Web-zine di musica, cultura, arte e tutto l'universo oscuro

 

Label

facebook
METALLO LIQUIDO
L’Heavy Metal come forgia
L’arca e L’arco Edizioni
Christofer Johnsson, Alessandro Vivaldi, Andrea Anselmo, Vincenzo Notaro, Alberto Brandi


Ebbene sì: in principio fu Metal, e null’altro. La colonna sonora di “Phenomena”, celebre cult-movie di Dario Argento, mi colpì come una saetta, portandomi via in un lungo viaggio che a distanza di 30 anni non è ancora terminato. Un viaggio entusiasmante e multiforme, che dai riffs micidiali di “Flash of the blade” dei Maiden e “Locomotive” dei Motörhead mi ha condotto con la stessa energia di un fiume in piena a quello che per me costituì il vero punto di svolta, o come direbbero i cinque autori di questo pamphlet, all’arma che mi “forgiò” per sempre: “Reign in Blood”, Slayer, anno 1986. Dopo “Reign in Blood” nulla fu più come prima, e la fatidica data milanese del Palatrussardi di Jeff Hannemann (possa riposare in pace) e compagni fu il sigillo definitivo sul mio spirito appena forgiato. Tale breve introduzione personale era necessaria per spiegarvi come mai quando Vincenzo Notaro della nolana “L’arca e L’arco” mi parlò di questo prezioso libriccino, ebbi immediatamente un nostalgico sussulto. E’ vero: oggi nella mia collezione figurano ormai pochissimi dischi metal, e raramente uno di loro finisce sul piatto; eppure è innegabile che proprio questo genere, ai miei tempi relativamente di nicchia ed oggi così popolare, ebbe un ruolo “formativo” indiscutibile nell’ educare la mente vergine ad una predisposizione verso la materia musicale difficile, scomoda, ostica ad un primo approccio, talvolta violenta nel suono come nell’immaginario. Cos’hanno dunque in comune Johnsson, Vivaldi, Anselmo, Notaro e Brandi? Un simile percorso individuale (non distante dal mio e immagino dal vostro, in procinto di leggere “Metallo Liquido”!), forse differente nei tempi, nelle modalità e nei punti finali di approdo, ma accomunato dalla medesima evoluzione spirituale e mentale nell’approccio alla “Ars Musica”. Assolutamente appassionanti i brevi interventi dei cinque autori, spesso rafforzati da una solida formazione culturale nelle materie filosofiche, antropologiche, storico-religiose ed ovviamente musicali, dunque quanto mai titolati nell’analisi delle tematiche che molti dischi metal (soprattutto nell’ambito delle derive più estreme, come il Black scandinavo) sviscerarono e rilessero. Alcuni tra loro, per di più, sono essi stessi musicisti: a partire da Johnsson, fondatore e mente dei grandiosi svedesi Therion, per arrivare ad Anselmo, membro del nostrano Movimento di Avanguardia Ermetico; e poi Vinz Notaro, con il suo progetto di ambient rituale Orchestra Esteh, Alberto Brandi che ha scritto numerose liriche per progetti underground italici e non solo (gli svedesi Ofermod ed i greci Serpent Noir tra le sue collaborazioni internazionali), ed infine Alessandro Vivaldi, autore di una tesi di laurea in Antropologia culturale ed Estetica della musica, in passato volontario nell’ Esercito in qualità di specialista in Intelligence ed oggi esperto nel medesimo campo per alcune tra le maggiori aziende italiane. Svariati i temi e le memorie sviscerate dai nostri, seppur in uno spazio ridotto. Le prime folgorazioni adolescenziali al cospetto di pietre miliari come “Under the sign of the Black Mark” dei Bathory, l’identificazione culturale totalizzante in un movimento più vicino ad un vero e proprio culto che ad una corrente musicale underground, ed ancora l’heavy metal concepito come la forza ribelle giovanilistica capace di tramutarsi poi in percorso di crescita e fortificazione personale, sul modello di una vera e propria “tempesta d’acciao” jungeriana. Leggerete anche che l’ascolto attento dei concept metal più profondi e complessi fu talvolta affiancato dallo studio dei poeti maledetti Rimbaud e Baudelaire, e dall’approfondimento degli studi di Nietzsche, alla ricerca di un orientamento e di una via non sempre semplice da individuare. Non è peraltro mia intenzione anticipare eccessivamente in questa sede i contenuti dell’opera, privandovi del piacere di scoprire passo passo il vissuto e le interessanti analisi dei nostri cinque condottieri. “Metallo Liquido” esce nell’ambito della collana “L’Europa, 2” coordinata dallo stesso Alberto Brandi. Se in passato il metal riscrisse parte del vostro DNA, allora ancora oggi un po’ di “metallo liquido” vi scorre nelle vene: questo libretto fa per voi.
Info: www.larcaelarco.it
(Oflorenz)