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M'ERA LUNA FESTIVAL 2013
Hildesheim, 10/11 Agosto 2013


Testo di M. Drigo
Foto by The.Ory


M'ERA una volta...

C'erano una volta 3 piccoli goth, che non avevano ancora mai visto nulla del gran mondo dei goth; dormivano in ostello, perdendosi così metà del gusto di un festival per il quale avevano attraversato buona parte dell'Europa, in una vecchia auto che si sarebbe spenta di lì a poco per lo sforzo; e quell'anno al M'era Luna pioveva, ragazzi se pioveva! E quando non pioveva il vento agiva spietatamente sulle loro ossa inzuppate. Disorganizzati, squattrinati, e diciamolo pure, sfigati. Insomma, una specie di All'Inferno e Ritorno. Ma ho sentito dire che ciò che non ci uccide ci rende più forti. Beh, a otto anni di distanza le cose sono cambiate, eccome: da tre piccoli goth siamo passati a 9 (e potevamo anche essere 10), organizzatissimi: macchine quasi nuove, 5 tende + gazebo comunitario, moka, sole tutto il tempo e temperature miti, almeno di giorno. E quei 3 piccoli goth? Ora scrivono e fotografano il festival come vecchi esperti: niente male, no? Chissà poi se qualcuno pure li leggerà... Ah, e quel bastardo vento tagliente? C'è ancora: sarà un VIP anche lui...


10 agosto - sabato

I LORD OF THE LOST, band emergente che si dedica ad un onesto e diretto gothic-rock, aprono il festival accattivandosi subito il favore dei più giovani, con riff di chitarra taglienti e ritmi schematici che non affaticano l'orecchio e assecondano il mood dei testi basati sulla caducità dell'esistenza e la fragilità dell'amore: fanno parte insomma dei gregari chiamati a sostenere il pubblico degli headliner di stasera. Ottima canzone 'Die Tomorrow'.
Gli OST+FRONT fanno parlare di sè più per il fatto di essere una specie di plagio dei RAMMSTEIN che per una effettiva originalità compositiva, anche se c'è chi apprezza tale somiglianza come una qualità positiva. A differenza dei nostri famosi, sul palco si presentano marcatamente militarizzati, con indosso divise ufficiali, e aggiungendo allo show tocchi di teatralità gore, con secchiate di sangue finto su se stessi e sul coro coperto di lenzuola bianche che li assiste. Salutano il pubblico mandando in onda l'inno nazionale russo. Non riesco mai ad entrare in hangar in tempo quando suonano i gruppi più attesi, e questa regola vale anche per gli EISENFUNK, bandiera del cosiddetto Aggrotech: melodie semplici accompagnate da techno-beats ed elementi noise, talmente ballabili che a sentirli da fuori si ha l'impressione che l'edificio possa venir giù da un momento all'altro, tanto è l'entusiasmo della gente che si scatena in pista. Le hit del loro repertorio la fanno da padrone nella scaletta e così, tra 'Pentafunk', 'Schmerzfrequenz' e la strafamosa 'Pong' mi congedo da loro per passare ai SALTATIO MORTIS al palco esterno. Il loro nome è la traduzione latina di Totentanz, parola che per ovvi motivi per i tedeschi non era abbastanza esotico quanto lo è per noi... Come tiene il palco il loro leader pochi altri sanno fare, ed è quasi buffo vederlo fare stage diving col microfono in mano e cantare come se niente fosse, ciuffo rosso al vento e tutto il resto. Personalmente preferivo i loro primi lavori, in cui mescolavano sapientemente cornamuse e techno-hard-beat, con risultati più originali rispetto a questo orientamento rock/folk metal, ma visto che i tedeschi li adorano... Su 'Wachstum uber Alles' attaccano l'inno tedesco: dev'essere la giornata, oggi.
E dopo un gruppo come loro ci voleva qualcuno che non sfigurasse davanti al pubblico teutonico, e tocca quindi agli statunitensi THE CRUXSHADOWS calcare il palco ancora caldo. Infatti, pur venendo dalla soleggiata Florida, è proprio qui nella fredda Germania che hanno raccolto nel corso degli anni il maggior numero di sostenitori, a coronamento di un impegno intensivo da parte loro, esibendosi praticamente ogni anno dal nuovo millennio in qua, ora al WGT, ora qui, altre volte al Blackfield e all'Amphi festival. A vederli correre e saltare sembrano ragazzini, invece hanno una carriera ventennale, grazie al loro sound originale basato su un cantato pulito e un accostamento azzeccato di sintetizzatori, chitarra elettrica e violino elettrico. 'Quicksilver' e 'Winterborn' le più apprezzate dal pubblico, e sulle note di quest'ultima Rogue fa la sua rituale scalata della piantana del palco, immancabile almeno una volta durante i loro show.
E' il turno dei GOTHMINISTER in hangar, gruppo norvegese nato come solo project di Bjorn Alexander Brem, ma sviluppatosi poi in un vero e proprio combo, necessariamente direi io, visto che altrimenti non gli sarebbe stato facile mettere in scena tutte quelle sue fantasie kitsch, con l'asta del microfono a forma di gargoyle con le lucine rosse negli occhi e fuochi e fumo dappertutto, per non parlare del pupazzone demoniaco che si aggira goffamente per il palco. E va pure detto che rispetto a quei 6-7 anni fa si è calmato, prima sembrava di essere ad un concerto dei Kiss! E' noto che nella vita quotidiana questo individuo di mestiere fa l'avvocato, ed è ben folle come trasformazione: assomiglia un po' a tutti noi che, nonostante le nostre passioni, siamo 'costretti' a integrarci nella società. Prova convincente qui al M'era Luna, che suggella l'uscita dell'ultimo album 'Utopia' , tranquillizzando i fan dopo il passo falso commesso col precedente 'Anima Inferna'. Particolarmente gradita la ormai classica 'Devil'.
Di ASP ricordo un brutto concerto un po' di anni fa e uno molto più frizzante qualche anno più tardi, parlando delle performance su questo palco. Il successo si ripete quest'anno con uno show veramente ricco di verve e di grandi successi tratti dal vasto repertorio, tutti salutati dal pubblico con sommo gradimento. Alcuni amici mi riferiscono di aver ascoltato il nuovo album e di averlo trovato molto tiepido, essendo composto quasi esclusivamente di pezzi lenti. Evidentemente la scaletta di stasera è stata accuratamente studiata per non deludere i fan, dato che da 'Maskenhaft' è stato eseguito un brano solo. Tra le migliori sono le immancabili 'Und wir tanzten' su cui Alexander dà prova di grande passione, e 'Ich will brennen', il gran finale. Da segnalare la superba prestazione di Ally, la violinista che lo accompagna nei live.
Come guidate dalla voce di Spreng, le tenebre sono su di noi e l'orologio segna l'ora dell'entrata in scena di una band che ha travalicato gli stretti confini della madrepatria ed ha mietuto successi in tutto il mondo: gli HIM. Ora, anche se non sono particolarmente convinto della loro apparizione in un festival come questo, e non essendo il mio posto tra i fan dei finlandesi, 'inventori' del Love-Metal, non si può assolutamente dire che manchino belle canzoni nel loro repertorio, così dopo essermi goduto le prime 3 stando non molto lontano dalle prime file, dove la gente canta all'unisono con Ville, che sfoggia il suo solito look nero casual con cuffia di lana, mi distacco per fare un giretto serale tra le bancarelle con un piacevole accompagnamento musicale, trovandomi a sorridere quando sento l'incipit di 'Join Me in Death' o di 'Wicked Game': vecchi ricordi...

Il pubblico è a dir poco straripante, per tutto il giorno ho trovato affollamento dappertutto, quasi un disagio, si faticava a trovare un angolo tranquillo e posto a sedere, anche se tavoli e panche vengono allestiti ogni anno in maggior numero. Infatti anche il festival, come noi, è maturato una cifra: pare proprio che la FKP Scorpio ci studi da vicino e provveda ogni anno ad aggiungere qualche comfort in più. Se fino a qualche anno fa c'erano solo gli omini che passavano al mattino tra le tende con il silos del caffè in spalla, oggigiorno ci sono i chioschi stabili in area campeggio, e poi il tendone supermarket dove ad esempio la birra costa meno che in area festival, e in area medievale ho scoperto che ci sono le griglie a disposizione di chiunque voglia servirsene per farsi la carne portata da casa. Per i più "delicati" sono state predisposte in aggiunta alcune zone Massaggi, per ritemprarsi dalle fatiche dello stare in piedi per ore, o per combattere i colpi di vento nelle cervicali, o le pose assurde assunte dormendo in tenda. Ehi, non si tratta di centri benessere, la sediolina spartana per accomodarsi e l'omino/donnina alle spalle sono tutto, ma l'idea resta comunque molto cortese, e si è rivelata parecchio gettonata. La proposta culturale del festival, inoltre, si sta allargando oltre i confini della musica: già la presenza del mercato è un'attrattiva tutt'altro che accessoria, ma negli ultimi 2 anni si sono aggiunte le sfilate di moda a tema, e corredate di un nuovo stand espositivo a sè stante, dove viene dato spazio anche ai fotografi del settore, e soprattutto agli autori letterari, con lo spazio a loro dedeicato per le letture, quest'anno tra le novità più riuscite, stando ai dati di affluenza. Con tante distrazioni a corredo, si possono passare delle belle ore anche senza andare fisicamente ai concerti, come ho fatto appunto con gli HIM, dato che in tutta la zona risuonano forti e chiare le note dei gruppi che si esibiscono sul Main Stage!

11 agosto - domenica
L'alba del secondo giorno qui al Flugplatz porta con sè gli UNZUCHT, compari dei Lord of the lost, che hanno aperto le danze il giorno precedente. Eh, questo gruppo ne ha fatta di strada! Non nel senso di progressi quanto di chilometri: pare infatti che da quando sono apparsi come newcomer sempre qui nel 2010, abbiano avuto una scaletta infinita di tour. Fanno parte di quel consesso di gregari di cui sopra, anche se va detto in loro difesa che si spingono un po' più in là su territori che sfiorano l'industrial: sono in linea col trend tedesco insomma. Il frontman quando è in borghese porta sempre la cuffia come Valo, ed è biondo, ma sul palco almeno stavolta, è praticamente il sosia di Davies dei Korn. Tutto serve ad accattivarsi il pubblico, no? Anche i COPPELIUS lo fanno, impersonando un gruppo di individui anacronistici ma prepotentemente divertenti. La loro proposta musicale verte sullo sfoggio accademico di virtuosismi esecutivi di batteria, violoncello contrabbasso e clarinetto: loro lo chiamano Kammer-core, ma all'ascoltatore attento richiamano fin troppo da vicino gli Apocalyptica quando fanno le cover dei Metallica. Nella biografia del gruppo vengono citati gli influssi degli Iron Maiden, e se non l'avessi letto non me ne sarei accorto mai e poi mai. Bello spettacolo, uno del gruppo travestito da maggiordomo pasticcione serve tutti gli altri, gli prende le giacche, gli spolvera gli strumenti mentre suonano con un piumino/microfono, fa da claque per il pubblico aizzandolo a far hey-hey, e il look di tutto il combo si basa sulla moda tardo-ottocentesca parodiata e steampunkizzata. E' veramente un peccato che basti perderli di vista per rendersi conto che la sostanza della musica sia penoso: melodie abbozzate e poi abbandonate subito per un'altra e un'altra ancora, e così via. Ah, e per ogni melodia un cambio di stile: cameristico, operistico, balcanico, metal, klezmer, rockabilly... e che è?
Quasi in contemporanea nell'hangar stage gli EDEN WEINT IM GRAB si presentano quasi altrettanto schizoidi, ma la loro musica è decisamente più metal oriented e di impatto sicuramente migliore, ma non mi dilungherò su questo perchè secondo me è musica non per tutti e soprattutto non per tutti i giorni. Se da un lato si può affermare che quest'anno gli organizzatori abbiano voluto porre l'accento sui gruppi mélo, altrettanto si può dire sulla presenza di gruppi finlandesi, tra cui i 2 headliners, come anche i THE 69 EYES, che qui si sono visti spesso, diciamo un anno sì e uno no, più o meno. Sono una delle band che mi hanno introdotto a suo tempo al mondo goth, insieme ai Sisters of Mercy ad esempio, con cui condividono una buona parte dello stile, sia nel cantato che nella musica, anche se più rock, e a volte anche 'n'roll. Bellissime come sempre 'Framed in Blood' e 'Gothic Girl', ma è difficile starli a guardare a lungo per chi come noi li ha già visti tante volte, e può testimoniare, tra l'altro, dell'elevato gradiente di bruttezza e obesità incipiente di Jyrki! E conosco qualcuno del gentil sesso che non è riuscita a resistere alla tentazione di farsi fotografare con lui mentre era in giro in borghese... Meno male che la sua voce non ha perso nemmeno una frazione del suo timbro caratteristico e riesce ancora a coinvolgere il pubblico come si deve.
Anche i CLAN OF XYMOX sono qui in qualità di vecchie glorie, ma relegati in hangar, una cornice più limitata magari, ma almeno possono godere di maggior atmosfera grazie alla perenne penombra dell'ambiente. Attaccano con 'In Love We Trust' ed è come tornare indietro nel tempo, quando la musica era più semplice e diretta, senza tante meraviglie, solo quella innegabile della fantasia che riesce a comprimere la molteplicità dei pensieri in parole e note. Il pubblico è entusiasta e non mancano gli strilli e gli applausi, quasi ogni volta in cui Ronny riprende fiato per la strofa successiva. Ci strizzano l'occhio con 'A Day', e sarò scontato a dirlo, ma ogni volta è come la prima volta, ancora i brividi giù per la schiena, nonostante gli anni.

Dopo questa ventata di retrospettiva, è il turno dei [:SITD:] acronimo di 'Shadows in the Dark', di entrare in scena. Anche per loro la biografia ufficiale parla di Aggrotech, ma a differenza degli Eisenfunk hanno un approccio più aggressivo e a tratti inseriscono della Trance tra gli ingredienti dell'alambicco. A me che sono un profano non sembrano poi così simili e comunque non dispiacciono, portano in un certo modo a perdersi, cullati da ritmi blandi e leit-motifs ripetitivi ma orecchiabili. 'Lebensborn' è un ottimo esempio di quello che intendo, e 'Richtfest' rappresenta al meglio la loro vena più marziale. Aprirei una parentesi ora per dare atto ai tecnici del suono di esser riusciti a limare i picchi e regalarci un suono pulito ed equilibrato che rende giustizia allo stile dei [:SITD:] e a non svilirlo rispetto a quanto si può sentire su disco. Devo abbandonare l'hangar ora, perchè di fuori sta per iniziare il concerto degli APOPTYGMA BERZERK. Il combo norvegese fondato nel lontano 1989 da Stephan Groth, occhiali a specchio camicia militare americana con un fantasma di quelli di Pac-Man sulla schiena, sprizza ancora energia, e il loro sound sfaccettato cattura sempre l'ascoltatore, forte anche di una creatività che li ha portati a sfornare innumerevoli lavori, tra album, singoli e remix. Synth-Rock, Trance, Alternative e il Future-Pop di cui sono considerati i padri, si alternano e si mescolano in una scaletta che scandaglia astutamente le varie fasi della loro carriera, in un andirivieni tra passato e presente. E così tra 'Eclipse' e 'Something I Should Know' si passa a 'Kathy's Song' e si sfocia in 'Love Never Dies', il capolavoro. Ma non è finita qui: 'Starsign' e 'Until the End of the World' deliziano il pubblico e lo confermano nell'affetto per una band che attraverso gli anni non smette di emozionarli. Il gran finale è affidato alla cover di 'Major Tom'.
A questo punto in hangar ci sono i connazionali KIRLIAN CAMERA, che salgono sul palco reggendo delle torce e coperti da passamontagna. Non sono un grande fan, ma bisogna ammettere che Elena sa il fatto suo sulla scena, e si sa muovere da vera esperta: la sua voce non cala mai di intensità e passione. Mentre Angelo alle sue spalle sembra il burattinaio che regge fermamente le fila del proprio prodotto artistico. Lo show è di grande effetto, e il pubblico partecipa moltissimo, applaudendo e urlando, e arrivando persino a far riuscire i nostri per un bis. Buona la performance su 'K-pax' che commuove, e poi 'Eclipse' e 'Heldenplatz' di pari spessore ed infine 'Comfortably numb' dei Pink Floyd.
E ora veniamo ad un'altra band storica, forse la più vecchia in questa edizione: i FRONT 242. La loro influenza sui gruppi EBM venuti dopo di loro è incalcolabile, soprattutto se si pensa che il termine EBM è stato creato apposta per loro e che i loro primi 5 album degli '80 sono stati ristampati tutti già nel '92. I tedeschi vanno letteralmente in fin di vita a sentirli dal vivo e non sono pochi quelli che in mezzo alla platea si lanciano in un pogo selvaggio e si direbbe quasi "rituale". I toni post-apocalittici delle melodie conquistano subito, e i ritmi incalzanti forzano a tal punto i piedi a muoversi, che ognuno di noi si sente un po' tedesco, eh eh. Ma non c'è tempo per soffermarsi a saltare, mi devo di nuovo spostare di palco per seguire i FRONT LINE ASSEMBLY. Nati nel 1986 da una costola degli Skinny Puppy, i canadesi capeggiati da Leeb si sono mantenuti all'interno di una salda mutevolezza, se mi si passa l'espressione, tale da conservargli il favore dei fan, e da non appiattire mai il loro corso artistico. Questa sera propongono una scaletta lunga e carica di energia, tale da soddisfare anche i più agitati tra i numerosissimi fan accorsi qui a farcire l'hangar. In realtà dubito che qualcuno sia riuscito effettivamente a ballare, data la calca, ma la marea di teste ondeggianti la dice lunga sulla riuscita dello spettacolo. Le migliori per me 'Exhale' e 'Millennium'. Vorrei dire 2 parole anche sui Nightwish, che questa volta portano in tour Floor Jansen, ex After Forever, al posto di Anette. Io non sono un fan, perchè Tarja non mi è mai piaciuta, e Anette non mi convinceva, ma con la cantante giusta i concerti vengono meglio. Ottima prova, e mi auguro che non sia stato un caso isolato.

POST SCRIPTUM
Non è stata la migliore esperienza dal punto di vista musicale, quest'anno, visto il bill molto "romanticistico", con alcune band di spicco a intrattenere la fazione elettronica, non tutte con successo, vedi i Deine Lakaien, e altrettante per i folk-maniaci. E' stato molto "rock" stringendo al massimo, quindi non per palati fini. Di conseguenza anche il pubblico si è rilassato parecchio, pochi travestimenti, parlando di percentuali, s'intende, il carnevale c'è stato lo stesso ma direi sottotono rispetto agli anni scorsi. Oppure è solo che stiamo invecchiando, e stiamo sviluppando una naturale immunità da quel senso di m'eraviglioso che si può respirare laggiù, quel nero vivo in contrasto col grigiore della scena di casa nostra. Non voglio crederlo, perchè non appena ho visto quali gruppi sono stati annunciati per l'anno venturo mi sono sentito nascere dentro la voglia di tornare, ancora prima di essermene venuto via! In ogni caso spero che i Grandi Fratelli dell'organizzazione facciano qualcosa per il campeggio, visto che questa volta hanno raggiunto il tutto esaurito con 25.000 presenze, e lo spazio per piantare la tenda comincia veramente a scarseggiare... Au revoir Hildesheim, al prossimo anno! MERA!