo è dovuta proprio
alla necessità di avere sia un immediato riscontro per quanto riguarda
la comprensione da parte del pubblico, sia per darci la possibilità
di maneggiare u n linguaggio che conosciamo in modo approfondito.
Attraverso la lingua italiana abbiamo a disposizione una tavolozza
completa di colori che sappiamo come maneggiare. Con l'inglese correvamo
il rischio di dover limitare la nostra creatività.
C'è
qualcuno che volete ringraziare per l'esito finale di ruvidacenere
e per il supporto costante?
FILIPPO: Un particolare ringraziamento, per la collaborazione
a livello di missaggio ed editing, va a Marco Gallanti. FRANCESCA:
Un grazie di cuore a tutte quelle persone che ci supportano nel
quotidiano e che passo dopo passo ci aiutano a crescere un po' di
più ogni giorno. Ringraziamo per il supporto anche la Darkwave Community
Friends, Swiss Dark Nights (SDN) e l'associazione Darkitalia.
I
Marlat finora hanno intrapreso una strada ricca di live, quali solo
le vostre impressioni relative agli anni trascorsi sul palco, c'è
una bella differenza da quando avete iniziato questa avventura a
oggi…
FILIPPO: La mia impressione è che a differenza degli anni
90, la musica dal vivo viene vista dai non appassionati o dai non
addetti ai lavori, soprattutto se proposta da musicisti sconosciuti
o quasi, una scocciatura. Ora vanno di moda le tribute band, la
gente non ha il coraggio di esporsi verso qualcosa che non conosce,
non vuole attraversare le colonne d'ercole perché non sa quello
che c'è oltre, noi abbiamo la fortuna di avere un pubblico di veri
appassionati di musica, che cercano ancora di capire cosa si cela
dietro la nostra proposta e che si fanno domande relativamente ai
testi delle nostre canzoni.
FRANCESCA: Assolutamente proiettata nei miei ricordi nostalgici
degli anni '80, non avrei mai potuto suonare un genere diverso da
quello che mi appartiene. Sono fortemente legata al synthpop di
quegli anni, ma anche alle ruvide influenze del post punk, un mix
energico di emozioni, che, ancora oggi, adoro ballare . Come diceva
Filippo , oggigiorno è molto difficile trovare situazioni PRO genere,
ma, alla fine, sono certa che le soddisfazioni più grandi siano
quelle che arrivano dalle critiche, positive o negative che siano,
di un pubblico più attento e colto sull'argomento.
E
per promuovere l'EP avete già concordato un fitto calendario di
concerti?
FILIPPO: sui vari live daremo maggiori info in seguito, ce
ne sono diversi in programma, tutti a partire dal periodo autunnale
. Le date principali sono: la presentazione del disco, con la relativa
proiezione del video clip del singolo Lady Anne, il 28 settembre
2012 a Parma presso il locale McQueen e il 27 ottobre presso la
Swiss Dark Nights di Ponte Tresa (vicino a Lugano, ndr) in Svizzera.
In ogni caso per qualsiasi informazione e novità potete seguirci
sulle nostre pagine di facebook MARLAT (https://www.facebook.com/marlatband)
e MySpace (http://www.myspace.com/marlatband).
Un
fermento continuo insomma, d'altronde dicono che chi si ferma è
perduto… bando alla retorica, cosi come i live anche i gusti musicali
cambiano, come si sono evoluti i vostri durante gli anni e quali
sono i gruppi che seguite di più al momento?
FILIPPO: la parte maschile della band, ha iniziato ad ascoltare
musica appassionandosi di heavy metal. La maturità ed il fondamentale
passaggio attraverso gli anni '90, molto liberi da un punto di vista
creativo e privi di barriere tra generi musicali differenti hanno
fatto sì che gli orizzonti musicali di ognuno si ampliassero, mettendo
un po' da parte la fissazione per la musica dura e spingendo verso
una contaminazione di generi. Tra questi, hanno trovato posto gli
ascolti di band quali The Cure, Joy Division, Bauhaus, CCCP Fedeli
alla linea, C.S.I, Litfiba, Placebo e cantautori come Battiato.
Insomma, un panorama dalle tinte oscure ma con molte sfumature di
grigio. Io personalmente ho iniziato come tutti ascoltando heavy
metal, poi nei primissimi anni '90 ho visto sull'allora Videomusic
I The Cure suonare dal vivo Disintegration e mi sono detto : "voglio
scrivere canzoni con questa intensità". Francesca ad esempio ha
uno un spirito più "eclettico" (tipicamente femminile), meno dedita
al metal e più all'electropop, eternamente combattuta tra lo spirito
postpunk e la sua vena tipicamente elettronica.
FRANCESCA : Aggiungo all'introduzione di Filippo anche gruppi
come Clan of Xymox che adoro, Joy Division, The Cure, Depeche Mode,
Red Lorry Yellow Lorry, l'immensa Siouxsie (&the Banshees), la sua
energia un po' mi appartiene e la fantastica Antonella Ruggiero
con i primi Matia Bazar e la loro Elettroshock che ancora oggi adoro
ballare. -
Visto
il un momento delicato per le etichette indipendenti, cosa pensano
i Marlat del passaggio dal tradizionale formato "fisico" a quello
digitale?
FILIPPO: Per quanto riguarda l'uscita in formato digitale
non è ancora programmata una data precisa così come non abbiamo
ancora concordato gli stores nei quali uscirà l'EP. In ottobre dobbiamo
incontrarci con l'etichetta per pianificare l'uscita che dovrebbe
essere, visti i tempi tecnici, entro novembre 2012. Io non sono
un mago della tecnologia e continuo ad acquistare i cd nei tradizionali
negozi di musica. Mi piace avere una confezione tra le mani, una
copertina da sfogliare, non sono però un reazionario. Quindi se
il passaggio al digitale dovesse servire a dare maggiore visibilità
alla nostra musica, non avrei nulla in contrario.
ALBERTO: il passaggio al digitale nel mondo della musica
è stato uno degli esempi di "leggerezza" da parte dell'industria
discografica. Prima si è fatto finta di niente, poi lo si è combattuto,
solo dopo diversi anni lo si è capito e sfruttato. Parlo delle grandi
major, ovvero di coloro che dovrebbero segnare il solco, più che
delle etichette indipendenti. Si è trattato di fare una sorta di
salto mentale, loro ci sono riusciti, alzando gli occhi dal proprio
spazio seppur limitato e custodito fin troppo gelosamente e rendersi
conto della distesa infinita che si trovava all'orizzonte. Ora non
ci resta che attendere e vedere chi avrà la giusta intuizione per
farci cavalcare la grande onda digitale.
Da
Emiliani Doc siete molto attenti ai problemi sociali che riguardano
la regione, dopo i fatti che hanno tristemente coinvolto l'Emilia
cosa potete dirci riguardo la situazione attuale? I concerti a favore
dei terremotati vi fanno onore; la musica può servire per gridare
al mondo una condizione critica che sta portando il sistema al collasso?
FILIPPO: conosciamo persone che fanno parte della scena musicale
provenienti dalle aree colpite dal sisma. Alcuni di loro hanno subito
gravi danni alle abitazioni o al posto di lavoro, altri si sono
rimboccati le maniche e stanno aiutando chi ha bisogno, altri ancora,
pur non avendo subito danni, ho notato che non riescono a staccare
la testa da quello che è successo. La paura è una componente fondamentale
del loro stato d'animo. Anche io personalmente faccio fatica a staccarmi
da quanto accaduto, per quanto riguarda i concerti, se questi possono
servire ad attirare persone che fanno offerte possono essere utili.
Noi abbiamo partecipato ad una serata benefica sabato 05 giugno
a Parma "SENZA TREMORE LIVE". Il nostro scopo non era tanto quello
di esibirci di fronte ad un pubblico, ma soprattutto quello di fare
arrivare un po' di nostri amici e fans alla serata e spingerli a
fare un' offerta. Esiste a mio parere un problema quasi insormontabile
quando ci sono queste tipologie di eventi: l'artista ha comunque
un'esposizione mediatica che causa un ritorno a livello di immagine,
che a sua volta dovrebbe far si che aumentino i guadagni dell'artista
stesso, a questo dilemma non so ancora dare una risposta... ci sto
riflettendo.
ALBERTO: a mio parere le polemiche non hanno senso: quando
si riesce a dare un contributo, anche piccolo, a chi ne ha bisogno,
tutti il resto deve finire in secondo piano. Ci fermiamo a polemizzare
quando c'è della gente che ha perso tutto, lo trovo assurdo.
FRENCESCA: concordo perfettamente con Alberto in merito
alla riflessione. Per quel poco che si può, si cerca di contribuire
al meglio, ma con partecipazione "sentita" e critica. Lungi da noi
le "manie di protagonismo" che per indole NON SOPPORTIAMO. Oltre
al live abbiamo anche contribuito al progetto dell'associazione
Darkitalia partecipando con una traccia tratta da "notte sempre"
(Halloween) alla compilation della Gothic Room in favore delle popolazioni
colpite dal sisma.
In
dirittura d'arrivo ci congediamo con una battuta finale per tutti
quelli che vi seguono da sempre e per chi ancora non vi conosce.
Un ringraziamento particolare a chi ci sostiene quotidianamente
e si interessa al nostro progetto (come stai facendo tu e RosaSelvaggia,
SDN, Darkitalia, Darkwave Community Friends), a chi crede che ci
sia ancora qualcosa da dire, nonostante sembri tutto già sentito.
E un messaggio va a tutti, indistintamente: sosteniamo la musica
indipendente, che nasce dalle cantine e gli artisti che ci mettono
l'anima e il cuore, preferendo l'onestà intellettuale al compromesso
del consumo "usa e getta".