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KVB+ CARON DIMONIO
10 Ottobre 2013, Bologna, Decadence

testo by Gabrydark
foto di Giancarlo Donatini

Un altro colpo messo a segno dallo staff del Decadence il 18 ottobre , che a Bologna si rivela l'evento più ambito ed affollato nel mondo del dark.
La location è un mistero fino alla mattina dell'evento, poi si rivela per una villa neo-gotica situata a mezza collina nei dintorni della città, dal nome suggestivo, "Getzemani" evocante luoghi destinati a convegni teologici più che ad un live.
Un parco la circonda ed accoglie i partecipanti che affollano il patio ed ogni ambiente interno: bellissimo il soggiorno dove sorge il palco, riscaldato dalle fiamme di un camino.

Molto puntuali aprono il concerto i Caron Dimonio un duo di base a Bologna formato da: Giuseppe Lo Bue, già cantante e chitarrista nei Dna2, band bolognese di alternative rock, che si occupa dei suoni synth/drum machine, della chitarra e del canto e Filippo Scalzo bassista, proveniente dai Ligeya e dai Forest of Veils Goth/Folk band bolognesi. Il loro sound piuttosto scuro si ricollega al Post Punk/Dark Wave anni 80 con "spruzzate" di noise, con tematiche decadenti, simili a poesie ermetiche, spesso struggenti e venate di malinconia, come le note che le accompagnano. Una bella realtà nel panorama musicale bolognese, che già sta costruendosi una sua storia nei club del Nord e Centro Italia ed una partecipazione frequente a fianco di band collaudate come i KVB che rappresentano la guest star della serata.
Il concerto continua con grande partecipazione dei presenti, il fuoco nel camino diffonde vampe infernali, il calore aumenta anche nei corpi che si muovono al ritmo della musica elettronica dei KVB, il progetto di Klaus Von Barrel ora in coppia con la sua ragazza al synth Kate Day.
Il concerto del duo parte da "Shadow "un pezzo dai suoni allucinati e acidi, che c'introducono nel mondo alieno ed alienante di KVB, che trascorre tra note distorte ed immateriali, fino alla monotonia ossessiva di "Dayzed," ai preziosismi decadenti di "Pray to the light machine" ed alla electro wave di" For the day ", più ritmata.
La sua musica è spiazzante: quando attendi ritmi più incalzanti, in una successione di sound concatenati, ritrovi invece una cesura, il passaggio ad una riflessione lenta, cauta, che si fa strada dolorosamente e viceversa: un succedersi senza tregua di mondi e del loro rovescio. La voce di Klaus accompagna ogni pezzo, con toni lisergici, che ci suggeriscono territori aridi di solitudini spirituali estreme.
Una multiforme capacità di accostarsi a melodie rassegnate, poi sostituite dal fragore metallico di luoghi di memoria industrial per sollecitare la nostra immaginazione e scuoterci dall'abitudine di un ascolto superficiale.
Il live, dopo 14 pezzi , si avvia alla conclusione senza interruzioni vocali, incessante la musica e soltanto quella unico collegamento con il pubblico. Incessanti il ballo e gli applausi.
Ma il rito notturno dedicato alla musica non si è concluso: continua nei dj set e nella voglia di danzare fino agli albori degli aficionados del Decadence.