HOUSE
OF USHER + ORDEAL BY FIRE
7 novembre 2004, Transilvania Live, Milano
testo
by Fabio Degiorgi
foto by Erzsbeth e Fabio Degiorgi
La
prima volta che vidi dal vivo gli Ordeal By Fire fu proprio
qui al Transilvania Live, in occasione della loro apertura
all’esibizione delle Diva Destruction nell’aprile del 2003.
Allora mi ero astenuto da un giudizio contenutistico soffermandomi
solo sulla bravura del gruppo, in quanto non mi ritenevo –
e non mi ritengo tuttora – competente in materia, non essendo
mai stato un ascoltatore del classico gothic rock alla Mission/Sisters
of Mercy/Fields of the Nephilim.
Potrei ripetere le stesse parole riguardo al concerto di stasera,
invece aggiungo qualcosa in più, perché, se da un lato posso
confermare la professionalità e l’energia del quartetto torinese,
dall’altro resto colpito da alcune buone canzoni, probabilmente
tratte dal primo album a lunga durata, che mostrano una band
legata sì ad un suono classico e codificato, ma capace di
esprimere una certa personalità e di scrivere brani di spessore.
E che sicuramente meritava un’audience più numerosa delle
20 persone scarse presenti, ma questa è la solita storia.
Alle 23:30, con un forte ritardo e davanti ad un pubblico
formato per lo più dagli avventori della mezzanotte, i classici
post-concerto, inizia lo show degli House of Usher.
Pur non essendo mai impazzito per questa band teutonica, ho
sempre avuto un certo rispetto per la coerenza dimostrata,
apprezzando comunque alcuni brani del passato.
Questa sera propongono diversi pezzi tratti dal prossimo album,
“Radio Cornwall”, previsto per il 2005, e dall’ultimo “Inferno”,
uscito nel 2002.
I cinque fanno il loro mestiere egregiamente, con suoni curati
e puliti, ovviamente non mi aspettavo novità di rilievo, essendo
gli H.O.U. una band piuttosto prevedibile ed adagiata su uno
stile immutabile da anni, resto però piuttosto freddo all’ascolto
dei nuovi brani, tutti esageratamente simili fra loro, esageratamente
simili ai vecchi, con il tutto a sua volta troppo simile agli
Ikon (sebbene abbiano iniziato entrambi nei primi anni ’90
e a migliaia di km di distanza, la matrice comune sono i Joy
Division uniti ad un certo gothic rock).
La voce di Jorg poi resta piuttosto monocorde e robotica anche
dal vivo, dove non aggiunge alcuno slancio di pathos e non
coinvolge l’ascoltatore.
Dopo un po’ quindi l’attenzione cala e prevalgono noia e sguardi
sull’orologio. Alla fine il mio rispetto per il gruppo resterà
immutato, e non posso parlare completamente male del concerto
di stasera, perché gli House of Usher sono così, prendere
o lasciare. E’ stata un’esibizione piacevole, ecco, ma nulla
di più …