LIA
FAIL
Intervista
by Gabrydark
foto: CD: Giancarlo Donatini
foto Band: Raffaele Montillo
Nel
marzo 2012 è uscito l'album “Cynical stones”, perciò
incontriamo i Lia Fail per una riflessione sul loro lavoro.
Ad
un anno di distanza dall'uscita del vostro album si possono tirare
delle somme: come giudicate questa esperienza?
Questa
esperienza è stata molto impegnativa, ma gratificante: registrare
in una vera e professionale sala di registrazione, ha permesso di
rifinire e ri-arrangiare finalmente i nostri brani, grazie alla
collaborazione di Saverio Tesolato (Autunna et sa Rose) e di Cristiano
Santini (Disciplinatha). Possiamo quindi ritenerci soddisfatti (ed
orgogliosi) del risultato.
Come
valutate la vostra carriera fino a questo momento?
Molto
faticosa ! E’ veramente difficile emergere e farsi notare nella
marea di band che si sono formate negli ultimi dieci anni. Ma noi
abbiamo resistito, abbiamo lavorato tantissimo, suonando ovunque;
con l’esperienza accumulata siamo riusciti a dare credito al nome
della band, e siamo stati più volte invitati a suonare di
spalla a gruppi famosi. Dopo tanti anni con fatica e caparbietà,
siamo ancora attivi, e “Cynical Stones” ne è la prova!
Ritenete
che l'aver realizzato “Cynical Stones”, dopo vari demo e la presenza
in alcune importanti compilation, sia stato un punto d'arrivo o
un punto di partenza?
Sicuramente
è un traguardo, ma anche un nuovo punto di partenza per nuove
esperienze live e in studio. “Cynical Stones” riassume e chiude
questi anni costellati di registrazioni “home-made”, e partecipazioni
in diverse compilation (ricordiamo ad esempio le tedesche “Crawling
Tunes” e “Synthetics” e l’americana “Lunar Sea”). Ora il nostro
obbiettivo è registrare il secondo album.
Che
cosa c'è di nuovo nel vostro album, rispetto ai demo precedenti?
C’è
l’evoluzione dei brani presenti in quei demo: brani che, concerto
dopo concerto, si sono sviluppati, valorizzati, ed hanno assunto
un carattere completamente diverso dallo stato embrionale nel quale
erano stati precedentemente registrati.
Pensate
per il futuro di rimanere legati al genere dell'album o di spaziare
e sperimentare altro?
Vorremmo
suonare quello che più ci piace ! Per il futuro vorremmo
dare più spazio ai nostri diversissimi back-ground, e sperimentare
l’unione dei nostri gusti personali. Sicuramente non intendiamo
scrivere canzoni uguali a quelle appena pubblicate.
Voi
avete tenuto nel passato parecchi live, anche in ambienti non sempre
consoni per impianti o per un pubblico molto diverso da quello che
segue il neo-folk: non ritenete che ciò possa svilire le
vostre esibizioni?
Ci
è capitato diverse volte suonare su palchi “improvvisati”,
ed anche se può sembrare avvilente, proprio in quelle occasioni
abbiamo “imparato” a suonare in qualsiasi condizione di precarietà,
sforzandoci di offrire comunque uno show di qualità. Per
quanto riguarda il pubblico, nei nostri numerosi concerti abbiamo
sempre registrato la presenza di seguaci del “neo-folk”, ma erano
sempre “diluiti” in un pubblico molto eterogeneo. Siamo consapevoli
di suonare un genere di nicchia, e constatare che i nostri brani
possono piacere “un po’ a tutti” non può che farci felici.
Ritenete
di essere maturi per esibirvi in territori più ricettivi
per il vostro genere come la Germania o la Francia?
Con
tutta la “gavetta” che abbiamo maturato in questi anni, ci sentiamo
pronti a suonare in qualsiasi città d’Europa, dal palco più
improbabile di un piccolo pub di Parigi, a quello più importante
del Festival di Lipsia.
Quale
rilevanza ha per voi l'immagine, collegata alla vostra musica?
L’immagine?
Sappiamo di essere molto belli (almeno così dicono le nostre
mamme), ma non abbiamo voluto sfruttare la nostra bellezza, per
valorizzare la nostra musica. Al contrario, nei nostri concerti
vogliamo che sia la nostra musica a valorizzarci: la ricerca della
bellezza l’abbiamo dedicata esclusivamente per le nostre canzoni
e per l’album che le raccoglie.
Vedo,
infatti, la cura estrema con la quale avete
realizzato il vostro CD.
Beh,
è giusto offrire un bell’oggetto a chi decide di dedicare
i propri risparmi per un CD: l’importante però, è
che la confezione non sia più bella del contenuto. Abbiamo
scelto una confezione in cartoncino opaco perché ricorda
gli album in vinile: due ante apribili dove in un’anta c’è il cartoncino
con foto e credits, nell’altra il CD. Per la copertina di “Cynical
Stones” ci siamo affidati a Giancarlo Donatini, Vostro apprezzato
live reporter, che ha ritratto quelle inquietanti statue di pietra,
rappresentanti l'esodo di un popolo, ormai pietrificato dalle tragedie
che ha subìto, che vaga in cerca di una nuova Patria.
Come
lavorate, di solito, sui testi e sugli arrangiamenti: è più
importante partire dal testo e costruire su di esso la musica o
viceversa?
Registriamo
dei provini composti con minimali giri di basso o arpeggi di chitarra,
accompagnati da una traccia di drum-machine: insieme, li ascoltiamo
e scegliamo quelli che hanno una maggiore potenzialità di
sviluppo. Poi lavoriamo all’arrangiamento dei brani: i suddetti
provini subiscono innumerevoli cambiamenti, fino a quando non raggiungono
una “forma-canzone” che piaccia a tutti. Contestualmente lavoriamo
sui testi: per questi ultimi stiamo attenti che la traduzione e
l’adattamento non ne modifichino il significato.
Ci
sono dei gruppi ai quali vi sentite legati oltre ai Sol Invictus
dei quali avete realizzato una cover?
In
questi ultimi anni ci è capitato di suonare di spalla ai
Sol Invictus, ben quattro volte, ed ormai non possiamo che provare
affetto per Tony Wakeford; soprattutto da quando, durante un nostro
live, è salito tra noi sul palco per cantare la sua “Wake
of the Wolf” (su youtube si può trovare e vedere il video
di quella esibizione). Ma ci sentiamo soprattutto legati a quelle
band italiane, ormai apprezzate in tutta Europa, come Argine e Spiritual
Front: la qualità della loro musica e la loro padronanza
del palco sono obbiettivi che vorremmo raggiungere.
Quali
altri obbiettivi vi ponete?
Un
obbiettivo l’abbiamo finalmente raggiunto: la pubblicazione del
nostro primo album. Adesso vogliamo promuoverlo, e vogliamo farlo
come piace a noi: suonandolo dal vivo ! Siamo presenti nel “mondo
virtuale” tramite diversi social-network (facebook, myspace, youtube,
last fm, flickr, ecc): chiediamo a tutti gli organizzatori e promoter
di contattarci.
Grazie
per la disponibilità. Vi saluto lasciando la possibilità
di farvi una domanda e rispondervi.
A
proposito di “social network” la domanda che ci poniamo è:
perche gli utenti cliccano “mi piace” e “parteciperò” a qualunque
e qualsiasi evento, ma poi a questi eventi non c’è mai nessuno?
Diverse volte ci è capitato di assistere a concerti dove
erano previste centinaia di partecipanti, ma puntualmente sotto
il palco eravamo una dozzina, compresi il fonico e le fidanzate
del gruppo che suonava. Se vogliamo partecipare ad una vita sociale,
non bisogna farlo “virtualmente”, ma realmente, uscendo di casa
per andare a vedere un concerto. I social network passano di moda
e cambieranno continuamente, ma l’emozione che ci potrà dare
un bel concerto ci rimarrà per sempre.