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KIRLIAN CAMERA
15 Ottobre 2005, Anomalia Club - Prato

Testo e foto by Oflorenz

Vale la pena fare 900 km in due giorni per vedere Kirlian Camera? Altro che, ne avrei fatti anche il doppio, è una delle poche realtà musicali italiane che a mio avviso merita supporto incondizionato, per validità, professionalità e coerenza, oggi senza dubbio doti non comuni. L’Anomalia Club, che in terra toscana ha sostituito un po’ quello che era tradizionalmente il terreno d’azione del vecchio Siddharta, si presenta come un bel disco club dalle giuste dimensioni per eventi del genere, sia in quanto a capienza che per quanto riguarda palco ed acustica, entrambi ideali.
Quando ancora l’affluenza del pubblico non è al massimo, si presentano on stage i due figuri che rispondono al nome di “Interferenze”, sparando sui pochi astanti una rock-wave cantata in italiano dalle tinte piuttosto dure e dirette, con potenti stilettate di chitarra elettrica in evidenza. L’axe-man, anche al canto, possiede una buona presenza scenica, sicura ed a tratti quasi sfrontata, come ad esempio quando lancia di fronte a sé un mini gavettone acquatico usando a mo’ di arma la sua bottiglietta da mezzo litro.
Fortunatamente ci troviamo ad almeno 5 metri, per cui la doccia è scongiurata. La mezz’ora di Interferenze scorre senza grossi sussulti, non tanto per demerito del duo, quanto forse per la proposta abbastanza fuori contesto considerando il main act di questa sera. Tempo di attendere i consueti preparativi del palco, ed ecco apparire nell’ormai collaudata divisa camicia grigia/cravatta nera/cappuccio i 5 capitanati dall’inossodabile Angelo: ora il locale è stracolmo, e l’attenzione del pubblico palpabile nell’aria.
E’ tanta l’attesa in sala, anche perché già pregustiamo alcune chicche inedite mai ascoltate, che saranno destinate all’imminente “Coroner’s Sun” in uscita per Trisol a dicembre. Ed ecco le sorprese iniziare fin da subito: l’intro dello show è affidata proprio a “Mission Diary II” (già chiamata in precedenza “Tauko”) , brano caratterizzato da un recitato equamente suddiviso fra la calda voce di Elena e quella ipnotica di Angelo. Ideale davvero come intro, così come convincenti ad un primo ascolto mi appaiono gli altri brani inediti, che monopolizzano la prima mezz’ora dello show. Ma questa sera sta per andare in onda una vera e propria “Live anthology” del gruppo, per cui ecco a ruota alcuni pezzi da 90 dell’ultimo “Invisible Front”, come “Dead zone in the sky” e “K-Pax”, ed una formidabile versione acustica e super ritmata dell’intramontabile “Absentee”, col pubblico che scandisce il ritmo con le mani e canta il ritornello dietro alla brava e sempre più bella Elena.
Amici fidatissimi mi informano che questa versione è già stata proposta più volte in terra teutonica, mentre in Italia siamo i primi fortunati a potercela gustare live. Grandi come al solito anche “Fields of Sunset” e “The desert inside”, mentre una lieta sorpresa giunge dalla vecchissima “Blue Room”, non eseguita di frequente dal vivo. L’apocalittica “Erinnerung” fa sempre il suo figurone, mentre fra i bis finali non potevano mancare la hit di sempre “Eclipse” ed “Heldenplatz”, da cui vengo particolarmente toccato vista la mia recentissima visita a Vienna, una delle più belle ed imponenti città europee.
Un fan sotto il palco allunga ad Elena una bandiera bianca con il logo stilizzato del gruppo, che viene prontamente esposta in bella mostra sotto la Korg suonata da Andrea Savelli. Il pubblico capisce che siamo alla fine, e chiede insistentemente “Ascension”: siamo tutti accontentati, con una versione sentita e toccante più che mai.
Uno degli show di KC più lunghi, se non il più lungo, che mi sia mai capitato di vedere: un’ora e tre quarti di viaggio nel mondo oscuro e psichico di Bergamini e compagni, della cui magia ed unicità spero di essere risucito a dare un’idea anche con l’ausilio del vasto reportage fotografico che trovate su questa pagina.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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