Mi fa un certo effetto
ascoltare una nuova uscita dei norvegesi
Madrugada.
Ma chi sono sti
Madrugada? Eh già, perché questo nome potrebbe
essere conosciuto da molti, ma non da moltissimi.
Come una piacevole
botta, ricordo il loro esordio di “Industrial
Silence” che, ancora oggi, potrei definire
l’esordio migliore del 1999 (ma è già passato così
tanto tempo?); e poi una serie di album dignitosi,
anche se non proprio paragonabili al citato, fino
alla tragica scomparsa di Buras, primo chitarrista
del gruppo.
Il dolore consentì alla
band solo di ultimare l’album iniziato con
l’amico, ma non di proseguire l’avventura. Titoli
di coda nel 2008. Ma recentemente a Sivert Hoyem e
al resto dei Madrugada è tornata la voglia di
rivedere il palco; poi, da cosa nasce cosa ed
eccoci di fronte ad un nuovo album, quasi tre
lustri dopo l’omonimo lavoro del 2008.
Quell’esordio fu così
brillante da farci venire in mente i cattivi semi
di Nick Cave, se non fosse che l’australiano
avrebbe venduto l’anima al diavolo per poter
scrivere, in quegli anni, composizioni così
ispirate.
Questo nuovo lavoro
vive molto su un perfetto equilibrio fra tasti e 6
corde, in un contesto in cui la voce di Sivert
Hoyem si inserisce con il suo cantato profondo e
caldo.
In “Running from the
love of your life” ci ritorna un gruppo dal sound
più americano e meno europeo; “Stabat mater” è
così tristemente interpretata da sembrare un
omaggio a Leonard Cohen e “Call my name” è una
delle tracce che ricorda i migliori Madrugada.
La band impara anche ad
avvicinarsi, riuscendoci, ad un certo pop leggero
(“You promised to wait for me”), “Empire blues” è
una delle migliori e “Help yoursel to me” è una
ballad un po’ troppo strappa culi.
Ci si chiederà se e
cosa sia rimasto dopo tanto tempo. Come suggerisce
il titolo, la band pare abbia voluto sfornare una
musica da ascoltare in tranquillità quando sta per
arrivare la mezzanotte. La bella voce baritonale
di Hoyem è la firma rimasta più intatta, per il
resto rimane un lavoro poco più in su dell’appena
dignitoso; un disco che si ascolta senza fastidio,
ma senza troppi sussulti. E se la noia volesse
fare capolino, si potrebbe optare per il vecchio
(sigh) “Industrial Silence”. Quasi quasi lo
riascolto. Mi sto proprio chiedendo quanto della
sua magia sia rimasta ancora in quei pezzi.
Link:
https://madrugadamusic.bandcamp.com/album/chimes-at-midnight
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