MADREDEUS
5 Luglio 2005, Arena Romana,
Padova
Testo
e foto by
D. Noctiluca B.
Quanti anni, quanti anni ho aspettato questo momento da me
sempre rimandato!
Dopo dodici o tredici anni non potevo mancare all’appuntamento
con uno dei miei gruppi preferiti di sempre,i portoghesi Madredeus.
Venuti alla ribalta molti, ma molti anni fa con il film di
Wim Wenders "Lisbon story", il quintetto si è poi fatto conoscere
portando in tutto il mondo una musica romantica, sentimentale
quanto triste e malinconica: il fado, musica tradizionale
portoghese.
Grossi drappi neri ed un simbolo, a rappresentare l’ultimo
disco della band, sono stati la scenografia ideale per il
palco dove s'è esibito il quintetto composto da due chitarre
acustiche, basso, tastiere e ovviamente la grandissima voce
di Teresa che per l’occasione indossava un raffinato vestito
di color carta da zucchero. Immediatamente la band ha proposto
le nuove canzoni, probabilmente poco conosciute ai più, riuscendo,
in breve tempo, a catalizzare l’attenzione di tutti. Poche
luci dalle tinte blu scuro e giallo-arancio, calde, avvolgenti,
intime, dosate come piccoli e vividi fuochi che sembravano
appacificare la nostra anima e il nostro cuore. Melodie, arpeggi
e le calde vibranti tonalità di Teresa ci hanno cullato in
un mondo di profumi, ricordi vecchi e lontani, terre, pioggia,
sole, sentimenti ed amori. Quanto soave, dolce può essere
la malinconia e la tristezza ,"Suave tristezà", e l’amore
infinito ,"Um amor infinto", che tutti noi abbiamo, più o
meno provato, per la natura, per i popoli del mondo e per
le diverse culture.
I Madredeus ci hanno fatto vibrare, piangere, danzare in un
sogno che tutti vorremmo si avverasse: un mondo migliore.
Come? Portandoci ad esempio la musica, i colori e la vita
del Portogallo. Un paese influenzato da culture europee, arabe
e sud americane, un paese che in epoca romana era pressocchè
un mondo sconosciuto. Al tempo della scoperta delle Americhe
e dell’esplorazione dell’Africa è stato punto d’incontro di
genti, aromi e spezie. Tutto questo sono i Madredeus, un gruppo
che per quasi due ore ci ha trasportato lontano ed ovunque
in un luogo che purtroppo non esiste.
Un concerto diviso in due parti, con un breve cambio d’abito
nero da sera ed un grande scialle bianco di Teresa, che ci
ha concesso anche pezzi vecchi come "Ainda", applaudita a
lungo. Avvolgenti, malinconici, soavi, dolci quanto umili,
sinceri ed impeccabili i Madredeus hanno terminato il concerto
cullandoci nella notte con eleganza e classe.