INTO THE MIST
Intervista a cura di Nikita
Intervistiamo la band romana dedita al gothic rock old school di cui abbiamo recensito il loro nuovo album "Phalena".
Quando è nata la vostra band? Da chi è composta la line-up? Quali album avete pubblicato finora?
Il progetto Into The Mist è nato nel 2012, ma
sarebbe più corretto parlare di … ”resurrezione”. I tre attuali membri
della band (MassAnder – voce; SaintAngel – basso, batteria, keyboards;
LilAngel – chitarra) non hanno mai abbandonato il pensiero di fare
musica assieme, pur se prima della nascita di questo progetto avessero
vissuto un lungo periodo di “silenzio”.
La produzione degli ITM è iniziata con l’album omonimo nel 2013,
seguito da “Graveyard Of Stars” del 2014, Dancing Into The Mist del
2015 ed ora Phalena del 2024.
Come sono nati i testi e le composizioni musicali dei brani del nuovo album?
I testi e le composizioni musicali sono stati conseguenze di un
concept unico, risalente a poco dopo il triennio intensivo di lancio
del progetto (2013-2015), ma concretizzato a distanza di anni
(trascorsi con la nascita, vita e morte della Mislealia Records, con lo
slalom al Covid ed altre amenità…). L’idea fu quella di celebrare un
tributo alla notte, con diverse sfaccettature e molteplici sensazioni
che abbiamo voluto rappresentare attraverso le tracce che compongono
“Phalena” come in una sorta di affresco, passateci il termine, in
diverse tonalità di nero.
I testi, come solitamente è avvenuto nella produzione degli ITM,
nascono dalle ispirazioni di SaintAngel e MassAnder e, salvo il comune
denominatore notturno, si concretizzano in maniera diversa: dalle fiabe
macabre (prima di Phalena, un esempio fu “Unhappy” del 2014), alle
parafrasi e ispirazioni poetiche intorno ad un tema, alla trasposizione
mitica o filmica, senz’altro iperbolica, di esperienze autobiografiche.
Avete pubblicato tre versioni diverse del brano "Phalena": in inglese,
italiano e russo. Come mai avete scelto di registrarli in queste tre
lingue e perché avete utilizzato per ognuna un arrangiamento diverso?
La scelta delle tre lingue è presto detta:
l’inglese è, a nostro avviso, lo standard inderogabile ed
irrinunciabile; l’italiano è la nostra lingua madre e dopo tanti anni
abbiamo avvertito l’esigenza di cimentarsi con essa e, al contempo, di
raggiungere anche le orecchie meno inclini al nostro genere; l’opzione
della lingua russa è stata una scommessa: i recenti studi della lingua
da parte di SaintAngel hanno contagiosamente stimolato gli altri ITM a
raccogliere la sfida di addentrarsi nelle difficoltà e nei misteri di
una fonetica ignota alla maggior parte di noi; l’obiettivo è quello di
promuovere un avvicinamento ad un microcosmo apparentemente lontano
che, lungi da questioni politiche o di attualità, riteniamo debba
ricevere maggiore attenzione ed interesse da parte degli europei, ben
oltre quello palesato per culture e mondi senz’altro più remoti ed
esotici. Premesso ciò, l’utilizzo di un arrangiamento diverso voleva
essere una sorta di esperimento sociale: vogliamo osservare come
sonorità diverse, e con specificità attinenti la lingua utilizzata,
avrebbero influenzato la comprensione del messaggio di fondo della
fiaba.
Secondo il mio gusto, la lingua italiana si addice molto alla vostra
musica. Avete scritto altri brani nella vostra lingua madre?
A parte una brevissima ode recitata in epoca pre
ITM, Falena è il primo episodio degli ITM in lingua italiana. Non
escludiamo una ripetizione di questo esperimento…
Di cosa parlano i testi del nuovo album?
L’introspezione e le suggestioni della solitudine (Dark Willows), una visione di donna musa,
ossessione e condanna (Lilith Comes At Night, Tenebra), la paura
dell’ignoto e le sue molteplici rappresentazioni (Moonglare Evil,
Nocturnals Die), la fierezza e la voglia di reagire alle avversità
della vita (Obscure, White, Phalena), il tutto inserito in una notte
infinita, dove neanche la luna brilla ostile ed il bianco è solo
apparentemente l’opposto del nero e del buio: è il nulla dopo il nero.
Ma questo è un tema già narrato in Out Of The Mist…
In quali altri progetti musicali avete suonato oltre agli ITM?
Quando all’inizio dell’intervista abbiamo parlato
di “resurrezione”, ci riferivamo al fatto che il nostro trio nasce
dalle ceneri dell’ultima formazione degli Holylore, a distanza di
diversi anni dal loro scioglimento. Inoltre, SaintAngel prima degli
Holylore aveva militato tra le file dei Deviate Ladies.
La scena gothic romana è molto vivace (Artica, Date at Midnight,
Bohémien, ecc.). Voi vi sentite parte di questa scena? Collaborate con
altre band della capitale?
Ci fa piacere notare che la percezione dall’esterno circa la scena romana sia quella della vivacità.
Ci fa piacere riscontrare, molto spesso, che gli ascoltatori avvertano
nel nostro sound una nota “mediterranea”, pur essendo classificati
prevalentemente autori di un “gothic rock old school”. All’estero ci si
limita l’associazione all’italianità e non al campanile di
appartenenza. Se per il pubblico nazionale la nostra provenienza da
Roma è un plus siamo ben lieti di beneficiarne, ma al giorno d’oggi è
difficile immaginare che le esperienze, le influenze e le tendenze
restino vincolate e radicate negli spazi fisici quotidiani, anziché
essere il frutto di confronti ed interscambi da remoto con tutto il
mondo.
Sicuramente, nei primi anni ’90 dello scorso secolo, queste possibilità
erano minime al confronto e la partecipazione fisica alle diverse scene
musicali diventava il principale nutrimento e vettore propulsivo della
propria arte.
Punti di contatto e momenti di condivisione in passato ci sono stati
(vedi i trascorsi menzionati prima), anche con membri di band non
citati nella domanda, ma non possiamo parlare di una vera e propria
collaborazione.
Come è stato accolto il vostro album dalla stampa specializzata?
Stiamo leggendo recensioni molto gratificanti che
parlano di coerenza, di stile unico, di influenze “mediterranee”, di
testi profondi ma non ridondanti, di arrangiamenti accurati e
raffinati, di un sound potente, definito, arricchito (primo lavoro ITM
con ritorno alla batteria acustica) e moderno nonostante sia ispirato
dai capostipite dell’old school (che mai rinnegheremo). Alcune chiose
finali parlano di una “credibilità” e di una “ispirazione” che
ispiriamo, rispetto ad un contesto che pare averla perduta.
Nonostante gli anni trascorsi e la carenza di idee e di novità nel
genere, finché otterremo questi giudizi continueremo nel nostro
cammino, indipendentemente dal livello di notorietà presso il pubblico.
Finché qualcun altro, anche se all’interno della solita “nicchia”
apprezzerà la nostra musica, come moderni oscuri Don Chisciotte
continueremo a combattere i mulini a vento, luccicanti ed ipercolorati,
che urlano inesorabili delle sciagure “pseudomusicali” nelle orecchie
delle nuove generazioni.
Avete in programma delle date live?
Attualmente stiamo lavorando su un altro paio di
produzioni video e sulla distribuzione di Phalena con tutti gli annessi
e connessi. Da fine anno-inizio 2025 abbiamo in programma di
organizzare una serie di date in Italia e all'estero (Grecia e Francia)
dove ci hanno invitato e dove abbiamo un buon seguito.
È da poco uscito il video del vostro brano “Lilith comes at night”: come progettate i vostri video?
Il processo realizzativo dei video è abbastanza semplice.
Innanzitutto, la scelta dei “main videos” da produrre (intesi come
composizione di immagini integralmente inedite e quasi al 100% riprese
sui diversi set utilizzati), avviene tendenzialmente durante la fase
conclusiva della produzione musicale. In fase di missaggio, mentre il
sound progressivamente si approssima al risultato finale, emerge
naturalmente la preferenza delle tracce che, associate a delle immagini
girate, potrebbero dare vita ad un connubio particolarmente
interessante ed efficace.
La seconda fase di questo processo creativo è la scrittura della
storyboard: finora, anche se con intensità diversa, ogni nostro video
ha accompagnato un racconto più o meno aderente ai testi. Inoltre, la
componente femminile, in tutte le sue forme, è irrinunciabile e la sua
presenza per noi rappresenta un modo di celebrare la metà più bella del
nostro cielo.
Fissate queste componenti basilari, tutto il resto diventa piuttosto
spontaneo quale conseguenza delle comuni ispirazioni cinematografiche.
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