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LITFIBA
@ piazza San Carlo, Torino, 27 luglio 2014

testo e foto di Gianmario Mattacheo


Per molti i “veri” Litfiba finiscono con l’album “Litfiba 3”, ovvero con il lavoro che chiudeva, nel 1988, la prima trilogia del gruppo.

La trilogia del Potere, l’avremmo chiamata negli anni successivi. “Desaparecido”, “17 re” e, appunto, “Litfiba 3” rappresentarono una piacevolissima novità di suoni wave, che strizzava molto l’occhio a certa musica inglese dei primi anni ’80, facendo conoscere in tutta italia il rock di Piero Pelù e Ghigo Renzulli. Da qual momento il sound dei Litfiba virò per altri sentieri e, con essi, se ne andarono gli altri membri fondatori della band.
Il progetto di risuonare live la trilogia del Potere, ha portato nuovamente sullo stesso palco la line up originaria (fatta eccezione per Ringo del Palma, scomparso nel 1990).

Sul palco del Traffic Festival, Piero Pelù, Ghigo Renzulli, Gianni Maroccolo, Antonio Aiazzi (a cui si aggiunge la batteria di Luca Martelli) giocano il tempo riportando le lancette dell’orologio a quel 1985 quando il gruppo toscano dava inizia ad un fenomeno musicale che, solo qualche anno dopo, sarebbe diventato anche pienamente commerciale.

Il Traffic Festival, di ritorno nella magica Piazza San Carlo di Torino, offre anche quest’anno un palinsesto più che degno.
Voci che circolano da tempo vorrebbero questa edizione 2014 come l’ultima dello storico Festival Piemontese.
Una trasformazione che cambierebbe quasi radicalmente la natura originaria del Festival, ma i cui dettagli sono ancora assolutamente da definire.
Per il momento non ci resta che goderci il Traffic di quest’anno, nella speranza che il successore (probabilmente cambierà anche la denominazione) riesca a dare, almeno in parte, la qualità che gli organizzatori hanno saputo regalare agli amanti della musica, fin dal 2004.
Aprono la serata i Pan del Diavolo. Solo poche battute per dire che la band palermitana è una giovane realtà del panorama musicale italiano. Sono in tre, ma suonano con una forza ed un’energia sorprendenti. Testi non banali ed sound che non mira ad essere clone di nessuno (forse qualche influenza con Rino Gaetano e la prima Carmen Consoli): promossi a pieni voti.

Quando inizia il concerto degli headliner, prende vita il primo album dei Litfiba (se si esclude l’esordio “Eneide di Krypton”) ed il pubblico è libero di cantare quelle che rappresentano le migliori canzoni della ditta. “Desaparecido” è un album altamente evocativo, più wave che rock, più suonato che gridato; è un piacere ascoltarlo nella sua interezza.

La scelta di riproporre la “Trilogia del potere” live non è stata fatta, invero, seguendo fedelmente le scalette originarie degli album, essendo i brani di stasera riproposti random.

Apertura con l’ipnotica “Guerra”, ovvero il brano che rappresentava l’epilogo di “Desaparecido”. Pelù si presenta con un gilet nero ed elmetto, per uno di quei pezzi che, sicuramente, porta le sonorità dei Litfiba vicine(issime) a certa musica gotica (ma noi preferiamo dire Dark) dei mitici ’80. In paricolare non è difficile vedere una somiglianza con i Bauhaus di Peter Murphy. La resa dal vivo è decisamente soddisfacente e Pelù è libero di gigioneggiare da attore provetto. È uno dei pezzi maggiormente evocativi del primo periodo ed è apprezzata la scelta di proporla quale esordio della “Trilogia del potere”.

Piazza San Carlo è gremita e la reazione del pubblico è veramente entusiastica quando partono le note di “Versante Est” che anticipa un altro momento epico di questo concerto. “Eroi nel vento” è un brano simbolo dei Litfiba anni ’80; il suo incedere epico (le tastiere di Aiazzi si confermano importantissime in queste canzoni), il crescendo corale ed una voce che (ancora) non tende a sovrastare il resto degli strumenti, confermano questo primo singolo come una delle cose più brillanti create dalla band.
L’intesa tra i musicisti è ottima ed il clima assomiglia a quello della gran festa. Pelù e Maroccolo, in particolare, si rendo spesso complici di occhiate, risate e gesti che fanno sorridere la folla (scatta anche un bacio tra i due!); Aiazzi è composto e prezioso con le sue abili tastiere e Renzulli (cappellino e gilet) è ben conscio di essere l’anima più storica della band, mentre la batteria di Martelli è attenta e puntuale e degna partner del basso virtuoso di Maroccolo.Quando arriva l’ora di “Tsiganata”, è troppo facile immaginare serate passate a ballare dark wave in compagnia dei classici anni ’80, in cui ogni buon DJ infilava il classico dei Litfiba (spesso a fine serata?) per far ballare i più resistenti della pista. Un must.Il momento di “17 re” è accolto da un entusiasmo particolare (francamente lo ritengo molto meno brillante di “Desaparecido”) e pezzi come “Re del silenzio”, “Apapaia”, “Gira nel mio cerchio” e “Pierrot e la luna” esaltano la band. Renzulli, in particolare da più energia alla sua chitarra elettrica, più libera di svolazzare in virtuosismi rispetto alla trame sonore del primo album.
Pelù è ancora un grande mattatore ed istrione. Le trasmissioni televisive non ne hanno modificato o peggiorato la sua irruenza scenica, rafforzata da una voce che, superate le cinquanta candeline, regge ancora alla grande.
I Litfiba si confermano band coinvolta nel sociale. Non sono infrequenti richiami alla guerra di Gaza e, con altri brani, Pelù e soci ci ricordano la pena di morte (“Louisiana”); il muro di Berlino (la splendida “Lulù & Marlene”); la visita che il Papa fece a Pinochet (“Santiago”), ma anche “Paname” ed “Onda araba” non si discostano da quanto affermato sopra.
Un momento memorabile della serata si ha con la già citata “Lulù & Marlene” (“narra la storia di due giovani che si amavano, ma che si trovavano dalla parte opposta del muro”, ci dice Pelù) e, soprattutto, con “Istanbul”. Qui il sound si fa quasi più sognante ed è davvero suggestivo osservare e sentire tutta piazza San Carlo cantare in coro il ritornello di quel singolo che, a distanza di quasi trent’anni, si mantiene giovane ed intenso. L’ultimo pezzo è riservato a “Tex” che Pelù definisce il pezzo più rappresentativo del gruppo (in tutta onestà, non ammalia il recensore). Grandi sfuriate conclusive e presentazioni per ogni membro della band.
Un concerto assolutamente valido, genuino ed intenso (ed assolutamente ben suonato), per i migliori Litfiba che si potessero vedere.